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XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Giovedì 11 settembre 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Catania Mario , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro dello sviluppo economico, Federica Guidi:
Catania Mario , Presidente ... 3 
Guidi Federica , Ministro dello sviluppo economico ... 3 
Catania Mario , Presidente ... 10 
Cenni Susanna (PD)  ... 10 
Gallinella Filippo (M5S)  ... 12 
Garofalo Vincenzo (NCD)  ... 12 
Fantinati Mattia (M5S)  ... 14 
Russo Paolo (FI-PdL)  ... 14 
Mongiello Colomba (PD)  ... 15 
Taranto Luigi (PD)  ... 17 
Catania Mario , Presidente ... 18 
Guidi Federica , Ministro dello sviluppo economico ... 18 
Catania Mario , Presidente ... 20 

ALLEGATO: Relazione presentata dal Ministro dello sviluppo economico Federica Guidi ... 21

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MARIO CATANIA

  La seduta comincia alle 14.10.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del Ministro dello sviluppo economico, Federica Guidi.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro per lo sviluppo economico, Federica Guidi.
  Come Commissione abbiamo ritenuto che fosse fondamentale iniziare il nostro lavoro con un'audizione del ministro di riferimento per la problematica della contraffazione. Il MISE è il ministero a cui fanno capo una serie di funzioni di amministrazione diretta ma anche di coordinamento in materia di contraffazione. Quindi, nessuno più del Ministro Guidi poteva essere titolato a dare avvio al nostro lavoro.
  Do la parola al Ministro Guidi, che ci esporrà il suo punto di vista e le sensibilità sue e dell'Amministrazione su questa materia.

  FEDERICA GUIDI, Ministro dello sviluppo economico. La ringrazio, signor presidente.
  In virtù di concomitanti impegni che mi attendono al Ministero, chiedo fin d'ora la disponibilità ad accettare che, dopo aver raccolto le vostre sollecitazioni, magari mi riserverò di rispondervi in un momento successivo, per iscritto. Naturalmente sono anche disponibile a ritornare personalmente.
  Vorrei darvi all'inizio un breve quadro di riferimento anche come impatto del fenomeno della contraffazione a livello economico, prima di entrare su alcuni temi specifici.
  Certamente va innanzitutto sottolineato che la contraffazione è un fenomeno pervasivo, esteso ormai a tutti i settori produttivi e caratterizzato da una specializzazione territoriale e anche da flessibilità rispetto a mutevoli esigenze di mercato. È certamente un fenomeno globale, nella produzione e nei consumi, tanto che a livello internazionale si stima che il valore dei prodotti contraffatti commercializzati nel mondo possa arrivare entro il 2015 a 960 miliardi di dollari.
  Inoltre, va sottolineato, come terzo fattore, che la contraffazione è ampiamente dominata dalla criminalità organizzata. Ritengo che, anche alla luce di queste caratteristiche, si debba considerare che le conseguenze economiche e anche sociali del fenomeno sono rilevanti. Dunque, si deve cercare di mettere in campo tutti gli strumenti e le pratiche di contrasto.
  Cito, dal rapporto MISE-Censis 2014, alcuni dati che riteniamo significativi attinenti all'impatto del fenomeno sugli operatori economici, quindi Stato, imprese e consumatori. Il fatturato in Italia è pari a 6 miliardi 535 milioni di euro. Pag. 4La contraffazione sottrae al sistema economico legale nazionale 17 miliardi 773 milioni di produzione, 6 miliardi 400 milioni di valore aggiunto (corrispondenti allo 0,45 per cento dell'intero PIL italiano), 5 miliardi 280 milioni di entrate erariali, quindi il 2 per cento del totale delle entrate, 105 mila unità di lavoro (pari circa allo 0,44 per cento dell'occupazione complessiva nazionale).
  Questi sono dati complessivamente in lieve calo rispetto a una precedente rilevazione riferita ai dati 2010. È un calo che in qualche modo si spiega anche con la crisi economica in atto, nel senso che naturalmente la crisi economica ha impatto anche su questo settore, e con il calo dei consumi e del potere di acquisto delle famiglie, che evidentemente si ripercuote in tutti i settori di spesa, anche quelli relativi ai prodotti contraffatti.
  Comunque, questo conferma l'ipotesi che il mercato del falso segue sostanzialmente lo stesso trend del mercato legale, quindi non sembrerebbe avere un andamento anticiclico, da questo punto di vista.
  Chi danneggia la contraffazione ? La contraffazione danneggia direttamente le imprese. Esiste la consapevolezza di questo danno e anche la conseguente adozione di strumenti di tutela; tuttavia, esiste soprattutto a livello di grandi imprese, in particolare quelle detentrici di marchi noti e di brevetti, e quelle importanti. Viene invece espressa in maniera un po’ più generalizzata dalle piccole o medie imprese, che certamente risentono della concorrenza sleale dei contraffattori, ma manifestano una certa resistenza e riluttanza anche a mettere in atto delle forme di tutela, in primis il ricorso ai titoli di proprietà industriale, probabilmente anche per i costi di questi strumenti di tutela.
  Sempre in base al rapporto MISE-Censis del 2014 che citavo prima, oltre il 46 per cento degli intervistati afferma che l'acquisto di merce contraffatta è un'abitudine in crescita fra i consumatori, in particolare con riferimento ad articoli di abbigliamento e accessori, e lo stesso campione ipotizza che sul proprio territorio venga prodotta anche merce falsa.
  La contraffazione, come è evidente, danneggia anche i consumatori che, in alcuni casi, in relazione ad alcune tipologie particolari di prodotti contraffatti, sono anche complici del fenomeno. Il 20 per cento dei consumatori italiani compra merce contraffatta e tra i giovani di età compresa fra i 18 e i 25 anni circa il 75 per cento sono consumatori consapevoli.
  Per altre categorie, come ad esempio farmaci o prodotti agroalimentari, i consumatori sono invece degli acquirenti pressoché inconsapevoli.
  Questa attività di indagine delle autorità e di enforcement a tutela dei consumatori, come dirò successivamente, si sta sempre più focalizzando anche sulle piattaforme di commercio on line, dove in misura sempre crescente – anche qui è una questione di adeguamento alle nuove modalità di vendita – vengono individuate versioni contraffatte o falsificate di farmaci, pesticidi, apparecchiature domestiche, ricambi auto, che sono anche potenzialmente pericolosi e letali per i consumatori.
  Questo è il quadro di riferimento, con alcuni numeri che riguardano il contesto e l'impatto economico.
  Qual è l'assetto istituzionale della lotta alla contraffazione e quindi il ruolo del CNAC (Consiglio nazionale anticontraffazione) ? A seguito di questo quadro di impatto socioeconomico che denota una criticità che abbiamo nel nostro Paese, dobbiamo sottolineare come l'Italia costituisca comunque un modello evoluto di lotta alla contraffazione, dato che noi abbiamo già messo in atto efficaci strumenti e anche pratiche di contrasto a un fenomeno che è in forte diffusione e anche chiaramente preoccupante.
  Il sistema nazionale anticontraffazione può contare, infatti, oltre che su un assetto legislativo avanzato, anche su un assetto istituzionale particolarmente articolato. Nel 2009, con la creazione della Direzione generale per la lotta alla contraffazione e la tutela dei titoli di proprietà Pag. 5industriale – Ufficio italiano brevetti e marchi, il MISE ha assunto il ruolo di autorità nazionale responsabile della formulazione delle politiche per la lotta alla contraffazione.
  Questa Direzione generale include la competenza sia in materia di lotta alla contraffazione sia in materia di registrazione dei titoli di proprietà industriale, nell'ottica di valorizzare la funzione del sistema della proprietà industriale anche come una delle principali leve di crescita del nostro PIL, quindi anche di crescita occupazionale.
  Nel 2010, proprio a testimoniare il costante impegno e l'attenzione sempre crescente nei confronti di questo fenomeno, è stata istituita la Commissione parlamentare d'inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale.
  Da ultimo, nel 2011 è stato costituito il Consiglio nazionale anticontraffazione, che ha sede presso il Ministero dello sviluppo economico, che riunisce tutti gli operatori del sistema anticontraffazione italiano.
  Il Consiglio nazionale anticontraffazione, che è l'organismo interministeriale con funzioni di indirizzo, impulso e coordinamento strategico delle iniziative intraprese da ogni amministrazione in materia di lotta alla contraffazione, ha dodici membri, quindi è un Comitato interministeriale particolarmente ampio. Vi partecipano undici ministeri – sviluppo economico, economia e finanze, affari esteri, difesa, politiche agricole, interno, giustizia, beni e attività culturali, lavoro e politiche sociali, salute e funzione pubblica – più l'ANCI, l'Associazione nazionale dei comuni italiani. È presieduto dal Ministro dello sviluppo economico. Proprio in questi giorni ho provveduto a delegare il sottosegretario Vicari a presiedere le riunioni del CNAC e a curarne anche le relative attività.
  Il CNAC coinvolge, come ho evidenziato prima, tutti i soggetti che sostanzialmente si occupano di lotta alla contraffazione, quindi forze dell'ordine, associazioni imprenditoriali, associazioni dei consumatori, sia a un livello più strategico, con le Commissioni permanenti delle forze dell'ordine e delle forze produttive e dei consumatori, sia a un livello più operativo, con le Commissioni tematiche.
  Le Commissioni tematiche hanno in particolare il compito di suggerire azioni e strumenti concreti per affrontare il problema della contraffazione in alcuni ambiti prioritari individuati dal Consiglio. Questo particolare meccanismo di governance ha reso obiettivamente anche più efficace il sistema nazionale anticontraffazione, anche perché ha permesso, per la prima volta, nel nostro Paese di esprimere in poco tempo anche dall'insediamento del Consiglio (avvenuto a dicembre 2010) una progettualità già sintetizzata e unitaria in materia di lotta alla contraffazione, con il Piano nazionale anticontraffazione.
  Che cos’è il Piano nazionale anticontraffazione ? È sostanzialmente il quadro strategico per la lotta alla contraffazione a livello nazionale, che indica gli indirizzi per orientare l'azione delle amministrazioni e anche di coloro che hanno la responsabilità politica, i policy maker impegnati al contrasto di questo fenomeno.
  Questo ha segnato una svolta rispetto al modus operandi del passato, nell'affrontare proprio da un punto di vista strategico la lotta alla contraffazione, prima di tutto per la governance che ho detto prima, che si ritiene particolarmente efficace, ma anche per questo approccio bottom up adottato che ha preso le mosse da una considerazione se vogliamo semplice, ma crediamo efficace, ossia che si debba partire dalle esigenze concrete di chi è danneggiato per capire quali sono gli strumenti più efficaci per reagire. Quindi, i soggetti che sono maggiormente danneggiati dalla contraffazione sono da un lato le imprese, dall'altro i consumatori.
  Il Piano nazionale è stato infatti costruito lavorando in primis insieme a questi soggetti, che sono rappresentati in seno al CNAC attraverso le Commissioni permanenti e le Commissioni tematiche, soprattutto per individuare quali sono gli ambiti in cui è prioritario intervenire, quindi di conseguenza quali sono gli strumenti migliori per intervenire.Pag. 6
  Il Piano nazionale anticontraffazione ha indicato sostanzialmente sei ambiti prioritari in materia di lotta alla contraffazione: comunicazione, informazione e formazione destinate ai consumatori; enforcement; rafforzamento dei presìdi territoriali; lotta alla contraffazione via internet (segno dei tempi); formazione alle imprese in tutela della proprietà industriale; tutela del made in Italy dai fenomeni di usurpazione all'estero.
  Nel Piano nazionale anticontraffazione sono anche contenute cinquanta best practice, quindi progetti anticontraffazione già realizzati che hanno fatto fino a oggi da modello per l'ideazione e la realizzazione di iniziative in ciascuno di questi sei ambiti prioritari che ho delineato prima.
  In particolare, per quanto attiene l'ambito relativo al primo punto, ossia comunicazione, informazione e formazione destinate ai consumatori, credo sia importante sottolineare che si lotta contro la contraffazione sostanzialmente cercando di indebolire la domanda da parte dei consumatori. Per fare questo bisogna sensibilizzare i consumatori circa la natura del fenomeno, naturalmente sottolinearne il più possibile la pericolosità per la salute e per la sicurezza delle persone, ma anche il riverbero negativo a livello di sistema economico nazionale.
  Tutte queste fattispecie sono sostanzialmente riassumibili a titolo esemplificativo in una categoria merceologica come quella dei giocattoli, che è emblematica in quanto in questa categoria sono racchiusi tutti i fenomeni che citavo prima.
  Noi riteniamo che tutto questo debba essere realizzato integrando tutta la filiera del percorso di sensibilizzazione – quindi comunicazione, informazione e formazione – con un'attenzione particolare rispetto ai giovani.
  In particolare, ci sono tre iniziative che il Ministero dello sviluppo economico ha avviato in questo ambito. La prima è la campagna nazionale di comunicazione in materia di proprietà industriale e lotta alla contraffazione, realizzata anche in collaborazione con la Presidenza del Consiglio dei ministri, con lo slogan «Difendi la proprietà industriale e fai crescere le tue idee».
  La seconda iniziativa sono le attività di educazione, di informazione e di formazione dirette sia agli insegnanti sia agli alunni delle scuole primarie e secondarie sulla tutela della proprietà industriale e sulla lotta alla contraffazione, naturalmente in collaborazione con il Ministero dell'istruzione, allo scopo di far capire a coloro che saranno domani i nuovi consumatori o magari i nuovi imprenditori quale sia il valore strategico dell'iniziativa inventiva quale leva di sviluppo della società in cui i nostri giovani vivono. Inoltre, si tratta di far capire quanto grande sia il disvalore della contraffazione quale freno alla creatività e come tutto ciò sia fonte di attività criminale.
  La terza è un'iniziativa di sensibilizzazione verso i cittadini in questo caso realizzata anche in collaborazione con le associazioni di consumatori, che mira a coinvolgere attraverso progetti i consumatori stessi nella lotta alla contraffazione, anche con sportelli di assistenza che le associazioni gestiscono sul territorio o comunque con strumenti di comunicazione, di informazione, di marketing un po’ innovativi.
  Altro obiettivo prioritario che il Piano nazionale anticontraffazione si è posto è il rafforzamento del presidio territoriale. La contraffazione va combattuta in maniera capillare, anche per impedire il radicamento dell'illegalità a livello territoriale. In questo senso, il Ministero dello sviluppo economico ha finanziato, per un totale di 1,5 milioni di euro, il Programma nazionale di azioni territoriali anticontraffazione realizzato da ANCI.
  Questo programma ha dato ai comuni la possibilità di organizzare delle attività e delle iniziative per promuovere, diffondere e coordinare meglio nuovi strumenti e pratiche innovative per il contrasto del fenomeno della contraffazione e delle attività illegali. I comuni che si sono aggiudicati le risorse messe a disposizione dal ministero sono stati 27.Pag. 7
  Come abbiamo detto, la contraffazione si combatte alzando il livello di consapevolezza da parte dei titolari dei diritti di proprietà industriale, integrata anche dalla conoscenza degli strumenti giuridici messi a disposizione per proteggere questi diritti. Rispetto a questo obiettivo, nel 2013 il ministero ha realizzato con le associazioni di categoria più rappresentative oltre 230 giornate di formazione su aspetti di business direttamente collegati a proprietà industriale, su tutto il territorio nazionale, strutturate con seminari e approfondimenti su temi specifici, anche con incontri one to one con singole imprese. A queste 230 giornate hanno partecipato oltre 700 imprese. Oltre alle iniziative che abbiamo cercato di mettere in campo, questo dimostra che c’è effettivamente un interesse e una sensibilità da parte del mondo industriale.
  Bisogna cercare di capire sempre meglio il fenomeno della contraffazione, anche per mettere in campo delle strategie di previsione e di contrasto. Quindi, il ministero ha deciso di realizzare continuamente indagini, studi e ricerche su questo fenomeno, anche con alcune collaborazioni a livello sia nazionale che internazionale, con l'idea di costituire una sorta di osservatorio nazionale sulla contraffazione in relazione ad alcuni filoni di ricerca.
  Il primo è sicuramente macroeconomico, con la valutazione dell'impatto della contraffazione sul sistema economico nel suo complesso, ma anche microeconomico, quindi l'impatto su singoli operatori, consumatori e imprese, e su settori produttivi. Questo viene fatto in collaborazione con il Censis.
  Altro filone di ricerca riguarda il numero dei sequestri di prodotti contraffatti compiuti in Italia. Ad oggi ammontano a circa 335 milioni i prodotti sequestrati per contraffazione da Agenzia delle dogane e Guardia di finanza nel periodo 2008-2013, in circa 100 mila sequestri, per un valore stimato di quasi 3,8 miliardi. Attraverso la banca dati IPERICO (Intellectual Property – Elaborated Report of the Investigation on Counterfeiting), vista l'importanza di monitorare al meglio questo fenomeno attraverso una visione integrata a livello sia nazionale che europeo e globale, vengono raccolti e armonizzati i dati sulle attività di contrasto dei diversi corpi preposti, quindi Guardia di finanza, Agenzia delle dogane, Carabinieri, Polizia di Stato, polizie locali, e anche i dati relativi a diverse tipologie di illeciti, dalla contraffazione alla pirateria, alla violazione in materia di made in Italy, e la normativa sulla sicurezza dei prodotti.
  Altra linea di ricerca mira a capire meglio qual è il coinvolgimento della criminalità organizzata nella contraffazione, ed è svolta con l'Istituto di ricerca delle Nazioni Unite sul crimine e la giustizia.
  Vi è anche un'attività di ricerca e di analisi rispetto alla percezione di questo fenomeno da parte dei consumatori e delle imprese, anche cercando di focalizzare l'attenzione sui settori maggiormente colpiti dal fenomeno.
  Inoltre, si cerca di fare anche una quantificazione della contraffazione on line – altro filone in crescita – anche in considerazione di alcune caratteristiche che questo fenomeno assume in un ambiente un po’ particolare e con caratteristiche peculiari come è l'ambito di internet.
  Per quello che riguarda l'attuazione di questo Piano nazionale anticontraffazione, quali sono le priorità strategiche per il 2014 e il 2015 e le proposte di azione ? Proseguendo nell'attuazione di questo Piano, certamente c’è un nuovo slancio alla progettualità del Consiglio nazionale anticontraffazione, che è stato impartito anche sotto due impulsi importanti: il fatto che siamo appena entrati nel semestre di presidenza europea e l'Expo del 2015.
  Questo ha portato il Consiglio a rifocalizzare gli obiettivi strategici su tre ambiti prioritari: il primo, la tutela del made in Italy da fenomeni di usurpazione all'estero, un fenomeno in crescente ascesa che danneggia in maniera costante e sempre più massiva il nostro made in Italy; l’enforcement, inteso come il controllo e la Pag. 8repressione delle violazioni con il rafforzamento del presidio territoriale; la lotta alla contraffazione via internet.
  Questa nuova fase attuativa è stata avviata lo scorso aprile. A questo scopo sono state anche insediate tre Commissioni tematiche CNAC, una per priorità, che hanno lavorato con alcune proposte di azione sulla base di un'agenda dettata dal Consiglio. Le Commissioni tematiche hanno presentato le loro relazioni conclusive lo scorso luglio. Le proposte sostanzialmente riguardano per lo più interventi legislativi e specificazioni volte a rafforzare la cooperazione fra i soggetti impegnati nel contrasto a questo fenomeno.
  Venendo all'analisi di alcune proposte più incisive rispetto a questi tre ambiti prioritari di intervento, i cui dettagli potranno essere rappresentati alla Commissione dal CNAC stesso, sicuramente la tutela del made in Italy da fenomeni di usurpazione è stato considerato come ambito di azione prioritario proprio per il biennio 2014-2015, per il fatto che noi gestiremo la presidenza dell'Unione europea, ma soprattutto perché avremo nel 2015 l'Expo che è un'occasione unica per rilanciare il nostro Paese; soprattutto il settore agroalimentare, che è uno di quelli molto esposti, è un po’ al centro di questa grande manifestazione.
  L'apposita Commissione tematica del CNAC ha elaborato in merito due proposte normative. La prima è una legge speciale per la tutela dei segni distintivi di Expo 2015. Questo per rispondere a un'esigenza di contrastare fenomeni di usurpazione di un marchio connesso a un evento di rilevanza mondiale come Expo.
  Nella proposta di legge elaborata dalla Commissione tecnica made in Italy la tutela riguarda non solo, in generale, tutti i segni distintivi registrati e usati da Expo 2015 SpA, ma include anche il cosiddetto «marketing parassita», consistente nell'associazione indebita, non autorizzata, di un brand a un evento mediatico.
  La seconda è un'iniziativa legislativa in materia di marchi collettivi per la valorizzazione della produzione italiana di qualità. La Commissione tematica ha proposto di incentivare l'adozione di marchi collettivi volontari di fonte privata, anche gestiti in forma consortile, elaborati dai singoli settori. L'esempio di riferimento è il marchio «Ceramics of Italy» che rappresenta e promuove le aziende dell'industria ceramica nel mondo. A questo scopo la Commissione tematica ha elaborato anche una bozza di articolato per una delega per la promozione delle produzioni di qualità sul mercato globale mediante l'istituzione di marchi collettivi di settore.
  Inoltre, per rendere l'Esposizione universale libera da contraffazione, la Commissione ha proposto di creare dei presìdi anticontraffazione presso Expo. Attualmente sono in corso dei contatti con gli organizzatori di Expo per verificare se tra gli strumenti di autoregolamentazione dell'Expo siano già previsti in qualche modo dei meccanismi per mettere in campo procedure atte a tutelare visitatori ed espositori contro alcune possibili fattispecie di violazione relative alla contraffazione e al fenomeno che viene definito «italian sounding», anch'esso in forte espansione a livello internazionale.
  Con riferimento all’enforcement e al rafforzamento del presidio territoriale, nel biennio 2014-2015 le prospettive di azione di tutte le amministrazioni competenti in materia di anticontraffazione dovranno convergere verso un maggior coordinamento a livello territoriale, anche per contrastare il dilagare del fenomeno dell'abusivismo commerciale, che rappresenta, nell'ambito della contraffazione, una parte sicuramente molto significativa.
  Inoltre, come dicevo prima, sarà decisiva la sensibilizzazione dei consumatori probabilmente anche attraverso il rilancio dello strumento della sanzione dell'acquirente consapevole di prodotti contraffatti.
  In tal senso vanno le evidenze ricavate dall'attuazione del primo Piano di azione territoriale realizzato nel biennio scorso sempre in collaborazione con ANCI. In questo senso vanno anche le richieste delle associazioni imprenditoriali, prime fra tutte quelle rappresentative delle imprese commerciali.Pag. 9
  La Commissione tematica sulla parte specifica dell’enforcement, anche al fine di assicurare una coerenza fra le iniziative delle amministrazioni centrali e quelle locali, ha elaborato un modello di raccordo fra soggetti impegnati nella lotta alla contraffazione a livello locale che potrà essere applicato in maniera flessibile tenendo conto anche delle diverse esigenze del territorio. Ad esempio, l'applicazione potrà avvenire attraverso stipula di protocolli fra amministrazioni, associazioni e autorità locali.
  Peraltro, quanto proposto come linea di intervento è perfettamente coerente con la direttiva di agosto diramata dal Ministro dell'interno, avente a oggetto la prevenzione e il contrasto all'abusivismo commerciale e alla contraffazione.
  Infine, vengo all'ultimo punto, la lotta alla contraffazione via internet e la vendita di prodotti contraffatti sul web, che naturalmente accompagna lo sviluppo di questo nuovo strumento di commercio elettronico che sta prendendo sempre più piede, per certi versi auspicabilmente, per le forme lecite, sia nel nostro Paese che nel resto del mondo, considerando che il mercato ormai si è globalizzato.
  Le evidenze degli studi condotti nel passato biennio dal Ministero dello sviluppo economico e le richieste crescenti dal mondo imprenditoriale hanno sostanzialmente convinto il CNAC a considerare che questo è un ambito di azione prioritario nel biennio a venire, anche per cambiare un po’ il passo e imprimere un andamento un po’ diverso nelle azioni di contrasto specifiche per quello che riguarda la contraffazione on line, anche qui attraverso il coinvolgimento di tutti gli attori interessati, che siano gli operatori del mondo economico digitale o comunque i produttori di beni o i consumatori stessi.
  Tenendo conto di quanto è rappresentato dagli internet service provider e dai titolari dei diritti di proprietà industriale, la Commissione tematica ha proposto di adottare strumenti e regole anche volontarie per prevenire e contrastare la contraffazione on line. Esistono, sotto questo profilo, modelli già funzionanti – ad esempio in Francia il protocollo d'intesa per la lotta contro la vendita on line di merci contraffatte, che è stato sviluppato nell'ambito degli stakeholder dialogue della Commissione europea – che in qualche modo hanno già dimostrato che questi accordi spontanei comunque sono utili e hanno quella giusta flessibilità per cui si adattano velocemente all'evoluzione tecnologica. Quindi, nonostante la natura volontaria, sembrano in effetti nella pratica offrire soluzioni efficienti soprattutto per quello che riguarda il problema della contraffazione on line.
  I rappresentanti dei provider e delle imprese che sono riuniti nella Commissione tematica hanno concordato di stabilire un periodo di sperimentazione durante il quale non escludono la possibilità di considerare una revisione delle norme ora in vigore, tenuto conto che anche a livello comunitario ci potrebbe essere un riordino di questa materia in un prossimo futuro. Una riunione di questi portatori di interesse su questo tema specifico verrà organizzata entro il mese di ottobre per scegliere, fra i vari esistenti, lo strumento più idoneo attraverso il quale procedere a questa sperimentazione.
  In chiusura vorrei menzionare alcune iniziative – che escono un po’ dall'ambito nazionale, ma credo sia importante ricordarle – che rafforzano la lotta alla contraffazione a livello sia europeo che internazionale.
  La prima è un'iniziativa normativa in corso di negoziato a Bruxelles dal 2013, il cosiddetto «pacchetto marchi», a cui la presidenza italiana naturalmente attribuisce la massima priorità. Nell'ambito di questo «pacchetto marchi» è prevista una proposta che consentirà alle autorità doganali, su richiesta del titolare del marchio, di fermare prodotti contraffatti in transito sul territorio dell'Unione anche quando la destinazione finale delle merci è un Paese terzo, evitando così che il mercato unico si trasformi in un hub di smistamento di prodotti contraffatti.
  L'auspicio – noi ci metteremo tutta la nostra forza – sarebbe quello di riuscire a Pag. 10chiudere il negoziato politico all'interno del periodo di semestre della presidenza italiana.
  Dimenticavo di citare altri due eventi a livello internazionale. Il primo è una riunione dei CNAC euromediterranei che si terrà a Roma il 25 novembre del 2014, finalizzata a costituire un partenariato fattivo anche per scambio di informazioni e assistenza alle imprese italiane nei Paesi partecipanti al processo, che sono Italia, Francia, Bulgaria, Croazia, Serbia, Romania, Spagna, Portogallo, Grecia, Malta, Slovenia, Libano, Giordania, Marocco, Algeria, Tunisia, Turchia, Egitto ed Emirati Arabi Uniti.
  Inoltre, sempre a Roma si terrà il 26 novembre 2014 una riunione dell'osservatorio europeo sulle violazioni della proprietà intellettuale. In questo caso l'obiettivo è di porre al centro della discussione l'efficacia del modello di coordinamento di indirizzo e di impulso al CNAC da estendere a tutti gli Stati europei che non hanno strutture di concertazione strategica analoghe al CNAC a livello nazionale.
  Credo di aver elencato tutte le iniziative principali a livello europeo e internazionale. Queste sono sostanzialmente le principali linee di indirizzo su cui il MISE si sta esercitando.
  La Commissione, che ringrazio, potrà certamente acquisire maggiori elementi da me o dal sottosegretario Vicari per conto del Consiglio nazionale anticontraffazione. Infine, anche la Direzione generale del ministero è a vostra disposizione. Grazie.

  PRESIDENTE. Rivolgo un primo ringraziamento al ministro per l'ampia relazione e per tutti gli spunti che vi sono contenuti.
  Prima di darvi la parola, faccio presente che il testo della relazione del ministro è a nostra disposizione e vi sarà diramato per posta elettronica.
  Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  SUSANNA CENNI. Anch'io rivolgo un doveroso ringraziamento alla ministra. Abbiamo molto apprezzato il tempo e l'attenzione che ha voluto dedicarci. Spero davvero che sia l'inizio di un'utile collaborazione per il lavoro che questa Commissione dovrà svolgere con il suo ministero.
  Il gruppo del Partito Democratico è fortemente impegnato in questa Commissione e anche molto determinato a sostenere una forte azione della Commissione per la tutela del made in Italy e per individuare i punti che possono essere utili a suggerire un miglioramento del sistema, della lotta e della prevenzione della contraffazione.
  Ovviamente, credo lo si faccia esprimendo una forte volontà, avendo norme chiare, agevoli, semplici, strumenti che funzionano, ma credo anche ribadendo con forza un profilo culturale, una visione molto forte su questo tema.
  Del resto, credo che il Presidente del Consiglio si sia pronunciato più d'una volta sulla sua volontà in questa direzione, parlando proprio di quell'Italia che fa l'Italia e che, quindi, investe sulle proprie peculiarità, credo uno dei pochi terreni su cui davvero possiamo pensare di crescere per uscire dalla terribile crisi che stiamo vivendo.
  Credo che oggi avremo ulteriori dati sul nostro export, che riguarda un po’ tutto il volume d'affari relativo all'artigianato, alla moda, all'agroalimentare. Penso che questa Commissione – abbiamo già avuto modo, con il presidente e con gli altri gruppi, di parlarne diffusamente – non dovrà sono limitarsi a raccogliere dati e a scattare una fotografia, ma provare a collaborare con Governo e Parlamento per suggerire qualche passo.
  Ovviamente, credo che siamo davanti a una battaglia molto complessa anche per le previsioni che lei, ministro, ci ha illustrato all'inizio della sua relazione, una dimensione assolutamente globale e previsioni molto preoccupanti sulla dimensione dell'ulteriore crescita che l'attività di contraffazione può assumere.
  Se, infatti, si comincia a dire che un pezzo della stessa criminalità organizzata sta spostando la sua attenzione dagli investimenti Pag. 11sullo spaccio di droga alla contraffazione, credo che qui ci sia un primo tema di riflessione. Se questo è vero, forse dovremmo fare una riflessione anche sulle norme, sulle sanzioni, sulle pene, quindi entrando forse anche nel codice penale. Se si considera quest'attività più redditizia e meno rischiosa, probabilmente dovremmo intervenire anche su quello.
  Sono d'accordo con lei sul fatto che, indubbiamente, il Semestre, che sta diventando trimestre, ed Expo rappresentino comunque una possibilità importante per quanto ci riguarda. Non so, francamente, se la crisi di per sé, quando faremo i conti in fondo, ci consentirà di affermare che c’è una diminuzione di quest'attività o forse il contrario. Abbiamo visto anche da quest'indagine del Censis sui consumi dei giovani che proprio nella crisi c’è più propensione ad andare sui prodotti contraffatti. Purtroppo, lo vedremo.
  Passo a formulare alcuni quesiti per capire a che punto siamo con la strumentazione di cui il nostro Paese si è dotata e anche ad alcune sue valutazioni sul funzionamento di questi strumenti, se è in grado di dircelo. In parte, ha già risposto su alcuni punti, quindi non mi ci soffermerò.
  Vorrei chiederle, anzitutto, una sua valutazione proprio sul tema delle pene, quindi del codice penale. So che era iniziato un lavoro di riflessione sulla modifica del 514 del codice penale anche per l'istituzione del reato di frode contro le industrie nazionali. Voglio capire se da parte del ministero che coordina quest'attività ci sia una riflessione e che valutazione c’è su quest'ipotesi.
  Altro punto che vorrei segnalare riguarda un tema che ha un po’ sfiorato e che riguarda proprio il coordinamento delle forze e delle istituzioni che hanno competenza su questa materia. Nel mio territorio – vivo in provincia di Siena – non più di due giorni fa è stata resa nota l'ennesima battaglia vinta, se vogliamo, dalle Forze dell'ordine, che hanno scoperto l'ennesima truffa, in questo caso ai danni del vino, tutto vino certificato, denominazioni, quindi vini di eccellenza: il risultato è stato straordinario.
  Ho avuto modo più volte di parlare con i soggetti impegnati in quest'indagine. Uno dei temi che continua a essere messo sul tavolo da parte di tutti loro è il seguente: c’è sì un maggiore coordinamento, ma per esempio le nostre banche dati continuano a essere gestite in totale autonomia. Se avessimo una gestione collegiale anche delle banche dati, probabilmente compiremmo altri passi avanti. Penso che questo debba essere, per esempio, un terreno di lavoro che forse ci consentirebbe, in una fase di spending review, anche di ragionare su qualche gelosia in meno e su qualche opportunità e risparmio in più.
  Sicuramente, un pezzo del lavoro, cui pure in parte ho accennato, riguarda il fronte comunitario. Non credo che potrà essere esaurito tutto nel nostro ruolo di Presidenza del Semestre. Qui vorrei capire da lei, per esempio, sul tema del brevetto unitario europeo a che punto siamo, se esista un orientamento a procedere alla ratifica, un rallentamento del percorso iniziato.
  Lo stesso potrei chiedere sul tema della tracciabilità dell'etichettatura. Nell'agroalimentare sono stati compiuti passi avanti. È una volontà chiarissima da parte del legislatore nazionale, che ha prodotto norme in materia, ma che non riescono a esplicare fino in fondo i propri effetti, ovviamente in una lettura comunitaria ancora molto rigida. Nel frattempo, vanno avanti altre ipotesi, su cui ovviamente mi auguro ci si arresti, come quella del semaforo, non sufficientemente espressione dello stesso tipo di garanzia nei confronti del consumatore.
  Altra questione sollecitata a molti di noi, soprattutto in alcune parti del territorio, è il tema del pacchetto generico per quanto riguarda il tabacco: l'ipotesi di un confezionamento diverso da quello che attualmente riguarda le sigarette nel nostro Paese può, probabilmente, favorire la contraffazione. Anche da questo punto di vista, vorrei capire se esista un orientamento già maturato.Pag. 12
  Ancora, poiché sappiamo e mi sembrano molto importanti sia quanto ha richiamato a proposito del coordinamento delle dogane sia gli appuntamenti che avremo nel nostro Paese nelle prossime settimane, penso alla necessità di investire moltissimo nei controlli a livello comunitario. Anche in questo caso, in relazione all'esperienza dell'Europol, c’è intenzione di investire ulteriori risorse ? Quanto personale abbiamo collocato come Paese in quest'organizzazione ?
  Sul tema della comunicazione, che lei ha richiamato e che è uno dei punti che mi sembra il CNAC abbia scelto come strategici, anch'io penso che da qui passi un pezzo della battaglia molto forte, non soltanto come richiamo alla proprietà industriale e così via, com’è indubbiamente. Forse, però, dovremmo riuscire a lavorare anche a una comunicazione un po’ più diretta per far comprendere cosa c’è dietro un prezzo e cosa c’è dietro un prodotto. Lo dico in modo particolare per l'agroalimentare.
  La collega Mongiello, che ha seguìto e continua a seguire da anni l'olio d'oliva, lo sa, come molti di noi che si occupano in modo particolare di agroalimentare. Una delle battaglie, però, è proprio far comprendere cosa ci sia in termini di lavoro, di lavoratori, di qualità, di garanzia per la salute dei cittadini e dei consumatori stessi.
  Vengo a un'ultima questione e concludo. Indubbiamente, Expo è una grande occasione. Mi auguro che per quell'evento una serie di opportunità che ha richiamato siano pronte e che, quindi, possa rappresentare anche una grande occasione di proiezione dell'azione di contrasto alla contraffazione. Da questo punto di vista, pongo davvero un'ultima questione e concludo sul tema dell’italian sounding.
  Negli anni passati, anche nella scorsa legislatura, siamo intervenuti in più di un'occasione. Purtroppo, infatti, abbiamo verificato che alcune imprese che facevano abbondante uso dell’italian sounding ricevevano anche finanziamenti da alcune strutture del nostro Paese, quindi anche con l'utilizzo di danaro pubblico. Penso che un pezzo del nostro lavoro debba essere concentrato a evitare che questo avvenga ancora. La ringrazio.

  FILIPPO GALLINELLA. Ringrazio il ministro. Spero anzitutto che, nell'ambito della spending review, per il CNAC vi sia la volontà di mantenere risorse e di ampliarle, affinché il CNAC possa essere uno strumento che può svilupparsi.
  Molti colleghi della Commissione cultura hanno già avuto modo, per altri motivi, di parlare con le Forze di polizia, che si sono impegnate comunque nella lotta alla contraffazione e hanno dato dei suggerimenti dal punto di vista sia normativo sia organizzativo, come il database comune, cui la collega Cenni ha accennato, che richiedono investimenti e risorse. Sicuramente, è un punto chiave sapere se questa Commissione contraffazione può lavorare con il CNAC in futuro con un obiettivo. Se, infatti, sappiamo che comunque esisterà, ma non avrà risorse, è chiaro che forse dovremo trovare anche altre strade. Questo è evidente.
  Sulla questione del trimestre europeo rimasto, ha accennato a una serie di iniziative che saranno messe in atto per tutelare il marchio legato all'Expo. Come consiglio, su cui penso siamo tutti d'accordo, in questi tre mesi sicuramente il passaggio chiave, al di là di vedere le misure per tutelare i marchi relativi all'Expo, è quello dell'etichettatura d'origine. Già il regolamento n. 1169 entrerà in vigore, ma poi si dovrà allargare per tutta la serie di prodotti. Secondo me, l'Italia, che vanta tante tipicità, deve spingere sempre più per l'etichettatura d'origine. Questo è un impegno che penso sia ampiamente condiviso.
  Infine, ben venga la nuova idea della Direttiva marchi, che sicuramente va nella direzione giusta.

  VINCENZO GAROFALO. Anch'io, signor ministro, la ringrazio anzitutto per l'interessante e abbastanza completa relazione, tenendo conto anche che, ovviamente, i tempi devono essere ottimizzati da tutti. Ho apprezzato, comunque, la sua completa illustrazione.Pag. 13
  Ritengo che il ministero abbia già messo in campo abbastanza, abbia destinato e non sottovalutato il fenomeno. Ovviamente, come sempre, a una macchina in corsa vanno trovate delle correzioni, va verificato se il percorso necessiti di ulteriori miglioramenti e quali possano essere gli strumenti per ottimizzare questo grande e importante lavoro per l'Italia oltre ai fenomeni che ha già citato e illustrato in termini economici.
  Di fatto, nel mondo il made in Italy è uno dei grandi valori che aveva fatto crescere enormemente la manifattura italiana. In queste ore, tra l'altro, i dati diffusi ci danno segnali preoccupanti. Se, però, non mettiamo in piedi strategie sempre più efficaci, rischiamo anche di scoraggiare chi continua a condurre questa battaglia. Ritengo che una serie di elementi che ha citato vadano già nella direzione giusta, senza dubbio. Abbiamo apprezzato anche l'interazione tra i vari ministeri, tutto questo sistema di consultazione rispetto a due grandi famiglie, le imprese e i consumatori.
  In mezzo a tutto questo c’è, comunque, da considerare che, a mio giudizio, vanno messi in campo senza dubbio strumenti innovativi. Non so quanto il ministero abbia già preso in considerazione di diffondere nei vari settori tutti i sistemi di tracciabilità, che in alcuni casi hanno forti e importanti risultati. La tecnologia forse ci consente anche di esaminare l'applicazione in settori i meno immaginabili.
  Mi riferisco al settore della pesca, ma a tutto il settore dell'agroalimentare che, come lei ha detto, genera anche una preoccupazione enorme dal punto di vista della salute e che comunque l'Italia in tanti anni ha dimostrato di saper coltivare. Mi piacerebbe sapere se il ministero ha preso in considerazione, in che misura e con quali prospettive questi sistemi di tracciabilità.
  Quando parliamo di internet, mi rendo perfettamente conto che parliamo di un negozio virtuale. Fisicamente, infatti, con chi parliamo ? Quando, però, si entra un negozio e si trova della merce contraffatta, il primo a subire la sanzione è il negoziante. Siccome vedo i colossi prodotti su internet andare in borsa con cifre stratosferiche riconosciute dal mercato, credo che debbano essere responsabili di tutto quello che mettono on line.
  Non so se su questo sia possibile e in che misura individuare la strategia più giusta, legalmente percorribile. Nei confronti del consumatore, però, c’è un garante, colui che vende: chi vende deve garantire che il prodotto non sia, appunto, di provenienza contraffatta. In relazione all'eliminazione delle sanzioni, come qualcuno ha detto prima, abbiamo notato sì che con la crisi la riduzione dei consumi si rivolge anche a questi prodotti e, probabilmente, la crisi potrebbe anche incentivare a spendere meglio, cioè a sprecare meno. Con l'informazione e la formazione può avvenire. Purtroppo, però, è anche facile che la voglia di comprare porti a comprare di più e male. Bisogna stare, quindi, molto attenti.
  Apprezzo molto l'iniziativa del contrasto del transito delle merci da Paesi più «morbidi». Mi pare che in Europa a volte riceviamo merce proveniente da Paesi notoriamente fabbricanti produzioni contraffatte, che però transitano da altri Paesi europei e così eludono magari i nostri controlli. Se non c’è un contrasto europeo, ovviamente, alcuni Paesi diventano vittime predestinate.
  Quello agroalimentare è un settore, al di là anche degli ultimi successi, comunque oggetto anche dell’italian sounding: forse lì, utilizzando meglio sanzioni molto più severe, più rapide, forse riguardanti appunto la tutela della salute, potremmo riuscire ad accrescere il contrasto. Per questo, sarebbe sempre più auspicabile saper usare le norme, anche forzandone l'applicazione quando abbiamo un settore più sensibile. Mi riferisco alla salute.
  Concludo dicendo che è apprezzabile il fondo di 1,5 milioni di euro messo a di posizione e che solo 27 comuni, comunque, hanno saputo utilizzare, ma penso che questo fondo dovrebbe essere ormai costantemente alimentato da tutti quei sequestri che anche lei ha citato. Ne Pag. 14vengono fatti tanti: una parte di questi deve essere assolutamente destinata al controllo del territorio.
  Tra l'altro, è un fenomeno che danneggia qualunque tessuto economico. Mi riferisco al commercio al dettaglio. Penso che tutti vediamo fuggire questi sfruttati che vendono la roba in mezzo alle strade, ma pochi sono i vigili che riescono a contrastarli. Bisogna cercare di essere di più per strada, soprattutto con sanzioni più severe, in maniera da garantire a chi rispetta le leggi una tutela maggiore. Bisogna soprattutto evitare che proliferi sempre più questa produzione, colpendo chi produce, demolendo e distruggendo le merci sequestrate in maniera direi tempestiva.
  Su questi fenomeni credo che serva un'azione sempre più rapida, altrimenti sarà difficile. Per quanto eliminiamo i prodotti, purtroppo ne cresceranno di più. Rischiamo, quindi, che il saldo non sia negativo, ma che rimanga positivo.

  MATTIA FANTINATI. Cercherò di essere telegrafico. Formulo una considerazione: forse è il caso che il ministro torni una prossima volta, visti anche gli impegni d'Aula, mentre forse molte nostre domande prevedono un impegno più corposo. Io ne ho due o tre, come penso altri miei colleghi.
  La prima questione è la delocalizzazione, sicuramente un aiuto alla contraffazione. È stato rilevato che in molti casi aziende producono materiale più abbondante del necessario per venderlo al mercato nero. Secondo me, questo richiede da parte del Governo quanto meno un intervento informativo verso le associazioni di categoria per chi segue questo comportamento. Non dico che vada sanzionato – chiaramente, non si può – ma credo debba essere vigilato.
  La seconda è soltanto una considerazione. Mi spiace che non sia passato un emendamento conforme all'Agenzia delle dogane col quale la contraffazione passava da illecito amministrativo a penale e si è dovuti tornare indietro. La mia domanda è questa: siccome la settimana prossima ci sarà una delegazione di deputati, tra cui anch'io, che farà visita agli Stati Uniti anche per parlare dell'accordo del TTIP (Partenariato trans-atlantico per il commercio e gli investimenti), vorrei chiedere per il Governo in quest'accordo quali sono le misure per difendere il made in Italy, il nostro prodotto, l’italian sounding.
  Il mercato americano è molto vasto. Sono stati i primi nel mondo a sostenere che non può esistere un marchio del prodotto legato all'origine. Per il prosciutto di Parma, per noi prodotto a Parma, per un americano si può aprire un'azienda «Prosciutto di Parma» che lo venda.

  PAOLO RUSSO. Anzitutto, ministro, la ringrazio per essere qui e per offrirci il suo punto di vista. La contraffazione presenta due aspetti. Il primo è quello dell'interesse delle organizzazioni criminali, complessivamente intese a fare attività di profitto. È vero anche che più alto è l’appeal dei nostri prodotti, quindi del sistema agricolo, industriale, artigianale, produttivo del nostro Paese, maggiore è la tendenza alla contraffazione. Non vi è una tendenza a contraffare prodotti che non hanno valore sul mercato, ma prodotti che hanno appeal, attrazione sul mercato. Se è una misura del sistema criminale, è anche una misura del successo del sistema Paese dal punto di vista delle qualità produttive. Faccio questa premessa perché è evidente che l'obiettivo che dobbiamo avere è quello di ridurre il divario, il gap tra mercato legale e mercato illegale.
  È di questi giorni la considerazione su come considerare, all'interno del PIL, alcuni valori delle attività illegali, sinora illegali. Ovviamente, la mia è soltanto un'offerta di valutazione critica, ma probabilmente anche su questo fronte una riflessione deve cominciare a farsi. Soprattutto, deve cominciare a farsi perché è evidente che più si slatentizza quel PIL, più lo si regolarizza; più lo si regolarizza, più lo Stato acquisisce elementi di verifica e di controllo anche per contrastarlo, laddove illecito.Pag. 15
  Vengo rapidamente a un tema sul quale spero di essermi distratto. Vorrei comprendere quanto investiamo su questo fronte. Vorrei comprendere se investiamo più o meno di ieri; se, alla luce dei tagli che rischiano di esserci nelle prossime settimane su questo fronte, investiamo di più o di meno; se sia sufficiente quello che facciamo e, soprattutto, se abbiamo cominciato – spero che ciò sia stato fatto non ieri, ma avantieri – a misurare l'efficacia delle risorse investite.
  Ho ascoltato una serie di azioni, una serie di interventi su progetti, taluni dell'ANCI, altri di ulteriori autorevolissime associazioni, la cui attività è meritoria, ma avrei interesse a comprendere, di questi milioni di euro investiti, per quanto pochi siano, quale sia il risultato in chiave di efficacia sul fronte del contrasto.
  Mi piacerebbe anche conoscere la sua opinione sull'efficacia del CNAC come modello organizzativo, ma anche di prospettiva. Devo dire che, da questo punto di vista, mi appassionano meno sia il trimestre europeo sia l'Expo. Ho compreso che vi è il desiderio di utilizzare queste due opportunità, ma non vi è una strategia chiarissima che possa di certo indicarci le opportunità e anche la loro misura.
  Vengo all'ultima questione dei sistemi di controllo e coordinamento, il presidio che ha indicato nell'ambito del piano come presidio territoriale. Non ho fatto bene il calcolo, ma al volo me ne sono venute già una quindicina, tra dogane, Carabinieri, Forze di polizia varie, Guardia di finanza, Corpo forestale, polizie provinciali, locali, consorzi e chi più ne ha più ne metta nel controllare e nel contrastare i fenomeni di adulterazione, di sofisticazione, di contraffazione. Mi domando se in questa fase di spending review, nella quale allora capisco si tenti anche un affronto al Corpo forestale, vi sia piuttosto un'idea di carattere più generale che metta insieme tutte queste straordinarie competenze e le renda più funzionali sul piano dell'efficacia.
  Infine, vi è o vi sono iniziative concrete, se può anche fornircele, di sostegno, di supporto tecnico-giuridico alle nostre imprese all'estero quando si trovano a combattere con i fenomeni di mistificazione, di adulterazione e di competizione e concorrenza sleale, tante di quelle che abbiamo anche letto dai media ?

  COLOMBA MONGIELLO. Ministro Guidi, il mio non è un ringraziamento formale. Lei ha fornito una relazione dettagliata sugli strumenti che il suo ministero sta adottando. Su questo comitato, il CNAC, di cui veramente conosco poco, ha fornito sia notizie di una serie di interventi che sta realizzando in questi ultimi tempi, sia la struttura organizzativa.
  Il tema è complesso. Ce ne rendiamo perfettamente conto. Chi, come me, se n’è occupato anche in passato, ha impattato anche questo tema. Nel corso della carriera parlamentare, ho potuto notare come il tema, a mano a mano che passava il tempo, assumesse anche contorni piuttosto delicati, particolari.
  Dico che forse c’è stata anche una sottovalutazione delle istituzioni tutte nell'affrontare questo fenomeno, magari nell'affrontarlo con sistemi che non ritengo del tutto adeguati, ma anche con strutture organizzative che molto spesso, pur nella loro buona volontà, forse nel lasso del tempo male organizzate o magari senza alcun coordinamento, non hanno prodotto gli effetti sperati.
  Questa è la mia opinione anche rispetto – lo citava il collega Russo nell'ultimo intervento – a tantissimi interventi, ma forse sarebbe importante vedere come si sono organizzati e strutturati, come si affrontano una serie di tematiche, magari anche cercando di parlarsi tra di loro, di comunicarsi anche le diverse esperienze per essere molto più utili nel lavoro che stanno compiendo. Questa è la mia opinione. È ovvio che i temi sono un po’ diversi. Tengo sempre a sottolineare che un conto è la contraffazione, un conto l’italian sounding. Dovremmo anche pensare di affrontarli in maniera diversa. Questa è la mia opinione.
  Molti di noi sono stati invitati all'estero a vedere un po’ come funzionano i diversi mercati: un conto sono i sistemi contraffatti, un altro che hanno scoperto che Pag. 16esiste un italian sounding che sta prendendo piede, magari anche inconsapevole rispetto al lavoro dell'impresa. Magari le stesse imprese non sanno che quei prodotti esistono col loro nome e che non hanno nulla a che fare con la penisola italica, ma che pure esistono.
  Andrò velocemente, sollecitata dal presidente a essere maggiormente sintetica. Ci siamo spesso posti il problema da legislatori di quale sarebbe il nostro compito, quale modello ordinamentale potremmo mettere in campo per aiutare questo sistema. Nel corso del tempo, molti di noi hanno maturato l'idea che forse nel codice penale qualche rivisitazione va fatta con l'aiuto sia delle Forze dell'ordine sia, ovviamente, degli enti preposti al controllo sul territorio, ma anche del sistema delle imprese.
  Dico questo perché in un sistema partecipato forse si potrebbe pensare a un sistema normativo efficace. Parlo di sistema partecipato perché spesso ci siamo scontrati anche con visioni diametralmente opposte qualche volta anche col sistema delle imprese rispetto, per esempio, alla tracciabilità e all'etichettatura. Un conto è la borsa Prada, un conto è il Parmigiano reggiano, per citare un esempio. Sono sistemi diversi con cui ci troviamo ad avere a che fare.
  Mi piace l'idea che state sviluppando sul sistema del consumatore informato: educhiamoli, in maniera che possiamo portarli, ovviamente, a una maggiore conoscenza di ciò che stanno comprando, magari anche con sistemi di intervento a volte sanzionatori, ma almeno facendo loro capire quale sia il danno a volte per la loro salute, a volte per la salute dei propri figli e a volte anche per il PIL e il sistema economico di questo Paese, quindi un sistema informativo efficace per il consumatore.
  Lo stesso tema vale per il mondo delle imprese, che secondo me ha compreso un po’ tardi che a volte il sistema contraffattivo e quello dell’italian sounding provocavano un danno enorme rispetto a tutti gli sforzi che compivano per approdare ai mercati internazionali. Significa mettere in campo una strategia di insieme.
  Su questo punto penso magari a un sistema unico della contraffazione. Penso anche a una rivisitazione del codice penale. Ci abbiamo provato con la legge «salva olio». Abbiamo modificato il codice penale. Abbiamo introdotto due nuovi codici, le intercettazioni. Abbiamo paragonato anche gli agropirati a delinquenti veri e propri, quindi con un sistema non solo sanzionatorio, ma con il carcere. Abbiamo ritoccato, come sanno il collega Russo, il presidente della Commissione e l'ex Ministro Catania, che è presente. Siamo entrati, quindi, nel merito di alcune questioni.
  Mi sono spesso chiesta se non potessimo mutuare lo stesso sistema, magari tutti insieme cercando di normare un codice penale che, secondo me e secondo molti altri osservatori, è obsoleto rispetto ai nuovi fenomeni: quello della pirateria commerciale, quello via web, quello degli agropirati. Il nostro codice penale non ha previsto una serie di fenomeni nuovi. Forse lì potremmo intervenire con maggiore forza. In questo caso, il CNAC e il MISE potrebbero aiutarci a delineare un sistema normativo adeguato ed efficiente.
  Esiste l'intero tema dei domini, quello del web, per noi sconosciuto, ma che altri Paesi stanno affrontando e su cui forse ci siamo attardati e di cui adesso scopriamo quanto sia pervasivo e quanto susciti appeal nei consumatori, soprattutto in quelli più giovani e anche più inconsapevoli. È una serie di fenomeni che dovremmo affrontare.
  Cosa mettiamo in campo ? Ho la vaga impressione che tutti ci occupiamo del tema, ma che non ci sia un sistema che mette insieme tutti questi sentimenti, dando maggiore efficacia anche alla stessa azione di contraffazione. Il tema che mi pongo anche come vicepresidente di questa Commissione insieme a tutti i commissari è quale intervento possiamo fare all'interno di questa Commissione. L'intento è di essere d'aiuto ai sistemi che operano nel settore, ma mettendo insieme Pag. 17anche una traccia normativa che possa migliorare lo stesso sistema d'intervento.
  Giungo alla conclusione. Vede, ministro, dicevo prima che sono due sistemi diversi. Condivido alcune idee, come quella delle informazioni, quella dell'educazione alle giovani generazioni, il sistema di approccio con il MIUR, quello con i comuni. Un tema sul quale mi soffermerei è quello dell’italian sounding, che magari affronteremo in un'altra occasione, su come funzionano i mercati internazionali, gli HUB, il sistema del commercio estero, i nostri sistemi di controllo.
  Esiste la rete costituita da Interpol, Europol e così via. Molti di noi hanno anche partecipato a diverse sessioni: quali sono, però, gli strumenti normativi internazionali che stiamo mettendo in campo ? Bisogna anche rendere trasparente e tracciabile il sistema dello scarico merci in maniera che sappiamo quanto entra e quanto esce dal nostro Paese. L'abbiamo chiesto come Partito Democratico con una mozione unitaria.
  Mi accingo alla conclusione, ministro. Questo è stato un primo approccio. Magari avremmo anche un'altra serie di domande da rivolgerle. Certamente saprà, per quel che riguarda l'etichettatura – lo ha ricordato la collega Cenni – che abbiamo approvato in Aula una mozione unitaria di tutti i gruppi parlamentari: sono molto rammaricata del fatto che, dopo un mese dell'approvazione di questa mozione sulla tracciabilità ed etichettatura, un funzionario del MISE abbia scritto a Bruxelles contestandola, che era un impegno politico. Lo faccio qui. Credo che sia la sede opportuna.
  Ovviamente, sono della maggioranza di questo Governo, ma auspicherei che tutti parlassimo la stessa lingua, tutti. Magari ci sono anche sedi nelle quali potersi confrontare. Credo che questa sia la sede giusta e opportuna, magari anche per confrontarsi su opinioni diverse e giungere alla medesima conclusione, senza rischi di fare figuracce a Bruxelles, come in un recente passato abbiamo già fatto.

  LUIGI TARANTO. Sarò molto rapido. Ringrazio anch'io il ministro per la sua relazione, di cui ho apprezzato l'impianto che ha cercato di organizzare la ricognizione sullo stato dell'arte e le possibilità di intervento intorno ad alcuni temi chiave. Tra questi temi chiave, di particolare rilevanza ho trovato la consapevolezza del rilievo crescente del canale del commercio elettronico per la diffusione dei prodotti contraffatti. Ho trovato di particolare rilievo la consapevolezza del fatto che, anche da questo punto di vista, il turno di presidenza italiano dell'Unione può essere un'opportunità. Ho trovato particolarmente rilevante la consapevolezza della pervasività internazionale di questo fenomeno.
  Ne discendono tre domande. La prima è questa: posto che ritengo che tutti concordiamo sul rilievo crescente del commercio elettronico come canale di diffusione dei prodotti contraffatti, ritiene il signor ministro che sia necessario perseguire un livello di cooperazione più attiva da parte degli internet service provider ? In particolare, è possibile che questa collaborazione più attiva sia fondata non soltanto, ovviamente, su buone pratiche e codici di autoregolamentazione, ma anche sull'urgente rivisitazione dell'impianto normativo, mi pare a partire dal decreto legislativo 9 aprile 2003, n. 70 ?
  Relativamente alla seconda questione, dicevo dell'opportunità nel semestre italiano di presidenza, ma è bene darsi degli obiettivi immediati, scegliere operativamente su cosa insistiamo e acceleriamo. Da questo punto di vista, siamo stati tutti colpiti dall'allarme lanciato ai primi del mese di agosto da alcuni organi di informazione circa la valutazione d'impatto che alcuni Paesi avrebbero richiesto alla Direzione industria della Commissione sul progetto di direttiva in materia di made in.
  Si è compreso che questa valutazione d'impatto rischierebbe di portare la conclusione del processo oltre i termini temporali della Presidenza italiana: qual è lo stato delle informazioni del signor ministro e quali iniziative il ministro intende assumere per accelerare quest'iniziativa ?Pag. 18
  In relazione alla pervasività internazionale del fenomeno, non è forse il caso che il contrasto della contraffazione sia, per così dire, più integralmente e compiutamente metabolizzato tra i compiti dell'Agenzia ICE (Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane) per l'internazionalizzazione del sistema Italia ? Non è il caso che la rete di relazioni e le stesse missioni del sistema Paese siano occasioni per vertici bilaterali in cui questo tema rientri tra le agende ?

  PRESIDENTE. Desidero anch'io fare una breve considerazione.
  Per formazione, sono abituato, in presenza di una problematica, dopo aver cercato di coglierne la realtà economico-sociale, a soffermarmi sul quadro giuridico. Oltretutto, questo è in linea di principio il compito, la mission, come si usa dire oggi, della politica, ma anche in una certa misura dell'amministrazione.
  Quadro giuridico vuol dire, in una materia come questa, tre livelli: la normativa nazionale, che non è solo quella penale, come giustamente è stato ricordato ripetutamente, ma anche quella civile, oltre a una serie di norme che direi a cavallo tra i due ambiti; la normativa europea sotto un duplice aspetto, normativa che è condizione come fonte sovrastante, elemento di condizionamento della normativa nazionale, ma anche come fattore che regola il fenomeno in Europa, al di là dei nostri confini.
  Credo che abbiamo anche un problema di lotta alla contraffazione nei riguardi degli stessi prodotti italiani fuori dai confini nazionali, ma dentro l'Europa, e quindi c’è tutto il tema di come sia stata recepita dagli altri Stati membri la Direttiva enforcement.
  Infine, c’è il terzo livello della normativa, gli accordi ultra comunitari, ACTA (Anti-Counterfeiting Trade Agreement) e così via.
  La domanda di sintesi che rivolgo al ministro e su cui non attendo, peraltro, una risposta immediata è la seguente: su questi tre livelli, quali miglioramenti, quali modifiche, quali integrazioni della normativa riteniamo importanti per migliorare il contrasto alla contraffazione ?
  Concludendo, riprendo il tema – mi ha preceduto il collega Taranto, ma credo che sia di un'importanza assoluta in questa fase storica – della contraffazione che viaggia via web, su cui siamo più in ritardo: riteniamo possibile e opportuno un intervento normativo che tocchi anche, ad esempio, il ruolo dei provider o lo riteniamo non compatibile e, in questo caso, cosa riteniamo auspicabile sempre sul piano normativo in materia ?
  Per quanto mi riguarda, ho concluso. Chiedo quindi al ministro come ritiene di rapportarsi a tutte queste domande, effettivamente tante, che sono state formulate.

  FEDERICA GUIDI, Ministro dello sviluppo economico. Presidente, anzitutto vi ringrazio. È stata un'occasione anche di confronto e di spunto. Se crede, mi riserverei eventualmente di riconvocarci. Posso tornare personalmente o, comunque, mandare anche qualche integrazione scritta. Credo che alcune questioni molto tecniche richiedano un approfondimento, ma vorrei offrire un contesto, cercando un po’ di cogliere il fil rouge di tutte le vostre domande più da un punto vista politico, poi mi riservo di ritornare per darci un chiarimento più puntuale.
  Credo che sia chiaro per tutti che questa è una materia di estrema importanza, di estrema pervasività, molto complessa. L'avete detto tutti in molti degli interventi. Sono molti, in effetti, gli attori coinvolti, con caratteristiche molto differenti e, probabilmente, anche con esigenze di tutela all'interno delle singole categorie, sensibilità anche differenti tra loro. È molto difficile, quindi, creare iniziative di contesto che tengano conto di aspetti e di sfaccettature così differenti.
  Credo anch'io, come è stato detto in più di un'occasione, che siano necessarie e utili – vi forniremo, naturalmente, maggiori ragguagli su questo – delle analisi sui meccanismi di causa ed effetto e, soprattutto, di efficacia delle azioni messe in campo. È evidente che dei sistemi di Pag. 19monitoraggio e di valutazione sull'effettivo impatto sono fatti e vanno fatti a maggior ragione. Credo vadano sempre più potenziati.
  Lo richiamava lei, presidente, nel suo ultimo intervento, ma molti sono stati gli interventi relativi all'aspetto legato all'internazionalizzazione, più che delocalizzazione. Parlerei, infatti, di internazionalizzazione. Sono d'accordo anch'io che contraffazione e italian sounding facciano parte in qualche modo della stessa fattispecie, ma con connotazioni diverse, forse una addirittura più difficile ancora da identificare rispetto all'altro.
  Chiaramente, il contesto di normativa europea e internazionale, gli accordi e, a maggior ragione, quelli di libero scambio, che dal mio punto di vista devono essere assolutamente sostenuti e perseguiti – questo è di estremo valore economico per quello che ci riguarda – non possono non tener conto di tutti gli aspetti di assoluta tutela.
  Da un lato, quindi, dobbiamo spingere perché le nostre imprese e i nostri prodotti possano essere sempre più internazionali e globalizzati; dall'altro, dobbiamo assolutamente vigilare e pretendere che, all'interno di questi accordi, sia assolutamente considerato e tutelato tutto quanto riguarda la protezione dei nostri marchi, dei nostri brevetti, dell'italianità e di tutto ciò che è legato alla lotta alla contraffazione. I tre livelli, quindi, domestico, europeo e l'internazionale, vanno considerati dal punto di vista sia della normativa sia delle effettive ripercussioni, da cui anche un po’ la difficoltà.
  Quali risorse ci saranno ? In questo momento, siamo sotto la legge di stabilità, con tutto ciò che questo comporta in termini di capitoli di spesa e di copertura, ma posso dire che mi riserverò di fornirci maggiori dettagli nelle prossime settimane. Posso solo accennare al fatto, ad esempio, che in quello che abbiamo chiamato Piano straordinario per il made in Italy, comunque entrato nell'ultimo Decreto sblocca Italia, per cui godrà evidentemente di una copertura in legge di stabilità, una delle azioni previste, oltre a uno sforzo suppletivo di slancio verso l'internazionalizzazione delle nostre imprese, è ancora più spinta, ancora più forte proprio rispetto ai fenomeni dell’italian sounding. Filosoficamente, vi dico già che, personalmente, ma credo tutti noi, crediamo profondamente nel fatto che vadano potenziati tutti gli strumenti utili ed efficaci.
  D'altronde, ormai il mondo è cambiato. Siamo in un'economia totalmente globalizzata. Ci auguriamo che le nostre imprese e i nostri prodotti saranno sempre più in giro per il mondo e sempre più saremo anche un mercato di arrivo di merci, come diceva il presidente, non solo dall'Unione europea, ma molto spesso da altri Paesi.
  In relazione al nuovo sistema che si è globalizzato con un nuovo modello industriale, produttivo e di consumo, cambiato, è evidente che bisogna mettere risorse. Le attività, gli enti, le azioni a supporto di tutto quello che riguarda la tutela rispetto a fenomeni che creano un danno economico e molto spesso rispetto, ad esempio, alla salute, devono essere sostenuti. Non so fornire una cifra precisa oggi, ma filosoficamente il discorso è questo. Ne è dimostrazione che anche nel Piano straordinario per il made in Italy abbiamo comunque ribadito un'azione straordinaria proprio rispetto ai fenomeni di contrasto relativi all’italian sounding.
  Concludo dicendo che, proprio per la dimensione internazionale che questi fenomeni hanno in fase sia di uscita sia di entrata dei prodotti, anche in questo Piano straordinario per il made in Italy vi è un ruolo di tutti i nostri enti presenti all'estero. È stata citata ICE, di cui molte sezioni e molti uffici già sono dedicati proprio al supporto e all'aiuto alle nostre aziende per la tutela dei propri marchi, dei propri brevetti, dei propri diritti di proprietà intellettuale.
  Questo fenomeno sarà in crescita come necessità di servizio. Oggi, infatti, speriamo che i mercati diventino sempre più di sbocco delle nostre merci e delle nostre imprese. Naturalmente, sono mercati anche più complicati, più complessi, dove sappiamo benissimo che ancora oggi, nonostante Pag. 20tutti gli sforzi dell'Unione europea per cercare accordi bilaterali che reggano da questo punto di vista, restano fenomeni di copie, di contraffazione, di non tutela dei diritti di proprietà intellettuale molto considerevoli.
  Certe misure esistono già. Stiamo continuando a supportarle e le supporteremo sempre di più. Oserei dire che in alcuni casi è quasi più importante avere la certezza della possibilità di tutelare questo tipo di diritti, quasi più importante, molto spesso, che avere un sostegno finanziario per le imprese che vogliono aggredire certi mercati.
  Rispetto a tutto questo, ovviamente accolgo anche la riflessione sul piano sanzionatorio, amministrativo, civile o penale. È chiaro anche, come dicevo, che pure un po’ la complessità della materia fa sì che necessariamente – questo, probabilmente, è anche un bene – ad esempio molti dei ministeri siano coinvolti, con un'opera anche di armonizzazione di molte competenze, distribuite non solo sul Ministero dello sviluppo economico, ma anche su altri.
  Mi rendo conto che questa è una risposta molto rapida su un tema molto complesso, ma era per darvi un primissimo feedback rispetto a molte sollecitazioni e domande che sono arrivate e che ritengo molto interessanti.
  Nel ringraziarvi ancora, naturalmente m'aspetto che questa collaborazione continui. Darei un appuntamento a qualche settimana. Adesso magari ci sentiremo con il presidente per fornirvi comunque per iscritto, se volete anche personalmente, tutte le delucidazioni ulteriori che oggi non siamo riusciti a darci reciprocamente. Grazie.

  PRESIDENTE. Credo che con quest'impegno del Ministro Guidi possiamo chiudere i lavori di questa audizione. Avrò modo nei prossimi giorni di verificare insieme al ministro quale sia il percorso. C’è la disponibilità importantissima del ministro a tornare, nonché a fornire una nota scritta. Ho colto in passaggi precedenti anche un'indicazione del ministro sulla possibilità di ascoltare anche la senatrice Vicari, sottosegretaria al Ministero dello sviluppo economico e presidente del CNAC, ed eventualmente anche la struttura ministeriale, se del caso.
  Nel ringraziare ancora il ministro, dispongo che la relazione prodotta sia allegata al resoconto stenografico della seduta odierna e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.40.

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ALLEGATO

Relazione presentata dal Ministro dello sviluppo economico Federica Guidi

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