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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Martedì 25 giugno 2013

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fico Roberto , Presidente ... 2 

Comunicazioni sul programma dei lavori:
Fico Roberto , Presidente ... 2 

Audizione del presidente della RAI, dottoressa Anna Maria Tarantola e del direttore generale della RAI, dottor Luigi Gubitosi:
Fico Roberto , Presidente ... 2 
Tarantola Anna Maria , presidente della RAI ... 2 
Gubitosi Luigi , direttore generale della RAI ... 9 
Fico Roberto , Presidente ... 15 
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 15 
Brunetta Renato (PdL)  ... 17 
Airola Alberto  ... 19 
Pisicchio Pino (Misto-CD)  ... 19 
Marazziti Mario (SCPI)  ... 20 
Migliore Gennaro (SEL)  ... 21 
Bitonci Massimo  ... 23 
Fico Roberto , Presidente ... 23 
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 23 
Lainati Giorgio (PdL)  ... 23 
Fico Roberto , Presidente ... 24 
Gubitosi Luigi , direttore generale della RAI ... 24 
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 25 
Gubitosi Luigi , direttore generale della RAI ... 25 
Tarantola Anna Maria , presidente della RAI ... 26 
Gubitosi Luigi , direttore generale della RAI ... 26 
Brunetta Renato (PdL)  ... 27 
Gubitosi Luigi , direttore generale della RAI ... 27 
Brunetta Renato (PdL)  ... 27 
Gubitosi Luigi , direttore generale della RAI ... 27 
Brunetta Renato (PdL)  ... 29 
Gubitosi Luigi , direttore generale della RAI ... 29 
Brunetta Renato (PdL)  ... 29 
Gubitosi Luigi , direttore generale della RAI ... 29 
Fico Roberto , Presidente ... 29 
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 29 
Brunetta Renato (PdL)  ... 29 
Fico Roberto , Presidente ... 29 
Gubitosi Luigi , direttore generale della RAI ... 29 
Fico Roberto , Presidente ... 30 
Pisicchio Pino (Misto-CD)  ... 30 
Fico Roberto , Presidente ... 30 
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 30 
Migliore Gennaro (SEL)  ... 30 
Fico Roberto , Presidente ... 30 
Margiotta Salvatore  ... 30 
Marazziti Mario (SCPI)  ... 30 
Airola Alberto  ... 30 
Fico Roberto , Presidente ... 30 
Brunetta Renato (PdL)  ... 31 
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 31 
Migliore Gennaro (SEL)  ... 31 
Bitonci Massimo  ... 31 
Margiotta Salvatore  ... 31 
Fico Roberto , Presidente ... 31

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero: Misto-MAIE;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

  La seduta comincia alle 20.55.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso.
  Sarà, inoltre, attivata la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e, qualora sia terminata la seduta dell'Assemblea, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.
  Comunico, altresì, che dell'audizione odierna sarà redatto e pubblicato il resoconto stenografico.

  (Così rimane stabilito).

Comunicazioni sul programma dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che nella riunione dell'Ufficio di Presidenza dello scorso 18 giugno si è unanimemente convenuto di svolgere, in questa prima fase, una panoramica generale sulla società concessionaria del servizio pubblico, procedendo dapprima all'audizione congiunta del presidente e del direttore generale della RAI, da svolgersi in una o più sedute.
  Inoltre, un'apposita seduta sarà dedicata all'illustrazione da parte del direttore generale del nuovo Piano industriale della RAI.
  Successivamente, la Commissione sentirà anche gli altri componenti del Consiglio di amministrazione e i direttori di rete e di testata.

Audizione del presidente della RAI, dott.ssa Anna Maria Tarantola, e del direttore generale della RAI, dottor Luigi Gubitosi.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione della dottoressa Anna Maria Tarantola, presidente della RAI, e del dottor Luigi Gubitosi, direttore generale della RAI.
  Per quanto riguarda l'organizzazione dei nostri lavori, propongo di concludere la seduta odierna entro le ore 23.00. L'audizione avrà inizio con lo svolgimento di due distinte relazioni da parte del presidente e del direttore generale, per una durata complessiva di circa 30 minuti. Al termine, se i colleghi concordano, si passerà alle domande dei commissari, a ciascuna delle quali potrebbe seguire la risposta, a seconda dei casi, del presidente o del direttore generale. Inoltre, al fine di garantire un ordinato svolgimento dei nostri lavori e consentire a chiunque sia interessato di rivolgere domande agli auditi, inviterei i colleghi a svolgere i propri interventi per circa cinque minuti, pregandoli di porre la loro domanda nel modo più asciutto possibile.
  Do la parola alla dottoressa Tarantola e al dottor Gubitosi, che ringrazio per la loro presenza.

  ANNA MARIA TARANTOLA, presidente della RAI. Sono lieta di essere qui oggi e Pag. 3di avere quest'opportunità di incontro con tutta la Commissione per potervi informare del cammino compiuto in questo primo anno, da quando si è insediato il nuovo consiglio di amministrazione della RAI. Vi confesso che è stato un anno intenso e denso di attività.
  Nella mia prima audizione, nell'ottobre dello scorso anno, ho espresso l'intendimento, che era stato condiviso da tutti i membri del consiglio di amministrazione, di marcare più nettamente l'operato della RAI come concessionaria del servizio pubblico. A questo fine auspicai che l'azienda potesse essere competitiva e orientata a un'offerta di qualità nell'informazione e nell'intrattenimento, con l'obiettivo sfidante di poter elevare il livello culturale del Paese. Del resto, tutti sostengono che la RAI è la prima azienda culturale del Paese, ragion per cui bisogna che svolga questo ruolo al meglio.
  Nella citata sede espressi anche la volontà di improntare i rapporti della RAI con la Commissione alla massima collaborazione. Ebbene, questa sera intendo rinnovare questi impegni e questa volontà a nome di tutto il consiglio.
  Oggi, a livello sia italiano sia europeo, è in corso un ampio e variegato dibattito proprio sulla necessità o meno dei servizi pubblici – il dibattito è stato avviato in tutti i paesi, non soltanto in Italia – e, in caso di risposta affermativa, sul tipo di servizio pubblico che occorre oggi, nella realtà di un mondo estremamente più complesso e dinamico rispetto al passato.
  Mi permetto di dirvi, con estrema semplicità, che personalmente, alla luce di questi primi undici mesi di esperienza, mi sono convinta sempre più che un servizio pubblico sia ancora utile e necessario per contribuire, insieme alla scuola e alla famiglia, a far crescere il capitale umano e sociale di un Paese, per garantire la concorrenza e un'informazione veramente indipendente e pluralista, in un'industria, qual è quella audiovisiva, caratterizzata dalla presenza di ingenti economie di scala e di scopo, nonché da potenziali conflitti d'interesse. Ovunque nel mondo osserviamo un processo di concentrazione, con una correlata diminuzione del numero degli operatori audiovisivi, processo che si riverbera sulla qualità e sulla originalità dei prodotti. Credo che la RAI, in quanto servizio pubblico, debba competere sul mercato, senza però appiattirsi su un modello di offerta che nasce per finalità completamente diverse, costruito e pensato per rivolgersi ai consumatori e non ai cittadini. In questo complesso e sfidante solco si pone, quindi, l'opera di questa consiliatura. Richiamo sinteticamente gli obiettivi che ci siamo posti.
  Il primo obbiettivo consiste nel ricercare un prodotto sempre più coerente con l'essere Servizio Pubblico. Ciò significa due cose: una programmazione più nettamente individuata come programmazione di servizio pubblico, con riferimento ai singoli prodotti, e i modi con cui gli stessi si comunicano e si rappresentano.
  Il secondo obiettivo è perseguire la solidità economica e finanziaria dell'azienda. Essa deve stare in piedi con le sue gambe, altrimenti non ha futuro.
  Inoltre, occorre possedere tecnologie avanzate, anche nell'ottica dell'implementazione dell'Agenda digitale, e contribuire al processo di alfabetizzazione digitale del pubblico.
  Che cosa abbiamo fatto ? Per rispondere distinguerei il mio discorso in più parti, una a livello di agenda, una a livello di linee editoriali e una a livello internazionale.
  Anzitutto occorreva mettere le cose in ordine, cosa che era e resta una priorità. In tal senso abbiamo fatto alcuni passi. Abbiamo messo sotto stretto controllo i costi, interni ed esterni. Per esempio, in sede di rinnovo dei contratti, abbiamo sensibilmente ridotto, compatibilmente con il mercato – l'azienda infatti opera sul mercato – i compensi degli artisti, degli autori e dei collaboratori.
  Abbiamo inoltre avviato una diversa politica di acquisto dei diritti sportivi e abbiamo fatto maggiormente ricorso a produzioni interne.
  Il primo trimestre si è chiuso con un risultato operativo positivo, a dispetto di quanto riferiscono i giornali, di 7,4 milioni Pag. 4di euro, nonostante la contrazione del mercato pubblicitario e la perdita netta pari a 6,4 milioni di euro, la metà di quella che si era registrata nell'analogo periodo dell'anno precedente.
  Le prime evidenze del secondo trimestre, di cui parlerà più dettagliatamente il direttore generale, confermano che la RAI presenta un miglioramento, nonostante le perduranti difficoltà del mercato radiotelevisivo.
  È stato definito un piano industriale 2013-2015 che prevede importanti risparmi, ma anche importanti investimenti. Non si tratta di un piano che taglia soltanto, ma di un piano che punta anche al conseguimento di un modesto utile già nel 2014. Ridurremo le spese in modo selettivo e abbiamo già cominciato a farlo. Per darvi attuazione operativa – lo sapete, perché ne hanno parlato tutti i giornali – sono stati individuati 12 cantieri di lavoro, che riguardano altrettanti aspetti su cui è cruciale intervenire per dare concretezza e slancio al processo di ottimizzazione dell'uso delle risorse e per migliorare qualitativamente il prodotto.
  Non entro nei dettagli dei cantieri: vi dico solo che indicheranno le azioni concrete che bisogna attivare e anticipo che per la loro piena realizzazione si renderà necessaria anche una nuova organizzazione interna, che vogliamo efficiente ed efficace, per avere una RAI capace di competere anche a livello internazionale e di governare, monitorare e mitigare i suoi rischi. I cantieri sono già al lavoro e alcuni sono in fase di avanzata revisione. Nell'ottica citata, il consiglio di amministrazione ha di recente approvato il nuovo modello di organizzazione, gestione e controllo (secondo il decreto legislativo 231 del 2001), nel cui ambito è ricompresa anche una nuova e più efficace configurazione del codice etico dell'azienda. Si tratta di una questione importante, che non è stata colta sufficientemente. Il modello è invece uno degli aspetti importanti nella gestione di un'azienda. Avere un modello ben strutturato e organizzato serve proprio per meglio presidiare i rischi.
  Abbiamo raggiunto l'intesa per la chiusura di un contratto di lavoro che si trascinava dal 2009 – è praticamente già scaduto perché riferito al periodo 2009-2012 – che contiene rilevanti innovazioni nell'ambito normativo, con l'introduzione di profili professionali maggiormente rispondenti ai requisiti dell'innovazione tecnologica.
  La RAI ha bisogno di acquisire giovani e di rinnovarsi. Ora l'età media si avvicina ai cinquant'anni. Abbiamo avviato un piano esodi per ridurre i costi di struttura, ma anche per agevolare il ricambio generazionale.
  Nel luglio 2012 si è concluso lo switch-off dall'analogico al digitale televisivo terrestre. Abbiamo ripreso a investire in tecnologia: puntiamo alla digitalizzazione di tutti gli studi televisivi e dell'intera filiera informativa, compresa la RAI. Sapete che abbiamo già digitalizzato il TG2, dall'inizio dell'anno. Si tratta di una rivoluzione tecnologica che porta con sé una profonda rivoluzione culturale, perché incide sull'organizzazione del lavoro, sul modo di rivolgersi al pubblico e anche sulle stesse modalità con le quali gli spettatori esprimono le loro opinioni. Lavoriamo perché la cultura aziendale evolva in coerenza con questi mutamenti.
  Abbiamo accorpato RaiNews e Televideo e stiamo rilanciando l'offerta RAI sul web. Credo che anche sul fronte tecnologico stiamo facendo molti passi avanti.
  La tracciabilità dei processi, i controlli nelle fasi decisionali, la semplificazione, la formazione, la rilevazione delle competenze e la valutazione delle prestazioni sono tutte azioni che consentiranno di meglio individuare le professionalità presenti e sono obiettivi verso cui l'azienda sta tendendo, con risultati già ora tangibili e riscontrabili.
  Grazie alla proficua e costante collaborazione con il consiglio di amministrazione, seppure nel comprensibile rapporto dialettico, è migliorata la funzionalità della governance. Le deleghe al presidente consentono, nel rispetto della legge e in linea Pag. 5con le previsioni statutarie, una maggiore fluidità delle procedure e nelle decisioni aziendali.
  Il vertice RAI è molto attento e sensibile anche al tema della trasparenza. Noi non abbiamo nulla da nascondere. La RAI è sottoposta a numerosi e incisivi controlli istituzionali da parte di questa Commissione parlamentare, del Ministero dell'economia e delle finanze, del Ministero dello sviluppo economico, dell'AGCOM, dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, della Corte dei conti e della società di revisione. Lo rilevo per dire che curiamo l’accountability. Sul sito ufficiale della RAI sono già disponibili documenti riferiti al bilancio, alla contabilità separata, alla corporate reputation, al monitoraggio sulla qualità dei programmi, ai risultati semestrali e, da questa consiliatura, anche a quelli trimestrali. Possiamo e dobbiamo migliorare comunicando meglio ciò che siamo, che cosa facciamo e che cosa vogliamo fare in futuro. Questa sarà la linea su cui intendiamo continuare a operare, cercando ogni giorno di favorire il massimo miglioramento per aumentare sempre di più il livello della trasparenza verso i cittadini, allo stesso tempo essendo molto attenti e operando con cautela su alcuni aspetti che rischiano di rendere critica una sana competizione di mercato.
  Il tema della trasparenza è molto sentito da tutti i servizi pubblici in Europa e sarà uno degli argomenti che saranno trattati all'Assemblea dell'EBU, che si svolgerà a partire da domani a Malta, alla quale parteciperò in rappresentanza della RAI. L'EBU sta svolgendo un censimento sulle modalità e sui livelli dell'informazione che viene divulgata dalle diverse televisioni pubbliche associate. La rilevazione è volta a individuare best practice che costituiranno un utile riferimento anche per la RAI.
  Da un punto di vista generale, anticipo che in ambito EBU è emersa la necessità che la trasparenza non metta in discussione l'indipendenza dei servizi pubblici e la loro competitività.
  Per quanto concerne l'aspetto delle linee editoriali, incrementare il carattere di servizio pubblico della programmazione è un'altra delle priorità che ci eravamo posti, puntando sulla distinguibilità e sulla cifra peculiare e recuperando la capacità progettuale in materia da parte della RAI.
  Il consiglio di amministrazione è molto coinvolto nel processo di definizione delle linee editoriali. Il 20 del corrente mese, nel prendere atto del palinsesto autunnale, esso ha fornito numerose raccomandazioni al direttore generale, nell'ottica di rafforzare la funzione di servizio pubblico. Il servizio pubblico, per continuare a essere utile in un contesto fortemente dinamico, deve essere, infatti, capace di rinnovarsi e di adattarsi, anzi di prevenire i mutamenti di preferenze ed esigenze dei cittadini e di contesto. È quello che stiamo cercando di fare. Mi preme sottolineare che si tratta di un processo che coinvolge l'intera filiera produttiva della RAI e che deve tener conto da un lato dei mutamenti in corso – la rivoluzione tecnologica, la crescente concorrenza, le nuove e diverse esigenze dei cittadini, come dicevo prima – e dall'altro del ridimensionamento delle risorse finanziarie disponibili. È un processo che richiede molta lucidità di visione e anche tempo.
  Nel presentare il palinsesto autunnale, i direttori delle diverse reti hanno formulato le rispettive proposte di linee editoriali, che non vi sto a ripetere. Se ci saranno domande, potremo entrare nel merito. Il consiglio di amministrazione ha ritenuto di accogliere le linee editoriali delle singole reti, pur con le raccomandazioni cui ho fatto prima cenno.
  Per il nostro carattere di servizio pubblico, fondato sull'inclusione, è nostro compito trovare linguaggi e modalità di comunicazione per raggiungere tutti i cittadini. Questo è anche il motivo per cui abbiamo alcuni canali tematici, che, peraltro, hanno anche quasi tutte le altre reti pubbliche in Europa, magari non nel numero in cui li abbiamo noi, ma li hanno tutte. Sono canali tematici volti proprio a dare voce e a soddisfare esigenze di categorie particolari di cittadini utenti che non verrebbero soddisfatte attraverso i canali generalisti. Per venire incontro alle Pag. 6esigenze di tutti non possiamo prescindere dalle nuove generazioni. Siamo pertanto particolarmente impegnati nell'elaborare una nuova offerta per i giovani attraverso il web, i social network, i blog e i social media. Questo è un compito a cui è orientata in particolare la programmazione di RAI2. Ne è un esempio The Voice of Italy, un programma che ha avuto un buon successo soprattutto perché ha consentito ai giovani, in particolare quelli dai 14 ai 30 anni, di interloquire direttamente con il conduttore che era in studio, di formulare le loro indicazioni e di esprimere il loro apprezzamento oppure le loro critiche. È una strada che intendiamo continuare a percorrere.
  Nonostante le difficoltà, stiamo operando in direzione di una maggiore qualità a tutti i livelli. Per esempio, i programmi televisivi di intrattenimento sono impegnati a prestare maggiore attenzione alle modalità con cui viene rappresentata la figura femminile. Non sono stati rinnovati i programmi meno rispondenti allo spirito del servizio pubblico. Di contro, abbiamo potenziato la programmazione dedicata all'economia e alla crisi, temi che stanno riscuotendo particolare interesse, su cui tutti ci sentiamo più coinvolti.
  L'intrattenimento è l'area in cui fare servizio pubblico è più delicato. Con trasmissioni come La più bella del mondo: la Costituzione spiegata da Benigni, la serata evento in omaggio a Lucio Dalla, lo stesso Festival di Sanremo e, di nuovo, The Voice of Italy, abbiamo cercato di fare un buon intrattenimento: una ricerca che continueremo a svolgere.
  Stiamo anche operando per improntare tutta l'offerta informativa a un sempre maggiore livello di equilibrio, correttezza, verificabilità e pluralismo, non solo in senso politico, ma anche di genere, di culture, di territorio, di voce.
  Alla fiction è stato impresso un orientamento più attento alla contemporaneità, con storie più realistiche, per contribuire alla costruzione di un sistema di valori condivisi e di un'immagine positiva dell'Italia. Per questo motivo il progetto editoriale della fiction di quest'anno porta il nome Nessuno escluso. In particolare, si è scelto di accrescere la percentuale dei titoli dedicati al racconto contemporaneo, di adeguare i contenuti e la composizione dei generi a una rappresentazione più aderente al vissuto del nostro Paese, di prestare particolare attenzione al punto di vista femminile e di dare spazio ai punti di vista dell'infanzia e dell'adolescenza. Collaborando con la competente Autorità garante, si è scelto di raccontare le storie di eroi civili, che con il loro esempio sono in grado di fornire un modello positivo, per le giovani generazioni e per tutti. Cito Ambrosoli, Olivetti, don Peppe Diana, ma anche una fiction sul nostro maestro Manzi.
  Mi piace sottolineare che abbiamo continuato a investire nella produzione di cartoni animati, un prodotto particolarmente curato sotto il profilo artistico, della scrittura e dei contenuti, per aiutare anche i più piccoli ad apprezzare la qualità e ad assorbire importanti princìpi che riguardano la convivenza e la socializzazione.
  La RAI, con la sua attività produttiva in questo settore, ha contribuito negli ultimi quindici anni in modo determinante alla rinascita di quest'industria, che, nonostante la sua grande tradizione, era praticamente morta. Ora, invece, la nostra competenza è ovunque riconosciuta a livello europeo e internazionale. I nostri cartoni sono veramente belli. Andando in giro per il mondo, si vede la differenza.
  La RAI ha inoltre accentuato la sua partecipazione attiva e il suo impegno a favore dei grandi temi istituzionali e sociali del Paese, come la cultura della legalità – abbiamo dedicato un'intera giornata al viaggio della «nave della legalità», cui siamo stati presenti con tutti i nostri canali – e la violenza contro le donne, cui è stata dedicata un'altra giornata intera e su cui si è poi sviluppata tutta la settimana. Questo per citare alcuni esempi.
  Dal punto di vista internazionale, come dicevo, di fronte ai cambiamenti radicali di contesto, l'evoluzione della RAI deve includere una nuova e maggiore attenzione alla dimensione internazionale e alla necessità di allargare i confini e di guardare Pag. 7oltre l'orizzonte nazionale. Anche questo rientra nei compiti propri di un servizio pubblico moderno. Dobbiamo vivere la nostra contemporaneità, fornire adeguate chiavi di lettura di una realtà complessa, agevolare la comprensione di fenomeni che sembrano a prima vista lontani, ma che condizionano la nostra vita di tutti i giorni. Non possiamo, quindi, prescindere da una RAI in chiave europea, euro-mediterranea, capace di misurarsi nel nuovo scenario globale. Abbiamo pertanto avviato un progetto di revisione delle sedi estere RAI che prevede anche l'attivazione di una sinergia con i presìdi ICE, in collaborazione con il Ministero degli affari esteri. Apriremo, o riapriremo, nuove sedi nelle aree strategiche per il sistema Paese e lo vogliamo fare collaborando con l'ICE, in modo da riuscirci al minor costo possibile. Abbiamo riorganizzato tutta la programmazione internazionale, concentrandola in RAI World. Abbiamo impresso nuovo slancio alle collaborazioni bilaterali e allacciato nuove alleanze. Come sapete, vendiamo Montalbano alla BBC. Lo distribuiamo in ben 57 paesi del mondo e la BBC lo trasmette in italiano, con sottotitoli in inglese, con grande successo. Quest'anno abbiamo venduto alla BBC anche la serie Il commissario De Luca, ma vogliamo fare di più.
  Il Mediterraneo è un'area particolare e la RAI, in collaborazione con gli altri servizi pubblici radiotelevisivi, può aiutare i paesi del Mediterraneo nel loro processo evolutivo. Siamo presenti nella COPEAM e nel CMCA con buoni risultati e abbiamo già in essere una positiva collaborazione con France Télévisions e con Radio France. Si è appena conclusa la prima stagione di Meditteradio, con buoni esiti, proprio grazie alla collaborazione con Radio France.
  Siamo consapevoli che a quest'apertura verso l'esterno deve corrispondere una maggiore capacità di vedere raccontare la nostra società multietnica e multiculturale e a questo stiamo lavorando.
  Per quanto riguarda ciò pensano di noi i cittadini, l'impegno profuso nella ricerca di una maggiore qualità si è riflesso nel livello di audience televisivo, che rimane complessivamente al 40 per cento, nonostante la competitività sia cresciuta. Questa quota pone la RAI ai primissimi posti in Europa, anche sopra la BBC, che non supera mai il 33 per cento. Non ci accontentiamo però di sapere quale sia lo share, l’audience, ma vogliamo anche sapere che cosa pensano i cittadini di noi. Abbiamo, quindi, attivato una ricerca sulla qualità percepita dai cittadini italiani e sulla loro valutazione sulla nostra corporate reputation. Peraltro questi dati, per obbligo da contratto di servizio, non appena definiti, saranno pubblicati al più presto sul nostro sito. Vi fornisco alcune anticipazioni, non ancora ufficializzate. Cito solo alcuni numeri, perché il lavoro è piuttosto corposo, ma mi fa piacere condividerli con voi. L'85 per cento del campione intervistato, che supera 7.000 famiglie, ritiene che la RAI offra contenuti di qualità. Il 91 per cento ritiene che la RAI copra gli avvenimenti più importanti. L'82 per cento ritiene la RAI autorevole. L'89 per cento la ritiene in grado di parlare a tutti. Infine, l'86 per cento considera la RAI un'azienda di prestigio e il 77 per cento dichiara di avere fiducia nella RAI. Anche la radio ottiene buoni risultati.
  Come vedete, sono dati che oserei definire lusinghieri e che ci indicano che, nonostante i passi ancora da fare – siamo perfettamente consapevoli che ne dobbiamo fare ancora tanti e che non siamo ancora arrivati – siamo apprezzati dal nostro pubblico e che quanto stiamo facendo va nella giusta direzione.
  Faccio solo alcuni cenni sul futuro: non dirò molto al riguardo, perché oggi il futuro è veramente difficile da poter individuare per tutti. I movimenti sono troppo rapidi e intensi, tuttavia intendo condividere con voi alcune riflessioni. Certamente la RAI deve continuare, con impegno e determinazione, a operare per conseguire l'equilibrio economico e finanziario e migliorare la qualità della sua offerta attraverso una più netta linea editoriale e investire in tecnologia. Personalmente, ritengo che le azioni intraprese debbano essere continuate, rafforzate e Pag. 8migliorate e che in RAI ci siano le professionalità per farlo: dobbiamo riuscire a utilizzarle. Per esempio, il Centro ricerche e innovazione tecnologica di Torino è un punto di eccellenza. Quando ero da poco presidente, ho già avuto modo di dirlo, ho scoperto l'importanza di questo centro. Sapevo che esisteva, l'avevo anche visitato, ma della sua importanza mi sono resa conto andando in BBC. La reputazione che ha questo centro nel mondo è incredibile: talvolta sono più gli altri che ci valutano positivamente di quanto non facciamo noi stessi. La RAI però deve anche poter disporre dei necessari mezzi finanziari. Come è noto, essa gode di un finanziamento misto, derivante per il 60 per cento circa dal canone, per il 30 per cento circa dalla pubblicità e poco meno del 10 per cento da altri ricavi. La RAI deve rendere conto dell'uso che fa del canone attraverso la contabilità separata, i cui criteri di tenuta sono stabiliti dall'AGCOM e le cui risultanze sono certificate da una società di revisione. Da diversi anni il costo delle trasmissioni che rientrano, secondo le indicazioni di AGCOM, nell'ambito del servizio pubblico, supera di gran lunga l'ammontare del canone acquisito e viene finanziato, quindi, in parte dalla pubblicità: è la pubblicità dunque che finanza il servizio pubblico, e non il contrario. L'ammontare dei costi di servizio pubblico non coperti dal canone dal 2005 a oggi è pari a oltre 2 miliardi di euro. Si tratta di un credito che la RAI ha nei confronti dello Stato. La Corte dei conti ha espresso specifici rilievi al riguardo, come anche il collegio sindacale della RAI. Il canone in Italia è più basso rispetto a quello della Francia, della Germania e dell'Inghilterra. Ciononostante, registriamo un'elevata evasione, di oltre il 26 per cento, contro medie di altri Paesi che vanno dal 5 al massimo al 10 per cento. L'evasione determina un mancato introito di circa 500-600 milioni annui, riducendo le possibilità di investimento in prodotto e in tecnologia. Recuperare il canone evaso è quindi un obiettivo primario, ma non è alla portata della sola RAI. L'azienda deve collaborare con le autorità competenti per combattere l'evasione.
  Nel 2016 ci sarà il rinnovo della concessione decennale con lo Stato, appuntamento che stimola sin d'ora una riflessione strategica sul servizio pubblico stesso. Il nostro obiettivo, da adesso al 2016, non può che essere quello di collaborare con il Parlamento e con il Governo per giungere all'appuntamento, avendo chiara l'idea di quale sia il profilo di servizio pubblico voluto dai cittadini contribuenti.
  Abbiamo appreso di diverse iniziative che vogliono attivare e sentire direttamente i cittadini su questo fronte, come è avvenuto, per esempio, nel passato rinnovo del Royal Charter in Inghilterra per la BBC. Abbiamo già avviato al nostro interno alcune riflessioni al riguardo: abbiamo sentito esperti e abbiamo pensato ad alcune iniziative, sulle quali forse il direttore generale vorrà magari fornire maggiori dettagli. In ogni caso, siamo disponibili alla massima collaborazione.
  Dobbiamo anche operare, e questa è un'attività che compete veramente a noi, nei tre anni a venire, per conseguire le caratteristiche che riteniamo più idonee al servizio pubblico. Dobbiamo lavorare perché gli italiani tornino a considerare la RAI come un bene pubblico irrinunciabile, come un'azienda sana al servizio del Paese per sostenerne la crescita, lo sviluppo, l'innovazione e la proiezione internazionale.
  Siro Lombardini, uno dei maggiori economisti italiani, ha definito il servizio pubblico – come tutti gli economisti, è molto sintetico – quel servizio la cui produzione deve essere decisa essenzialmente in relazione alle esigenze della società.
  È una definizione semplice ma efficace, che pone l'accento sulle esigenze dei cittadini e sui loro bisogni espressi e inespressi. È essenzialmente a loro che il servizio pubblico deve servire ed è a loro che deve rispondere, fermo restando il riferimento all'azionista e ai diversi organi istituzionali di indirizzo e controllo, tra Pag. 9cui questa Commissione. Il servizio pubblico deve contribuire a rendere i cittadini consapevoli e informati e deve sostenerne il pieno sviluppo per rendere effettiva la partecipazione dei singoli alla vita politica, economica e sociale del Paese. Deve inoltre garantire il pluralismo e un'informazione trasparente, indipendente, autorevole e affidabile.
  La vita democratica di un Paese si nutre di questo tipo di informazione. Democrazia e servizio pubblico sono tra di loro intrinsecamente legati: si rafforzano vicendevolmente, ma possono anche indebolirsi a vicenda.
  Mi piace richiamare il Trattato di Amsterdam, perché evidenzia proprio che il «sistema – cito testualmente – di radiodiffusione pubblica negli Stati membri è direttamente collegato alle esigenze democratiche, sociali e culturali di una società, nonché all'esigenza di preservare il pluralismo dei mezzi di comunicazione». Anche il contratto di servizio scaduto, ma ancora in vigore, come sapete, individua la missione del servizio pubblico italiano nel «garantire nell'universalità – cito testualmente – dell'utenza un'ampia gamma di programmazione per soddisfare le esigenze democratiche, culturali e sociali della collettività». Riconoscere l'essenzialità del servizio pubblico e il suo ruolo a tutela della democrazia è quindi fondamentale tanto quanto lo è la necessità di assicurarne la buona gestione e l'efficienza.

  LUIGI GUBITOSI, direttore generale della RAI. Signor Presidente, è la prima volta che ci incontriamo con questa nuova Commissione. Anche se non vedo molte facce nuove, mi piacerebbe fare un breve riassunto delle puntate precedenti, raccontandovi quello che abbiamo trovato e quello che abbiamo fatto in questo anno quasi completo, rispetto al 17 luglio 2012.
  Un anno fa abbiamo trovato un'azienda molto problematica, con diversi ordini di problemi, che vi elenco non in ordine di importanza, ma di apparizione.
  La prima questione che ci è apparsa molto evidente era una difficilissima situazione tecnologica di arretratezza. Abbiamo trovato un problema tecnologico significativo. Il secondo giorno dall'insediamento abbiamo fatto una visita a Saxa Rubra e siamo stati colpiti dalla quantità di cassette analogiche ancora in circolazione.
  Da un rapido esame abbiamo riscontrato che la RAI non solo era più arretrata rispetto ai principali competitor, ma anche che era rimasta l'ultima dei grandi broadcaster europei a utilizzare l'analogico. Questo diventava dunque un primo tema da affrontare, che è stato affrontato, credo, con incisività.
  L'altro problema importante che si è riscontrato è la situazione dei conti, che era piuttosto critica. Il budget 2012 del Gruppo RAI prevedeva il pareggio. Sostanzialmente, è stato confermato il modesto pareggio raggiunto nel 2011, pari a 4 milioni di euro. In realtà, per chi conosceva la RAI, per usare un termine televisivo, si trattava piuttosto di una fiction. Infatti, questo è stato un tema alquanto dibattuto nella precedente consiliatura. In particolare, si posizionava nel budget una crescita del fatturato pubblicitario che avrebbe dovuto raggiungere addirittura il miliardo di euro nel 2012, mentre gli investimenti pubblicitari erano in continua riduzione dal 2008, non solo in Italia, ma anche in tutta Europa. In Italia, come sapete, la riduzione nel 2012 è stata particolarmente dura. Ciononostante, ad aprile 2012, a quattro mesi dall'inizio dell'anno, si prevedeva ancora una raccolta pubblicitaria pari a 950 milioni di euro. Al tempo stesso, occorre considerare che negli anni pari i grandi eventi sportivi – Olimpiadi, estive e invernali, campionati europei o mondiali – provocano un costo rilevante assolutamente non recuperabile con i relativi ricavi pubblicitari.
  Il consuntivo 2012 della pubblicità è stato, quindi, di 745 milioni di euro, in diminuzione di 220 milioni di euro rispetto all'anno precedente, e di 255 rispetto al budget. I grandi eventi sportivi, campionato europeo e Olimpiadi estive, hanno portato un costo di 143 milioni di euro.Pag. 10
  La somma dei due elementi, ossia caduta dei ricavi pubblicitari e costo dei grandi eventi, avrebbe provocato da sola una perdita molto maggiore di quella che si è poi consuntivata effettivamente, di 124 milioni di euro, senza includere i 51 milioni di euro di oneri straordinari dovuti principalmente agli accantonamenti per i pensionamenti. Abbiamo quindi perso 244 milioni di euro, di cui 194 circa di natura ordinaria e il resto di natura straordinaria, derivata principalmente dagli esodi.
  Oltre a sottolineare la caduta dei ricavi pubblicitari, occorre evidenziare che la perdita è stata inferiore, a causa di azioni sui costi che, particolarmente nella seconda parte, si sono rivelate piuttosto incisive e che stanno continuando. Va rilevata, oltre alla caduta dei ricavi pubblicitari, anche la caduta dei ricavi cosiddetti commerciali, in particolare la minor propensione di ministeri ed enti pubblici a stipulare convenzioni con la RAI. Porto un esempio su tutti: probabilmente tutti voi avete sentito, ascoltato o visto il servizio CCISS Viaggiare informati. Prima veniva finanziato attraverso il Ministero dei trasporti, mentre a partire dal 16 settembre dell'anno scorso è tutto a carico della RAI.
  I primi due punti su cui siamo intervenuti sono stati, quindi, l'arretratezza tecnologica e l'instabilità economica e finanziaria, ma c'era in generale una tensione di carattere gestionale.
  Settembre, dopo il mini-break estivo, si presentava come un mese difficile quanto a clima aziendale. I conti erano in rosso per il continuo calo della pubblicità, nonostante il famoso pareggio ipotizzato, che era evidentemente non raggiungibile. Anzi, a settembre abbiamo annunciato che ipotizzavamo una perdita intorno ai 200 milioni di euro.
  Per contenere la riduzione dei ricavi l'azienda aveva effettuato in passato tagli spesso lineari, che hanno penalizzato il prodotto e ritardato gli investimenti tecnologici, pur mantenendo sostanzialmente invariati i costi di struttura. In termini dimensionali, la RAI è rimasta la stessa dell'inizio degli anni duemila. La struttura organizzativa è solo parzialmente variata dopo la ristrutturazione del 2004.
  Dal punto di vista editoriale, i palinsesti autunnali denunciavano alcune debolezze per effetto dei tagli lineari di cui parlavo prima e di alcune scelte manageriali non necessariamente ottimali.
  Forse però il problema più grande che abbiamo trovato in RAI è stato quello della gestione delle risorse umane, i cui progressi di carriera non sono stati determinati, per troppi anni, da competenza e merito, ma, al contrario, hanno subìto spesso influenze esterne. La politica delle assunzioni per moltissimo tempo è avvenuta esclusivamente attraverso i bacini dei precari. La RAI, inoltre, ha funto, in alcuni casi, da ammortizzatore sociale. Per un lunghissimo periodo, fino al 17 luglio 2012, dalla scomparsa di Biagio Agnes, con l'eccezione del periodo di Pier Luigi Celli, le nomine, non solo quelle apicali, ma spesso anche quelle intermedie, sono state, in molte occasioni, decise sulla base di criteri di appartenenza e fedeltà. Ciò non implica, per carità, che non vi siano state nomine di persone capaci e competenti, ma che la competenza è stata opzionale. Vanno fatte comunque importanti eccezioni, ma la regola generale era questa. Questo comporta che nel tempo sia stata minata una cultura aziendale basata sui valori comuni delle persone, valori di crescita, di competenza, di merito, di ricerca dell'eccellenza, valori su cui si costruiscono aziende di successo.
  In RAI è prevalsa una divisione in gruppi. Uno dei problemi che, infatti, abbiamo affrontato è stato quello di ricostruire uno spirito di squadra.
  Qualcuno di voi avrà letto su un giornale che io avevo fatto vedere Il Gladiatore ai miei dirigenti. È vero, ma non il punto in cui si diceva «Scatenate l'inferno», bensì quello in cui il gladiatore diceva ai suoi «Se saremo uniti, forse sopravviveremo», quando tutti escono nell'arena. Il concetto era di cercare di insegnare ai dipendenti a essere una squadra. La RAI non lo sapeva fare. Competeva internamente Pag. 11tra reti e tra TG, mentre in genere la competizione va vista all'esterno. All'interno, invece, si collabora.
  In sintesi, la RAI è stata a lungo un'azienda autoreferenziale. Funzionava come quando – mi concedo una metafora, se me lo permettete – in alcuni gruppi tribali o familiari ci si sposa sempre tra consanguinei, indebolendo il sistema immunitario: così è successo negli ultimi anni all'alta dirigenza RAI. Il problema risulta più evidente nelle aree di staff piuttosto che nell'area editoriale, dove la RAI ha mantenuto un buon livello professionale. Mancano spesso figure professionali intermedie, anche in considerazione di un'età anagrafica molto alta nell'azienda. Oltre due terzi dei giornalisti hanno più di cinquant'anni. Ben 278 erano oltre i sessanta, quando abbiamo fatto il piano industriale e ora ce ne sarà qualcuno in più. Il 96 per cento è sopra i quarant'anni. Non credo che ce ne siano al di sotto dei trenta e il quadro è più o meno simile anche per operai e impiegati. Questo spiega perché stiamo facendo un'operazione di pensionamento per 600 colleghi. Non si tratta di un'operazione puramente economica: abbiamo la necessità di assumere giovani. Questa è la situazione, una situazione difficile, ma assolutamente gestibile.
  In RAI abbiamo trovato tante competenze e tanta gente che sente l'orgoglio di appartenere alla più grande azienda culturale italiana, che ha voglia di rilancio e che aspettava che le proprie energie venissero liberate in maniera positiva, senza vincoli esterni.
  Arrivati in RAI, ci siamo posti alcuni obiettivi che sono stati alla base del piano industriale e che si possono riassumere in tre punti: avanguardia tecnologica, eccellenza dell'offerta, equilibrio economico-finanziario.
  Equilibrio dei conti per un'azienda significa capacità di avere un futuro. Un'azienda che non ha un suo equilibrio diventa dipendente da qualcun altro che la finanzia, oppure è costretta a continui tagli, finché si avvita e va in stallo. Abbiamo elaborato inizialmente una pre-chiusura per il 2012, un budget per il 2013 e un piano industriale 2013-2015, che ha gli obiettivi di cui parlavo prima. Il piano prevede importanti investimenti necessari per il rilancio dell'azienda. Si tratta di una sfida che conoscete anche voi, senatori e deputati, quella di coniugare crescita e rigore dei conti. Un piano industriale RAI che avesse mirato esclusivamente a un risanamento tramite tagli avrebbe forse avrebbe riportato risultati nel breve termine, ma avrebbe ipotecato il futuro. Questo è, invece, un piano di importanti investimenti per modernizzare l'azienda, per renderla più efficiente e anche per utilizzare al meglio le risorse che ci sono state affidate. Da un punto di vista tecnologico, si prevede di passare completamente al digitale. La RAI sarà digitalizzata nel suo complesso. Negli ultimi dieci anni, fino a quest'estate, abbiamo investito circa 24 milioni – 23,9, per essere precisi – in equipaggiamento tecnologico, quando il livello adeguato di investimenti stimato dalla direzione e produzione era tra i 40 e i 45 milioni annui. Abbiamo, quindi, accumulato in dieci anni un deficit importante. Nei tre anni di piano investiremo 160 milioni nel progetto digitalizzazione. Il TG2 è già stato digitalizzato, mentre TG1 e TG3 sono in corso di digitalizzazione. RaiNews24, in questo momento, usa un sistema digitale di prima generazione e sarà presto portata a un livello tecnologicamente molto più avanzato. Dovranno essere digitalizzate anche le sedi regionali e sarà creata una dorsale che trasferisca in digitale il cosiddetto backbone da tutti i punti dell'azienda, da Aosta alla Sicilia. Saranno digitalizzati anche tutti gli studi, con le relative attrezzature. In sostanza, alla fine di questo esercizio, di questo triennio, la RAI dovrebbe essere sostanzialmente digitale.
  Per la prima volta dal 2004 stiamo investendo anche sulla tecnologia della radio, attraverso il DAB, già diffuso in alcuni paesi, come Germania e Inghilterra, in maniera importante. Esso offre una miglior qualità priva di interferenze e permette di allargare l'offerta. Tale servizio è già offerto in Trentino-Alto Adige e Pag. 12stiamo per inaugurarlo in Friuli-Venezia Giulia. Tra il 2013 e il 2014 sarà digitalizzato tutto il nord Italia. L'FM rimarrà ancora a lungo, perché non è previsto, come per il digitale terrestre, uno switch-off a una particolare data. Sarà attuato nel tempo dai clienti, a mano a mano che passeranno al digitale, in particolare attraverso i cambi delle radio nelle macchine. Quasi tutti i modelli più evoluti hanno ormai il DAB. Il problema è che, nel frattempo, stanno aumentando anche le interferenze. Circa il 20 per cento delle nostre frequenze sono interferite dalle radio locali nate negli anni Settanta, che sono, in alcuni casi, sovrapposte alla nostra rete. Col digitale supereremo questi problemi ma nel frattempo dobbiamo potenziare anche l'FM, ragion per cui investiremo 20 milioni per potenziare 20 impianti ad alta frequenza e 55 a media frequenza, oltre a una serie di punti nevralgici, per migliorare in maniera significativa la copertura della radio.
  Peraltro, oltre agli insufficienti investimenti tecnologici sono mancati in questi anni anche gli investimenti per l'adeguamento del patrimonio immobiliare della RAI, nonostante questo sia uno dei punti di forza dell'azienda, visto che è quasi tutto di proprietà. Chi di voi è stato nei nostri studi si è reso conto della situazione e ha visto che si può fare qualcosa di più.
  A Roma abbiamo il problema degli uffici di viale Mazzini, caratterizzati dalla presenza di amianto nelle strutture. Attualmente non costituisce un problema – ho l'ufficio lì e spero proprio che non sia un problema – ma deve essere affrontato prima che lo diventi davvero. Stiamo studiando un piano e valutando alcuni immobili in cui trasferire il personale. Viale Mazzini sarà quindi bonificato e successivamente sarà previsto il rientro. Abbiamo un problema simile a Torino, in via Cernaia, dove da tempo si parlava di un'uscita. Le prime delibere risalgono al 2007, ma il tema non è mai stato affrontato. All'interno si dice che il motivo è che la vita media di un direttore generale è troppo breve e che quindi si tende a rinviare il problema al successore. Almeno in questo caso il problema è stato probabilmente risolto in quanto pochi mesi dopo il nostro insediamento abbiamo identificato, ovviamente con procedura pubblica, a Torino un palazzo in via Cavalli, a poche centinaia di metri da via Cernaia, dove entro fine anno saranno trasferiti i dipendenti. Anche in questo caso via Cernaia sarà bonificata e poi ne valuteremo la destinazione.
  C’è poi la questione dei centri di produzione. Roma ha impianti piuttosto vetusti. Pensate al Teatro delle Vittorie, che è uno studio originale degli anni cinquanta, un oggetto di modernariato, a questo punto, inadeguato alle esigenze attuali e con costi di gestione sproporzionati. Lo stesso vale, in parte, per via Teulada, mentre, anche se gli studi della RAI DEAR sono più recenti, al Nomentano, anch'essi andrebbero ammodernati. Peraltro, la maggior parte degli studi di Roma sono utilizzati con scenografie poco flessibili, che richiedono tempi e costi elevati per la loro gestione. A Torino abbiamo un centro di produzione costruito negli anni sessanta, con studi troppo piccoli o troppo grandi per essere efficientemente utilizzati. A Milano chi è stato in corso Sempione sa che si tratta di un palazzo di pregio, costruito negli anni cinquanta e, credo, inaugurato nel 1951 per la radio, con studi troppo piccoli per le esigenze televisive. Milano dispone anche di studi in affitto in via Mecenate, che però non sono ottimali. Napoli è un buon centro di produzione che risale agli anni sessanta, al 1961, ma è meno problematico dal punto di vista immobiliare. Le sedi regionali presentano anch'esse una serie di criticità, ragion per cui dovremo generare risorse sufficienti anche per poter procedere a un ammodernamento del complesso.
  Vi fornisco ora alcune informazioni di natura editoriale.
  Quando siamo arrivati, c'era chiaramente bisogno di un cambiamento, di discontinuità. Ci siamo quindi focalizzati da subito sulle reti e abbiamo sostituito i direttori di RAI 1, RAI 2 e RAI 3, con i relativi vicedirettori, valorizzando in questo caso tutte le risorse interne. I nuovi Pag. 13direttori stanno portando innovazione, interpretano lo spirito del servizio pubblico e ottengono buoni risultati.
  In un mercato caratterizzato da un livello di concorrenza sempre maggiore la RAI sta avendo un successo di pubblico e un elevato livello di Qualitel. I dati saranno disponibili, come ha accennato la presidente, tra qualche giorno. Vedrete che i nostri sono lusinghieri anche rispetto ai nostri competitor.
  Un primo esempio di efficienza è che la RAI non andrà in vacanza quest'estate: alcuni programmi resteranno aperti e ne verranno sperimentati di nuovi. La programmazione estiva non è ancora quella che vorremmo, ma è un primo passo nella giusta direzione. A ogni nuovo palinsesto si vedranno ulteriori miglioramenti.
  Abbiamo affrontato il tema della fiction, che è uno dei punti di forza della RAI. È sempre antipatico dire che siamo i migliori, ma in questo caso lo possiamo affermare, anzi lo affermano i fatti. Realizziamo un prodotto che piace, un prodotto contemporaneo, in cui si vedono già i primi risultati della linea editoriale di Eleonora Andreatta, il nuovo direttore: maggior coesione, maggiore attenzione agli aspetti sociali, al valore e al ruolo della donna, al contemporaneo, ma anche all'innovazione del linguaggio, con le prime web fiction. Qualcuno di voi avrà sentito parlare di Una mamma imperfetta, che è stato un successo al di là delle attese. Tutto questo è stato fatto con attenzione ai costi, senza, peraltro, compromettere la qualità.
  Sono queste le scelte di un direttore individuato all'interno all'azienda sulla base di un metodo abbastanza inusuale, almeno in RAI. Un giorno mi è arrivata una e-mail con un piano preparato dalla dottoressa Andreatta e da due suoi colleghi, che non conoscevo, un piano convincente, sulla base del quale ho proposto la nomina della dottoressa a direttore di RAI Fiction. La scelta è stata approvata dalla presidente Tarantola e dal consiglio ed è una delle nomine di cui siamo più contenti.
  Dopo aver affrontato il tema della fiction ci siamo occupati di RAI Cinema, dove abbiamo confermato Paolo Del Brocco, perché persona competente, capace e degna di fiducia, a cui abbiamo affiancato un consiglio di amministrazione composto esclusivamente da interni non remunerati.
  Passiamo alle news. Il TG1 veniva da un periodo difficile, con un oggettivo calo di ascolti e di autorevolezza. Si parlava spesso del fatto che il TG5 lo stesse raggiungendo e che a volte lo superasse in termini di share. La nomina di Orfeo ha permesso al TG1 di riguadagnare autorevolezza e ascolti e adesso esso ha 5-6 punti di share di vantaggio rispetto al principale concorrente. Il TG2 è stato il primo telegiornale RAI a essere digitalizzato. Trasmette ottimi programmi dal punto di vista qualitativo ed è conosciuto per le sue ottime rubriche: Costume e Società ha recentemente ricevuto un premio, lo scorso weekend, e continua a caratterizzarsi come un prodotto di grande qualità, particolarmente attento alle molte sfaccettature della società contemporanea. Adesso è il TG2 che sta spesso superando il TG5 delle 13.00. Anziché esserci stato un sorpasso sul TG1 da parte del TG5, è quest'ultimo che si deve difendere dal TG2, che insegue. Il TG3 continua ad avere ascolti importanti. La sua autorevolezza è riconosciuta e il programma serale Linea Notte sta proseguendo il suo percorso di fidelizzazione del pubblico. TGR continua a essere il punto di riferimento sul territorio. Ha ottimi ascolti, che riflettono la sua presa sulle comunità locali. RAINews24 si è totalmente rinnovata ed è la testata in cui abbiamo avuto la maggiore accelerazione del cambiamento. RAINews24 rappresenta il canale all news di servizio pubblico nel quale stiamo valutando di far confluire altre testate, in linea con quanto accade in tutta Europa. Nell'ultimo consiglio per esempio è stato approvato l'accorpamento di RAINews24 con Televideo. Nel tempo il numero di testate è aumentato, non sempre per esigenze editoriali. A volte si voleva conferire una posizione a qualcuno, altre volte le motivazioni erano più nobili. Di fatto comunque Pag. 14la RAI è arrivata a 12 testate, con una struttura informativa che è certamente la più complessa tra quelle dei grandi broadcaster europei e che andrà semplificata.
  Lasciatemi dire che uno degli aspetti che mi hanno colpito di più, forse anche per le mie precedenti esperienze lavorative, è la debolezza della RAI sul web. Per questo abbiamo iniziato un grande lavoro sul web, dove la nostra presenza sta crescendo in fretta. L’application RAI.TV ha avuto oltre 2,8 milioni di download e, più in generale, abbiamo un progetto sul web molto significativo. Vi posso dire che vedrete, spero molto presto, miglioramenti importanti.
  Credo sia anche opportuno, a questo punto, esprimervi la mia opinione su alcune polemiche strumentali apparse sulla stampa. Parlo di assunzioni fatte dall'esterno. Nella RAI, come dicevo, abbiamo molte competenze importanti, ma non abbiamo tutte le competenze. Credo che non esista azienda al mondo che possa avere tutte le competenze internamente e che non vi sia azienda tra le prime 500 al mondo, o tra le prime 500 in Italia, che possa affermare di non aver fatto alcuna assunzione dall'esterno. Ricordo che nella precedente legislatura, parlando di questo tema, dissi al senatore Butti che l'unico gruppo che conoscevo più autoreferenziale era il governo nord-coreano. Credo che l'esempio rimanga valido. La prassi delle nomine RAI negli ultimi anni, come vi accennavo, ha indebolito fortemente l'azienda, in quanto ha utilizzato criteri di appartenenza e altri criteri meta-aziendali, piuttosto che basati su competenza e merito. L'ultimo dirigente generale che aveva cercato di modificare questo tipo di cultura è stato Celli, che in tre anni ha assunto dall'esterno 50 dirigenti, tra cui 13 direttori. Gli ultimi due direttori generali, Masi e Lei, hanno effettuato rispettivamente tre e una assunzione dall'esterno. Personalmente, mi sento culturalmente più vicino al primo, nel tentativo di cambiamento di un modus operandi aziendale che ha attribuito scarsa importanza al merito. Fin dall'inizio della nostra attività, congiuntamente con la presidente Tarantola e, ove previsto, con il consiglio di amministrazione, abbiamo valorizzato le migliori figure interne. È infatti un compito essenziale, anzi è un dovere di qualsiasi amministratore delegato o direttore generale valorizzare le risorse aziendali. Non mi sono sempre occupato di televisione e radio nei miei 27 anni di lavoro, ma mi sono sempre occupato di creare squadre, di selezionare talenti, di valorizzare risorse e in alcuni casi di eliminare gli inetti. Con un po’ di modestia permettetemi di dire che ho una certa esperienza in materia di selezione.
  Vi fornisco alcuni dati. Inizialmente abbiamo eliminato i consiglieri esterni. Questa era una prassi affermata da alcuni anni, tipicamente per nominare persone vicine ad ambienti politici, prassi che abbiamo sostituito inserendo nei consigli personale interno, garantendo sia il relativo risparmio economico, sia l'efficienza operativa. Per quanto riguarda le figure apicali, intendendo per tali direttori e vicedirettori, l'assetto organizzativo della RAI prevede circa 130 posizioni tra direttori, vicedirettori, capigruppo, presidenti, amministratori delegati e direttori generali delle controllate. Negli ultimi 11 mesi sono state effettuate 53 nomine, in alcuni casi, conferme, di cui 46 hanno interessato personale interno e 7 personale esterno alla RAI. È evidente che la parte preponderante delle nomine è interna. Lo sforzo è sempre stato quello di cercare un profilo prima all'interno, muovendosi solo in ultima istanza sull'esterno e non scendendo mai a compromessi sul livello di qualità della persona da nominare. Ci tengo anche a ricordarvi che gli unici criteri utilizzati sono stati competenza, merito e indipendenza, in grande discontinuità con la recente tradizione. In tutti i casi, ai fini del conferimento di ciascun incarico apicale, sono stati valutati preliminarmente i curricula dei candidati interni. Nei casi in cui non sono stati trovati profili adeguati in relazione alla natura, alle caratteristiche e agli obiettivi prefissati, alla complessità della struttura interessata, alla valutazione di attitudini, di capacità professionali e di risultati conseguiti con esperienze lavorative Pag. 15precedenti, nonché alle specifiche competenze tecniche e organizzative, allora, e solo allora, sono stati individuati candidati esterni. Di ogni persona arrivata dall'esterno posso garantire il livello di professionalità. Posso anche dirvi che l'inserimento in azienda è stato immediato ed efficace. Se fosse stato seguito lo stesso metro negli anni passati, la RAI oggi avrebbe meno problemi. Per esempio, ci servono due persone nell’internal auditing, per rafforzare la struttura. Stiamo facendo un job posting. Vedremo prima se abbiamo all'interno candidati credibili per occupare questi posizioni e, in caso contrario, andremo all'esterno.
  Torniamo a una questione per me molto importante, quella delle risorse umane. A gennaio abbiamo avviato, come altre aziende, un piano di riduzione dell'organico attraverso pensionamenti. Esso riguarda persone che avevano già maturato i requisiti della pensione e che sono state incentivate all'uscita. Tutto questo sta accadendo senza lasciare nessuno a casa privo di retribuzione e con una riduzione di costi pari a 65-70 milioni di euro su base annua. A fronte di queste uscite si procederà all'inserimento in azienda di giovani professionalità. Alcuni ci hanno chiesto perché prevedere l'ingresso di giovani, quando si devono ridurre i costi: è ovvio che assumendo persone abbiamo un maggior costo, ma fare un investimento in persone significa avere giovani a cui i tecnici che andranno in pensione potranno passare le loro competenze, a cui gli autori potranno raccontare e insegnare come si scrive un testo. La RAI deve assumere giovani per poter sopravvivere.
  A questo fine si procederà a un concorso nazionale. Sarà il primo concorso dal 1982. Si esprime così la volontà di tornare alla RAI di molti anni fa, una RAI che cresce e che contribuisce a far crescere il Paese.

  PRESIDENTE. Grazie. Prego i colleghi di essere concisi, così da poter formulare più domande e ottenere più risposte.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Grazie, presidente. Ringrazio innanzitutto il presidente Tarantola e il direttore generale Gubitosi per la presenza e per le relazioni. Ho l'impressione che ci vedremo spesso, sempre che duri la legislatura, ma questo non dipende dalla Commissione di vigilanza, né dalla discussione di questa sera.
  Ho questa impressione per via della determinazione che si avverte in questa Commissione di interloquire con i vertici RAI. Del resto, credo lo testimonino anche le dichiarazioni di questi giorni.
  Ci sono tante questioni da approfondire rispetto a un'azienda in uno stato, ancora oggi, di difficoltà, con i vertici aziendali che hanno ricevuto un mandato delicato circa un anno fa dal governo precedente, un mandato pieno.
  Credo che oggi il direttore generale abbia fatto bene a dedicare la prima parte della relazione a una sorta di consuntivo, il che si può e si deve fare dopo un anno, anche perché, rispetto ai predecessori, questo vertice aziendale ha un diverso rapporto con il consiglio di amministrazione, con pienezza di poteri sull'organizzazione aziendale.
  Per quanto riguarda lo stato dei conti, che era il primo impegno, è utile e necessario capire fino in fondo quale sia l'esatta dimensione dell'esposizione debitoria. Forse una domanda più precisa che posso sottoporre al direttore generale per capire meglio il quadro è quale sia l'effettivo andamento gestionale al netto di operazioni straordinarie o dell'utilizzo dei fondi di accantonamento in azienda. È utile forse ritornare – lei ne ha già parlato nella prima parte – a come si è accumulato il deficit pregresso.
  Sulla raccolta pubblicitaria è importante avere numeri esatti. Io ho memoria dell'audizione di due anni fa in cui veniva presentata una previsione di bilancio che si reggeva su presunti ricavi pubblicitari, pari a una somma superiore a 900 milioni di euro, quando l'andamento del mercato era chiaro anche a chi non era un tecnico del settore.
  Sul piano industriale credo sia importante l'aspetto che riguarda la riduzione dei costi. In merito una questione importante Pag. 16è stata citata rispetto agli esodi incentivati e alle 600 persone coinvolte. Secondo me, è utile ritornare, con ulteriori elementi di dettaglio, al rapporto tra costi e benefici sui criteri e sulle deroghe. Se non sbaglio, c’è anche un aspetto che riguarda le deroghe nell'accordo che avete stipulato con ADRAI.
  Quanto agli investimenti, lei ha insistito sull'infrastrutturazione tecnologica. Credo anch'io che quanto è stato fatto con la digitalizzazione del TG2 non possa essere che un primo passo. A proposito di RAINews24, questa Commissione, nella precedente legislatura, aveva parlato più volte degli investimenti necessari per la creazione di un canale davvero all news.
  Chiedo, dunque, se ci sono e quali sono gli investimenti. Credo che essi siano indicatori della possibilità di raggiungere tale obiettivo.
  Quanto ai palinsesti, li abbiamo letti, in questa Commissione, sui giornali. Forse è interessante capire, anche nella valutazione del presidente e del direttore generale, quali siano gli elementi di novità che spiccano all'interno di questi palinsesti. Il versante debole di quest'anno è stato forse il prodotto e quindi la questione va vista anche con riferimento al piano editoriale.
  Mi ricollego ai palinsesti anche perché ho visto che c’è stato un voto contrario di due membri del Consiglio di amministrazione. Saranno loro, quando li audiremo, a spiegarci nel dettaglio le ragioni di questa scelta, ma credo che sia una questione o un problema – se così lo vogliamo definire – che riguarda anche il presidente e il direttore generale. Si tratta di uno scostamento importante su un atto di questo rilievo.
  Credo che questo ci possa consentire di fare una valutazione più complessiva, al di là della singola scelta, su come hanno funzionato quest'anno i poteri straordinari. C’è un rapporto diverso tra vertici e cda. È un'altra questione rispetto al tema, che ho visto essere sollevato anche in questi giorni, sulla governance all'interno dell'azienda. Nella precedente legislatura ritenevamo che questa fosse una priorità e ne siamo convinti anche oggi. Non è competenza della Commissione di vigilanza, ma di tutto il Parlamento. Auspichiamo quindi che in questa legislatura si possa discutere di ciò con tutto il Parlamento e che la vigilanza possa dire la sua. Noi di sicuro diremo la nostra.
  C’è un altro tema di stretta attualità sui giornali in ragione di dichiarazioni che sono state riportate, riferite al viceministro Catricalà, in merito al contratto di servizio e alla concessione. In realtà, secondo me, il tema è di stretta attualità perché il contratto di servizio è scaduto il 31 dicembre del 2012. A che punto è il lavoro di preparazione ? C’è un gruppo di lavoro in RAI, che tipo di lavoro si sta facendo con il Governo e quando questa Commissione potrà iniziare l’iter per l'espressione del parere obbligatorio ?
  Sulla concessione che scade nel 2016 credo che avviare il confronto, come è avvenuto sui giornali, rispetto a privatizzazioni, seppure con stime importanti, come quelle di Mediobanca e altre scelte che comunque implicano una modifica delle leggi Gasparri, sia fuorviante. Credo, invece, che sia più utile concentrarsi su quanto ha citato la presidente Tarantola, ossia il fatto che dobbiamo guardare all'esempio britannico e al percorso del Royal Charter. Ogni volta che avviene il rinnovo della concessione, c’è anche un coinvolgimento di tutti gli attori della BBC, la quale predispone un rapporto con le proposte del Governo, del Parlamento, dell'Autorità di controllo, del pubblico, delle associazioni e del ministero, il quale istituisce una Commissione indipendente che redige il rapporto finale.
  Presidente, come vede, mi tengo nei cinque minuti che abbiamo stabilito. Credo che questo possa essere il terreno su cui giocare e che quelle esposte possano essere alcune modalità innovative e di confronto tra azienda, Governo e Commissione di vigilanza, iniziando da subito.
  Nella scorsa legislatura, i lavori della Commissione vigilanza iniziarono, su iniziativa del Presidente Zavoli, con un ciclo di seminari sul servizio pubblico, su che cosa esso significasse nel 2008 e su che cosa avrebbe significato per gli anni successivi. Pag. 17Si trattò di un ciclo di seminari che prevedevano il coinvolgimento di tutti gli operatori, del mondo dell'associazionismo e della cultura, producendo materiali forse non molto utilizzati, ma utili alla discussione. Se colleghiamo questo percorso da oggi al rinnovo della concessione questa può essere una modalità di lavoro utile, auspicando anche un clima di collaborazione all'interno della Commissione di vigilanza e una stagione – definiamola così – di rinnovato interesse di tutto il Parlamento rispetto alla RAI.

  RENATO BRUNETTA. Ringrazio la dottoressa Tarantola e il dottor Gubitosi.
  Comincerei con una battuta. Quando chiamiamo un elettricista a casa nostra per un guasto, normalmente ci dà un giudizio assolutamente pessimo, negativo, di chi ha fatto l'impianto prima della sua visita. Lo fa per giustificare i costi, o forse la sua operatività, ma comunque non ho mai trovato un elettricista che mi abbia detto che l'impianto fatto dal precedente impiantista fosse ottimo e che avrebbe riparato il guasto.
  Io non vorrei che le affermazioni sia della dottoressa Tarantola, sia del dottor Gubitosi, quando dicono che è stata trovata un'azienda molto problematica per quanto riguarda la tecnologia e i conti, avessero lo stesso tono giustificativo degli impiantisti quando visitano un impianto non fatto da loro. Ci vorrebbe, da questo punto di vista, un po’ più di attenzione per il lavoro svolto dagli altri, ovviamente individuando contenuti e programmi innovativi. Aspettiamo di vedere nei prossimi mesi e nei prossimi anni gli effetti incrementali legati alle tecnologie e ai conti.
  Su due temi non ho trovato un cambiamento: quello della trasparenza e quello del pluralismo. Due temi saranno al centro della mia attenzione in questi mesi e, spero, in questi anni in Commissione di vigilanza: rispetto pieno della trasparenza, come previsto dalla legge, e rispetto pieno del pluralismo.
  Da alcuni piccoli carotaggi che ho fatto in queste prime settimane di lavoro, per quanto riguarda sia la trasparenza e l’accountability, sia il pluralismo, ho trovato un assoluto continuismo tra il passato, che non riguardava voi ovviamente, e la vostra gestione.
  Spiego solo che, per quanto riguarda il pluralismo, di cui mi piacerà trattare poi in maniera approfondita, ho messo sotto analisi due trasmissioni molto importanti, una addirittura curata da un ex presidente della RAI, in cui il pluralismo assolutamente non esiste. Ci sono state, infatti, 15 ospitate di un partito e 2 del partito parallelo: 15 a 2. È di oggi un'interrogazione che ho rivolto e mandato al Presidente Fico su un'altra trasmissione, Che tempo che fa, che presenta una situazione ancora peggiore di quella dell'Annunziata, con un 15 o 16 a 2 e con il parterre degli altri ospiti non politici. È una situazione ancora più squilibrata. Se questo è il pluralismo...
  Comunque, io mi metto, con i miei piccoli mezzi, a valutare tutti i talk show e le trasmissioni, anche utilizzando l'Osservatorio di Pavia, al fine di verificare, utilizzando i miei poteri di sindacato ispettivo, quanto la RAI rispetti il pluralismo con dati oggettivi.
  Oggi, però, farò riferimento a un mio antico cavallo di battaglia: la trasparenza. La legge finanziaria per il 2008, con Prodi al Governo, prevedeva che nessun atto comportante spesa potesse ricevere attuazione, se non preventivamente reso noto con l'indicazione nominativa dei destinatari e dell'ammontare del compenso attraverso la pubblicazione sul sito web dell'amministratore o del soggetto interessato, nonché comunicato al Governo e al Parlamento. Il decreto del Presidente della Repubblica attuativo della legge finanziaria, che ho attuato io, quando facevo un altro mestiere, applicava questa norma a tutte le pubbliche amministrazioni e ai concessionari di pubblici servizi e imponeva che si rendessero note tutte queste informazioni attraverso i siti Internet, ivi comprese tutte le informazioni relative ai dirigenti – curriculum vitae, retribuzione, recapiti istituzionali – ai fini di garantire la trasparenza dell'ente.Pag. 18
  Se voi adesso volete trovare il curriculum del vostro medico curante, battete il nome e trovate il curriculum, la posizione e la retribuzione del vostro medico curante, del medico pubblico, naturalmente. Non vi cito gli altri dati, tanto li conoscete, perché avete ricevuto l'interrogazione.
  A fronte di tutto questo, nel 2010 la Commissione di vigilanza, questa Commissione, aveva inserito un emendamento all'articolo 27 del contratto di servizio che stabiliva che «la RAI pubblica sul proprio sito web gli stipendi lordi percepiti dai dipendenti e collaboratori, nonché informazioni, anche tramite il mezzo televisivo, eventualmente con un rinvio allo stesso sito web nei titoli di coda, e radiofonico, sui costi della programmazione di servizio pubblico. La fattibilità e le modalità di applicazione delle disposizioni previste dal comma precedente – così disponeva sempre l'emendamento nel Contratto di servizio – saranno stabilite nell'ambito della Commissione paritetica di cui all'articolo 29 entro 90 giorni dall'entrata in vigore del presente contratto». Questo è il contratto di servizio.
  Come voi ben sapete, a fronte di tutto quello che ho detto in premessa, ossia norme e contratto di servizio, la RAI, come avete detto voi, concessionaria del servizio pubblico, continua a disattendere la puntuale previsione normativa descritta.
  Un esempio è anche la recente risposta che ho ricevuto. Spero che il dottor Gubitosi non l'abbia vista, o che nessuno l'abbia sottoposta alla sua attenzione, perché, nel caso l'avesse vista e l'avesse approvata, si configurerebbe il tutto come uno sgarbo al Parlamento, considerata l'indecenza quasi offensiva nei confronti dell'impegno dell'interrogante rispetto allo scarso impegno di chi ha preparato la risposta, tale dottor Luppi, vicedirettore delle relazioni istituzionali della RAI. Il dottor Luppi, in risposta a una mia puntuale interrogazione sulla mancata trasparenza di cui in premessa, ha replicato, senza ritegno, senza pudore e senza fornire elementi di riscontro, ma addirittura indicando nella Commissione paritetica l'organo competente – lo sapevamo – che non ha ancora provveduto a definire una propria posizione relativamente alle modalità di applicazione delle disposizioni previste dal comma 7. Il dottor Luppi ci dice cioè che esiste una Commissione paritetica che non si è mai riunita. Il dottor Luppi ha dichiarato l'inadempienza della citata Commissione paritetica e ha eluso, di fatto, la puntuale risposta.
  Preciso che il parere del Garante per la protezione dei dati personali, in data 4 agosto 2010, si è espresso sulla divulgazione dei dati relativi ai compensi erogati dalla RAI, rammentando che la normativa di protezione dei dati personali non può ritenersi ostativa alla pubblicazione da parte della RAI dei compensi erogati, sempre che risultino osservati i princìpi stabiliti dall'articolo 11 del codice e purché venga osservata la specifica modalità di divulgazione attraverso il sito web.
  Anche la stessa Antitrust, spesso citata, si è espressa sottolineando le implicazioni di carattere concorrenziale, ma anche riconoscendo l'esigenza dell’accountability del servizio pubblico radiotelevisivo.
  La trasparenza non ha mai fatto male a nessuno e non si può accampare il problema del mercato. Il mercato, dottor Gubitosi, come lei ben sa, conosce esattamente i compensi di tutti gli attori e gli operatori di un'azienda rispetto a un'altra. Stiamo parlando dell’accountability nei confronti dei cittadini clienti, che, nei confronti di un servizio pubblico, hanno il diritto di conoscere curricula, compensi, efficienza e produttività.
  Chiedo, pertanto, che venga data attuazione al contratto di servizio e che non ci siano altri ritardi. Ho già avuto modo di inviare una denuncia alla Corte dei conti per quanto riguarda le responsabilità di chi, nel passato, ha omesso di ottemperare alla legge. La trasparenza non ha mai fatto male a nessuno, tanto meno al mercato, alla concorrenza e alla competizione tra i sistemi dei concessionari di servizio pubblico, dotati di canone e pubblicità e di chi, invece, opera eminentemente sul mercato.Pag. 19
  Per quanto riguarda il pluralismo, ne parleremo nelle prossime puntate.

  ALBERTO AIROLA. Buonasera direttore e presidente, grazie di essere con noi. Come voi, anch'io ho a cuore, al di là del ruolo che ricopro ora, l'azienda RAI e il suo futuro, perché ho fatto il telecineoperatore per molti anni anche su prodotti RAI.
  Premetto che la mia è una domanda a cui presumo non mi potrete rispondere, ma è una richiesta di materiali che spero ci permetterà di migliorare l'azienda.
  Nel rispetto della trasparenza alla quale il servizio di TV pubblica è tenuto, vorremmo sapere dove e come sia possibile consultare l'albo fornitori della RAI relativo alle sedi del territorio; conoscere l'ammontare degli appalti RAI relativi sia alle riprese pesanti TV – quelle dei carri, per intenderci – sia alle riprese ENG o REL, quelle del settore news, sia alla postproduzione e al montaggio, oltre a quelli relativi alle produzioni di fiction e cinema.
  Vorremmo sapere quali sono attualmente i criteri di assegnazione, i bandi, le gare di appalto e le modalità con cui vengono distribuiti gli incarichi alle produzioni. Riteniamo che lo studio di questi dati possa aiutare a migliorare la gestione e a evitare danni gravosi che gli appalti in un regime di massimo ribasso, di dumping, provocano sia al mercato, sia alla qualità del prodotto finito, sia alle condizioni contrattuali dei lavoratori e alla sicurezza sul luogo di lavoro.
  In merito al settore cinematografico e della fiction chiediamo un elenco completo, riferito agli anni 2012 e 2013, di tutti i finanziamenti assegnati da RAI Cinema e di tutti gli appalti assegnati da RAI Fiction. Tale elenco dovrà comprendere il titolo dell'opera, il nome della società di produzione beneficiaria del finanziamento dell'appalto, l'entità del finanziamento, con relativo preventivo dettagliato approvato, sia per RAI Cinema, sia per RAI fiction.
  Chiediamo inoltre chiarimenti sulle modalità e i criteri con cui ad alcune società di produzione vengono assegnate annualmente e sistematicamente importanti percentuali dei budget annuali di RAI Cinema e di RAI Fiction.
  Infine, chiediamo con quale sistema la RAI finanzia i diversi progetti e in che modo vengono calcolati e approvati i relativi costi. Vorremmo conoscere le procedure burocratico-amministrative che determinano i costi complessivi dei finanziamenti e degli appalti. Questa è la nostra domanda, molto semplice: vorremmo conoscere i criteri con cui vengono scelti e finanziati i progetti, nonché le procedure burocratico-amministrative attuate per determinare i costi complessivi dei finanziamenti degli appalti, ossia le previsioni di spese e di investimento.

  PINO PISICCHIO. Buonasera, presidente Tarantola e direttore generale Gubitosi. Avrei un grappolo nutrito di domande, ma effettuerò un'autoriduzione. Avevamo concordato con gli altri capigruppo di essere molto stringati.
  Ho apprezzato le suggestioni che ci ha offerto il direttore generale, soprattutto da un punto di vista filmografico, quando ha evocato Ridley Scott con Il Gladiatore, citazione che ha un impatto muscolare particolarmente forte e importante.
  Peraltro, mi ha molto interessato il suo giudizio, che credo debba indurre tutti a riflettere sul ruolo della RAI come ammortizzatore sociale, un ruolo svolto in un lasso di tempo che, mi fa piacere apprenderlo, si è consumato. Questa situazione, dunque, non ci sarebbe più.
  Credo si possa convenire tutti su un dato: l'informazione pluralistica rappresenta la ragione fondante del servizio pubblico. Ne parlava prima la presidente in modo puntuale. Si tratta della ragione fondante che conferisce, al tempo stesso, senso e profondità alla previsione dell'articolo 21 della Costituzione. È questo il motivo per cui esiste la RAI.
  Considerato che un precipitato molto evidente e concreto è rappresentato dall'informazione parlamentare, una dimensione dell'informazione sicuramente primaria che probabilmente rappresenta per Pag. 20un segmento piuttosto importante della pubblica opinione l'unica fonte di attingimento dell'informazione politica, vorremmo comprendere come si sta organizzando. Ci è parso di capire che esistano meccanismi evolutivi e modificazioni all'interno della forma organizzativa dell'informazione parlamentare.
  Un'altra rapidissima domanda si lega alle considerazioni fatte dal direttore sugli esodi volontari e sull'apertura, apprezzabile, dell'azienda a una dimensione di apporti da parte delle giovani generazioni. Vorrei capire che cosa accade nelle sedi regionali. So che il meccanismo degli esodi volontari sta muovendo parecchio nelle periferie, costruendo anche condizioni, in alcune circostanze, di difficoltà.
  Avrei ancora numerose considerazioni, ma mi lego all'auspicio espresso dal presidente Brunetta sui tempi ottimisticamente lunghi dell'esperienza di questa Commissione e, quindi, auspico un'interazione ancora possibile con i nostri importanti ospiti.
  Per memoria, aggiungo un punto di chiarimento che riguarda la radio. Il direttore ha parlato dell'evoluzione tecnologica necessaria. È vero che Radio1 ha problemi economici tanto complessi e importanti e come si pensa di affrontarli ?

  MARIO MARAZZITI. È un piacere condividere con i colleghi senatori e deputati la nostra prima audizione con la vostra gradita e attenta ricognizione del lavoro fatto e con lo sforzo che avete compiuto per farci capire un po’ il passato e il presente. Credo che tutti noi, mentre siamo qui, siamo anche testimoni della televisione, che abbiamo visto e abbiamo conosciuto.
  Come accade nella Nazionale di calcio, non stiamo facendo solo i senatori e i deputati, ma stiamo cercando anche di realizzare la formazione della Nazionale. Tutti soffriamo per questo. Cercheremo di resistere.
  Vi ringrazio per la vostra informazione. Ho accolto con grande favore il tentativo di discontinuità, nel senso di lavorare non solo sui tagli lineari, ma anche sul concetto e sulla pratica di servizio pubblico. Vedremo insieme se questo risultato sarà totalmente di successo, o se questa sarà ancora in una fase iniziale di lavoro. Vi ringrazio sinceramente.
  Detto questo, ho recepito con grande favore gli accenni che si facevano al tema del ringiovanimento e su questo punto pongo un problema: mi chiedo se, per esempio, l'uscita di un così alto numero di dirigenti, alcuni dei quali sicuramente di grande capacità, non debba essere effettuata in una maniera per cui ci sia una sovrapposizione tale da trasferire alcune conoscenze e anche alcune capacità personali, oltre che manageriali. Inoltre, mi sembra simbolicamente importante il discorso del primo concorso nazionale dopo trent'anni.
  Penso anche alla necessità di creare laboratori per autori e format che possano essere effettivamente sperimentati, considerato che abbiamo non solo i canali generalisti, ma anche quelli tematici e che, quindi, si può anche tentare di rischiare di più.
  Secondo me, quello del web, della convergenza e del passaggio al digitale è anche un problema di cultura e di mentalità. Oggi il prodotto RAI comincia a essere realizzato in maniera digitale, ma c’è ancora un pensiero analogico. Ogni prodotto è, in un certo senso, sempre sottoutilizzato. È destinato, cioè, per una visione unica.
  Quanto al problema della convergenza, so per certezza, per contezza e per le parole che abbiamo ascoltato che il direttore generale ha una fortissima attenzione al problema del web e della convergenza e che la presidente sa che un servizio pubblico deve riuscire a parlare a tutti. Oggi questa è una dimensione fondamentale.
  Da questo fronte credo che la RAI sia ancora molto lontana, nonostante il discorso degli investimenti. Se ragioniamo sulla forza dell'informazione RAI, vediamo che non c’è paragone sulla forza del web RAI, se guardiamo a competitor che partono dalla carta stampata. Ci sono alcuni siti web di competitor che Pag. 21sono fortissimi, mentre quelli RAI sono lontani da questo obiettivo. Il problema è come rimediare.
  Il tema tecnologico oggi però permette di fare anche alcune scelte editoriali. Ho ascoltato con interesse il discorso del non chiudere, bensì aprire le sedi all'estero, cioè di rafforzare la presenza italiana all'estero. Credo tuttavia che dobbiamo lavorare molto sul tema di ciò che si vede dell'Italia all'estero e di ciò che si vede degli italiani all'estero in Italia. Nonostante alcuni tagli che ci sono stati nei rapporti con il pubblico e con i ministeri, in particolare con il Ministero degli affari esteri, sui finanziamenti alla RAI, credo che oggi le nuove tecnologie possano permettere un cambiamento radicale nell'offerta, molto allargata, di contenuto attraverso la web tv. In questo modo si può saltare completamente il problema.
  Pongo una domanda concreta su un tema forse un po’ antico, ovvero sul non rinnovo del contratto Sky-RAI. Mi pare che si trattasse di un'operazione di 50 milioni per la RAI in passato, ma mi risulta anche da alcune segnalazioni che Sky venda dispositivi attraverso i quali si può vedere la programmazione RAI a pagamento. Questo è probabilmente illegale, se è vero. Chiedo se la RAI può verificare e, nel caso, prendere le iniziative legali a tutela del servizio pubblico e anche della parte economica RAI.
  Dentro questo discorso volevo segnalare – e concludo – due questioni: lo sforzo sulla radio, che mi sembra molto importante, e la preoccupazione, per alcune notizie che circolano, sulla crisi, negli ultimi tre anni, della radiofonia, in particolare di Radio1.
  Vorrei chiedere a voi i conti e i problemi veri. Si parla di 128 milioni di costi e di 42 milioni di ricavi e di una caduta di Radio1 da leader al quinto o al sesto posto in soli 3-4 anni, con un calo di quasi il 30 per cento di raccolta pubblicitaria. Queste sono le cifre che circolano. Vorrei chiedere conferma e anche che cosa si può fare.
  Concludo sul problema del canone. Ragioneremo nei prossimi incontri sul contratto di servizio e sul problema della concessione Stato-RAI. La delibera del 29 novembre 2012 parla di servizio pubblico e definisce il canone come il controvalore di programmi di servizio pubblico offerti ai cittadini. È fondamentale, in merito, quello che ha detto la presidente, ossia che in questo momento la RAI, con una contabilità separata, può dimostrare che spende di più per il servizio pubblico di quanto non entri attraverso il canone. È importantissimo comunicare ciò agli italiani.
  In questo momento la campagna per la raccolta del canone è ancora fondata sulla proprietà dell'apparecchio televisivo. Temo che in tempi brevi questo possa creare una contraddizione che potrebbe mettere in difficoltà la riscossione del canone evaso, perché richiesto con una motivazione oggi diversa da quella ormai in vigore, almeno ufficialmente, dal novembre del 2012.
  Credo che questo sia un tema da affrontare nelle prossime campagne di comunicazione sul canone e ritengo utile che si imponga, in questo senso, alla RAI di cambiare radicalmente la comunicazione con i cittadini, affinché tutti possano percepire che il canone non è una tassa sul televisore, ma un normale contratto positivo, dal momento che viene offerto un servizio che altrimenti non ci sarebbe.

  GENNARO MIGLIORE. Ringrazio la presidente e il direttore generale anche per la chiarezza con la quale hanno impiegato il tempo in cui hanno svolto le loro relazioni.
  Vorrei partire dal tema che mi pare più scottante relativamente alla nostra presenza qui, ossia l'occupazione dei partiti. Lei ha fatto esplicito riferimento al fatto che ci sono state nomine politiche nel corso di questi anni. È del tutto vero. Non condivido, però, il ragionamento minimalista dell'Ufficio di collocamento dell'ammortizzatore sociale, perché penso che ci sia stata una forte utilità funzionale di queste nomine. Si sono stratificati i rapporti di potere. Il fatto che il servizio pubblico sia stato al servizio dei partiti si vede anche in una quasi tradizionale divisione Pag. 22dei compiti: il TG1 è filogovernativo, il TG2 è della seconda forza, il TG3 dell'opposizione, o almeno lo era. Infatti, adesso l'opposizione manca, in tutti i sensi. Manca anche nel pluralismo informativo, che penso debba essere non solo relativo ai partiti, ma anche ai temi.
  Le pongo una domanda esplicita, che spero possa essere accolta nel palinsesto nel futuro. Abbiamo bisogno di approfondimenti e di spazi di discussione sui temi della riforma costituzionale, considerati prioritari in questa legislatura. Credo che sia necessario non relegarli in spazi da TV dell'accesso di altri tempi, ma neanche nella discussione spesso leggera e poco informata che ha caratterizzato l'attuale dibattito.
  In questo senso le vorrei chiedere che fine farà GR Parlamento. La riduzione dei palinsesti, la riduzione dello spazio informativo e il fatto che ci sia un GR Parlamento che chiude le sue trasmissioni alle 19.00 e che non è neanche minimamente comparabile, per esempio, al servizio pubblico offerto da Radio Radicale, secondo me, rappresentano un'offesa rispetto alle potenzialità della RAI. Non è politica semplicemente il resoconto stenografico delle nostre attività parlamentari, lo sono anche gli approfondimenti e la capacità di seguire le manifestazioni politiche. Se si tratta di una testata di servizio pubblico, deve essere garantito anche l'investimento su di essa e il suo rafforzamento dal punto di vista tecnologico. Io penso che si dovrebbe mirare a questo anche nell'integrazione delle testate giornalistiche, forse rafforzando di più le all news e sottraendo al controllo dei partiti i TG orientati secondo finalità politiche.
  Abbiamo una grande occasione – su questo sono d'accordo con la presidente Tarantola – di creare, come per il rinnovo del Royal Charter, un grande coinvolgimento per quanto riguarda la scadenza della concessione, ma spero che si inizi subito con il contratto di servizio. Peraltro, poiché le tre missioni di informare, formare e intrattenere, che spesso vengono evocate come il motto della BBC, oggi devono essere integrate dalla parola «connettere», penso che gli investimenti sul digitale siano opportuni.
  Mi associo a tutte le richieste che sono state fatte dal collega del Movimento 5 Stelle relativamente agli appalti: vogliamo sapere anche come si determinano sul piano operativo e quali sono le strategie che si intendono realizzare.
  Infine, in quest'ultimo minuto vorrei chiedere a entrambi come pensate di procedere relativamente alla pratica, che, di fatto, è ormai stata strutturata e che è stata proprio avviata dal direttore Celli, della esternalizzazione progressiva. Di fatto la RAI è quasi monocommittente di grandi aziende che esternalizzano il prodotto. Questo, dal nostro punto di vista, non è chiaro rispetto alla funzionalità.
  Riprendo anche quello che diceva il presidente Brunetta: spesso ci è stato riferito che Che tempo che fa abbia un atteggiamento discrezionale nel pluralismo degli inviti anche perché fa parte di una società. È un prodotto di una società esterna. Vorrei che su questo tema la direzione dell'azienda ci comunicasse come si intende intervenire per garantire che questo pluralismo venga realizzato.
  Infine, ci tengo solo a dire una cosa, sinceramente. Ho avuto un sussulto nel momento in cui la presidente Tarantola ha fatto riferimento alla qualità dei prodotti. Penso che debba esserci sempre una qualità dei prodotti, ma non, come invece la RAI fa, pruderie di carattere edificante. Abbiamo il dovere di costruire prodotti culturalmente validi, ma che non sono necessariamente basati su santi, eroi e biografie eccellenti. Abbiamo il dovere di garantire la libertà di espressione degli artisti in modo tale che anche quelli scomodi possano entrare all'interno del servizio pubblico. In passato non avremmo avuto sul servizio pubblico né Pasolini, né Carmelo Bene, se ci fossero stati atteggiamenti che indicavano solo nella vocazione edificante il carattere qualitativamente alto.
  Certo, se si tratta di ridurre gli spazi dove si commercializza e si sfrutta il corpo delle donne, avrà tutto il nostro appoggio.

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  MASSIMO BITONCI. Ringrazio il presidente Tarantola e il direttore. Oggi abbiamo avuto molte risposte.
  Pongo una domanda specifica, considerato che molte cose sono state già dette dai colleghi. L'informazione pubblica, di pubblica utilità, è disciplinata dall'articolo 19 del contratto di servizio e deve essere considerata un'attività qualificante del servizio pubblico nazionale, che, come sappiamo, è affidato alla RAI. Il tema della pubblica utilità a livello territoriale deve inoltre essere ricondotto a quanto previsto all'articolo 17 dell'attuale contratto di servizio, in cui si delineano iniziative specifiche per la valorizzazione delle istituzioni e delle culture locali e si indica la possibilità di stipulare specifiche convenzioni.
  Lo schema di accordo predisposto dalla RAI per il rinnovo 2013-2015 del contratto di servizio è stato ritenuto troppo generico anche dal viceministro Catricalà, nel corso di un suo recente intervento in Commissione. Il Governo ha annunciato l'intenzione di aprire a gara il futuro contratto di servizio 2016, col risultato che potranno partecipare tutti i broadcaster interessati e che chi vincerà sarà servizio pubblico e otterrà il canone.
  Vorremmo sapere in quale misura e con quali aspetti funzionali l'informazione televisiva di pubblica utilità, a livello tanto nazionale, quanto territoriale, trovi spazio nel piano industriale predisposto dall'attuale consiglio di amministrazione, quale sia la specifica previsione di dotazione proveniente dal canone per l'informazione radiotelevisiva di pubblica utilità nel biennio 2013-2015 e quali siano i motivi che ostano, stante l'avvenuta digitalizzazione di gran parte delle regioni del nord Italia, al trasferimento dell'informazione radiotelevisiva di servizio sulle nuove piattaforme utili ad acquisire un vantaggio competitivo di fronte alla gara prevista per il 2016.
  Concludo con una brevissima considerazione sul servizio locale. È la prima volta che intervengo in Commissione e non posso, in quest'occasione, che stigmatizzare quanto la RAI e le sedi regionali siano distanti dalle comunità locali del territorio. Mi riferisco a casi eclatanti.
  Vi porto l'esempio della grave alluvione del Veneto del 2010. Il servizio pubblico non è stato svolto dalla RAI, ma dalle TV locali. Penso che questa sia una vicenda incredibile. Le TV locali si sono caricate di un onere che avrebbe dovuto essere svolto dal servizio televisivo pubblico. Le TV locali sono rimaste aperte giorno e notte e hanno avvisato la gente. Sapete quanto è stata grave l'alluvione. Pensiamo a un territorio come il nostro, dove eventi di questo tipo avvengono dappertutto. Sono sempre le TV locali che fanno questo tipo di servizio.
  Vi pongo questa domanda, perché è una questione che è stata rilevata e su cui c’è una grande discussione. Penso che, quando si verificano eventi di questo tipo, la RAI debba essere in prima linea anche sul territorio.

  PRESIDENTE. Abbiamo finito il primo giro di domande.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Considerato che i tempi che avevamo previsto in Ufficio di presidenza erano un po’ diversi, pensavamo che ci fosse più tempo per le risposte. Non so se il presidente e il direttore nei venti minuti che ci siamo concessi siano in grado di fornire le risposte o se comunque, dovendo procedere a un aggiornamento per consentire altri interventi dei commissari, non convenga, a questo punto, aggiornare le risposte alla prossima volta, lasciando magari adesso il tempo per altre domande. Le domande sono tante e il tempo è poco. Vi sottopongo questo dubbio.

  GIORGIO LAINATI. Anch'io penso che, se lasciamo spazio ad altre domande, il presidente e il direttore, nonostante la loro cortesia, non potranno fare altro che rispondere fra dieci giorni. Se fosse possibile intanto avere un primo Pag. 24giro di risposte, alla prossima seduta seguiranno altre domande. Penso che questo sia ragionevole.

  PRESIDENTE. Credo che avere alcune risposte al primo giro di domande sia la scelta migliore. Sappiamo tutti che l'audizione proseguirà sicuramente la prossima settimana. Come abbiamo detto prima, svolgeremo tutte le audizioni che saranno necessarie.
  Do la parola ai nostri ospiti per la replica.

  LUIGI GUBITOSI, direttore generale della RAI. Procedo nello stesso ordine delle domande.
  Onorevole Peluffo, lei ha citato una pienezza dei poteri. Io rispondo «magari» e le ricordo che, quanto ai poteri del direttore generale, non è cambiato nulla. È cambiato il fatto che, anziché oltre i 2,5 milioni, il presidente adesso può approvare gli appalti fino a 10 milioni e le nomine non editoriali.
  Sulla maggior parte dei temi organizzativi, sui piani e i budget o sulle nomine editoriali tipicamente più importanti dobbiamo sempre trovare una maggioranza. Credetemi, quando dovete cercare una maggioranza, apprezzo lo sforzo, perché non è semplice avere una maggioranza precostituita. Non c’è, dunque, pienezza dei poteri, come si immagina in un'azienda «normale». Sicuramente c’è stato un grosso miglioramento rispetto al passato e va detto che avrebbe dovuto essere ancora molto più esteso.
  Tornando alle altre domande, lei ha parlato di esposizione debitoria. L'esposizione debitoria era scesa a 115 milioni a fine marzo e scenderà ulteriormente al di sotto dei 100 milioni a fine giugno, perché abbiamo incassato la seconda rata del canone. Evidentemente le rate della prima parte dell'anno sono un po’ più alte.
  Siamo stati attenti alla cassa, ma non è stato solo questo. A fronte di un leggerissimo deficit, gran parte della spesa di quest'anno è per investimenti, oppure per gli esodi. Ricordiamo che gli esodi, oltre all'incentivazione, portano via anche il TFR che dobbiamo pagare, ragion per cui aumenta il debito. Il grosso dell'esborso avverrà, quindi, nella seconda parte dell'anno e a fronte di minori entrate.
  La situazione attuale è dunque estremamente positiva, nel senso che abbiamo un debito molto ridotto rispetto a fine anno, che deriva in parte, mi piace pensarlo, da un'accorta gestione della cassa, in parte sicuramente da una stagionalità positiva.
  Quanto alla raccolta pubblicitaria, il primo trimestre, come sapete, è pubblico. Il mercato pubblicitario è sceso, per quanto riguarda la televisione, di circa il 19 per cento rispetto all'anno prima. Abbiamo fatto una performance sostanzialmente allineata con il mercato, come anche il nostro competitor di riferimento, Mediaset. In aprile la nostra performance è migliorata. Abbiamo perso circa il 12 per cento, credo, a fronte di un 19 di Mediaset. Questi dati sono pubblici.
  A maggio la nostra performance è decisamente migliorata. Abbiamo fatto un meno 0,6 per cento, o qualcosa del genere. Ricordiamo che a maggio è partito il Carosello, che è andato molto bene. In giugno la situazione sarà più complicata, perché l'anno scorso avevamo l'Europeo. L'Europeo aveva portato, si stima, circa 25 milioni in più di pubblicità. Ovviamente, essendoci stato questo evento, non sappiamo come sarebbe stato il bilancio senza l'Europeo. Perderemo comunque di meno. Il confronto sarà negativo, ma il calo sarà inferiore ai 25 milioni. Giugno, in ogni caso, non è ancora chiuso.
  Che cosa sta succedendo al mercato ? Stiamo andando meglio, in questi mesi, dei competitor di riferimento, ma il mercato in genere è un po’ migliore e, quindi, il mercato pubblicitario sta rallentando la sua discesa. L'ultimo semestre dell'anno scorso fu un disastro. Di conseguenza, ci aspettiamo che si vada verso una stabilizzazione nella seconda parte dell'anno.Pag. 25Verso metà luglio elaboreremo una previsione più accurata sulla base dei consuntivi di giugno. Per darvi un'idea, la discesa sta continuando, ma è molto più lenta che in passato. Sicuramente possiamo affermare che c’è un migliore secondo trimestre rispetto al primo. Non c’è ancora il punto di flesso. Ci piacerebbe pensare che ci siamo. Non siamo ancora sicuri di esserci, però non vorremmo che si riprendesse a scendere.
  Quello costi-benefici è un rapporto in cui siamo estremamente attenti a capire le conseguenze delle nostre azioni. Credo che ci fossero forti spazi di miglioramento dell'efficienza aziendale. Stiamo cogliendo questi spazi, ragion per cui si vedrà ancora una riduzione di costi, senza incidere, almeno in maniera troppo significativa, sulla nostra attività.
  L’all news è per noi estremamente importante, perché è più in linea con i tempi. Ormai l'abitudine, che c’è ancora, peraltro, di aspettare il telegiornale delle 20.00 o quello delle 13.30, o delle 13.00, a seconda del telegiornale che si è abituati a vedere, si sta riducendo. Quando si sente una notizia, si vuole correre subito al web o al canale all news, che diventa il primo fornitore di informazione, quello più veloce, che è continuamente in diretta. Il web diventa, in realtà, il punto da cui la notizia parte. Sia i giornali, sia gli operatori video e i broadcaster hanno spesso interpretato il web come un residuale, per cui si va in onda e poi si mette la notizia anche sul web. In realtà, la notizia partirà dal web, andrà all’all news e sarà approfondita nei telegiornali tradizionali. Questo sarà un aspetto importante della nostra crescita.
  Mi è stato chiesto del voto contrario di due consiglieri sui palinsesti. Non vorrei commentare. Sarà che vengo dal privato, ma non riesco a considerare il cda come un luogo di scontro politico. Per me il cda è il luogo dove si dibatte e si discute sul bene dell'azienda e ci si ferma a questo. Non si va fuori dal consiglio. Non sono abituato a commentare negativamente sui miei consiglieri e non inizierò a farlo ora, ragion per cui mi astengo. Mi limito a dire che il palinsesto non è mai brutto o bello. Ci sono cose buone e cose che magari si possono percepire come meno buone. È il lavoro di migliaia di persone e, come tale, va rispettato nel suo complesso. Credo che il nostro sia un bel palinsesto: è in miglioramento, è migliore del precedente e sono sicuro che sarà peggiore del prossimo. Vedremo come va in autunno.
  Lei ha parlato di privatizzazione, ma non mi esprimo, perché non spetta a me. Credo che il nostro obiettivo debba essere quello di creare un'azienda migliore, più normale, gestita con criteri che si avvicinino a quelli delle società nostre competitor per quanto riguarda l'efficienza e la ricerca della competenza. Evidentemente, però, il nostro motivatore sarà diverso. Come ha detto qualcuno di voi, non ricerchiamo un profitto. Ricerchiamo di poter offrire il miglior servizio possibile, di avere adeguate attrezzature e di migliorare continuamente il servizio che forniamo ai cittadini.
  Dopodiché, mi parlava di deroghe. Immagino si riferisse ai dirigenti. Mi hanno mandato anche alcuni dati in più. L'accordo con la RAI di aprile prevede la possibilità di fare le deroghe, ma, alla luce delle verifiche più recenti che abbiamo fatto con INPS, non siamo sicuri che ce ne dovremo avvalere. Potremmo non averne bisogno e, quindi, potrebbero non esserci deroghe. Se la situazione cambiasse, ve lo comunicheremo, ma a oggi non ipotizziamo di utilizzare deroghe.
  Non so se ho risposto alle sue domande.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Non ha risposto alla domanda che le ho posto sull'andamento gestionale al netto dell'operazione.

  LUIGI GUBITOSI, direttore generale della RAI. Parla del 2013 ? Non ci sono state operazioni straordinarie, nel senso che i pensionamenti sono stati accantonati Pag. 26alla fine dell'anno precedente e quindi andranno su quel conto. Vi svelo subito l’«assassino»: il nostro budget parla di una perdita di 34 milioni quest'anno, a fronte di 244 l'anno prima, di cui circa 195 ordinari. Dopo il primo trimestre stiamo leggermente meglio di quello che pensavamo. A oggi non vedo una sostanziale divaricazione con le attese che avevamo a fine anno. Siamo ancora in un contesto esterno molto variabile, che potrebbe quindi modificarsi, ma il budget prevede meno 34 milioni quest'anno e più 1 nel 2014. Anche per il 2014 si prevedevano meno 30 milioni, ma il consiglio ci ha chiesto, e faremo questo sforzo, di portare il conto in pareggio. Peraltro, già quest'anno vogliamo realizzare un risultato operativo in pareggio.
  Pagheremo poi circa 25 milioni di IRAP e anche gli oneri finanziari. Dovremmo avere alla fine un utile significativo nel 2015.
  Vi ricordo che gli anni pari per noi sono più sfidanti, perché l'anno prossimo ci sarà il Mondiale. Anche quando c'erano meno 30 e meno 30 non era esattamente la stessa situazione. Negli anni pari ci sarà il Mondiale, che ovviamente ha un costo importante.
  Nell'andamento gestionale stiamo notando ancora una caduta della pubblicità, che è di 40 milioni nel primo trimestre. Ne perderà di meno sicuramente, ma comunque ne perderà un determinato numero nel secondo. Poi dovrebbe tendere a stabilizzarsi. Almeno, questa è l'aspettativa. Dovrebbe esserci, al limite, una perdita molto modesta. A fronte di questo stiamo riscontrando un buon miglioramento per quanto riguarda l'azione sui costi. Ci tengo a dire che essa non è assolutamente lineare, anzi, ci sono aree in cui stiamo investendo a livello tecnologico ed editoriale. Stiamo rafforzando quindi alcuni aspetti, mentre altri ci interessano di meno.
  Dal punto di vista finanziario, come ho risposto in precedenza, vedremo un peggioramento nella seconda parte dell'anno, ma a oggi la prima parte dell'anno è stata, per i motivi che dicevo prima, piuttosto favorevole.

  ANNA MARIA TARANTOLA, presidente della RAI. Completerei la risposta, onorevole Peluffo, alle sue domande concernenti il punto in cui ci troviamo con il contratto di servizio.
  Del contratto di servizio è stata stesa una prima bozza, di concerto: si costituisce sempre un gruppo di lavoro tra RAI e Ministero dello sviluppo economico. La bozza è attualmente all'esame del ministero. Abbiamo capito che il ministero sta cercando di rivederla alla luce di un'ulteriore semplificazione, quindi aspettiamo che termini questo esame. La bozza verrà poi ripresentata alla RAI per giungere alla definitiva condivisione e alla sua successiva sottoposizione al consiglio di amministrazione. Questa prima bozza, una volta esaminata dal consiglio di amministrazione della RAI, verrà portata all'esame della Commissione parlamentare di vigilanza, che dovrà esprimere il suo parere, anche se, come sapete bene, esso non è di natura vincolante.
  Una volta acquisito il parere, il Ministero dello sviluppo economico provvederà a una nuova convocazione della delegazione RAI per la messa a punto del testo finale che dovrà essere sottoposto all'approvazione del consiglio di amministrazione della RAI. Infine, si provvederà alla firma da parte del direttore generale del Ministero dello sviluppo economico e del presidente della RAI. Riassumendo, in questo momento siamo nella fase in cui aspettiamo da parte del Ministero dello sviluppo economico la risistemazione della prima bozza, per poi portarla all'esame del consiglio di amministrazione. Dopo questa fase il testo verrà alla Commissione.

  LUIGI GUBITOSI, direttore generale della RAI. Se non ha ulteriori domande, passerei alle risposte all'onorevole Brunetta.
  Lei mi ha fatto l'esempio dell'idraulico... dell'elettricista, scusate. Tengo anch'io Pag. 27a dire che esistono anche coloro che sostengono che le Torri gemelle siano state buttate giù dagli americani. Ogni tanto sento due versioni differenti, una per cui la RAI è alla canna del gas e sta ormai per portare i libri in tribunale, come qualche vostro collega ha detto, e un'altra per cui, in realtà, la RAI va benissimo e sono io che mi invento i problemi, così faccio la figura del salvatore.
  La realtà non è né l'una, né l'altra, ma è più o meno come ho cercato di descriverla: è una situazione difficile, ma gestibile. Non è semplice, soprattutto visto il quadro esterno, ma si può fare e stiamo cercando di farlo. Vedremo poi se riusciremo ad aggiungere valore in questo esercizio. Sono sicuro che lei ci fornirà un giudizio spassionato sul nostro risultato. Ovviamente, ci auguriamo che ci aiutiate ad avere un compito un po’ più semplice.
  Sul pluralismo le assicuro che siamo dalla stessa parte, per come l'ha descritto. Recentemente, al fine dell'approvazione dei palinsesti, è stata inviata una lettera, firmata dal presidente e da me, che rifletteva quanto approvato dal consiglio di amministrazione, a eccezione dei consiglieri Tobagi e Colombo, in cui c'era, oltre all'approvazione del palinsesto, una serie di raccomandazioni da intendersi in senso europeo, ovvero vincolante. La prima è di assicurare che i programmi di approfondimento informativo siano rispettosi dei criteri di pluralismo, di completezza e di imparzialità cui è tenuta doverosamente a conformarsi la RAI e che i conduttori mantengano una condotta in linea con l'etica del servizio pubblico, evitando forme di impropria spettacolarizzazione. Questo è ciò che abbiamo chiesto ai conduttori del servizio pubblico. La risposta è stata che assicurare che ci sia pluralismo non significa usare il bilancino con estrema precisione e avere il 99 per cento di accuratezza – credo che il 100 per cento sia umanamente impossibile – e che si tratti di trovare criteri ragionevoli.
  Nella scorsa campagna elettorale, chi più chi meno, tutti hanno svolto alcuni attacchi, ma io credo che, tornati a casa...

  RENATO BRUNETTA. Non stavo parlando di campagna elettorale.

  LUIGI GUBITOSI, direttore generale della RAI. Stavo facendo un esempio. Credo che chi ha onestà intellettuale sia andato a casa e abbia pensato che la RAI forse non abbia fatto un cattivo lavoro. Non abbiamo – parlo per la presidente, per me, ma anche, spero e credo, per tutto il consiglio – interesse a che non vi sia il pluralismo. Non abbiamo alcuna casacca particolare. Il nostro interesse è che vi sia pluralismo. I nostri non sono programmi di accesso, ma programmi di informazione che devono anche seguire le notizie. Tuttavia, nel complesso, nel corso della stagione, credo che questi programmi debbano rispettare in linea di massima un pluralismo. Poi ci sono sempre interpretazioni.

  RENATO BRUNETTA. Mi scusi, la interrompo un momento per una considerazione divertente, data l'ora. Ho trovato per caso un quotidiano del 2007 su cui un giovanissimo Giorgio Lainati rappresentava la situazione della trasmissione In mezzora di Lucia Annunziata con un secco 6 a 0 a favore della sinistra. Questo è Il Giornale. È un vizio antico. Mi dispiace sei molto invecchiato, Giorgio, è di sei anni fa. Non c'era lei e quindi non è colpa sua, naturalmente. Su questo occorre ovviamente fare una grossa riflessione.

  LUIGI GUBITOSI, direttore generale della RAI. Se me lo dice, non ho dubbi, ma il tema è che tutti i programmi, ivi inclusi quelli dell'Annunziata, dovranno seguire il pluralismo e che pluralismo non significa necessariamente 6 a 6. Occorre cercare anche di diffondere notizie che interessino. Ci informeremo sul tema e vedremo. Comunque, siamo tutti d'accordo sul pluralismo, credo.Pag. 28
  Sulla vexata quaestio della pubblicazione dei compensi dei dipendenti e dei collaboratori RAI, invece, vorrei ancora una volta ribadire che la RAI non ha mai inteso, né potrebbe, anche se volesse, sottrarsi alle fondamentali regole di trasparenza che devono sempre ispirare la gestione delle imprese, segnatamente delle imprese pubbliche. Con specifico riguardo alla pubblicazione dei compensi, tuttavia, sia l'Autorità garante della concorrenza e del mercato sia l'Autorità garante della protezione dei dati personali hanno affermato l'esigenza di dover coniugare il principio di trasparenza con l'attività di impresa in un mercato estremamente competitivo, come quello radiotelevisivo. In particolare, ad avviso dell'Autorità garante della protezione dei dati personali è ammissibile la pubblicazione delle sole fattispecie in concreto riconducibili a disposizione di legge ed esclusivamente secondo le modalità ivi indicate, mentre l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha precisato come l'eventuale imposizione alla RAI dell'obbligo di pubblicare i compensi dei conduttori, degli ospiti e degli opinionisti, nonché i costi di produzione per i propri programmi – è il Garante che parla – «creerebbe un'evidente asimmetria nel settore televisivo, atteso che RAI sarebbe l'unico operatore soggetto all'obbligo di rendere pubblici i propri costi a un livello di dettaglio disaggregato. Considerato che si tratta di dati per loro natura estremamente sensibili sotto il profilo commerciale, la loro pubblicazione potrebbe ridurre la capacità competitiva di RAI nell'acquisire e intrattenere le risorse, soprattutto umane, che costituiscono input fondamentale per la fornitura di servizi radiotelevisivi». Noi non siamo un'ASL. Capisco il paragone, ma il medico di base non compete, noi sì. Pertanto, se è vero che il contratto di servizio prevede l'obbligo di pubblicazione, è anche vero che lo stesso contratto rinvia alla Commissione paritetica la definizione delle modalità di attuazione di tale obbligo. Nelle more, la RAI che insieme alla Commissione ha proposto di trasmettere i dati relativi al proprio personale con modalità idonee a tutelare i dati personali degli interessati e a non alterare il gioco concorrenziale, non può ritenersi inadempiente.
  Peraltro, anche la nuova normativa sulla trasparenza pubblica degli amministratori – la cosiddetta legge anticorruzione – di recente introduzione, non è applicabile alla RAI, se non per quanto concerne gli appalti, come confermato dal Dipartimento affari giuridici e legali della Presidenza del Consiglio dei ministri, a cui abbiamo chiesto un parere.
  Detto questo, è nostro obiettivo essere il più possibile trasparenti, perché non c’è nulla da nascondere. Dobbiamo contemperare semplicemente questa esigenza con la capacità della RAI di competere efficacemente nel mercato.
  Le fornisco alcuni dati, comunque. A oggi, 8 dirigenti e 7 giornalisti guadagnano più del tetto sulla base dei contratti precedenti all'interruzione dell'attuale normativa. Per vostra informazione, gli stipendi più elevati sono quelli di un mio predecessore ancora in azienda, del sottoscritto, pari a 650.000 euro come peraltro ampiamente dibattuto sulla stampa al momento del mio insediamento, e quello di un collega attualmente in aspettativa e senatore della Repubblica.
  Preferisco fornire informazioni complessive piuttosto che dettagli singoli. I 300 dirigenti RAI, incluso il direttore generale, sono distribuiti come segue: 3 sopra i 500.000 euro – poi vi forniremo la tabella – 1 tra i 400 e i 500.000 euro, 4 tra i 300 e i 400.000 euro (sono vecchi contratti), 34 tra i 200 e i 300.000 euro, 190 tra i 100 e i 200.000 euro, 68 sotto i 100.000 euro.
  I 322 giornalisti dirigenti si dividono come segue: 1 sopra i 500.000 euro, 3 tra i 400 e i 500.000 euro, 3 tra i 300 e i 400.000 euro, 24 tra i 200 e i 300.000 euro, 273 tra i 100 e i 200.000 euro e 18 al di sotto dei 100.000 euro.
  Il valore della retribuzione media dei dirigenti, allo stato, è di 155.000 euro, mentre quella dei giornalisti dirigenti è di 147.000 euro. Questi due valori, a complemento Pag. 29del piano, si attesteranno entrambi intorno ai 145.000 euro annui in media.
  Per assurdo, fornire il dettaglio degli stipendi dei singoli dirigenti imporrebbe alla RAI due svantaggi. In primo luogo, noi competiamo con Mediaset e Sky e quindi rischieremmo di fornire ai nostri competitor un vantaggio competitivo. Potrebbero sapere cioè quanto costa il singolo e ce lo potrebbero via con relativo poco sforzo. Sono già bravi da soli e non hanno bisogno anche di questo favore. Il secondo svantaggio consiste nel fatto che i singoli dirigenti giornalisti verrebbero a conoscenza della retribuzione degli altri, creando infinite frizioni all'interno dell'azienda, con il rischio di arrivare a una guerra al rialzo. Vi ricordo la reazione scaturita dalla pubblicazione della lista con i redditi più alti alcuni anni fa.
  Facciamo, dunque, volentieri uno sforzo. Questi sono i dati, che vi forniremo come tabella. Mettere un nome a fianco di ciascuna retribuzione sarebbe, secondo me, estremamente sbagliato ma, pur non essendo ex lege obbligati, passeremo questa tabella al Presidente per l'eventuale distribuzione a chi ne fosse interessato.
  Quanto alle altre tematiche, ripeto, non siamo inadempienti. Faremo tutto il possibile per essere trasparenti anche da questo punto di vista. Credo che siamo dalla stessa parte, nel senso che vogliamo la trasparenza come la vuole lei. Forse la differenza è che noi pensiamo che la RAI sia sul mercato, che debba competere e che non possa essere paragonata a un'ASL, da questo punto di vista. La nostra battaglia competitiva è già complessa così com’è e non dovrebbe essere resa ancora più difficile.
  Tengo anche a precisare che, per quanto riguarda gli appalti, per rispondere al senatore Airola, essendo sottoposti alla legge sugli appalti, i nostri seguono le regole degli appalti pubblici. Si tiene, dunque, la gara europea per quelli sopra i 500.000 euro, mentre si applicano procedure semplificate al di sotto. Vanno tutti comunque a gara. Le sarei grato se ci mandasse una e-mail con il dettaglio delle domande che ha posto, perché, se mi ricordassi tutto, sarei campione del mondo. Ovviamente non abbiamo questi dati. Impiegheremo del tempo a raccoglierli e a capire come aggregarli. Cercheremo di fare tutto il possibile per rispondere.

  RENATO BRUNETTA. Brevemente, ho appreso che voi non applicate i tetti rispetto alla vigente normativa.

  LUIGI GUBITOSI, direttore generale della RAI. Non l'ha appreso, perché noi li applichiamo. Ricorderà, però, che la normativa si applica ai contratti futuri.

  RENATO BRUNETTA. La legge l'ho fatta io: non si applica solo ai contratti futuri, ma a tutti quelli in essere. Su questo apriremo un secondo contenzioso. Intendo però esternare altri due o tre elementi di insoddisfazione. Posso ?

  LUIGI GUBITOSI, direttore generale della RAI. Stavo concludendo le mie risposte...

  PRESIDENTE. Direi di fermarci qui e di continuare...

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Intendo intervenire sull'ordine dei lavori.

  RENATO BRUNETTA. Scusi, lei chi è ? Penso che abbiamo un Presidente.

  PRESIDENTE. Deputato Peluffo, basta. Facciamo così: continuiamo su questo argomento la prossima volta. Andiamo avanti con le risposte.

  LUIGI GUBITOSI, direttore generale della RAI. Se posso fornire la mia risposta, volevo dire che i tetti si applicano a partire dai contratti stipulati nel giorno in cui la legge è entrata in vigore, mentre quelli stilati precedentemente restano validi. La legge è stata proposta dal Governo e questo ci dicono i nostri avvocati. Pag. 30Poi si aprirà un contenzioso. Questi sono i dati che intendevo fornire. Ho risposto, ancorché in maniera non esaustiva forse, a tutte le sue domande.

  PRESIDENTE. La prossima settimana continueremo l'audizione. Terremo un Ufficio di presidenza che intendo convocare per giovedì 27 giugno alle 14.30, dove fisseremo un'altra audizione. Vedremo quando farla, penso all'inizio della settimana prossima. Andiamo ora avanti con le risposte.

  PINO PISICCHIO. Prendiamo la buona abitudine, però, di darci un tempo di inizio e uno di fine. Basta essere puntali all'inizio per essere puntuali anche alla fine. Lo dico per tutti.

  PRESIDENTE. Miglioreremo sui tempi.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Intervengo sull'ordine dei lavori. Innanzitutto, Presidente, non siamo a scuola, dove lei può dire «basta». Se uno chiede di intervenire sull'ordine dei lavori, lei gli dà la parola. Gli interventi sull'ordine dei lavori hanno la precedenza sugli altri. Questo vale per tutti e innanzitutto per lei, che deve applicare il Regolamento.
  Sull'ordine dei lavori avevamo stabilito, come ha detto lei all'inizio, di concludere quest'audizione alle 23.00 e, se non si fosse conclusa, di aggiornarla. Essendo passate le 23.00, a questo punto non si può fare altro che aggiornarla. La prossima volta il direttore generale completerà le risposte alle domande che non l'hanno ancora avuta e ci sarà, come abbiamo detto, la possibilità per tutti gli altri commissari di prendere la parola e porre domande. Riceveranno le risposte nella prossima audizione.

  GENNARO MIGLIORE. A me pare che siano state molto esaurienti e che abbiano esaurito molto il tempo le risposte fornite ai due partiti di maggioranza, addirittura con competenza «letta» relativamente ad alcune di queste domande. Sinceramente, ritengo che, se si è iniziato mezz'ora dopo, si possa aspettare un'altra mezz'ora per completare almeno il giro delle prime domande.

  PRESIDENTE. Chiedo alla Commissione se si intenda continuare con la fine del primo giro di risposte al primo ciclo di domande e poi riprendere in una prossima audizione.

  SALVATORE MARGIOTTA. Credo, Presidente, che si tratti di una questione di metodo, ma anche di merito, come dice bene il capogruppo del PD. Se avevamo stabilito che alle 23.00 si doveva chiudere questa riunione, è bene che sin dalla prima riunione decidiamo di attenerci ai tempi esattamente come stabiliti. Sarebbe sbagliato derogare oggi. Ciò ci porterebbe inevitabilmente a derogare ogniqualvolta un gruppo lo chiedesse e, poiché riteniamo che i tempi sunt servanda quasi come i pacta, a questo punto, a mio avviso, dobbiamo chiudere l'audizione.

  MARIO MARAZZITI. Presidente, abbiamo deciso nella riunione dei capigruppo di chiudere alle 23.00. Devo rilevare che la gentilezza della presidente Tarantola e del direttore generale Gubitosi ci avrebbe permesso di cominciare alle 21.00, ma che, per colpa del nostro previo incontro, abbiamo cominciato alle 21.20. Per questa volta direi che sarebbe opportuno se potessimo derogare e avere 20 minuti in più per una discussione più esauriente.

  ALBERTO AIROLA. Intervengo anch'io sull'ordine dei lavori. Come gruppo, avevamo altre domande e, poiché non è stato forse rispettato esattamente il tempo, perché la collega Liuzzi aveva alzato la mano prima di me, necessitiamo senza ombra di dubbio di un aggiornamento di questa seduta.

  PRESIDENTE. Sicuramente la seduta sarà aggiornata e riprenderemo da dove abbiamo lasciato i lavori questa sera.

Pag. 31

  RENATO BRUNETTA. Sono convinto, come il collega Migliore, che, per rispetto di tutti coloro che hanno effettuato altre domande, sia opportuno avere il tempo e il modo di ricevere già questa sera una risposta, recuperando almeno la mezz'ora di ritardo. Penso che la gentilezza della dottoressa Tarantola e del dottor Gubitosi possa consentire questo, altrimenti dovremmo sentirci in colpa per aver esaurito tutto lo spazio delle risposte, senza peraltro poter poi manifestare la nostra soddisfazione o insoddisfazione. Da questo punto di vista, sono disponibilissimo a rimanere qui un'altra mezz'ora, proprio per consentire le risposte ad alcuni altri colleghi che hanno posto domande.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Visto che abbiamo deciso di tenere un dibattito sull'ordine dei lavori, volentieri vi partecipo e continuo. Nell'Ufficio di presidenza abbiamo fatto un accordo molto chiaro, quello che ha riportato il Presidente. Lo preciso, altrimenti potrei dire che l'accordo prevedeva un intervento per ogni gruppo. Sappiamo qual è la composizione di ogni singolo gruppo all'interno della Commissione vigilanza. Ci sono gruppi costituiti, giustamente, da un solo deputato o da un solo senatore e ci sono gruppi costituiti da 16 parlamentari. A questo punto, se decidiamo di fare accordi diversi, chiedo che possano intervenire gli altri parlamentari del gruppo del PD.

  GENNARO MIGLIORE. Io e Brunetta siamo presidenti anche dei nostri rispettivi gruppi parlamentari. Inviterei sinceramente ad avere toni meno arroganti da parte del capogruppo del PD di questa Commissione. Ritengo, a questo punto, che non ci siano le condizioni per raggiungere alcun tipo di accordo. Pretendiamo di essere, da oggi in poi, rispettati in quanto singoli parlamentari. Se voi continuate a dire che voi siete 16 e noi 1, avete proprio sbagliato sede parlamentare. Noi siamo tutti rappresentanti del Parlamento e il fatto che ci sia un'idea di fornire risposte a tutti i gruppi parlamentari non le consente, collega Peluffo, di tenere questo atteggiamento arrogante e assolutamente incongruo rispetto alla sua funzione, che è delicata ed è quella di governare un gruppo all'interno di questa Commissione.

  MASSIMO BITONCI. Signor Presidente, era stato stabilito un intervento per ogni gruppo e noi, come Lega Nord, ci siamo contenuti nell'intervento, ascoltando con pazienza i lunghissimi interventi degli altri. Penso che, per rispetto di tutti coloro che hanno svolto un primo giro di interventi, non possiamo aspettare dieci giorni per una risposta. Alcuni nostri colleghi hanno posto molte domande, anche molto specifiche. Vorrei quindi rimanere qui anche fino a mezzanotte per avere risposta alle domande concrete, puntuali e molto sintetiche che abbiamo formulato.

  SALVATORE MARGIOTTA. Il dibattito sta diventando un po’ spiacevole. Per replicare al collega Migliore, non vi è alcuna arroganza da parte del capogruppo, onorevole Peluffo. Stava soltanto ribadendo il concetto che, qualora si decida una regola – la regola era stata decisa all'inizio della riunione, presenti tutti i Gruppi, che avrebbero avuto pari dignità, e comprendeva anche gli orari – tale regola si rispetta. Questa volta ci sarà qualcuno che dovrà attendere qualche giorno in più per avere le risposte, ma atteniamoci, una volta per tutte, a una regola stabilita non da qualcuno che potesse imporre il proprio punto di vista, ma da una riunione tra il Presidente e i vicepresidenti di tutti i Gruppi. Noi richiamiamo solo al rispetto di quella regola, senza alcuna arroganza. Ci mancherebbe altro.

  PRESIDENTE. Mi permetto di osservare che sono le 23.15 e che abbiamo discusso un quarto d'ora di questo problema. Sarebbe stato necessario un po’ di buonsenso, secondo me. A volte si può usare anche il buonsenso, oltre alla rigidità di una regola. Le 23.00 era, giustamente, Pag. 32l'orario che ci eravamo dati, ma, nello stesso tempo, mancavano solo alcune domande e alcune risposte. Le avremmo esaurite in un quarto d'ora, il tempo che abbiamo impiegato per discutere della fine della riunione. Quando non prevale il buonsenso, non si riescono ad avere le risposte e a rispettare il ciclo di domande di tutti i colleghi. A questo punto, anche a me non sembra che ci siano le condizioni per continuare, visto che abbiamo fissato di finire alle 23.00. La prossima volta, nel rispetto di tutti, non stabiliremo una fine rigida, ma, se ce ne sarà bisogno, decideremo di continuare anche un'altra mezz'ora per dare seguito a tutte le risposte e a tutte le domande. Vi ricordo la convocazione dell'Ufficio di presidenza giovedì 27 giugno alle 14.30.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 23.15.