Sulla pubblicità dei lavori:
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 3
Seguito dell'audizione del Ministro dello sviluppo economico, Federica Guidi, sulle linee programmatiche del suo Dicastero
(ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 3
Abrignani Ignazio (FI-PdL) ... 3
Da Villa Marco (M5S) ... 5
Vignali Raffaello (NCD) ... 6
Tomaselli Salvatore ... 6
Galimberti Paolo ... 8
Lacquaniti Luigi (SEL) ... 9
Girotto Gianni Pietro ... 9
Castaldi Gianluca ... 10
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 10
Castaldi Gianluca ... 10
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 11
Castaldi Gianluca ... 11
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 11
Girotto Gianni Pietro ... 11
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 11
Girotto Gianni Pietro ... 11
Allasia Stefano (LNA) ... 11
Abrignani Ignazio (FI-PdL) ... 12
Guidi Federica , Ministro dello sviluppo economico ... 12
Benamati Gianluca (PD) ... 12
Mucchetti Massimo ... 14
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 15
Guidi Federica , Ministro dello sviluppo economico ... 15
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 16
Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: FI-PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Nuovo Centro-destra: NCD;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia (PI);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ETTORE GUGLIELMO EPIFANI
La seduta comincia alle 14.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-TV della Camera dei deputati.
Seguito dell'audizione del Ministro dello sviluppo economico, Federica Guidi, sulle linee programmatiche del suo Dicastero.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, il seguito dell'audizione del Ministro dello sviluppo economico, Federica Guidi, sulle linee programmatiche del suo Dicastero.
Buongiorno a tutti. Abbiamo pensato di tenere oggi alla Camera la riunione perché il Ministro Guidi dovrà recarsi in Assemblea alle 15. Ringrazio anche il Presidente Mucchetti e i colleghi del Senato per la disponibilità in quanto, in rispetto del principio dell'alternanza, l'audizione di oggi avrebbe dovuto svolgersi presso il Senato.
Abbiamo circa 55 minuti. Siamo rimasti d'accordo che l'audizione sarebbe proseguita dando la parola a un deputato e a un senatore per ciascun Gruppo per porre le domande al Ministro Guidi. Va da sé – e lo devo dire subito – che, poiché immagino che le domande, per quanto espresse in forma sintetica, saranno tante e importanti e che non ci basterà il tempo – questo si capisce – il Ministro Guidi è disponibile ed è già d'accordo a prevedere un ulteriore seguito dell'audizione per fornire le risposte alle domande che verranno dunque poste in questa sede.
Mi scuso in anticipo se i tempi saranno troppo compressi, ma tra orari del Senato e orari della Camera, peraltro che si modificano anche da minuto a minuto, non siamo stati in condizione di poter fare altro. Confido anche nella comprensione del Ministro e di tutti i colleghi.
Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
IGNAZIO ABRIGNANI. Innanzitutto ringrazio il Ministro, che abbiamo ascoltato anche ieri sera in televisione su alcune importanti questioni che ci ha voluto descrivere.
Ministro, nella precedente seduta ho ascoltato con molta attenzione il suo intervento. In più, lei ci ha lasciato anche un documento sul quale ha indicato alcuni punti cardine che intende attuare per far ripartire questo Paese. È chiaro che ognuno di noi ha una suo punto di vista e che potremmo affrontare vari argomenti. Io mi permetterò, anche per consentire agli altri di intervenire, di prendere la questione da una specifica angolatura, che è quella dell'energia.
In questo Paese le nostre imprese soffrono di un gap che riguarda in particolare il costo energetico rispetto al resto d'Europa e la bolletta energetica pesa troppo sulle famiglie. Noi abbiamo una dipendenza dall'estero che è assolutamente spropositata rispetto a quella che noi vogliamo Pag. 4indicare, come potenza mondiale, rispetto al ruolo che deve avere il nostro Paese nel mondo. Sappiamo che l'opzione nucleare è stata abbandonata qualche anno fa, ragion per cui abbiamo questa dipendenza legata anche a fattori politici esterni. L'ultima vicenda è quella del gas ucraino che, grazie a Dio, ormai, tra sistemi di stoccaggio e altre fonti di approvvigionamento, riusciamo a superare.
Intendo affrontare questo argomento sotto due profili. Il primo è il costo dell'energia. Considerato che dal punto di vista degli oneri e del costo della materia prima possiamo fare poco, se non si riesce a ridurre il costo dell'energia, si può provare a consumare di meno per abbassare la bolletta elettrica che pesa intorno ai 65 miliardi nel nostro Paese. Un modo per ridurre i costi è cercare di risparmiare. Le vorrei, quindi, sottoporre l'ampio tema dell'efficientamento energetico, su cui sta lavorando il suo Ministero. In particolare, mi sembra che ci sia una delega, che sta seguendo la dottoressa Romano della Direzione generale per il mercato elettrico, che ha nei certificati bianchi uno strumento per operare in questo settore. Ci sono stati vari convegni e questa è chiaramente una strada su cui il Paese si sta muovendo. Abbiamo fatto diversi studi e partecipato a convegni, ma c’è un punto fondamentale, un nodo da sciogliere. Siamo tutti d'accordo sul lavoro dell'efficientamento che, tra l'altro, potrebbe anche creare occupazione e crescita, perché senza dubbio coinvolgerebbe manodopera e prodotti italiani, come le pompe di calore. Peraltro, su questo tema c’è stata, come al solito, un'intelligente intuizione delle nostre imprese. Ci sono 25 mila imprese in Italia che lavorano in questo settore, con prodotti tecnologici anche di ottima fattura. Grazie a Dio non dobbiamo andare all'estero come per i pannelli del fotovoltaico, ragion per cui il rapporto costo-qualità dovrebbe essere positivo.
C’è l'interesse del cittadino a fare tutto questo, ma il nodo da sciogliere è il finanziamento di queste opere. Che sia un condominio, un ente locale o anche lo stesso Stato, si pone il problema dell'accesso al credito, su cui aprirei un altro tema. Sappiamo tutti qual è.
Ho visto che tra le sue priorità di azione vi è anche quella di potenziare il Fondo di garanzia. Le dico questo considerando la leva che ha il Fondo di garanzia 2012-14. Noi sappiamo che, se dobbiamo erogare incentivi per 100 milioni, possiamo contare su 100 milioni. Se, invece, appostiamo in un Fondo di garanzia di 100 milioni, si possono sviluppare crediti per 1,2-1,3 miliardi con la leva che attraverso le banche si può portare avanti.
La prima domanda è proprio questa: esiste la possibilità di creare un Fondo di garanzia – così come esiste per la piccola e media impresa – anche per l'energia, in particolare per l'efficientamento energetico ? Ripeto, parlo di un fondo che sia significativo. Se serve la mano del Parlamento su questo, ritengo che in questa Commissione la troverà sicuramente. Superare il problema dell'investimento energetico, secondo me, rappresenterebbe un volano incredibile per il Paese, sul quale creare davvero PIL e lavoro. La prima domanda riguarda proprio questo Fondo di garanzia per l'energia. Che cosa ne pensa ?
La seconda è una domanda molto semplice, che io porto avanti da tempo, come qualcuno qui in Commissione sa bene, e riguarda la geotermia. Ritengo – anche perché lo dice Legambiente, non lo dico io – che la geotermia dovrebbe essere un altro settore dell'energia da cui noi possiamo ricavare indipendenza: è un'energia pulita, è un'energia che il nostro Paese potrebbe produrre in quantità, ma è un settore dell'energia assolutamente abbandonato e residuale. Anche su questo, in relazione soprattutto alla nuova Strategia energetica nazionale, penso che si potrebbe fare una riflessione e ritengo utile un approfondimento sulla materia. Ritengo si tratti di un settore di notevole importanza per il nostro Paese. Anche su questo secondo argomento sarei lieto di avere una sua risposta. Grazie, Ministro.
MARCO DA VILLA. Grazie, presidente. La sinergia tra Camera e Senato è evidente. Passo rapidamente alle domande per lasciar tempo agli altri e anche eventualmente alle risposte.
In merito all'accesso al credito, sappiamo che sono attive dai primi di marzo le nuove disposizioni operative per il Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese. Sappiamo che rispetto all'anno scorso c’è stato un aumento del 100 per cento delle richieste di accesso a questo fondo, ma anche che continua a esserci il problema del credito in generale per le imprese.
Chiediamo, quindi, se non possa essere auspicabile un intervento regolatorio che permetta alla Cassa depositi e prestiti di erogare direttamente i prestiti alle imprese e anche agli enti locali che vogliano effettuare investimenti.
La seconda domanda riguarda i decreti ministeriali, che di cui lei ha parlato anche nella precedente audizione. Sono forse qualcuno in più dei 150 che lei ha citato: 39 sono previsti solo nel decreto-legge «Destinazione Italia». In questo senso la nostra richiesta è anche molto pragmatica. Poiché ogni ministro dice «Ci daremo da fare, faremo questi decreti attuativi», la richiesta, come informativa al Parlamento, è che possa essere redatto un cronoprogramma con l'elenco di tutti i decreti e con le intenzioni del Ministero rispetto alla stesura di questi decreti. «Destinazione Italia», che è previsto entro i 90 giorni dal 21 febbraio 2014, il decreto che permette la compensazione delle cartelle esattoriali rispetto alle imprese che vantano crediti nei confronti della pubblica amministrazione.
La terza domanda riguarda una sua dichiarazione del 25 marzo scorso a un convegno a Milano sul tema «Un nuovo bilancio UE per il Rinascimento industriale». Lei ha sostenuto che occorrono un Piano industriale e indicazioni condivise in cui ogni attore potrà esprimere la sua opinione e che le opinioni verranno sintetizzate per individuare i settori su cui spingere di più ed investire. Rispetto a questa dichiarazione noi chiediamo di conoscere con quali modalità e quando verrà fatto questo incontro con le parti sociali e se sarà previsto anche un coinvolgimento del Parlamento.
Svolgo qualche accenno sulla valorizzazione, o comunque sulle intenzioni del Ministero rispetto al ruolo dell'ICE. Procedo rapidamente, perché ho diverse domande. Alcune le pongo come semplici suggerimenti.
Sulla situazione della banda larga c’è un grosso ritardo. Come si vuole intervenire rispetto a questo problema ?
Rispetto al coordinamento del suo Ministero con gli altri Ministeri, osservo che le imprese hanno problemi su più fronti: burocrazia, fisco, giustizia civile, mercato del lavoro, legalità, soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia, ma non solo. In questo senso, chiediamo che tipo di dialogo lei abbia iniziato con i rispettivi colleghi rispetto alle soluzioni di questi problemi.
Sempre in tema di dialogo, lei ha accennato nell'audizione scorsa al Fondo per il microcredito. A noi risulta anche che sia pubblicata in rete una bozza di decreto del MEF. Esiste ? Lei ci ha dichiarato nella precedente audizione che è pronta una bozza del suo Ministero, se non sbaglio, e che aspettate solamente il via libera da parte del MEF. A noi risulta che ci sia una bozza del MEF e, quindi, chiediamo che, in coordinamento con il Ministero dell'economia e delle finanze, lei possa dare rapidamente attuazione a questo Fondo per il microcredito. Riteniamo che possa essere un ulteriore e utile sostegno per le piccole imprese.
Rispetto ai temi energetici il Viceministro De Vincenti ha dichiarato che la SEN è già parte del Piano industriale. Chiediamo se ciò sia vero e se, essendo la SEN un prodotto dei precedenti Governi, i quali hanno già dimostrato una politica non convincente dal punto di vista del rilancio industriale, si intenda continuare su questa strada. Inoltre, vorremmo sapere se l'approccio all'energia debba essere solo di tipo quantitativo e, quindi, solo alla ricerca di costi più bassi, o anche qualitativo, ossia se terrà conto delle esternalità Pag. 6ambientali, delle nuove tecnologie e di un uso anche più razionale dell'energia stessa.
Quanto all’hub europeo del gas, quali sono i tempi con cui si intende chiudere questo programma ?
Cerco di chiudere, perché il presidente mi ha sollecitato a concludere, e le chiedo una considerazione su un intervento normativo che riguardi il Titolo V della Costituzione. La nostra perplessità è che questo permetta l'alienazione di società di servizi pubblici locali che ricomprendano anche servizi su cui il popolo italiano si è già espresso chiaramente con un referendum e di cui ha sancito il carattere pubblico non negoziabile.
Ci preoccupa anche la recente attribuzione, prevista nel decreto-legge Destinazione Italia, che fa seguito a precedenti provvedimenti, delle competenze in materia di sistema idrico in capo all'Autorità per l'energia elettrica e il gas. Cosa ha da dire in merito a questa questione ?
Grazie.
RAFFAELLO VIGNALI. Molto brevemente, non faccio considerazioni sulla relazione, che ho apprezzato anche per la continuità rispetto all'azione messa in campo dal precedente Governo. Sarebbero tante le cose sulle quali interloquire, ma vorrei richiamare l'attenzione solo su un aspetto che lei ha citato nella relazione, cioè l'attuazione della legge n. 180 del 2011: «Norme per la tutela della libertà di impresa. Statuto delle imprese». Con questa legge, l'Italia, per prima in Europa, ha applicato lo Small Business Act dell'Unione europea. Per esempio, il recepimento della direttiva dei pagamenti era già previsto in quella norma. Ci sono alcuni princìpi che vanno attuati, ma soprattutto tra questi c’è la previsione di una legge annuale per le piccole e medie imprese che il Governo deve presentare entro il 30 giugno di ogni anno. I suoi due predecessori non l'hanno fatto. È una questione su cui preferisco non usare aggettivi. Quando imponiamo un obbligo alle nostre imprese, glielo facciamo rispettare. Se c’è un obbligo di legge che deve rispettare il Governo, che lo rispetti. Al di là di questo, credo che il tema sia importante per due aspetti. Il primo è perché dedicare una sessione parlamentare alle piccole e medie imprese ha un'importante valenza anche culturale, di riconoscimento di quella che troppo spesso solo a parole è definita come l'ossatura del nostro sistema produttivo.
Il secondo è che si tratta di uno strumento già previsto che ci consente veramente di fare un lavoro a più livelli a favore di questo sistema. L'articolo 18 della legge n.180 del 2011 stabilisce infatti un disegno di legge annuale del Governo, da presentare entro il 30 giugno di ogni anno, per la tutela e lo sviluppo delle micro, piccole e medie imprese volto a definire gli interventi in materia per l'anno successivo. Ciò, consente anche una certa velocità nell'esame parlamentare, nonostante non si tratti di un decreto-legge. Credo infatti che tutte le forze politiche fretta siano disponibili a procedere in fretta. È uno strumento che ci consente di intervenire a più livelli per fare le cose che anche il Governo ha annunciato di fare, sia da parte del Presidente Renzi, sia da parte di altri ministri. È uno strumento che abbiamo: usiamolo, dunque, perché credo che possa essere soltanto utile, sia dal punto vista culturale, sia dal punto di vista pratico, a favore del nostro sistema delle imprese.
Grazie.
SALVATORE TOMASELLI. Intendo fare una brevissima considerazione, davvero telegrafica. Poi solleverò alcuni punti che richiamano la sua relazione e su cui le chiederò un approfondimento rispetto all'esposizione che abbiamo ascoltato qualche giorno fa.
La brevissima considerazione è una preoccupazione. Noi siamo sicuramente dentro una fase, in queste settimane e in questi mesi, in cui cominciamo a intravedere la luce alla fine del tunnel. Ci sono segnali chiari e inequivocabili di una qualche ripresa nel nostro Paese. Tutti gli indicatori vanno in questa direzione.
Ce n’è uno, però, che io credo rischi di rimanere fermo ancora per molto tempo. Pag. 7Il paradosso, il rischio che abbiamo dinnanzi, che è una preoccupazione, credo largamente condivisa, è che noi conosceremo un meccanismo di ripresa senza occupazione, o meglio senza recupero di quel gap di perdite di occupazione grave che c’è stato in questi anni di durissima recessione. Avremo probabilmente anche nuove opportunità di lavoro per chi le aspetta, ma ho paura che l'idea di recuperare quelle diverse centinaia di migliaia di posti di lavoro che si sono perse per molto tempo ancora resterà una mera invocazione che noi non toccheremo con mano.
Penso che questa preoccupazione sia vera e condivisa. Si dice spesso, in queste settimane, che l'Italia fa i compiti a casa e si parla di rapporto con l'Europa soprattutto dal punto di vista della tenuta dei conti pubblici. Sulle politiche industriali, sulle politiche di rilancio economico del Paese e sul sistema produttivo l'Europa può fare molto, a cominciare dal favorire un cambio di passo.
La prima questione è, dunque, la seguente. L'Europa in questi anni ha costruito e sostanzialmente fagocitato politiche recessive dal punto di vista industriale e produttivo. Noi faremo i nostri compiti a casa anche sulle questioni industriali – le pongo alcune questioni molto rapidamente e per titoli – ma credo che una parte importante del suo lavoro, ministro, nelle prossime settimane, sarà fare in modo che la stessa Europa metta al centro delle sue attività, oltre alla tenuta dei conti pubblici di tutti i Paesi dell'Unione europea, in particolare di quelli sorvegliati speciali, una grande iniziativa condivisa (lei ha parlato di Rinascimento industriale) di rilancio del sistema produttivo e industriale dell'intera Unione europea. Questo mi pare un grande titolo. Diversamente, il tema della crescita senza occupazione sarà un tema drammatico, che caratterizzerà ancora i prossimi mesi e, io temo, anche anni.
Questa è la premessa. Se questo è vero, cosa possiamo fare in Italia ? Lei ha esposto, se posso permettermi, con una puntualità anche ambiziosa una serie di questioni – sono d'accordo con il collega Vignali – anche in una legittima e condivisibile continuità con il lavoro fatto nei mesi passati dai precedenti Governi e dallo stesso Parlamento.
Cito veramente i titoli. Uno dei meccanismi che immagino possa rompere quella difficoltà di crescita senza occupazione è fare in modo che l'Italia recuperi il gap che ne fa uno degli ultimi Paesi nell'Europa, ma anche nel mondo occidentale, nell'attrarre investimenti esteri. Siamo in grandissimo ritardo. Abbiamo addirittura perso posizioni rispetto a quelle già deficitarie degli anni trascorsi. Per fare questo c’è bisogno di un ambiente favorevole. Ripeto, mi fermo ai titoli e non voglio andare oltre. Le pongo questo tema. Mi piacerebbe ascoltarne una declinazione ancora più puntuale.
Come secondo tema, abbiamo fatto molto, ma molto resta ancora da fare per liberalizzare ancora di più i nostri mercati, i mercati interni, dal punto di vista dei consumatori e delle imprese. Noi abbiamo ancora oggi il presidio di alcuni spazi importanti del mercato interno che sono nelle mani di pochi operatori. Penso al sistema delle banche, al sistema delle assicurazioni, ai servizi pubblici locali e via elencando. Io ritengo che questo sia un tema grande su cui intervenire nell'ottica dell'apertura dei mercati interni e che possa anche rappresentare l'occasione per crescere del nostro sistema imprenditoriale e produttivo.
Pongo due questioni molto puntuali sull'energia. Il tema è stato trattato e, quindi, non ci torno per ragioni di tempo, perché non voglio togliere altro tempo ai colleghi. Le chiedo solo un'informazione. Uno dei dossier industriali più importanti, e anche più gravi, che negli ultimi due anni hanno visto impegnati più volte i Governi e lo stesso Parlamento riguarda il tema dell'Ilva di Taranto. Le chiedo se abbia avuto modo di vedere questo dossier e se si intraveda la via di uscita.
La mia è una domanda retorica per darle la possibilità di dire di sì. È una domanda retorica per consentirle di aggiornarci anche su questo tema. Anche su Pag. 8questo è stato fatto uno sforzo comune tra Governi e Parlamento, con quattro decreti-legge. Siamo in una fase delicatissima, in cui si possono davvero consumare insieme i meccanismi del risanamento ambientale e del rilancio industriale. Il tema è noto.
Come ultima questione, lei ha parlato di una task force. Ben venga. Mi posso permettere di indicarle un tema di lavoro di questa task force ? I Governi e i Parlamenti a volte fanno le migliori leggi e individuano i migliori provvedimenti, ma troppo tempo – troppi mesi, a volte anni – passa tra l'approvazione di un provvedimento e la sua concreta attuazione. Facciamo in modo che, per esempio in relazione al Fondo di garanzia in cui abbiamo appostato risorse notevolissime negli ultimi interventi, con la legge di stabilità – lei ha parlato addirittura di un ulteriore rafforzamento – questi provvedimenti siano effettivamente attuati nel tempo più rapido possibile per il nostro sistema delle imprese, se è vera la premessa iniziale della difficoltà cronica che vive il nostro sistema produttivo e industriale.
PAOLO GALIMBERTI. Buongiorno, ministro. Avrei voluto inizialmente trattare tre temi, ma rinuncio ad affrontarne due, perché testé citati dal senatore Tomaselli, del quale condivido la sostanza dell'intervento. Mi riferisco all'attrazione di capitali esteri, di cui il nostro Paese ha veramente bisogno, e alla liberalizzazione dei mercati. Troppe volte e troppo spesso vengono liberalizzati solo ed esclusivamente alcuni settori e si lasciano, invece, in regime di pseudo-monopolio, o perlomeno di oligopolio, altri.
Mi limiterò quindi a parlare di energia, ministro. Credo che sia assolutamente indispensabile portare avanti un progetto di riduzione del costo dell'energia a favore delle micro, piccole e medie imprese. Ritengo che gli 1,4 miliardi di euro che sono stati individuati e che potrebbero andare in tal senso possano essere anche raddoppiati, perché a me risulta che siano circa 3 miliardi sotto forma di diversi sussidi che si celano nella bolletta e che vanno a vantaggio di talune imprese e a svantaggio delle piccole e medie. Ho una proposta in tal senso lascio agli atti con tutti i dettagli.
All'uopo, vorrei sottoporle anche alcune proposte su come poter intensificare l'aiuto alle piccole e medie imprese. Per esempio, ci sono la soppressione del servizio di interrompibilità, che prevede ad oggi la possibilità per alcuni clienti finali di ottenere premi economici consistenti, oppure la rimozione dall'esenzione del pagamento del corrispettivo di dispacciamento in favore delle imprese cosiddette interrompibili, la revisione del sistema di agevolazioni in favore dei cosiddetti energivori e la revisione del meccanismo di importazione virtuale riservato alle imprese energivore.
Passando a un altro tema, sempre in materia di energia, credo che serva una maggiore liberalizzazione del mercato all'ingrosso dell'energia, che a oggi risulta ancora deficitario sul fronte delle infrastrutture. Probabilmente le innovazioni tecnologiche oggi possibili potrebbero permettere di fatto un restyling. Anche su questo versante vorrei avanzare alcune proposte: in primis, mantenere il regime di tutela di prezzo in favore delle imprese di ridotte dimensioni; aumentare la trasparenza e la contendibilità dei mercati all'ingrosso; garantire un accesso trasparente e non discriminatorio alle infrastrutture regolate; contenere il potere di mercato degli operatori dominanti, in particolar modo del settore del gas; promuovere azioni per la confrontabilità delle offerte di energia riservata alle PMI nel libero mercato.
L'ultimo punto che vorrei toccare, e poi concludo, è quello dell'efficienza energetica. Dal punto di vista dell'efficienza energetica credo che le politiche degli Stati membri non abbiano raggiunto, o che non stiano per raggiungere, gli obiettivi prefissati per l'Europa 2020 a livello generale europeo. Noi, come Paese Italia, siamo in sostanza in linea con la media europea.
La strada da perseguire potrebbe essere quella di agire a livello europeo affinché il nostro Paese possa varare investimenti Pag. 9pubblici in tal senso, magari in deroga agli impegni vincolanti e nel rispetto dei precisi parametri di indebitamento.
Anche su questo aspetto ho quattro proposte: agevolare gli investimenti in termini di contenimento dei consumi energetici proponendo la stabilità delle attuali misure fiscali, che scadono il 31 dicembre 2015; promuovere l'adozione di un quadro normativo che possa premiare il ricorso da parte delle imprese a sistemi per l'autoproduzione di energia; favorire lo sviluppo e l'integrazione nel mercato elettrico della generazione distribuita delle reti intelligenti; garantire un corretto recepimento della direttiva 2012-2027.
Da ultimo, e ho concluso, ho visto che nella sua relazione lei ha fatto molti riferimenti alle piccole e medie imprese e alle imprese del settore industriale. Mi permetto di allegare al mio intervento alcuni dati del mondo delle imprese del commercio e dei servizi per evidenziarle l'importanza che questo settore economico ha nel panorama macro del nostro Paese, invitandola, se possibile, a considerare con un più ampio spettro di analisi anche quel comparto e non esclusivamente quello industriale.
Grazie.
LUIGI LACQUANITI. Ringrazio la signora ministro per la relazione svolta nell'ultima seduta, molto densa, che ho per molta parte condiviso, e mi scuso perché forse non potrò fermarmi fino alla fine dell'audizione.
Vorrei soffermarmi su due punti in particolare, il grande problema della piccola e media impresa e il problema dell'accesso al credito, che è stato ricordato anche da altri questo pomeriggio e che ricorda puntualmente anche lei nella sua relazione.
Un po’ per provvedimenti che sono stati messi in campo – penso anche solo al decreto-legge Destinazione Italia – un po’ per suggerimenti che vengono oggi anche da alcuni colleghi, noi possiamo dare per assodato (banalizzo; è un eufemismo) che ci sarà questo accesso al credito. La domanda è quali sono i mezzi che avete per verificare che tutti gli strumenti che si mettono in campo per permettere alla piccola e media impresa di accedere al credito possano poi effettivamente raggiungere il loro obiettivo. Quando si tratta di avere a che fare oggi con gli istituti di credito e con le banche, sappiamo che ci possono essere cooperative di garanzia e si può intervenire con il Fondo di garanzia, ma c’è sempre l'ostacolo dell'istituto di credito. Chiedo se vi siano, immagino di sì, e quali siano gli strumenti per verificare questo controllo.
Il secondo punto, in grande sintesi, riguarda il turismo, che non è competenza centrale del suo dicastero, ma lo è per alcuni versi. Lei si sofferma, quando parla di Expo e di made in Italy, sul problema di attrarre investimenti esteri e ha parlato anche dell'ICE. In questa sede io ho anche assunto un impegno con i dipendenti dell'ICE e, quindi, le faccio parola della situazione di questi dipendenti, che da anni attendono la messa in ruolo dopo aver superato il concorso. Il problema è quali sono, dunque, gli strumenti attivabili dal suo dicastero per far fronte a questa emergenza che abbiamo in Italia. Ne abbiamo parlato anche in una mozione che noi abbiamo in discussione in Aula in questi giorni e in queste settimane. Un settore importante e fondamentale della nostra economia è il turismo, che però è assolutamente sottovalutato nel nostro Paese e va avanti quasi per forza di inerzia. Il turismo richiederebbe un rilancio anche da parte della politica e del Governo. Per quello che può essere di competenza del suo ministero, le chiedo quali siano gli strumenti che pensate di mettere in campo in questi termini.
Grazie.
GIANNI PIETRO GIROTTO. Buongiorno, ministro.
La prima domanda riguarda l'OLT (Offshore LNG Toscana) di Livorno. Vorrei sapere se voi ribadite che è strategico e, quindi, se beneficerà del fattore di garanzia.
Parliamo poi dell'efficienza energetica. Il viceministro De Vincenti ha dichiarato Pag. 10che «bisogna rendere strutturali gli incentivi e le detrazioni per la riqualificazione energetica». Ovviamente questo ci fa un grande piacere. Come sempre, noi suggeriamo di estendere queste detrazioni fino al 2020, come era stato chiesto da tutte le parti sociali, e di rimodulare le tipologie di intervento ammesse a questo beneficio fiscale, predisponendo un meccanismo di premialità per i lavori caratterizzati da maggiore efficacia in termini di risparmio energetico, così da minimizzare anche l'impatto sul bilancio dello Stato. Si tratta, quindi, di trovare un meccanismo per premiare i lavori caratterizzati da maggiore efficacia.
Manca il discorso del prestito, su cui interviene il recentissimo decreto legislativo di recepimento della direttiva n. 27. Informo anche i colleghi che all'articolo 15 è prevista l'istituzione del Fondo nazionale per l'efficienza energetica, che prevede, al comma 3, la riqualificazione energetica degli edifici di proprietà della pubblica amministrazione, teleriscaldamento, teleraffrescamento, infrastrutture pubbliche e via elencando.
Qual è il limite ? Il limite è che parla della riqualificazione di interi edifici. Il fatto che venga implementato questo fondo ovviamente ci fa molto piacere, perché chiedevamo da mesi un fondo per questi interventi di efficientamento energetico, però, ministro, mancano gli interventi parziali.
Noi abbiamo un suggerimento, che stiamo valutando anche con la collaborazione dell'ENEA, per istituire un fondo che preveda anche interventi con un massimale di 30 mila euro per le famiglie private che non potrebbero mai fare una riqualificazione globale complessiva dell'intero edificio, ma che magari vogliono cambiare le finestre, fare il cappotto termico, installare le pompe di calore. Chiedo se possiamo colmare questa lacuna che è presente nel decreto legislativo citato.
Un'altra rapida osservazione riguarda l'Agenda digitale. Sull'Agenda digitale un documento preparato dal Servizio studi del Dipartimento dei trasporti e pubblicato dalla Camera dei deputati dice che siamo estremamente in ritardo. Vorrei sapere da lei, ministro, se ritiene l'Agenda digitale uno strumento efficace e se ci può illustrare come recuperare questi ritardi.
Pongo altre tre domande velocissime sul SUAP. Posto che il SUAP è la strada maestra per semplificare i rapporti tra le imprese e la pubblica amministrazione e una sfida fondamentale per restituire competitività al sistema imprenditoriale e al Paese, vorrei chiederle a che punto siamo relativamente al completamento dell'informatizzazione e soprattutto alla standardizzazione della procedura e della modulistica. Inoltre, mi risulta che la prassi adottata dal SUAP non sia conforme alle prescrizioni normative. Mi riferisco al decreto legge 13 maggio 2011, n. 70, articolo 6, comma 2, lettera f-quinquies. Si registrano gravi ritardi anche nelle comunicazioni via telematica tra il SUAP e le amministrazioni pubbliche, le Camere di commercio, le imprese e le Agenzie per le imprese.
Infine, ho letto della proposta di modifica legislativa per unificare e semplificare il servizio di front-office telematico del SUAP presentata dalla Camera di commercio di Padova. Pensa che sia attuabile ?
Vorrei lasciare per dieci secondi la parola anche ai miei colleghi Castaldi e Petrocelli, i quali vorrebbero solo comunicarle che le manderanno della documentazione e che le hanno già fatto delle domande.
GIANLUCA CASTALDI. Nel rispetto delle regole che ci siamo dati e per non monopolizzare la riunione, le ho anticipato già alcune domande. Tre sono specifiche sugli idrocarburi.
PRESIDENTE. Scusate un attimo: cos’è questa staffetta ? Abbiamo dato la parola a uno per Gruppo per le due Commissioni. Non può essere che uno per Gruppo ne figli altri tre, altrimenti, se lo fanno tutti, non finiamo più.
GIANLUCA CASTALDI. Mi creda, le faccio guadagnare tempo, altrimenti avrei lasciato...
Pag. 11PRESIDENTE. Io non le do la parola. Non ci siamo capiti. Noi ci siamo messi d'accordo che avrebbe parlato un membro Gruppo per Camera e Senato. Esaurito questo, si dà la parola agli altri.
GIANLUCA CASTALDI. Volevo solo comunicare che avrei lasciato le domande alla ministra per non perdere tempo.
PRESIDENTE. Benissimo. Lasci le domande alla ministra. Grazie.
GIANNI PIETRO GIROTTO. Presidente, le faccio notare che io avrei potuto rivolgere anche più domande ovvero rivolgere al ministro domande ben più complesse e invece sono stato telegrafico. Avrei potuto leggere anche quelle dei miei colleghi, ma non ho voluto dilungarmi.
PRESIDENTE. Scusi, ma perché dobbiamo discutere tra di noi ? Abbiamo stabilito una regola. Stiamo tutti alle regole. Non c’è qualcuno più uguale degli altri. Lei può parlare per cinque minuti e fare anche altre domande, ma, se ognuno di noi fa parlare altri tre, voi capite che non ci siamo più.
GIANNI PIETRO GIROTTO. Presidente, ho cercato di essere telegrafico per lasciar spazio ai miei colleghi. Grazie.
STEFANO ALLASIA. Ringrazio della disponibilità e innanzitutto le auguro buon lavoro, signor ministro. Sicuramente c’è bisogno di un buon augurio, visti anche i suoi predecessori, i quali hanno cercato di portarci in evidenza un libro dei sogni e tante belle proposte, ma poi oggettivamente non sono riusciti a concretizzarli. In alcuni casi non c'erano neanche il libro e le proposte. Oggettivamente io spero che i suoi colleghi Padoan e Poletti le concedano di poter sviluppare questi progetti di cui il Paese ha bisogno.
Mi auguro che lei abbia più fortuna, anche se il problema non è solo ed esclusivamente di un Governo rispetto a un altro. In questi ultimi tre anni ne abbiamo già cambiati, perciò è evidente che non è un problema di Governo. Il mio invito, per quel che posso vedere e che posso aver visto, è che lei abbia maggior coraggio rispetto ad altri ministri e che butti il cuore oltre l'ostacolo. Me la conceda come battuta.
Entrando nello specifico delle domande, perché il tempo è scarso, ho letto con attenzione la relazione e mi interessava capire sulle zone franche quali fossero le modalità con cui venivano sottoposte e messe nelle condizioni di cercare di attrarre gli investitori esteri, nonché di offrire la possibilità agli imprenditori italiani di creare nuove imprese su questi territori. Questo avendo sempre la speranza che l'intero territorio nazionale possa diventare un giorno zona franca, ma devo essere anche realistico.
A proposito della sburocratizzazione per le imprese, che lei giustamente ha evidenziato, essendo lei del settore – non entro nelle questioni di pura polemica politica perché non mi interessa; vorrei solo portare un contributo ulteriore come opposizione, in questo caso – ritengo inopportuno centralizzare la burocrazia. Vengo da una regione, il Piemonte, che ha mille problemi. Abbiamo visto che in varie situazioni le richieste soprattutto di concessioni è già assai difficile chiederle all'ente locale più vicino, come può essere il comune o la regione. Figurarsi che cosa accadrebbe se ci si dovesse rivolgere esclusivamente a un ministero o a un altro ente lontano.
Penso che, giustamente, l'idea lei ce l'abbia ben chiara. Vorrei capire qual è il suo punto di vista sul versante delle autorizzazioni per cercare di migliorare la burocrazia e agire sulla sburocratizzazione, di cui negli ultimi decenni si è sempre parlato e che non si è mai poi effettivamente attuata. Quanto ai costi dell'energia, tanti miei colleghi hanno già evidenziato questo tema. Vorrei sapere quale sia effettivamente l'insieme degli interventi che lei ha in mente per abbassare il costo dell'energia nel Paese sui costi primari, sulle materie prime, come può essere anche semplicemente l'energia, come si possa aggredire il mercato estero Pag. 12e quale sia la sua intenzione effettiva per farlo, se con i sistemi già posti in essere, come la Camera di commercio, l'ICE o le sedi estere di consolati e ambasciate, o con un ulteriore strumento. Vorrei sapere anche quale possa essere l'ulteriore strumento, dato che i sistemi già in essere in questi anni non hanno funzionato.
Passando alla questione del credito finanziario alle imprese da parte delle banche, quale può essere – ahimè, ho già visto nei Governi precedenti una scarsa concretezza – una tipologia di interventi utile a migliorare anche sul piano livello legislativo il rapporto banche-imprese, la possibilità di agevolare, incentivare e dare l'opportunità soprattutto alle imprese di accedere, cosa che, oggi come oggi, purtroppo, si vede sempre più di rado, ai finanziamenti europei, ma anche semplicemente al classico mutuo di impresa che un piccolo artigiano o una piccola o media impresa può dover richiedere ?
Vengo alle ultime due questioni e poi le consegno un centinaio di domande brevi manu. Si tratta di un centinaio di interrogazioni e di interpellanze che sono nel cassetto da un anno e oltre e che attendono risposte. Gliele consegno in modo tale che lei abbia la possibilità di verificare se ci sia la possibilità di fornire risposte immediate. Vorrei sapere, inoltre, se può eventualmente menzionare la questione ex FIAT, che a me è tanto cara territorialmente, perché sono di Torino. Qual è l'intenzione di questo Governo rispetto a quello precedente, che non ha fatto assolutamente nulla per opporsi a che la testa e il cuore della FIAT andassero all'estero e quali sono le possibilità ulteriori, oltre al libercolo – non si offenda; lo dico per le dimensioni – al cosiddetto libro dei sogni che lei ci ha portato, sulle microimprese e sul sistema artigianato ?
In questi ultimi anni, purtroppo, si è pensato, sicuramente volenti o nolenti, alle centinaia di crisi aziendali che ci sono nel nostro Paese. Devo ricordare, però, che le microimprese e il sistema artigianato non hanno possibilità di accedere al sistema di tutela, alle vertenze sindacali e alla cassa integrazione, sebbene a livello puramente percentuale e a livello di fatturato siano la stragrande maggioranza delle imprese.
Lei arriva dal sistema imprenditoriale e non dalla microimpresa. Si può considerare la categoria di cui lei faceva parte, ma oggettivamente, se si vanno a sommare tutte le microimprese e il sistema artigianale in Italia, si arriva a una grossa cifra. Percentualmente e statisticamente c’è da fare una grande considerazione da parte del suo dicastero.
Queste sono le questioni che volevo sottoporle. Se mi permette, consegno queste interrogazioni e interpellanze, così che le possa esaminare. Eventualmente le sollecito la risposta, dato che giacciono nel cassetto, spero solo ed esclusivamente per questioni burocratiche.
IGNAZIO ABRIGNANI. Scusi, signor ministro: quanti sono i tavoli aperti attualmente ?
FEDERICA GUIDI, Ministro dello sviluppo economico. Sono 168.
GIANLUCA BENAMATI. Prima di richiamare per titoli le questioni che abbiamo già sottoposto come gruppo alla signora ministra, vorrei innanzitutto ringraziarla per l'audizione svolta, per la presentazione che è stata condotta delle sue intenzioni e del programma di gestione del ministero, per i temi sollevati e per la visione di sistema che ne abbiamo tratto. Ci sono alcuni punti che ci hanno, come gruppo, particolarmente convinto.
La riaffermazione della centralità nel sistema italiano dell'industria del manifatturiero è un tema che questo Gruppo alla Camera ha portato avanti molte volte nel periodo più recente, anche con mozioni in Aula impegnative per il Governo.
Abbiamo anche apprezzato il tentativo che il Governo intende fare nell'ambito più generale di uno sforzo europeo inteso a una rinascita, dal punto di vista industriale, del continente, con l'obiettivo ambizioso del 2020, per cui lei ha sollecitato ad arrivare a un 20 per cento di incidenza sul PIL nei prossimi anni rispetto alla Pag. 13media attuale del 15 per cento circa. L'Italia, una volta tanto, alza la media.
In proposito, la informo anche che la nostra Commissione sta trattando i rilievi alle comunicazioni della Commissione europea sulla politica industriale e che ha già fatto un'analoga operazione sulla comunicazione di sviluppo sulla politica siderurgica europea, per la quale la Commissione ci ha appena inviato una valutazione positiva.
Su questo punto le cinque priorità che il Governo indica e che lei, signora ministro, elenca come rilancio degli investimenti, accesso al credito, costi dell'energia, internazionalizzazione e semplificazione sono i pilastri che noi sempre chiediamo al suo dicastero come elementi di programmazione. Possiamo ragionevolmente essere sicuri, data anche la sua competenza professionale, che queste priorità saranno portate avanti con un certo impegno.
Nello specifico, senza ritornare su quanto gli autorevoli colleghi hanno già indicato su questi temi, indipendentemente dalla maggioranza e dall'opposizione, perché sono temi oggettivi, che tutte le forze politiche riconoscono, le sottolineo alcune questioni che riguardano tre temi: il credito, l'energia e il lavoro, inteso come generazione di impresa.
Per quanto riguarda il credito alle imprese, molto è stato già detto. Si è parlato dell'importanza di potenziare ulteriormente il Fondo di garanzia grazie al fattore moltiplicativo. C’è poi il tema dei titoli del credito non bancario e, quindi, delle emissioni di titoli che abbiamo avviato come facilitazione nella funzionalità con il decreto-legge Destinazione Italia. Sono tutte misure che vanno portate a termine, soprattutto le seconde.
Rispetto al Fondo di garanzia, le sottolineo ancora una volta un tema che spesso rimane in ombra, ed è quello della sofferenza del settore del commercio. Non si pone solo il tema del settore dell'artigianato e di quello industriale, ma anche quello specifico di sofferenza del commercio. È stato redatto uno studio recentissimo, pubblicato anche dai giornali, sulla gravissima crisi di accesso al credito degli esercizi commerciali. I dati erano disponibili e sono, francamente, spaventosi: 650 mila micro e piccole aziende hanno la necessità di rinnovarsi, di innovare e anche di sostenere concorrenza. C’è, quindi, un tema specifico di questo settore da affrontare.
Come nel Job Act e nella creazione di una razionalizzazione del sistema del lavoro, dopo gli interventi di Destinazione Italia sull'imprenditorialità giovanile e femminile, un'importante attività relativa all'autoimprenditorialità sarebbe assolutamente auspicabile, così come un riordino di sistema dei crediti di imposta per la ricerca nel sistema industriale, volto soprattutto alle piccole e medie aziende.
Sul tema dell'energia si è già detto molto. Non voglio ripetere quanto hanno detto i colleghi, perché il tema è carico di problemi al suo interno e di una significatività rispetto agli obiettivi di ripresa industriale del Paese. Faccio solo alcune brevissime riflessioni, su cui non ci si sofferma sempre.
I due obiettivi principali che abbiamo messo in cantiere nei recenti mesi, cioè gli 800 milioni di risparmio con il decreto-legge Destinazione Italia e gli 1,5 miliardi annunciati dal presente Governo, sono ancora da conseguire. Si pongono poi il tema del cosiddetto decreto Spalma incentivi relativamente al Destinazione Italia e quello della pulizia degli oneri di sistema per risparmiare questo miliardo e mezzo relativamente alla bolletta elettrica.
Alcuni colleghi hanno già suggerito di intervenire sull'interrompibilità e su altre questioni. Va tutto bene. C’è anche un tema, però, di distribuzione di questi oneri fra i diversi clienti. Il problema della pesantezza degli oneri sulla piccola e media impresa rispetto ad altra impresa, non solo rispetto al domestico, è un tema che comunque va affrontato, nell'ottica di una ridiscussione delle possibilità di ristrutturazione di questa voce della bolletta elettrica.
Come seconda questione, richiamo su questo punto un aspetto che spesso rimane un po’ in ombra. Non ci sono, per esempio, Pag. 14interventi diretti, che potrebbero creare anche problemi, sulle rinnovabili e sui fattori di incentivazione. Questo è ben chiaro e giusto. Spesso, però, parallelamente ci sono misure che agiscono sulla fiscalità generale. Cito, per esempio, gli accatastamenti di alcuni impianti, il tema dell'IMU, quello delle modifiche delle regole di ammortamento relative, per esempio, agli impianti in proprietà o in leasing, che hanno trattamenti diversi. In merito lancio una provocazione. Spesso diciamo che la «pulizia» della componente A3 è essenziale per l'abbattimento dei costi e che qualunque misura non possa gravare sulla fiscalità generale. Bene, però bisogna anche osservare che le misure che riguardano la fiscalità generale su questo settore potrebbero, invece, avere una retroazione sul tema della bolletta, quando si opera in questo senso. Lei mi comprende.
Poi c’è il tema del mercato europeo. Ho sentito parlare di liberalizzazioni come del tema vincente per abbassare le bollette. Questo è successo nel settore del gas. Indubbiamente si può fare di più e si può fare di meglio, ma il tema della grande quantità di gas disponibile, dell'aumento del numero dei fornitori e di un mercato effettivamente concorrenziale ha concorso ad abbassare i costi.
Nel sistema elettrico si può fare ancora di più. In materia si pone il tema, che lei vorrà declinare in maniera più complessiva, anche di partecipazione e costruzione del mercato europeo dell'energia, che dovrebbe essere anche uno dei punti salienti dell'operatività del nostro Governo nel semestre di presidenza.
Richiamo adesso, in conclusione – sono stato anche troppo lungo – le questioni che vi abbiamo sottoposto come gruppo. Le richiamo anche per titoli a beneficio dei colleghi e aggiungo un'ultima questione che le pongo direttamente in questa sede.
Noi le abbiamo chiesto, signora ministro, due informative su situazioni di crisi aziendali, quelle della Micron e quelle della Mac, che sono, per alcuni versi, molto differenti per situazione tecnica ed economica, ma, per altri, sono accomunate dal fatto che si tratta di due aziende multinazionali, di proprietà straniera, che hanno in Italia dei profili di concorrenzialità nella realtà degli stabilimenti, ma che vedono una crisi dovuta a decisioni esterne. Vorremmo sapere qual è la situazione in questo settore.
Le abbiamo posto poi un tema che riguarda lo stato del riordino dell'Enea e uno che riguarda le fonti rinnovabili. Ho già detto qualcosa in proposito, ma dal punto di vista del sistema più complessivo. Le abbiamo chiesto anche dello stato della cooperazione economica con Taiwan.
Da ultimo, aggiungo qui, e concludo, il tema energetico di produzione di idrocarburi. Nel nostro Paese è un obiettivo strategico l'incremento di tale produzione, che a oggi si loca principalmente in Basilicata. Vorremmo sapere se, per affrontare le questioni che ancora oggi sono aperte, si intenda convocare rapidamente un tavolo con la regione, così come chiesto anche in un ordine del giorno recente che il Governo aveva accettato, proprio per chiarire quei punti ancora oscuri e costruire questa intesa istituzionale, che è assolutamente necessaria per il prosieguo delle attività.
MASSIMO MUCCHETTI. Sarò telegrafico e porrò tre questioni.
La prima è se il Ministero abbia intenzione di presentare un provvedimento sull'energia e quando.
La seconda riguarda FIAT. Signor ministro, nei giorni scorsi lei ha detto che la FIAT è un'azienda privata e che, come tale, è libera di decidere dove allocare la propria sede. Il tema della FIAT e dell'industria automobilistica dell’automotive, che comprende anche il vasto mondo della componentistica, i concessionari e via elencando, però, è molto più grande e in questo mondo la FIAT ha un ruolo importante, ancorché non esclusivo.
La mia domanda è: possiamo esaurire il nostro ruolo dicendo che la FIAT è un'azienda privata e che, come tale, fa tutto quello che la legge le consente di fare, oppure pensiamo di mettere in campo iniziative più importanti e più larghe ?Pag. 15
Occorre considerare un aspetto: oggi in Italia l'industria dell'automobile, inteso come settore, sta conoscendo un rattrappimento, eccezion fatta per una serie di eccellenze, soprattutto nella componentistica, senza fallimento. Se si guarda la produzione italiana di automobili, si vede che è caduta tanto quanto, se non di più, quella degli Stati Uniti, con la differenza che negli Stati Uniti alcune aziende rischiavano di fallire e c’è stato un intervento dello Stato. In Francia per evitare il fallimento c’è stato di nuovo un intervento dello Stato. Non vado poi a vedere la Germania. Noi abbiamo in mente qualcosa del genere o siamo al laissez-faire in materia ?
Il terzo punto riguarda il TAP, un grande investimento per costruire un ulteriore tubo che viene dal Caspio, dall'Azerbaigian, ossia non dalla Russia di Putin, con la possibilità di avviare contratti di tipo nuovo, non come i vecchi contratti oil-linked tipici della Russia, dell'Algeria, della Libia o della Norvegia.
Questo investimento, però, nonostante gli accordi internazionali che l'hanno sostenuto, fatica ad andare avanti perché in Italia esistono difficoltà in sede locale per il famoso effetto NIMBY. Ha intenzione questo Ministero di impugnare la bandiera del TAP in nome della riforma del Titolo V e di dimostrare sul campo che le grandi scelte di politica energetica le fa il Governo e che il Paese segue ?
Grazie.
PRESIDENTE. Do la parola al Ministro Guidi per la replica.
FEDERICA GUIDI, Ministro dello sviluppo economico. Io mi scuso. Avrei voluto rimanere qui e rispondere puntualmente a ognuno di voi, ma purtroppo devo correre giù in Aula, perché vedo che il question time è già iniziato e il Ministro Poletti sta già parlando.
Consentitemi solo tre battute. Magari mi riferisco all'ultimo intervento del Presidente Mucchetti e ai suoi quesiti, in particolare, al tema della Basilicata, non perché siano quelli più importanti, ma perché sono gli ultimi. Cerco di andare velocemente su questi. Sugli altri naturalmente ci rivedremo per una risposta puntuale quando volete.
Sul tema della Basilicata rispondo che è mia intenzione convocare il prima possibile un tavolo istituzionale, chiedendo al presidente della regione di esserne parte attiva. Tutto questo in un'ottica di tentativo di avere un confronto istituzionale aperto per far diventare la Basilicata, auspicabilmente, un caso di scuola, un caso di eccellenza, nel quale trovare una sinergia fra i territori, le politiche ambientali e la parte di investimento produttivo.
Per quello che riguarda il Presidente Mucchetti, sull'energia i lavori sono già in corso. Noi ci siamo impegnati a presentare il Piano entro la fine del mese di aprile o nei primi giorni di maggio. Tecnicamente valuteremo quale sia il primo Consiglio dei ministri utile disponibile, ma questi sono i tempi. Il Piano prevede l'abbattimento del 10 per cento del costo della bolletta energetica, con una riattribuzione, attraverso un criterio che comunicheremo, sulle piccole e medie imprese. Tutto questo in un'ottica di mantenimento strutturale di una serie di effetti sulla componente A3 e di tante questioni che ho sentito prima e che oggi, in questo momento, purtroppo, per ragioni di tempo, non riesco a spiegarvi meglio.
Quanto a FIAT, mi spiace, ma probabilmente sono stata un po’ fraintesa, o forse qualche agenzia di stampa è stata un po’ troppo sintetica. Non c’è nessuna volontà di laissez-faire. La mia era una risposta tecnica, probabilmente mal interpretata. Io credo che il Governo debba fare di tutto per trovare le soluzioni per cercare di creare un ambiente in Italia che sia attrattivo per gli investimenti privati, siano essi italiani o esteri. La FIAT è, naturalmente, uno dei grandi gruppi che si deve cercare di mantenere in Italia. La mia risposta era alla domanda di una giornalista che mi chiedeva se tecnicamente ci fosse la possibilità di fare qualcosa. È evidente che non c’è modo di trattenere un'azienda, ma si possono creare le condizioni per cui sia vantaggioso Pag. 16mantenere le produzioni e l'eccellenza, con il cuore produttivo e il cuore anche tecnologico, in Italia, nell'ambito di una competizione che è ormai diventata internazionale.
È chiaro che le grandi aziende fanno filiera produttiva sulle piccole e medie imprese. Il Governo deve fare il massimo per creare tutte le condizioni per cui sia utile e conveniente rimanere in questo Paese e continuare a investire in questo Paese, non solo per gli investitori italiani, ma anche per gli investitori stranieri.
Sul TAP le rispondo di sì. A parte il fatto che il TAP è già ricompreso in una scelta di Strategia nazionale – è una delle questioni di cui avrei voluto parlare oggi – rientra anche nell'ottica della diversificazione di un mix di fonti energetiche che il nostro Paese, per un discorso non solo di costi ma, ancor prima, di sicurezza energetica nazionale, deve mettere in campo.
Il TAP è uno dei vari dossier, fra cui quello dell'Ilva – forse quello dell'Ilva è quotidiano, quello della TAP è settimanale – di cui mi occupo. Ci sono delle oggettive complessità anche territoriali. Non voglio sminuire il fatto che ci siano dei problemi che vanno affrontati e che vanno risolti in un'ottica costruttiva.
Credo che questa sia una delle priorità che noi abbiamo davanti e che, peraltro, immagino, come ha annunciato anche il Presidente Renzi, affronteremo nell'ottica di un Piano di strategia energetica e di sicurezza energetica nazionale anche nel G7 Energia che si terrà nel prossimo mese di maggio e che ci vedrà leader di questa iniziativa.
Mi scuso per la brevità del mio intervento.
PRESIDENTE. Ci aggiorneremo per le ulteriori risposte del ministro, questa volta presso il Senato. Hanno parlato cinque gruppi parlamentari politici. Se qualche gruppo vuole presentare domande scritte da parte di coloro che non hanno parlato, lo può fare.
Rinvio quindi il seguito dell'audizione ad altra seduta.
La seduta termina alle 15.10.