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XVII Legislatura

IX Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 2 di Martedì 11 giugno 2013

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Meta Michele Pompeo , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro dello sviluppo economico, Flavio Zanonato, sulle linee programmatiche del suo dicastero, per le parti di competenza (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Meta Michele Pompeo , Presidente ... 3 
Zanonato Flavio , Ministro dello sviluppo economico ... 3 
Meta Michele Pompeo , Presidente ... 5 
Catricalà Antonio , Viceministro dello sviluppo economico ... 6 
Meta Michele Pompeo , Presidente ... 9 
Bonaccorsi Lorenza (PD)  ... 9 
Liuzzi Mirella (M5S)  ... 11 
Caparini Davide (LNA)  ... 12 
Biasotti Sandro (PdL)  ... 14 
Quaranta Stefano (SEL)  ... 14 
Bruno Franco (Misto)  ... 15 
Meta Michele Pompeo , Presidente ... 16 
Bruno Bossio Vincenza (PD)  ... 17 
Coppola Paolo (PD)  ... 18 
Meta Michele Pompeo , Presidente ... 18 
Catricalà Antonio , Viceministro dello sviluppo economico ... 18 
Meta Michele Pompeo , Presidente ... 22 

ALLEGATO: Documentazione consegnata dal Viceministro delle sviluppo economico ... 23

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero: Misto-MAIE;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
MICHELE POMPEO META

  La seduta comincia alle 13.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro dello sviluppo economico, Flavio Zanonato, sulle linee programmatiche del suo dicastero, per le parti di competenza.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, del Ministro dello sviluppo economico, Flavio Zanonato, sulle linee programmatiche del suo dicastero per le parti di competenza della nostra Commissione. È presente, altresì, il Viceministro dello sviluppo economico con delega in materia di telecomunicazioni, Antonio Catricalà.
  In primo luogo ringrazio il Ministro e il Viceministro per aver accettato l'invito. Propongo, per quanto concerne lo svolgimento del dibattito che si terrà al termine delle relazioni, di dare la parola, in un primo giro di interventi, a un rappresentante di ciascun gruppo. Successivamente, sarà data la parola ai deputati che chiedano di intervenire, compatibilmente con i tempi dei lavori della Commissione e dell'Assemblea della Camera, che dovremo raggiungere a partire dalle 15.20 per l'inizio delle votazioni.
  Do la parola al Ministro Zanonato e a seguire al Viceministro per lo svolgimento delle relazioni.

  FLAVIO ZANONATO, Ministro dello sviluppo economico. Buongiorno a tutti e grazie per l'invito. Caro presidente Meta e cari onorevoli deputati, questo è il primo incontro formale con la vostra Commissione. Ce ne saranno degli altri – ogniqualvolta vorrete, saremo a disposizione – ed è l'occasione per illustrare le principali linee di azione su cui si orienterà il Ministero dello sviluppo economico nell'ambito del settore delle comunicazioni. Come il vostro presidente ha appena ricordato, è presente il Viceministro Antonio Catricalà, che ha la delega specifica su questo argomento e che interverrà subito dopo di me con maggiori dettagli ed elementi. Le indicazioni su cui lavoriamo riprendono quanto abbiamo già comunicato al Parlamento in termini più generali nel corso dell'audizione alle Commissioni riunite di Camera e Senato per le attività produttive.
  È inutile dire che il settore comunicazioni è fondamentale per lo sviluppo delle nuove tecnologie e per la loro diffusione, con significativi impatti sull'economia del Paese e sulla sua capacità di investire per mantenersi competitivo a livello internazionale. È un settore cruciale anche perché tocca da vicino la capacità di interazione tra cittadini e tra cittadini e pubblica amministrazione, la possibilità di accedere in tutte le forme oggi disponibili all'informazione e ai contenuti del sapere della moderna civiltà.
  In sintesi, la comunicazione riguarda aspetti non trascurabili nella vita di ciascuno Pag. 4di noi, costituendo un elemento caratterizzante per una dimensione di cittadinanza responsabile. Lo sforzo deve essere, quindi, orientato a far sì che gli strumenti che la caratterizzano siano messi a disposizione di tutti e che tutti siano in grado di fruirne nella maniera adeguata. Questo è l'obiettivo che intendiamo perseguire.
  L'importanza delle tecnologie della comunicazione e dell'informazione nel contesto economico è testimoniata dal fatto che negli ultimi 15 anni hanno contribuito alla crescita del PIL europeo per oltre il 50 per cento. L'economia digitale costituisce uno strumento straordinario come volano di sviluppo competitivo e l'Agenda digitale è, dunque, uno strumento di politica economica irrinunciabile per superare la crisi.
  Sulle reti di comunicazione elettronica si gioca la competizione internazionale. È imprescindibile dotarsi delle infrastrutture digitali all'avanguardia, in primis la rete di comunicazione a banda larga e ultralarga, capaci di supportare i servizi digitali più evoluti, in linea con gli obiettivi dell'Agenda digitale europea 2020.
  L'obiettivo comunitario è di trarre vantaggi sostenibili da un mercato unico del digitale basato sull'Internet veloce e superveloce e su applicazioni interoperabili, garantendo a tutti l'accesso a Internet ad almeno 30 megabit entro il 2020 e assicurando che almeno il 50 per cento delle famiglie europee si abboni con connessioni Internet oltre i 100 megabit.
  Grazie all'importante lavoro svolto dalla cabina di regia interministeriale per la definizione dell'Agenda digitale italiana, che si è conclusa con l'emanazione del cosiddetto «decreto crescita 2.0» e l'avvio dell'Agenzia per l'Italia digitale, le azioni messe in campo sono molte, alcune delle quali già in dirittura d'arrivo. Ci impegneremo al massimo, in stretto coordinamento con la Presidenza del Consiglio, per dare la più celere attuazione a tutti i decreti e regolamenti attuativi ancora da definire.
  Mi preme qui sottolineare come il Piano nazionale banda larga per azzerare il digital divide e il Piano nazionale banda ultralarga siano due realtà operative autorizzate dalla Commissione europea, fiore all'occhiello della capacità del Governo nazionale e degli enti locali di cooperare positivamente per riconoscere ai cittadini quello che ormai si può definire un diritto fondamentale, ossia l'accesso alla rete, ormai indispensabile per accrescere la conoscenza, la dimensione relazionale e l'opportunità di lavoro.
  I bandi fatti, i cantieri aperti, le azioni prossime ben delineate ci permettono di dire che abbiamo individuato due strumenti che torneranno presto utili anche per la collocazione dei fondi strutturali europei 2014-2020. In questo senso, stiamo già lavorando con le regioni e con l'Agenzia per l'Italia digitale, estendendo il raggio d'azione anche ai data center e alla pubblica amministrazione in modalità cloud. Questi piani sono, quindi, uno degli snodi fondamentali dell'Agenda digitale italiana.
  L'altra risorsa chiave delle comunicazioni e del Paese è lo spettro radioelettrico, ossia la porzione di frequenze utilizzate dagli operatori televisivi e di telecomunicazioni. È necessaria un'attenta operazione di liberazione, razionalizzazione e ottimizzazione per valorizzarne gli aspetti industriali, per il mercato, e finanziari, per lo Stato. Le reti di comunicazione sono la rete delle reti, alimentano tutti gli altri settori produttivi e sul loro sviluppo è poggiata buona parte delle aspettative di crescita dell'intero Paese.
  In tal senso, tra le priorità del mio operato, vi è certamente lo svolgimento dell'asta digital divide, dalla pubblicazione del bando e del disciplinare allo svolgimento dell'asta, all'attribuzione dei diritti d'uso agli operatori di reti, in coerenza con il Regolamento di gara predisposto dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, sentita la Commissione europea.
  Al fine di assicurare l'uso efficiente e la valorizzazione economica dello spettro radio nonché per aprire il mercato di radiodiffusione televisiva terrestre in tecnica digitale a soggetti nuovi entranti, assegneremo nuovi diritti d'uso per frequenze Pag. 5televisive nazionali tramite un'asta con offerte economiche a rilanci competitivi.
  Massima sarà l'attenzione del ministero verso il settore radiotelevisivo. So bene quanto sia importante tale settore nell'ambito dell'intera filiera produttiva italiana, non solo per quanto riguarda le emittenti nazionali, ma anche e soprattutto quelle locali. Locale deve sempre più accompagnarsi a termini come crescita, sviluppo e opportunità. Dobbiamo sostenere al meglio tale settore, che incontra oggi delle difficoltà serie. Certo, il mercato sta cambiando, la forza degli imprenditori deve essere quella di innovare e sapere stare al passo con i tempi, ma il Governo deve dare grande attenzione a questo settore.
  Ancora più prossimo è il rinnovo del contratto nazionale di servizio Rai 2013-2015. Rappresenterà una grande occasione di novità e discontinuità rispetto al passato, un test importante che dovrà essere innovativo, ovvero capace di rispondere alle crescenti richieste del pubblico in termini di interattività, cross-medialità, inclusione e pluralismo, senza mai rinunciare alla qualità dell'offerta culturale.
  Mai come in questo periodo, il quadro appare in movimento e destinato a ulteriori profondi cambiamenti, che chiamano in causa la natura stessa del mezzo radiotelevisivo. Ereditiamo un primo lavoro prezioso svolto dal mio predecessore, Corrado Passera. Utilissime possono risultare tutte le opportunità offerte da tale passaggio che, insieme al viceministro Catricalà, vogliamo poter cogliere innanzitutto acquisendo i preziosi consigli e indicazioni che verranno dal confronto anche formale con il Parlamento, sede naturale di un dibattito sul servizio pubblico.
  Voglio, infine, citare brevemente le nuove sfide nel campo dei servizi postali. Con il recepimento della terza direttiva, anche per il mercato postale è emersa la necessità di accettare le sfide derivanti dagli effetti della liberalizzazione, cogliendone le grandi opportunità ai fini dello sviluppo economico e della crescita degli operatori economici del settore. In quest'ambito, lo sviluppo della concorrenza deve, però, essere bilanciato dalla necessità di perseguire obiettivi di coesione generale.
  Nel rispetto delle competenze del regolatore di settore, metteremo mano al rinnovo del contratto di programma con il fornitore del servizio universale Poste italiane. La politica di settore deve necessariamente continuare a perseguire gli obiettivi di contenimento del costo del servizio universale poiché è indubbio che il livello strutturale dell'onere di servizio universale (OSU) nel nostro Paese sia particolarmente alto, 6-700 milioni di euro l'anno, con compensazioni nel triennio 2009-2011 superiori al miliardo di euro.
  Il contratto di programma 2012-2014, in corso di predisposizione, dovrà essere ulteriormente utilizzato come leva ai fini della riduzione strutturale dell'onere del servizio universale, accompagnando al contempo il processo di sviluppo della concorrenza con misure graduali capaci di promuovere la crescita del mercato, dei servizi e dei prodotti postali, favorendo la competitività degli operatori economici del settore.
  Caro presidente Meta, carissimi onorevoli, questi sono i principali elementi della strategia che come ministero intendiamo porre in essere nei prossimi mesi nel settore delle comunicazioni. Ovviamente, il nostro approccio è il più possibile aperto al confronto con il Parlamento, in particolare con il lavoro della vostra Commissione. Tutti gli stimoli che ci farete pervenire saranno non solo graditi, ma preziosi e non potranno che arricchire il nostro lavoro. Spero che già con i vostri interventi, che ascolterò molto volentieri con il massimo interesse, vorrete fornirci qualche prima indicazione. Vi ringrazio ancora per l'attenzione e resto a vostra disposizione.

  PRESIDENTE. Ringraziamo il signor Ministro, per il suo intervento molto chiaro, che apprezziamo così come apprezziamo il fatto che nella stessa seduta possiamo ascoltare anche il Viceministro, che a sua volta illustrerà una relazione.Pag. 6
  Partiamo, come anticipato, da un intervento per gruppo. Se i tempi lo consentiranno, daremo la parola anche ad altri deputati che lo richiedano. Al Ministro va un sincero ringraziamento.
  Do la parola al viceministro Catricalà.

  ANTONIO CATRICALÀ, Viceministro dello sviluppo economico. Onorevole presidente, onorevoli deputati della Commissione, signor Ministro, desidero ringraziarvi per avermi consentito di essere qui oggi a esprimere, insieme al Ministro, le linee programmatiche che il Dipartimento delle comunicazioni e il ministero intendono adottare in un settore che, come ha ricordato bene il Ministro Zanonato, è strategico per l'economia nazionale e per la crescita e coinvolge una serie di altri settori.
  È un settore colpito dalla crisi, ma vivo e vitale e che più di altri può offrire sviluppo, ottimismo e fiducia in quanto basato soprattutto sull'innovazione, sulla creatività, sullo spirito pionieristico tipico della mentalità e dell'esperienza italiane. Queste sono le ragioni per cui sono stato onorato di accettare un incarico così delicato e per le quali sono particolarmente grato a tutti voi per essere qui oggi a parlarvi di quelle che, a nostro avviso, rappresentano temi importanti del Paese.
  Tra questi, c’è indubbiamente l'Agenda digitale. Ho preparato una relazione scritta, che sarà distribuita non appena avrò finito il mio intervento, ma chiederei il permesso, presidente, di esporre le sue parti principali. Credo, peraltro, che sia necessario guardarvi negli occhi mentre parlo anche per poter capire che aria tira su alcuni argomenti essenziali.
  L'Agenda digitale necessita di risorse pubbliche. Da sola, l’industry non può farcela. Questa è una realtà di cui dobbiamo prendere atto e su cui siamo avvantaggiati da scelte già avvenute e che ci consentono l'opportunità di emanare bandi regionali. Uno di questi è stato già emanato e sarà illustrato in una conferenza stampa che si terrà a Napoli con il presidente della regione Campania. Si tratta di reperire fondi che ci consentano di aiutare le aziende, la società, i cittadini a percorrere una via di progresso, alla quale non possiamo sottrarci: la via della crescita, della salvezza economica del Paese per il tramite dell'innovazione, dell’information technology.
  Abbiamo questa necessità, che ho illustrato a Lussemburgo in un Consiglio dei Ministri della scorsa settimana, durante il quale il Governo italiano ha espresso la propria vicinanza alla linea della commissaria Kroes, addetta in Europa all'attuazione dell'Agenda digitale.
  Quest'Agenda non è il libro dei sogni. Possiamo attuarla, ma serve anzitutto un accordo pieno con l'Europa e con il Parlamento se dovremo prendere scelte importanti di finanziamento di quanto occorre per lanciare il programma fino alla fine.
  Ciò che non possiamo consentire all'Italia e all'Europa è una digitalizzazione dell'Europa a due velocità, due livelli e due standard di sicurezza nelle reti. Abbiamo bisogno di un mercato unico europeo digitale, che ci consenta anche di abbattere le tariffe senza dimenticare l'incentivo che deve essere, giustamente, riconosciuto a tutti coloro che investono nelle reti e non si limitano a sfruttare le reti altrui. Abbiamo, quindi, necessità di garantire certezza a chi vuole investire o, quanto meno, la ragionevole probabilità, il ragionevole affidamento che quell'investimento sarà profittevole.
  Queste sono le regole del mercato e devono essere aiutate dall'intervento pubblico, come accadde tempo fa in Italia quando fu necessario un grande programma di investimenti per costruire le autostrade. L'Agenda digitale, infatti, contiene in sé un programma di grande valore, altrettanto grande della congiunzione di tutte le regioni italiane con la rete autostradale.
  Sono allo studio una ventina di regolamenti, ma ci tengo a dire che uno in particolare è in dirittura d'arrivo. Si tratta di quello che definiamo «decreto scavi o delle minitrincee», col quale ci stiamo impegnando in modo particolare a superare alcune difficoltà trovate all'interno Pag. 7del Governo, per assicurare il massimo livello di sicurezza sul manto stradale.
  In realtà, questo regolamento ci consente di abbattere del 30 per cento il costo degli scavi, di realizzarne di molto ridotti, di non più di 15 centimetri di larghezza per non più di 40 centimetri di profondità per la posa in opera della fibra ottica, di superare alcune difficoltà burocratiche.
  Quando il Ministro Zanonato era sindaco di Padova, adottò da solo queste procedure, ma non è detto e sappiamo che non dappertutto si può agire con quella stessa celerità. Puntiamo, dunque, molto su quel decreto per chiudere una vicenda che si è protratta per troppo tempo – da ormai 7-8 mesi questo decreto è in sofferenza – e probabilmente siamo arrivati alla conclusione. Spero che lo vedremo presto in Gazzetta Ufficiale.
  Il Ministro Zanonato vi ha parlato di una migliore utilizzazione dello spettro radioelettrico e di una riqualificazione ambientale dello spettro stesso. Abbiamo necessità di attuare entrambe queste esigenze sia per dare maggiore ricchezza al settore sia per aumentare i valori cui l'utenza fa riferimento, non solo culturali, ma anche di una migliore vita, di una più semplice attività lavorativa e circolazione all'interno delle città.
  In questo senso, dovremo sviluppare di più le tecnologie LTE, long-term evolution, e portare nelle zone di maggior digital divide le coperture perché ormai parliamo di diversi livelli di copertura ed è vero che le LTE potranno causare dei problemi interferenziali con alcune zone non ben coperte dalla copertura televisiva. Anche in quel caso, tuttavia, disponiamo degli strumenti necessari a superare queste difficoltà. Si tratterà di fare non semplicemente una buona, ma una ottima comunicazione all'utenza per far capire a chi riceverà queste interferenze, a chi avrà fastidi tra i cittadini italiani, che bisognerà mettere dei filtri, che questi filtri non costeranno neanche un euro al cittadino, che queste operazioni si faranno senza disturbo per la loro tranquillità e che saranno completamente a carico degli operatori.
  Il Ministro ha accennato anche a un regolamento per l'emittenza locale, molto importante perché riguarda il sistema di ripartizione delle provvidenze tra le emittenti locali, una realtà particolarmente consistente in Italia e un grande valore per il nostro tessuto sociale, per la nostra cultura e anche per la conservazione di istanze e di visioni regionali e locali.
  Abbiamo assoluto bisogno di valorizzare questo nostro patrimonio e per questo le provvidenze devono essere mantenute. Ogni tanto leggo documenti di studiosi che prevedono l'abolizione di questa minima forma di sovvenzione a favore non si sa bene di che cosa. Sarebbe un errore gravissimo. È chiaro che dobbiamo riformare il meccanismo di ripartizione di queste risorse per premiare chi merita di più.
  Anche in questo caso, il problema è di meritocrazia. C’è chi investe di più, chi occupa più giornalisti, più personale. Dobbiamo modificare i criteri poiché il solo fatturato non è sufficiente come criterio premiante. Stiamo studiando per trovare un sistema che premi chi produce qualità dell'informazione, qualità della cultura in Italia.
  Credo che ci avvarremo ancora dei Co.Re.Com, che sul territorio hanno svolto un buon lavoro, anche se ho sentito comunque qualche critica sulla loro attività. Si tratta, più che altro, di parzialità, di critiche di lentezza nell'azione, ma risolveremo anche questo problema perché potremo dividere il finanziamento per regioni, in modo, eventualmente, che un Co.Re.Com in ritardo blocchi la sola regione interessata, peraltro non più di tanto, mentre le altre regioni possono tranquillamente andare avanti. Stiamo studiando il sistema e vorremmo arrivare a una conclusione equa senza creare sperequazioni e troppe rotture con il passato, ma disciplinando in modo nuovo e direi meritocratico un settore così importante.
  Il Ministro ci ha anche detto che siamo arrivati alla conclusione della redazione del bando di gara per le frequenze che dobbiamo assegnare per la televisione e al disciplinare di gara. Il Ministro e io ci Pag. 8siamo impegnati a mandare questi due documenti in preventiva visione alla Commissione europea. Li manderemo in giornata sia al commissario per la concorrenza, Almunia, sia alla commissaria per l'ICT, Information and communication technology, per l'informazione e per l'Agenda digitale, Kroes, in modo da ricevere i loro suggerimenti.
  Come sapete, il bando e, soprattutto, l'esito della gara sono un tassello non decisivo, ma molto importante per la chiusura di una procedura che ci vede imputati di non aver saputo gestire bene lo spettro radioelettrico delle frequenze assegnabili al settore televisivo.
  Da questo bando ricaveremo un dividendo digitale. Si tratta di alcune frequenze libere che dovremo utilizzare come risorse rarissime e che dovranno essere assegnate soprattutto per risolvere i problemi interferenziali che abbiamo con i Paesi limitrofi. Sono problemi ormai da troppo tempo portati all'attenzione del Parlamento e dell'opinione pubblica. Speriamo, con questo pacchetto di frequenze, di poter risolvere gran parte dei problemi interferenziali.
  Il tema televisivo è, certamente, molto importante e all'attenzione del ministero. Esiste un problema di asimmetria di disciplina tra chi fa televisione tradizionale e chi, invece, opera su Internet con mezzi completamente nuovi e ancora non regolamentati.
  Per questo motivo, riteniamo sia forte la giustificazione del movimento di opinioni, di idee che si è manifestato in questi giorni sulla stampa da parte di produttori di servizi culturali italiani, ma anche di attori, di registi, di operatori del mondo dell'audiovisivo, non solo, ma soprattutto in Italia. Sapete che la Francia ha preso una posizione molto rigida sulla possibilità di negoziare questo tema insieme ad altri nel Trattato Atlantico, che vede un grande interesse sia dell'Europa sia degli Stati Uniti.
  Questo settore ci chiede con forza di difendere le prerogative della nostra produzione di cultura nazionale. Il nostro Paese produce cultura al pari della Francia. Esiste una determinazione molto chiara del Parlamento europeo a difesa di questo settore. A me è stata assegnata la tutela della possibilità di sviluppo di questo settore e non posso non dire che, in caso di cedimenti in favore degli Stati Uniti d'America su questa specifica eccezione culturale, sarebbe molto grave per la nostra industria, già penalizzata da quell'asimmetria di cui parlavo per cui si deve investire in un certo modo, ricorrere a una certa programmazione a favore di soggetti certamente importanti e che non si potranno fermare.
  Intendiamoci, non si può fermare il vento con le mani, come non si può fermare il progresso, ma Google, Amazon e tutti questi soggetti non investono in Europa, sfruttano una rete per portare dei contenuti che non hanno contribuito a creare, e quindi partono già da un vantaggio molto forte che credo debba essere arginato mantenendo la nostra eccezione culturale.
  A proposito dei contenuti su Internet, abbiamo anche bisogno di studiare una forma di tutela dei nostri editori visto che molte notizie sono riprodotte tali e quali da alcuni motori di ricerca. Basta fare una prova. Chiunque può digitare l'indirizzo dei siti web di Repubblica, del Messaggero o del Corriere della Sera e insieme all’home page arrivano anche altre notizie, senza che ci sia stato neanche un contratto vero e proprio di pagamento del copyright a favore di questi editori, con una sorta quindi di esproprio che in qualche modo dovrebbe essere regolamentato.
  Sul contratto di servizio della Rai ha detto benissimo il Ministro e non ho altro da aggiungere. È chiaro che questo contratto di servizio è l'ultimo prima della scadenza della concessione, il 6 maggio 2016. Quest'ultimo contratto deve quindi essere, giustamente, innovativo e rappresentare un po’ il banco di prova di quello che sarà anche il futuro assetto del servizio pubblico, a favore del pluralismo informativo.
  Vorrei aggiungere qualche considerazione sul settore radiofonico. Anche la radio è una nostra prerogativa, oltre che Pag. 9una nostra grande invenzione, una nostra grande opportunità. Sulla radio abbiamo già provato, in qualche settore, in qualche zona del Paese, la digitalizzazione. Dove avviene, la sperimentazione sta andando molto bene, per cui credo che questo settore, come tutto il resto, debba poi procedere alla digitalizzazione. Siamo stati pionieri nell'evoluzione tecnologica e credo che anche in questo settore potremo essere all'altezza della nostra tradizione.
  Per i servizi postali – non voglio aggiungere nulla a quanto illustrato dal Ministro – dovremo riuscire ad abbattere i costi senza ridurne in alcun modo l'area. Sarà una scommessa, ma dobbiamo riuscirci. In qualche caso, dovremo chiedere dei sacrifici all'azienda, della quale però condividiamo la politica di diversificazione dell'offerta. È, infatti, un'azienda che ha saputo trarre risorse anche da settori non tipicamente postali.
  Anch'io voglio concludere, come il Ministro e sulla scorta del suo monito, dicendo che possiamo farcela. L'Italia può diventare un hub dell'innovazione, del miglioramento delle tecnologie dell'informazione. Si tratta di avere la buona volontà di intraprendere molte azioni già decise, di attuare quanto ci resta da attuare e avere grandi idee per il futuro.

  PRESIDENTE. Ringraziamo il Viceministro.
  Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  LORENZA BONACCORSI. Buongiorno. Ringrazio il Ministro e il Viceministro. I punti sono tanti e cercherò di andare nell'ordine in cui sono stati toccati, ma mi preme una premessa, innanzitutto perché in questa Commissione ci occupiamo fondamentalmente dell'ICT, e quindi forse siamo anche più sensibili rispetto ad altri nostri colleghi, ovviamente senza togliere nulla a nessuno, su quello che è e che deve essere il valore strategico dell'ICT che, a nostro giudizio, nel nostro Paese purtroppo è sottovalutato.
  Uso questo termine senza giri di parole perché ritengo che siamo in una fase in cui non possiamo più nasconderci dietro piani, progetti e così via. Lo sviluppo delle telecomunicazioni e dell'economia digitale all'interno della cornice dell'Agenda digitale deve essere posto in cima all'agenda di Governo. Credo che tutti noi dobbiamo richiederlo perché vogliamo bene al nostro Paese e, soprattutto, teniamo al futuro del nostro Paese. Il tema deve essere posto in cima come percorso strategico, soprattutto per la modernizzazione del nostro Paese, che ne ha una necessità estrema.
  Si ha spesso la sensazione, invece, che nel nostro Paese la responsabilità politica rispetto allo sviluppo di questi temi sia sempre messa un po’ in secondo piano. La comprensione vera del valore strategico dell'ICT è soprattutto a parole, ma molto poco nei fatti, particolarmente nella scelta dell'allocazione delle risorse da destinare a questi temi e a questo settore.
  Non voglio entrare in merito citando numeri, ma sappiamo bene, ripercorrendo un po’ i temi affrontati dal Ministro, che fondamentalmente partiamo dalla questione della banda larga e del relativo Piano nazionale. Parliamo di banda larga, ma dobbiamo parlare ormai di banda ultralarga.
  Ho letto qualche giorno fa anche un'intervista al dottor Sambuco sul Corriere delle comunicazioni, che ci raccontava dei bandi regionali del Ministero dello sviluppo economico rispetto alla copertura della banda larga, ma mi pare che si parli sempre e comunque di banda larga a 2 mega, mentre dovremmo cominciare a parlare di banda ultralarga almeno a 30 mega, secondo i riferimenti ai parametri dell'Unione europea.
  Sappiamo anche che nel nostro Paese la copertura a banda larga è quasi totale, al 98 per cento, ma sappiamo anche benissimo che, dal punto di vista della copertura a banda ultralarga, il nostro Paese è uno dei più arretrati a livello europeo. Credo, allora, sia importante chiedere un impegno particolare da parte del Governo rispetto a questi temi.
  Ovviamente, noi siamo eletti in tutti i territori e in tutte le regioni del nostro Paese e siamo contenti che, soprattutto in Pag. 10alcuni territori – ho visto che i bandi sono stati emanati per il Lazio, per le Marche e la Liguria, correggetemi se sbaglio, per andare alla copertura totale – però, appunto, richiedo che si compia un ennesimo sforzo rispetto alla copertura perché vada in linea con le medie europee.
  Rispetto allo spettro radioelettrico e alle risorse frequenziali, ho apprezzato le parole del Ministro sulla liberazione e razionalizzazione delle frequenze, ma abbiamo delle eredità, cui non è mai stata messa mano seriamente in questo Paese. Ereditiamo un passato di far west delle frequenze.
  Abbiamo bisogno di una razionalizzazione e di un'armonizzazione a livello europeo delle frequenze. Mi pare che anche in questo caso abbiamo una scadenza, forse ottobre, con un incontro europeo abbastanza importante, che fornirà delle indicazioni agli Stati membri per quanto riguarda la razionalizzazione dello spettro.
  Mi chiedo se non si possa provare a procedere, soprattutto in funzione di quanto ci aspetta, riguardo all'ultimo pezzo di liberazione del dividendo interno, con uno sforzo ulteriore per riuscire anche a mettere in campo un lavoro iniziato qualche anno fa come il catasto delle frequenze. Potrebbe essere un'iniziativa interessante e importante, quanto meno per provare a razionalizzare il nostro spettro frequenziale, una risorsa, come sappiamo, non infinita, che dobbiamo quindi tenere cara, soprattutto per lo sviluppo delle nuove tecnologie. Diversamente, anche in quel caso resteremo indietro. Credo, dunque, che il Governo dovrebbe affrontare un ragionamento un po’ più approfondito rispetto alla razionalizzazione dello spettro.
  Faccio un rapido passaggio alla questione delle emittenti locali, di cui tutti conosciamo il valore. Mi piace molto l'approccio esposto dal viceministro Catricalà, che è quello della riforma del meccanismo dell'attribuzione dei contributi, soprattutto in una funzione di valorizzare la qualità. Purtroppo, infatti, c’è stata spesso negli anni passati una situazione di scarsa chiarezza rispetto ai contributi dati alle emittenti locali.
  Mi permetterei anche di suggerire, però, uno sforzo maggiore nello snellire i meccanismi. Siamo stati in questi anni vittime di una serie di meccanismi così complicati da non riuscire né ad assegnare le risorse né le emittenti locali a riceverle. Proviamo a compiere uno sforzo ulteriore sotto quel profilo.
  Riguardo al contratto di servizio con la Rai, fondamentalmente credo che potremmo provare a far sì che, come ricordato, rappresenti effettivamente un giro di boa rispetto all'azienda pubblica. Credo che sia già scaduto il contratto di servizio, siamo già in regime di prorogatio, per cui chiederei quali sono i tempi. So che il Ministro Passera aveva già elaborato una bozza. Chiederei al presidente della Commissione se sia possibile anche una riflessione nella nostra Commissione rispetto a questi temi. Immagino ci auguriamo tutti uno sforzo maggiore verso il pluralismo e l'innovazione dell'azienda di servizio pubblico.
  Rispetto al copyright, cui si accennava, mi auguro, naturalmente, che tutte le iniziative del Governo vadano a sua tutela, anche tenendo conto dell'esperienza europea. Abbiamo verificato che non dappertutto leggi cosiddette repressive hanno avuto il successo che si pensava, per cui sarebbe importante tenere in considerazione l'esperienza a livello europeo.
  Non ultimo il tema del servizio postale, in relazione al quale mi piacerebbe qui esporre una questione in particolare. Siamo a giugno e sappiamo che con l'estate, con la fine di questo mese, spesso negli ultimi anni Poste italiane ha operato una serie di razionalizzazioni che hanno comportato chiusure di uffici postali, soprattutto dei piccoli comuni, che molti e molti disagi arrecano ai cittadini delle zone toccate. Credo sia necessaria una riflessione innanzitutto sul senso del servizio universale che Poste italiane ricopre. D'altro canto, ne serve forse una anche maggiore sulla rete degli uffici postali di Poste italiane.Pag. 11
  Giustamente, affrontiamo molte discussioni rispetto alle reti, e non ho parlato dello scorporo reti Telecom, ma credo che la stessa attenzione vada rivolta anche alla rete di Poste italiane, soprattutto – siamo un Paese di piccoli comuni – laddove l'ufficio postale è l'unico luogo identificato effettivamente con l'autorità centrale.
  Soprattutto in una situazione difficile come in questi mesi, in cui la politica ha perso forse un po’ di contatto coi cittadini, non va sottovalutata l'idea di mandare un segnale sull'importanza e l'esistenza degli uffici postali. Chiedo, quindi, anche rispetto al contratto di programma, che sia tentato un ragionamento particolare sulla validità della rete di Poste italiane.

  MIRELLA LIUZZI. Ministro, Viceministro, onorevoli colleghi, vorrei legarmi al pragmatismo dell'intervento della collega che mi ha preceduto aggiungendo alcune osservazioni sull'Agenda digitale, sulle frequenze televisive e un piccolo accenno al diritto d'autore on line.
  Riguardo all'Agenda digitale, non si è parlato, purtroppo, del clamore sui ritardi che stiamo affrontando e che riguardano soprattutto l'attuazione dei decreti, come l'ampliamento della carta elettronica, i libri di testo digitali, gli interventi di edilizia scolastica, di cui abbiamo parlato anche in Assemblea poco fa, le comunità intelligenti da parte di soggetti appartenenti a categorie deboli o svantaggiate, di government, ossia della serie di decreti attuativi che non sono ancora stati emanati.
  Tuttavia, a mio avviso, è clamoroso quanto riguarda lo statuto dell'Agenzia digitale, su cui abbiamo già svolto un question time indirizzato al Ministro Zanonato che ci ha già detto che questo statuto è stato presentato per errore. Io stessa, appena appresa la notizia, ho formulato un'interrogazione a risposta scritta, datata 14 maggio, alla quale ovviamente non è giunta risposta perché sappiamo che gli atti di sindacato ispettivo in questo momento sono un po’ rallentati.
  Credo che sia fondamentale che lo statuto sia, innanzitutto, depositato. Mi fa piacere che sia ora nuovamente al vaglio della Corte dei conti, ma evidenzio in questa sede che probabilmente bisognerebbe anche rivedere le risorse umane legate all'Agenzia digitale. Per l'avvenuto accorpamento con enti passati, è probabile che, anche in merito alla spending review, potrebbero non essere necessarie le 150 unità che lo stesso decreto chiede.
  Chiederei di prestare massima attenzione a quest'argomento. Diversamente, non possiamo andare avanti e siamo già in un ritardo clamoroso. Dal dossier preparato dagli uffici della Camera si evincono tutti i ritardi che sta affrontando questa Agenzia. È meglio parlare di fatti, e mi lego così completamente all'intervento della collega. Oltretutto, ci sono due ragioni per portare avanti quest'importantissima Agenda digitale.
  Una è, appunto, l'incremento occupazionale. Molto spesso si crede che la tecnologia sia un surplus, qualcosa in più. Se questo Governo è legato al lavoro, all'occupazione, alla crescita del PIL, esistono dati che dimostrano che, grazie proprio alle nuove tecnologie, negli ultimi 15 anni l'economia digitale ha influito positivamente con la creazione di 700.000 posti di lavoro e un aumento del PIL pari al 2 per cento. Credo che questo non sia assolutamente un dato da sottovalutare. Per questa ragione, immagino un'operatività maggiore da parte del Governo e del Ministro.
  Allo stesso tempo, molte risorse sono state già stanziate, soltanto per la banda larga circa 800 milioni di euro grazie al fondo sviluppo e coesione, ma è previsto uno stanziamento addirittura di 1,5 miliardi. Questi soldi devono essere trovati da qualche parte.
  Veniamo alle nostre proposte. L'Agenda digitale è un progetto che il Governo, come ribadito dallo stesso Ministro, si impegnerà a portare avanti, ma dovremmo iniziare con proposte e richieste in questa sede. Noi proponiamo di evitare una governance troppo frammentata tra i diversi ministeri, in modo da evitare una disomogeneità Pag. 12nello sviluppo dell'informatizzazione. Chiediamo, al contempo, di seguire una governance più chiara.
  In questi giorni, ho letto diversi articoli sui giornali riguardo al dotare l'Agenda digitale di un unico autorevole punto di coordinamento. Bisogna capire se quest'Agenda digitale debba essere sotto il coordinamento di un ministero unico, come già prevede il decreto, se vogliamo creare un sottosegretario – dalle parole del Ministro, non mi sembra che sia questa l'idea – o se vogliamo delegare tutto alla Presidenza del Consiglio.
  Mi chiedo, a questo punto, se si crede davvero che il Presidente Letta, con tutti i suoi altri compiti, possa gestire anche questa importantissima attività di coordinamento coi ritardi che ci sono già stati. Mi domando se questa sia la soluzione più sensata o non siano altre le soluzioni al vaglio del Ministro.
  Allo stesso tempo, poniamo una richiesta formale: chiediamo al Ministro di venire in Commissione a cadenza bimestrale per illustrarci i progressi e l'andamento dello stato dell'arte dell'Agenda digitale. A questo punto, infatti, siamo arrivati a una condizione che a mio avviso non è più sostenibile. Servono dei fatti.
  A proposito delle frequenze televisive, vorrei approfittare dell'occasione per leggere una parte del nostro intervento in occasione della discussione del DEF di maggioranza che, per problemi di spazio, non è stata inserita. Nel DEF esprimevamo una moderata soddisfazione per il recente regolamento per l'asse delle frequenze televisive rivisto in relazione al parere negativo della Commissione europea rispetto alle linee guida stilate in precedenza.
  L'obiettivo era quello di garantire un maggior grado di concorrenza e pluralismo nella diffusione dei contenuti e, fondamentale, favorire i nuovi rientranti. Eppure, potrebbero partecipare alla gara sia il Gruppo Espresso, che occupa e affitta due frequenze, sia SKY. Inoltre, i lotti messi all'asta avranno la copertura nazionale nominale dell'89, del 91 e del 96 per cento, ma fin dal principio sono apparsi come gli scarti derivanti dagli ex beauty contest.
  In sostanza, tutte i tre multiplex assegnati per vent'anni mostrano delle lacune in termini di copertura. Mi chiedo se non sarebbe stato più saggio mettere in gara 2 frequenze anziché 6, ma a copertura nazionale, escludendo Rai e Mediaset, ovviamente, dall'asta, e utilizzare quelle frequenze per sistemare i ritardi e i problemi di ricezione del servizio pubblico radiotelevisivo. Inoltre, in base a questa considerazione, anche gli introiti da parte dello Stato saranno minori proprio perché le frequenze sono meno performanti.
  La base d'asta delle frequenze del digitale terrestre sarà poco meno di 100 milioni di euro; meno della metà, 240 milioni circa, era stata ipotizzata subito dopo l'approvazione del provvedimento, addirittura lontanissima dalle cifre di Mediobanca, che stimava addirittura 1,5 miliardi di euro.
  Nel suo intervento presso le Commissioni Attività produttive, pone un grande accento alle emittenti locali e mi fa piacere che in questa sede abbia ammesso che esistono grossi problemi di tipo economico per queste emittenti, fermo restando che la nostra idea di televisione futura sia soprattutto orientata a Internet.
  In ultima analisi, Ministro, vorrei chiederle anche quali saranno le tempistiche, così collegandomi all'intervento della collega, per avviare le trattative per il contratto tra il Ministero dello sviluppo economico e la Rai in ordine al servizio pubblico radiotelevisivo.
  Un ultimo accenno è al diritto d'autore. Crediamo che sia il Parlamento a dover legiferare su questa materia, per cui ci proponiamo, come gruppo del Movimento 5 Stelle, di presentare una proposta di legge nel prossimo mese, o comunque prima della fine dell'estate.

  DAVIDE CAPARINI. Evito pleonastici preamboli e vado alle domande partendo dall'emittenza locale. I contributi della legge 488 sono una quota parte del servizio pubblico, una sorta di compensazione, Pag. 13e credo che qui nessuno voglia metterli in discussione. Per quanto riguarda il bando 2013, vorrei capirne l'entità, leitmotiv di tanti nostri interventi in questa Commissione, come in altre; i tempi per il nuovo regolamento; i criteri che vi sottendono.
  Apprezzo l'approccio modulare nella ripartizione dei contributi, ovvero la distribuzione di una quota parte per regione e investendo, ovviamente, i Co.Re.Com, che in questi anni hanno sicuramente maturato una competenza e una qualità negli interventi che nella stragrande maggioranza dei casi garantisce l'emittenza locale.
  Anche per le interferenze LTE, vorrei capire quali sono i tempi del regolamento. Si tratta di una questione nuova, quindi immagino anche di una nuova problematica da affrontare.
  Per quanto, invece, riguarda l'LCN, logical channel number, vorrei sapere se sia prevista una sospensione dell'attribuzione in attesa della decisione della giustizia amministrativa. Anche su questo tema, forte è infatti l'attesa da parte delle emittenti locali per un'assegnazione controversa.
  Infine, proprio in materia di emittenza locale, segnalo che abbiamo presentato una risoluzione in Commissione che riporta l'attenzione del Governo e del competente ministero alla questione della possibilità di trasportare, per le emittenti locali, il segnale delle emittenti nazionali. Si tratta di una nostra vecchia proposta, sospesa anche a causa dell'indeterminatezza numerica che era venuta a crearsi con il bando e la successiva redistribuzione delle risorse frequenziali.
  Oggi è tutto molto più chiaro. Sappiamo anche quali soggetti potrebbero fare questa richiesta, tra cui la Rai, che purtroppo ancora oggi ha delle macchie ampie di non ricezione in tante zone del Paese. Potremmo, in questo modo, offrire nuove opportunità alle emittenti locali e, soprattutto, consentire ai cittadini di essere raggiunti dal servizio pubblico radiotelevisivo.
  Per quanto riguarda la digitalizzazione della radio, tema anche questo antico, dopo la sperimentazione che, come ha ben segnalato, ha avuto ottimi risultati, quali sono i tempi per passare alla fase successiva così come è stato per il settore televisivo ?
  Quanto alla legge del diritto d'autore, vorrei conoscere l'orientamento del Governo: dobbiamo aspettarci un vostro disegno di legge o lascerete all'iniziativa parlamentare, essendo questo un tema storicamente controverso ?
  Per la banda larga, vorrei capire – questo è un tema cruciale e anche dirimente, che ha diviso molte maggioranze e anche molti partiti al loro interno – quale sia il ruolo di Telecom, del monopolista, dal nostro punto di vista vero elemento di blocco dello sviluppo della banda larga nel nostro Paese. L'ipotesi di uno scorporo della rete, e quindi la possibilità di avere finalmente una neutralità e un luogo su cui tutti i competitor possano investire e non soggiacere alle regole dell’incumbent che, come abbiamo visto, è stato anche sanzionato dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, può trovare in questa legislatura spazio o tra cinque anni saremo ancora qui a parlare di sviluppo della banda larga ?
  Quanto al contratto di servizio 2013-2015, non ci sfugge che siamo a giugno 2013. L'anno scorso, il contratto di servizio fu approvato a un anno e mezzo dalla fine della sua azione e durò tre anni. Anche in questo caso, probabilmente, lo approveremo, in base alla mia esperienza, verso la fine di quest'anno. È un contratto fotocopia. Generalmente, poche sono le innovazioni all'interno del contratto di servizio pubblico radiotelevisivo.
  La questione che credo sia molto più interessante per i colleghi e per la Commissione riguarda la posizione del Governo circa l'attuazione della legge Gasparri: si darà una possibilità di liberalizzazione della Rai o no ? Il Governo, diversamente, ha intenzione di presentare al Parlamento ipotesi di diversa governance – era stato uno dei dibattiti all'interno della maggioranza che ha sostenuto il Governo Pag. 14Monti – ovvero, possiamo pensare a un'iniziativa di Governo o le varie forze politiche, ognuna con la propria sensibilità, proporrà iniziative che, senza la sintesi del Governo, credo finiranno fatalmente in nulla ?
  Infine, ma non in termini di importanza, il 9 maggio 2016 scade la convenzione, non il contratto di servizio. Questo significa che da quel giorno 1,6 miliardi di euro saranno «liberi», nella disponibilità di chi ha le condizioni per offrire al cittadino il miglior servizio pubblico possibile, quindi teoricamente Sky, Mediaset, Espresso, tutti coloro che sono fornitori di contenuti nazionali: qual è, in quest'ottica, la posizione del Governo ? So che la domanda è piuttosto impegnativa, si può anche glissare, ma credo che in futuro anche questa Commissione debba porsi questo interrogativo perché mancano tre anni.

  SANDRO BIASOTTI. Ringrazio il signor Ministro e il Viceministro per la loro presenza e, soprattutto, per aver messo al centro dei loro interventi la crescita e il lavoro, cosa di cui credo sia non necessario puntualizzare l'estrema importanza e anche l'estrema criticità.
  Procederò velocemente perché alcuni temi sono stati benissimo svolti, come quello dell'emittenza locale. Ho apprezzato molto il pragmatismo del Viceministro, ma bisogna fare attenzione ai criteri. La pubblicità non è più nell'emittenza locale, che stanno chiudendo una dopo l'altra e noi non possiamo permettercelo per i motivi che anche voi avete descritto.
  I sostegni sono vitali. Stiamo attenti all'Auditel, al fatturato. Non possiamo limitarci a premiare chi parla solo di calcio. Da noi, a Genova, sono seguite soprattutto le emittenti che parlano di calcio, ma a noi interessa anche chi parla di cultura, di tradizione, di informazione, di dibattiti, di politica. Questo è un tema a cui la pregherei di porre molta attenzione. Non è necessario il mio contributo per questo.
  In quest'ottica, mi domando se la Rai 3 locale abbia ancora un senso. Il TG locale di Genova è fatto male, magari come in tante altre regioni, con centinaia di dipendenti a gestire 10 minuti di trasmissione. Facciamo far loro altre cose. Lo dico perché qui parliamo anche del costo del servizio Rai.
  Su Poste, sono totalmente d'accordo. Riconosciamo, comunque, dei contributi alle Poste, che potremmo anche evitare. Se, però, continuano a chiudere punti determinanti nelle città e nei paesi, allora liberalizziamo tutto, l'una o l'altra misura. Oggi è più importante forse garantire un contributo che liberalizzare in questi mesi di crisi di lavoro.
  Vengo a un consiglio. Ho avuto l'onore di essere presidente di regione. La Liguria ha, come tutta l'Italia, una percentuale di over 60 enorme, che non sanno usare il computer: ho utilizzato fondi europei per corsi gratuiti di formazione per migliaia di anziani, che ancora adesso, quando mi vedono, piangono e si commuovono.
  Si potrebbe valutare l'ipotesi di utilizzare i fondi europei per insegnare gratuitamente l'uso del sistema informatico. Abbiamo, purtroppo, con l'allungamento della vita, la necessità enorme che una fetta di popolazione sia capace, almeno nelle parti essenziali, di usare Internet, per acquistare un biglietto aereo, del treno e così via. Io l'ho fatto e ne ho tratto grandissima soddisfazione e grandi risultati.
  L'ultima questione riguarda il wi-fi. In campagna elettorale, tanti abbiamo promesso il wi-fi gratuito. Di fatto, non è così perché si è costretti a inserire una password e non siamo sempre capaci, è complicato: abbiamo la possibilità, almeno nei luoghi pubblici, negli aeroporti, di offrire una vera gratuità e semplicità dell'accesso wi-fi ?

  STEFANO QUARANTA. Anch'io ringrazio il Ministro e il Viceministro. Mi pare che il ragionamento generale sia condivisibile e sia apprezzabile anche la disponibilità manifestata in questa sede.
  Molte questioni sono state già poste e in maniera condivisibile, per cui vorrei richiamare due soli temi: il funzionamento dell'Agenzia digitale per l'Italia e il tema Pag. 15del divieto di incroci stampa-TV. A proposito di questi ultimi, sappiamo che il decreto legislativo del 2005, all'articolo 43, prevede la limitazione delle posizioni dominanti nel SIC, cioè il sistema integrato delle comunicazioni, e al comma 12, in particolare, i divieti di incroci proprietari tra attività televisiva nazionale e imprese editrici di quotidiani.
  Questo divieto, previsto fino al 31 dicembre 2010, è stato successivamente prorogato e arriverà a fine 2013, per effetto di una legge del 2012, frutto anche della segnalazione dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni al Governo. Naturalmente, infatti, si tratta di mantenere la tutela del pluralismo, e quindi il divieto di concentrazione.
  Ciò era stato suffragato nel tempo dalla Corte costituzionale, con la sentenza del 1988, dalla giurisprudenza della Corte di giustizia europea. In sintesi, credo rappresenti un tema fondamentale per la qualità della democrazia. Mi chiedo, allora, se la logica sarà quella di nuove proroghe o di istituzionalizzare, decidere una volta per tutte e risolvere la questione.
  Quanto al funzionamento dell'Agenzia digitale, si parte appunto dalla considerazione che, come si diceva, pone obiettivi molto ambiziosi per i prossimi 10 anni. Si diceva dell'accesso alla banda larga, alla base veloce. Di questo pacchetto, fa parte l'accesso alle reti di nuova generazione. Mi pare che, su questo, i due punti fondamentali siano la certezza del diritto nel settore, in modo da poterlo sviluppare pienamente, e la promozione di investimenti.
  A questo proposito, concordo con quanto ho sentito. È su queste reti di accesso di nuova generazione che va l'investimento privato, ma anche pubblico. I grandi Paesi nel mondo, Stati Uniti, Cina, India, hanno investito moltissimo e autorevoli studi dimostrano che investire in questi settori comporta una crescita del PIL notevole.
  Il tema è, dunque, appunto quello dell'urgenza di un'agenda nazionale digitale. Oltretutto, sappiamo che il grado di alfabetizzazione informatica del nostro Paese non è a livello di quello degli altri Paesi europei e che, secondo le previsioni, nel 2015 nel nord Europa raddoppierà il peso del PIL dell'economia Internet, mentre l'Italia rischia di essere ancora in una situazione, da questo punto di vista, modesta.
  Torna, quindi, il tema dell'Agenzia digitale per l'Italia che, istituita nella passata legislatura, mi pare non sia riuscita finora a decollare. Abbiamo presentato un'interrogazione perché riteniamo che gran parte della responsabilità stia nell'organo di gestione dell'Agenzia stessa, su cui credo che sarebbe utile una riflessione.
  Infine, un ultimo tema è stato ricordato da molti colleghi, ma io tengo a sottolinearlo: mi pare buona la misura del regolamento sull'emittenza locale, la quale, a mio avviso, rappresenta un potenziale volano di sviluppo e un settore da tutelare. Va aggiunto che qui è presente il tema della qualità della nostra democrazia, che credo sia da tenere in grande considerazione. Spesso, l'emittenza locale svolge, appunto, a livello locale, un ruolo insostituibile proprio per la qualità della democrazia nel nostro Paese.

  FRANCO BRUNO. Ringrazio anch'io il Ministro, il Viceministro e lo staff per l'attenzione che ci riservano. Riduco all'osso il senso del mio intervento. Si tratta, fondamentalmente, di porre tre questioni al Governo, sulle quali, però, capisco che si debba interagire in maniera più articolata.
  La prima riguarda proprio la vicenda del sistema televisivo, Co.Re.Com, emittenti locali, grandi concentrazioni, il modo in cui si rapportano, evoluzione tecnologica del sistema. Ministro, io credo che il Governo e il Parlamento, la maggioranza che lo sostiene, debbano individuare un indirizzo industriale sullo sviluppo dell'evoluzione tecnologica della televisione.
  Se dovessimo rassegnarci – vi conosco troppo bene e sono sicuro che non lo farete – a una gestione ragionieristica delle risorse anche rispetto alle emittenti locali, a una suddivisione con tot a popolazione, tot a territorio coperto, rischieremmo Pag. 16di fallire un'occasione. Se, invece, cercassimo un indirizzo politico da supportare, concentrando il sistema degli incentivi e dei disincentivi in una direzione piuttosto che in un'altra, forniremmo il nostro Paese di elementi per la competizione con il resto del mondo che potrebbero garantirci sul fatto che non bisogna solo fare protezionismo. Anche io sono d'accordo che vada difesa la nostra industria culturale, che è una grande risorsa, ma mettendola in condizione di competere con gli Stati Uniti d'America e con il resto del mondo, non chiudendoci.
  Questo vale anche, nel nostro Paese, per l'industria televisiva, su cui a mio avviso si potrebbe fare molto. Ometto in questa fase di ragionare sulla questione rappresentata da Poste italiane. Credo che in quel caso si tocchi con mano l'evoluzione di un settore che, con luci e ombre, non si può non apprezzare. È stato rivoluzionario, è cambiato radicalmente. Bisogna riconoscere che c’è stata da parte di tutti un'attenzione particolare. Forse è una delle poche aziende che continua a procedere ad assunzioni. Stiamo attenti, allora, a che la liberalizzazione utile nel settore non degradi la qualità. Questo è, infatti, l'unico problema in cui, a mio avviso, potremmo incappare.
  Vengo a poche altre questioni su cui mi rendo conto che è più complicato rispondere. Siamo a borsa aperta e capisco che non si può. Forse non potremmo nemmeno in una riunione di sabato pomeriggio con la nostra Commissione. Tuttavia, dell'orientamento del ministero sullo scorporo della rete, dell'italianità di alcuni grandi operatori, in qualche modo bisognerà pure discutere.
  La maggioranza o l'opposizione, il Parlamento, le forze politiche possono avere un'interlocuzione per tentare non oso dire di orientare – la questione è più complessa, più articolata – ma in qualche modo di aiutare i percorsi laddove possano risultare convincenti.
  Diventa difficile, diversamente, per noi pensare di politica in questo settore, immaginare la nuova televisione rispetto al web, alla rete, senza partire dalla riflessione sul grado di liberalizzazione del settore, chiedendosi anche fino a che punto l'interesse nazionale consente di liberalizzare certe attività. Mi rendo conto che la questione, oggettivamente, è complicata. Tra l'altro, oggi non è una giornata felicissima per l'economia italiana, per il nostro Stato, quindi capisco che probabilmente su questo non otterrò le risposte che pure continuerò a cercare.
  La terza questione mi sta ancora più a cuore ed è quella del digital divide. Il nostro è un Paese con disparità enormi e io trovo già assolutamente pericoloso – avrei utilizzato un altro termine, ma forse è troppo forte – che si utilizzino risorse aggiuntive in sostituzione delle risorse ordinarie. Le risorse aggiuntive servono a superare i gap, i ritardi. Anche in questo settore, utilizzarle per tutti sarebbe come utilizzare il banco carità anche per i ricchi. Di questo stiamo parlando.
  Sono preoccupato di come sono state indirizzate alcune risorse. Anche oggi ho sentito notizie che mi hanno impensierito. Capisco anche, per mantenere competitivo il Paese, a volte il bisogno di reperire immediatamente risorse e che si vada a quelle disponibili, ma con un sistema di compensazione, utilizzato per superare il digital divide del nostro Paese. Su questo sarà, per quanto mi riguarda, scontro.
  Aree intere del nostro Paese, in questo settore in particolare, sono troppo indietro per recuperare i ritardi che hanno accumulato. Se le risorse destinate a recuperare quei ritardi dovessero essere utilizzate per potenziare le nostre locomotive, per quanto mi riguarda non ci sarò perché, secondo il mio giudizio, in questo modo non si fa l'interesse del Paese. Solo insieme, questo Paese, anche in questo settore, può tornare a essere competitivo come merita.

  PRESIDENTE. Il Ministro, per improrogabili impegni dovrà lasciarci. Rimane con noi il Viceministro, che si occuperà della replica.Pag. 17
  Ringraziamo, dunque, il Ministro. Concordo sulla proposta della collega di incontri bimestrali, per cui ci vedremo presto.

  VINCENZA BRUNO BOSSIO. Ringrazio il Ministro e il Viceministro.
  Desidero focalizzare la mia attenzione su alcune questioni visto che altre sono state anche ben rappresentate. Sicuramente, quello dell’information technology è un settore colpito dalla crisi, ma forse potremmo anche dire che è proprio l'indebolimento di questo settore ad aver generato la crisi industriale degli ultimi 25 anni. Come Paese, 20 anni fa, eravamo all'avanguardia nel campo dell'innovazione: oggi il ritardo e la crisi industriale nasce anche da questo. Credo, quindi, che non sia un dato statistico, teorico, dire che l'attuazione dell'Agenda digitale è un elemento importante per la crescita e lo sviluppo.
  Tuttavia, qui nasce il problema. Se l'attuazione dell'Agenda digitale passa attraverso l'Agenzia digitale, non possiamo stare sereni. Ha detto nel suo intervento che lei è pragmatico e ottimista, ma a fronte di un'Agenzia che ancora non ha nemmeno emanato lo statuto, abbiamo un primo problema. Mi piacerebbe capire con maggiore puntualità i tempi.
  Quanto alla governance unitaria, esiste una cabina di regia presso il Ministero dello sviluppo economico, ma sembrerebbe che nel prossimo Consiglio dei Ministri dovrebbe essere indicato un tecnico responsabile del coordinamento presso la Presidenza del Consiglio: come si sposano queste che a oggi sono due figure, la cabina di regia e il direttore generale, con una terza, che dovrebbe essere il tecnico responsabile ?
  È stato detto e sono d'accordo che l'Agenda digitale necessita di risorse pubbliche: per cosa ? Le prime risorse pubbliche, per esempio, riguardano gli investimenti sulla banda larga, ma qui emerge un primo tema. Adesso alcuni bandi sono stati già fatti e altri si faranno – sono calabrese, penso anche alla Calabria – ma il tema del sud non è tanto dato dall'investimento pubblico, che c’è stato e anche a sufficienza, anche se con i limiti dell'investimento straordinario che è andato a sostituire quello ordinario.
  Il problema è che gli investitori che vengono a investire con un grosso co-finanziamento pubblico, come in questo caso, rischiano di non stare comunque sul mercato del post finanziamento perché, sostanzialmente, non si possono erogare i servizi rispetto alla massa critica della popolazione o dell'organizzazione territoriale.
  Esiste, allora, comunque, il problema non solo dell'investimento, ma anche della governance del post finanziamento, soprattutto in alcune realtà più arretrate. Sono convinta che l'arretratezza, almeno sul tema dell'innovazione digitale nel Mezzogiorno, non dipenda tanto dalla scarsità degli investimenti pubblici, ma soprattutto dal fatto che i grossi operatori che hanno utilizzato le risorse pubbliche non sono rimasti sul mercato perché non era abbastanza appetibile. Questo diventa un tema comunque pubblico, cioè che deve comunque porsi un'agenzia con questa valenza pubblica.
  Lo stesso discorso riguarda il wi-fi e la finalità dei soldi pubblici, che devono essere destinati soprattutto ai servizi della pubblica amministrazione. Anche su questo, siamo in molti punti ancora all'anno zero, nonostante alcune questioni si discutano forse da vent'anni, come la carta elettronica digitale con tutte le integrazioni delle anagrafi, ancora sostanzialmente non possibili.
  Credo, quindi, che il ruolo dell'Agenzia digitale sia, oltre che di investimento, anche di coordinamento e attuazione organizzativa, soprattutto all'interno della pubblica amministrazione. Ci terrei a sottolinearlo e sono d'accordo con la collega di monitorare da parte nostra questo tipo d'attuazione.
  Infine, venendo al tema dello scorporo della rete, sta avvenendo come se fosse un problema interno a un'azienda privata, la Telecom, laddove invece mi sembra anche questo un tema pubblico se è vero, com’è vero, che a oggi gli operatori telefonici Pag. 18diversi da Telecom devono comunque collegarsi alla rete oggi ancora posseduta da Telecom.
  Nel momento in cui, però, avverrà questo scorporo e sembrerebbe che questa nuova società debba essere posseduta, non so in che percentuale, in maggioranza o quant'altro, dalla Cassa depositi e prestiti, chiederei che anche su queste questioni si proceda all'interno di una logica più puntuale.

  PAOLO COPPOLA. Anch'io ringrazio il Ministro e il Viceministro. Cercherò di essere il più breve possibile.
  Vorrei intervenire per lanciare un appello. Chiederei maggiore coraggio. Se è vero, infatti, che tutti siamo d'accordo che nei prossimi anni lo sviluppo passerà per le nuove tecnologie, se siamo convinti che gli investimenti e le infrastrutture portino ad aumento del PIL e, in maniera netta, dei posti di lavoro, l'Italia non può limitarsi agli obiettivi dell'Unione europea, che sono obiettivi minimi.
  In questi settori, infatti, dobbiamo fare meglio e prima degli altri per guadagnare un vantaggio competitivo. Per quanto mi renda conto che gli investimenti per banda larga e ultralarga esistono, mi rendo altrettanto conto che non sono sufficienti se abbiamo in mente un'idea di Paese che la smetta di essere in ritardo, colmi questo ritardo e, al contrario, si ponga al vertice della classifica per la connettività.
  Possiamo già da adesso iniziare a smettere di parlare di banda larga e ultralarga. Alla fine, si fa confusione. Iniziamo col dire che per noi l'infrastruttura in fibra ottica del territorio nazionale è strategica e che quello fiber to the home è un modello che dobbiamo cercare di perseguire con tutte le risorse possibili. Se è vero che crediamo che questo porterà a un aumento del PIL, le risorse ci sono.
  Inoltre, vi si è già accennato: per aumentare la copertura chiaramente insufficiente del wi-fi pubblico, credo che il Governo dovrebbe incentivare e semplificare al massimo le azioni che i privati debbono compiere per rendere pubblica una parte della loro banda con sistemi di autenticazione più semplici, che soprattutto prendano in considerazione che nella maggior parte dei casi l'accesso è con dispositivi mobili e i sistemi di autenticazione più diffusi in Italia, quelli captive portal, non vi si sposano bene, rendendone di solito, al contrario, difficile l'utilizzo.
  Concludo con una considerazione. Anche in questa Commissione, spesso, parlando di Agenda digitale, abbiamo toccato temi direttamente di competenza né del Ministro né del Viceministro. È evidente, infatti, che tutte le azioni relative all'Agenda digitale sono a 360 gradi, per cui ritengo sia di fondamentale importanza che la regia sia unica e in capo alla Presidenza del Consiglio.

  PRESIDENTE. Do ora la parola al viceministro Catricalà per la replica.

  ANTONIO CATRICALÀ, Viceministro dello sviluppo economico. Grazie, onorevole presidente. Sono stato molto attento e ho preso molti appunti. Gli spunti, le domande e i commenti, ovviamente, sono stati tutti molto centrati, alcuni estremamente tecnici e, probabilmente, su alcuni di questi, dovrò tornare a riferire per una questione di serietà e per non fornire numeri a caso o scadenze che non riuscirei a rispettare.
  È vero tutto quanto è stato detto sull'Agenda digitale nei termini di ciò che deve essere. L'Agenda digitale deve essere in cima, come ha detto l'onorevole Bonaccorsi, al programma di questo Governo. Dobbiamo trovare le giuste risorse, attuare i programmi già esistenti, non solo per i 2 megabit, ma anche per i 30, programma già approvato dall'Unione europea. Siamo indietro, salvo che per i 2 megabit, per i quali molto lavoro è già stato fatto.
  Sul tema, è essenziale capire che altro è l'ingegneria di governance, altro fare tutti quello che dobbiamo. Non mi appassiono moltissimo al tema di chi debba detenere il bastone del comando di questa vicenda. Certo, è un fatto importante, il Governo deciderà. Intanto, ognuno di noi deve fare delle cose. Dobbiamo rimboccarci le maniche e farle.Pag. 19
  Ho fatto il conto degli adempimenti che sono di mia stretta competenza in ragione della delega che mi è stata conferita e ho deciso di occuparmene subito. Questa sera stessa incontrerò l'amministratore delegato di Poste italiane non nella sua qualità di amministratore delegato, ma in quanto delegato di Confindustria per l'Agenda digitale. Verificheremo quali sono le azioni da intraprendere immediatamente, quali gli adempimenti che le aziende devono porre in essere. Sarà una riunione molto serrata, dalla quale spero di poter trarre spunti per la nostra futura azione, ma intanto dobbiamo procedere con le nostre azioni, ciascuno a casa propria, per poi riferire a un referente più in alto, sia un tecnico sia un politico.
  Qualsiasi modello di governance va bene, purché le cose si facciano e ciascuno abbia il senso di responsabilità di avere in mano non un giocattolo, ma una leva importante per la crescita e per l'occupazione. Per questo, sono d'accordo su tutto quanto evidenziato dall'onorevole Liuzzi sui ritardi, dall'onorevole Caparini, dall'onorevole Biasotti sull'Agenda digitale, dagli onorevoli Quaranta, Bruno, Bruno Bossio e Coppola. Siamo in ritardo, dobbiamo fare e subito. A mio avviso, il problema non sta nel non riuscire ad avere una governance convincente, ma sapere che ciascuno ha dei compiti, o perlomeno compiti prevalenti, e che bisogna fare ciò che va fatto.
  Ho portato l'esempio, uno dei tanti, del regolamento scavi, per segnalare una difficoltà a un problema di sicurezza, che probabilmente c’è, probabilmente non c’è per realizzare queste minitrincee, che potrebbero creare un avvallamento nel terreno. Certamente, ci sarebbero meno morti per incidenti sul lavoro, se si realizzassero le vere trincee. Quelli a causa degli scavi, infatti, sono secondi solo a quelli che avvengono sui ponteggi non sempre montati a regola d'arte.
  Lo spettro, le risorse frequenziali, il catasto delle frequenze sono altri argomenti di primaria importanza. Siamo in infrazione europea per questo. È un tema che dobbiamo affrontare con grande serietà e sul quale, però, siamo avvantaggiati dalla tecnologia. Per fortuna, oggi la situazione non è la stessa che ha condotto l'Unione europea ad aprire la procedura. Abbiamo gli strumenti per risolvere il problema di un maggiore pluralismo. Oggi forse il problema è quello della scarsezza dei fornitori di contenuti, degli scarsi numeri, ma le frequenze devono essere amministrate comunque con grandissima attenzione ed è giusto che ci sia una preferenza per risolvere i problemi di qualità e interferenziali.
  Non so rispondere, adesso, alla risoluzione dell'onorevole Caparini, che è complessa, che ha la sua storia. So che vi sarà dedicata una seduta apposita e mi riservo, in quella sede, di illustrare l'orientamento del Governo su un'operazione che ha il suo grande valore, ma anche delle controindicazioni. Credo, quindi, che sulla questione dovremo seguire l'impegno recato dalla risoluzione che verrà approvata del Parlamento. Certamente, il Governo dovrà esprimere una sua posizione.
  Sullo statuto dell'Agenda digitale, l'onorevole Liuzzi, ma anche altri intervenuti, hanno chiesto delle 150 persone, della qualità dello statuto. Anche in questo caso sarei molto pragmatico. Mi risulta che le 150 persone provengano dalla somma degli enti che sono stati riuniti. Purtroppo, questa è una prassi ricorrente in Italia. D'altra parte, sono posti di lavoro per lo più pubblici, che non potevano essere soppressi, ma è giusto valorizzare queste risorse al meglio, vigilare perché le cose si facciano e si facciano bene.
  Tra queste, vi è certamente ciò a cui si riferiva l'onorevole Biasotti, cioè l'alfabetizzazione digitale. È una questione seria, non solo per i privati, ma anche per aziende, per le quali sarà necessario anche immaginare una formazione continua, una possibilità, sempre a spese pubbliche, di fornire continui input per migliorare questo tipo di offerta. Ormai, quella dell’e-commerce è un'offerta alla quale difficilmente potranno sottrarsi le nostre aziende anche piccole e medie. Diversamente, sarebbero Pag. 20superate nel mercato unico dalle aziende meglio attrezzate dei nostri partner e concorrenti europei.
  Vorrei fornire qualche notizia sui fondi che mettiamo a concorso per le emittenti locali: 85 milioni di euro per il 2012, onorevole Caparini, e 95 per il 2013. Questo significa che per il 2012 siamo in ritardo di un bando. Ci terrei a specificare che, anche per emanare il bando 2013, dovremo ricorrere alle vecchie regole, per cui il regolamento varrà solamente per il 2014.
  Ho provato a forzare per riuscire a fare da subito il nuovo bando. Ho capito che non è possibile, che dovremmo aspettare troppo tempo, che ci sarebbe sofferenza finanziaria soprattutto per le nostre più piccole emittenti locali. Allora, ho pensato che fosse meglio fare quello che si può in questa la situazione, ossia il bando con la precedente disciplina.
  Quanto al contratto di servizio con la Rai, abbiamo trovato un buon lavoro fatto dal precedente Governo, ma ovviamente tutto è perfettibile. Mi sono preso un po’ di tempo per perfezionare questo contratto. Ho notato che c’è un elenco di oneri che costituiscono il contenuto dell'obbligazione di servizio pubblico. Tutte queste prestazioni sono elencate in maniera molto generica e questo comporta una difficoltà enorme, direi quasi insormontabile, per l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Autorità che deve controllare il rispetto del contratto di servizio, per controllare se questo rispetto vi sia stato o non sia presente qualche inadempimento. Esiste anche un problema di precisa separazione contabile di ciò che è pagato con il canone e di ciò che è pagato con la pubblicità.
  Il nostro intendimento al ministero è di semplificare al massimo questo contratto, renderlo molto più snello, creare un preambolo come quelli delle direttive comunitarie, definire un concetto di servizio pubblico ed elencare alcune chiare prestazioni a cui il gestore del servizio pubblico non può sottrarsi. Questo dovrebbe facilitare l'azione del controllore, la visibilità dell'esistenza di un servizio pubblico e del suo adempimento da parte dei cittadini.
  Per essere sicuro di non sbagliare, vorremmo sottoporre la bozza di contratto a una verifica. Dovremo stabilire, però, chi in concreto dovrà dire la sua. Probabilmente, saranno le associazioni dei consumatori più rappresentative. Qualcuno mi suggerisce di aggiungere le parti sociali. Sarà, comunque, necessaria una consultazione perché la vicenda non può chiudersi nelle stanze del ministero e della Rai.
  Ritengo che, all'interno di questo contratto, si possa anche inserire la proposizione di una consultazione più ampia in vista della scadenza del maggio 2016, come è successo nel Regno Unito, una consultazione che occupi un congruo periodo di tempo, un anno e mezzo o due, per effettuare una serie di incontri, e avere visioni, prese di posizione, dibattiti su cosa dovrà essere il servizio pubblico da mettere finalmente a gara, secondo quali criteri e princìpi, contenuti e forme di assegnazione. Il servizio, come giustamente ricordava qualcuno di voi, nel 2016 sarà libero e da assegnare, ovviamente con criteri trasparenti.
  Questa consultazione, che faremo in forma ridotta, sul contratto di servizio potrebbe essere un banco di prova per verificare come funziona la consultazione piccola e passare poi alla grande consultazione, in cui tutta la società italiana dovrà essere, in qualche modo, interessata.
  È certo che la tutela del copyright spetta al Parlamento. Ci mancherebbe. È un tema tipicamente parlamentare. Vi ho parlato di una formula allo studio che mutuiamo da una segnalazione recente dell'Antitrust, che riprende, tra l'altro, un'altra vecchia segnalazione di quando ero presidente di quella Autorità, sulla necessità di regolamentare la questione con legge.
  Bene, questa norma dovrebbe comportare semplicemente un obbligo di contratto tra chi gestisce il motore di ricerca e chi produce la notizia, non la notizia in sé, di dominio pubblico, ma la confezione Pag. 21della notizia, e cioè l'articolo che si legge direttamente sul web senza dover navigare nel sito del giornale.
  È chiaro che, infatti, quando l'articolo è sul sito del giornale, lo si legge sul web, ma lì legge la pubblicità del giornale. Viceversa, quando si vede direttamente l'articolo sulla pagina del motore di ricerca, non si riesce a leggere la pubblicità di quel giornale, ma direttamente quella che finanzia il motore di ricerca. È quello che vorremmo evitare per offrire una forma di garanzia agli editori, ma soprattutto la remunerazione giusta per un diritto d'autore che non può ancora essere ignorato nel nostro sistema.
  Completamente diverso è il tema della pirateria informatica, che non sarà affrontato dal Governo perché è un tema che vede come attore principale l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Quello che il Governo si auspica, per essere accanto all'Autorità e sostenerla della sua azione, è una regolamentazione che tuteli la libertà di espressione insieme al copyright, che sia proporzionata, non esagerata rispetto ai fini che si vogliono perseguire, che rispetti l'utenza, e che quindi sia chirurgica e selettiva, tenendo presente non le piccole, ma solo le grandi violazioni, che ingenerano effettivamente impoverimento del sistema economico generale.
  Vari problemi sono stati segnalati sulle interferenze LTE e sull'LCN. Sono questioni molto complesse, onorevole Caparini. Mi riservo di parlarne quando se ne ripresenterà l'occasione. Certo, mi rendo conto che anche i tempi del regolamento non possono essere infiniti.
  Sull'LCN, vorrei dire che molta parte di questa decisione spetta, naturalmente, all'Agcom, e quindi non vorrei interferire con un'Autorità che abbiamo creato completamente indipendente dal Governo.
  Lo scorporo dalla rete è uno di quei passaggi ritenuto essenziale in tutti i settori economici per lo sviluppo della liberalizzazione, della concorrenza, ma anche per lo sviluppo dell'intero sistema economico. Si è fatto per il gas, non si è fatto ancora per la rete ferroviaria. Non è detto che sia il migliore dei sistemi possibile, ma certamente darà dei frutti se si riuscirà a portarlo in porto con certe caratteristiche.
  Le caratteristiche principali che il Governo deve augurarsi e perseguire sono la presenza dell'effettiva neutralità della rete e l'uguaglianza dell'accesso di tutti, ossia pari opportunità per tutti per poter accedere, erogare servizi e crescere. Lì si svilupperà la competizione e la concorrenza.
  Perché possa realizzarsi effettivamente questo sistema, occorre un quadro regolatorio certo di misure non rimesse alla discrezionalità, sempre apprezzabile, di un'Autorità, ma un quadro regolatorio che definisca i rischi giuridici dell'investimento che si va a fare sulla rete. Probabilmente, sono le regole del mercato che dovranno definire di chi sia la maggioranza, di chi il controllo, come dovrà definire la natura stessa, le funzioni, lo statuto della Cassa depositi e prestiti. Noi siamo rispettosi sia del mercato sia dei fini della Cassa, sia delle decisioni aziendali che saranno liberamente prese. Ovviamente, teniamo presente che la rete è un bene nazionale di valore strategico. Credo che tutti condividiamo il valore della rete, anche di quella postale.
  Non ho ancora potuto esaminare il contratto di programma con Poste italiane nel dettaglio per verificare a che punto siamo effettivamente. So che è ben seguìto, ma vorrei comunque darci uno sguardo. Sono al corrente di molti malumori per la chiusura di un centro postale o perché bisogna andare molto lontano da casa per ritirare una raccomandata che non si è riusciti a prendere o che il portinaio non ha ritirato. Sono vicende che infastidiscono moltissimo. Su questo, cercherò di spingere l'azienda perché eviti questi disagi ai cittadini.
  Il servizio postale è in decrescita come numeri, non solo perché il settore è in crisi come molti settori, ma perché la tecnologia ormai consente mezzi più veloci della lettera o dell'arrivo postale dell'abbonamento del giornale o della rivista. Questo, però, non significa che sia un Pag. 22settore in declino. Deve essere valorizzato e questo contratto di programma dovrà servire a questo.
  Mi riprometto di tornare a parlare del wi-fi perché so che esistono luci e ombre su questo argomento e non vorrei dire niente di approssimativo o di avventato.
  Quanto alla pubblica amministrazione, è vero che deve dare l'esempio. Nel mio piccolo, l'ho fatto. Da sottosegretario alla Presidenza del Consiglio in un altro Governo, ho informatizzato il Consiglio dei Ministri, per cui oggi i Ministri non hanno bisogno di portarsi provvedimenti, hanno tutto su un piccolo computer.
  Ho informatizzato anche il pre-Consiglio, per cui anche capi di gabinetto possono evitare mille fotocopie e trovare i provvedimenti sul tavolo quando vanno in Sala verde. È una piccola iniziativa, ma ogni ministro potrà fare lo stesso prendendo spunto nei propri ministeri. Bisognerà, in seguito, farlo per regioni e comuni, ma nel frattempo esiste un esempio positivo.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Zanonato e il viceministro Catricalà e dichiaro chiusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.25.

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