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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVII Legislatura

IX Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 9 di Giovedì 3 luglio 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Meta Michele Pompeo , Presidente ... 3 

Audizione del Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Antonello Giacomelli, sulle linee programmatiche del Dicastero in materia di poste e telecomunicazioni (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Meta Michele Pompeo , Presidente ... 3 
Giacomelli Antonello (PD) , Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico ... 3 
Meta Michele Pompeo , Presidente ... 11 
Coppola Paolo (PD)  ... 11 
Liuzzi Mirella (M5S)  ... 12 
Bonaccorsi Lorenza (PD)  ... 13 
De Lorenzis Diego (M5S)  ... 13 
Meta Michele Pompeo , Presidente ... 13 
Giacomelli Antonello (PD) , Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico ... 13 
Meta Michele Pompeo , Presidente ... 15 

ALLEGATO – Documentazione depositata dal Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Antonello Giacomelli ... 17

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: FI-PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Nuovo Centro-destra: NCD;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia (PI);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MICHELE POMPEO META

  La seduta comincia alle 14.45.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Antonello Giacomelli, sulle linee programmatiche del Dicastero in materia di poste e telecomunicazioni.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2 del Regolamento, del Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Antonello Giacomelli, sulle linee programmatiche del Dicastero in materia di poste e telecomunicazioni.
  Ringrazio ancora una volta il sottosegretario per la sua disponibilità e gli cedo la parola per la sua relazione introduttiva.

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Presidente, se lei e i commissari siete d'accordo, depositerei un documento di cui vorrei fare un'illustrazione con una lettura anche politica dei contenuti, che danno il quadro della situazione, riprendendo uno schema che dia conto di una sorta di passaggio di consegne, che dia quindi la fotografia della situazione punto per punto per come è stata approvata, con le iniziative, le intenzioni del Governo e i problemi aperti.
  Partirei dal tema del coordinamento dello spettro radio e TV, su cui peraltro abbiamo individuato, nel momento dell'insediamento del Governo, il maggior punto di difficoltà e d'urgenza. Non parlo, naturalmente, d'importanza dei temi perché una graduatoria sarebbe impropria, ma certamente di urgenza.
  Da un lato, c’è, infatti, la procedura di infrazione, che notoriamente era aperta e che riguardava la questione della competizione dell'apertura del mercato. Il Governo è entrato in carica esattamente nel corso dello svolgimento della gara per l'assegnazione delle frequenze che è in via di completamento e che ci auguriamo risolva quest'aspetto.
  Dall'altro, tuttavia, abbiamo trovato complessivamente la questione dello spettro come uno dei punti di maggiore frizione del nostro Paese con il sistema internazionale. Devo ripetere qui, nella sede istituzionale, quello che ho già detto durante l'incontro col vice presidente dell'ITU (International Telecommunication Union), Ramsey: mi sono sentito dire che, insieme all'Iran, l'Italia era il «sorvegliato speciale» a livello internazionale per l'uso dello spettro perché, evidentemente, alla fase del passaggio al digitale, dello switch off – naturalmente, è positivo che questo sia avvenuto – non era seguita un'attività di compatibilizzazione delle frequenze, sia di quelle nazionali sia di quelle locali, con un processo di saturazione dello spettro che ci pone in una relazione che si potrebbe definire dialettica, con un eufemismo, ma diciamo conflittuale, che è più aderente alla realtà, con diversi dei Paesi Pag. 4confinanti, in particolare la Croazia, la Slovenia, ma anche la Francia, la Tunisia, Malta.
  Da questo punto di vista, quindi, abbiamo intrapreso un'attività che, d'intesa con l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che ha competenze specifiche nel settore, punti a recuperare un processo che è mancato, e cioè l'inserimento di tutti i mux sia delle emittenti nazionali sia dell'emittenza locale al registro di Ginevra, col pieno inserimento dell'Italia nella dimensione del rispetto degli accordi internazionali.
  È una questione che, peraltro, se da un punto di vista di sistema-Paese assicura, evidentemente, una gestione della risorsa spettro e che ci pone in condizione di essere al tavolo con gli altri Paesi nel discuterne, e si tratta di uno dei temi del semestre europeo, dall'altro, se anche volessimo guardare dal punto di vista dei soggetti degli operatori delle emittenti private, assicura un reale valore alle frequenze a loro in uso.
  Come è noto, infatti, se le frequenze non sono registrate a Ginevra, non sono cioè compatibilizzate, non rispettano gli accordi internazionali, hanno un valore di mercato pari a zero. Evidentemente, l'unico acquirente in questo tipo di mercato risulta essere lo Stato, che infatti periodicamente interviene con processi cosiddetti – il termine poi ha avuto una grande fortuna – di «rottamazione» di frequenze in cambio di denaro.
  Tuttavia, è una situazione che non può essere quella dell'Italia a sistema, per cui da questo punto di vista è in corso e sarà esplicitata nei prossimi provvedimenti – avremo occasione di vederlo nel merito – un'attività che abbiamo già proposto alle associazioni delle emittenti e che punta a superare le interferenze, a ridare un quadro di certezza in ordine alla loro attribuzione, a far svolgere quell'attività di compatibilizzazione che restituisca all'uso del nostro spettro esattamente un processo di compatibilizzazione con il quadro internazionale.
  Rispetto a questo, c’è una specifica informazione che, per completezza, voglio dare alla Commissione e che riguarda l'accordo realizzato, nel momento del passaggio al digitale, con lo Stato del Vaticano per un utilizzo, da parte dell'Italia, di alcune frequenze che erano ritenute all'epoca, da chi si occupava della pianificazione, indispensabili per chiudere il piano del digitale, in particolare nel Lazio, in cambio dell'assicurazione che sarebbe stato cura dell'Italia assicurare il trasporto gratuito del programma dello Stato del Vaticano su un canale nazionale e su un canale radiofonico. Mentre sulla radio questo sta avvenendo, ancorché su un'assegnazione provvisoria, non definitiva, bisogna ancora individuare le procedure per assicurare il rispetto di quest'accordo.
  Questo tipo di impostazione sull'uso dello spettro è oggetto di uno dei punti contenuti nel cosiddetto pacchetto Kroes, oggetto di una delle direttive di cui il semestre si occuperà, con la proposta, che vedremo quando parleremo del semestre europeo, del raggiungimento di un coordinamento più stringente a livello europeo di questa risorsa anche in relazione, naturalmente, ai passaggi di una parte dello spettro – penso alla banda 700 Mhz – dall'uso televisivo a quello del radiomobile. Questo, quindi, rimarrà un tema importante.
  Nel momento in cui assumiamo la presidenza del semestre, dunque l'onore di guidare un processo di maggior coordinamento europeo, di maggior razionalizzazione dell'uso dello spettro, sembrerebbe al Governo impensabile arrivarci in una situazione di relazione con gli Stati esteri così lontana dal rispetto degli accordi e dei trattati.
  A questo fa riferimento anche un'iniziativa che riguarda il bando per i contributi all'emittenza locale, che modifica uno dei presupposti su cui era stato realizzato il passaggio al digitale. Nel passaggio al digitale era stata individuata quasi come un presupposto l'idea di essere anche operatore di rete, non solo fornitore di contenuti, per poter accedere ai contributi, il che ha fatto sì che vi fosse da parte di ogni emittente, nel passaggio uno a uno, Pag. 5non solo l'attività editoriale, ma anche quella di tipo industriale, di operatore di rete.
  Interverremo separando queste due qualifiche, queste due attività, questi due ruoli, in sostanza rendendo prioritario e, comunque, assunto come unico parametro per ottenere i contributi, ancorché nella platea degli ex analogici, l'attività di fornitore di contenuti secondo i parametri stabiliti dal bando. Questo perché, è evidente, puntiamo a favorire un superamento del ruolo degli operatori di rete, un rilascio volontario di una parte delle frequenze, che consenta di avviare, attraverso una nuova attività di pianificazione, un riordino complessivo dello spettro. Peraltro – ne parleremo anche a proposito di Poste italiane – il contributo dello Stato, dato sul presupposto del ruolo di operatore di rete, significa, se volessimo tradurlo, un contributo a un'attività di tipo imprenditoriale, industriale, il che confligge con il regime degli aiuti o, certamente, ci pone nella condizione di dover motivare in Europa questa scelta in maniera molto articolata. Se, infatti, entriamo nell'ordine di aiuti a un'attività imprenditoriale, è evidente che creiamo una disparità.
  Il senso del contributo, invece, come per altri settori, diversi da quello televisivo, ma attinenti come funzione, è quello di un sostegno all'editoria, alla libera informazione, al pluralismo, ritenute come condizioni connaturate a una comunità civile, sia essa locale o nazionale. È, dunque, quest'aspetto ad avere rilievo, per cui nei prossimi provvedimenti troverete esattamente applicati questi princìpi, che complessivamente dovrebbero portarci, d'intesa con l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, a risolvere entro il 2014 o, al più tardi, nella prima parte del 2015 complessivamente il problema annoso delle interferenze con gli Stati esteri e del riordino del quadro dell'uso dello spettro.
  Rispetto a questo, sapete bene che c’è una sorta di suddivisione non sempre lineare o razionale di competenze con l'Autorità. Non so quale sia stato lo stile dei rapporti nel passato, non tocca a me analizzando giudicarlo, ma noi abbiamo immaginato che il modo migliore per offrire un quadro di relazioni istituzionali organico agli operatori e a chiunque dovesse interfacciarsi fosse quello di avviare un rapporto di profonda condivisione e collaborazione nel rispetto di prerogative e competenze tra Ministero e Autorità, in modo che fosse unitaria la lettura della realtà, unitario il quadro e la visione di insieme, naturalmente sviluppando ciascuno, secondo le prerogative e i poteri che la legge attribuisce, la propria attività.
  Rispetto alle altre questioni, sempre parlando di spettro e attività televisiva, sapete bene che la questione principale riguarda lo svolgimento della gara. È stata espletata la fase della manifestazione di interesse, quella della proposizione dell'offerta, mi pare sia in corso di ultimazione la verifica da parte della competente Autorità di tutti i requisiti richiesti. Dico «mi pare» perché, evidentemente, lo svolgimento e la cura della gara è competenza della dirigenza e non è di competenza politica.
  Confidiamo che l'esito della gara di cui sto parlando, il mutamento intervenuto anche nell'organizzazione della gestione dello spettro e delle frequenze, la nascita, attraverso il libero dispiegarsi di accordi in termini di mercato, di nuovi soggetti e di nuove possibilità di offerta anche in termini di mux, i nuovi accordi su piattaforme diverse, testimonino, oltre le nostre parole, l'esistenza di tutte le condizioni per superare e chiudere la procedura di infrazione. In questo senso, una volta che tutti gli atti, compresa l'indagine di Agcom, saranno ultimati e tutti i dati saranno in nostro possesso, ci muoveremo nei confronti di Bruxelles, auspicando che vi siano tutte le condizioni per chiudere la procedura.
  Oltretutto – è tema di cui altre volte qui abbiamo parlato insieme – rispetto al momento in cui quella procedura di infrazione è stata aperta, il quadro complessivo dell'utilizzo delle piattaforme, dello sviluppo tecnologico, delle scelte, è fortemente cambiato. Oggi, la valutazione necessaria in termini di posizione dominante, Pag. 6di relazione con la raccolta pubblicitaria, di rispetto della parità degli obblighi e dei doveri per tutti i soggetti editoriali nei confronti del copyright, del diritto d'autore, del rispetto degli obblighi di produzione culturale, è molto più articolata, complessa con nuovi soggetti e su piattaforme molto diverse rispetto al momento in cui la procedura di infrazione è stata aperta. Per questo, confidiamo che vi sia comunanza di vedute anche con il Commissario europeo per la concorrenza, Almunia, in ordine alla necessità di chiudere questa procedura.
  Quanto, invece, alla questione che riguarda la Rai, siamo arrivati ad una fase in cui la procedura del contratto di servizio era a metà, il Governo aveva inviato il testo del contratto di servizio all'esame della Commissione di vigilanza, competente a pronunciarsi. Un nuovo Governo si è insediato e non eravamo noi ad aver redatto la proposta, ma avevamo noi l'onere di chiuderla e siglarla.
  In questo senso – ne abbiamo parlato ieri in Commissione di vigilanza, la sede dove fanno una valutazione conclusiva – abbiamo espresso un grande apprezzamento per il lavoro svolto dalla Commissione, che ha consentito di superare alcune impostazioni che non ritenevamo condivisibili, ha arricchito il contratto di servizio, è andata precisando, anche in termini innovativi di prospettiva che sono in sintonia con la visione del Governo, una ridefinizione del servizio pubblico.
  È evidente che ora ci troviamo di fronte alla necessità di mettere in sintonia la conclusione dell'iter del contratto di servizio con la decisione assunta, l'intenzione politica annunciata di anticipare il rinnovo della convenzione e di portare quest'atto entro l'anno in corso anziché attendere il 2016, come originariamente annunciato.
  I motivi di questa decisione sono noti. Non voglio far perder tempo. Il dibattito che è nato, le valutazioni che sono seguite alle scelte del Governo, la riflessione complessiva che da soggetti politici, istituzionali, sindacali, culturali, di informazione si è sviluppata, hanno spinto a questa scelta di anticipare una discussione che è in fondo la discussione sulla necessità di ridisegnare la Rai, sulla riformulazione del concetto di servizio pubblico, su un intervento di sistema che consenta di evitare un lungo periodo di incertezza che non gioverebbe a nessuno.
  Non so se tutto ciò di cui sto riferendo rientri nella stretta competenza della Commissione, ma immagino, presidente, sia utile – anche per l'attività generale di indagine che mi ha preannunciato – fornire tutti gli elementi. Abbiamo annunciato per l'autunno un'iniziativa di riforma del canone. Anche le recenti iniziative testimoniano quanto questa sia necessaria e urgente. Da questo punto di vista, quindi, immaginiamo di trasmettere al Parlamento l'atto per la discussione per l'autunno, in modo che già dal nuovo anno entri in vigore un nuovo sistema, capace di superare, da un lato, l'alto e intollerabile livello di evasione, dall'altro, la percezione di odiosità, e, ancora, una mancanza totale di equità nella determinazione della contribuzione. Ovviamente, questo avviene tenendo conto di diverse competenze dei ministeri e nella collaborazione tra i diversi livelli di Governo.
  La questione che forse in questo momento occupa più tempo, la preoccupazione e l'attività del settore che mi è stato affidato all'interno del Ministero dello sviluppo economico, riguarda il tema della banda larga e della banda ultralarga e la relazione che vi è con la realizzazione dell'Agenda digitale e il completamento di quella trasformazione che il Governo ha posto come uno dei punti centrali di una nuova fase di sviluppo del Paese.
  Su questo tema abbiamo trovato un buon coordinamento, che svolgiamo attraverso la società Infratel, dell'attività delle regioni e una buona capacità delle regioni di attivare, secondo l'accordo di partenariato, tutte le possibilità di utilizzo di fondi. Crediamo che sia possibile implementare ulteriormente questa capacità. A tal fine, ancora ieri a Palazzo Chigi un nuovo incontro delle regioni con il personale che segue gli atti di programmazione ha consentito di mettere a punto ulteriori obiettivi di attività in questa direzione.Pag. 7
  Questa è un'attività che si svolge parallelamente all'autonoma attività degli operatori, che tuttavia sta soprattutto riguardando, come è ovvio, la dorsale sviluppata nelle grandi città, la dorsale dei grandi centri, ma che lascia ampie zone scoperte e affidabili solo all'iniziativa pubblica, mista o, comunque, a quella a incentivi.
  Il digital divide potrebbe essere declinato in vari modi. C’è un digital divide di tipo sociale, che riguarda esattamente l'accesso ai nuovi linguaggi, la capacità di accedere alle nuove tecnologie e che ha un taglio quasi generazionale, con i nativi digitali o, comunque, le generazioni più giovani, che realizzano un approccio molto più facile e molto più naturale rispetto alle generazioni più anziane.
  C’è un digital divide di tipo territoriale tra le zone ad alta intensità e quelle cosiddette a fallimento di mercato o, comunque, non in condizioni sufficienti da attirare le iniziative e la competitività autonoma degli operatori.
  C’è, però, anche un digital divide che vede le regioni del sud molto più in grado, evidentemente per l'assegnazione di fondi europei, di procedere speditamente rispetto al processo di realizzazione e di posa della banda e, soprattutto, ultralarga, rispetto alle regioni del centro nord.
  In questa sede il tema che più di tutti mi interessa sottolineare è l'attività che abbiamo svolto per provare a rispondere ai rilievi mossi dalla Commissione europea rispetto al piano italiano, che hanno riguardato in primo luogo una non sufficiente specificazione di un ruolo nazionale di regia e di coordinamento. Da questo punto di vista, abbiamo esattamente messo a punto un'attività che consenta, rispettando il ruolo e l'iniziativa regionale, dunque i POR e l'attivazione di tutti i fondi e gli strumenti di diretta competenza delle regioni, un quadro, un coordinamento d'intesa con la Conferenza delle regioni, che vede il Governo come punto di riferimento della realizzazione di tutte le misure per l'Agenda 2020; nello stesso tempo, una ricognizione più precisa e puntuale delle risorse in modo da renderle esplicitamente compatibili con l'obiettivo di stare dentro gli obiettivi dell'Agenda digitale europea.
  Da questo punto di vista, dunque, è stata messa in campo un'attività con le regioni, soprattutto per l'utilizzo dei FESR e dei FEASR e un'attività con gli operatori; c’è infatti una consultazione che si va concludendo perché vi sia una riconsiderazione in positivo rispetto alle possibilità di intervento diretto da parte degli operatori.
  Rispetto a questo, a noi sembra – è questa la fase in cui siamo – che serva nel fondo di sviluppo e coesione una forte determinazione di un impegno pubblico e diretto, attraverso l'individuazione e l'allocazione di risorse nel corso di tutto il piano di circa 5 miliardi di euro, con uno scaglionamento che negli anni consenta di far fronte a cifre impegnate ed effettivamente spese e di seguire e di alimentare l'andamento delle gare. Crediamo, però, che serva in questa fase soprattutto un forte intervento che consenta di intervenire per rendere omogeneo l'intervento su tutto il territorio nazionale e nelle zone non coperte dall'intervento degli operatori.
  Complessivamente, quindi, con una sommatoria degli interventi di partenariato, del fondo di sviluppo e coesione, dei 7 miliardi di euro, uniti ai 2 previsti in questo momento per l'intervento degli operatori, pensiamo che sia raggiungibile l'obiettivo di fare dell'Italia uno dei Paesi che raggiungerà i 30 megabit entro il 2020 e il 50 per cento per i 100 megabit. Servono solo le risorse ? No, pensiamo che serva anche un intervento che agevoli questo processo anche dal punto di vista normativo. Per questo, già nel decreto-legge cosiddetto «sblocca Italia», ma poi anche in provvedimenti successivi, pensiamo di proporre una serie di norme che agevolino l'intervento sulla banda larga.
  In particolare, una di queste è la creazione – lo dico in una forma politica, forse impropria, ma che poi troverà la sua definizione giuridica – di un catasto delle reti, la creazione di una sorta di condivisione delle informazioni sulla realtà e sulle infrastrutture del sottosuolo che sia esattamente Pag. 8la base per una più efficace, più razionale e meno dispendiosa attività degli operatori ed esattamente una piena conoscenza delle infrastrutture.
  Serve, a nostro avviso, la predisposizione di un obbligo, per i nuovi edifici, della predisposizione alla connettività e un incentivo alla connessione vera e propria. Serve per gli edifici esistenti un incentivo rispetto ai processi di connessione. Serve che semplifichiamo gli interventi previsti dal cosiddetto «decreto scavi», ma qui naturalmente c’è una collaborazione da parte nostra perché la competenza è di altri settori e di altri Ministeri prima ancora che nostra. Noi abbiamo un interesse a che questo avvenga.
  Serve la definizione, secondo modalità che possono essere utilmente individuate, di un unico interlocutore tra gli operatori nella definizione degli accordi con gli enti locali e i soggetti competenti per gli interventi volti alla realizzazione della fibra con tempi certi. Evidentemente, questo è un altro degli elementi che rallenta l'operazione.
  Inoltre, in particolare nella collaborazione con il Ministro Madia, serve porre il più possibile in sintonia la strategia per la realizzazione dell'Agenda digitale, e dunque quello che accade sul fronte della domanda, dello sviluppo di servizi, della crescita della consapevolezza che la posa della fibra non attua nessuna taumaturgica rivoluzione, ma che ha necessità di veder pienamente utilizzata la propria potenzialità anche attraverso la trasformazione della pubblica amministrazione e la riorganizzazione di alcuni settori, come la sanità e la scuola.
  In collaborazione, dunque, con chi ha la responsabilità dell'attuazione della guida del processo di realizzazione dell'Agenda, pensiamo anche a interventi che incentivino la crescita della domanda, che individuino amministrazioni o parti del territorio dove questo processo può essere avviato o supportato anche in forma sperimentale. Pensiamo a settori, come quello della scuola, appunto, e della sanità, dove far partire, da questo punto di vista, un processo di rafforzamento della domanda.
  Oltretutto, trascorrere altri periodi, come forse è stato per alcuni alle nostre spalle, in cui tutto il dibattito si esercita nel chiedersi se sia necessario operare sul potenziamento dell'offerta o lavorare sull'intensificazione della domanda, due elementi che devono in qualche modo intersecarsi, significherebbe fermarsi su una specifica questione, con il rischio semplicemente di farci perdere del tempo.
  Crediamo che sia necessario, da un lato, intensificare la realizzazione delle infrastrutture con gli strumenti finanziari e normativi di cui ho parlato, ma dall'altro anche operare segnatamente per favorire uno sviluppo della domanda, naturalmente anche salutando con favore le evoluzioni che in modo autonomo nel mercato si determinano.
  È evidente che grandi accordi di broadcaster tradizionali con operatori che, invece, lavorano sul cavo e sulla banda, non possono che essere salutati come un fatto potenzialmente capace di stimolare la domanda in modo forte, come in altri Paesi è accaduto.
  Vorremmo anche inserire nel decreto «sblocca Italia» un ulteriore elemento che rimane come possibilità. In queste settimane sto completando un giro di visite nei principali Paesi europei e affermo senza nessun problema che è anche finalizzato a copiare le pratiche migliori che negli altri Paesi hanno consentito di ottenere grandi risultati.
  Certamente, in altri Paesi l'interramento non è l'unico sistema usato per portare la fibra. Ce ne sono altri, compresa la posa aerea o l'utilizzo di cavidotti di vario tipo. Vorremmo prevedere nel «decreto scavi» questa possibilità, che naturalmente non può non essere sottoposta a valutazioni prima di tutto degli enti locali, poi dei settori dei ministeri competenti. Ci rendiamo conto che non dappertutto è utilizzabile.
  Tuttavia lo cito solo come esempio, perché si faccia una valutazione di quanto e se questo sia importabile. In un Paese europeo, la connessione fiber to the home, se utilizziamo di questi sistemi, costa 200 euro, da noi supera gli 800. È del tutto Pag. 9evidente che anche l'utilizzo delle risorse risente delle scelte legittime che possiamo fare.
  Il Governo, tuttavia, vuole mettere a disposizione tutti gli strumenti possibili, normativi, di agevolazione, di incentivo, di valutazione di sottoporre a incentivo fiscale il delta incrementale rispetto agli investimenti previsti per gli operatori, di mettere in sintonia lo sviluppo della domanda e dei servizi con lo sviluppo delle reti, la predeterminazione di risorse importanti in tutti gli strumenti, a cominciare dal fondo di sviluppo e coesione. Siamo consapevoli, infatti, che il raggiungimento degli obiettivi dell'Agenda 2020 è davvero il punto centrale, che non è un tassello aggiuntivo all'attività di tutti gli altri settori, ma può essere il volano attorno a cui si ridisegna una fase di sviluppo e di trasformazione di tutti i settori. Questo, dunque, a nostro avviso, è il punto principale.
  Oltre a questo, c’è, naturalmente, l'attività che riguarda Poste italiane. Sapete che abbiamo due contratti di servizio in corso di definizione, quello 2012-2014 e quello successivo. Per il 2012-2014, è in corso l'istruttoria anche con Bruxelles rispetto a vari punti, ma siamo in attesa ormai dell'ultimazione dell'attività dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni volta a determinare l'onere aggiuntivo per il servizio universale.
  Riguardo al contratto di servizio per gli anni successivi, i punti da esaminare evidentemente sono diversi. Il primo è legato a quello che abbiamo appena detto sul contratto 2012-2014, avere dall'Autorità elementi sufficienti per la determinazione dell'onere universale. Il secondo è la definizione della durata. Sapete che c’è una richiesta della società Poste, che propone, anche alla luce dell'ipotizzato obiettivo di privatizzazione, di passare da una durata triennale a una quinquennale del contratto di servizio. Naturalmente, c’è anche la determinazione di una modalità che eviti rilievi da parte di Bruxelles di un regime non compatibile con il regime di aiuti in ordine allo svolgimento del servizio.
  Siamo, quindi, a metà della definizione di questi due atti. Credo che nelle prossime settimane, se non nei prossimi giorni, sarà possibile avere esattamente gli elementi per procedere su entrambi gli atti, cioè al completamento di quello che riguarda il 2012-2014 e alla determinazione di tutti gli elementi per procedere, d'intesa con Bruxelles, su quello successivo.
  L'ultimo punto che voglio trattare o che, perlomeno, voglio sottolineare è come stanno tutti questi temi in relazione al Semestre europeo di presidenza italiana o, meglio, alle questioni principali che dovremo affrontare nel Semestre europeo.
  Al Consiglio europeo delle telecomunicazioni che si è svolto alcune settimane fa, abbiamo passato in rassegna il punto a cui è arrivata la proposta del «continente connesso» – la definirei così – della commissaria Kroes, le valutazioni e le scelte, il pronunciamento del Parlamento europeo, che ha reso alcune indicazioni ancora più coraggiose e più avanzate.
  A me pare che abbiamo davanti la possibilità di lavorare proficuamente lungo tre direzioni. La prima è il mercato unico digitale a livello europeo, il presupposto senza il quale certamente ogni altra possibile interlocuzione a livello internazionale diventa molto debole. In questa direttiva, gli aspetti sono diversi: quello dello spettro a cui prima facevo riferimento; quello della licenza unica per gli operatori; quello del roaming, su cui vi è, come sapete, una grande attenzione e, da questo punto di vista, anche un'interlocuzione aperta tra i Paesi europei; quello della sicurezza delle reti, il secondo grande elemento; quello dell'accessibilità dei siti.
  A questo l'Italia ha aggiunto, d'intesa anche qui – vedo colleghi che potrebbero dir meglio e immagino lo faranno – col Ministro Madia, l'obiettivo dell'identità digitale. Abbiamo arricchito il punto, nel lavoro di questi mesi, di alcuni elementi.
  Ora, anche dagli incontri bilaterali che ho avuto nelle settimane alle nostre spalle, a me pare di poter affermare che vi è una comune consapevolezza che il passo decisivo deve essere compiuto. Ovviamente, si tratta di trovare il punto che deve essere Pag. 10graduato tra l'assunzione di una responsabilità condivisa, e dunque il trasferimento nella sede europea di una serie di ambiti, di scelte e di competenze, e il rispetto di alcune prerogative che attengono alla sovranità nazionale e anche alla specificità di alcuni Paesi. Sarà il lavoro di questi mesi a dire quanto riusciremo a favorire la nascita di un punto di sintesi in grado di arrivare all'approvazione delle direttive che riguardano questi punti.
  Oltre a questi, che sono i punti che in qualche modo determinano il portare a conclusione il lavoro iniziato dalla commissaria Kroes, sono emersi nel dibattito, nell'esigenza registrata da tutti i Paesi, almeno altri due punti. Uno riguarda, in qualche modo, il rapporto con gli operatori, indipendentemente dalla piattaforma. Potremmo definirlo in molti modi: il rapporto degli operatori over the top, gli OTT, con i diversi Stati in cui operano; il rapporto tra la net neutrality e la parità di condizioni di concorrenza tra gli operatori; il rapporto tra Telecom e gli OTT.
  Sapete bene che c’è una discussione che in questo Parlamento viene dalla scorsa legge di stabilità, ma che è comunque attiva sulla possibilità di introdurre una uniforme relazione fiscale con gli over the top o, comunque, con gli operatori indipendentemente dalla piattaforma.
  Abbiamo visto con attenzione come questo dibattito si sia arricchito di pronunce interessanti che ne hanno cambiato un po’ la natura, la pronuncia della Federal Communication Commission americana, che stabiliva in qualche modo l'obbligo anche per gli OTT di pagare una fee, una tariffa per l'utilizzo della banda, introduceva per la prima volta, da fonte non sospetta, un principio che evidentemente spingeva in una direzione ben precisa.
  Nello stesso tempo, il pronunciamento della Corte di giustizia europea in ordine al cosiddetto diritto all'oblio per la prima volta ha attivato un'interlocuzione con Google circa il rapporto tra il diritto alla privacy e il diritto alla libera informazione e ha introdotto meccanismi fortemente innovativi per la nostra cultura giuridica di regolazione di questi due diritti.
  Abbiamo salutato con soddisfazione il fatto che Google non si sia trincerato dietro una non competenza territoriale o una diversa definizione della propria natura, ma abbia accettato l'interlocuzione. Crediamo che sia un punto su cui è necessario continuare a lavorare. L'attribuzione al singolo della facoltà di definire il confine tra il proprio diritto alla privacy e il diritto collettivo alla libera informazione è certamente un concetto molto forte. Significa che ciascuno di noi, non noi nel caso specifico che rientriamo nell'esimente di personaggi pubblici, ma qualunque cittadino può attivare questa forma senza la mediazione di nessuna autorità che valuti la contemperazione dei diritti in gioco.
  Tuttavia, sono temi molto complessi e molto ampi, come lo è quello relativo al rapporto con il diritto d'autore e con il copyright, che va evidentemente affrontato in sede europea, così come va affrontata in sede europea prima di tutto una riflessione sulla governance di Internet, che poi va trasportata in sedi internazionali più ampie, principalmente nel dialogo con gli Stati Uniti. Pensate solo a tutta la questione dei nomi a dominio e di quello che si porta dietro in termini di interesse nazionale per capire come l'attuale situazione, pur avendo avuto ICANN l'evoluzione che conosciamo, non sia di per sé sufficiente a dire che siamo a un approdo definitivo.
  Questo è il complesso dei temi principali, per quello che mi pare di poter sottolineare nella relazione, su cui si svolge l'attività di Governo. Questi sono gli indirizzi nei diversi settori nei quali intendiamo procedere.
  Evidentemente, forse può essere utile che troviamo, per individuare un passo comune, anche in relazione agli appuntamenti che di volta in volta avremo davanti, momenti per approfondire, nelle forme in cui la Commissione riterrà opportuno e necessario, i singoli aspetti in un rapporto di collaborazione istituzionale che per noi rimane, evidentemente, il punto di riferimento.

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  PRESIDENTE. Ringraziamo il Sottosegretario Giacomelli. La sua è davvero una relazione completa ed esauriente. Vi ho trovato tutti gli argomenti e i temi di competenza di questa Commissione. La ringrazio anche di aver voluto, in questa sede, affrontare le aree e i temi di confine.
  Colgo anche la sua disponibilità di trovare le forme e creare le occasioni per approfondimenti di merito sulle varie questioni che di volta in volta si presenteranno, ma conoscevamo questa sua disponibilità, nota, e ne approfitteremo.
  Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  PAOLO COPPOLA. Ringrazio anch'io il sottosegretario per l'ampia relazione. Personalmente, ritengo un'ottima cosa leggere finalmente nei documenti una determinazione importante nel raggiungimento degli obiettivi dell'Agenda digitale da parte del Governo e, soprattutto, qualcosa che credo sia mancato in questi anni, cioè un coordinamento tra i vari ministeri. Il sottosegretario vi ha accennato più volte. Adesso, invece, mi sembra ci sia e questo dovrebbe migliorare le chances di raggiungere finalmente gli obiettivi che abbiamo lasciato indietro per troppo tempo.
  Mi permetto di fare tre osservazioni, forse con dei suggerimenti. La prima riguarda la diffusione dalla banda ultralarga. Il Governo ha intenzione di investire una quantità rilevante di risorse. Probabilmente, ma mi è sembrato che il sottosegretario vi avesse già accennato, sarebbe bene definire anche determinati ambiti prioritari verso i quali portare velocemente la banda ultralarga, per esempio la scuola, per cercare di creare la massima sinergia con le azioni portate avanti nell'ambito della diffusione della scuola digitale nel Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
  Sotto quest'aspetto, penso che si potrebbe e si dovrebbe valutare bene il progetto che, se non sbaglio, era originario del Ministro Profumo, di estensione della rete GARR, la trasformazione della rete della ricerca dell'università a una rete italiana della didattica, della ricerca e dell'università, che mi sembrava appunto ben avviato.
  La seconda priorità è relativa alla sanità. Anche in questo caso, sempre per continuare le sinergie, il Ministro Lorenzin recentemente nel patto per la salute ha dedicato una parte specifica alla sanità digitale. Portare velocemente un collegamento di buona qualità alla sanità vuol dire moltiplicare l'effetto di questa trasformazione.
  Infine, terza priorità, che però chiaramente è più difficile da realizzare, è quella relativa alla diffusione delle tecnologie digitali in ambito turistico. Il Ministro Franceschini, col suo recente decreto, ha dato in alcune parti, chiaramente non in tutto, un indirizzo molto determinato dell'utilizzo delle nuove tecnologie per lo sviluppo del turismo. Credo che anche in questo caso la sinergia con il Ministero dello sviluppo economico possa massimizzare l'impatto delle politiche del nostro Governo.
  In particolare, qui è ottima, dal mio punto di vista, la scelta di introdurre nel futuro decreto «sblocca Italia» delle misure per agevolare la diffusione del wi-fi libero, agganciandolo al sistema pubblico dell'identità digitale. C’è poi una cosa su cui mi permetto di attirare l'attenzione del sottosegretario: valutare eventuali limitazioni nella condivisione della connettività dei privati. Dovremmo controllare che non ci siano delle norme ostative al privato che volesse mettere a disposizione di tutti la sua connessione a Internet, per cui chi gli ha venduto il contratto magari gli oppone che non può farlo. Avere la possibilità di estendere facilmente le connessioni wireless e wi-fi potrebbe permettere di creare una copertura veloce di wi-fi libero per i turisti. Questo sarebbe un grande incentivo.
  Vengo velocemente a un accenno sulla neutralità della rete, cui anche il sottosegretario ha accennato. So che negli Stati Uniti ci sono dei segnali in un'altra direzione, c’è una forte pressione delle aziende di telecomunicazioni che, sostanzialmente, vogliono utilizzare al meglio la loro infrastruttura Pag. 12affinché ci sia un maggiore ritorno degli investimenti. Se, però, vi dicessi che i proprietari delle reti di distribuzione del gas si lamentano perché guadagnano tutti i soldi quelli che vendono il gas e non loro, a noi verrebbe da ridere.
  Allo stesso modo, se qualcuno sostenesse che, nella circolazione delle merci su strada, a chi paga di più si dà la sirena, che il camion con la serena va più veloce degli altri e tutti gli altri, invece, devono sottostare ai limiti di velocità, anche questo farebbe ridere. Nel caso della neutralità della rete è un po’ questo quello che dicono gli operatori di telecomunicazione, cioè che vogliono che chi paga di più abbia una velocità migliore. Tutti gli altri si arrangino, best effort. Probabilmente, non è quella la direzione per sviluppare gli investimenti.
  Infine, come ha giustamente osservato, bisogna sviluppare la domanda. A me piacerebbe che il Ministero dello sviluppo economico, per esempio, ponesse un quesito chiaro agli operatori di telecomunicazione, che giustamente si lamentano della scarsa domanda, sul perché non hanno, per esempio, presentato un'offerta per il pacchetto dei diritti televisivi del calcio. Quello era un ottimo modo per sviluppare la domanda e, invece, è andato deserto.
  Si lamentano tanto che i produttori di contenuti guadagnano tanto a spese loro, ma avrebbero potuto diventare diffusori di contenuti e non l'hanno fatto. Anche in questo senso la Rai può essere un ottimo strumento per la diffusione, per lo sviluppo della TV via Internet.
  Infine, un altro modo per sviluppare la domanda è l’e-commerce, che a me interessa particolarmente. Ben tre target nell'Agenda digitale europea sono relativi all’e-commerce. Sicuramente, Poste italiane può essere un attore importante nella diffusione dell’e-commerce in Italia. Certo, dovrebbe cambiare leggermente la strategia dell'azienda, che ultimamente si è focalizzata su altri ambiti, riprendere anche quello della logistica in un'ottica magari più moderna per la diffusione dell’e-commerce.

  MIRELLA LIUZZI. Sarò sintetica perché alcune cose sono state già dette.
  Ringrazio il sottosegretario per la relazione perché, secondo me, è una fotografia abbastanza veritiera dei dati dell'Italia e di quelli in relazione all'Unione europea. Peraltro, ultimamente abbiamo presentato un'interpellanza del Movimento 5 Stelle proprio con questi dati, che quindi sono quelli che risultano anche a noi.
  Accogliamo con piacere sia la citazione del catasto delle reti, che è un emendamento presentato dal Movimento 5 Stelle accolto dal Governo insieme anche ad altri colleghi di questa Commissione, sia quella sugli investimenti che il pubblico farà nella banda ultralarga.
  Ci sembra il modo corretto per agire anche in relazione a quanto si diceva precedentemente della scuola. Grazie anche a un ulteriore emendamento del Movimento 5 Stelle, alla faccia di chi dice che non fa niente, è stato possibile anche inserire i libri digitali nelle scuole dal prossimo anno, iniziando un programma per le scuole che vorranno inserire questa possibilità. Si tratta di un fattore, secondo noi, rivoluzionario, che va incentivato e che sicuramente è un primo passo.
  Un altro primo passo è inserire negli edifici che si ristrutturano o quelli di nuova costruzione la possibilità di inserire wi-fi, reti cablate. Lo accogliamo, ovviamente, con piacere e aspettiamo anche il decreto «sblocca Italia».
  Per quanto riguarda la Rai, alcune cose sono state già dette in Commissione di vigilanza, e quindi non le ripeterò. Ovviamente, agli onori della cronaca degli ultimi giorni c’è la faccenda del canone speciale, sulla quale lei si è già espresso.
  Per la riforma del canone, che è una tassa ovviamente che ha una delle più alte evasioni credo di tutta Italia, e quindi è considerata qualcosa di sgradevole dai cittadini – questo è indubbio – siamo molto curiosi di conoscere il percorso che il Governo farà in merito al provvedimento di riforma, quali punti toccherà, con che procedura sarà portato avanti, non so come agirete, se lo metterete a disposizione del Parlamento, in rete, tramite Pag. 13consultazione pubblica. Suggerirei personalmente questa modalità perché, essendo una imposta molto odiata dagli italiani, purtroppo – lo vediamo tutti i giorni – secondo me è il caso di inserire una partecipazione maggiore sulla sua riforma.

  LORENZA BONACCORSI. Il mio sarà un intervento brevissimo. Mi pare particolarmente interessante la questione del catasto dal punto di vista delle infrastrutture, delle reti. Mi chiedo se non si possa ampliare l'ottica e pensare a un catasto delle telecomunicazioni considerando anche, e quindi riprendendo anche, il progetto di catasto delle frequenze, proprio in riferimento al discorso molto importante, soprattutto molto innovativo e di cui abbiamo parlato in questa stessa sede circa un'ora fa, della necessità urgente di rimettere mano a tutto il sistema spettrale italiano. Mi sentirei di dare questo suggerimento.

  DIEGO DE LORENZIS. Anche il mio sarà un intervento rapido con alcune considerazioni. La relazione è sicuramente molto ampia, ma a mio parere non è completa. In particolare, sulla parte che il rappresentante del Governo ha fornito per quanto riguarda Poste italiane, mi sarei aspettato un indirizzo molto più chiaro relativamente alla sua partecipazione nel piano industriale di Alitalia-Etihad. Quali sono i criteri soglia che determinano poi eventuali investimenti nella società o un eventuale disinvestimento in questa cordata ?
  Inoltre, non c’è stata alcuna menzione riguardo al piano di razionalizzazione degli uffici postali adottato da Poste italiane già dal 2012, dichiarato in qualche modo critico, in maniera quasi conflittuale illegittimo, da alcune sentenze del Consiglio di Stato. Anche su questo, visto che si parla di servizio universale, mi sarei aspettato qualche chiarimento in più.
  Ancora, per quanto riguarda il piano delle frequenze, il primo argomento citato, si prevede di risolvere le difficoltà anche con i Paesi in cui c’è, appunto, una situazione di sovrapposizione come termine massimo entro la prima parte del 2015, quindi da qui a un anno. Anche questo mi sembra un tempo molto lungo e vorrei capire se esitano tappe intermedie, un percorso più particolareggiato e avere dei chiarimenti in merito.
  Anch'io ho un'osservazione relativamente al catasto delle reti. Non vorrei che fosse una cosa bellissima, ma che il ministero tiene chiuso in un cassetto. Se c’è questo catasto, si deve dare anche la possibilità alla società civile, a operatori, a chiunque sia interessato di capire con quali interlocutori avviare un dialogo per utilizzare al meglio, ovviamente, quest'infrastruttura.

  PRESIDENTE. Do ora la parola al Sottosegretario Giacomelli per la replica.

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Più che una replica, darò alcune risposte dovute.
  Ringrazio per i suggerimenti e parto dalle considerazioni dell'onorevole Coppola. Forse non avevo sufficientemente sottolineato l'importanza della questione degli ambiti prioritari su cui sviluppare: scuola, sanità e turismo.
  Sulla neutralità della rete, l'onorevole Coppola ha citato un'analogia con quello che accade per il gas. Qui l'età media dei commissari è piuttosto bassa, ma chi viene dal Vecchio Testamento ricorderà che il famoso decreto Letta portò una grandissima discussione e polemica di vario segno perché separava, in qualche modo, i ruoli.
  È evidente che nel settore di cui stiamo parlando scontiamo questo processo che identifica i soggetti e che, quindi, non consente di sviluppare quella riflessione. In un mondo astratto, che non esiste, in cui tutto si può fare a tavolino, forse occorrerebbe immaginare che il modo più normale e produttivo in cui operare fosse quello, evidentemente, di strutture su cui si lavora che siano di interesse generale, e dunque certamente pubbliche, diversamente che per la competitività degli operatori, di chi sviluppa i servizi. La realtà, però, si sviluppa secondo alcune questioni Pag. 14non determinabili, in qualche caso per fortuna, per cui è bene tener conto di questo.
  Ho capito la riflessione della collega Liuzzi anche sui dati. Lo dice in modo educato, ma ho capito il punto. Sul catasto rete e scuola siamo d'accordo, mentre per il canone l'intenzione del Governo – il Presidente del Consiglio l'ha detto diverse volte in forma molto esplicita – è che sulla questione del servizio pubblico e della riflessione sul servizio pubblico si sviluppi, e noi faremo quanto dobbiamo, una discussione, un confronto e una riflessione che non si limitino né all'ambito politico né ai cosiddetti addetti ai lavori, ma che investa interamente la comunità nazionale.
  È interessante il suggerimento della collega Bonaccorsi. Naturalmente, va declinato diversamente in base alle tipologie, ma è un punto importante.
  Devo una risposta al collega De Lorenzis. Su Alitalia non c’è, da parte mia, una competenza, una possibilità di interloquire. Immagino che questo tema debba essere posto ad altri colleghi di Governo. La nostra attività riguarda esattamente la questione della determinazione del contratto di servizio, l'onere di servizio, la partecipazione in sede europea al confronto su questo, ma né il processo di privatizzazione né la questione citata rientrano nelle competenze per cui c’è un qualche ruolo.
  Diverso è il caso, invece, su cui richiama l'attenzione sempre il collega De Lorenzis sul piano di razionalizzazione. In qualche misura, questo fa parte di elementi di un contratto di servizio e di una relazione con l'utenza e la comunità. Se ce n’è la necessità, presidente, possiamo approfondire meglio sia l'intenzione e l'iniziativa di Poste italiane sia la relazione tra quest'iniziativa e le esigenze e quanto questo sia adeguato rispetto alla necessità del Paese e della comunità civile. Su questo elemento possiamo svolgere un approfondimento.
  Il catasto non rimane sicuramente chiuso in un cassetto. Oltretutto, non lo immaginiamo come un patrimonio da acquisire a un ministero, ma esattamente come un meccanismo che consenta di unire le diverse conoscenze degli enti locali, degli operatori, dei diversi soggetti, in modo che chiunque possa usufruire di queste conoscenze.
  Non immaginiamo, quindi, di realizzare una sorta di libro da tenere nascosto ma, al contrario, di avviare un processo positivo in cui la conoscenza di un pezzo di infrastrutture del territorio non è considerata un asset a disposizione di un unico soggetto, ma una forma di conoscenza collettiva che agevola processi condivisi. Su questo, nel merito, ci confronteremo.
  L'ultima questione è quella delle frequenze. Capisco che il tempo possa sembrare lungo. A me sarebbe piaciuto moltissimo iniziare il semestre europeo avendo risolto la questione. Lei sa bene, sanno bene i commissari, sa bene il presidente, che sulla vicenda delle frequenze, delle assegnazioni c’è un intreccio di competenze che non riguarda solo il mio ministero. Ogni atto che facciamo deve tener conto delle modalità, delle procedure e delle competenze.
  Arrivare a determinare, di fatto, un nuovo piano significa avere avviato un processo che porti l'Autorità per le garanzie nelle comunicazione a fare una nuova assegnazione di frequenza, questo anche per la tutela degli operatori, degli interessati, molti dei quali vantano, naturalmente, diritti pregressi. Questo va messo in scala con i tempi necessari.
  Tuttavia, confido che sia possibile arrivare, entro il 2014 certamente, ad avere determinato un accordo. Sarei molto contento e sarebbe un fatto rivoluzionario, perché dallo switch off non è mai accaduto che si sia arrivati a compatibilizzare le frequenze. Naturalmente, l'attuazione richiede i tempi necessari. In ogni caso, su quest'aspetto, come su quello di Poste, se ritenuto necessario, sono pienamente disponibile a un approfondimento.
  Richiamo questo punto: tutta quest'attività è necessaria perché non è stata fatta. Il processo prevedrebbe un piano di assegnazione, che nell'assegnazione vi sia l'utilizzo esclusivamente delle frequenze Pag. 15che Ginevra assegna a un Paese, che vi sia la determinazione di vincoli di piano, che vi sia un'attività successiva di controllo del rispetto dei vincoli da parte degli operatori, che vi sia un'attività di compatibilizzazione delle frequenze che porta alla registrazione a Ginevra.
  Non mi interessa qui stabilire quale delle diverse istituzioni dovesse occuparsi del singolo pezzetto, ma direi, essendo io parte complessivamente del sistema istituzionale, che quest'attività negli anni alle nostre spalle non c’è stata, che si è consentita una saturazione dello spettro oltre ogni limite, che si è consentito il permanere di un'attività interferenziale che forse in un primo momento si sarebbe potuta risolvere con facilità e che oggi è molto più complesso risolvere.
  Personalmente, mi propongo non di mettere una toppa alla singola questione di emergenza. Il Governo ha l'ambizione di operare un intervento, d'intesa con Agcom, di riordino complessivo per quello che riguarda lo spettro, in modo da avere, da parte dell'ITU (International Telecommunication Union) e degli organismi di Ginevra, il riconoscimento del sistema Italia, se messo nella condizione di essere dentro il rispetto degli accordi.

  PRESIDENTE. Ringraziamo il sottosegretario per la relazione e per il documento depositato, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato).
  Finisce qui questa audizione che è stata per noi estremamente utile. Per i successivi approfondimenti sia sugli atti di Governo sia sulle singole iniziative, ci rivedremo.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.

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