Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconti stenografici delle audizioni

Vai all'elenco delle sedute >>

XVII Legislatura

VII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Martedì 4 giugno 2013

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Ghizzoni Manuela , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro per le pari opportunità, lo sport e le politiche giovanili, Josefa Idem, per gli aspetti di competenza della Commissione (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Ghizzoni Manuela , Presidente ... 3 
Idem Josefa , Ministro per le pari opportunità, lo sport e le politiche giovanili ... 3 
Ghizzoni Manuela , Presidente ... 8 
Idem Josefa , Ministro per le pari opportunità, lo sport e le politiche giovanili ... 8 
Ghizzoni Manuela , Presidente ... 8 
Coccia Laura (PD)  ... 8 
Palmieri Antonio (PdL)  ... 11 
Molea Bruno (SCPI)  ... 12 
Ghizzoni Manuela , Presidente ... 14

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero: Misto-MAIE;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MANUELA GHIZZONI

  La seduta comincia alle 12,15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro per le pari opportunità, lo sport e le politiche giovanili, Josefa Idem, per gli aspetti di competenza della Commissione.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, del Ministro per le pari opportunità, lo sport e le politiche giovanili, Josefa Idem, per gli aspetti di competenza della Commissione.
  Ringrazio la Ministra per la sua presenza. Credo di interpretare la volontà di tutti facendole i migliori auguri per la sfida che la attende. La Ministra è certamente abituata ad affrontare sfide difficili, e normalmente a vincerle. Questo è di buon auspicio.
  Do la parola alla Ministra per la sua relazione.

  JOSEFA IDEM, Ministro per le pari opportunità, lo sport e le politiche giovanili. Buongiorno. Potete immaginare quale emozione sia per me essere qui in veste di Ministra dello sport. È un mondo del quale ho fatto parte sino a poco tempo fa e del quale farò sempre parte, e che mi sta particolarmente a cuore. Ho sempre fatto tante battaglie affinché lo sport abbia la sua importanza, affinché venga vissuto come una priorità e venga percepito da tutti gli interlocutori politici come un diritto di cittadinanza.
  Ho predisposto una relazione scritta che illustrerò. Ora, che ho il privilegio di ricoprire questo importante incarico, con umiltà e spirito di servizio vi dico che a questo Ministero intendo imprimere il senso di operare nella direzione di essere, dare e avere. Voglio impegnarmi al 150 per cento. L'importanza che il Presidente Enrico Letta ha voluto riconoscere al mondo che è, per me, ancora la mia famiglia, sarà ripagata dalla mia determinazione nell'esercitare in pieno la delega che mi è stata affidata, a partire dalla visione della governance dello sport, che significa, a mio avviso, creare azioni complementari e sinergiche con tutti gli stakeholders coinvolti.
  Sono tanti gli obiettivi che mi piacerebbe realizzare, ma vanno stabilite delle priorità, che ho già bene in mente, consapevole che il primo grande problema da affrontare sarà quello delle risorse. Credo che questo sia un leitmotiv ricorrente in tutte le Commissioni presenti qui alla Camera.
  Ho verificato che allo stato, sul pertinente capitolo di spesa dedicato alle politiche Pag. 4attive per lo sport, le somme di competenza per l'anno 2013 sono pari a zero. Certamente lavoreremo per individuare e realizzare ogni possibile intervento a costo zero; infatti ci sono anche interventi a costo zero. Attiveremo quelli che si possono fare.
  Certamente svilupperemo ogni consentita modalità per ottimizzare la collaborazione tra i dicasteri, il CONI – che da sempre è impegnato nel difficile compito di rappresentare lo sport in tutte le sue declinazioni, da quella manageriale a quella tecnica – e il sistema delle autonomie locali, con un'attenzione particolare che credo vada assicurata.
  Sappiamo bene che ciò non può essere sufficiente. Pertanto, è mia ferma intenzione porre il problema al Governo e attrarre l'attenzione del Presidente del Consiglio, conoscendo già la sua grande sensibilità, manifestata proprio nel suo discorso d'insediamento dinanzi al Parlamento. Devo dire che per me questa è stata una boccata d'ossigeno. Sapendo già allora quali sarebbero state le nostre risorse a disposizione, mi ha confortato sapere che almeno possiamo contare sulla sua sensibilità, in quanto proprio durante il suo insediamento ha parlato dell'importanza del tema dello sport.
  Il primo punto sul quale chiederemo attenzione riguarda il tema delle risorse, perché dobbiamo dare risposte adeguate alle aspettative degli operatori, e non possiamo ignorare i bisogni dei territori e delle piccole società sportive. Si tratta di realtà che, con poche risorse e tra mille difficoltà, spesso grazie a contributi unicamente volontaristici, svolgono un'opera davvero meritoria, di indiscussa utilità sociale, con risultati talvolta eccezionali, perché il più delle volte conseguiti in contesti degradati e svantaggiati. Purtroppo questa è la situazione attuale dello sport, perché lo sport non costituisce un tema prioritario.
  Lo sport tende ormai a configurarsi e a essere percepito come un diritto di cittadinanza – ricordo che il 2013 è l'anno europeo del cittadino – che le istituzioni debbono garantire, promuovendo un'offerta qualificata e sana che stimoli, supporti e consolidi l'ampliamento della base dei praticanti. In questo quadro, credo fortemente nell'esigenza di intensificare la cooperazione non solo tra le istituzioni a livello nazionale (dicasteri, regioni, CONI, ANCI, UPI, associazioni ed enti di promozione sportiva), ma anche sul piano internazionale, specie nei settori dell'antidoping, della lotta alla violenza e all'intolleranza nello sport, e del contrasto al match fixing e a tutte le fattispecie criminose che investono questo mondo.
  È mia intenzione rafforzare la presenza dell'Italia nelle varie attività istituzionali che riguardano il tema dello sviluppo della dimensione europea dello sport, su cui la Commissione europea ha emanato un'apposita comunicazione, nonché impegnarmi nell'attuazione del piano di lavoro dell'Unione europea sullo sport per il periodo 2011-2014, su cui il Consiglio ha a sua volta adottato un'apposita risoluzione.
  In vista della presidenza italiana al Consiglio dell'Unione europea, da giugno a dicembre 2014, siamo già all'opera per mettere a punto il nostro programma di lavoro, e abbiamo avviato preliminari contatti con gli altri Stati membri del nostro trio, Italia, Lettonia e Lussemburgo. È un appuntamento molto importante per lo sport: in questo periodo di presidenza italiana al Consiglio dell'Unione europea saremo protagonisti. È un momento in cui potremo veramente attrarre l'attenzione verso il tema dello sport. L'impegno italiano tenderà a sostenere e a dare impulso allo sport come strumento di miglioramento della qualità della vita.
  Proseguirà, altresì, la nostra azione a livello internazionale per l'attuazione della Convenzione UNESCO contro il doping, adottata a Parigi nel 2005, e ratificata dall'Italia nel 2007, al fine di assicurare una sempre più fattiva collaborazione e un sempre più efficace coordinamento nell'ambito dei previsti gruppi di monitoraggio.
  Proseguirà, inoltre, sia presso l'Unione europea che presso il Consiglio d'Europa, Pag. 5l'impegno per contribuire alla lotta al fenomeno delle partite truccate, che sempre più minaccia l'integrità dello sport, e che necessita quindi di una risposta forte e coordinata in sede internazionale. L'Italia, tra l'altro, partecipa al gruppo di lavoro incaricato della stesura del testo della nuova convenzione contro la manipolazione dei risultati sportivi, istituita presso l'EPAS (Enlarged Partial Agreement on Sport) del Consiglio d'Europa.
  Nei contesti appena descritti, in occasione della quinta Conferenza mondiale dei ministri dello sport dell'UNESCO, svolta a fine maggio a Berlino, non ho fatto mancare il nostro sostegno alla Dichiarazione assunta in materia di: accesso allo sport come diritto fondamentale per tutti, con particolare riferimento alla partecipazione delle donne, e con una particolare attenzione a favorire l'accesso e il proseguimento dell'attività sportiva delle persone con disabilità; promozione degli investimenti in programmi relativi allo sport e all'educazione sportiva; tutela dell'integrità dello sport, con particolare riferimento alla lotta al doping, alla manipolazione dei risultati sportivi e alla corruzione in ambito sportivo.
  A livello nazionale, invece, è mia intenzione intensificare l'impegno per l'implementazione del Piano nazionale per la promozione della pratica sportiva 2012-2013, in particolare dei progetti destinati ai bambini delle scuole per l'infanzia e di quelle primarie. I nostri figli hanno il diritto di fare attività motoria e di farla in luoghi sicuri. Questa è una cosa veramente importante. L'attività motoria nelle scuole primarie e dell'infanzia non può e non deve essere un colpo di fortuna, un lusso o un'opportunità data da progetti occasionali.
  Esiste un progetto di alfabetizzazione motoria che è prezioso, ma comunque sappiamo che è un rimedio e non una soluzione. Noi dobbiamo arrivare a garantire ai nostri bambini e alle nostre bambine l'esperienza di crescita che lo sport sa regalare (rispetto, solidarietà, formazione, integrazione e salute) affidando questi compiti a persone preparate, e quindi ai laureati in scienze motorie.
  Per una vera cultura sportiva, oggi non ancora così diffusa e ramificata nel nostro Paese, non possiamo che partire dalle scuole, e in particolare dalle scuole primarie e dell'infanzia, anche per contrastare il fenomeno dell'obesità, ormai ampiamente presente nelle fasce di età preadolescenziali. Siamo agli standard degli Stati Uniti, e credo che questo non ci onori.
  La scuola è il luogo deputato a costruire questa cultura diffusa ed è lì e solo lì, che raggiungiamo tutti, a prescindere dalla cultura sportiva e dalle capacità economiche delle famiglie. Sono certa che con la Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca Carrozza, con gli enti territoriali, con il CONI – e naturalmente con tutti coloro che vogliono contribuire a ricercare le soluzioni – troveremo l'intesa e la disponibilità per lavorare insieme.
  Di conseguenza, desidero rinnovare il mio impegno a fianco del Ministero dell'istruzione e del CONI, a sostegno dei Giochi sportivi studenteschi nell'ambito delle scuole secondarie, per far sì che tali manifestazioni, nelle loro varie discipline, abbiano adeguato sviluppo e sappiano coinvolgere un numero di giovani sempre maggiore, nell'intento di instradarli, tramite la disciplina sportiva, ad un corretto approccio a problemi spesso drammatici, quali, per esempio, l'anoressia e la bulimia, causati da una serie di fattori scatenanti, ma anche da stili di vita non corretti.
  Assicuro, poi, l'impegno a sostegno dei campionati universitari, in quanto la pratica sportiva a questi livelli rappresenta un elemento significativo ai fini dell'acquisizione di valori tipici dello sport, presso soggetti destinati a rappresentare la futura classe dirigente del Paese.
  Penso anche ad un opportuno coinvolgimento dell'Università dedicata allo sport, quella del Foro italico, un'eccellenza che l'Italia è tra i pochi a poter vantare in Europa.Pag. 6
  A proposito delle persone con disabilità, intendo agire in continuità con il precedente Esecutivo che ha adottato un importante accordo con il Comitato italiano paralimpico, con particolare riferimento alle scuole, ai centri sportivi paralimpici e alle unità spinali.
  Non possiamo più tollerare che atleti, amatori e agonisti non possano accedere a palestre per colpa di barriere architettoniche. Nel 2013 questo non è più accettabile. Dal momento in cui stiamo parlando della messa a norma e della messa in sicurezza degli impianti, dobbiamo anche parlare della riqualificazione degli impianti nell'ottica degli atleti disabili che vogliono accedervi. In un Paese civile non devono esistere atleti e atlete diversamente abili: esistono gli atleti e le atlete.
  Per quanto riguarda il mondo degli anziani, la terza età può trarre significativi benefici da una sana, regolare e controllata attività fisica. Mi viene un po’ da sorridere pensando a questo, perché ho visto tanti anziani approcciarsi allo sport alla modesta età di 75 anni e trarre beneficio dall'attività veramente in un breve periodo. Mi viene un po’ da sorridere perché sono state delle esperienze bellissime vissute direttamente. La maggior diffusione dello sport tra gli anziani rimane un nostro obiettivo, e consente di ottenere notevoli vantaggi in termini di risparmi di spesa sanitaria. Inoltre, ciò consente di contrastare la depressione e la solitudine di cui gli anziani sono spesso vittime, con conseguente arricchimento dei loro rapporti umani e sociali.
  Lo sport è un'autentica risorsa per quanto riguarda la terza età, e anche la quarta età. Al riguardo, intendo valorizzare la positiva esperienza acquisita dall'Ufficio per lo sport della Presidenza del Consiglio dei ministri e dal Ministero dell'istruzione per incentivare la diffusione e la pratica di attività sportive e motorie nei confronti della terza età, al fine di favorire l'invecchiamento attivo della popolazione italiana, estendendo ove possibile i progetti pilota già avviati.
  Talune iniziative legislative il cui iter non si è concluso nel corso della precedente legislatura risultano, a mio avviso, assai significative, e mi propongo di recuperarle nella loro sostanza. Mi riferisco, in particolare, alla proposta che pone fine alla discriminazione nei confronti degli atleti e delle atlete non professionisti, ai quali ritengo giusto siano estesi taluni benefici di natura previdenziale e assistenziale, e soprattutto riconosciuta la tutela della maternità. Questo è un aspetto estremamente importante. Ci sono tanti atleti che, di fatto, sono professionisti, ma vengono trattati come dilettanti. Sono a conoscenza del caso di una ragazza che faceva parte di una squadra ciclistica professionistica, che ha avuto un incidente in allenamento e che ne ha subito gravemente le conseguenze. È un evento tragico. Questo aspetto ha una grandissima importanza.
  In ogni caso, intendo avviare da subito una riflessione sul tema del professionismo sportivo, almeno per iniziare ad inquadrare di cosa si parla, ritenendo che i tempi siano ormai maturi per un'adeguata riforma della legge n. 81 del 1991, sia sul fronte dello sport praticato, a tutela delle molte figure presenti nelle attività tecniche e amministrative, sia sul fronte del pieno coinvolgimento di tutte le componenti del mondo sportivo, soprattutto al femminile, spesso discriminato.
  Mi riferisco, inoltre, alla proposta di modifica della legge n. 91 del 1992, che vuole favorire l'acquisto della cittadinanza italiana da parte degli atleti stranieri che si sono distinti per alti meriti sportivi, nonché dei minori stranieri tesserati dalle federazioni sportive nazionali, i cui genitori siano regolarmente soggiornanti in Italia. Credo che chi è qui presente sappia di che cosa parliamo e quanto sia importante questo passaggio.
  Vorrei porre una particolare attenzione alla proposta nota come «legge stadi», che ha lo scopo di favorire e incentivare la realizzazione di nuovi impianti sportivi, ed in particolare degli stadi, nonché la ristrutturazione Pag. 7di quelli esistenti, nell'assoluto e imprescindibile rispetto del territorio e del paesaggio. Come tutti sappiamo, sono oggi necessari in Italia ampi programmi rivolti all'impiantistica sportiva, per la promozione degli sport di base e dilettantistici. Non si deve pensare solo alle grandi infrastrutture, ma bisogna attenzionare soprattutto i piccoli impianti, le scuole e le università, che costituiscono il nostro tessuto sportivo.
  In attuazione dei programmi già avviati in favore dell'impiantistica sportiva di base, ho già dato impulso alle procedure per l'erogazione delle risorse finanziarie di cui al «Fondo per lo sviluppo e la capillare diffusione della pratica sportiva», istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, ai sensi dell'articolo 64, comma 1, del decreto-legge n. 83 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 134 del 2012. Più in particolare il fondo, pari a 23 milioni di euro, ha l'obiettivo di favorire lo sviluppo e la capillare diffusione della pratica sportiva a tutte le età e tra tutti gli strati della popolazione, con una dotazione finanziaria finalizzata alla realizzazione di nuovi impianti sportivi, ovvero alla ristrutturazione di quelli esistenti.
  Il testo del decreto viene da più parti apprezzato. L'interesse è altissimo e le aspettative sono, comprensibilmente, altrettanto alte. L'attuazione di tale norma riveste particolare rilievo, anche perché, per la prima volta a distanza di 25 anni dalla legge n. 65 del 1987, di conversione del decreto-legge n. 2 del 1987, verranno erogati finanziamenti statali a favore dell'impiantistica di base. Con questo noi riconosciamo l'importanza degli impianti di base per quanto riguarda la diffusione dell'attività sportiva. Sarà realizzata, da parte del mio Ministero, la più vigile attenzione ex ante ed ex post su tutti i progetti presentati e realizzati, anche nella prospettiva di rendere fruibile una raccolta delle buone prassi realizzate in quest'ambito, a disposizione degli operatori del settore.
  Quando ho ricoperto il ruolo di assessore nella mia città, Ravenna, la prima cosa che ho fatto è stata lavorare per mettere in sicurezza le palestre e gli spazi pubblici nei quali si faceva sport. Oggi da ministra ritengo che questo obiettivo sia ancora tutto da raggiungere, e con i sindaci voglio lavorare affinché diventi un obiettivo comune e sostenibile. Sottolineo che questo è importante per i nostri figli: se gli impianti non sono messi a norma e in sicurezza, diventano di fatto un pericolo per l'attività motoria e sportiva dei nostri figli.
  Ci sono aspetti di cui dobbiamo assolutamente occuparci, con contenuti che si orientino ai concetti di modernità e innovazione. Credo poi che dovremmo cominciare a parlare di una legge-quadro che rispetti l'autonomia regionale, ma che persegua principi tesi a realizzare sane politiche per lo sport, come la parità di accesso alla pratica sportiva, senza più barriere di genere, e lo scardinamento delle forme elitarie e discriminatorie che ancora oggi impediscono una piena realizzazione del concetto di sport per tutti.
  Non ultimo, mi piace sognare che durante il mio mandato, se vi saranno riforme alla nostra Costituzione, si possa inserire nella Carta fondamentale la parola «sport». Non sarebbe male. Ho tratteggiato molti obiettivi, ma il mio passato di atleta mi ha insegnato comunque che, per conseguire un obiettivo, occorre avere un metodo ispirato a principi di collaborazione e interazione. Altri concetti fondamentali sono la trasparenza, il merito e la competenza. Questi concetti renderanno sempre più forte il nostro messaggio e sempre più vicini i nostri obiettivi. Va da sé che questi saranno anche i miei criteri.
  Vorrei che fosse il mondo dello sport a farsi interprete di valori dai quali non possiamo prescindere, se vogliamo rilanciare il nostro Paese. Non è più tempo di interessi oppure di vanità personali o di parte: l'unica nostra motivazione deve essere il bene della collettività, che si traduce sostanzialmente in un'onestà che sia in funzione del bene comune.
  Vorrei concludere ricordando che pari opportunità, sport e politiche giovanili Pag. 8vanno considerati tre settori che devono vivere in continua relazione con altri ministeri e con altre realtà. In questo quadro, da donna, da atleta, e ora anche da ministra, chiederò pertanto con forza e determinazione che il CONI vigili sul rispetto delle pari opportunità anche in ambito sportivo. Questo non si esaurisce soltanto nell'istituzione di una Commissione per le pari opportunità, ma ci sono all'interno delle federazioni dei passaggi di controllo da fare per verificare la presenza del concetto di pari opportunità.
  Ho inoltre chiesto al CONI di porre al centro del suo operato le associazioni sportive, gli atleti e le atlete, in quanto sono loro la forza di un mondo che, insieme al volontariato, rappresenta in Italia stili di vita, integrazione, lotta alle discriminazioni ed educazione del vivere insieme.
  Al contempo, le associazioni sportive costituiscono un elemento rilevante in campo economico, nel mondo del turismo e in quello del lavoro, nonché nella valorizzazione del rapporto diretto con la natura e con l'ambiente.
  Abbiamo tra le mani una risorsa formidabile e abbiamo il dovere di renderla uno strumento di qualità della vita, di cultura e di benessere psicofisico a disposizione di tutti.
  Vi ringrazio per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Grazie signora Ministra. La sua relazione è densa di spunti che credo i colleghi abbiano colto.

  JOSEFA IDEM, Ministro per le pari opportunità, lo sport e le politiche giovanili. Aggiungo una precisazione. Vi ho elencato le linee programmatiche del mio mandato. Il mio metodo è questo: il mio programma è una bozza di lavoro che tiene conto di tutti i suggerimenti preziosi che vengono portati alla mia attenzione. Potete indicarmi quello che non avete ascoltato in questa illustrazione: ne terrò conto e sarò molto grata del contributo.

  PRESIDENTE. Credo che i colleghi non mancheranno di cogliere questa sua disponibilità.
  Do ora la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  LAURA COCCIA. Onorevole Ministro, onorevoli colleghi, per prima cosa volevo segnalare l'importanza che riveste per il mondo dello sport nel suo complesso la sua nomina a ministro. Questa nomina, infatti, rappresenta un segnale davvero importante nei confronti di un settore molto trascurato negli ultimi anni, eppure strategico nell'ambito delle politiche pubbliche.
  La sua nomina, nonostante le considerazioni davvero poco felici di qualcuno, indica che anche sul terreno delle politiche per lo sport si desidera avviare una serie di interventi organici e strategici rivolti al futuro. Lei, infatti, non è semplicemente una grande e straordinaria atleta, ma è da molti anni anche una donna impegnata nelle istituzioni, che ha saputo avviare buone pratiche e interventi importanti per la valorizzazione dello sport nel suo territorio.
  Per questo sono certa che rappresenterà per tutti noi un valido interlocutore nelle sfide che ci aspettano, e saprà – meglio di chiunque altro – ascoltare e interpretare le necessità di un mondo che attende da molto tempo risposte e interventi.
  Vorrei cogliere l'opportunità che ci viene offerta oggi, qui in Commissione cultura, scienza e istruzione, per segnalare alcuni punti su cui credo sarà opportuno avviare una riflessione e focalizzare la nostra attenzione. Lei sa meglio di chiunque altro che le politiche dello sport sono un investimento per il nostro Paese, sia in termini economici sia in termini sociali. Lo sport in Italia vale l'1,6 per cento del PIL nazionale, per un valore di circa 25 miliardi di euro. Nell'ultimo decennio, in Italia, è aumentato significativamente il tasso di partecipazione ad attività sportive. Rispetto al 2001, il numero di persone che pratica sport è aumentato di 2,7 punti percentuali.Pag. 9
  Tuttavia, l'Italia registra una spesa pubblica destinata allo sport inferiore a molti altri Paesi europei, come Gran Bretagna, Germania e Francia, che destinano ad esso contributi pubblici tra il 3 e il 5 per cento del PIL nazionale. Queste nazioni investono perché sanno bene che lo sport è una parte assolutamente non trascurabile delle politiche pubbliche. Parlo di politiche educative, di politiche di promozione alla salute, di politiche sociali e di promozione del territorio. Sanno bene che lo sport è un investimento. Credo che per il nostro Paese sia fondamentale avviare interventi legislativi che riconoscano proprio il valore sociale dello sport.
  Per questo, come diceva lei, e come è stato proposto nella scorsa legislatura dall'onorevole Lolli e riproposto in questa dall'onorevole Fossati, è necessario approntare un intervento legislativo che riconosca e disciplini lo sport come un diritto di cittadinanza. Al tradizionale gruppo di questi diritti, infatti, si sono aggiunte nuove forme di diritti, legate a bisogni emergenti nella sfera della personalità individuale, come la domanda di promozione culturale e di qualità della vita.
  Lo sviluppo della pratica sportiva rappresenta un aspetto esemplare di questa dinamica. L'attività fisico-motoria e sportiva appare non più ancorata esclusivamente a forme dedicate alla competizione, ma raccoglie domande individuali e collettive di benessere, di occasioni di socializzazione e di strumento di educazione. Insomma, lo sport non è solamente quello che vediamo ogni quattro anni alle Olimpiadi. Il riconoscimento del ruolo sociale che lo sport può svolgere passa inevitabilmente attraverso una diversa considerazione e definizione legislativa di un diritto e del suo relativo sostegno.
  Lo sport di cittadinanza, se adeguatamente riconosciuto e sostenuto, può svolgere una funzione primaria in ambito sociale, nell'assolvimento di un ruolo formativo di prevenzione sanitaria, di inclusione e coesione sociale e di educazione alla democrazia, ossia al rispetto delle regole, dell'altro e della collettività.
  Come si evince dal Libro bianco sullo sport, del 2007, della Commissione europea, favorire la pratica sportiva è un diritto di ogni cittadino e un dovere di ogni Governo. Le quasi 100 mila associazioni presenti nel nostro Paese sono il motore del mondo dello sport italiano, e vanno sostenute con specifici provvedimenti normativi e fiscali. Penso anche alle associazioni che promuovono lo sport integrato ovvero incoraggiano le iniziative di integrazione tra persone disabili e normodotate, contribuendo a creare gruppi nei quali si possano sviluppare la cultura dell'integrazione e della solidarietà, l'accettazione e la valorizzazione delle diversità. Lavorando insieme le differenze si abbattono e, alla fine, non si vedono più.
  Investire sullo sport significa investire innanzitutto sulla salute dei cittadini di oggi e di domani. È scientificamente provato come l'attività fisica combatta e riduca l'insorgere di malattie di varia natura, da quelle cardiovascolari a quelle metaboliche. Investire sulla pratica sportiva per tutti significa investire sul benessere psicofisico della popolazione, con evidenti benefici e risparmi sulla spesa sanitaria. Credo sia anche fondamentale che nello svolgimento della pratica sportiva vengano approntati dispositivi efficaci per tutelare la salute dei praticanti, sia a livello agonistico sia amatoriale, immaginando nuovi strumenti diagnostici più puntuali per l'idoneità fisica degli atleti. Penso ai casi anche recenti di atleti che, purtroppo, sono morti in campo o hanno avuto problemi che con diagnosi precoci si sarebbero potuti evitare.
  Anche nella lotta al doping è necessario andare ancora più a fondo, considerato che questa pratica odiosa si sta estendendo, in modo drammatico, dagli atleti di vertice a quelli che praticano attività amatoriale. Sicuramente l'attività di controllo e repressione è indispensabile, ma andrebbe ampliata e rafforzata, cominciando da una forte opera di sensibilizzazione nelle scuole.
  Sempre a partire dalle scuole andrebbe cominciata un'opera di sensibilizzazione Pag. 10contro la violenza e il razzismo, attraverso iniziative per la promozione dell'educazione alla cittadinanza e al rispetto degli altri.
  L'Italia, come rilevano le statistiche, è uno dei Paesi europei dove si pratica meno l'attività motoria e sportiva, proprio a partire dalla scuola. Sono 4 milioni coloro che abbandonano dai 14 ai 18 anni di età, e altri 4 milioni abbandonano dai 19 ai 24 anni. È quindi di fondamentale importanza un investimento forte e concreto sull'educazione motoria e sportiva nelle scuole, soprattutto nelle scuole primarie. Lo sport è uno strumento fondamentale per lo sviluppo psicofisico dei giovani e per la promozione di stili di vita attivi, anche per contrastare l'obesità, come ha già ricordato lei.
  Credo sia necessario approntare interventi a sostegno dell'educazione motoria, che è una componente essenziale per un'equilibrata crescita umana, culturale e sociale dei giovani e degli adulti, per tutto l'arco della loro vita.
  Il Consiglio d'Europa e l'Organizzazione mondiale della sanità considerano le attività motorie benefiche non solo per lo sviluppo della personalità, ma anche per il conseguimento della buona salute.
  In quest'ottica sono di fondamentale importanza investimenti idonei per l'impiantistica sportiva scolastica. A questo proposito, mi ricollego al capitolo sull'impiantistica sportiva. Oggi è imprescindibile una legge che ridisciplini tale materia. Abbiamo bisogno di una legge sulla grande, media e piccola impiantistica sportiva, per consentire la costruzione e la ristrutturazione di stadi, palazzetti e piccoli impianti. In Italia ci sono un numero eccessivo di impianti troppo grandi, poco sicuri e funzionali, che hanno costi di gestione altissimi e barriere architettoniche e sensoriali che ne limitano l'accesso. Questi impianti sono un peso e non una risorsa. Dobbiamo ripensare l'impiantistica sportiva anche in virtù dell'aumento degli spettatori televisivi. Per questo servono impianti più piccoli. Bisogna investire sull'impiantistica leggera, favorendo la costruzione di spazi multifunzionali che promuovano investimenti e lavoro sul territorio, e luoghi aperti alla cittadinanza, non solo nei giorni delle competizioni.
  Un altro aspetto indispensabile riguarda l'avvio di una riforma complessiva della governance dello sport. Il mondo è cambiato e noi siamo ancorati a un'idea di sport troppo legata al passato. Il CONI è stato per troppi anni un ministero dello sport: al contrario di quanto avviene in altri Paesi europei, dove i comitati olimpici nazionali si occupano esclusivamente dello sport olimpico, da noi il CONI si occupa di gestire tutto lo sport attraverso i finanziamenti pubblici.
  Negli ultimi anni gli attori si sono moltiplicati, a cominciare dalle regioni, che a seguito della riforma del Titolo V della seconda parte della Costituzione hanno potere legislativo in materia di sport e impiantistica sportiva. Per questo credo sia fondamentale ripensare sia il sistema di finanziamento sia la governance dello sport nazionale, dando a ciascun attore istituzionale il suo compito e le necessarie risorse. In questa ottica, la figura di un Ministero dello sport diventa uno strumento fondamentale per indirizzare e coordinare i vari attori sul territorio nazionale, ma non solo: il grande ruolo di un Ministero dello sport deve essere anche di coordinamento interministeriale.
  Affronto gli ultimi due capitoli e poi concludo. È fondamentale sensibilizzare il mondo sportivo riguardo all'importanza della prevenzione in materia di malattie ematiche. Mi riferisco al cosiddetto «passaporto biologico». Per questo serve un intervento legislativo che renda obbligatori gli esami ematici completi e continuati per tutti gli iscritti a squadre sportive, anche non agonistiche.
  L'istituzione delle facoltà di scienze motorie è stata una grande conquista, anche se non ha prodotto i risultati sperati al momento della loro costituzione. La formazione universitaria nel settore sportivo, così professionalizzato, deve essere Pag. 11all'altezza di un mercato del lavoro e di istanze dei cittadini-utenti sempre più esigenti. Le università devono formare laureati che siano riconosciuti e abbiano accesso al mercato del lavoro con tutte le loro specializzazioni, dalle professioni sanitarie a quelle tecniche, dal management a, non ultime, quelle educative.
  Un ultimo punto – a cui tengo molto e che vorrei segnalare brevemente – riguarda la diffusione del drammatico fenomeno dell'anoressia e della bulimia nel mondo dello sport. L'anoressia e la bulimia sono gravi disagi psicologici che trovano nel fisico l'espressione di una malattia di vivere profonda. Queste situazioni di alterazione psicologica sono sempre più presenti anche tra le atlete, in quelle attività dove la magrezza è considerata ormai quasi una qualità specifica. I disturbi alimentari continuano a essere in continuo aumento tra gli atleti, in particolare quelli coinvolti in attività sportive che pongono l'accento sull'importanza della magrezza, come presupposto di una maggiore competitività. Sport come la ginnastica artistica, il pattinaggio, la danza e il nuoto sincronizzato hanno una maggiore percentuale di atleti con disturbi alimentari rispetto a sport come il basket o la pallavolo.
  Non dobbiamo dimenticare che questo colpisce sia le atlete donne sia gli atleti uomini. Sono molti gli atleti di sesso femminile che cadono vittime di disturbi alimentari, in un disperato tentativo di essere magri, per compiacere allenatori e giudici. Molti allenatori si sono resi colpevoli di pressioni verso questi atleti, spingendoli a essere sempre più magri, rivolgendo loro critiche pesanti o facendo continue osservazioni sul loro peso. L'istigazione molto spesso è subdola, ovviamente.
  Anche in questo caso sarebbero auspicabili interventi mirati, che riducano gli effetti drammatici di tale consuetudine, e che sensibilizzino i giovani fin dalle scuole.

  ANTONIO PALMIERI. Saluto il Ministro Idem. Devo dire, Ministro, che in questa Commissione abbiamo avuto altre sue colleghe. Penso, in particolare, all'onorevole Di Centa, che è stata con noi fino a poco tempo fa. Ho alcune osservazioni da farle.
  Innanzitutto, la invito a recuperare quello che già c’è e del quale non si conosce o non si ricorda l'esistenza. Mi spiego con un esempio concreto. In questa Commissione, nel 2003, abbiamo approvato una serie di misure volte a favorire la nascita di società sportive nelle scuole, attraverso strumenti di defiscalizzazione, sia per i genitori sia per queste nascenti società. Credo che varrebbe la pena di andare a recuperare quella legge, che credo sia ancora vigente e della quale in pochi conoscono l'esistenza.
  All'interno della legge erano anche previste misure di defiscalizzazione per le famiglie che iscrivevano i propri figli a degli enti di promozione sportiva. Avendo avuto e avendo ancora dimestichezza con il mondo del Centro sportivo italiano (CSI), posso affermare che questa misura non è conosciuta, e pertanto non è adoperata. In termini di diritti che non vengono esigiti, questo è sicuramente un diritto di sussidiarietà fiscale che aiuterebbe le famiglie, specie in un tempo di crisi come questo, con un contributo utile per i propri figli.
  Vengo al secondo punto. Bisognerebbe fare di questo tema l'oggetto di una comunicazione. Se io fossi in lei, data anche la sua notorietà e visibilità, farei una sorta di partnership con i quotidiani sportivi, compresa evidentemente la loro versione on line, e con le emittenti televisive che parlano di sport, per far passare attraverso questi mezzi le iniziative che lei ci ha qui delineato e che intende portare avanti, e per recuperare questo tipo di informazione che è utile ai cittadini, i quali, non conoscendo questi strumenti, semplicemente non li usano.
  In questa Commissione abbiamo un vulnus che deriva dalla scorsa legislatura, rappresentato dalla mancata approvazione della legge sugli stadi. Abbiamo fatto un Pag. 12lavoro infinito che non è riuscito a fare – per così dire – gol. Penso che stavolta, forse, ripartire dal punto di caduta al quale eravamo giunti ci potrebbe consentire di fare gol realmente, in un tempo relativamente rapido.
  Ovviamente, non sto a ripetere tutto il bene che apporta lo sport, come abbiamo appena sentito dall'intervento articolato della collega Coccia: sul piano valoriale direi che siamo tutti d'accordo.
  Faccio un'osservazione, per una volta, come se fossi un componente del Movimento cinque stelle, invitando alla trasparenza in merito ai fondi del decreto-legge n. 83 del 2012 cui faceva riferimento. Lei stessa ha detto che seguirà con attenzione come verranno utilizzati e per quali progetti. Io anticipo i colleghi, appropriandomi un pezzo del loro intervento – non è una proposta di alleanza, vorrei tranquillizzarvi da questo punto di vista – dicendo che effettivamente su questo punto è importante quel coinvolgimento dei cittadini che, se ho saputo leggere quello che lei ha detto, è uno dei punti cardinali sui quali lei vuole improntare la sua attività.
  A questo scopo, penso che sia importante recuperare le possibilità di defiscalizzazione cui accennavo, essere trasparenti su dove e come vengono realizzati gli impianti con questi fondi, e comunicare attraverso i mass media che parlano di sport e si rivolgono a chi è più attento a questo argomento. La Gazzetta dello Sport è il primo quotidiano per diffusione nel nostro Paese, quindi da questo punto di vista lì c’è un pubblico che è già ben predisposto.
  Sottolineo inoltre la necessità di recuperare quanto aveva fatto, o tentato di fare, la collega Di Centa nella scorsa legislatura, sia sul tema della maternità per le atlete, sia su quello del potenziamento dello sport nelle scuole, sul quale aveva raggiunto un accordo con il Ministro dell'istruzione. Credo che anche questo sia un punto di partenza da non trascurare.
  Concludo raccogliendo il suo invito, che sostanzialmente è quello di non perderci di vista. Soprattutto in questo momento, la funzione che le è affidata può avere un impatto positivo sul morale di questo Paese.
  È evidente che su questo tema noi, come Popolo della Libertà, ci saremo. Credo che tutta la Commissione ci sarà, come c’è sempre stata su questo versante. Non si faccia troppo «catturare» dal Ministero. Sappia che qui ci sono fior di atleti parlamentari disposti a correre con lei e a supportarla in quello che vorrà fare.
  Come componente del Montecitorio Running Club, se vuole iscriversi, la invito a unirsi e a venire con noi.

  BRUNO MOLEA. Grazie signor Ministro. Io sono felice che finalmente il settore dello sport abbia come Ministro l'espressione dello sport vero, di chi conosce i problemi, e soprattutto i sacrifici che gli sportivi quotidianamente devono affrontare.
  Come lei sa, io vengo da un mondo dello sport molto particolare, quello dello sport di base. Molte delle cose che volevo dire sono già state illustrate dall'onorevole Coccia nel suo esauriente intervento e eviterò di ripeterle. Mi ritrovo completamente nel suo intervento, perché veniamo dallo stesso mondo, anche se da organizzazioni diverse, che comunque collaborano nel territorio italiano.
  Nella sua relazione lei ha toccato una serie di argomenti che mi hanno fatto vivere per un attimo l'essenza dell'associazionismo di promozione sportiva, che è l'essenza vera dello sport. Bene ha fatto lei a dividere i due aspetti del mondo dello sport. C’è il mondo professionistico che – sicuramente – deve essere tutelato, ed è funzionale a far sì che il nostro Paese sia rappresentato all'estero, essendoci d'aiuto perché ci riempie il cuore di gioia quando i nostri atleti vincono le medaglie.
  Però c’è anche l'altro aspetto che, purtroppo, siccome non riempie gli stadi e non è evidente in termini di medaglie, viene spesso trascurato. Invece lei, nella Pag. 13sua relazione, lo ha più volte ripreso. Parlo dello sport di base e delle società di base, che svolgono un ruolo più in termini di contributo sociale che di attività sportiva vera e propria. Mi riferisco a quelle associazioni sportive cui faceva riferimento anche l'onorevole Coccia, che volontariamente svolgono quotidianamente il loro lavoro nel territorio. Mi riferisco a quelle società che quotidianamente nel tessuto sociale del Paese svolgono attraverso lo sport un ruolo molto più profondo, che è quello di creare aggregazione, di favorire l'integrazione e di combattere, addirittura, il reclutamento dei giovani da parte della criminalità organizzata nei quartieri a rischio. Questo avviene attraverso l'attività sportiva delle società di base, che troppo spesso sono dimenticate e poco tutelate e, talvolta, sono addirittura additate come elementi funzionali all'evasione fiscale.
  Questo è un aspetto che vorrei sottolineare. Io credo che sia giunto il momento di dare voce e dignità a queste società, per il grande ruolo che svolgono. Dovremmo ormai essere in grado di inquadrarle dal punto di vista fiscale, una volta per tutte, stabilendo regole precise che le identifichino e che impediscano loro di essere all'attenzione dell'Agenzia delle entrate, come avviene in questo particolare momento. Non si può considerare una società – che ha un ruolo così importante – esclusivamente un'associazione che in qualche modo delinque, perché evade le tasse e favorisce l'evasione fiscale. Le associazioni di base non fanno questo. Fanno cose molto più importanti. Aiutano i nostri figli a fare attività sportiva e motoria, quell'attività motoria cui lei faceva riferimento, che è funzionale alla salute e che combatte il fenomeno italiano del diabete precoce. Abbiamo una popolazione giovanile che si sta affacciando in maniera molto preoccupante verso le soglie del diabete.
  Le società di base sono capaci di creare integrazione e salute e quindi di ridurre la spesa pubblica, anche dal punto di vista della sanità, e permettono ai nostri giovani di crescere in ambienti sani. Attraverso lo sport trasferiamo loro tutti quei valori buoni di cui lo sport è portatore.
  Io credo che sia giunto il momento: quindi le anticipo che nei prossimi giorni presenteremo questo progetto di legge, a firma dell'onorevole Fossati, dell'onorevole Vezzali, di altri e mia personale, che tende a riconoscere in maniera netta il ruolo che le società sportive di base svolgono nel tessuto sociale del Paese. È un ruolo diverso da quello delle associazioni, che fanno invece attività sportiva agonistica. Noi facciamo veramente sport per tutti. Questo vuol dire dare la possibilità a tutti di fare attività motoria, ma vuol dire soprattutto provare a creare, attraverso lo sport, una coscienza diversa nei cittadini e nei giovani, che saranno i cittadini futuri di questo Paese e che, forse, proprio dallo sport potranno avere un insegnamento migliore.
  Noi abbiamo una grande occasione in questa legislatura, che io spero – lo dico egoisticamente – duri il più possibile, in modo da consentirci di sfruttarla. Abbiamo un grande Ministro dello sport, che viene da quel mondo. Abbiamo un drappello di parlamentari provenienti da varie composizioni politiche dell'arco costituzionale che vengono dal mondo dello sport, ma soprattutto – e lo dico da uomo del CONI, ma principalmente da uomo di associazione – vengono dall'associazionismo di promozione sportiva, che è lo sport di base. Come uso dire nei miei interventi, lo sport di base è «la quarta gamba» di quel tavolo che è composto dalle istituzioni, dalla scuola, dalla famiglia e, infine, dall'associazionismo di promozione sportiva e sociale, che insieme a questi altri tre soggetti contribuisce al benessere psicofisico e alla crescita corretta dei nostri figli.
  Io credo che questa realtà finalmente debba emergere e che ci debba essere una presa di posizione chiara ed evidente, che dia legittimità a questo grande ruolo. Possiamo farlo solo in questo momento. Se non lo facciamo ora perdiamo una volta per tutte una grande occasione per il bene del Paese. Il mio augurio è Pag. 14che lei ci riesca, signor Ministro. Noi siamo affianco a lei, come uomini di sport e anche per il ruolo politico che svolgiamo. Buon lavoro.

  PRESIDENTE. Ci eravamo dati dei tempi da rispettare. I colleghi ancora iscritti a parlare interverranno nella prossima seduta. La Ministra, che ringrazio per l'esauriente relazione svolta, indicherà una data per la prosecuzione dell'audizione, che verrà comunicata al più presto.
  Rinvio il seguito dell'illustrazione delle linee programmatiche del Ministro ad altra seduta.
  Dichiaro conclusa la seduta.

  La seduta termina alle 13,05.