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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVII Legislatura

VIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 5 di Martedì 11 marzo 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Realacci Ermete , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, on.Maurizio Lupi, sulle linee programmatiche del suo Dicastero, per le parti di competenza (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Realacci Ermete , Presidente ... 3 
Lupi Maurizio (NCD) , Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ... 3 
Realacci Ermete , Presidente ... 9 
Borghi Enrico (PD)  ... 10 
Realacci Ermete , Presidente ... 11 
De Rosa Massimo Felice (M5S)  ... 11 
Zan Alessandro (SEL)  ... 12 
Realacci Ermete , Presidente ... 13 
Zan Alessandro (SEL)  ... 13 
Realacci Ermete , Presidente ... 13 

ALLEGATO: Documento consegnato dal Ministro Maurizio Lupi ... 15

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: FI-PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Nuovo Centro-destra: NCD;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia (PI);
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ERMETE REALACCI

  La seduta comincia alle 14.25.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, on. Maurizio Lupi, sulle linee programmatiche del suo Dicastero, per le parti di competenza.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, on. Maurizio Lupi, sulle linee programmatiche del suo Dicastero, per le parti di competenza.
  Conosciamo le condizioni in cui avviene questo incontro, che era stato pensato, come potete immaginare, data anche la sala che abbiamo scelto, per avere tempi più ampi. Questa sala permette, infatti, l'attivazione della trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati, cosa che non è concessa nella nostra Commissione.
  Si tratta di un'audizione importante, non perché sia cambiato il Ministro, ma perché avviene alla vigilia di un Consiglio dei Ministri in cui le materie che sono oggetto del contendere hanno molto a che vedere anche con il ministero diretto dal collega Lupi.
  Darei subito la parola al collega Lupi. Come sappiamo, gli oggetti del contendere sono tanti. Sappiamo già che questa relazione non potrà essere esaustiva, ragion per cui chiediamo al Ministro Lupi di indicarci i punti principali sui quali concentrare l'attenzione.
  Abbiamo all'esame tante materie, alcune lasciate inevase anche per la maniera convulsa e traumatica in cui si è chiusa la vita del precedente Governo. Penso, per esempio, alla vicenda delle autostrade. Altre sono, invece, oggetto di confronto da tempo. Pensiamo a tutta la materia che riguarda i lavori pubblici, le priorità nelle opere pubbliche da realizzare, la legge che è stata approvata per la realizzazione del Programma 6.000 campanili, il credito di imposta e l’ecobonus sull'edilizia, che mi pare sia piuttosto collegato con le manovre che vengono annunciate sia sul fronte dell'occupazione, sia sul fronte delle scuole. Il Ministro comunque sa quali priorità sottoporci.
  Direi di organizzare i nostri lavori nel modo seguente: iniziamo, con la relazione del Ministro e, se riesce a chiudere in una decina di minuti prima, perché alle 15 abbiamo l'inizio dei lavori dell'Assemblea, possiamo permettere un primo rapido giro di questioni poste dai colleghi. Poi aggiorneremo l'audizione a quando sarà possibile.
  Do la parola al Ministro Lupi per lo svolgimento della relazione.

  MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Saluto tutti i colleghi e i membri della Commissione. La ristrettezza dei tempi a disposizione ci impone di cambiare un po’ l'impostazione. Pag. 4Peraltro, consegno agli atti della Commissione un testo scritto, non sono abituato a parlare leggendo, ma voi potrete seguire i vari argomenti.
  Mi auguro che non ci sia materia del contendere, ma che ci sia, invece, come c’è stato in questi mesi, un confronto approfondito sui temi e sul lavoro che abbiamo svolto. È evidente che, pur essendo in presenza di un Governo diverso, c’è comunque un'azione di continuità da parte del sottoscritto.
  Nella mia esposizione ritengo assolutamente utile e indispensabile, nella prima parte, e in maniera molto sintetica, raggruppare e indicare gli obiettivi che si sono raggiunti nei primi dieci mesi, che devono costituire la base di partenza per lo sviluppo.
  La differenza tra i primi dieci mesi e i prossimi sta nella prospettiva, nella continuità del lavoro. È evidente che il Governo Letta, per sua dichiarazione alla nascita e per il rapporto col Parlamento, ha impostato la sua azione con una prospettiva di governo a breve termine, con una scadenza degli obiettivi a marzo del 2015. Le azioni che erano state pensate in un disegno complessivo strategico erano, quindi, azioni molto determinate ad affrontare puntualmente le problematiche e i punti chiave in questo settore, ma con l'obiettivo di portare immediatamente a dei risultati.
  Oggi possiamo partire da questo per iniziare, invece, a esaminare – perciò credo sia indispensabile anche un confronto successivo – non solo come proseguono le azioni di breve periodo, gli interventi puntuali, ma anche come Parlamento e Governo possono affrontare l'obiettivo, in un Governo che dovrebbe essere di legislatura, di riforme radicali e di cambiamento complessivo. Lo scopo finale è quello di riconsegnare, alla fine, di questa legislatura, un Paese che non solo sia cambiato dal punto di vista delle riforme della legge elettorale e delle riforme costituzionali, ma che abbia anche strutture nuove in queste materie e nuove sfide che possono essere affrontate.
  Nella prima parte del documento trovate, quindi, undici punti molto sintetici che hanno caratterizzato l'azione di questi dieci mesi. Ne sono stati citati alcuni, come il tema dell’ecobonus, il rilancio dell'edilizia residenziale, la defiscalizzazione. Visto che c’è pochissimo tempo, credo che la cosa più interessante sia ovviamente quella di concentrarsi sul periodo dall'oggi in poi.
  Permettetemi, però, di evidenziare un aspetto. Nei dieci mesi passati, d'accordo o non d'accordo, con problematiche o meno, con correzioni che si potevano avere, con giudizi positivi o negativi, un fatto è stato evidente: la politica infrastrutturale è ritornata al centro, legata alla politica di sviluppo e di crescita del Paese, e per la prima volta la politica legata alle infrastrutture si è diversificata non solo riguardo a un unico obiettivo – so che voi avete presentato e discusso, come ogni anno, la ricerca sui risultati della legge obiettivo – ma anche a una politica complessiva che vede la realizzazione delle grandi opere, la selezione delle opere prioritarie, la realizzazione di un piano di piccole e medie opere e nonché il grande tema della riqualificazione e della manutenzione straordinaria del territorio, dai ponti ai viadotti, alle ferrovie.
  Parlo del grande tema – questo è un argomento che credo debba essere visto insieme; ne ho già parlato con il Ministro Galletti – di investimenti che possano essere erogati e di risorse che possano essere effettivamente spese per questo grande Piano di manutenzione straordinaria del territorio che dobbiamo attuare.
  Anche i risultati in termini di investimento mi sembra siano stati significativi. Cito per tutti due interventi, uno dei quali oggetto di una risoluzione da voi presentata. Il risultato dell'azione dell’ecobonus delle ristrutturazioni e il fatto di aver introdotto anche interventi antisismici e di messa in sicurezza degli edifici nel cosiddetto «65 per cento» hanno prodotto, negli ultimi dieci mesi, fino al 31 dicembre 2013, 19-20 miliardi di euro di movimentazione, e quindi di investimenti. Credo Pag. 5che questo sia il risultato più efficace che ci possa essere nel misurare la bontà di un'azione legislativa oppure no.
  Passiamo, invece, ai temi su cui nei prossimi mesi e nei prossimi anni vuole concentrarsi l'azione del ministero, nel confronto ovviamente con il Parlamento e con la Commissione. Troverete quattro grandi aree: le iniziative di carattere legislativo, le iniziative pianificatorie, le iniziative riformatrici, le iniziative organizzative e gestionali. Queste quattro grandi aree comprenderanno poi interventi più puntuali e descrittivi, con una calendarizzazione a breve, medio e lungo termine.
  Quanto alle iniziative di carattere legislativo, iniziamo con il tema a cui ha fatto riferimento il presidente Realacci nell'introdurre quest'audizione. Già nel precedente Governo – ricordo che è diventato legge – noi avevamo presentato un primo provvedimento sulla problematica abitativa con una doppia prospettiva.
  L'avevamo presentato come rilancio, sussidio e sostegno all'acquisto della prima casa da parte dei cittadini, affrontando il tema per indurre finalmente la messa a disposizione da parte del sistema creditizio, del sistema bancario, di risorse verso le famiglie per movimentare e ritornare a permettere loro l'acquisto.
  Tutti voi avevate segnalato il fatto che solo pochi mesi prima dello scoppio della crisi alle famiglie veniva finanziato l'acquisto della propria casa, addirittura con mutui maggiori rispetto al valore della casa stessa: se valeva 100, a 110 o 120. Invece, con la crisi bancaria, il sistema finanziario ha fermato in blocco l'erogazione dei mutui.
  Mi riferisco ai 2 miliardi di euro messi a disposizione da parte di Cassa depositi e prestiti al sistema bancario. Un elemento che ha sempre caratterizzato l'azione del mio ministero è stato quello di verificare puntualmente, mese dopo mese, che le leggi che noi approviamo diventino operative attraverso i decreti attuativi e che si testi l'efficacia delle misure. Non c’è alcun provvedimento approvato da questo Parlamento con il passato Governo Letta che sia rimasto in sospeso. Tutti i decreti attuativi, cioè, sono stati emanati, compreso, ed è per questo che vi ho fatto riferimento, il tema delle risorse dei 2 miliardi di euro messi a disposizione da Cassa depositi e prestiti.
  Dalla fine della settimana scorsa, infatti, è operativo nel sistema bancario, nelle banche che hanno aderito alla convenzione ABI-Cassa depositi e prestiti, il plafond casa, che, per la prima volta, mette a disposizione delle famiglie non solo l'accesso al credito per l'acquisto della prima casa, ma – lo ricordo a proposito del collegamento della filiera – anche risorse per le ristrutturazioni degli edifici.
  Questo è un punto importantissimo. E il vantaggio che ne deriva, prima ancora del tasso bancario, è quello del lungo termine con cui il credito viene concesso. Cassa Depositi e Prestiti e, quindi, il sistema bancario che accede a questo plafond, concede, infatti, un mutuo più lungo di quello che normalmente viene erogato, trent'anni, e per giunta con la garanzia dello Stato.
  Avevamo poi iniziato ad affrontare la prosecuzione, come ci è stato chiesto dal Parlamento, del grande tema dell'emergenza abitativa, con un decreto che dovrebbe – uso il condizionale perché ancora non è stato – vedere il Consiglio dei ministri confrontarsi.
  L'emergenza abitativa è legata anche al tema degli affitti e, quindi, del sostegno e dell'aiuto alle famiglie che sono in difficoltà rispetto all'accesso, al diritto a un'abitazione in cui vivere dignitosamente. Noi avevamo rifinanziato il Fondo affitti e avevamo introdotto, se vi ricordate, la nuova categoria della morosità incolpevole.
  Un'osservazione riguardava anche le risorse che avevamo messo a disposizione, che, per forza di cose, erano oggettivamente poche. Il lavoro che abbiamo cercato di fare, e che dovrebbe essere definito nel prossimo decreto, è quello di rifinanziare ulteriormente questi due fondi, in parte – e questa è la grande novità – rendendo strutturale il Fondo sulla morosità incolpevole e, quindi, permettendo una programmazione importante da parte Pag. 6dei comuni (colgo l'occasione per dire che il previsto decreto attuativo da parte del Ministero delle infrastrutture è già stato siglato e dovrebbe essere stato siglato anche dal Ministero dell'economia e delle finanze, in modo da avere immediatamente a disposizione l'utilizzo delle risorse).
  Comunque, con il prossimo decreto arriveremo, credo, a 260-270 milioni di euro per il Fondo sulla morosità incolpevole e a 200 milioni di euro per il Fondo affitti. Ci sembra che, per la prima volta, le cose vadano in una giusta direzione. Se ripensate alle risorse che erano state stanziate negli anni scorsi, il fondo era arrivato a zero. Per la prima volta c’è, invece, una politica, come ci è stata richiesto giustamente dai comuni e dalle regioni, che va in una direzione che noi riteniamo corretta.
  Aggiungo un'osservazione fondamentale, su cui ci sono alcune divergenze con alcuni membri della Commissione e del Parlamento: a mio parere, oggi siamo di fronte a due anelli della catena che vanno affrontati insieme, quello di chi deve pagare l'affitto e deve essere aiutato, ma anche quello del proprietario di casa che la mette a disposizione. Il decreto affronterà molto questo tema, garantendo ovviamente entrambi.
  Noi abbiamo la necessità che gli alloggi già disponibili immediatamente vengano messi sul mercato, perché mentre ne costruiamo di nuovi il dramma dell'emergenza abitativa rimane. Ci sono case sfitte che non sono sul mercato e non riusciamo a rendere quindi fruibili. Per poterlo fare, però, dobbiamo offrire anche ai proprietari delle garanzie, ossia la certezza che ci sia il pagamento dell'affitto e che alla conclusione del contratto il proprietario possa tornare in possesso della propria abitazione.
  Senza questo il mercato non si muove. Possiamo fare tutte le proroghe degli sfratti possibili e immaginabili, ma – sapete che la mia posizione è molto chiara – non è con la proroga degli sfratti che si risolve il problema. È solo un modo per tamponare la situazione che mette tranquilla la coscienza di tutti. Ma così facendo non andiamo da nessuna parte.
  Vado veloce perché il prossimo decreto affronterà anche altre questioni, sempre su questo tema. Penso agli alloggi di edilizia gestiti dalle ALER e dagli IACP. Sono anni che noi ci troviamo di fronte a una situazione di scarsa manutenzione del patrimonio abitativo. Questo, peraltro, non consente di mettere a disposizione alloggi che potrebbero, se ristrutturati, essere immediatamente utilizzati.
  Anche su questo, non so esattamente dopo quanti anni, per prima volta, anche se la competenza in materia è regionale, si erogano dei fondi per la riqualificazione e la ristrutturazione degli alloggi popolari. Ormai siamo intorno ai 500 milioni di euro.
  Affronteremo poi in questo decreto il tema dell’housing sociale. Il decreto, anzi, è specificatamente orientato ad affrontare le problematiche connesse.
  L'intervento non esaurisce il problema della casa, del rilancio dell'edilizia della crisi del sistema residenziale pubblico, della riqualificazione e del rinnovo dei centri urbani. Troverete, per esempio, uno dei punti del mio documento – lo cito perché è stato posto all'attenzione del ministero, sempre attraverso una vostra interrogazione; credo che ne abbiate anche discusso a lungo – all'interno di un capitolo che ho chiamato «Disegno di legge di riforma dell'assetto gestionale dei sistemi urbani».
  Noi dobbiamo affrontare questo tema in maniera complessiva. Si riparte dal tema della riqualificazione delle città, delle grandi aree urbane. La sfida non è il consumo del territorio, ma la riqualificazione, il recupero e la promozione dell'edilizia sociale, per arrivare all'elaborazione di un vero e proprio Piano di promozione dell'edilizia residenziale sostenibile, sia pubblica, sia privata, attraverso il recupero, la riqualificazione e la nuova costruzione, considerando anche gli obiettivi che l'Unione europea sta fissando su questo tema.
  Ci sono risorse che possono essere messe a disposizione. Dalla Commissione Pag. 7Ambiente è arrivata l'indicazione di 7 miliardi di euro per la riqualificazione e la ristrutturazione di edifici pubblici che possono essere resi ecocompatibili e in efficienza quanto al consumo energetico e al rispetto dell'ambiente.
  Non mi soffermo sul Piano degli aeroporti, perché non è di competenza di questa Commissione.
  Un altro punto su cui ci dovremo confrontare riguarda un'altra grande questione, legata al rapporto con le regioni e alla rivisitazione delle intese generali quadro con queste. Come sapete, le intese generali quadro sono gli strumenti di programmazione e pianificazione tra Governo centrale e regioni che fissano le priorità di intervento sui territori.
  Se una regione indica 100 interventi, vuol dire che nessuno è prioritario. Se, insieme, regione e Governo individuano i 3-4 interventi realmente prioritari per ognuna, vuol dire che ci obblighiamo tutti a realizzarli, a destinare risorse, a dettare i tempi e i modi con cui questi interventi debbono essere attuati.
  Altro importante tema della proposta che il ministero sostiene è quello di allargare la golden rule sul livello europeo non solo ai temi delle reti TEN e, quindi, al core network, ma anche ai grandi temi della manutenzione straordinaria del territorio.
  L'Europa destina risorse per fronteggiare i danni che si creano quando si verificano disastri ambientali. La prevenzione, invece, è l'ottimizzazione delle risorse. Pertanto, se uno Stato investe in un Piano straordinario di manutenzione e di riqualificazione del proprio territorio, io credo che queste risorse debbano essere escluse dal Patto di stabilità europeo, anche per un mero problema di convenienza reciproco.
  Come Stato italiano, noi dobbiamo fare un passo avanti nelle richieste che facciamo all'Europa. Dobbiamo garantire che le risorse vengano effettivamente spese e, quindi, elaborare un Piano puntuale di stato di avanzamento dei lavori e di risorse che effettivamente vengono messe a disposizione e un termine degli interventi.
  L'altra parte di questa golden rule, che adesso definiamo in italiano, è il Patto di stabilità che vincola i comuni. Nella legge di stabilità è previsto un miliardo di euro da mettere a disposizione dei comuni per uscire dal Patto di stabilità su alcuni interventi particolari. Io credo che, in relazione ai temi delle infrastrutture e della riqualificazione, noi dovremmo prevedere di far uscire dall'area del Patto di stabilità interno questi interventi. A proposito del legame tra crescita, sviluppo, investimenti e riqualificazione del territorio, questo sarebbe il primo grande segnale che noi invieremmo.
  Ieri ero a Bergamo. La diminuzione di appalti pubblici nella provincia di Bergamo è stata del 72 per cento. Tutti i comuni che ho incontrato dicono che hanno risorse a disposizione nel bilancio, ma non possono utilizzarle in funzione del vincolo del Patto di stabilità. I nostri calcoli indicano che, se allentassimo il Patto di stabilità, quel 72 per cento diventerebbe immediatamente un meno 20 o un meno 30. Si recupererebbe immediatamente spazio, senza destinare nuove risorse, ma permettendo, invece, di far spendere le risorse ai comuni virtuosi per interventi sul territorio.
  Altrettanto importante è procedere a una rivisitazione, a questo punto – vado velocissimo – della legge obiettivo. La legge obiettivo ha compiuto ormai i suoi dodici anni. Pur considerando che ha permesso di realizzare le grandi reti, risale al 2002, ora siamo nel 2014.
  Noi stiamo completando questo Piano. La nuova sfida dei prossimi anni, se vogliamo fare una programmazione, è quella di passare dalle reti ai nodi. La nuova legge obiettivo dovrà essere lo strumento che, insieme con le regioni, individua gli 8-10 nodi principali del Paese, le grandi aree metropolitane, le grandi aree di sofferenza e che necessitano di riqualificazione, i grandi collegamenti tra le reti, e destina in una programmazione decennale le risorse necessarie. Questa è una nuova funzione ed è una nuova prospettiva di sviluppo.Pag. 8
  Allo stesso modo, credo che si debba proporre una rivisitazione e semplificazione del funzionamento del CIPE, che all'inizio era pensato come un giusto strumento di programmazione complessiva e che oggi è diventato troppo farraginoso. Dopo l'approvazione di una delibera da parte del CIPE possono passare mesi prima che questa diventi operativa dovendo sottostare al passaggio dal CIPE alla Corte dei conti e viceversa. Su questo presenteremo una proposta di semplificazione diretta.
  Allo stesso modo, è opportuno ripensare e rivedere il sistema delle Authority, anche se da poco è stata istituita quella dei Trasporti: oggi come oggi, conviene mantenere l'Autorità dei lavori pubblici, con i costi che genera a carico del sistema ? Alcune di queste funzioni possono essere trasferite ad altre Autorità che sono nate e accorpate ? Altre funzioni possono essere restituite al ministero ? Io credo che questo tema, in una prospettiva dei prossimi anni, dovrà essere affrontato.
  La riforma del Titolo V della Costituzione mi auguro non sia un tema legato solo alla sensibilità del presidente o alla competenza della Commissione affari costituzionali. Come sapete, questa riforma è un tema che riguarda prioritariamente questa Commissione, e quindi le competenze del mio ministero, dalle grandi opere, all'urbanistica, ma anche la competenza ambientale.
  Si tratta di temi che l'attuale Titolo V della Costituzione ha demandato alla competenza in parte esclusiva alle regioni, in parte in concorrenza tra Stato e regioni e che in questi anni hanno generato oggettivamente rallentamenti e confusione. Io credo che nella rivisitazione del Titolo V della Costituzione noi dobbiamo assumerci l'onere di stabilire, dopo questi dieci anni di esperienza, cosa sia di competenza dello Stato centrale e cosa sia di competenza dell'impianto regionale e sussidiario.
  Dovremmo poi affrontare il grande tema del «dibattito pubblico». In questo senso stiamo lavorando con il Ministero dell'ambiente per una proposta comune. Anche qui occorre un esame serio e complessivo riguardo alla partecipazione dei cittadini, ma occorre contemporaneamente prevedere la certezza dei tempi in cui questo coinvolgimento avviene. Sono due aspetti, non uno.
  Nella realizzazione delle opere pubbliche, noi non possiamo permetterci di non coinvolgere enti locali e cittadini. Se ciò non avviene fin dall'inizio si rischia comunque di allungare i tempi. Contemporaneamente, però, è necessario indicare tempi certi del procedimento e della decisione finale, come avviene in Europa e nelle altre parti del mondo sviluppato, per cui una volta espletato il confronto, e quindi la partecipazione, si possano assumere le decisioni e da lì in poi si va avanti, spediti e dritti nella realizzazione di un'opera che interessa la comunità.
  Avremo poi il tema, che mi auguro di affrontare in maniera molto più diretta, del semestre di presidenza dell'Unione europea. Poiché stiamo lavorando oggi alla presidenza del settore trasporti e infrastrutture dell'Unione europea, alcune linee di confronto con la Commissione potrebbero essere utili. Ne trovate alcune nel documento scritto.
  Tra i punti da esaminare c’è il tema delle concessionarie autostradali. Voi avete visto come abbiamo lavorato nell'ultimo mese. Da una parte c’è la questione della certezza, su cui io non faccio un passo indietro: uno Stato è uno Stato con la «S» maiuscola nel momento in cui, se stipula un contratto con un soggetto, rispetta quel contratto, indipendentemente da chi l'ha fatto, che sia stato io o un altro, altrimenti non viene nessun privato, italiano o estero, a investire nel nostro Paese. E questo è un tema e da qui l'aver dato corso agli aumenti delle tariffe autostradali, quindi, l'aver attuato le convenzioni in essere.
  L'altro aspetto, però, è che non possiamo non pensare oggi a una rivisitazione complessiva, avendo dato certezze nell'accordo e nel dialogo con i concessionari, di quella che deve essere la regolamentazione delle concessionarie autostradali.
  In merito troverete quattro punti di lavoro. Siamo intervenuti per fornire una risposta, che mi sembra essere una buona Pag. 9risposta, ai pendolari che utilizzano le autostrade per recarsi al lavoro o per studiare: lo sconto del 20 per cento. A ieri erano iscritte oltre 60.000 persone, che hanno iniziato a usufruire di questa riduzione.
  Tra i quattro temi che abbiamo davanti e che vi affido per la vostra discussione, il primo per non ritrovarci il 31 dicembre del 2014 a discutere esattamente della stessa questione come è successo negli anni passati riguardo la rivisitazione degli investimenti programmati. Dobbiamo decidere se investimenti programmati col sistema delle concessionarie dieci, nove od otto anni fa siano ancora utili e indispensabili e come si programmino d'ora in poi: tutti in un anno o alla scadenza ? Questo intervento ha un impatto immediato sulle tariffe e non può che essere fatto con le concessionarie, ma anche con gli enti locali, perché il più delle volte queste richieste ci vengono dalle regioni e dai comuni.
  Il secondo tema è la possibilità della rivisitazione del subentro: a fronte di un aumento tariffario che si può evitare, si può pensare che l'aumento tariffario si blocchi, almeno in parte, scaricandolo poi sulla disciplina del subentro. Sono, però, questioni tecniche.
  La terza e la quarta questione sono legate, invece, a problemi che voi ponete molto in questo periodo al ministero, anche con emendamenti, ma che vanno affrontati nella loro complessità. Mi riferisco all'eventuale allungamento del sistema delle concessioni e dei tempi di concessione, a fronte di investimenti importanti, e l'eventuale accorpamento delle tratte esistenti. Noi abbiamo un sistema molto frammentato e dobbiamo, quindi, andare in questa direzione. Ma qui, lo sapete, è indispensabile il costante dialogo con le Istituzioni Europee.
  Infine, il quinto livello del lavoro è quello legato alla rivisitazione, se c’è accordo, anche delle formule che furono approvate cinque o sei anni fa, ma che non hanno fatto il conto con la realtà di oggi. Mettere nella formula che se aumenta il traffico, diminuisce la tariffa, ma, se diminuisce il traffico, aumenta la tariffa credo che, da un punto di vista imprenditoriale, oggettivamente ci sia qualche contraddittorietà. Io non ho mai conosciuto un imprenditore che sia garantito sul mercato qualunque cosa accada.
  In questo caso è una formula che non ho fatto io, ma che ho dovuto solo attuare, e che garantisce dall'andamento del mercato. L'imprenditore dovrebbe rischiare. Fa un patto, decide di investire le proprie risorse, stabilisce delle regole con noi, ma, nel momento in cui ha fatto un patto e ha stabilito le regole, il rischio del mercato è la natura dell'impresa. Altrimenti, se lo fa lo Stato.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministro, anche per la sintesi. Grazie per il documento che ci ha portato e del quale autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato).
  Abbiamo spazio solo per un avvio di domande, perché è imminente l'inizio dei lavori dell'Assemblea. Rivolgo una sola preghiera su qualcuna delle politiche che ha menzionato: che ci sia un coordinamento anche fra i vari ministeri, perché molte di queste politiche sono molto incrociate.
  Faccio un solo esempio. Entro aprile l'Italia deve presentare all'Unione europea il Piano sugli interventi per l'efficientamento energetico degli edifici esistenti per quanto riguarda la riduzione delle emissioni di CO2 e il risparmio energetico. Questo Piano è in capo al Ministero dello sviluppo e al Ministero dell'ambiente. Il Ministero delle infrastrutture non c’è. Poiché il prossimo quadro comunitario di sostegno 2014-2020 mette in ballo 20 miliardi di euro per mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici e, quindi, per difesa del suolo e interventi sulla qualità delle città, sul risparmio energetico e sull'edilizia esistente, che consuma ogni anno 45 miliardi di euro in energia, forse, se i ministeri si mettono assieme, riescono a fare una politica migliore che non separati.Pag. 10
  Io penso che molto rapidamente possiamo fare tre brevi interventi. Per ora sono iscritti il collega Borghi, il collega De Rosa e il collega Zan. Se siamo rapidi, ci riusciamo.
  Colgo l'occasione per dare il benvenuto al collega Micillo, che è entrato a far parte della nostra Commissione. In realtà, abbiamo già lavorato con lui in Commissione Giustizia sulla questione dell'inserimento nel Codice penale dei delitti contro l'ambiente. Lavoreremo ancora insieme in questa Commissione.
  Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ENRICO BORGHI. Rimanderei all'editoriale de Il Corriere della Sera il rapporto tra lentezza, velocità, qualità e quantità dei nostri lavori.
  Rivolgo un ringraziamento al Ministro per essere qui oggi e per averci fornito questa prima infarinatura rispetto a un percorso che, come lui ha ricordato, non è nuovo e, quindi, è un percorso di finalizzazione. Molto rapidamente vengo ad alcuni punti.
  In primo luogo, noi riteniamo che si debba porre come elemento strategico e prioritario, anche in rapporto all'impegno che il Governo si assume dal punto di vista temporale, l'affrontare e il risolvere il tema dei nodi infrastrutturali ferroviari Alptransit e Brennero. Sarebbe importantissimo se l'Italia, con grande chiarezza, definisse finalmente le questioni del finanziamento del nodo Gallarate-Luino-Gottardo, che sappiamo essere stato oggetto di un accordo internazionale fra Italia e Svizzera, ma rispetto al quale il Parlamento non ha conoscenza di tempi e modalità. Si aggiungono l'analoga questione legata alla Gallarate-Domodossola, col tema del Sempione, nonché il discorso del finanziamento della Brennero-Verona, con la risoluzione del nodo di Verona, un tema che ci viene posto con grande attenzione.
  Questo nel solco anche di quanto ha detto il Ministro mercoledì scorso in Aula sull'attuazione della strategia di realizzazione del Terzo Valico, che noi riteniamo debba trovare un proprio compimento.
  In questo quadro chiediamo anche una garanzia di prospettazione rispetto al completamento delle infrastrutture ferroviarie, che, per quanto ci riguarda, devono essere prioritarie rispetto al trasporto su gomma, e una rivisitazione, con un'informativa, rispetto alle modalità con cui si attuerà il tema del Fondo revoche. Questo è un tema che è stato citato anche nella sua relazione e, più in generale, riferito alla rivisitazione degli investimenti programmati sulle autostrade. Noi crediamo che un coinvolgimento e un approfondimento di enti locali e Parlamento sul tema del Fondo revoche sia importante.
  La seconda questione è quella delle concessioni autostradali. Lei non ha citato una parola che noi vorremmo facesse parte dell'azione del Governo. Auspichiamo, cioè, la discussione non solo su possibili rinnovi, ma anche su possibili gare. Questo è un tema che incide direttamente sulla qualità del servizio e sull'abbattimento, o quanto meno sul contenimento, delle tariffe.
  Il terzo tema riguarda il Mezzogiorno, ma lo rimandiamo ad una discussione più analitica, dopo la lettura del testo che oggi ci ha consegnato.
  Il quarto tema è la casa. Prendiamo atto delle anticipazioni che lei ci ha fornito, naturalmente positive, che ci riserviamo di poter sviluppare.
  Il quinto è un tema su cui la Commissione è intervenuta direttamente anche con una propria azione, con l'analisi e la riflessione sui risultati di un lavoro di studio e di ricerca dalla stessa Commissione commissionato sulla verifica dell'attuazione della legge obiettivo. Non entriamo nel merito dei numeri, ma i numeri che emergono dall'ultimo Rapporto sull'attuazione della legge obiettivo curato dal Servizio studi della Camera ci dicono che andiamo a rilento rispetto a questo tema. Non vogliamo riaprire la vexata quaestio rispetto al fatto se la legge obiettivo sia stata o meno lo strumento corretto. Il tema è come velocizzare l'attuazione di quei provvedimenti.Pag. 11
  Un'altra questione su cui abbiamo avuto una diversa opinione è relativa all'attuazione del Programma 6.000 campanili. Noi qui leggiamo che c’è un impegno del Governo a completare entro il 2014-2015 il finanziamento di tutti i progetti che hanno partecipato al bando. Questo recupera in parte i rilievi che erano già stati oggetto della discussione all'interno della nostra Commissione. Per il futuro riteniamo, però, che un principio selettivo e maggiormente qualificante rispetto a questo tema debba essere adottato.
  Su questo punto vertono le ultime due questioni che poniamo all'attenzione del Governo: edilizia scolastica e manutenzione del territorio.
  Leggiamo nel testo che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti si propone come la naturale sede di coordinamento. C’è, però, un tema. Oggi il Sottosegretario Reggi dichiara che, invece, la sede di coordinamento deve essere il MIUR.
  Evitiamo che questo dibattito si prolunghi all'infinito ! Si compia una scelta che sia funzionale al coinvolgimento di enti locali e regioni e al raggiungimento dell'obiettivo e non alla preservazione delle logiche burocratiche, che costituiscono il rischio dell'incancrenimento di questo sistema.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, collega Borghi. Prima di dare la parola al collega De Rosa, vorrei dire una cosa brevissima al Ministro (lo dico anche a nome del collega Borghi, che so essere molto attento alla questione, come del resto tutti noi): sul Programma 6.000 campanili, fatto salvo l'elenco di opere che è stato stilato, credo si possa e si debba ragionare su alcune priorità. Non è la stessa cosa mettere in sicurezza il territorio e realizzare una piscina. Dentro quell'elenco di opere io credo ci siano tutte le condizioni per mettere in priorità quelle che corrispondono a politiche di interesse generale: risparmio energetico, messa in sicurezza, manutenzione del territorio e via elencando.
  Do la parola al collega De Rosa, prego.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Ministro, lei ha fatto delle affermazioni interessanti in alcuni punti, ma abbiamo visto in questo periodo che sono rimaste affermazioni. Io penso che un Ministro abbia una qualità se riesce a spendere bene i soldi che arrivano dall'Europa o anche dall'interno del nostro Paese, ma non se li spende a tutti i costi. Come Movimento 5 Stelle, noi non crediamo che le grandi opere siano la priorità in questo momento. Mireremmo, invece, a piccole opere diffuse sul territorio, che darebbero molto più lavoro e sono molto più necessarie.
  Le faccio un esempio sulla Lombardia. Abbiamo visto che lei spinge molto su BreBeMi, Teem, Pedemontana e Rho-Monza. Al riguardo, all'inizio lei aveva detto che quelle opere che sono state finanziate, ma non sono state eseguite, le avremmo dovute rivedere tutte. Invece ha spinto anche, per esempio, la Rho-Monza, su cui ho visto oggi un articolo, anche se sarà pronta solo nel 2017.
  A cosa ci serve, se era stata finanziata per Expo 2015 ed era legata a Expo 2015 ? Se dobbiamo cercare di spingere opere che servivano per una manifestazione e che poi non risultano del tutto utili, visto che anche il territorio le ostacola, dovremmo rivedere un attimo le nostre decisioni e riconsiderare se effettivamente i soldi vadano spesi in quel senso o in altre direzioni.
  Queste opere, come Pedemontana, sono spesso in project financing, ma noi diamo loro degli incentivi. Abbiamo erogato dei versamenti pubblici. Prima lei si lamentava che magari vengono allungate le concessioni autostradali. Ho capito, vengono allungate le concessioni, ma non va bene, perché i conti dovevano essere fatti bene all'inizio. Evidentemente non ci sono più le motivazioni per fare queste opere, perché sono state concepite in tempi passati. Sono opere che adesso sono obsolete, che non interessano più e non si reggono più finanziariamente. Siamo, quindi, costretti a defiscalizzare e a distrarre delle risorse che potrebbero andare per altri campi che in Italia sarebbero molto più importanti. Noi le eroghiamo, invece, per opere che Pag. 12rimarranno cattedrali nel deserto, alcune non finite neanche nei tempi necessari.
  Un altro esempio è la Mestre-Orte, che lei aveva indicato nei corridoi europei. Ci sembra che poi non risultasse nei corridoi europei, eppure anche questa è un'opera che è stata spinta e che va anche a distruggere il territorio, con consumo di suolo. Non andiamo nella direzione della tutela del suolo.
  Per parlare, invece, del Piano casa e di usare i fondi della Cassa depositi e prestiti, noi pensiamo che la Cassa depositi e prestiti non debba più diventare un bancomat della politica, ma debba tornare alle sue funzioni iniziali, come unica fonte di finanziamento dei comuni a tasso calmierato. Non deve essere più una fonte di finanziamento anche per le banche per darci poi dei tassi agevolati per acquistare casa. Che senso ha ? Le banche hanno già avuto soldi dall'Europa, hanno già avuto soldi dallo Stato e non li hanno comunque messi a disposizione. Rivediamo forse le politiche verso le banche piuttosto che riprendere e mettere a disposizione altri soldi alle banche.
  Sul Piano casa noi crediamo che il problema non sia l'emergenza abitativa, ma la politica abitativa. Abbiamo un'emergenza di politica abitativa. Le case ci sono, gli edifici ci sono. Non c’è assolutamente necessità, per quanto riguarda la parte che lei illustrava, di costruzioni nuove, bensì di recupero e riutilizzo. Parlo anche di recupero verso la qualificazione energetica dell'esistente. Noi su questo dobbiamo puntare, ma dobbiamo puntare solo su questo, non possiamo puntare su altro. Non deve esistere l'obiettivo della costruzione di nuove case.
  Quanto al far uscire alcune spese dal Patto di stabilità per i comuni, in Commissione bilancio abbiamo incardinato una proposta di legge che chiede di far uscire opere contro il dissesto idrogeologico dal Patto di stabilità. Mi immagino che si interesserà anche di questa proposta. In questo caso possiamo creare posti di lavoro e possiamo generare meno spese, invece di avere i danni dal dissesto idrogeologico. Possiamo semplicemente prendere due piccioni con una fava.
  Passando alle reti ferroviarie, noi pensiamo che ci sia bisogno di implementare le reti ferroviarie, ma quelle locali, quelle per i pendolari. La questione sarebbe da approfondire, ma abbrevio un attimo la discussione, altrimenti il Presidente Realacci mi richiama.
  Concludo con il tema delle semplificazioni. Io sento parlare sempre di semplificazioni da questo Governo, ma manca la parte dei controlli. Le semplificazioni ci stanno, come obiettivo, se poi noi, contestualmente, potenziamo i controlli. Se facciamo semplificazioni e togliamo anche i controlli, si finisce nell'anarchia e ci si ritrova in situazioni peggiori di quella che c’è già adesso.
  Grazie.

  ALESSANDRO ZAN. Grazie, presidente. Buongiorno, Ministro. Riscontro che ci sono alcune buone notizie, almeno sul fronte della morosità incolpevole e del problema affitti. Lei parlava di 270 milioni di euro e di 200 milioni di euro. Magari vediamo che il Governo metta in campo queste risorse veramente e che le faccia fruttare proprio per il problema dell'emergenza abitativa.
  Sulla legge obiettivo noi l'abbiamo denunciato più volte: la legge obiettivo non funziona, per il semplice fatto che rispetto alla procedura ordinaria ha dimostrato, invece, di rallentare i lavori delle opere infrastrutturali e di non offrire risposte ai bisogni dei cittadini.
  Il collega De Rosa parlava della Pedemontana. La Pedemontana è un progetto scellerato, che è passato sopra la testa dei sindaci e delle comunità montane. È un'opera in project financing, i cui contratti sono tutti secretati. I privati che investono, tra cui anche molte banche, si prendono subito i soldi con i pedaggi e rischiano di strozzare la regione Veneto, la quale dovrà sborsare tutto il resto dei soldi. Il project financing fatto così è Pag. 13assolutamente dannoso e rischia veramente di produrre dei debiti della spesa pubblica molto consistenti.
  Sulla questione del Piano casa, noi abbiamo approvato l’ecobonus – parlo del 55 per cento della ristrutturazione edilizia (peraltro, c’è una mozione della collega Pellegrino)...

  PRESIDENTE. Ci invitano ad andare a votare, collega Zan.

  ALESSANDRO ZAN. Concludo.
  Abbiamo destinato poi il 65 per cento all'efficienza energetica. Io punterei molto su quello come elemento di volano economico e lavorativo, più che sul Piano casa, che nasconde e cela sempre dietro altro consumo di suolo e altra cubatura.
  Faccio solo un ultimo flash. Esiste un programma chiamato Dissesto Italia, presentato dall'ANCI in collaborazione con l'ordine degli architetti e con Legambiente il mese scorso, che afferma che solo il 4 per cento degli interventi antidissesto sono stati portati a termine. A fronte di 2 miliardi e oltre di euro destinati a questo solo il 4 per cento è stato impiegato. Il 78 per cento dei progetti si trova in fase di progettazione e di affidamento. Noi sappiamo che ogni anno il dissesto idrogeologico costa 3,5 miliardi di euro alla collettività. Voi del Governo ne avete stanziati 2 e solo il 4 per cento è stato speso !
  Buzzetti dell'ANCE – e questo è un appello che faccio anch'io – chiede che vi sia un Piano di emergenza che predisponga una regia nazionale. Su questo fronte io raccolgo l'appello fatto dal Presidente Realacci: parlatevi tra i ministeri e fate una regia nazionale per consentire lo sforamento del Patto di stabilità, come lei ha detto, su questi interventi e per far sì che vi siano risorse certe da destinare ai problemi di dissesto idrogeologico. Almeno questo facciamolo in breve tempo.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Considerato che sono praticamente iniziati in questo momento i lavori dell'Assemblea, propongo di rinviare il seguito dell'audizione ad altra seduta.

  La Commissione concorda.

  PRESIDENTE. Nel ringraziare il Ministro Lupi, rinvio il seguito dell'audizione ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.10.

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