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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVII Legislatura

VII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 10 di Giovedì 24 aprile 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Galan Giancarlo , Presidente ... 3 

Seguito dell'audizione del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, senatrice Stefania Giannini, sulle linee programmatiche del suo dicastero (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Galan Giancarlo , Presidente ... 3 
Giannini Stefania , Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ... 3 
Galan Giancarlo , Presidente ... 3 
Giannini Stefania , Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ... 3 
Ghizzoni Manuela (PD)  ... 3 
Galan Giancarlo , Presidente ... 5 
Giannini Stefania , Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ... 5 
Galan Giancarlo , Presidente ... 6 
Marzana Maria (M5S)  ... 6 
Santerini Milena (PI)  ... 7 
Palmieri Antonio (FI-PdL)  ... 8 
Giordano Giancarlo (SEL)  ... 9 
Capua Ilaria (SCpI)  ... 10 
Rocchi Maria Grazia (PD)  ... 11 
D'Uva Francesco (M5S)  ... 12 
Di Lello Marco (Misto-PSI-PLI)  ... 14 
Centemero Elena (FI-PdL)  ... 15 
Costantino Celeste (SEL)  ... 17 
Carocci Mara (PD)  ... 17 
Blazina Tamara (PD)  ... 18 
Coccia Laura (PD)  ... 19 
Malpezzi Simona Flavia (PD)  ... 19 
Coscia Maria (PD)  ... 20 
Vacca Gianluca (M5S)  ... 21 
Galan Giancarlo , Presidente ... 21 
Vacca Gianluca (M5S)  ... 21 
Galan Giancarlo , Presidente ... 21 
Giannini Stefania , Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ... 21 
Di Lello Marco (Misto-PSI-PLI)  ... 23 
Giannini Stefania , Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ... 23 
Galan Giancarlo , Presidente ... 26 

ALLEGATO: Nota depositata dal Ministro Stefania Giannini concernente i settori dell'università, della ricerca e dell'AFAM ... 27

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: FI-PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Nuovo Centro-destra: NCD;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia (PI);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANCARLO GALAN

  La seduta comincia alle 15.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Seguito dell'audizione del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, senatrice Stefania Giannini, sulle linee programmatiche del suo dicastero.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, senatrice Stefania Giannini, sulle linee programmatiche del suo dicastero.
  Saluto il Ministro Giannini, che non ho potuto ascoltare in occasione della prima audizione. La seduta di oggi dovrebbe essere quella conclusiva.
  Do la parola al Ministro Giannini per lo svolgimento della relazione.

  STEFANIA GIANNINI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Grazie, presidente. Sono felice di ritrovarla e di ritrovare i commissari. Finalmente siamo riusciti a concordare una data, pur se ciò è stato reso difficile da un incrocio molto complesso tra il calendario dei lavori della Camera e le disponibilità della mia agenda.
  Per questo motivo, ho suggerito alla presidenza, la quale ha accolto la mia proposta, di concentrare la presentazione delle linee programmatiche relative ai settori dell'università e della ricerca, delineate nel testo definitivo del mio intervento, preliminarmente inviato alla Commissione.
  Rinvierei, invece, alla lettura attenta del testo per la parte che non ho ancora esposto, lasciando subito lo spazio per gli interventi e per la replica agli stessi, in modo tale che nella seduta odierna possa concludersi la nostra interazione.

  PRESIDENTE. Ministro, mi permetta, in maniera inusuale, di dare la parola per pochissimi minuti all'onorevole Manuela Ghizzoni, la quale ci tiene a intervenire, ma, per un motivo familiare, deve assentarsi. Le chiedo scusa e chiedo scusa a tutti gli altri commissari.

  STEFANIA GIANNINI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Chiedo scusa anch'io per un attimo alla vicepresidente Ghizzoni. Chiedo ai commissari se siano d'accordo sul metodo che ho esposto, l'unico che ci consente di concentrare in due ore il completamento della relazione, i vostri commenti e le vostre repliche.

  MANUELA GHIZZONI. La ringrazio, signor Ministro, e ringrazio anche il presidente, perché in effetti la procedura è inusuale. A volte, però, esistono problemi che non possiamo gestire da qui.
  Peraltro, Ministro, l'accordo c'era e, quindi, credo che tutti i colleghi disciplinatamente Pag. 4abbiano letto dal resoconto del Senato la parte mancante delle linee di indirizzo. Io mi scuso anticipatamente anche del fatto che le mie argomentazioni saranno assolutamente sommarie, avendo noi a disposizione «tempi europei».
  Io vorrei affrontare tre questioni che riguardano il sistema universitario. Una l'affido alla discussione che abbiamo iniziato e che concluderemo in Commissione, grazie al fatto che abbiamo presentato alcune risoluzioni in ordine ai metodi di reclutamento nelle università e anche alla crisi di contenzioso relativa al sistema di abilitazione scientifica nazionale.
  Abbiamo letto con interesse le sue affermazioni. Forse questa replica le offre l'opportunità di argomentarle ancora meglio. Ce ne occuperemo, credo – interpreto la volontà di tutti i colleghi – in una seduta successiva.
  Vengo alle tre questioni che voglio affrontare, ripeto, schematicamente e per titoli. Il primo tema è quello della valutazione e dell'ANVUR. Io sono tra coloro i quali credono che la valutazione degli esiti e della qualità dei risultati ottenuti sia un fattore irrinunciabile in un sistema universitario che vuole essere moderno, autonomo e responsabile.
  Nutro, altresì, dubbi – e credo che con lei ci sia sintonia, per quello che ho potuto leggere – sulla «commistione» che si è verificata tra i compiti del Ministero e quelli dell'ANVUR, anche per il conferimento di deleghe che reputo improprie ad opera della legge n. 240 del 2010, la cosiddetta legge Gelmini.
  L'ANVUR è un misto tra un centro studi, un ufficio studi, un ideatore di politiche e un estensore di iniziative ex ante, oltre che un centro di valutazione ex post. Credo che ciò sia in contrasto con il sistema che prevede un'indipendenza assoluta tra chi indirizza, decide e gestisce, cioè il Ministero, e il soggetto che deve svolgere la valutazione. Le chiedo, quindi, come intenda procedere su questo punto, che è, secondo me, dirimente, per garantire una chiarezza del sistema rispetto a funzioni e compiti.
  Passo ad altre due questioni, sempre per titoli.
  La prima riguarda il personale universitario. Noi abbiamo deciso in modo unanime di audire il CUN, perché ha prodotto uno studio molto serio su un tema che avvertiamo anche noi molto urgente e che definisco «l'emorragia del personale universitario». Il documento del CUN, molto articolato, presenta anche una sorta di via d'uscita per mettere in sicurezza il sistema, su cui credo che dobbiamo esprimerci e svolgere le nostre valutazioni.
  A mio avviso, ci sono due cause. Procedendo molto schematicamente, la prima è iniziata nel 2008, con la legge Tremonti sulla decurtazione e il blocco del turnover (decreto-legge n. 112 del 2008, convertito dalla legge n. 133 del 2008), l'altra concerne il blocco dei concorsi e la messa a esaurimento del ruolo dei ricercatori.
  Le chiedo, pertanto, in ordine a questi due elementi, su cui siamo intervenuti per approssimazioni successive, come il Governo intenda intervenire per dare solidità al sistema e perché il personale non invecchi troppo. Noi abbiamo una «gobba anagrafica» preoccupante, di fronte anche al fallimento delle assunzioni dei ricercatori a tempo determinato. Non posso elencare un quadro che lei conosce molto bene, ma certamente il suo punto di vista su tali due questioni è importante.
  Concludo sul terzo tema, che riguarda gli studenti, la condizione studentesca, il diritto allo studio e la contribuzione universitaria. Noi abbiamo un percorso, anche in questo caso, accidentato. È molto positivo, credo anche grazie al contributo del Parlamento, che si sia stabilizzato il Fondo per il diritto allo studio, grazie a un lavoro che abbiamo svolto tutti insieme, a partire da questa Commissione. Tuttavia, come lei ha ricordato, abbiamo ancora il gravissimo problema degli idonei senza borsa, che costituisce uno scandalo tutto italiano.
  Occorre portare a compimento, quindi, un percorso legislativo che abbiamo iniziato. Non abbiamo ancora proceduto alla definizione dei LEP, che sono un tassello importante, così come dobbiamo completare Pag. 5la collana di provvedimenti nata dall'impostazione della legge n. 240 del 2010, che noi definimmo «una scatola cinese» che non trova mai completezza. Anche in questo caso, come intende procedere per dare completa attuazione alle norme che ancora mancano ?
  Concludo facendo riferimento a un tema su cui la Commissione sta discutendo, ritengo anche con molta passione, da molti mesi, quello relativo alla contribuzione universitaria. Stiamo discutendo una proposta di legge al riguardo. Ne presenterà una anche il Partito Democratico, ma la discussione si sta svolgendo molto serenamente tra tutti i gruppi. Noi riteniamo, infatti, che il tempo sia maturo per un intervento di sistema che renda la contribuzione più equa, perché ora è francamente iniqua e pesante e grava soprattutto sulle spalle di un ceto medio che fa sempre più fatica.
  Gli strumenti che abbiamo messo in campo – bisognerebbe parlare anche del prestito d'onore –, come risulta anche dal rendiconto della Corte dei conti, hanno fallito nelle regioni in cui sono stati attuati. Ritengo che dovremmo campo pensare a strumenti diversi. La proposta del PD prevede una fascia piuttosto ampia di esenzione e una contribuzione media fissata per legge, che tenga conto, però, del reddito regionale – e, quindi, fortemente redistributiva. Naturalmente, abbiamo tutti bisogno di sentire la voce del Governo a questo proposito, con riferimento all'investimento che si intende fare sul Fondo di finanziamento ordinario.
  Stando ai tweet e alle varie comunicazioni informali, accogliamo con favore, a quanto ci consta, che sia stato eliminato il taglio paventato di 30 e 15 milioni di euro. Questo va benissimo. Bene abbiamo fatto insieme, inoltre, ad apportare un aumento di 150 milioni di euro al FFO nel 2014, ma riteniamo che per interventi seri, come quelli che ho richiamato, occorrerebbe un contributo almeno doppio sul Fondo di finanziamento ordinario.
  Naturalmente, una sua opinione in merito è attesa. Se questo è il suo intendimento, troverà non solo nel Partito Democratico, ma credo anche in tutti i gruppi che hanno passione per le politiche universitarie, un aiuto concreto.

  PRESIDENTE. Do ora la parola al Ministro Giannini.

  STEFANIA GIANNINI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Grazie, vicepresidente Ghizzoni, lei ha affrontato quattro macrotemi che non dico esauriscono, ma sono riassuntivi di una linea politica che io ho il dovere di esprimere nel dettaglio.
  Se il presidente e gli onorevoli sono d'accordo, a questo punto, visto che il testo che ho inviato è stato letto, sacrifico la mia esposizione, limitandomi a riassumervi che anche per l'università le linee programmatiche riproducono la quadripartizione dei princìpi della programmazione possibile, della semplificazione, della valutazione e dell'autonomia, oltre, naturalmente, a quello dell'apertura, come l'avevo definita a proposito del sistema della scuola. In ambito di ricerca e di università l'apertura si collega al macrotema dell'internazionalizzazione, non più procrastinabile e non più destinabile a interventi topici e di settore.
  Sostanzialmente, già nella risposta a questi quattro punti io ho la possibilità di sviluppare il tema, arricchendo la relazione stessa. Nel frattempo sono intervenuti anche provvedimenti legislativi importanti, come il decreto IRPEF, che ha toccato – ve ne comunicherò l'esito finale, che non è una vittoria, ma una battaglia non persa – anche il nostro Ministero.
  Presidente, forse a questo punto vale la pena dare spazio a tutti gli interventi, nonché alle mie repliche. Poi, ove alcuni punti non fossero stati affrontati, io potrei integrare quanto riportato nel testo per avere una visione di insieme.
  Peraltro, l'intervento dell'onorevole Ghizzoni richiama tre temi importanti in ordine all'università. Uno è quello della valutazione, che rappresenta un tema cruciale. Ne sono non solo consapevole, ma anche profondamente convinta, tanto che ne ho fatto riferimento all'inizio della Pag. 6relazione sulle linee programmatiche. Mi riferisco al rapporto tra l'ANVUR, l'organismo adibito, per vocazione, a produrre valutazione in campo accademico e di ricerca, e il Ministero, che ha, invece, una missione e un dovere di indirizzo politico. Su questo argomento sarò in grado di fornire, quando avrò la parola, risposte piuttosto puntuali.
  Vi è inoltre il tema, anch'esso fondamentale, del reclutamento e del rinnovamento del personale universitario, collegato al fattore generazionale.
  Infine, c’è il tema della contribuzione universitaria, che però deve essere inserito, a mio parere, nella cornice più ampia degli equilibri del sistema, della sostenibilità del sistema sub specie sia amministrativa, sia politico-culturale. Il FFO è una declinazione di quest'ultimo capitolo.
  Per riassumere, questi sono i punti su cui mi concentrerò nelle risposte, utilizzando anche spunti contenuti nella mia relazione e integrandola.

  PRESIDENTE. Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
  Cominciamo dall'onorevole Marzana.

  MARIA MARZANA. Io mi limiterò a parlare del settore scolastico. Il mio collega D'Uva, invece, si soffermerà su quello dell'università e della ricerca.
  Ministro, lei ha iniziato l'audizione dicendo che intende rispettare tutte le prerogative della Commissione e valorizzare le specifiche funzioni di raccordo con il Governo. Noi ci aspettiamo che il suo primo impegno sia quello di battersi affinché venga recepita una volontà parlamentare trasversale, che è quella di sanare l'ingiustizia compiuta dal precedente Governo ai danni del personale della scuola della cosiddetta Quota 96, che ha maturato il diritto alla pensione già nell'anno scolastico 2011/2012.
  Un'altra questione sulla quale si riscontra l'appoggio di tutti i gruppi è la promozione dell'attività motoria nelle scuole, condotta da personale appositamente formato e in ambienti sicuri e attrezzati, anche in orario extracurriculare, come antidoto alla dispersione scolastica. Ciò a cui stiamo assistendo è una continua decurtazione del MOF e, quindi, di quelle risorse che sono essenziali per lo svolgimento di queste attività.
  Lei ha parlato del principio della semplificazione, intendendo con esso anche lavorare per ridurre gli spazi di incertezza che alimentano conflittualità e contenziosi. Noi ci chiediamo perché non abbia ancora provveduto a emanare il decreto che recepisce la sentenza del Consiglio di Stato che dichiara che i docenti in possesso di diploma di maturità magistrale conseguito entro l'anno scolastico 2001/2002 sono inseriti illegittimamente nella terza fascia delle graduatorie d'istituto. Pensiamo che forse ci troviamo dinanzi solo a belle parole.
  Quando lei dice che il suo Governo è il primo dal dopoguerra che pone al centro dell'agenda politica l'istruzione, allo scopo di perseguire anche la finalità dell'equità sociale, noi pensiamo che si tratti, ancora una volta, di parole svuotate del loro significato, visto che lei vorrebbe sancire, invece, l'uguaglianza tra scuola pubblica e scuola privata e paritaria, «al fine di far cadere ogni barriera che distingue due ordini di scuola e di non dover più giustificare i finanziamenti alle scuole private». Ciò produrrà un ulteriore impoverimento dell'offerta di istruzione pubblica, che è l'unica che moltissime famiglie possono permettersi.
  Lei sostiene, inoltre, che sarebbero previsti interventi volti a potenziare la qualità dell'offerta e delle competenze del personale della scuola, ma sia nelle sue linee programmatiche, sia nel DEF è menzionata solo la valutazione e non anche la formazione del personale scolastico, in particolare dei docenti. Mi riferisco, per esempio, alla formazione alle nuove metodologie didattiche che prevedono l'integrazione nella didattica delle nuove tecnologie, anche in vista dell'elaborazione condivisa dei libri multimediali, tema sul quale è stata appena emanata una circolare. Pag. 7Vorrei ricordare che questa è una proposta del Movimento 5 Stelle e non del precedente Ministro Carrozza.
  Inoltre, la valutazione dei risultati – in realtà, a noi piace parlare di valutazione dei processi educativi – è uno strumento al servizio della didattica e dei docenti e non deve essere, invece, concepita come un criterio di valutazione quantitativa e qualitativa del sistema scolastico, al quale, peraltro, subordinare anche l'erogazione dei fondi.
  Ben venga l'investimento sugli istituti tecnici e professionali, ma occorre ripristinare le ore delle discipline caratterizzanti e i laboratori e facilitare adeguate esperienze nel mondo del lavoro durante il percorso di studio, fornendo anche a imprese ed enti gli opportuni strumenti.
  Noi riteniamo ambigua la sua linea nei confronti del precariato, che rappresenta una priorità nelle audizioni e nelle sue interviste. Nel DEF non si menziona completamente questo problema, mentre nelle interviste lei dice di voler assorbire 178.000 supplenti precari su 800.000 insegnanti totali, che ci costano cifre spropositate, e sostiene che, assumendoli, risparmieremmo. Noi ci chiediamo come mai nel DEF, invece, non ci sia una programmazione, visto che anche nelle linee programmatiche lei ha più volte sottolineato l'importanza di svolgere una programmazione e di non agire sull'onda dell'emergenza. Questa ci sembra un po’ una contraddizione.
  In conclusione, lei insiste sul merito e sul valore e reputa gli scatti di anzianità arcaici. Intende, quindi, creare nuovi ruoli e nuove funzioni. Le funzioni aggiuntive a quelle docenti, però, esistono già. Ciò che manca, invece, è il principio di non discriminazione, per esempio il rispetto del diritto alle ferie e agli scatti stipendiali ai precari o il riconoscimento di un adeguato stipendio ai docenti, magari corrispondente alla media di quello percepito dai colleghi europei. Lo dico visto che siamo al diciassettesimo posto su 23 Paesi e che l'Italia è uno dei Paesi in cui gli stipendi crescono meno, ragion per cui gli scatti rappresentano uno strumento, seppur debole, per difendere il potere d'acquisto dei salari.
  Io mi limito a controbattere rispetto a ciò che lei ha messo in evidenza nelle sue linee programmatiche. Naturalmente, però, sono tanti altri i temi che ci stanno a cuore e su cui possiamo lavorare insieme. Ci auguriamo che ci sia una convergenza nelle azioni tra Parlamento e Governo.

  MILENA SANTERINI. Ringrazio il Ministro. Un anno fa, quando abbiamo cominciato a ragionare sulla scuola e sull'università, ci eravamo posti alcune parole chiave: autonomia, formazione e valutazione. Sono molto contenta di ritrovarle qui come idee guida.
  Io vorrei usare queste parole chiave come idee guida per un aspetto che ci sta a cuore in modo particolare e su cui vorrei concentrare l'attenzione: la lotta alla dispersione scolastica.
  Io credo che noi dovremmo concentrarci su alcuni obiettivi. Ritengo che questo sia il momento storico per l'Italia di poterlo fare e che, come abbiamo detto nel parere espresso sul DEF, la soglia del 10 per cento in relazione alla dispersione o agli abbandoni nella scuola sia raggiungibile, a condizione che concentriamo i nostri sforzi.
  Noi abbiamo cominciato un'indagine conoscitiva e io ho intenzione di presentare una mozione o una proposta di legge che preveda una strategia nazionale. Ciò richiede certamente risorse, ma anche alcuni aggiustamenti organizzativi, nonché un cambiamento di mentalità.
  A proposito di valutazione, abbiamo bisogno della valutazione dei PON. Mi risulta che il Comitato di valutazione non si sia ancora riunito, o comunque non ci ha fornito i risultati. Noi abbiamo bisogno di controllare uguaglianze e disuguaglianze tra regioni. Stiamo avviando proprio l'audizione di rappresentanti degli uffici scolastici regionali, affinché ci dicano dove il sistema ha funzionato e dove no.Pag. 8
  Vi è poi il problema di monitorare e sollecitare provvedimenti di cui si parla da anni, ad esempio quello relativo all'Anagrafe degli studenti, ma anche quello sull'utilizzo dei nuovi fondi messi a disposizione con la legge n. 128 del 2013. Non vogliamo «disperdere» gli interventi sulla dispersione – scusate il gioco di parole – considerando che andranno aggredite alcune aree del Paese e alcuni ordini di scuola, in particolare gli istituti professionali, e alcuni aspetti specifici, come gli alunni stranieri. Se noi ci concentrassimo a livello organizzativo, normativo, politico e anche finanziario, l'obiettivo sarebbe raggiungibile. Credo qualificherebbe la legislatura e anche il nostro compito.
  È chiaro che a questo sono legati diversi problemi strutturali. Anch'io mi associo nel chiedere di non intaccare i fondi di istituto e richiamo la necessità, di cui il Ministro aveva parlato, di un organico funzionale. Sappiamo che questa è la bestia nera di tutti i ministri dell'economia, ma è possibile dare attuazione davvero a un'autonomia scolastica.
  Quando si apprende che centinaia di milioni di euro sono stati spesi anche per la lotta alla dispersione, ma che, per esempio, in laboratori scientifici di alto livello le attrezzature rimangono impacchettate dentro le scuole perché non esistono i tecnici o perché non c’è la formazione per poterle gestire, io mi richiamo al tema, secondo me fondamentale dal punto di vista della cultura della scuola oggi, della formazione dei docenti.
  L'Italia è uno dei pochi Paesi – sono forse 3 su 27 – che non hanno una formazione obbligatoria dei docenti. Dobbiamo ritornare a fare una formazione di altro tipo, attiva e completamente legata ai temi su cui vogliamo intervenire.
  Io voglio appositamente parlare non di tutto, ma solo di questo, proprio per trasmettere un messaggio: i politici non devono sempre dire o sapere tutto, ma devono scegliere battaglie politiche che possano essere fattibili, come questa.
  Chiedo conto delle intenzioni del Governo in relazione ai percorsi abilitanti speciali (PAS): gli atenei e le istituzioni presso i quali si svolgono i PAS non intendono infatti «regalare» abilitazioni a precari che non svolgano corsi all'altezza. Chiedo quindi conto al Ministro di alcune incongruenze e incoerenze, in merito alle quali abbiamo proposto una soluzione: alcune fasce di docenti o di laureati della formazione primaria, infatti, non hanno accesso in graduatoria, contrariamente a quanto avveniva in passato.
  Uno dei pochi emendamenti che sono stati approvati in occasione dell'esame della legge n. 128 del 2013 era quello relativo alla distribuzione dei docenti di sostegno a livello regionale, ma non mi risulta che tale disposizione sia stata attuata. Chiediamo informazioni anche su questo.
  Torno molto velocemente sulle abilitazioni nazionali universitarie: stiamo discutendo alcune risoluzioni sull'argomento e siamo in fase di collaudo. Io trovo che, tutto sommato, si sia lavorato bene. Non mi risulta – mi sbaglierò – che ci sia un numero di ricorsi superiore a quello degli anni scorsi. Nelle risoluzioni che stiamo approvando, perlomeno nella nostra, noi abbiamo proposto alcuni aggiustamenti che devono essere attuati.
  Richiamerei l'attenzione del Ministro anche sul problema degli specializzandi in medicina. Noi dobbiamo difendere il ruolo dell'università anche rispetto al sistema ospedaliero. Dobbiamo operare alcuni aggiustamenti, secondo me, non tanto delle riforme di sistema, che vadano nella direzione di qualificare soprattutto il riconoscimento della qualità universitaria.

  ANTONIO PALMIERI. Buongiorno, Ministro, e benvenuto. A nome del Gruppo di Forza Italia nella Commissione, da opposizione duttile, come ci autodefiniamo insieme al Presidente Galan, le auguriamo sinceramente un buon lavoro e confermiamo che, come abbiamo fatto quando siamo stati in maggioranza e come stiamo dimostrando in questi mesi, valuteremo il merito delle proposte, indipendentemente dal proponente.
  Dopo di me l'onorevole Centemero, che è la responsabile per il nostro partito con Pag. 9riferimento al settore della scuola, entrerà più nel dettaglio. Io mi limito ad affrontare due punti in relazione al metodo e a cinque richieste precise.
  Noi pensiamo che occorrano una buona manutenzione della scuola e il completamento delle numerose iniziative che sono state avviate dai Governi che ci hanno preceduto. Insieme al collega Lainati siamo in questa Commissione dal 2001. Come dico sempre, siamo «ripetenti» in Commissione cultura, non riuscendo a essere promossi.
  Tante iniziative sono state avviate. Di alcune in particolare le chiederò di darci conto. Credo che meriti, per trasparenza e per una sana cultura del risultato, che normalmente non c’è nella politica italiana, sapere che fine abbiano fatto.
  Per esempio, sulla Scuola digitale, sulla Scuola 2.0, dal 2009 sono state avviate alcune sperimentazioni e sono state investite risorse. Sarebbe interessante sapere pubblicamente, anche nel sito del Ministero, a che punto siamo arrivati. Anche negli ultimi provvedimenti approvati sono state stanziate risorse nel settore. Ugualmente, vorrei sapere a che punto siamo.
  Sul tema delle smart city il suo pre-predecessore aveva investito quasi un miliardo di euro. Noi abbiamo già presentato alcune interrogazioni due settimane fa in questa Commissione e abbiamo avuto una prima risposta, tutto sommato positiva, se non fosse che ci sono voluti due anni per averla. Non dico per avere la risposta, ma per avere una speranza di una soluzione della questione di bandi emessi due anni fa.
  Da questo punto di vista, chiedo nuovamente di dare conto puntuale dei provvedimenti avviati. La collega Ghizzoni ha ricordato anche la riforma Gelmini dell'università, che attende ancora di essere completata.
  Come terzo punto, in riferimento al merito, il Ministro Gelmini nel 2010/2011 avviò una sperimentazione con la quale in alcune scuole del regno territorio nazionale, a titolo assolutamente sperimentale e con un procedimento del tutto democratico, veniva conferito un mese di stipendio in più agli insegnanti che fossero stati valutati complessivamente meritevoli. Vorremmo sapere che fine ha fatto quella sperimentazione e se voi intendete tentare una via del merito che passi anche da un riconoscimento di natura economica.
  Io sono milanese. Nel 2015 si terrà l'Expo. Mi ricollego ancora al primo punto della Scuola digitale. Banalmente, ma concretamente, il mandato del provveditore regionale è in scadenza. Ha fatto un lavoro istruttorio eccezionale sia sul versante dell'Expo, sia sul tema della Scuola digitale ed è disponibile a una proroga. È auspicabile che questa gli venga concessa per portare a compimento il lavoro cominciato nella nostra regione.
  Scusandomi per il fatto che non riusciremo a rimanere fino alla fine della seduta, ma siamo validamente rappresentati dal nostro presidente, ricordo che, da questo punto di vista, l'aiuto e lo stimolo che noi porteremo risiedono nel merito, ma da parte sua e vostra occorre rendere conto.
  Per esempio, nel 2009 è stato stanziato un miliardo di euro per cominciare a rimettere in sicurezza le scuole. Una parte di questi fondi è stata allocata con una procedura legata al tema dell'antisismica, una procedura farraginosa, che ha bloccato molte scuole. Altri fondi sono stati destinati per le scuole paritarie, che fanno parte, come lei sa bene, a pieno titolo del sistema pubblico. Questi fondi sono lì bloccati dalla Corte dei conti e ancora non ne sappiamo nulla. La sicurezza di una scuola non dipende da chi la gestisce, ma è in sé un tema. Le auguro nuovamente buon lavoro, ricordandole che l'onorevole Centemero affronterà gli altri temi.

  GIANCARLO GIORDANO. Grazie, presidente. Grazie, Ministro, per la sua presenza.
  Noi non siamo duttili, ma siamo comunque un'opposizione che cerca di portare un contributo a questa discussione, che per troppe volte abbiamo seguito sui giornali e che per troppe volte è stata oggetto di annunci. Io chiederei al Governo soprattutto di non usare troppa Pag. 10prosopopea sugli obiettivi che intende porsi e di guardare con realismo le cose che si fanno e quelle che non si fanno, ma che non si dice che non si riescono a fare.
  Io starò sulla traccia che lei ci ha indicato, quella dei princìpi, molto generali, che, secondo me, vanno al di là della vaghezza e che però, presi in sé e per sé, in quanto princìpi, non fanno molto male. Speriamo che, riempiti di contenuti e di iniziative, facciano qualche bene.
  Comincerei da un richiamo all'Europa. Proprio ieri, nella discussione che ci ha visti impegnati in Aula, nel presentare un ordine del giorno che faceva riferimento al precariato nella scuola, io ho dovuto richiamare il fatto che l'Europa, questa «matrigna», ogni tanto ci richiama pure a fare qualcosa di buono, ossia a superare una condizione di precarietà troppo vasta nella scuola. Ovviamente in quel caso noi non sentiamo l'obbligo, come invece lo sentiamo su altre politiche, quali il contenimento della spesa e le altre che conoscete.
  Ministro, lei ci ha suggerito alcuni termini che richiamano un impegno importante – la semplificazione, la programmazione e la valutazione –, per sua stessa ammissione incentrando tutto questo sistema di questioni complesse, che dovrà inevitabilmente camminare insieme e avere una dinamica spero coerente e virtuosa, sulla valutazione.
  Io ribalterei la prospettiva, perché la scuola, per come la vediamo noi, è un corpo malato che ha bisogno di cure. Mettiamola così: gli atleti malati si valutano dopo che sono guariti. Cominciamo a prenderci cura della scuola nella maniera giusta.
  Io ho una visione completamente ribaltata rispetto a quella che ho ascoltato finora, e l'ho detto più volte. Secondo me, in questi anni si sono alternati al Governo, ahinoi, i «sabotatori» della scuola pubblica statale e del Ministero che dovrebbe sovrintendere al suo bene.
  Voi, giustamente, rivendicate alcuni risultati. Con riferimento agli LSU, non dite con chiarezza, però, che in realtà stiamo prorogando un problema, non una soluzione. Né dite con chiarezza o partite con sincerità dal punto di vista di chi, mettendo in competizione due figure professionali non di altissimo profilo, scatena una guerra tra poveri che sottrae personale ATA alla scuola, non compensandolo con gli LSU. È evidente che il personale ATA non è, a differenza degli LSU, affrancato da funzioni e mansioni che gli LSU non possono assolvere.
  Si dimentica così un'assunzione di responsabilità sul primo atto che abbia avuto forse un significato di questo Governo, che è stato un atto abbastanza singolare: dopo che si rivendica la necessità di più tempo scuola, di maggiore autonomia e di investimenti nella scuola, il primo atto che consuma il Governo Renzi è quello di sottrarre i fondi al MOF, ossia al miglioramento dell'offerta formativa. La collega Malpezzi non sarà d'accordo. Ce ne faremo una ragione. Questo ha un senso ?
  Io, ovviamente, avendo poco tempo, posso affrontare solo questi pochi esempi. Vorrei solo porre al Ministro una domanda complessa: con quali risorse, seppur nella vaghezza, si intende andare nella direzione che ella indica e soprattutto quale autonomia scolastica ha in mente questo Governo, quella dei dirigenti o quella della scuola ? Le due cose non sono coincidenti.
  Sarebbe anche piacevole capire dove si decide la qualità di autonomia scolastica che questo Governo ha in mente, posto che da anni non si effettuano investimenti di una certa rilevanza, ma solo tagli che hanno ridotto quest'autonomia, che era un'idea, secondo me, eccellente da seguire, mera illusione e poco più che propaganda.

  ILARIA CAPUA. Buongiorno, Ministro. Il mio intervento sarà molto breve perché non voglio ripetere quello che è stato detto dai colleghi che mi hanno preceduto. Porrò alcune domande piuttosto specifiche. Mi sono dovuta assentare e mi scuso se magari qualche tema è stato già affrontato.
  Innanzitutto, lei ha parlato prima delle abilitazioni a professore ordinario da associato e della nuova tornata. Quello che Pag. 11io raccolgo è uno smarrimento da parte degli atenei, soprattutto perché, a causa di tutti i ricorsi che sono stati presentati, non si ha certezza. Non si riesce a capire bene se il Ministero intenderà arretrare e modificare questo sistema, oppure continuare con le prossime tornate, nonostante i ricorsi e le criticità che sono stati sollevati. Vorrei almeno una certezza da questo punto di vista.
  Un'altra questione riguarda il sistema di valutazione dell'ANVUR degli atenei e anche degli enti di ricerca, di cui abbiamo recentemente parlato anche per l'assegnazione della quota premiale del FOE. In questa Commissione sono emerse alcune criticità al sistema di valutazione dell'ANVUR, che tutti riconosciamo essere un primo passo per questo Paese, un passo molto importante. Volevo chiederle se ha idea di come migliorare questo sistema anche in vista delle assegnazioni future e delle future valutazioni delle università e degli atenei.
  Affronto poi due punti molto specifici, uno dei quali lei ha trattato nella sua relazione. Mi riferisco alla specializzazione in medicina e, quindi, alla sproporzione che esiste fra i laureati in medicina e i posti disponibili in specializzazione.
  Noi sappiamo che oggi nessun medico può di fatto operare senza essere specializzato, neanche il medico di famiglia. C’è, quindi, una sproporzione: ci sono migliaia di medici che non trovano un posto in specializzazione perché i posti sono in numero inferiore rispetto ai medici che vengono «sfornati» ogni anno.
  Vi è, nel contempo, un problema sovrapponibile a questo, che riguarda i laureati in discipline biomediche che vogliono accedere alla specializzazione in medicina e non hanno diritto alla borsa di studio. Tale problema è stato affrontato anche a Bruxelles come discriminatorio nei confronti di questi ragazzi.
  Nella sua relazione lei parla di programmazione. C’è bisogno di mettere un po’ di ordine in questo senso, anche perché mandare i figli all'università costa. È ovvio che queste persone devono, da un lato, poter continuare il loro percorso in Italia o, dall'altro, se questo non è possibile, saperlo e magari andare all'estero oppure ripensare la loro scelta originale al momento dell'iscrizione.
  Un'ultima questione di cui sento parlare molto poco, ma che mi viene spesso sollecitata, riguarda – torniamo al problema delle abilitazioni – le idoneità ottenute prima che venisse applicato il sistema dell'abilitazione a professore di prima e seconda fascia. C’è una categoria di persone che sono state ritenute idonee e che nutrono aspettative nei confronti del sistema. Per queste persone io non ho una soluzione da proporre, ma bisognerebbe almeno fornire loro una risposta, in modo che si possano regolare per il futuro.

  MARIA GRAZIA ROCCHI. Ringrazio la Ministra, alla quale vorrei richiedere chiarimenti in ordine alla valutazione, che viene giustamente posta come un punto qualificante delle sue linee programmatiche e anche come un obiettivo specifico del DEF, al cui raggiungimento si prevede di destinare anche importanti risorse comunitarie.
  Io ritengo che la valutazione assuma una sua centralità per almeno tre ordini di motivi. Ogni passo avanti sul terreno della valutazione è di funzionale utilizzo dei dati dei feedback. La valutazione ci interessa per questo, perché ci offre dei dati sui quali lavorare. È un passo che va nella direzione di un sistema più moderno e che sa individuare criticità, stabilire priorità e gestire i propri miglioramenti.
  Intervenire sulla valutazione non può che essere il punto di arrivo di un processo che a monte vede il rilancio dell'autonomia scolastica. Valutare vuol dire valutare quando c’è una responsabilità per operare scelte, per cui si rende conto, con un processo di accountability o di rendicontazione sociale, delle scelte che sono state operate. La valutazione è importante perché è un modo per manifestare la propria responsabilità in ordine ai risultati ottenuti.
  In ogni scuola che interpreta in senso ampio la propria autonomia cresce la cultura della valutazione. Essa non è subìta, Pag. 12ma viene recepita e diventa parte della storia e del know-how di quell'organizzazione. È dimostrato che, laddove c’è la cultura dell'autonomia, c’è anche quella della valutazione.
  Purtroppo, veniamo da una stagione nella quale si è parlato molto di valutazione anche con intendimenti differenti, ma non si è certo accompagnato il processo con misure chiare e coerenti, con ciò favorendo il prevalere di posizioni difensive, di passività o a volte apertamente ostili.
  Vorrei sapere se ci sia l'intenzione, signora Ministro, di proseguire, dunque, sulla strada, buona peraltro, tracciata dal Regolamento sulla valutazione, il decreto del Presidente della Repubblica n. 80 del 2013, avviando così un percorso che inizi a fare chiarezza su chi valuta, cosa valuta e perché valuta.
  Vorrei sapere, quindi, se ci sia l'intenzione di sostenere l'intento con modelli valutativi standard e con misure adeguate di formazione per il personale che vadano anche a costituire dei team di esperti dentro le scuole e con l'organizzazione magari di nuclei di supporto per la promozione dell'iniziativa, ossia con un atteggiamento diverso verso la valutazione.
  Credo che assuma importanza particolare per chi opera nella scuola avere ben chiaro lo scopo: si valutino il sistema, gli apprendimenti, le professionalità, le singole istituzioni scolastiche. Le scuole comprendono bene l'importanza della valutazione e, se vogliono, sanno padroneggiarne gli strumenti. Del resto, valutare è il loro mestiere. Le scuole, però, hanno veramente bisogno di un messaggio chiaro, e l'hanno dimostrato. Più di mille scuole hanno aderito non a progetti che avevano intendimenti meritocratici o premiali, bensì al Progetto VALES, che aveva un altro scopo, un'altra finalità e ben altri obiettivi. Il Progetto VALES era molto pervasivo, complicato e impegnativo per le scuole. Presupponeva auditing esterni importanti, ragion per cui era un impegno sostanziale, eppure oltre mille scuole hanno accettato questo tipo di valutazione.
  Noi vediamo che superiamo la diffidenza e la sfiducia quando la valutazione non ha valore classificatorio o premiale, ma è orientata alla comprensione dei fattori che generano qualità nei processi di insegnamento e di apprendimento, quando favoriscono la gestione del miglioramento, quando mettono in luce le situazioni di carenza e soprattutto quando si utilizzano per attuare azioni perequative nei confronti delle istituzioni scolastiche che hanno maggiori difficoltà.

  FRANCESCO D'UVA. Grazie, presidente, ringrazio la Ministra Giannini per aver trovato il tempo di essere qui, malgrado i numerosi impegni.
  Per quanto interessanti e in parte condivisibili siano i punti toccati nella relazione programmatica, così come esposta presso la Commissione 7a del Senato, diversa è l'opinione relativa a una loro reale attuazione.
  Se ci limitassimo ad analizzare l'azione, infatti, condivideremmo certamente i diversi obiettivi che il Ministro intende raggiungere, quali l'avvio di una sorta di liberazione del reclutamento, che deve tornare a essere primaria responsabilità dei singoli atenei, oppure l'esigenza di coordinare l'attività dei ventiquattro enti di ricerca attualmente esistenti. Sarebbe bello averli tutti sotto un unico Ministero piuttosto che otto, ma questo certamente non dipende da lei.
  Nell'ambito di una politica strategica del Paese che sappia rispondere alle prospettive di Horizon 2020 e dei fondi strutturali, ovvero prevedere nuove ed efficaci misure per i sistemi di valutazione e di finanziamento, è un peccato che per questi obiettivi non vi sia poi una concreta corrispondenza con le previsioni finanziarie che il Governo ha inserito all'interno del Documento di economia e finanza.
  Da un'attenta analisi, infatti, è stato possibile riscontrare come nessuna menzione venga fatta né agli enti di ricerca, né ai fondi di finanziamento a essi destinati. Neanche un cenno viene fatto alla rimodulazione del sistema premiale affinché la quota pari al 7 per cento del FOE non Pag. 13vada a ridurre l'ammontare del finanziamento ordinario degli enti, ma sia finanziata in maniera diversa e ulteriore rispetto ad esso, così come sottoscritto, del resto, da tutta la maggioranza in sede di parere proprio per l'erogazione della quota premiale.
  Si potrebbe anche parlare del ripristino dei tagli al FFO, oltre che al FOE. La questione non è scollegata, anzi, è molto legata. Purtroppo, viviamo questi tagli e non sembra ci sia alcuna inversione di tendenza.
  Per quella sorta di liberalizzazione del reclutamento che deve tornare a essere primaria responsabilità dei singoli atenei noi avremmo auspicato un ripensamento sulle attuali disposizioni in materia di punti organico. Attualmente il sistema di attribuzione dei punti organico non prevede alcun meccanismo che tenga conto delle singole condizioni del territorio in cui si trova l'ateneo di riferimento, penalizzando di fatto quelli che si trovano a operare in regioni con gravi situazioni socioeconomiche e aumentando la forbice con gli istituti che, pur non avendo la stessa necessità, vengono favoriti.
  Questa sarebbe una misura liberatoria da noi certamente condivisa. Infatti, presidente, parlare di eccellenza è molto importante, premiarla è molto importante, ma, quando si tratta di penalizzare chi non è meritevole, da questo punto di vista io mi chiedo chi sia veramente penalizzato, se i professori che sono colpevoli oppure gli studenti che di fatto si ritrovano atenei con corsi di laurea che scompaiono.
  A Messina alcuni corsi di laurea in ingegneria non ci sono più. Penso a tutti i miei concittadini che non avranno le risorse per poter andare a Catania, che è l'università più vicina, o altrove. Capisco che vogliamo affrontare la dispersione universitaria, ma non possiamo risolverla impedendo allo studente di potersi iscrivere.
  Analizzando un'affermazione della stessa Ministra secondo cui occorre programmare anche le politiche per il merito e per il diritto allo studio, rendendo quest'ultimo davvero effettivo, eliminando espressioni contraddittorie come «idoneo senza borsa», è bene ricordare che, al netto delle dichiarazioni di intenti già ascoltate anche dall'ex Ministro Carrozza, quest'anno saranno solo 3.500 i laureati in medicina che potranno accedere alle scuole di specializzazione di area medica, proprio a causa di una continua e inarrestabile riduzione dei fondi. Sono state pronunciate numerose dichiarazioni, ma ad oggi non c’è alcun cambiamento reale.
  In merito si potrebbe anche parlare del sistema con cui i candidati vengono scelti e dei criteri per poter accedere ai corsi di laurea a numero programmato. Penso a quanto è accaduto a Bari: al riguardo dobbiamo presentare un'interrogazione oggi o domani. È chiaro che bisogna cambiare qualcosa. Noi presto presenteremo una proposta di legge, che in questo momento è in discussione con i nostri metodi sul portale del Movimento 5 Stelle, per introdurre il metodo francese. È un'idea, ma sarebbe bello discuterne in Commissione tutti insieme e avere un suo parere al riguardo, perché è chiaro che queste situazioni devono finire.
  Sempre riguardo agli studenti e alle risorse, si è parlato molto di prestito d'onore, introdotto dalla legge n. 240 del 2010. In realtà, quindi, c’è già in Italia, ma non è assolutamente vincente. Non c’è stata alcuna richiesta di questi prestiti d'onore, ragion per cui noi non vediamo il senso di insistere.
  Inoltre, vogliamo anche ricollegarci a quanto affermato dalla collega Ghizzoni: siamo d'accordo con lei sulla necessità di affrontare il problema dei contributi universitari. D'altronde siamo stati noi a presentare la proposta di legge al riguardo. Per ora è in corso una discussione in sede di Comitato ristretto su questo punto, che dobbiamo assolutamente portare a conclusione.
  Infine, in merito al noto caso dell'Agenzia spaziale italiana (ASI), nella relazione che lei ci ha consegnato si pone l'accento sull'esigenza di assicurare quanto prima alla stessa una governance stabile e competente Pag. 14in nome del carattere strategico della politica spaziale anche nel contesto internazionale.
  Più che ad assicurare una governance stabile noi auspichiamo piuttosto che si provveda a trovarne una trasparente e che agisca legalmente. Ciò che è successo recentemente – che ha colpito tutti e non solo l'opposizione del Movimento 5 Stelle – dà fastidio a tutti. Nel vedere che l'Agenzia, secondo l'ANVUR, è al terzo posto, siamo felici per i ricercatori, ma ci chiediamo se i criteri utilizzati siano corretti e se i fondi premiali stanziati siano utilizzati nel giusto modo, visto quanto è successo.
  Chiudo, presidente, ringraziando la signora Ministro per l'attenzione prestata e ricordando che, con riferimento a quanto in precedenza affermava la mia collega riguardo ai precari della scuola – il 27 marzo abbiamo presentato una mozione, se non sbaglio a prima firma della collega Chimienti, sulla stabilizzazione dei precari della scuola. Tale mozione di fatto è stata bocciata. È positivo che sia stato approvato l'ordine del giorno del collega Giordano, ma sarebbe stato preferibile approvare tale mozione.

  MARCO DI LELLO. Grazie, presidente. Grazie alla Ministra per l'opportunità. Io colgo l'occasione per svolgere una riflessione preventiva con il garbo dovuto.
  Il Parlamento, come lei sa, senatrice, non è una zavorra. È vero che molti sono arrivati qui per caso. Molti altri, però, sono qui perché portano interessi collettivi, amano la politica e provano almeno a dare un contributo per risolvere i problemi.
  Nelle relazioni tra il Ministero e i parlamentari esistono molte modalità, tutte tipizzate, fra le quali le interrogazioni, le risoluzioni, le interpellanze e gli ordini del giorno. Esistono poi modalità informali. Glielo ricordo perché credo che una risposta a una telefonata possa risparmiare un'interrogazione.
  Io non ho la presunzione che la Ministra debba rispondere a tutti i parlamentari, come neanche il sottosegretario, neanche un direttore generale e forse neanche un usciere, ma in questo modo guadagniamo tempo tutti e dedichiamo il nostro tempo magari ad attività più fruttuose.
  La premessa, che potrà sembrare singolare, non è ultronea. Colgo l'occasione per rammentarle, infatti, che il 27 marzo la Camera, a larghissima maggioranza, ha avuto modo di approvare la risoluzione n. 6-00062, di cui provvederò a consegnare anche brevi manu il testo, pochi giorni dopo l'emanazione del decreto n. 81 del 25 marzo 2013.
  Noi abbiamo salutato molto positivamente la nascita del Governo e le dichiarazioni del Presidente del Consiglio sulla centralità della scuola pubblica. Le sue parole sono state di incoraggiamento in questa direzione. Io credo che si sia scelta la giusta direzione nel varare subito un provvedimento straordinario come quello sulla messa in sicurezza degli edifici scolastici. Penso ancor più che potrebbe essere una dimostrazione della centralità della scuola pubblica l'investimento sull'offerta formativa.
  Come lei sa bene, a dispetto della direttiva europea sui precari, le supplenze ordinarie nella scuola pubblica sono aumentate del 40 per cento negli ultimi dieci anni. Siamo passati da 105.000 a oltre 140.000 unità. Con riferimento alle 120.000 cattedre al 30 giugno assegnate quest'anno, i tre quarti sono senza titolare. Con riferimenti ai 230.000 alunni con handicap lo Stato avrebbe bisogno di 115.000 insegnanti di sostegno rispetto ai 90.000 previsti nel 2016 dalla legge n. 128 del 2013.
  Vi è stato nell'ultimo anno il pensionamento di 11.000 docenti e di 3.600 appartenenti al personale ATA. Il precariato è oggi ai suoi massimi storici, se si considera che soltanto la metà del personale inserito nelle graduatorie ottiene una supplenza al 30 giugno o al 31 agosto, mentre altri 150.000 docenti abilitati con TFA, SFP, diploma magistrale e PAS attendono di essere inseriti nelle stesse graduatorie.Pag. 15
  Vi sarebbero 125.000 posti vacanti disponibili dal 1o settembre prossimo, che di fatto svuoterebbero i due terzi delle attuali graduatorie a esaurimento. A graduatorie esaurite si potrebbe aprire la prospettiva, a copertura totale annuale del turnover, dell'immissione in ruolo anche dei docenti rimasti fuori dalle graduatorie, ma con titolo abilitante.
  L'ultimo decreto sulle graduatorie non tiene conto in alcun modo della risoluzione. Non è una sua responsabilità, ma c’è una continuità amministrativa. Il Governo di questo Paese ha illuso alcune decine di migliaia di più o meno giovani. Una volta pensavamo che fossero giovani, ma in realtà l'età media dei nostri precari supera i 35 anni. Stiamo parlando più o meno dell'età del nostro Presidente del Consiglio. È difficile definirli giovani.
  Abbiamo illuso questi precari perché prima abbiamo detto loro di fare il tirocinio formativo abilitante e abbiamo fatto spendere loro 2.500-2.700 euro cadauno. Poi, alla fine, quello è rimasto sostanzialmente un foglio di carta.
  Inoltre, ad altri 17.000 idonei al concorso n. 82 del 2012, uno dei più selettivi, se non il più selettivo nella storia della scuola pubblica italiana, visto il numero straordinario di partecipanti, abbiamo consentito di partecipare pur senza abilitazione, li abbiamo riconosciuti idonei, ma non offriamo loro una prospettiva di scorrimento delle graduatorie e, dunque, di assunzione, né tanto meno di immissione nelle graduatorie a esaurimento.
  Concludo, facendo guadagnare a lei e a tutti noi un po’ di tempo. Io credo che, se lo Stato ha sbagliato, è lo Stato a dover trovare delle soluzioni. In questo caso a doverlo fare sono il Governo e il Ministero che lei rappresenta. Io mi aspetto da parte sua e del Ministero buonsenso in questa direzione, ossia nel tener fede agli impegni assunti pubblicamente dal Presidente del Consiglio dei ministri nei discorsi per ottenere la fiducia nelle Camere, anche per non incorrere in nuove sanzioni per violazione della direttiva europea sulla stabilizzazione dei precari.

  ELENA CENTEMERO. Non avendo potuto assistere direttamente all'intervento del Ministro nel corso della precedente audizione, ho letto il resoconto stenografico e i vari documenti.
  Uno dei punti di partenza che noi condividiamo è il fatto che anche nel DEF si parli per la prima volta non di istruzione, ma di educazione. Questo è un punto qualificante.
  Come forza politica, per quanto riguarda le riforme istituzionali di cui questo Paese ha immensamente bisogno, anche nel campo dell'istruzione, dell'educazione e della formazione in tutta la sua filiera noi daremo la nostra disponibilità al sostegno di quelle iniziative e di quei provvedimenti che vadano nella direzione non di una modernizzazione della scuola, ma di interventi strategici che permetteranno al nostro sistema di istruzione di raggiungere quell'obiettivo di qualità che lei, Ministro, si è posta.
  È un obiettivo che io condivido profondamente. Essendo stata responsabile del sistema qualità in un istituto di istruzione superiore, so esattamente di cosa è composto: è composto di servizi nel loro complesso, di persone che attuano questi servizi, di persone che hanno una formazione tale da poter rendere dei servizi al cui centro ci sono i nostri studenti, non solo nella scuola, ma anche nell'università.
  Quando parliamo di qualità, non possiamo non parlare di un aspetto importantissimo, che è già stato sottolineato in precedenza: il tema della valutazione. La valutazione deve avvenire in base a standard uguali in tutto il Paese, a obiettivi da raggiungere che devono, a nostro giudizio, essere coniugati anche con le situazioni di maggior bisogno e di necessità che noi abbiamo in alcune aree, legate alla dispersione e anche all'immigrazione, nonché ai bisogni educativi speciali, naturalmente calibrati.
  Qualità significa anche miglioramento. Occorre un costante miglioramento di un servizio che serve a crescere e a educare i nostri studenti.
  Condividiamo in pieno la prospettiva che lei ha dato a tre, cinque e dieci anni. Pag. 16Ci sono interventi di urgenza e di emergenza, che ha sottolineato molto bene lei. Tra gli interventi a cinque anni, mi riferisco in modo particolare a uno dei temi molto grossi che dovremo affrontare e che mi auguro saremo in grado di affrontare, quello del personale.
  Occorre sostenere e tutelare sia i precari, sia i giovani che escono da un percorso formativo, come TFA e PAS, che hanno il sacrosanto diritto di poter entrare all'interno delle scuole. Sarebbe bene che nell'arco di cinque anni si arrivasse a una nuova forma di reclutamento, collegata sempre a concorsi, perché questo chiede la nostra Costituzione, che consenta alle scuole con maggiore autonomia un reclutamento più snello e che non permetta più che la formazione di graduatorie.
  Le graduatorie si devono esaurire una volta per tutte. Noi non vogliamo che vengano riaperte, ma che sia consentito in questa fase di transizione l'ingresso anche a chi sta uscendo dai TFA e dai PAS.
  Sottolineo un piccolo particolare. Mi è stato segnalato che per chi sta frequentando i PAS in questo momento, purtroppo, una delle due prove coinciderà con gli esami di Stato e che le università non consentiranno loro di avere le due sessioni.
  Detto questo, passo al tema della valutazione, della qualità e del finanziamento. Lei parla di finanziamenti certi, ma che colleghino costi e risparmi. A noi piacerebbe molto comprendere quali siano i costi effettivi che il MIUR sostiene in tutta la filiera.
  Nell'ambito della semplificazione del quadro normativo, indubbiamente occorre un testo unico. Soprattutto, però, occorre l'attuazione di norme che esistono e che devono essere rese attuative.
  Ritornando al tema del personale, noi abbiamo davanti una grande occasione, quella del rinnovo contrattuale. Dobbiamo tener presente, sempre in una prospettiva di medio e di lungo termine, la possibilità, legata all'autonomia e alla valutazione, di studiare per i nostri docenti percorsi e figure che superino le figure strumentali obiettivo e che permettano loro, ad esempio, di avere una carriera e una retribuzione di tipo diverso.
  Va bene la modifica dello status giuridico dei docenti. Accanto a questo, però, c’è il problema della formazione. Quando parliamo di scuola e di centralità dell'alunno e, quindi, di alternanza scuola-lavoro, apprendistato, stage e tirocinio, dobbiamo avere insegnanti preparati in questa direzione.
  Per la gestione delle situazioni di disabilità occorre la preparazione di tutti, non solo degli insegnanti di sostegno.
  Quanto alla digitalizzazione e alle nuove metodologie didattiche, credo sia un tema molto importante anche il tema della formazione obbligatoria in servizio.
  Accanto a questo occorre favorire le reti di scuole e anche modificare la struttura dell'organizzazione del MIUR a livello periferico. Io credo che dobbiamo svolgere una riflessione su USR e UST, legata alle reti di scuole e a quanto le reti di scuola possano sostituire alcune parti delle diramazioni periferiche del Ministero.
  Ci sono poi alcune emergenze, come quella dei dirigenti scolastici, non solo toscani – abbiamo visto quanto avvenuto in Lombardia –, ma anche altre situazioni emergenziali.
  Siamo molto favorevoli al CLIL e all'internazionalizzazione: il problema riguarda sempre la formazione dei docenti per il CLIL.
  L'ultima questione, che per me è la principale e la nostra prospettiva – non solo perché ce lo dice la legge italiana, ma perché ce lo indicano anche il Parlamento europeo e il Consiglio d'Europa nella Dichiarazione dei diritti dell'uomo – riguarda il fatto che il nostro è un sistema integrato di istruzione, in cui scuola pubblica significa scuola statale e paritaria. Le due scuole hanno la stessa dignità. Il centro è la libertà di scelta della famiglia, che è garantita dall'articolo 30 della Costituzione, nella prospettiva europea che ci spinge in questa direzione.
  Presso il Consiglio d'Europa, dove siamo stati poche settimane fa, abbiamo visto che l'Italia è uno dei pochissimi Paesi Pag. 17in cui non è attuato questo diritto sacrosanto alla libertà di scelta educativa delle famiglie. Io credo che sia il momento di superare un'ideologia e una visione retrograda, che non ci permettono di guardare avanti e di scegliere liberamente.

  CELESTE COSTANTINO. Buongiorno, signora Ministro. Nei pochissimi minuti che ho a disposizione le pongo solamente una questione, in aggiunta all'intervento svolto dal capogruppo di Sinistra Ecologia Libertà.
  Lo faccio con grande contentezza, perché proprio un'ora fa la Presidente della Camera, Laura Boldrini, ci ha annunciato che dal 1o agosto entrerà in vigore la Convenzione di Istanbul, che noi abbiamo votato qui all'unanimità. Anche lei ha votato a favore.
  Ricordo che all'articolo 14 della Convenzione di Istanbul si parla dell'introduzione dell'educazione all'affettività all'interno delle scuole. Io ho letto le sue linee programmatiche e ho visto che c’è una parte in cui, secondo me, tale aspetto dovrebbe essere inserito.
  Mi riferisco alla parte relativa alla scuola aperta, in cui lei indica una serie di aperture. Chiaramente questa parte non entra nel concreto delle misure che si devono attuare per effettuare tale apertura, ma segnalo che sono citati la disabilità, il territorio, il lavoro e l'integrazione. Manca anche il minimo cenno alla diversità di genere e a come si intenda affrontare un tema che è spiegato molto bene all'articolo 14 della Convenzione di Istanbul.
  Le pongo la questione e vorrei capire come lei intenda affrontarla. Io mi sono fatta portavoce, essendone prima firmataria, di una proposta di legge che parla dell'introduzione dell'educazione sentimentale, rifacendosi esattamente alla Convenzione di Istanbul. Vorrei capire come il Ministero intenda attuare questo punto. Ora lo possiamo dire, infatti. Prima si parlava semplicemente di una direzione, mentre adesso sappiamo che dovremo attuare la Convenzione.

  MARA CAROCCI. Ministra, io ho accolto con soddisfazione, nella presentazione delle sue linee programmatiche, l'affermazione che il primo principio cui farà riferimento sarà quello della semplificazione. Conflittualità e contenziosi, come lei ha accennato, e ambiguità normativa che li alimenta rendono spesso impossibile agire all'interno delle scuole. Spesso l'unica vera autonomia concessa a un dirigente scolastico è decidere a quale norma disobbedire fra quelle esistenti e contraddittorie tra di loro.
  Mi auguro, quindi, che lei possa davvero metter mano a un nuovo testo unico che elimini le ambiguità e soprattutto che semplifichi la normativa. Questa è una riforma sicuramente non facile, ma possibile, non solo a costo zero, ma anche foriera di risparmio.
  In particolare, mi permetto di segnalarle alcuni aspetti. Il primo è la valutazione degli studenti, le cui norme, a mio parere, in particolare il decreto del Presidente della Repubblica n. 122 del 2009, richiedono una revisione che armonizzi le disposizioni esistenti alle linee guida riguardanti gli alunni e le alunne stranieri e con bisogni educativi speciali; che riveda l'esame di terza media, che è attualmente più difficile di quello di maturità – prevede, infatti, cinque prove scritte e l'orale, nonché il test INVALSI – e che preveda un modello di certificazione delle competenze univoco e uguale per tutte le scuole. Le assicuro che esso esiste, chiuso in qualche cassetto, perché due anni fa è stato elaborato da un gruppo ristretto del Ministero di cui io ho fatto parte.
  La normativa sulla sicurezza, come lei ha esplicitamente richiamato, deve essere declinata sulle esigenze della scuola. Per garantire la sicurezza di studenti e lavoratori le disposizioni, però, devono essere congrue alla situazione e applicabili. Per esempio, non ha molto senso prevedere per una scuola le stesse regole di sicurezza di un'industria chimica o porre in capo ai dirigenti la responsabilità di datori di lavoro, senza contemporaneamente fornire le risorse economiche con cui far fronte a quanto richiesto; o ancora prevedere, Pag. 18molto giustamente, la formazione obbligatoria dei lavoratori senza stabilire per contratto in quale orario vada svolta e con quali soldi vada pagata; o ancora prevedere che le classi possano essere composte anche di trentadue alunni, in contrasto con la normativa sull'edilizia scolastica.
  Ancora, io credo che tutti auspichiamo che gli studenti sentano come propria la loro scuola, ma perché ciò avvenga debbono anche, con modalità opportune, poterne utilizzare liberamente gli spazi. Come fare, se i nostri ragazzi, anche alla scuola superiore, vengono considerati – mi scusi – più «minorati» che minorenni e devono persino essere accompagnati lungo le scale quando entrano e quando escono da scuola ? Forse adeguare le norme sulla responsabilità a quelle degli altri Paesi europei aiuterebbe anche a farli crescere.
  Bisogna poi fare in modo che non ci sia più incertezza normativa e contraddittorietà tra le norme di rango primario, le direttive e le circolari ministeriali. Sarebbe buona cosa che queste fossero scritte in modo immediatamente comprensibile. È una perdita di tempo – scusate se mi soffermo su questioni banali, ma quando si lavora, questo succede – non più sopportabile quella che costringe a ricerche lunghissime per venire a capo dei continui rimandi ad altre norme e a decifrare ambiguità che sembrano volute.
  Come ultima cosa, occorre ripristinare e semplificare il MOF. L'alleggerimento burocratico per il quale lei si è impegnata potrà migliorare in modo sensibile l'efficienza del lavoro delle scuole e permetterà di dedicare al compito istituzionale, cioè all'istruzione, energie attualmente impegnate in incombenze di cui spesso non si capisce il senso.

  TAMARA BLAZINA. Signora Ministro, nella sua esposizione io ho trovato diversi spunti interessanti e qualche lacuna, che è ovvia, viste le difficoltà ad affrontare tanti argomenti e problemi che si trascinano da anni. Molte proposte da lei avanzate sono state esaminate anche nell'ambito della discussione sul DEF. Mi limiterò perciò a porle qualche domanda e ad esplicitare qualche criticità in maniera molto sintetica.
  In tema di università accolgo con favore l'intenzione di promuovere durante il semestre la tabella di conversione dei titoli, problema molto sentito soprattutto nelle università di confine, dove la mobilità degli studenti è già molto avanzata.
  In questo contesto andrebbe risolto il problema dei lettori di scambio, approvando in tempi rapidi il decreto interministeriale previsto dall'articolo 26 della legge n. 240 del 2010. È un tema che si trascina.
  Sulla ricerca condivido la necessità di un coordinamento e di una maggiore sinergia dei soggetti che operano in tale settore. È stata ventilata anche la possibilità di accorpamento di alcuni enti vigilati dal MIUR. A questo proposito, esprimo una forte preoccupazione che ciò avvenga senza un'attenta valutazione e un coinvolgimento del Parlamento, dando corso alla soppressione solo di enti di dimensioni più ridotte, anche se rappresentano vere e proprie eccellenze. Un esempio per tutti è l'OGS di Trieste.
  Siamo d'accordo che si debba intervenire presto e in maniera organica sulle istituzioni AFAM, visto che la riforma dei conservatori non è mai decollata pienamente e considerate le tante difficoltà in cui si trovano i licei musicali.
  Per quanto riguarda la scuola, mi soffermo innanzitutto sul tema del rapporto tra istruzione e lavoro. Si tratta di uno dei temi cruciali che coinvolgono, oltre al MIUR, anche il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, le regioni e le province.
  Nelle proposte del Governo, soprattutto sull'apprendistato, sono contenute alcune incongruenze. Noi chiediamo un maggiore approfondimento al riguardo, nonché un approccio a 360 gradi, in quanto il tema si intreccia con la formazione professionale regionale, con l'obbligo scolastico e formativo e di fatto anche con la necessaria rivisitazione dei cicli scolastici.
  Volevo, inoltre, chiederle a che punto si trova il decreto sull'accorpamento di alcuni Uffici scolastici regionali. In particolare, mi riferisco al Friuli Venezia Giulia Pag. 19– so che recentemente ha incontrato anche la Presidente Serracchiani –, regione che presenta molte specificità. Tra queste vi sono le scuole con lingua d'insegnamento slovena e bilingue, per le quali rimangono tuttora alcuni problemi irrisolti, di cui gli uffici del MIUR sono ovviamente a conoscenza. Io mi limito a chiederle un preciso impegno affinché almeno le disposizioni contenute nella legge di tutela n. 38 del 2001 vengano concretizzate, a partire, per esempio, dalla sezione slovena presso il Conservatorio Tartini di Trieste.
  Pongo altre due domande molto concrete. Mi segnalano alcune difficoltà presso le singole università sulla composizione delle commissioni giudicatrici dei PAS.
  Infine, e mi ricollego a quanto detto dalla collega Costantino, nel decreto-legge n. 104 del 2013 sono stati previsti fondi per un programma sull'educazione alla differenza. Mi risulta che ci sia stato un rinvio. Vorremmo conoscere le motivazioni e sapere come intenda procedere su questo punto.

  LAURA COCCIA. Grazie, presidente. Gentile Ministra, io ho apprezzato il passaggio della sua esposizione riguardante l'attività motoria nella scuola primaria come strumento di contrasto all'obesità. Il progetto di alfabetizzazione motoria ha dimostrato che, se le ore di attività motoria nella scuola primaria sono svolte da un laureato in scienze motorie, oltre a contrastare l'obesità, si può anche facilitare l'apprendimento dei bambini che hanno bisogni educativi speciali, dando loro la possibilità di imparare in modo empirico.
  Inoltre, i ragazzi stranieri che non parlano italiano sono facilitati dal lavoro in un contesto ludico-educativo ad apprendere la nostra lingua.
  Infine, i bambini con diverse abilità avrebbero la possibilità di essere integrati appieno all'interno del gruppo classe, insegnando ai propri compagni che «disabile» è solo un aggettivo.
  Dall'inizio della legislatura mi sono stati segnalati troppi casi di discriminazione, che vanno dalla difficoltà di iscrizione di un alunno disabile nelle scuole agli insegnanti di sostegno, alla continuità didattica. Sono tutti problemi che conosciamo.
  L'alfabetizzazione motoria è un progetto scaduto, che non copre tutto il territorio nazionale. Visto il suo successo, è arrivato il momento di affidare quelle ore ai laureati in scienze motorie in tutta Italia per tutto l'anno scolastico, senza limiti temporali, conferendo ai laureati in scienze motorie il giusto riconoscimento alle loro competenze e professionalità.
  Io ho depositato una proposta di legge in proposito, che ho provveduto a inviarle qualche tempo fa, provvista ovviamente di copertura economica, che ha avuto il sostegno, tra i tanti aderenti, delle associazioni del CONI e del CIP, il Comitato italiano paralimpico.
  Vorrei sapere quali sono le intenzioni del Ministero riguardo al futuro dell'attività motoria nella scuola primaria e se per la scuola secondaria di primo e secondo grado saranno effettivamente ripristinati i fondi per i Giochi sportivi studenteschi a partire dal mese di settembre 2014 per permettere una programmazione annuale.

  SIMONA FLAVIA MALPEZZI. Grazie, presidente. Buongiorno, signora Ministra. Cercherò di essere telegrafica su tre dei quattro aspetti che vorrei esporle.
  Come primo punto, noi abbiamo chiesto, con il decreto-legge n. 104 del 2013 e con un emendamento del Partito Democratico, il monitoraggio della riforma Gelmini, consapevoli che la scuola non ha bisogno di un'altra riforma, ma anche che la riforma passata non ha funzionato per una serie di aspetti. Il monitoraggio potrebbe servire a indicare le grandi lacune e anche a fornirci indicazioni su come intervenire. Purtroppo, il decreto attuativo non c’è ancora e, quindi, noi chiediamo con forza che venga emanato al più presto.
  Un'altra questione importante è quella relativa al miglioramento dell'offerta formativa. Il collega Giordano mi vedeva Pag. 20prima dissentire abbastanza rispetto alle sue parole. Il mio dissenso nasce dal fatto che non è una scelta politica quella di togliere risorse al MOF. Per quanto riguarda il Partito Democratico e il Governo Renzi, c’è tutta la volontà, invece, di ripristinare il MOF almeno alla cifra iniziale di tre anni fa. Chiediamo, quindi, che si ripristini la cifra di un miliardo e mezzo di euro. Sappiamo, Ministra, che è un'azione difficile e complicata, ma noi le stiamo a fianco in questa richiesta molto forte di ripristino.
  Un altro aspetto riguarda i Quota 96. È una battaglia che vale la pena di combattere: 4.000 insegnanti hanno il diritto di andare in pensione perché c’è un errore amministrativo e 4.000 giovani insegnanti possono essere inseriti. Anche in questo caso sappiamo che ciò non dipende da lei, ma le chiediamo con forza una presa di posizione.
  Mi soffermo sull'ultimo aspetto per il pochissimo tempo che mi rimane: la questione dei TFA e dei PAS. Uso le sigle, anche se non mi piacciono, perché dietro queste sigle ci sono persone, che troppo spesso sono state messe in contrapposizione tra di loro, insegnanti che hanno una stessa dignità. Ai giovani e meno giovani che hanno scelto e sono riusciti a superare la selezione del tirocinio formativo attivo noi dobbiamo fornire una risposta, perché anche quest'anno non abbiamo consentito loro di insegnare.
  C’è un problema, quindi, e noi abbiamo sollevato più volte la questione. Non ci sono, però, figli e figliastri. Ci sono anche quei docenti a cui noi abbiamo chiesto di insegnare negli ultimi dieci anni senza avere l'abilitazione. Li abbiamo messi in condizione adesso di abilitarsi male, mi consenta di dirlo, perché i PAS non funzionano. Noi abbiamo presentato interpellanze urgenti al riguardo. Le università si rifiutano in molti casi di attivare i corsi e noi rischiamo adesso di avere in alcune regioni d'Italia alcuni insegnanti che sono riusciti a sostenere il PAS e altri no, perché le università non li hanno attivati. Le chiedo in che modo noi ci rapporteremo agli insegnanti che non sono stati messi in condizione di poter affrontare questi percorsi.

  MARIA COSCIA. Molto rapidamente, Ministro, anch'io vorrei ringraziarla a nome del gruppo del PD. Come ha potuto sentire, anche gli altri colleghi sono propositivi, perché condividiamo l'impostazione e le linee programmatiche sue e del Governo, che stiamo sostenendo con molta convinzione.
  Anch'io vorrei sollevare tre questioni, molto rapidamente. Come prima, io la pregherei, Ministro, di avere un momento di confronto sul tema del reclutamento del personale in tempi ragionevolmente brevi. Sicuramente questa è la criticità principale, oltre ovviamente al tema dell'università, già sollevato dalla collega Ghizzoni.
  Abbiamo l'esigenza di ragionare sulle criticità e sulle emergenze, ma anche di guardare al futuro e, quindi, di ragionare sulla programmazione e sul fabbisogno. In ragione di questo dobbiamo capire quali soluzioni possiamo mettere in campo per affrontare le emergenze.
  Aggiungo altre due questioni. La prima, di cui ha già parlato la collega Santerini, è il tema della dispersione. Io ho avuto già modo di discutere con lei in via informale di tale questione. A me pare che l'obiettivo che ci siamo posti rispetto al 2020 sia un po’ troppo basso. Anche su questo fronte noi abbiamo assunto un'iniziativa guidata proprio dalla collega Santerini. Penso che possiamo portare un contributo di merito molto importante per aiutare ad avvicinarsi al parametro del 10 per cento nel 2020.
  In Italia abbiamo un problema serio, rappresentato dai laureati. Da un lato, l'Europa ci dice di arrivare all'obiettivo del 40 per cento, un obiettivo stratosferico e difficile da raggiungere. Dall'altro, però, non possiamo neanche rimanere gli ultimi in graduatoria, come siamo attualmente.
  Abbiamo, quindi, la contraddizione per cui, da una parte, decine e decine di migliaia di ragazzi partecipano ai test per medicina e, dall'altra, ci sono facoltà che non hanno il numero sufficiente. C’è un Pag. 21problema forte di orientamento che bisogna affrontare tra scuola e università e bisogna farlo probabilmente in modo molto più efficace di quanto non abbiamo fatto finora.

  GIANLUCA VACCA. Grazie, presidente. Interverrò molto brevemente. Non possiamo lasciarci sfuggire l'occasione. Io credo che il Ministro, per rispetto forse di tutta la Commissione, dovrebbe rispondere innanzitutto a una domanda in merito a una notizia che abbiamo letto sui giornali e che, francamente, ci ha lasciati un po’ di stucco e allibiti: che cosa farà nel caso in cui dovesse essere eletta al Parlamento europeo ?
  Colleghi, credo che la questione sia molto importante. Leggere sulla stampa...

  PRESIDENTE. Onorevole, questo non attiene al tema. Io lascio sempre il massimo della libertà, ma questo non attiene minimamente al tema in dibattito oggi. Il Ministro farà ciò che riterrà di fare e ce lo dirà quando dovrà dircelo, ma non oggi.

  GIANLUCA VACCA. Presidente, lei ha ragione, però si sta parlando di linee programmatiche e dell'azione del Governo in merito. Noi abbiamo letto che, nel caso in cui dovesse essere eletta al Parlamento europeo, il Ministro potrebbe valutare l'ipotesi di rassegnare le dimissioni dal suo incarico presso il Ministero.
  Lei, Ministro, ha giustamente messo tra i punti principali quello della programmazione. Come si fa a programmare un'azione governativa di lungo respiro, se non si sa neanche se tra un mese si sarà ancora al Ministero ? Ci farebbe piacere che il Ministro ci dicesse qualcosa in merito.

  PRESIDENTE. Do la parola al Ministro Giannini per la replica.

  STEFANIA GIANNINI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Io non ho alcuna difficoltà, perché non ho detto quello che l'onorevole ha letto sui giornali. Mi è stato attribuito. Io ho detto, e lo ribadisco con forza, che quella per le elezioni europee è una battaglia assolutamente irrinunciabile per un partito come il mio. Mi è stata chiesta una disponibilità, una candidatura di capolista, e io l'ho accettata con impegno ed estrema convinzione. Con altrettanto impegno ed estrema convinzione intendo proseguire il mio lavoro come Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
  Se posso, presidente, ora fornirei parte delle risposte, perché il tempo a disposizione è poco. Farò, però, qui come al Senato: manderò una puntuale risposta a tutti gli interrogativi che sono stati posti, perché alcuni sono di carattere molto generale, ma non generico, e alcuni sono veramente molto specifici.
  Se me lo consente, presidente, inizio con un tono leggero, che non mi esime assolutamente dal rigore e dalla serietà con cui affronto subito le questioni, dividendole in tre macrocategorie.
  Se io fossi un medico, trovandomi nel Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, mi verrebbe la tentazione di distinguere i tre comparti in cui mi trovo a lavorare nel modo seguente: un pronto soccorso, un reparto malattie croniche e cliniche che si devono occupare dello stato di salute di questo importante e delicato settore della vita sociale e culturale del Paese.
  Il pronto soccorso riguarda le emergenze. Come ho detto nella mia relazione introduttiva, io ho assunto un impegno a far sì che l'azione di governo che mi onoro di curare per questo settore possa quantomeno contribuire a far uscire l'attività del nostro Ministero da un clima che, per quantificare, è al 70 per cento – non credo di esagerare – emergenziale, riconducendolo alla sua dimensione ragionevole. Un Ministero con grande complessità strutturale ha sicuramente condizioni di emergenza, che però non devono occupare il 70 per cento circa dello spazio di lavoro di un Ministro e di tutta la struttura che lo affianca.
  Tra le emergenze, però, voi ne avete segnalate alcune e su queste ho il dovere subito di fornire indicazioni precise. Cercherò Pag. 22di seguire l'ordine degli interventi che sono stati svolti, iniziando dal tema del reclutamento che riguarda sia la scuola, sia l'università.
  Sull'abilitazione scientifica nazionale posso riferire alcuni numeri. L'onorevole Capua ha indicato l'abilitazione come una condizione di smarrimento per molti atenei. Per fornire numeri precisi, oggi i ricorsi sono nella misura di uno su sei, proporzionalmente. Non mi sento di dire che questa procedura concorsuale abbia avuto un esito, nella sua generalità, particolarmente positivo. Bisogna essere oggettivi anche nel misurare i processi in corso e la loro evoluzione.
  Mi sento di dire – e questo rappresenta un impegno che ho già assunto, ma che ribadisco, a maggior ragione, in questa sede due mesi dopo il mio insediamento – che la procedura deve essere portata a compimento per la tornata in essere, la seconda. Sarà necessaria anche una proroga per le commissioni che stanno lavorando, che altrimenti non potrebbero completare il loro lavoro.
  Inoltre, ciò che interessa alla comunità scientifica e alla comunità accademica e che deve essere nostro compito garantire è che la procedura sia messa in sicurezza dal punto di vista della sua generalità e non delle singole questioni che riguardano i ricorrenti. Questo si potrà eventualmente con una norma che possa garantire la complessità del sistema. I ricorsi sono numerosi, ma non sono una cifra patologica e particolarmente minatoria della procedura.
  Quanto al futuro, le idee sono piuttosto chiare. È ovvio che il sistema, se tradisce tutte le sue criticità, come è avvenuto finora, ha bisogno di revisione. Rispondo, quindi, contestualmente anche alla sollecitazione che, sia pur riferita alla scuola, proveniva dall'intervento conclusivo dell'onorevole Coscia.
  Questi sono temi che, secondo me, non si devono calare con una procedura top-down, perché avrebbero una maggiore complessità di attuazione. Riguardo all'università intendo consultarmi con i mondi di riferimento, che sono naturalmente la comunità accademica e gli organismi che la rappresentano, cioè la Conferenza dei rettori e il Consiglio universitario nazionale in primis, ma non esclusivamente.
  Anche per quanto riguarda la scuola intendo consultarmi con i mondi che la rappresentano. Un dibattito è già iniziato, per esempio, con le associazioni dei genitori, che ho incontrato ieri, e con le associazioni che rappresentano il mondo complesso della disabilità. Tale dibattito ha un suo ruolo non tanto con riferimento al reclutamento in sé, quanto alla formazione e poi al ruolo degli insegnanti nella scuola.
  Intendo farlo, però, cercando di dare un preciso perimetro cronologico, un trimestre, in cui anche all'interno delle forze di maggioranza si possa mettere a punto una proposta che rivisiti – svolgo un discorso di prospettiva – per la scuola quello che, secondo me, è il punto cruciale, cioè la figura dell'insegnante, il suo contratto e la sua modalità di azione all'interno del processo educativo.
  A me pare evidente che non sia la logica della sostituzione dello scatto d'anzianità con lo scatto di merito o comunque con il criterio premiale a determinare una migliore qualità della formazione dei nostri studenti e dei nostri alunni. Ritengo che si debba finalmente e definitivamente affrontare anche con riguardo alla scuola il tema se questa professione possa essere ricondotta a criteri di valutazione che già esistono: mi riferisco non solo alle procedure INVALSI, ma anche a tutte le modalità di valutazione che non sono state completamente attuate finora, che possano essere, però, tradotte in una rivisitazione non solo dello stato giuridico, ma anche dello stato economico, che rappresenta un capitolo fondamentale.
  Se a un criterio valutativo non si associa immediatamente anche una premialità dal punto di vista economico, questo rimane un esercizio di stile che ha un'utilità relativa. Sono d'accordo con l'onorevole Rocchi, secondo la quale i dati della valutazione devono servire anche come dati di feedback per il miglioramento, ma, Pag. 23se poi non sono associati ad alcuno strumento premiale, alla fine rimangono strumentali al lavoro interno al Ministero e agli istituti scolastici e non al miglioramento generale della qualità dell'azione didattica per la scuola e scientifica per l'università.
  Per quanto riguarda altre questioni molto delicate e urgenti, come TFA e PAS, per arrivare alla sollecitazione finale dell'onorevole Malpezzi, proprio stamattina si è tenuta una riunione tecnica su questo punto. Ne avrei parlato più specificamente tra qualche giorno, ma posso dire che l'idea ormai precisa è di aprire il TFA per quest'anno, in modo che i giovani laureati che non hanno ancora avuto modo di accedere all'insegnamento lo possano fare, entrando nelle graduatorie di istituto nella seconda fascia. Si intende valorizzare poi con un punteggio differenziato – mi sembra corretto, in quanto corrisponde a un giusto equilibrio tra la valutazione del servizio e la valutazione del merito – chi ha già un inserimento nella categoria dei PAS.
  Nel trimestre che mi accingo ad aprire proprio in questi giorni, durante il quale dovremo consultarci sul tema del reclutamento anche per la scuola, credo che il passaggio successivo sia quello di fornire una risposta al bisogno di reclutamento. I numeri che ha riferito l'onorevole Di Lello non sono numeri che ci risultano: per il prossimo anno le assunzioni necessarie sono di 15.000 docenti di sostegno e di 13.000 docenti per turnover.
  Intendo dare avvio al concorso, per dare regolarità a quanto è stato svolto nell'ultimo biennio. Condivido il fatto che si trattasse di un concorso atteso per moltissimi anni: erano almeno dieci anni che non si svolgevano concorsi nella scuola pubblica italiana. Intendo quindi procedere ad un'assegnazione dei posti per il 50 per cento tramite concorso e per il 50 per cento tramite le graduatorie, perché non è possibile, naturalmente, sopprimerle. Torno ai mali cronici che dovremo assorbire in un'ipotesi di una prospettiva di medio termine.

  MARCO DI LELLO. Dalla risposta constato che il Ministero ha un'idea sui TFA. Chiedo se in ordine al reclutamento ci sia un'idea per risolvere anche il problema dei 7.000 idonei dello scorso concorso.

  STEFANIA GIANNINI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Il prossimo concorso può essere un'occasione anche per questo assorbimento, ma francamente io credo che almeno la metà dei 15.000 debba essere destinata a persone nuove e non all'assorbimento delle graduatorie precedenti.
  Ci sono poi alcuni aspetti che riguardano la politica generale condivisa dal Governo. Tutti o quasi avete citato il ripristino del MOF, il che mi fa molto piacere, perché mi offre un sostegno politico in un Governo che sono certa abbia a cuore questo capitolo. È evidente che un miliardo e mezzo di euro serve a declinare una serie di punti che ora non sto a richiamare, ma su cui l'impegno politico, come avete visto, è già stato annunciato.
  Mi spiace che non ci sia l'onorevole Giordano. C’è comunque l'onorevole Costantino, che forse può gentilmente essere latrice di una parte della mia risposta. Quando si inizia un servizio gravoso e impegnativo come quello che mi è stato assegnato, è evidente che si devono pronunciare anche dichiarazioni di principio. I princìpi non sono elementi vaghi, ma parametri e tracce di politica che devono poi guidare le singole azioni concrete.
  Francamente, ritengo che parlando di semplificazione, di programmazione, di valutazione e di autonomia nel mondo della scuola, dell'università e, per le parti competenti, della ricerca, non si facciano semplici dichiarazioni o annunci, ma si indichi una traccia. All'interno di quella traccia si devono poi altrettanto precisamente indicare gli obiettivi e trovare gli strumenti, sia tecnici, sia economici.
  Tutto questo è un lavoro che si svolge nel corso di una legislatura. Mi permetto, quindi, di sottolineare che non mi sembra che la definizione di genericità rientri Pag. 24nella cultura a cui sono abituata e che sto cercando di portare nell'impostazione di questo lavoro.
  Vorrei svolgere alcune considerazioni su aspetti specifici sollevati in apertura di seduta dall'onorevole Marzana, che riguardano prevalentemente il mondo della scuola.
  Il tema dell'attività motoria, che è stato poi ripreso, fra gli altri, anche dall'onorevole Coccia, è un tema che abbiamo già affrontato nelle due modalità ad oggi possibili. Una è di tipo più esterno alla parte curricolare. Abbiamo una convenzione con il CONI, che è in corso di rinnovo. All'interno di essa, approfittando anche della cornice Expo del 2015, vorremmo inserire quella che io definirei una diffusione della cultura motoria a partire dall'alfabetizzazione della scuola primaria nelle scuole italiane, con un supporto che sarà esterno all'attività curricolare e anche con fondi specifici su questo capitolo, in parte ministeriali, in parte stanziati dal CONI.
  Accolgo volentieri, perché l'ho già fatto mio precedentemente, un altro aspetto citato come sollecitazione dall'onorevole Coccia, riguardante l'inserimento dell'attività motoria strutturalmente all'interno del percorso formativo e didattico dei bambini nella scuola, affidandone l'insegnamento a coloro che sono formati, cioè ai laureati nei corsi specialistici di scienze motorie. Questo è uno di quei temi, come l'attività sulle lingue straniere, su cui io mi sono molto specificamente già pronunciata, perché credo sia un obbligo educativo irrinunciabile per il sistema scolastico italiano, in un contesto europeo. Questi sono tutti princìpi per i quali tecnicamente è già pronta una soluzione. È ovvio, però, devono essere correlati a un'assegnazione di risorse specifiche. Su questo punto non prendo un impegno, che non è del Ministro e del Ministero, ma del Governo nella sua generalità: il mio compito doveroso consisterà nel portare in evidenza i vari capitoli nella gerarchia di priorità che ho indicato.
  È evidente, però, che, mentre l'attività con il CONI si può immaginare e realizzare nel corso di un anno scolastico e anche successivamente, come attività extracurriculare, se si parla dell'inserimento curricolare nelle scuole elementari delle discipline motorie, affidate a laureati in scienze motorie, ciò significa destinare risorse specifiche consolidate. È bene essere molto chiari.
  Tutto questo mi consente di svolgere una riflessione più generale su alcuni dei capitoli che avete citato. Mi fa piacere effettuare un richiamo al tema della formazione obbligatoria degli insegnanti.
  Sono d'accordo con l'onorevole Santerini: l'Italia è uno dei pochi Paesi dell'Unione europea che non abbiano un capitolo strutturato e strutturale di formazione obbligatoria per gli insegnanti. Questo non riguarda solo la formazione intesa come aggiornamento necessario delle competenze, ma anche, ad esempio, il capitolo importante e delicato dei bisogni educativi speciali.
  A me piacerebbe immaginare, se potremo condurre insieme il lavoro politico in tal senso, di ricondurre la formazione e la specializzazione dei docenti a fronte dei nuovi bisogni crescenti, in alcuni capitoli educativi, come ad esempio un capitolo strutturato all'interno della didattica per tutti, anche per i dirigenti scolastici. Ho infatti discusso con il capo del dipartimento per l'istruzione, il dottor Chiappetta, dell'attuale assetto che prevede insegnanti di sostegno e docenti che svolgono attività separate.
  Questo è un problema che viene molto spesso sollevato e che è il frutto di una maturazione della visione del processo educativo, la quale vede la disabilità o le numerose forme di diversità non più come qualcosa da tamponare e arginare occasionalmente, ma come un elemento all'interno del processo educativo, che, come tale, deve essere affrontato in maniera strutturale.
  Anche questo, però, è un progetto che richiede un'assegnazione di risorse. La formazione degli insegnanti è un capitolo che ha un fondo destinato, ma che ad oggi non è particolarmente ricco di mezzi.
  Tra le altre piccole o grandi questioni di tipo topico che avete sollevato ci sono Pag. 25la Convenzione di Istanbul e il capitolo scuola aperta, che non citava, forse per omissione – omissione intesa come lapsus calami e non lapsus mentis – il tema della diversità di genere.
  Mi piace la definizione flaubertiana di educazione sentimentale da introdurre, ma confesso che non ho ancora pensato alla modalità. Possiamo anche studiarla in questa sede. Tuttavia, il tema della sensibilizzazione dei bambini e degli studenti al concetto di alterità – preferirei usare lessicalmente questa definizione rispetto all'altra, che comprende tutti i vari capitoli, dall'alterità etnica, linguistica e culturale alla diversità di genere, all'omofobia e a tutti i capitoli che le riguardano –, secondo me, deve essere inserito in maniera sistematica come quello dell'attività motoria. Non deve essere più lasciato a episodi occasionali che poi creano incidenti di varia natura, che non sto a evocare, come quello degli opuscoli UNAR, che hanno scatenato un putiferio legato alla modalità e all'esercizio un po’ maldestro con cui sono stati introdotti e poi anche recepiti.
  Laicità, divisione, deideologizzazione del tema e inserimento strutturale: queste sono le risposte che mi sento di fornire in maniera puntuale. Non è un problema di risorse, per fortuna, ma di volontà di introdurre argomenti di questo tipo.
  Quota 96 e monitoraggio della riforma Gelmini sono elementi che hanno possibili soluzioni diverse. La seconda ha una risposta semplice, perché si tratta di uno strumento che ci riguarda e che è naturalmente convenienza comune del Ministero e della comunità scientifica di poter misurare, sia per la scuola, sia per l'università, anche per introdurre correttivi, integrazioni e miglioramenti.
  Quota 96, invece, è, al solito, un capitolo più politico e sensibile. Io personalmente non ho alcuna resistenza, ma non ne faccio una battaglia primaria. A mio avviso non si trova in cima nel ranking delle priorità.
  Il problema non deriva nemmeno da un errore amministrativo, ma dall'applicazione di una legge che aveva determinati criteri e che non aveva previsto quel segmento. C’è stato, infatti, un segmento che è stato escluso perché la legge prevedeva alcuni parametri. Non è, però, un problema amministrativo, bensì legislativo, che è una questione diversa. Occorre rimediarvi e reperire le risorse necessarie.
  Concludo, ma invierò una dettagliata relazione nella quale punto per punto cercherò di rispondere alle singole questioni.
  C’è una questione di fondo molto importante e urgente che ho il dovere di anticiparvi e che riguarda il confronto che ho condiviso, più che chiesto, con il Ministro dell'economia Padoan e con la Ragioneria generale dello Stato. Credo che il secondo passaggio sia quello della condivisione all'interno del Consiglio dei ministri e del Governo.
  Io non ho alcuna difficoltà a dire che il Ministero dell'università, dell'università e della ricerca, come altri Ministeri delicati, è complesso e costoso. Inutile dirlo, il nostro è un bilancio che ha complessivamente un perimetro di circa 51 miliardi, che non è poco. Il tema deve essere affrontato, se vogliamo dare spazio a quelli che non sono generici princìpi, ma obiettivi politici molto precisi, ossia programmazione, semplificazione procedurale e realizzazione di qualità migliore nei singoli capitoli, attraverso lo strumento dell'autonomia responsabile e dell’accountability, che è stata pertinentemente citata anche in questa sede, attraverso processi valutativi secondo gli standard europei.
  È necessario superare una sorta di informale commissariamento da parte del Ministero dell'economia. Sostanzialmente, quando ogni capitolo deve essere discusso nel dettaglio, è proprio questo che avviene.
  Se questo Governo vorrà uscire e svincolarsi da una logica che prevede una forte incisione nelle decisioni politiche da parte del Ministero dell'economia sui processi dell'istruzione, dell'università e della ricerca, dovremo trovare le forme per poterlo fare e per condividere poi, naturalmente, in una logica di sostenibilità economica, tutte le scelte politiche. Se questo non dovesse avvenire, è evidente che, capitolo per capitolo, si potrà ripristinare Pag. 26il MOF, come affermava l'onorevole Malpezzi. Sarà una scelta politica importante, ma non una revisione della policy generale.
  Forse è la volta buona, come direbbe, presumo, il nostro Presidente del Consiglio. Tuttavia, perché sia la volta buona, osservo che gli annunci non sono annunci, ma pratiche politiche solo se hanno il sostegno di una condivisione governativa.
  In proposito, non può che esserci da parte mia l'impegno tenace e strenuo a far sì che ciò avvenga, come è avvenuto nel capitoletto, per ora piccolo, ma non trascurabile, del decreto IRPEF. C’è stata la tentazione di inserirvi non tanto un taglio lineare, quanto un piccolo contributo sul FFO e sul FOE, ma siamo riusciti a far rientrare la tentazione. Il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, quindi, porterà il suo contributo in termini di risparmi, ma non attraverso tagli.
  Devo anche dire, però, che non c’è ancora alcun segnale di allocazione di quelle risorse che serviranno a far sì che i 9.000 docenti ordinari che noi perdiamo – con previsione precisa del documento elaborato dal CUN, che anch'io conosco molto bene –, nel corso dei prossimi quattro anni possano essere inseriti in una logica di turnover e di ricambio generazionale. Queste cose si fanno in una visione ampia, condivisa e politicamente anche di medio termine. Ciò vale per la scuola, per l'università e in parte anche per la ricerca.
  Questo è, dunque, l'impegno e queste sono le tappe che ci separano dalle prossime occasioni.

  PRESIDENTE. Si conclude così l'audizione del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, senatrice Stefania Giannini, in merito alla quale mi dichiaro soddisfatto, sia per i contenuti del colloquio, sia, soprattutto, per la «forma» e i «vestiti» di cui sono stati addobbati.
  Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della nota depositata dal Ministro Stefania Giannini concernente i settori dell'università, della ricerca e dell'AFAM (vedi allegato).
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.15.

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