Sulla pubblicità dei lavori:
Realacci Ermete , Presidente ... 3
Seguito dell'audizione del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gianluca Galletti, sulle linee programmatiche del suo Dicastero
(ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Realacci Ermete , Presidente ... 3
Bratti Alessandro (PD) ... 4
Realacci Ermete , Presidente ... 4
Bratti Alessandro (PD) ... 4
Realacci Ermete , Presidente ... 4
Galletti Gian Luca , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 4
Realacci Ermete , Presidente ... 7
Galletti Gian Luca , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 7
Realacci Ermete , Presidente ... 8
Manfredi Massimiliano (PD) ... 8
Realacci Ermete , Presidente ... 8
Bratti Alessandro (PD) ... 8
Realacci Ermete , Presidente ... 8
Bratti Alessandro (PD) ... 8
Realacci Ermete , Presidente ... 8
Bratti Alessandro (PD) ... 8
Realacci Ermete , Presidente ... 10
Mannino Claudia (M5S) ... 10
Bianchi Stella (PD) ... 10
Borghi Enrico (PD) ... 11
Carrescia Piergiorgio (PD) ... 12
Realacci Ermete , Presidente ... 13
Galletti Gian Luca , Ministro per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare ... 13
Realacci Ermete , Presidente ... 15
ALLEGATO: Documentazione depositata dal Ministro Gianluca Galletti ... 16
Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: FI-PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Nuovo Centro-destra: NCD;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia: (PI);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ERMETE REALACCI
La seduta comincia alle 18.05.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).
Seguito dell'audizione del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gianluca Galletti, sulle linee programmatiche del suo Dicastero.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'audizione del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gianluca Galletti, sulle linee programmatiche del suo dicastero.
Nel ringraziare il ministro per la sua presenza, avverto che è in distribuzione la documentazione da lui fornita che verrà illustrata e di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato).
Nel considerare l'attuale intensa fase dei lavori parlamentari, rilevo l'opportunità di chiarimenti da parte del Ministro su alcune questioni, in particolare per quanto attiene alla sovrapposizione di norme contenute nel decreto-legge in materia ambientale, all'esame del Senato, e nel disegno di legge in materia ambientale finalizzato a promuovere misure di green economy, collegato alla legge di stabilità 2014 e al nostro esame. Anche in vista del prossimo incontro tra i Ministri dell'ambiente e del lavoro sul tema della green economy che si terrà a Milano tra il 16 e 17 luglio prossimi, sottolineo l'importanza del provvedimento sulla green economy, del quale auspico il rapido esame (martedì prossimo scade il termine per la presentazione degli emendamenti), chiedendo pertanto le intenzioni del ministro al riguardo.
Per quanto attiene al provvedimento all'esame del Senato, sottolineo la rilevanza delle disposizioni riguardanti i reati ambientali, frutto di un proficuo lavoro da parte della commissione giustizia e della commissione ambiente, sulle quali peraltro si è registrata un'ampia condivisione da parte dei gruppi parlamentari; risulta infatti solo l'astensione di alcuni gruppi ma non espressione di voti contrari. Giudico necessaria un'iniziativa da parte del Governo per giungere ad un'approvazione della normativa in esame, particolarmente attesa dal Paese.
Per quanto attiene al tema relativo al consumo agricolo, sottolineo l'iniziativa governativa da parte dei Ministri dell'ambiente e dell'agricoltura, ricordando che su tale provvedimento è stato fissato il termine per la presentazione degli emendamenti e si è già insediato il comitato ristretto.
In relazione al testo del decreto approvato dal Consiglio dei ministri, chiedo al ministro conferma circa la questione relativa alla previsione di un forte coordinamento in tema di efficienza energetica tra il MISE e il Ministero dell'ambiente, ritenendo opportuno che venga stabilita una lista di priorità degli interventi da mettere in atto; prospetto pertanto l'opportunità che nel provvedimento collegato Pag. 4possa inserirsi una disposizione volta a rafforzare la suddetta forma di coordinamento.
Sottolineo infine due questioni che necessitano di approfondimento, pur essendo già intervenuto il Parlamento al riguardo. Una è la questione riguardante la «Terra dei fuochi», nella quale sono coinvolti vari Ministeri, anche se non sfugge ad alcuno che, se la questione non viene risolta, il primo responsabile per i cittadini risulta essere il Ministero dell'ambiente; chiedo pertanto al ministro se il ministero possa assumere un ruolo più forte di coordinamento e di spinta.
Rilevo altresì le problematiche riguardanti l'ILVA, le cui misure di risanamento ambientale sono ancora ferme. Abbiamo lavorato per consentire un andamento parallelo della produzione e del risanamento ambientale. Nel provvedimento a suo tempo varato, però, era prevista una forma di reperimento delle risorse, che dovevano essere a carico di una ricapitalizzazione dei Riva, grazie anche all'ingresso di nuovi soci, o dell'utilizzo dei fondi sequestrati ai Riva, per avviare le bonifiche e il risanamento ambientale. Si tratta in una fase iniziale di almeno 1,8 miliardi di euro. Nel considerare che questi fondi risultano reperibili, sarebbe utile conoscere l'orientamento del Governo al riguardo, considerato che senza fonti di risanamento, l'impianto non avrà futuro.
Infine, ricordo l'esigenza di monitorare l'andamento della modifica del Titolo V al Senato, sul quale si profila la presentazione di emendamenti che indebolirebbero il ruolo del Governo e dello Stato nel monitoraggio e nell'indirizzo delle politiche ambientali.
ALESSANDRO BRATTI. Aggiungerei, presidente, un chiarimento in merito alla legge sulle agenzie, considerato che è stata approvata all'unanimità.
PRESIDENTE. Sì, è stata approvata all'unanimità alla Camera.
ALESSANDRO BRATTI. Il testo è pronto, pur necessitando di alcuni emendamenti migliorativi, ma sarebbe opportuno non farlo giacere per troppo tempo.
PRESIDENTE. Le chiedo, quindi, ministro, un chiarimento in merito alle questioni poste, anche al fine di organizzare il prosieguo dei nostri lavori.
GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Permettetemi di dire anzitutto che ho apprezzato molto il modo con cui abbiamo lavorato in questi mesi, svolgendo un lavoro serio e ben organizzato con la previsione di tempi congrui tra un'audizione e l'altra.
A seguito delle vostre osservazioni, ho predisposto un documento che risponde a tutte le questioni che avete posto in modo da chiarire ed approfondire ogni problematica in materia.
Anche se questa procedura ha richiesto molto tempo, dopo qualche mese dall'inizio della mia attività come ministro, rilevo che la direzione intrapresa, rispetto a quanto era stato osservato fin dalla prima audizione, sia giusta.
Nella prima parte dell'audizione, ho richiamato un principio generale, secondo il quale il Ministro dell'ambiente deve diventare il Ministro dello sviluppo. Sottolineo la necessità di semplificare le regole vigenti in materia, non abdicando al nostro ruolo di tutela dell'ambiente e riesercitando un controllo forte su tutte le attività svolte sia dalle amministrazioni sia dai privati in ogni settore, in modo da rendere, da una parte, questo ministero proattivo nelle politiche di sviluppo del Paese, dall'altra, in modo da semplificare il sistema per rendere meno oneroso per cittadini, famiglie e imprese il rispetto dell'ambiente; ribadisco che ciò va fatto senza abdicare a un controllo che è di nostra competenza.
Sottolineo che tutti gli atti, sia amministrativi che legislativi portati in Consiglio dei ministri, tra i quali ricordo il decreto n. 91 in corso di conversione al Senato, vanno in questa direzione.
Si potrebbe obiettare che nel suddetto provvedimento non via sia nulla di eclatante. Pag. 5Vi preciso che non sono il ministro delle cose eclatanti. Se mi chiedete cose di grande effetto, non avrete risposta; la avrete se mi chiedete una costanza e un indirizzo univoco rispetto agli obiettivi che ci siamo prefissati.
Questo decreto contiene tre parti importanti. La prima riguarda lo sviluppo. Abbiamo messo a disposizione 350 milioni per l'efficientamento energetico a cominciare dalle scuole e, più in generale, per tutti gli edifici pubblici. Credo che questo sia un tassello importante per assicurare un buon ambiente – considerato che con l'efficientamento energetico salvaguardiamo l'ambiente – oltre a fornire uno strumento importante ai comuni e alle province proprietari degli immobili scolastici per adeguare gli immobili scolastici, dando anche una spinta all'economia locale.
L'efficientamento energetico è un grande volano per rimettere in moto lo sviluppo economico delle realtà locali. Ricordo che, quando parliamo di efficientamento energetico, non parliamo di interventi di ampia portata, ma di interventi rivolti alle piccole e medie imprese che oggi soffrono più delle altre e hanno bisogno di lavorare. Non chiedono altro che lavorare ed essere pagate. Questo è uno strumento che va in aiuto in particolare proprio a queste imprese.
Altra parte del decreto contiene interventi di semplificazione e sviluppo; in particolare mi riferisco alla norma che riguarda la semplificazione delle bonifiche, che potrebbe risultare contestabile se non viene ben interpretata, ma in realtà non lo è affatto se analizzata nel dettaglio. Oggi, molte bonifiche sono ferme perché le norme per attuarle sono troppo complicate. Credo, allora, che il nostro Paese abbia bisogno di bonifiche per due ragioni: realizzare le bonifiche vuol dire fare politiche corrette dal punto di vista ambientale e rimettere in moto l'economia. Le bonifiche sono, infatti, realizzate dalle aziende, le quali, come dicevo, oggi hanno bisogno di lavorare.
Questa non è una norma di semplificazione che mette a repentaglio la bonifica dal punto di vista ambientale, ma al contrario, la tutela. Essa specifica, infatti, che un'azienda può attuare la bonifica in maniera semplificata solo se si adegua alle caratterizzazioni più stringenti del territorio. Si realizza pertanto una bonifica secondo i criteri più stringenti, prescindendo dall'attività che si realizzerà in futuro. In questo modo, si tutela l'ambiente, perché la bonifica viene realizzata seguendo i criteri più stringenti e si provvede a semplificare.
È chiaro che tutto questo funziona se alla fine dei lavori sussiste un controllo da parte delle autorità competenti tale da verificare nel dettaglio che siano stati rispettati tutti i criteri rigidi della bonifica, premesso che si tratta di un lavoro che, penso, siamo in grado di fare.
Ci sono norme, all'interno, che riguardano le cosiddette «carrette dei mari», di cui vado particolarmente fiero. Quella norma impone la responsabilità del committente del trasporto per quanto riguarda la sicurezza della nave che lo effettua. Ciò cambia completamente i criteri che fino a oggi sono stati utilizzati per il trasporto in mare, dove gli sversamenti sono ancora, soprattutto nel nostro mare, insopportabili per la salvaguardia dei mari.
Un'ultima parte, che ritengo importante, realizza uno degli obiettivi che avevo individuato all'inizio. Risultano troppe le infrazioni comunitarie soprattutto per il nostro settore. Non possiamo permetterci di assumere la guida del semestre europeo oggi, dal 1o luglio, con una mole di infrazioni europee ancora così elevata. Con l'ultima parte del decreto, quindi, chiudiamo buona parte delle infrazioni comunitarie a carico del ministero. Certo, ne restano ancora molte, ma la quasi totalità delle infrazioni che resterà dopo la sua conversione non riguarda lo Stato, ma le regioni.
A questo fine, abbiamo iniziato un lavoro intenso con le regioni, che prevederà un coordinamento tra le stesse, anche con l'aiuto dell'Unione europea, al fine di agire insieme per fare in modo che non ci siano regioni che agiscono in un modo e regioni che agiscono in un altro. Questo Pag. 6crea confusione a livello comunitario e provoca l'infrazione. Oltre che a chiudere, quindi, quelle esistenti, ci stiamo muovendo perché se ne possano aprire nel futuro il minor numero possibile.
Tengo molto a questa parte, cioè al fatto che seguano atti agli obiettivi che ci poniamo. Questo, infatti, è un modo per dimostrare la credibilità della politica in un settore importante come quello dell'ambiente.
Credo che tutto quello che abbiamo fatto finora funzioni esclusivamente in un quadro complessivo. Nel decreto abbiamo solo anticipato una parte urgente dei provvedimenti – alcuni sono nuovi, altri sono un anticipo – contenuti in parte nel «collegato ambientale». Perché tutto funzioni, il «collegato ambientale» risulta una parte indispensabile.
Il quadro generale del decreto n. 91, per completarsi, necessita di una rapida approvazione del «collegato ambientale». Senza quello, il decreto n. 91 rischia di rimanere zoppo. Siamo intervenuti, ad esempio, sulla VIA, diminuendo il numero dei componenti, portandoli da 50 a 40 e imponendo regole molto forti di incompatibilità. Abbiamo applicato le norme anticorruzione alla VIA e abbiamo posto dei criteri di professionalità, ritenendo necessario che il lavoro svolto dalle Commissioni VIA richieda i requisiti di professionalità, indipendenza, criteri che abbiamo introdotto e che prima non erano previsti.
Tutto questo, però, funziona se va avanti anche la parte del «collegato ambientale» che riguarda la revisione organica della Commissione VIA, che può essere lasciata nel «collegato ambientale» o, se i gruppi politici lo riterranno opportuno, anticipata nel decreto mediante un emendamento al Senato o alla Camera, secondo dove riterrete opportuno. Ritengo preferibile la seconda ipotesi. Non l'ho voluta inserire direttamente perché ritengo che sia una scelta del Parlamento, trattandosi di una questione organica di sistema, che ha bisogno di una discussione ampia sia alla Camera sia al Senato.
Per completare il quadro, non c’è solo il «collegato ambientale», ma anche gli interventi ricordati in precedenza a cominciare dagli «ecoreati». Credo che la proposta sui reati ambientali vada approvata nel più breve tempo possibile ed è mia intenzione fare un richiamo forte al Senato in tal senso. Non si capisce, infatti, perché una proposta di legge approvata all'unanimità alla Camera, debba essere bloccata al Senato.
Se il Senato lo riterrà, apporterà le necessarie modifiche, ma ritengo che l'approvazione della Camera all'unanimità sia un segnale politico molto forte, che significa che i gruppi politici sono orientati all'approvazione del provvedimento che ritengo, quindi, sia necessario approvare in maniera molto stringente e rapida.
Lo stesso discorso vale in termini di sistematicità dell'intervento anche per le agenzie e per il consumo del suolo agricolo. Do la massima disponibilità del mio ministero a lavorare a pieno ritmo su questi provvedimenti, che sono – uso un termine forte – incagliati in Parlamento. Credo che dobbiamo arrivare in tempi rapidi all'approvazione di questo pacchetto. Ho bisogno, come ministero, dell'approvazione organica di questi provvedimenti, uno legato all'altro, per il disegno che ho identificato nella mia prima audizione alla Camera.
Il mio ministero su tale questione c’è. Eserciteremo le pressioni politiche, a nome del Governo, nei confronti del Senato e della Camera. È chiaro che la forza maggiore nello spingere avanti questi provvedimenti deve essere dimostrata da parte vostra, che avete il potere legislativo, così come quello di definire gli ordini del giorno.
Per quanto riguarda l'efficienza energetica, confermo che ieri in Consiglio dei ministri abbiamo approvato un decreto legislativo, tenendo conto delle osservazioni delle Commissioni Ambiente di Camera e Senato, tra cui anche quella dell'istituzione di una camera di regia paritaria per la gestione dei fondi composta dal MISE e dal Ministero dell'ambiente. Oggi, le due funzioni del Ministero dell'ambiente, da una parte, e del Ministero Pag. 7dello sviluppo economico, dall'altra, sono paritarie, quindi, all'interno della gestione di quei fondi.
PRESIDENTE. Non solo dei fondi, signor ministro, ma anche proprio delle politiche. Anche per le scuole ci sono 3 miliardi di euro.
GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Sono paritarie tra MATTM e MISE, Ambiente e Sviluppo economico.
Per quanto riguarda l'ILVA, ricordo che il comma 8 dell'articolo 11 del decreto «Terra dei fuochi» precisava, molto semplicemente, che, a valle dell'approvazione del piano ambientale e del piano industriale, una volta espletata la possibilità di trovare capitali sul mercato attraverso un aumento del capitale sociale, era possibile ricorrere alle risorse sequestrate alla famiglia Riva in via cautelativa dalla procura di Milano, non per reati ambientali, ma per quelli fiscali. Per tale ragione si trovano a Milano e non a Taranto.
Sapete che in Consiglio dei ministri abbiamo approvato il piano ambientale, che è stato già registrato dalla Corte dei conti e che è pienamente operativo. Stessa cosa non possiamo dire per il piano industriale, che ancora non è stato approvato dal Consiglio dei ministri. A tutt'oggi, quindi, quell'articolo non è applicabile ma lo sarà solo dopo l'approvazione del piano industriale e dopo aver espletato la possibilità di trovare capitali privati attraverso l'aumento di capitale sociale sul mercato. Su tale questione bisognerà prendere una decisione politica ed è possibile intervenire in via legislativa su quell'articolo.
Sull'ILVA ribadisco quello che ho sempre detto in tutte le sedi: il piano ambientale per l'ILVA non è il problema, ma la soluzione. Nessuno può pensare di far rinascere un'azienda a Taranto, senza ottemperare nel dettaglio alle prescrizioni contenute nel piano ambientale. Lo sanno anche gli industriali e i gruppi mondiali che stanno valutando l'opportunità di entrare in ILVA e non perché glielo abbiamo spiegato noi, come comunque abbiamo fatto; più volte, infatti, in questi mesi abbiamo detto loro che il piano ambientale è propedeutico a qualsiasi rinascita della società.
La storia dell'ILVA dimostra che, se non si ha un piano ambientale forte, non si fa più impresa, perché ormai non ci sono più le condizioni sociali per farla, questo dal punto di vista di mia competenza. È chiaro, quindi, che qualsiasi sviluppo industriale che ci sarà a Taranto che riguarda l'ILVA non potrà prescindere da tale premessa.
Con l'impostazione che ho più volte ricordato, è chiaro che siamo pronti a discutere col MISE per trovare una soluzione che possa fare rinascere l'ILVA. L'obiettivo principale, infatti, resta comunque quello di non perdere un pezzo importante dell'economia siderurgica italiana e, soprattutto, di salvaguardare molte migliaia di posti di lavoro, l'economia di un'intera provincia e, più in generale, di un'intera regione. Questo è l'obiettivo. Siamo a disposizione del MISE e del Governo per favorire il processo di rinascita dell'azienda, ma con la consapevolezza ormai diffusa – per fortuna non più solo nostra – che da esso non si può prescindere.
Nella relazione che ho consegnato particolare attenzione è dedicata alla Terra dei fuochi, avendo colto anche da parte vostra nell'ultima riunione uno specifico interesse su tale questione. Vi chiedo pertanto di leggerla con attenzione, anticipandovi due novità: il decreto n. 91 ha introdotto una modifica al testo vigente, prevedendo che le indagini possano essere estese anche ai terreni coperti oggi dal segreto giudiziario e da quelle segnalate a seguito di fatti resi noti alla conclusione delle indagini. Abbiamo esteso, quindi, la platea dei terreni oggetto della nostra indagine. Nel frattempo, in accordo col Ministro Martina e con il Ministro Lorenzin, abbiamo attribuito il coordinamento del monitoraggio al Corpo forestale dello Stato, nella persona del loro comandante.
Devo anche dirvi, poiché anche su questo ho avvertito un'attenzione particolare Pag. 8da parte vostra, che il Ministero della salute ha rappresentato che l'Istituto superiore della sanità, con riferimento agli screening sanitari previsti dal decreto, ha già concluso i lavori e che il documento tecnico è stato inoltrato già alla regione Campania. Sarà disponibile per coloro che lo vorranno.
Per quanto attiene al Titolo V, faccio riferimento alla prima bozza di riforma approvata dal ministero, dove vi è un'indicazione molto chiara che condivido. Ho la consapevolezza che la parte importante della riforma sia quella relativa al ridisegno del Titolo V. Stiamo attribuendo molta importanza alla composizione e alla modalità di elezione o meno del Senato. Pur ritenendo si tratti di un'importante discussione, non perdiamo di vista l'importanza della rideterminazione del Titolo V.
Se, infatti, non rispondiamo a una domanda molto semplice concernente chi fa cosa, faremo fatica a riuscire a ingranare la marcia dal punto di vista economico definendo gli obiettivi da realizzare. La questione è semplicissima: dobbiamo stabilire una volta per tutte chi fa cosa. Nel nostro settore, dell'ambiente, dove c’è molta confusione, lo sappiamo bene.
Sapete che un provvedimento da me emanato è un atto di indirizzo che deve essere applicato dalle regioni e che, se anche tutto funziona in base alle competenze in capo alle province e ai comuni, c’è sempre qualcuno che presenta un ricorso al TAR e probabilmente lo vince perché, nella confusione dei ruoli, non si sa mai chi deve fare cosa.
Quella bozza di riforma aveva identificato lo Stato come l'organo di governo che doveva esercitare fortemente le competenze in campo ambientale, impostazione che mi vede d'accordo. Poi, esistono il Parlamento, i gruppi politici e bisognerà che si trovi una mediazione su tutto.
Mi auguro che sul tema che ci riguarda, le competenze restino allo Stato, così come indicato dal testo di riforma iniziale. Ritengo, infatti, che esso risponderebbe bene alla domanda su chi fa cosa. Lo Stato si assume la responsabilità fino in fondo, dall'inizio alla fine di un procedimento.
PRESIDENTE. Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
MASSIMILIANO MANFREDI. Intervengo soltanto in relazione al riferimento del ministro sul coordinamento della Forestale; se ho capito bene è stato attribuito alla Forestale il coordinamento del gruppo di lavoro ? Poi c'era il tema dell'istituzione della Commissione che era prevista dal decreto e non era stata fatta.
Alla luce di quanto è successo nelle ultime giornate, vorrei sapere se il Governo abbia compiuto delle valutazioni sulla vicenda SISTRI. Oggi, le agenzie parlano di dichiarazioni di Confindustria che annunciano un documento al Governo; vorrei quindi sapere se ci sia già un orientamento al riguardo.
PRESIDENTE. Concordo con il collega Manfredi. Peraltro, mi sembra che la relazione dell'Autorità per la vigilanza dei lavori pubblici introduca nuovi e rilevanti fatti in materia, che non possono essere ignorati.
ALESSANDRO BRATTI. Mi atterrò, non ai contenuti della relazione, ma più propriamente a quanto è stato detto oggi, che credo sia abbastanza interessante.
Se la proposta è quella di tenere un filo rosso rispetto all'impostazione generale nell'ottica di sistemare i vari provvedimenti, credo si possa compiere un buon lavoro, purché vi sia condivisione da parte delle componenti politiche che sono all'interno della Commissione.
In relazione al decreto...
PRESIDENTE. Onorevole Bratti, sono iscritti a parlare altri colleghi.
ALESSANDRO BRATTI. Quanto tempo ho presidente ?
PRESIDENTE. 5 minuti.
ALESSANDRO BRATTI. Il decreto e il collegato, di fatto, presentano solo una Pag. 9questione che si sovrappone: quella legata alla Commissione della valutazione di impatto ambientale. Decideremo come lavorare, come ovviamente accadrà al Senato, ma ritengo opportuno che le materie del decreto siano trattate e migliorate senza aggiungere, stravolgere, spacchettare parti del collegato al suo interno.
A mio parere, alcune questioni devono essere modificate nel decreto. Esprimo un giudizio positivo in merito alla procedura di semplificazione delle bonifiche.
Ritengo invece necessario un approfondimento riguardo alla questione della VIA postuma. Al di là del singolo interesse di ogni regione, bisogna capire anzitutto se il provvedimento non inneschi altre infrazioni. Ho molti dubbi a tale riguardo. In secondo luogo, bisogna capire quali problematicità si riverberano sulle altre regioni. Credo quindi ci siano questioni che vadano approfondite, compreso il tema delle rinnovabili e dello «spalmaincentivi».
Per quanto attiene al contenuto del collegato, mi permetto di precisare, che, in quanto relatore del provvedimento, ho avuto occasione di incontrare i funzionari del ministero e rilevo che, in relazione al tema acquisti verdi, appalti e gestione dei rifiuti, bisogna che si compia uno sforzo congiunto che ci permetta di essere un po’ più «rivoluzionari». Dobbiamo provare a fare delle cose che non sono mai state fatte e che oggi fanno sì che questo Paese continui a essere in emergenza.
È fuori discussione che abbiamo delle eccellenze in tutto il settore del recupero e del riciclo, migliori della Germania, ma è anche vero che su tutto il tema del ciclo dei rifiuti urbani metà Paese continua a essere in emergenza. Vi è il forte rischio che l'emergenza si riproponga a breve in maniera evidente – penso alla Calabria, alla Sicilia, alla Liguria – se non si risolvono alcune questioni sulle quali non si è mai trovata una soluzione, non certo seguendo la proposta originaria di mantenere due regioni dotate di impianti. Questo, infatti, è socialmente ingestibile e insostenibile. Forse, con il necessario confronto, si può avanzare qualche proposta innovativa al riguardo.
Concludo con la questione del rapporto tra il ministero e i suoi organismi tecnici di supporto, ISPRA, contenzioso mai risolto e che ciclicamente diventa conflittuale. Abbiamo lavorato insieme per costruire l'idea di un sistema a rete di agenzie. Sicuramente c’è qualcosa da migliorare, ma ritengo che si debba mantenere tale impostazione. Non è possibile che, se un organismo tecnico non funziona, il ministero o la regione possano prendere le migliori risorse umane al fine di risolvere un problema al quale non si trova una risposta.
Credo sia nostro compito, come legislatori, ma anche del Governo, far funzionare gli organismi esistenti, riportando ordine al riguardo. Questo vale per la questione SOGESID, per il rapporto con ISPRA, per il rapporto tra strutture tecniche in generale e organi amministrativi.
Credo che dovremmo provare a mettere un punto su tali questioni. Ormai, abbiamo accumulato nel tempo contraddizioni che oggi diventano ingestibili e mi permetto di dire in alcuni casi ai limiti della legalità. Purtroppo vi sono avvisaglie importanti al riguardo.
Infine, la questione SISTRI non è una novità. Nella scorsa legislatura, la Commissione d'indagine se ne era ampiamente occupata. Erano già note tutte le situazioni che oggi si stanno trasformando in fermi e arresti. Si era a conoscenza dell'appalto che è stato oggetto di indagine della magistratura da tempo. Si trattava di una questione molto complicata, ma, a mio avviso, bisogna approfondire i risvolti degli aspetti giudiziari.
Non ho ancora ben inteso come abbia intenzione di andare avanti il ministero ultimamente, ma mi domando quali siano le conseguenze nel momento in cui la magistratura dovesse stabilire che quell'appalto o quell'assegnazione (si è trattato di un'assegnazione diretta) presenti irregolarità. Se si riscontra una irregolarità, infatti, significa che a cascata, non andrà bene tutto il resto. Cosa succede ? C’è un Pag. 10contenzioso aperto ? Nessuno la invidierebbe, signor ministro, se si trovasse ad affrontare una grana del genere. Sicuramente, però, c’è un aspetto originario della funzionalità e della tracciabilità, del quale credo, tutti condividiamo l'importanza.
Infine, bisognerà capire, rispetto all'intreccio giudiziario, come andrà a finire la partita.
PRESIDENTE. Ricordo ai colleghi che il ministro alle 19.30 ha altri impegni.
CLAUDIA MANNINO. Proverò quindi a essere concisa, ringraziando anzitutto il ministro per questo ulteriore incontro. Non porrò domande, alcune delle quali troveranno risposta nel documento consegnato dal ministro. Risultano in Italia numerosissime procedure di infrazione collegate anche alla gestione dei rifiuti. Per alcune di esse, tra l'altro, siamo in prossimità di emanazione di sanzione effettiva. Vorrei sapere dal ministro in maniera un po’ più chiara come intenda uscire da questa situazione, soprattutto sulle procedure relative alle discariche abusive non autorizzate.
Sulla proposta cercherò di non ripetere quello che è già stato detto. All'interno di questa Commissione, per fortuna, molti argomenti sono condivisi, ma, a nostro avviso, per quanto riguarda la gestione suolo il ministero pecca nel settore dei piani paesaggistici. Rendere effettivamente obbligatori i piani paesaggistici all'interno dei territori risolverebbe una serie di problemi concentrati sulle soprintendenze, nonché sui piani di utilizzazione del demanio marittimo o del demanio in genere. Questi piani sono obbligatori sulla carta, ma il ministero, a nostro avviso, non verifica la loro effettiva attuazione.
Per quanto riguarda le bonifiche, mi associo puntando l'attenzione sulle bonifiche dei SIN e sulla mappatura dell'amianto, procedura anche questa prevista dalla normativa. Moltissime regioni, però, non hanno minimamente avviato questa procedura. Tutti questi argomenti corrispondono anche a puntuali interrogazioni poste al ministero e che, ad oggi, non hanno ancora avuto risposta.
Spessissimo, queste procedure corrispondono a una gestione commissariale. La gestione rifiuti in Sicilia, ad esempio, è avvenuta tramite commissariamenti da più di vent'anni e non ha trovato soluzioni. Vorrei sapere se il ministero ha previsto soluzioni alternative.
Per quanto attiene al decreto legge e al collegato ambientale, vorrei fosse scongiurata l'ipotesi che tutto il lavoro svolto sul collegato sia annullato da maxiemendamenti al decreto ambiente, che riguardino argomenti su cui abbiamo svolto audizioni e incontri e sui quali stiamo cercando di tenere delle linee comuni. Una tra tutte è la questione degli inceneritori così come la questione degli obiettivi della raccolta differenziata, collegata con gli acquisti della green economy.
Condivido le procedure semplificate per VIA, VAS e AIA contenute nel decreto. Presenteremo degli emendamenti per far sì che un soggetto dell'ISPRA sia interno alla Commissione, in modo che, a procedure avviate, non si debba tornare indietro se il soggetto non sa nulla dei provvedimenti in esame.
Per quanto attiene alla Terra dei fuochi, ricordo che è stato presentato, per l'inceneritore di Giugliano, un piano alternativo sullo smaltimento di oltre 6 milioni di ecoballe. Vorremmo sapere se il ministero ha valutato questa proposta e la ritiene fattibile.
Infine, quando abbiamo analizzato il decreto sull'ILVA, è stata avanzata anche la proposta di un piano degli acciai. In Italia, sono presenti due grosse realtà della produzione dell'acciaio, Taranto e Piombino, e avevamo ipotizzato che, se l'Italia si fornisse, oltre che di un piano energetico, anche di un piano degli acciai, probabilmente si potrebbe affrontare in maniera diversa questo problema, invece di affrontarlo per punti e con intoppi uno dietro l'altro.
STELLA BIANCHI. Nel ringraziare il ministro per la sua presenza, sottolineo brevemente alcune questioni. Vorrei conoscere quale sia l'impegno del ministro per sostenere il settore della Pag. 11chimica verde e, essendo stata all'inaugurazione a Porto Torres, quale sia il proposito del ministero sulle sanzioni per gli shopper, che non sono effettivamente bio.
L'altra questione riguarda l'impegno sul clima. Siamo entrati oggi nel semestre di Presidenza europeo, per cui chiedo al ministro quale sia il programma del ministero per sostenere questi passaggi in vista del vertice ONU del 23 settembre a New York e del passaggio a Lima e poi a Parigi nel 2015.
Il ministro sa già certamente che tutte le volte che parliamo di unione energetica europea, tema assolutamente fondamentale, dovremmo essere molto bravi a mostrare anche attenzione ai cambiamenti climatici, sapendo perfettamente che più aumenta l'efficienza energetica, più aumentano le rinnovabili e tanto più diventiamo autosufficienti. Se cerchiamo sicurezza energetica, il modo migliore è investire su di essa e, contemporaneamente, sostenere gli sforzi che immagino Terna stia già compiendo, sul potenziamento degli accumuli e della rete intelligente.
L'ultima domanda attiene alle trivellazioni, anche riguardo alle ipotesi di cui veniamo a conoscenza mostrando grandissima preoccupazione, per quanto riguarda l’offshore, in particolare per l'Adriatico. Sappiamo che qualunque cosa succeda in qualsiasi punto dell'Adriatico è su tutte le coste in quindici giorni. Questo è emerso dall'audizione del direttore dell'istituto del CNR, in Commissione qualche settimana fa. Abbiamo letto davvero con forte preoccupazione, quello che ci sembra uno sguardo all'energia del passato e che in qualche modo dovremmo, invece, essere in grado di superare, puntando su rinnovabili ed efficienza energetica e dotandoci di quegli strumenti che possono essere utili anche ad altri Paesi.
Ci destano preoccupazione anche alcune ipotesi di trivellazioni sulla terra ferma. Lei saprà già, signor ministro, che vi è addirittura un'ipotesi per l'Irpinia, dove è presente la falda acquifera che alimenta l'intero bacino del Mezzogiorno, grazie alla quale ricevono acqua 5 milioni di abitanti; vorrei pertanto sapere gli intendimenti del ministro al riguardo, considerato che si prospetta incautamente un'ipotesi di trivellazione o di ricerca di idrocarburi.
ENRICO BORGHI. Come hanno confermato anche gli interventi dei colleghi, a nome del mio gruppo, esprimo condivisione circa l'impostazione che il ministro ha espresso a nome del Governo sul ruolo che il Ministero dell'ambiente deve avere nel quadro dello sviluppo e della crescita del Paese.
Per fare questo, vorremmo sottolineare alcuni aspetti di carattere organizzativo e metodologico che, però, sono anche dei punti politici. Fare un salto in avanti dal punto di vista dell'approccio concettuale, ritenere, oltre che immaginare, che il tema dell'ambiente e dello sviluppo sostenibile non sia più in una dimensione ancillare nel dibattito e nell'organizzazione, ma un elemento centrale, presuppone alcune azioni che riteniamo debbano essere poste in campo nell'arco temporale che il Presidente del Consiglio ha fornito anche nei giorni scorsi al Parlamento nel quadro dell'illustrazione del programma di riforme del Governo.
Sostanzialmente, vorrei sintetizzare due aspetti che fanno parte anche di alcune riflessioni dei colleghi. Il primo è un aspetto che rimanda direttamente al ruolo e alla modalità con cui il ministero organizza i propri lavori. Serve un deciso passo in avanti nella riorganizzazione della struttura. Pensiamo che serva lo stesso approccio volitivo che il Presidente del Consiglio ha posto in altri contesti. Non entro nei dettagli tecnici, perché altri colleghi ne hanno già parlato e credo il ministro colga appieno questa esigenza.
Il secondo aspetto è il modo con cui affrontiamo i rapporti con altri ministeri chiave, proprio per riuscire a governare questioni che non devono tornare sul tavolo del Parlamento in una logica emergenziale. Cito, ad esempio, signor ministro, il rapporto col MISE. Questo ramo del Parlamento assisterà alla discussione sul decreto «spalma incentivi».Pag. 12
Vi è poi la vicenda ILVA, sulla quale mostriamo qualche preoccupazione legata, sostanzialmente, alla tenuta industriale da cui deriva la capacità di dare attuazione al piano di risanamento ambientale, che sappiamo essere stato approvato l'8 maggio scorso. Non essendoci, però, la possibilità di realizzare per decreto il piano industriale, risultano necessarie pertanto un'integrazione, e anche un'illustrazione al Parlamento congiunta, tra il MISE e il Ministero dell'ambiente, mutuando il percorso positivo che ci aveva consentito la scorsa estate di affrontare una situazione in quel momento di carattere emergenziale e che non deve più riprodursi.
Per fare questo, evidentemente, occorre sciogliere alcuni nodi, già illustrati dal presidente Realacci, che attengono a quando e a dove si recuperano i capitali indispensabili per attivare l'attuazione del piano industriale, considerato anche il cambio del commissario.
L'altra questione è il rapporto con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Molto positiva è l'illustrazione del decreto attinente ai 350 milioni di euro per l'efficienza energetica. Altrettante risorse sono per la cabina di regìa della Presidenza del Consiglio per le scuole. Il Ministero delle infrastrutture, con il programma 6.000 campanili, ha fatto altrettante questioni. C’è bisogno di ricondurre, dal nostro punto di vista, nell'alveo dell'azione del Ministero dell'ambiente, azioni che abbiano una loro coerenza e una loro finalizzazione, magari per evitare che l'impiego delle risorse del Ministero delle infrastrutture del Fondo revoche sia utilizzato secondo modalità tradizionali.
Se crediamo, come crediamo, che lo sviluppo sostenibile e la tutela ambientale sia uno degli asset fondamentali, vorremmo impiegare le risorse del Fondo revoche per qualche tangenziale o circonvallazione in meno e qualche azione sui corridoi ecologici ambientali in più.
A ciò attiene anche il rapporto con le politiche di coesione, ad esempio per quanto riguarda l'impiego delle risorse ferme. Oggi abbiamo sentito l'audizione del Sottosegretario Delrio al Senato e risulta che ci sono troppe risorse ferme, anche in campo ambientale, che bisogna sbloccare assolutamente, per quanto riguarda la coda del periodo di programmazione 2007-2013. Occorre anche tornare al ragionamento in ordine all'impostazione della burocrazia ministeriale. Serve anche un marcato intervento di Governo per la programmazione 2014-2020.
Anche in questo senso l'azione che il Governo potrà fare nel semestre di programmazione della Presidenza di turno dell'Unione europea è importante. L'Italia si è data, per quanto riguarda, ad esempio, le strategie macroregionali, due obiettivi: la strategia macroregionale alpina e la strategia macroregionale adriatica, legate alle riflessioni con la Croazia sul tema delle trivellazioni. Abbiamo bisogno della capacità di influenzare positivamente questa linea di indirizzo sia sulle politiche di strategia sia su quelle politiche di coesione e attuazione di questo tipo di interventi.
PIERGIORGIO CARRESCIA. Cercherò di essere veloce, precisando, anzitutto, che sarebbe stato preferibile che il decreto n. 91, come era stato chiesto dalla Commissione, fosse stato assegnato alla Camera, visto lo stretto collegamento tra il suddetto provvedimento e il collegato ambientale. Tra i due testi vi sono alcune sovrapposizioni, come già accennato dai colleghi intervenuti Una riguarda la composizione della commissione VIA. Ben venga la revisione dei criteri di composizione della stessa, ma l'importante è che sia data al Parlamento la possibilità di intervenire per migliorare gli indirizzi e le indicazioni del decreto prima delle nomine. Oltre a quelli già indicati, per esempio, penso che sia necessario un forte rinnovamento della Commissione, che rischia di diventare, per la composizione, quasi un istituto da senatori a vita, così come ritengo indispensabile ridefinire il rapporto, come ha già osservato il collega Bratti, con le strutture tecniche, quali ad esempio l'ISPRA.
L'altra sovrapposizione attiene al problema dell'abbruciamento dei residui vegetali, Pag. 13sul quale vi è in parte divergenza nei due provvedimenti citati. Ricordo che questa Commissione ha approvato una risoluzione e che il Parlamento ha approvato un ordine del giorno nel maggio scorso che dava chiare indicazioni che non sono state completamente recepite nel nuovo decreto.
Per quanto riguarda il SISTRI, ripeto quanto già è stato detto in precedenza. Serve coraggio da parte del ministero, soprattutto alla luce di quello che era già accaduto con la delibera dell'Autorità di vigilanza. È doveroso inoltre un sistema di tracciabilità che a mio avviso è necessario rivedere al fine di renderlo efficace e meno impattante sulle imprese.
L'altro argomento importante già accennato è quello della valutazione di impatto ambientale e della revisione dell'introduzione della VIA postuma. Vengo dalle Marche, una delle regioni maggiormente interessate da questa norma. Lascia perplessi che, nell'agosto scorso, il Ministro Orlando, nel rapporto sui primi cento giorni di Governo, avesse evidenziato che, tra le procedure europee di infrazione sanate con la comunitaria 2013, rientrava anche la procedura d'infrazione n. 2086 del 2009, sanata con l'articolo 23 della legge comunitaria 2013, poi invece abrogato dall'articolo 15 del decreto-legge n. 91 del 2014. Bisogna capire quali siano i nuovi fatti sopravvenuti, soprattutto perché si va a introdurre un istituto nuovo, quello della VIA postuma, con delle «perplessità» sulla legittimità e sulla coerenza con la giurisprudenza e la normativa comunitaria e con la normativa nazionale.
Soprattutto, la preoccupazione è che non si pervenga ad una risoluzione delle problematiche, che non riguardano soltanto la VIA postuma, ma anche il fatto che vi sia un rinvio a un decreto ministeriale che determinerà criteri e soglie, con il rischio che, per molti impianti, non avremo neanche necessità di fare la VIA postuma, ma proprio la necessità di non fare la Valutazione di impatto ambientale.
Si tratta quindi, di una riflessione che va approfondita con molta attenzione. Non vorrei che la Camera restasse esclusa da questo dibattito e ci ritrovassimo a dover accettare a scatola chiusa, per motivi di tempo, quanto approvato dal Senato.
PRESIDENTE. Do ora la parola al Ministro Galletti per la replica.
GIAN LUCA GALLETTI, Ministro per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Esprimo anzitutto apprezzamento per gli approfondimenti emersi nel dibattito svoltosi.
Voglio partire da un tema da voi citato che ritengo sia molto importante, ovvero la riorganizzazione del ministero. Non voglio dare giudizi sul passato; è semplicistico arrivare e dire che le cose non vanno. Le cose invece cambiano e quando ciò avviene, cambia l'organizzazione. Con il tipo di organizzazione attuale, vista l'impostazione che ci siamo prefissati sul futuro del ministero, non si possono soddisfare gli obiettivi di cui abbiamo discusso e sui quali ci siamo dati alcuni giorni di approfondimento.
Il ministero è cresciuto in maniera anomala e quando ho conosciuto i dati ad esso relativi sono rimasto – uso un eufemismo – alquanto perplesso. Prima si era accennato al fatto che ci si trova al limite della legalità, non arrivo a tanto, ma dico che la situazione va affrontata con molta serietà e che fare questo richiede tempo. Ripeto che va affrontata con serietà, molta determinazione e molta competenza.
Vi informo che ho ritirato il decreto di riorganizzazione che era stato fatto precedentemente, ne ho avviato un altro che si concluderà con un'organizzazione nuova, anche in considerazione di fatti intervenuti recentemente che si completerà nel mese di settembre. Credo che quella sarà l'occasione non per risolvere il problema molto più complesso e vasto e che riguarda, come avete già sottolineato, tutti gli organismi che dipendono dal Ministero, da SOGESID a ISPRA e ai vari consorzi. Ma ritengo sia un tema che vada affrontato e che risulta indispensabile per arrivare agli obiettivi che ci siamo posti.
Questo vuol dire che nella riorganizzazione bisognerà anche valutare le posizioni Pag. 14delle persone, che non sono inamovibili. Ciò va affrontato con cautela e con rispetto delle competenze che nel ministero sono cresciute in tutti questi anni. È un tema molto sensibile e propedeutico a tutto quanto abbiamo detto finora. Su questo sono molto determinato e ho una visione molto chiara, così come sono cosciente del fatto che i tempi non sono brevi, considerato che non si può pensare di rivoltare in un giorno una struttura così consolidata nei decenni. Se così si facesse, si rischierebbe di creare più danni di quelli che si vogliono, invece di mettere a posto le cose.
Per quanto attiene al SISTRI, stiamo valutando, non perché non abbiamo le idee chiare, ma perché tanti sono gli atti che si sono sovrapposti gli uni agli altri, creando una condizione difficile. Occorre porsi la domanda sulla validità del contratto, considerato che rescindere da un contratto in termini di responsabilità ha dei risvolti molto pesanti. Qualcuno può dirci in maniera definitiva se quel contratto è o meno valido ?
Oggi siamo supportati, come ricordava il presidente Realacci, da una relazione dell'Autorità dei lavori pubblici, secondo la quale quel contratto non è valido perché non vi era il requisito della segretezza. Questo è un passo in avanti. Ci stiamo chiedendo se ciò sia sufficiente per dire che possiamo rescindere da quel contratto e partecipare ad una nuova gara europea nuova.
Penso che sia legittimo chiederselo e procedere in tal senso nel momento in cui si ha forte risposta in tal senso. Ribadisco che parliamo di azioni di responsabilità da parte dell'azienda che ha oggi in mano un contratto che fino a prova contraria risulta valido. Sapremo solo dopo la sentenza definitiva se esso ha avuto degli inquinamenti o meno, mentre al momento possiamo parlarne sulla base di indiscrezioni giornalistiche e atti della magistratura, che però devono ancora essere confermati secondo l'iter giudiziario previsto dalla legge.
Chiedo scusa se non rispondo a parte delle questioni affrontate nella relazione su rifiuti ed ecoballe.
Trovo molto interessante la parte che riguarda la chimica verde. Sono stato all'inaugurazione dell'impianto di Porto Torres e ho assistito ad un'esperienza, dal punto di vista ambientale, molto positiva. Credo che quello possa rappresentare uno dei filoni strategici industriali importanti per il nostro Paese. Lì oggi abbiamo, da un punto di vista tecnologico, un'eccellenza che non dobbiamo perdere e sulla quale dobbiamo investire. Ciò permette di coniugare buona impresa e buona occupazione con rispetto dell'ambiente.
Per quanto attiene agli shopper, ho detto più volte che non so come finirà. Oggi una risoluzione del Parlamento europeo ci aiuta nella posizione che abbiamo assunto. Se il nostro Paese sarà condannato e subiremo un'infrazione, sarà l'unica infrazione che incornicerò e appenderò nel mio ufficio e l'unica contro la quale non combatterò; anzi dovremo andarne fieri Sinceramente, abbiamo avviato una buona pratica che dobbiamo esportare in Europa ed è quanto faremo nel corso del semestre europeo.
Mi spiace ma sul pacchetto la penso esattamente in tal modo: la sicurezza energetica è un tassello fondamentale del pacchetto clima, tant’è vero che nel programma del Semestre europeo della Commissione ambiente abbiamo fissato un appuntamento, previsto per il 6 ottobre, delle Commissioni congiunte energia e ambiente riunite in un consiglio informale.
Porremo al centro la considerazione che il pacchetto clima sia indispensabile per la sicurezza energetica. Ne discuteremo insieme a tutti i ministri dell'energia in vista del Consiglio europeo dei Presidenti che si terrà il 23 ottobre prossimo. Quello sarà il giorno in cui dovremo dare le indicazioni per la decisione – spero finale – che il Consiglio europeo dovrà prendere e che ci permetterà di andare a Lima con un accordo politico di tutta l'Unione europea.
Non nego che abbiamo problemi enormi da parte di alcuni Paesi, primo tra Pag. 15tutti la Polonia, che esprime una posizione molto dura. Un pacchetto di Paesi virtuosi, però, di cui facciamo parte, ha, invece, una posizione molto determinata e, come dicevo, molto virtuosa. Questo sarà al centro della politica del mio ministero in Europa in questi sei mesi. Avremo il primo appuntamento il 16 luglio a Milano. La prima sessione sarà dedicata solo ai Ministri dell'ambiente e verrà ad aprirla la commissaria Connie Hedegaard e ci occuperemo del pacchetto clima per provare a compiere un passo in avanti nell'accordo.
Devo anche dire che questo è stato oggetto di una discussione serrata avuta a Nairobi la scorsa settimana in sede UNEA (United Nations Environment Assembly), tema ormai divenuto non solo europeo, ma per fortuna globale.
Certo, non sarà facile trovare una posizione unitaria in Europa e, tanto meno, lo sarà a livello globale. Ho avuto delle discussioni surreali con il ministro cinese o altri ministri, in base alle quali essi sono i paesi in via di sviluppo e noi siamo i paesi donatori. Adesso forse certe categorie di paesi andrebbero riviste alla luce di un'evoluzione dell'economia.
Per quanto riguarda le trivellazioni, ho chiamato l'ambasciatore croato, proprio perché volevamo capire quali decisioni la Croazia stesse assumendo in tema di trivellazioni nell'Adriatico. Siamo rimasti d'accordo che ci sarà un incontro tra il ministro croato e il sottoscritto per affrontare questo tema. Vorremmo intensificare lo scambio di informazioni.
Vi chiedo scusa se non ho affrontato tutte le questioni emerse nel dibattito ma devo partire per Gioia Tauro, dove domani si affronterà un'operazione un po’ complicata.
PRESIDENTE. Ringraziamo il Ministro Galletti per la sua presenza e dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 19.15.
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