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XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere

Resoconto stenografico



Seduta n. 60 di Martedì 21 ottobre 2014

INDICE

Sui lavori della Commissione:
Bindi Rosy , Presidente ... 3 

Variazioni nella composizione della Commissione:
Bindi Rosy , Presidente ... 3 

Esame della proposta di relazione recante disposizioni per una revisione organica del codice antimafia di cui al decreto legislativo del 6 settembre 2011, n.159:
Bindi Rosy , Presidente ... 3 
Molinari Francesco  ... 7 
Bindi Rosy , Presidente ... 7 
Buemi Enrico  ... 8 
Bindi Rosy , Presidente ... 8 
Mirabelli Franco  ... 8 
Bindi Rosy , Presidente ... 8 
Mirabelli Franco  ... 8 
Bindi Rosy , Presidente ... 8 
Fava Claudio (Misto-LED)  ... 8 
Bindi Rosy , Presidente ... 8 
Buemi Enrico  ... 9 
Mirabelli Franco  ... 9 
Ricchiuti Lucrezia  ... 9 
Bindi Rosy , Presidente ... 9 
Ricchiuti Lucrezia  ... 9 
Bindi Rosy , Presidente ... 9 
Ricchiuti Lucrezia  ... 9 
Bindi Rosy , Presidente ... 9 
Ricchiuti Lucrezia  ... 10 
Bindi Rosy , Presidente ... 10 
Ricchiuti Lucrezia  ... 10 
Bindi Rosy , Presidente ... 10 
Ricchiuti Lucrezia  ... 10 
Bindi Rosy , Presidente ... 10 

Seguito dell'esame e votazione della proposta di relazione sul sistema di protezione dei testimoni di giustizia:
Bindi Rosy , Presidente ... 10 
Mattiello Davide (PD)  ... 10 
D'Uva Francesco (M5S)  ... 11 
Mirabelli Franco  ... 12 
Bindi Rosy , Presidente ... 12 

Audizione del procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo, Bernardo Petralia, del sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo, Dario Scaletta e del sostituto procuratore nazionale antimafia, Maurizio De Lucia:
Bindi Rosy , Presidente ... 13 
Petralia Bernardo , procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 13 
Bindi Rosy , Presidente ... 15 
Petralia Bernardo , procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 15 
Lumia Giuseppe  ... 18 
Petralia Bernardo , procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 18 
Bindi Rosy , Presidente ... 19 
Petralia Bernardo , procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 19 
Bindi Rosy , Presidente ... 19 
Petralia Bernardo , procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 19 
Bindi Rosy , Presidente ... 21 
Scaletta Dario , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 21 
Petralia Bernardo , Procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 24 
Scaletta Dario , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 24 
Petralia Bernardo , procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 24 
Scaletta Dario , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 25 
Bindi Rosy , Presidente ... 25 
De Lucia Maurizio , sostituto procuratore nazionale antimafia ... 25 
Bindi Rosy , Presidente ... 26 
Mattiello Davide (PD)  ... 27 
Lumia Giuseppe  ... 27 
Petralia Bernardo , procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 27 
Lumia Giuseppe  ... 27 
Fava Claudio (Misto-LED)  ... 28 
Bindi Rosy , Presidente ... 28 
Petralia Bernardo , procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 28 
Bindi Rosy , Presidente ... 29 
Petralia Bernardo , procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 29 
Bindi Rosy , Presidente ... 29 
Scaletta Dario , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 29 
Mattiello Davide (PD)  ... 29 
Scaletta Dario , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 29 
Mattiello Davide (PD)  ... 29 
Scaletta Dario , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 29 
Bindi Rosy , Presidente ... 30 
Scaletta Dario , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 30 
Bindi Rosy , Presidente ... 30 
Scaletta Dario , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 30 
Fava Claudio (Misto-LED)  ... 31 
Scaletta Dario , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 31 
Bindi Rosy , Presidente ... 31

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE ROSY BINDI

  La seduta comincia alle 20.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sui lavori della Commissione.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno prevede il seguito dell'esame della proposta di relazione del sistema di protezione dei testimoni di giustizia, relatore onorevole Mattiello, con votazione conseguente; l'esame della proposta di relazione sulle disposizioni per una revisione organica del codice antimafia, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159; l'audizione del procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo, Bernardo Petralia, del sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo, Dario Scaletta, e del sostituto procuratore nazionale antimafia, Maurizio De Lucia, sulla note vicende dell'Italgas.
  Se non ci sono obiezioni, invertirei l'ordine di trattazione delle relazioni. Inizierei, dunque, con il secondo punto all'ordine del giorno, l'esame della proposta di relazione sulla revisione organica del codice antimafia, che vi è stata consegnata nella seduta precedente e che mi permetterò di illustrare brevemente.
  (Così rimane stabilito).

Variazioni nella composizione della Commissione.

  PRESIDENTE. Prima di iniziare, comunico che sono entrati a far parte della Commissione il senatore Francesco Bruni di Forza Italia, in sostituzione del senatore Donato Bruno, e il senatore Salvatore Tomaselli del Partito Democratico – che salutiamo e al quale diamo il benvenuto – in sostituzione del senatore Miguel Gotor.

Esame della proposta di relazione sulle disposizioni per una revisione organica del codice antimafia di cui al decreto legislativo del 6 settembre 2011, n. 159.

  PRESIDENTE. Ricordo che la relazione sulla presentazione di un disegno di legge organico per la revisione del codice antimafia vi è stata consegnata la scorsa volta. Immagino che l'avrete già letta, studiata e approfondita e sono sicura che qualcuno l'abbia anche imparata a memoria (non ancora l'articolato, ma siamo sulla buona strada).
  Date le esigenze di sintesi, vi risparmio la lunga premessa per passare, invece, alle scelte tecniche dell'articolato, che si trovano a pagina 4 e si pongono i seguenti obiettivi: la semplificazione della normativa del codice antimafia, superando alcune imprecisioni che rendono difficile ricollegare la disciplina delle misure di prevenzione ai sistemi processuali vigenti, ma anche optando per soluzioni che operativamente consentono la più agevole applicazione delle norme ai casi concreti; il recepimento dei correttivi alle criticità della disciplina vigente ricavabili dalle migliori prassi nelle sezioni per le misure di prevenzione dei tribunali, già impegnate sul territorio nazionale, e che sono state acquisite ed elaborate durante le attività conoscitive della Commissione antimafia; il contemperamento delle esigenze della giurisdizione che permeano il giudizio di prevenzione, che pertanto richiedono una Pag. 4formalizzazione di scansioni procedurali garantite e rigide e, d'altra parte, le esigenze operative della gestione dei beni sequestrati, che devono essere compatibili, appunto, con le esigenze che cerchiamo di mettere insieme, le garanzie con la visione progettuale dell'utilizzo di questi beni.
  Il disegno complessivo che ispira l'articolato si può sintetizzare nei seguenti punti:
   1) Aggiornamento delle ipotesi di pericolosità sociale. L'elenco dei soggetti destinatari della proposta di applicazione delle misure di prevenzione si allarga agli indiziati dei reati di cui all'articolo 416-ter e 418 del codice di procedura penale nonché alle persone che risultino dedite alla commissione di reati contro l'ordine e la sicurezza pubblica in occasione di manifestazioni sportive.
  Si aggiungono gli indiziati di delitti contro la pubblica amministrazione, sempre che risulti che siano dediti abitualmente a traffici illeciti o vivano abitualmente anche in parte dei proventi di tali delitti. Le misure di prevenzione, secondo questo disegno di legge, sarebbero applicate quindi a soggetti di pericolosità sociale. Oltre a quelli noti, si aggiungerebbero i suddetti.
   2) Coordinamento tra i soggetti che promuovono le misure di prevenzione e le specializzazioni dei giudici che le decidono. Vi rinvio, senza ulteriori parole, alla parte della relazione nella quale chiediamo l'istituzione di sezioni specializzate delle misure di prevenzione sia in primo grado sia in secondo.
   3) Maggiori garanzie per le parti del procedimento. Anche per questo vi rinvio alla parte della relazione ampiamente indagata e approfondita. Non voglio tornare sui punti, che riguardano in maniera particolare il fatto che il soggetto sia dall'inizio messo in condizioni di conoscere tutta la materia che lo riguarda nonché di partecipare in videoconferenza a chi si trova in situazione di libertà condizionata.
   4) Semplificazione e tempi certi del procedimento di prevenzione. Anche su quest'elemento ci eravamo a lungo soffermati nella nostra relazione, quindi rinvio a questo.
   5) Interventi necessari per una più efficace aggressione ai patrimoni: morte del proposto, evasione fiscale, accesso alle banche dati. Si prevede la possibilità di aggredire i patrimoni anche dopo la morte del proposto, la possibilità di non giustificare da proventi di evasione fiscale e di estendere le fonti di investigazione con l'accesso alle banche dati e istituzionali dell'Agenzia delle entrate.
   6) Nuove e più flessibili misure di contrasto alle infiltrazioni mafiose nel mercato: il controllo giudiziario. Questa è l'istituzione di quella nuova figura che abbiamo previsto e che era contenuta, in particolare, nella relazione Fiandaca. Nel momento in cui c’è, da parte dell'impresa, la possibilità di collaborare, la si mette sotto controllo giudiziario per evitare, eventualmente, nel caso in cui ci sia piena collaborazione, che ci siano le condizioni di procedere all'interdittiva.
   7) Scelta degli amministratori giudiziari, che è sempre stato uno dei punti più impegnativi, come ben sappiamo. Si opta nella nostra proposta non tanto per una misura, che da alcuni era stata invocata, di procedere con indicazioni rigide e, da certi punti di vista, formalistiche di affidare non più di tante amministrazioni giudiziarie a ciascun amministratore e così via – questo potrebbe anche rendere difficile, in alcune situazioni, l'individuazione degli stessi – quanto quella che da subito l'amministratore giudiziario chiamato ad assumere l'incarico deve depositare un'apposita dichiarazione sugli altri incarichi che sta ancora eseguendo e dichiarare il gruppo di lavoro con il quale intende svolgere il proprio compito.
  Questo riguarda, appunto, l'organizzazione di lavoro delle amministrazioni giudiziarie. È introdotta la previsione in base alla quale gli amministratori giudiziari di aziende dei casi più complessi devono articolare preventivamente un ufficio di coalizione indicandone i componenti e gli Pag. 5organi, così da sottoporlo all'autorizzazione previa dei giudici.
   8) Superamento definitivo della concezione del ruolo dell'amministratore giudiziario come mero custode, puntando invece sulla continuità della gestione. In particolare, su questo punto è da sottolineare l'importanza che si realizzi una collaborazione con l'Agenzia, la quale, secondo la nostra proposta, ha piena competenza dopo la fase della confisca definitiva, ma è coinvolta fin dalla prima fase per affiancare anche l'opera dell'amministratore giudiziario con figure che rispondano di più a quella funzione di progetto nella gestione del bene.
   9) Una nuova prospettiva gestionale per il tribunale e per l'amministrazione giudiziaria senza le incertezze della gestione del credito. Qui una nuova normativa riguarda, appunto, la gestione del credito, ma attraverso una disciplina differenziata della relazione richiesta all'amministratore che si mette in possesso di aziende.
  La relazione dell'amministratore giudiziario dovrà porre le condizioni della gestione separata distinguendo le aziende e i patrimoni di riferimento nonché i patrimoni individuali, i beni personali, i beni astrattamente riconducibile a terzi dei quali si assume nel giudizio che siano intestatari fittizi. L'articolato propone un diverso binario anche sui termini di redazione per la relazione riguardante le aziende.
  Data la complessità delle analisi e delle valutazioni che essa può comportare, si mantiene il termine dei 6 mesi. Tuttavia, entro 30 giorni l'amministratore deve depositare un primo documento di analisi e di proposta sulla base della quale il giudice delegato lo autorizza in via provvisoria, salve le valutazioni che svolgerà il tribunale sulla relazione completa depositata entro la scadenza del termine semestrale, a proseguire l'attività o a sospenderla. Si anticipano così in via provvisoria e urgente le eventuali utilizzazioni che derivano dall'approvazione del programma di prosecuzione. È anche in questa sede che può essere da subito coinvolta l'Agenzia.
   10) Gestione dei rapporti di lavoro e partecipazione dei sindacati. Il nuovo articolato prevede espressamente che l'amministratore, in occasione della prima relazione sulle aziende sequestrate, operi un dettagliato censimento dei rapporti di lavoro reali e fittizi, regolari o irregolari, con le connesse problematiche, in ordine alla corretta tenuta della contabilità e all'adempimento degli oneri fiscali e previdenziali.
  Dico subito che qui si prevede per i lavoratori con riguardo non solo alle tutele, ma anche all'ipotesi di licenziamento per giusta causa ricorrente nei casi di rapporti di lavoro fittizio, nei casi di soggetti fidelizzati al proposto o alla criminalità organizzata cui fa capo l'azienda e in ogni altro caso di incompatibilità o di infedeltà rispetto alla gestione dell'amministratore giudiziario.
  L'amministratore si fa carico anche di verificare quali organizzazioni sindacali siano presenti nell'azienda e ne sente il parere sul programma di prosecuzione da proporre al tribunale. Altre forme di partecipazione del sindacato alle attività di gestione dei beni sequestrati e confiscati sono previste con la partecipazione dei propri rappresentanti nel comitato consultivo e di indirizzo dell'Agenzia.
  Qui, sostanzialmente, i sindacati coinvolti fin dall'inizio sono, chiaramente, quelli presenti nell'azienda. Da questo punto di vista, è forse anche un invito ai sindacati a responsabilizzarsi nei confronti di quelle aziende nelle quali non sono presenti e a chiedersi perché.
   11) Concentrare l'impegno dell'Agenzia nelle attività di destinazione dei beni confiscati, salvo quello che dicevo prima, la capacità e la possibilità di affiancare fin dall'inizio il lavoro degli amministratori giudiziari, soprattutto per quanto riguarda le aziende, ma non solo.
  Si propone, naturalmente anche con le linee che avevamo individuato nella relazione, una riforma della stessa Agenzia.Pag. 6
   12) Intervento delle parti per l'immediata verifica del valore di stima se contestato. L'articolo 36, comma 4, fissa la regola dell'ostensibilità della relazione particolareggiata dell'amministratore giudiziario alle parti limitatamente ai contenuti inerenti la determinazione del valore di stima.
  Per converso, pertanto, ne discende che in via ordinaria e salvo specifica autorizzazione, gli altri atti dell'amministratore giudiziario trasmessi al giudice non sono accessibili alle parti private. Si evitano, così, rischi di ingerenza e di condizionamento dell'impresa da parte dei soggetti cui è stata sottratta e di tutela della riservatezza delle scelte aziendali delle imprese sequestrate.
   13) Semplificazione del procedimento di verifica dei crediti nel procedimento di prevenzione. Ci eravamo posti da sempre quest'obiettivo. L'articolo 57 prevede che l'amministratore formi l'elenco nominativo di tutti i creditori anteriori al sequestro, ivi compresi quelli ritenuti strategici per la ripresa e la prosecuzione dell'attività di impresa e per la conservazione del valore economico e sociale dell'azienda sequestrata di cui al nuovo articolo 54-bis.
  Tali ultimi crediti, pur esclusi dal procedimento di verifica dell'articolo 58 in quanto già soddisfatti, ove il giudice non ne abbia autorizzato il pagamento in ragione della riscontrata essenziale strumentalità, devono essere comunque iscritti dall'amministratore nell'elenco dei creditori.
  Vi risparmio questa parte questa sera perché è molto tecnica e vi chiedo la pazienza di una lettura da parte vostra, ma è molto chiara, soprattutto nella parte della relazione.
  L'Agenzia entra anche in questa fase, anche perché c’è una fase nella quale appunto l'Agenzia ha un ruolo integrale dopo la confisca irrevocabile.
   14) Semplificazione delle regole sulle eventuali interferenze tra procedimento di prevenzione e procedure esecutive. Da pagina 20 a pagina 23, sostanzialmente fino alla fine, sono contenuti i princìpi di delega al Governo per la parte che riguarda in maniera più esplicita la gestione delle aziende.
  Si ritiene di ricorrere alla delega perché questa parte, se non vogliamo fare grida manzoniane, deve prevedere finanziamenti. Non possiamo pensare che una riforma della gestione delle aziende sequestrate e confiscate possa avvenire senza finanziamenti adeguati. Per questo, riteniamo che questo debba svolgersi attraverso una delega al Governo, con principi molto stringenti.
  Credo che sia una sintesi di tutti i lavori, disegni di legge, che sono all'esame in questo momento in Parlamento. D'altra parte, la Commissione d'inchiesta è sempre stata il luogo di sintesi tra le varie proposte avanzate in tema di normativa antimafia, compreso il testo base adottato dalla Commissione giustizia di recente. Credo che si possa sicuramente ritenere che questo disegno di legge con annessa la delega al Governo sul funzionamento delle aziende confiscate possa rappresentare un completamento e una riforma veramente organica della materia.
  Credo, infatti, che dobbiamo evitare che, tra le proposte delle molte Commissioni, i disegni di legge, i disegni di legge d'iniziativa popolare, l'attesa del disegno di legge del Governo, che già circola, ma era stato approvato in Consiglio dei Ministri il 28 agosto e non arriva, le esigenze delle varie parti in causa, si affidi ancora una volta questa materia a sporadici interventi di natura legislativa una volta in un provvedimento e una volta in un altro.
  Dobbiamo chiedere al Parlamento di essere coerente con la risoluzione approvata e arrivare a una legislazione organica che preveda tutta la parte processuale e la modifica del codice antimafia, dopo anni di sperimentazione in cui se ne sono colti i limiti, passando poi alla parte più innovativa della gestione delle imprese.
  Qui ci sono i princìpi di delega, sui quali non voglio soffermarmi. Sono di immediata lettura e comprensione da parte di tutti, ormai ci siamo allenati sulla materia. Credo che contengano, come Pag. 7detto, la sintesi di tutte le proposte esistenti, sempre animati da un doveroso senso della realtà.
  Il cuore di questa riforma dovrebbe essere quello di riuscire a ottenere un intervento anche finanziario da parte del Governo. Gli interventi che vogliamo non si ottengono solo con la modifica della normativa. Per portare un'azienda mafiosa alla legalità occorrono investimenti. Questo è il senso di questa parte. È la chiamata in causa di varie responsabilità, dalla Cassa depositi e prestiti al fondo giustizia, alla creazione di un fondo per le aziende confiscate e a una legislazione sul lavoro di vantaggio che le riguarda. Questo è lo spirito. Ripeto che il ricorso alla legge delega si muove dalla considerazione che, se vogliamo seriamente affrontare questo tema, è necessario che vi siano interventi di natura economica.
  Questo è un lavoro molto importante, per il quale devo ringraziare in maniera particolare, naturalmente, oltre che i funzionari della Commissione, tutti i nostri consulenti e, in maniera ancora particolare, le nostre consulenti. A fronte della relazione, infatti, c’è l'articolato con precise proposte di modifica del codice antimafia. È un lavoro assolutamente organico, completo, in piena coerenza con la risoluzione approvata dal Parlamento.
  Naturalmente, vi chiedo di approvarla, anche perché c’è un appuntamento importante nel fine settimana, in cui credo che, se la Commissione si presenterà con un lavoro più organico, avremo reso un servizio. Sull'articolato, con l'aiuto di chi di fatto ha contribuito in maniera determinante con le competenze tecniche alla stesura, c’è anche la disponibilità per eventuali modifiche o cambiamenti, ma l'impianto generale è molto serio.
  Vorrei ricordare che il precedente codice antimafia è stato approvato con una legge delega che ha visto impegnato il Governo per molto tempo. La nostra Commissione ha svolto un lavoro, che credo rientri nei suoi compiti, che io giudico di pregio dal punto di vista tecnico ancora maggiore. Vi chiederei, quindi, lo sforzo di un ulteriore approfondimento nelle ore che ci separano dalla riunione di domani, alla quale, se fosse possibile, potremmo fare un'approvazione almeno con l'impegno poi a un coordinamento dei testi che potrebbe andare oltre le semplici tecnicalità se ci fossero questioni dirimenti sulle quali confrontarci. In alternativa, potremmo prevedere una riunione per giovedì mattina.

  FRANCESCO MOLINARI. Scusi, presidente, non mi è ben chiaro perché questa fretta. Siccome l'articolato è abbastanza complesso, sarebbe opportuno che ci desse anche la possibilità di studiarlo, visto che il lavoro è stato svolto anche in maniera certosina attraverso il confronto con il testo precedente. Quello che abbiamo certamente potuto fare è stato leggere la relazione, perché ci è arrivata, almeno per quanto mi riguarda, via e-mail giovedì scorso. Naturalmente, richiamando i princìpi della relazione approvata al Senato, per quanto ci riguarda in maniera comune, mi trova perfettamente d'accordo.
  Non ho letto l'articolato e credo che serva un po’ di tempo per approfondirlo. Possiamo ribadire i princìpi espressi in questa relazione che adesso ci ha illustrato in maniera molto sintetica, perché sono gli stessi della relazione, mentre per l'articolato avremmo bisogno di un po’ di tempo, che non possono essere 48 o 56 ore. L'articolato è complesso, si tratta di 126 pagine. È necessario un po’ di tempo per verificare come sono state tradotte, da un punto di vista normativo, le indicazioni che avevamo dato nella relazione.
  Sono perfettamente d'accordo col fatto che possiamo intervenire come Parlamento e fare in modo che questo diventi un articolato di tutte le forze politiche.

  PRESIDENTE. Valutiamo il modo. Di solito, le relazioni qualche volta precedono i testi normativi. Posso chiedervi lo sforzo di guardarlo nel frattempo ? Vi invito a guardarlo. Vediamo domani a che punto siamo arrivati e si decide domani. All'ordine del giorno c’è la votazione: decidiamo se è la votazione dell'articolato o se vogliamo rinviare a giovedì mattina.Pag. 8
  Capisco l'esigenza, trattandosi di un lavoro così complesso. Oltretutto, la presentazione del disegno di legge ha significato se c’è la firma di tutti e non escludo affatto che il lavoro dell'articolato richieda anche ulteriori approfondimenti articolo per articolo, ma la relazione contiene già dei princìpi. Se approvati, ci sarebbe già un risultato importante.
  A mio avviso, il lavoro è coerente con i princìpi, ma nel dettaglio si nasconde il diavolo, per cui può darsi che lo si debba scacciare, non dico di no. Se, però, sono approvati i princìpi, è già un passo avanti.

  ENRICO BUEMI. Presidente, immagino che rimanga comunque lo spazio per la competenza delle Commissioni di merito. Si possono recuperare eventuali distrazioni ?

  PRESIDENTE. Bisogna solo decidere. Se riuscissimo a far arrivare un testo firmato da tutti nelle rispettive Commissioni di Camera e Senato, ovviamente firmato dai senatori al Senato e dai deputati alla Camera, certo, poi succede di tutto nelle Commissioni di merito, ma è un testo che, secondo me, in questa fase ha una sua dignità.

  FRANCO MIRABELLI. Suggerirei, presidente, se domani verificassimo che non ci sono problemi particolari sulla relazione, quindi sui princìpi, di votare la relazione. Domani si può votare, se siamo d'accordo, l'orientamento su cui costruire l'articolato, che è già scritto, dopodiché ci prendiamo qualche giorno in più per discuterlo e approfondirlo, proprio per arrivare al punto a cui faceva riferimento la presidente. Non credo debba succedere tutto da qui a giovedì. Se votare la relazione è lo start up per poi insieme vedere come quei princìpi si realizzano nell'articolato, sono d'accordo, facciamo così.

  PRESIDENTE. La proposta dell'articolato c’è. Per chi è in grado di mettercisi a lavorare, c’è già, non c’è da farla.

  FRANCO MIRABELLI. Presidente, il tema che mi sembrava ponesse Molinari, un problema che onestamente c’è, è che non possiamo discutere e decidere su 123 pagine, compreso l'articolato, domani. Domani vediamo se siamo d'accordo sulle linee generali e sulla base di quello discutiamo l'articolato.

  PRESIDENTE. Va bene. Quello che tengo a dire è che l'articolato c’è. Non si dice che adesso ci sono i princìpi e si parte. Sull'articolato si può già lavorare – è questo il punto – che non è una cosa da poco.

  CLAUDIO FAVA. Presidente, la relazione prende le mosse dalla relazione che abbiamo approvato all'unanimità e presentato alle Camere, per cui credo che non ci sarà bisogno di un supplemento di discussione su di essa. Credo che domani potremmo non esaurire, ma cominciare la discussione sull'articolato per verificare già domani se alcuni punti di dubbio ci siano e porli alla presidenza e ai consulenti perché possano essere analizzati.
  Domani, possiamo anche prendere atto di una cosa di cui, credo – parlo per me, ma penso che anche altri colleghi saranno d'accordo – potremmo prendere atto già stasera in questa relazione perfettamente nelle corde del lavoro svolto da questa Commissione e poi fermarci. Potremmo anche utilizzare la seduta di domani per cominciare con una prima lettura che facciamo da qui a domani, per chi non l'ha fatta nei giorni scorsi, e dare qualche punto di snodo, che poi sarà approfondito e discusso, ma utilizzerei in questo modo la discussione di domani.

  PRESIDENTE. Consiglierei di guardare il disegno di legge delega, perché mi sembra che sia quello sul quale c’è anche meno tecnicalità, sono più principi che abbiamo già approfondito. Ci sono due questioni. La prima è l'estensione dei soggetti considerati socialmente pericolosi. Su questo dobbiamo darci un minimo di orientamento, perché questa è una novità anche rispetto alla relazione. Su questo punto, se esce la relazione, deve uscire che siamo d'accordo. Non è una cosa da poco.Pag. 9
  La seconda è la delega al Governo per la gestione delle aziende e le parti relative, eventualmente, all'Agenzia. Possiamo rinviare il resto, la riforma, la gestione dei crediti, tutte questi temi che richiedono, soprattutto per chi ne mastica di più, un approfondimento maggiore. Se, però, c’è un orientamento su questi punti, le due vere novità, penso che facciamo un passo avanti già da domani.

  ENRICO BUEMI. Ritengo che l'obiettivo sia più importante del tempo e l'obiettivo è quello che ci sia un consenso vero sulla proposta, altrimenti viene smontata strada facendo. Francamente, forzature da parte di colleghi o da parte di chi ha elaborato le proposte nella loro dimensione di relazione e di articolato mi trovano in disaccordo. Bisogna dare tempo ai colleghi e anche al sottoscritto di valutare in maniera serena, senza forzature, senza trovarsi ad approvare perché è giusto approvarlo ma senza esserne convinti.
  Se, infatti, emergono problemi, dopo si procede a smontare l'edificio. Francamente, a me interessa che, invece, l'edificio rimanga intonso, nei limiti della sua essenzialità, in modo che il lavoro successivo sia di messa a punto di particolari, non di smontaggio della proposta. Secondo me, quindi, forzare i tempi è un errore. Mi rimetto alle decisioni della presidenza e della maggioranza, ma non stiamo discutendo di un documento qualsiasi. È questo che voglio dire.

  FRANCO MIRABELLI. Presidente, se capisco bene, dobbiamo conciliare due esigenze: quella di una discussione approfondita anche sull'articolato, che ci consenta di arrivare a una posizione largamente condivisa, se non unanime, che ci consenta di andare in Parlamento con un testo firmato da tutti i gruppi – faccio presente che oggi mancano molti gruppi, molti più di quelli che mancano normalmente – e quella di stabilire subito se siamo in grado e se siamo d'accordo sul raccogliere alcuni princìpi innovativi contenuti nella relazione, che non c'erano nel documento sull'Agenzia dei beni confiscati.
  Tra l'altro, non stiamo parlando della riforma della legge sui beni confiscati, ma del codice antimafia.
  Credo che queste due esigenze si possano incontrare tranquillamente affrontando domani il tema della relazione e, se non ci sono problemi – non ne vedo – votandola e poi affrontando la settimana prossima puntualmente le questioni di merito, lavorando anche per coinvolgere tutti i Gruppi. Questa mi pare l'ipotesi che tiene insieme le esigenze diverse.

  LUCREZIA RICCHIUTI. Io ho, invece, un problema sulla relazione che attiene alla scelta degli amministratori giudiziari. Quando siamo andati in audizione a Reggio Calabria, ci era stata fatta una richiesta specifica per l'albo. Soprattutto, ci era stato anche detto addirittura di scegliere amministratori giudiziari che non fossero della regione, ma fuori regione, perché c'erano grossi problemi, perlomeno in Calabria.
  Vedo nella relazione che, invece, non si istituisce l'albo, ma si fa qualcosa di diverso...

  PRESIDENTE. L'albo non è stato fatto, ma è previsto dalla legge. Si può porre un termine con un articolo, che entro 30 o 60 giorni lo facciano, ma il resto c’è già.

  LUCREZIA RICCHIUTI. Allora, qualcuno mi spieghi bene a pagina 9 cosa significhi questa scelta degli amministratori giudiziari. Qua non si sceglie da un albo.

  PRESIDENTE. Nell'articolato, la modifica della parte è legata al fatto che c’è un albo dal quale sono scelti e scelti con quel criterio e si chiede da subito di fare certe cose.

  LUCREZIA RICCHIUTI. L'albo, però, a oggi non c’è.

  PRESIDENTE. Noi non facciamo il Ministro, ma il Parlamento. Se una legge esiste già, la si riscrive da capo ?Pag. 10
  L'articolato è costruito in maniera da fare una novellazione del testo che già esiste. Si va chirurgicamente a cambiare le parti che riteniamo di dover cambiare. Al limite si può riscrivere che entro 30 o 60 giorni il Ministero deve farlo, ma l'albo è già previsto dalla legge. C’è l'inadempienza del Governo su questo punto, non del legislatore.

  LUCREZIA RICCHIUTI. Infatti, siccome è previsto, ma di fatto non c’è...

  PRESIDENTE. Non è riscrivendolo che lo faranno.

  LUCREZIA RICCHIUTI. Non riesco a capire. Questa, quindi, è una norma generale.

  PRESIDENTE. Questa è una domanda previa che probabilmente ci aiuta a capire il metodo che è stato seguìto. Non abbiamo riscritto una legge. La legislazione su questa materia esiste. Siamo andati a modificarla. Se l'albo è previsto, non possiamo riscrivere che si deve fare l'albo. Possiamo porre un'altra volta il termine. Possiamo farlo. L'albo degli amministratori c’è già nella normativa, non è che non ci sia...

  LUCREZIA RICCHIUTI. È previsto dalla norma, ma di fatto non esiste. L'albo non c’è.

  PRESIDENTE. Sì, ma se si approva una norma che dice di farlo, non ce lo si ritrova improvvisamente fatto con la bacchetta magica. Queste sono adempienze al Governo. Puoi fare un'interrogazione al Governo e chiedergli perché non la fa, ma non rifai una legge per dire che deve farlo, perché c’è già. Anche il lavoro non c’è, ma se si riscrive la Costituzione, non c’è lo stesso se non lo si crea.
  Rinviamo, dunque, il seguito dell'esame della proposta di relazione a domani.

Seguito dell'esame della proposta di relazione sul sistema di protezione dei testimoni di giustizia.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

  L'ordine del giorno prevede il seguito dell'esame e la votazione, ai sensi dell'articolo 1, comma 1, lettera o), della legge 19 luglio 2013, n. 89, della proposta di relazione sul sistema di protezione dei testimoni di giustizia.
  Ricordo che, nella seduta del 14 ottobre scorso, la relazione è stata illustrata dall'onorevole Mattiello, coordinatore del V Comitato, vittime di mafia, testimoni di giustizia e collaboratori di giustizia. Alla luce delle osservazioni e delle proposte emerse nel corso della scorsa seduta, l'onorevole Mattiello ha riformulato il testo della relazione, che a questo punto ritengo possa essere posto in approvazione, auspico all'unanimità. Credo, infatti, che la relazione abbia veramente dei contenuti innovativi sul piano politico, oltre che essere molto dettagliata sul piano tecnico. La ritengo una relazione veramente pregevole.
  La prospettiva è quella di un documento capace di produrre in tempi brevi effetti concreti sul piano normativo. Anche in questo caso, la Commissione si propone la presentazione di un progetto di legge secondo il metodo seguìto, appunto, anche per la relazione sul codice antimafia.
  Do la parola all'onorevole Mattiello e invito anche gli altri colleghi a fare le proprie dichiarazioni di voto.

  DAVIDE MATTIELLO. La ringrazio, presidente, non solo per la parola che mi dà, ma anche per aver messo tra le Pag. 11priorità di questa Commissione questo tema quasi un anno fa, nel dicembre dello scorso anno. Credo sia motivo di soddisfazione e di ulteriore responsabilizzazione per tutti noi arrivare a meno di un anno a questo testo.
  Voglio ancora ringraziare i consulenti e i funzionari, con i quali abbiamo lavorato molto intensamente anche negli ultimi giorni, i colleghi, in particolare l'onorevole D'Uva, con cui abbiamo costruito tutto questo percorso, e i colleghi che hanno animato il dibattito nella scorsa sessione di lavoro della Commissione. Quel dibattito, infatti, ci ha consentito di tornare sul testo e di mettere meglio a fuoco alcune parti.
  Direi che il testo non è cambiato. In questi giorni, abbiamo fatto lo sforzo di metterlo meglio a fuoco in quelle parti nelle quali ci è parso, grazie agli interventi della scorsa settimana, che non fosse stato pienamente raggiunto l'obiettivo di descrivere nella maniera linguisticamente più efficace il pensiero che avevamo maturato e condiviso all'unanimità.
  Aggiungo due passaggi su ciò che abbiamo ritenuto di mettere meglio a fuoco: senz'altro, il valore del lavoro svolto in questi venti e più anni. Siamo ritornati su quei passaggi di carattere storico e abbiamo messo maggiormente l'accento su ciò che è stato fatto dal 1991 a oggi, passando, in particolare, per la legge 23 febbraio 1999, n. 44, non direttamente collegata alla materia dei testimoni di giustizia, ma fortemente collegata alla materia sostanziale, che poi ha a che fare con la vita dei testimoni di giustizia.
  In secondo luogo, nel proporre una nuova legge dedicata esclusivamente ai testimoni, come lei, presidente, ha ripreso e sottolineato, abbiamo fatto lo sforzo di mettere maggiormente a fuoco le caratteristiche attraverso cui definire per legge la posizione delle persone che attualmente rientrano nel novero dei testimoni di giustizia soltanto attraverso deduzioni di tipo giurisprudenziale e amministrativo, deduzioni spesso non adeguate a rispecchiare la vita e i trascorsi di queste stesse persone.
  Abbiamo fatto lo sforzo di rendere più comprensibili i criteri che vorremmo mettere a fondamento di una descrizione normativa di questi soggetti che riteniamo doverosamente da inserirsi nel perimetro dei testimoni di giustizia. Tra questi, voglio solo sottolineare le cosiddette donne di mafia, non le donne mafiose, ma le donne che affrontano il difficile, doloroso e drammatico percorso di prendere le distanze dal proprio stesso nucleo familiare, rompendo quei legami e contribuendo a fare giustizia attraverso i propri racconti.
  In questo senso, politicamente e moralmente – me lo concederete – mi piacerebbe che questa relazione fosse dedicata a due donne che, purtroppo, hanno perso la vita in quest'attraversamento dai contesti mafiosi ai contesti liberi dalla mafia, Rita Atria e Lea Garofalo.
  Concludo dicendo che abbiamo fatto lo sforzo, nelle conclusioni, di mettere ancora meglio a fuoco che il nostro obiettivo è quello di sollecitare il più possibile l'autorità giudiziaria e le forze di polizia perché costruiscano la prova da portare in dibattimento sovraesponendo il meno possibile i dichiaranti, con ciò rendendo il meno possibile necessarie quelle forme speciali di tutela che, nonostante tutti gli accorgimenti che già sono stati presi in questi anni e ai quali ancora richiamiamo con questa relazione, sono comunque misure traumatiche, che spesso significano il non ritorno alla vita normale, autonoma e libera, di partenza di queste persone.

  FRANCESCO D'UVA. Intervengo in quanto membro del comitato. Devo dire che abbiamo lavorato parecchio e mi sembra il momento giusto per dire che a questo comitato molto spesso era garantita la presenza proprio dal Gruppo del Movimento 5 Stelle. Questo mi è dispiaciuto parecchio, perché è un tema che dovrebbe stare a cuore a tutti. Mi auguro che, quando continueremo a lavorare anche per altre relazioni, in questo comitato ci sia maggiore partecipazione. Fatta questa breve premessa, abbiamo lavorato bene. Io sono molto soddisfatto. So anche che l'ultima volta c’è stato un confronto che è Pag. 12stato utile a chiarire alcuni punti che magari erano scritti in maniera potenzialmente ambigua. Con la nuova stesura che abbiamo rivisto mi sembra che sia tutto a posto.
  Voglio anche «rivendicare», ma non c’è nessuna rivendicazione perché abbiamo lavorato tutti assieme, il fatto che nei comitati, per quanto ognuno si occupi di qualcosa di diverso, si cerca di guardare all'antimafia in un insieme, per cui ci siamo anche collegati alla relazione che è stata approvata sui beni confiscati. Sappiamo che uno dei problemi principali dei testimoni di giustizia, che decidono coraggiosamente di restare nel proprio territorio, è che si ritrovano assolutamente isolati. I beni confiscati hanno lo stesso problema, quindi si auspicava una rete con i beni confiscati. Realizzare un'unica rete di beni confiscati e testimoni di giustizia ci sembra abbastanza corretto.
  Anche cercare di fare una differenza tra i vari testimoni è molto sensato. Abbiamo udito alcuni testimoni che inizialmente erano stati iscritti al programma come collaboratori di giustizia perché non erano sufficientemente terzi per rientrare nei testimoni. Sappiamo, infatti, benissimo quali sono i limiti dalla legislazione attuale. In questo modo, si può riuscire a tutelare maggiormente queste persone che non rientrano nella categoria del testimone puro, ma non sono nemmeno e non meritano di essere iscritti tra i collaboratori.
  Anche il fatto che si vuole cercare di velocizzare i processi a me sembra più che sacrosanto, quindi personalmente dichiaro il voto favorevole del Gruppo MoVimento 5 Stelle.

  FRANCO MIRABELLI. Ovviamente, il Gruppo del Partito Democratico vota a favore di questo documento, ringraziando i commissari che ci hanno lavorato e i consulenti. Credo si sia fatto un lavoro utile e importante, che anzitutto, a partire anche dalle storie personali, ha ricostruito i limiti della gestione e, complessivamente, del governo di questa vicenda dei testimoni di giustizia, del loro stesso trattamento. È un documento corposo che, a partire da questo, indica con chiarezza gli indirizzi per superare i limiti che il lavoro svolto dalla Commissione ha individuato.
  Voglio solo insistere su un punto ora richiamato anche da Mattiello. In questo documento cerchiamo di costruire delle proposte per mettere più persone nelle condizioni di testimoniare senza dover subire i disagi che i testimoni di giustizia e le loro famiglie oggi subiscono. Se dovessi riassumerlo, mi sembra questo il senso del documento.
  Per questo, non possiamo far mancare non solo il voto favorevole, ma anche l'impegno a sostenere il comitato nel lavoro che credo dovrà svolgere nei prossimi mesi, a partire da quello sui collaboratori di giustizia per una verifica e altre proposte.
  Inoltre, credo che, come su altre questioni, la condivisione delle proposte contenute in questo documento dovrà tradursi in interventi normativi che prendano atto di un'urgenza e non si fermino all'analisi delle proposte, ma traducano in norme concrete le indicazioni presenti nel documento.

  PRESIDENTE. Anch'io desidero ringraziare, naturalmente, il relatore e tutti i componenti del Comitato. Tra questi, anch'io voglio sottolineare un ringraziamento a chi ha garantito una partecipazione più assidua. Questo è un dato molto importante.
  Voglio ringraziare, insieme ai funzionari della Commissione, anche i consulenti, in particolare la dottoressa Sabella, per l'ottimo lavoro svolto.
  Ringrazio chi nella seduta precedente ha posto delle obiezioni, perché credo che siano state molto utili a rendere il testo ancora più chiaro e, sicuramente, ancora più capace di farci svolgere meglio la fase successiva, che sarà quella di presentare un progetto di legge organico sulla materia.
  Prima di indire la votazione sulla relazione, comunico che occorre declassificare tre audizioni del Comitato, i cui resoconti, se la Commissione concorda, Pag. 13passeranno dal regime riservato a quello libero per potere essere citati nella relazione. I resoconti sono: le audizioni di Nadia Furnari, Giovanna Fronte e Vincenza Rando del 13 giugno 2014; l'audizione del sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia, dottor Maurizio De Lucia, del 20 giugno 2014; l'audizione del colonnello Mannucci Benincasa, componente della Commissione centrale, che si è svolta il 18 luglio 2014.
  (Così rimane stabilito)

  Pongo ora in votazione per alzata di mano il testo della proposta di relazione sul sistema di protezione testimoni di giustizia.
  (È approvata all'unanimità)

  La presidenza si riserva di procedere al coordinamento del testo approvato. La relazione sarà trasmessa alla Presidenza delle Camere con richiesta di inserimento nel programma dei lavori di Camera e Senato.

Audizione del procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo, Bernardo Petralia, del sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo, Dario Scaletta e del sostituto procuratore nazionale antimafia, Maurizio De Lucia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo, dottor Bernardo Petralia, del sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo, dottor Dario Scaletta, e del sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia, dottor Maurizio De Lucia. L'audizione ha ad oggetto il procedimento di prevenzione nei confronti delle società Italgas Spa e Gas Natural Italia Spa, attualmente in amministrazione giudiziaria. Ricordo, come di consueto, che la seduta odierna si svolge nelle forme dell'audizione libera e che, ove necessario, i lavori della Commissione potranno proseguire in seduta segreta.
  Cedo ora la parola al dottor Petralia e al dottor Scaletta, che ringrazio per la loro presenza. Successivamente, ascolteremo il dottor De Lucia.

  BERNARDO PETRALIA, procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Onorevoli signori, vi ringrazio dell'audizione. Quello di cui parlerò è calato in una realtà documentale pressoché pubblica, anche se la misura di prevenzione si svolge in sede camerale. È, quindi, una pubblicità temperata dal fatto che la misura di prevenzione non si può definire definitivamente pubblica, ma neanche assolutamente segreta.
  C’è da dire che il contesto di cui sinteticamente parlerò, rimanendo disponibile a qualunque approfondimento che il collega Scaletta e io potremo e dovremo fare, riguarda l'istituto dell'amministrazione giudiziaria. Come credo sia noto a tutti, è una misura di prevenzione particolarissima, che ha il suo precedente storico nell'articolo 3-quater della legge 31 maggio 1965, n. 575, che sostanzialmente copre quel segmento inesplorato e inesplorabile, fin quando non è stato codificato l'istituto dell'amministrazione giudiziaria, sottoponendo a controllo – diciamo genericamente così – imprese agevolatrici di soggetti o di contesti di mafia. Per soggetti e contesti di mafia intendo soggetti e contesti per i quali sia stata proposta o applicata una misura di prevenzione o soggetti che siano stati censurati, condannati per 416-bis e reati assimilati, reati di mafia.
  L'amministrazione giudiziaria pone dei problemi non semplici, perché la sua applicazione non è particolarmente diffusa. Ogni amministrazione giudiziaria che costituisce un'amministrazione data ad amministratori giudiziari scelti dal tribunale – come pubblici ministeri svolgiamo una funzione postulatoria, e quindi sostanzialmente requirente richiedente – è una sorta di sperimentazione. È una sperimentazione sul campo che non può fare assurgere Pag. 14l'istituto a una dimensione e a un circuito unitario, ma che di volta in volta si cala in realtà che dipendono dalla realtà industriale e imprenditoriale sottoposta a controllo, ma anche dal referente mafioso, contesto o soggetto, agevolato o presunto tale, da quest'attività economica di tipo imprenditoriale.
  Nella specie, per andare subito al sodo, la procura della Repubblica di Palermo ha richiesto varie amministrazioni giudiziarie sia sotto il regime della vecchia disciplina sia, soprattutto, della nuova, cioè del codice antimafia, articolo 34. Da ultimo, per quello di cui parlerò, ha riguardato, forse per la prima volta in campo nazionale, un'attività imprenditoriale che potremmo definire parapubblica, in quanto non connotata da un'attività esclusivamente privata, ma che presenta delle connotazioni in termini societari che la collocano in una dimensione sostanzialmente pubblica. Mi riferisco al fatto che Italgas è partecipata al 100 per cento da SNAM. Sotto quest'aspetto, la richiesta di sottoposizione dell'Italgas ad amministrazione giudiziaria, integralmente accolta in tempi brevi dal tribunale per le misure di prevenzione con questa specifica e peculiare misura di prevenzione, fa leva su questo rapporto che ho sinteticamente enunciato all'inizio chiamiamolo di colleganza mafiosa, se così si può dire, ma nei termini in cui la colleganza esprime il rischio di un'agevolazione nei confronti di soggetti. Quest'applicazione dipende dal fatto che non ci sono gli elementi per sottoporre i soggetti imprenditori direttamente a una misura di prevenzione, quindi come surrogato di prevenzione c’è questo controllo giudiziario che dura un periodo di tempo limitato, all'esito del quale potrebbe esserci una progressione di interventi che può arrivare fino al sequestro e alla confisca.
  Nel caso di specie, gli elementi che hanno fatto riflettere in sede di richieste della procura della Repubblica, e che poi sono stati accolti integralmente nelle motivazioni più diffuse rispetto alla richiesta del tribunale per le misure di prevenzione di Palermo, hanno riguardato i rapporti tra quella che per ora definiamo l'Italgas e i fratelli Cavallotti.
  Sull'aureola di mafiosità che tendenzialmente riguarda i fratelli Cavallotti le notizie e gli elementi possono essere i più diffusi. Diamo per buono che il riferimento che il tribunale ha recepito è proprio questo collegamento, per cui il referente Cavallotti opera come elemento di giustificazione per sottoporre ad amministrazione giudiziaria un'impresa che mafiosa non è, ma un'impresa che rischia, attraverso questi collegamenti che enucleeremo sinteticamente, di collegarsi, agevolandola, a un'attività indiziariamente di tipo mafioso.
  Quanto ai rapporti tra i fratelli Cavallotti e, in particolare, all'impresa Comest, dei fratelli Cavallotti, essa era controllata e poi incorporata all'interno di Italgas attraverso l'acquisto da parte della controllante SNAM della quota di minoranza della Siciliana Gas. Si presenta, a questo punto, la figura di un soggetto, di un dirigente della Siciliana Gas che poi troveremo nell'Italgas e anche, a livello dirigenziale, per quanto riguarda la zona del Lazio centro. Per individuare direttamente gli aspetti di collegamento con Italgas dei fratelli Cavallotti, gli elementi selettivi che tendono a dimostrare questo collegamento, che ripeto che per ora è in una fase di sperimentazione e di controllo giudiziario, riguardano alcuni aspetti che sinteticamente esporrò. Nel luglio del 2008, la Comest, che si trovava anch'essa in amministrazione giudiziaria, quindi controllata e amministrata da amministratori giudiziari, ha ceduto a Italgas il proprio ramo d'azienda, la distribuzione di gas, dei comuni di Bompietro, Blufi, Alimena e Nicosia. A questa cessione di Comest in amministrazione giudiziaria, quindi in presenza degli amministratori a Italgas, si aggiunge la cessione da parte della Tosa, un'impresa che costituisce una costola di Comest, costituita dagli amministratori giudiziari di Comest, quindi sostanzialmente in amministrazione giudiziaria, a Italgas di un'altra costola di Comest, che si chiama Comesv. Ciò avveniva Pag. 15per la commercializzazione di gas negli stessi comuni in cui Comest e Tosa svolgevano attività di distribuzione. A tutto questo si aggiunge ancora la cessione delle reti di distribuzione a Italgas da Comest nei comuni della Sicilia orientale. I fratelli Cavallotti con le loro aziende avevano costituito, a proposito della rete gas, una rete operativa concreta attraverso dei manicotti in ottone, che si sono rivelati poi difettosi. Sto spiegando la storia, riducendola in termini essenziali e anche ben comprensibili. Nel gennaio 2010, questi difettosi manicotti di ottone erano riscontrati da Italgas, che ottiene un indennizzo da Comest perché questa rete procedeva dalla cessione di Comest, e aveva ottenuto anche degli interventi riparatori di bonifica, che Italgas tuttavia volle affidare alla società Euro Impianti Plus, che compare nel mio racconto per la prima volta. Euro Impianti Plus si scopre essere un'impresa a cui partecipano, come dipendenti e come sostanziali amministratori, alcuni figli e affini di alcuni dei Cavallotti. Questo fa sorgere il sospetto, che giustificherà poi anche la richiesta di amministrazione giudiziaria e di sequestro di Euro Impianti Plus, di un riciclo, attraverso rapporti con una ditta che, attraverso le indagini di polizia giudiziaria, si riconduce allo stesso ceppo che costituisce il referente di quell'amministrazione, con il rischio quindi di vedere nascere un rapporto... potremmo dire che Italgas vuole a tutti i costi questo rapporto con Euro Impianti Plus per l'assistenza e manutenzione delle reti. Anche la Tosa, che ricorderete è stata anche ceduta a Italgas, riceve delle contestazioni da parte di Italgas. La Tosa propone di farsi parte diligente per sanare e bonificare questi difetti, proponendosi anche come – alla Tosa sembrava anche ragionevole – garanzia futura per la manutenzione, per cui cercava di ottenere l'affidamento del servizio di manutenzione delle reti proprio in ragione di questi difetti che si offriva di recuperare e aggiustare. A questo punto, si registra nelle indagini di polizia giudiziaria, che confluiscono poi nella richiesta di amministrazione di Italgas, una presa di posizione – l'espressione è solo descrittiva e non valutativa – da parte di Italgas. Attraverso i suoi dirigenti, mi pare nella specie il dottor Eguseo, preferì declinare quest'invito, che da Tosa, ma anche da parte dell'amministrazione giudiziaria di Tosa, di Comest e di quant'altro era in quel modo controllato dallo Stato attraverso le misure di prevenzione, sembrava più che ragionevole, cioè affidare alla stessa ditta che aveva ceduto e che era rimasta coinvolta in alcuni difetti riscontrati da Italgas un servizio di manutenzione. La manutenzione, però, anche in quel caso fu affidata a Euro Impianti Plus, la stessa impresa di cui abbiamo parlato poc'anzi. Spero di essere stato chiaro su questo. Cerco anche un po’ di sintetizzare, per espandere, eventualmente, a richiesta, tutti i chiarimenti che si vorranno. Nel settembre 2011, per indugiare un attimo su questa vicenda Tosa, che riproduce la stessa vicenda Comest, un dirigente si reca a Torino per proporre interventi riparatori da parte di Tosa. È in quell'occasione che proprio il dirigente di Italgas sostiene l'impraticabilità di un affidamento nei confronti di Tosa dell'attività di manutenzione delle reti di distribuzione gas per via di asseriti rapporti finanziari commerciali già attivati, che poi erano i rapporti commerciali attivati con l'impresa Euro Impianti Plus.

  PRESIDENTE. Chi era questo dirigente ?

  BERNARDO PETRALIA, procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Ho già detto che si trattava del dottor Eguseo, come figura nelle indagini di polizia giudiziaria, che il tribunale ha recepito nel suo decreto di sottoposizione ad amministrazione. È doveroso sottolineare che, nel momento in cui Italgas, per quello cui è dato assistere, ricusa o rifiuta quest'offerta di manutenzione da parte di Tosa, ma anche di Comest, ben sa che Tosa e Comest sono manovrate da operatori pubblici, nel senso che sono sottoposte ad amministrazione giudiziaria. Sa, quindi, di entrare in trattative, di contrattare, di interloquire, per Pag. 16utilizzare un termine più asettico possibile, sostanzialmente col pubblico, con amministratori pubblici, che potremmo dire hanno un marcatore in più che li qualifica non soltanto come pubblico, ma di un pubblico-giudiziario che tende non ad agire e ad amministrare, ma a controllare e sanare. Questo è, infatti, tendenzialmente il compito dell'amministrazione giudiziaria. Avevo già detto e ripeto adesso che anche in quel caso la stessa impresa Euro Impianti Plus viene preferita sulla base di asseriti pregressi accordi. Si registrano, a questo punto, e non può farsene mistero perché esistono negli stessi atti che sto citando sintetizzandoli, le dichiarazioni anche verbali di un dipendente Comest. Questi riferisce non soltanto le proprie idee o opinioni – questo non interessa al giudiziario in genere – ma anche alcune conclusioni, che sono poi quelle che vi ho sintetizzato, cioè l'esistenza di pregressi accordi, facendo intendere e sottolineando il fatto che Italgas li aveva presi e che non potevano essere declinati, quindi si preferiva Euro Impianti Plus alle altre.
  Il 29 settembre 2011 è data la sorveglianza speciale ai fratelli Cavallotti, confermata dalla corte d'appello il 17 febbraio 2014, e abbiamo la confisca di Comest. È importante sottolineare come la confisca non si collochi dopo un sequestro di prevenzione, ma pur sempre dopo un sequestro di prevenzione che segue, però, un'amministrazione giudiziaria. La parabola disegnata dal legislatore antimafia, quindi, già presente nell'articolo 3-quater della legge n. 575 del 1965, si compie attraverso un controllo pubblico, giudiziario, che procede verso il sequestro per approdare, infine, alla confisca.
  Il 29 dicembre 2011 abbiamo il sequestro dell'Euro Impianti Plus, quell'impresa di cui vi ho parlato, e il 4 dicembre 2013, ancora, il sequestro della Tecno Met, della Tre C Costruzioni dell'Energy clima e della Sigoged, imprese tutte collegate e che riguardano quello che possiamo definire il “gruppo gas”.
  Ancora, la Tosa aveva proposto un accordo transattivo. Piuttosto che un'offerta di manutenzione, aveva proposto una vera e propria transazione, che è stata rifiutata. Dimenticavo di dire che la Tosa era proprio l'azienda che nasceva dalla costola di Comest e che si occupava delle manutenzioni della rete Comest, quindi aveva un background di competenze e un retroterra di operazioni specifiche, ma specifiche proprio su quella rete.
  La richiesta del pubblico ministero è accolta dal tribunale per le misure di prevenzione con un provvedimento adesivo. Per la verità, la richiesta del pubblico ministero, la richiesta del mio ufficio, era più composita, perché riguardava sia l'amministrazione giudiziaria della società italiana per il gas Italgas, sia la ditta napoletana Napoletanagas, che però ha un esito completamente diverso: ossia il rigetto non prosegue con un'amministrazione giudiziaria.
  Il provvedimento del tribunale è del 9 luglio 2014. È rilevante ai fini di una conoscenza del fenomeno, ripeto senza accenti valutativi, ma soltanto con sottolineatura di tipo descrittivo su ciò che accade e su ciò che è nei documenti, che il primo atto che normalmente interviene dopo un'amministrazione giudiziaria, per quella microesperienza che in generale lo Stato italiano ha, è quella di una relazione degli amministratori. Preso contatto con una realtà imprenditoriale, ne riferiscono, infatti, al tribunale cercando di individuare se l'editto d'accusa – definiamolo genericamente così – quindi la proposta d'amministrazione, trovi riscontro o meno, se ci siano aspetti che confermano.
  Abbiamo un'importante relazione preliminare – sono tutte preliminari, perché si succedono secondo legge con una frequenza espressamente cadenzata – del settembre 2014, se non erro, ma non erro. Questa relazione molto corposa prende in esame un atto. Se indugio troppo, presidente, mi fermi, ma vado verso la conclusione per poi, eventualmente, approfondire.
  Gli amministratori rappresentano e fotografano la sostanziale presa di contatto, questa volta in un colosso, se così possiamo dire, di natura pubblica con tutte le Pag. 17difficoltà del caso, ma con una difficoltà maggiore che in questo caso può determinarsi, e cioè il fatto che Italgas altro non è che una controllata in toto di SNAM. Il problema, quindi, è reperire dati, verificare appalti, controllare la compliance, tutti gli aspetti, che non cito nelle formulazioni inglesi, ma che attengono al requisito del controllo e della capacità etica e di controllo dell'impresa e risalgono a SNAM. Signori, anche la cosiddetta operazione di cash pooling, cioè la tesoreria, l'unità finanziaria di Italgas, è unificata, assemblata in un'unica unità di cash pooling, che è quella di SNAM.
  I server, per citare un altro esempio, in cui sono contenuti tutti i dati che possono interessare l'esigenza di conoscenza degli amministratori, sono centralizzati in un posto che si chiama Inverno, di cui non sapevo l'esistenza, in provincia di Pavia, lì giacciono. In questi server sono contenuti tutti, indifferentemente, i dati, l'archivio digitale, che riguardano Italgas e SNAM.
  Queste particolarità e anche il fatto che Italgas dal 2000 era nella divisione Gas Power di ENI, per poi transitare nel 2009 nel gruppo SNAM, pongono dei problemi di separazione, di comunione di conoscenze che, per quello che è dato leggere, rende agli amministratori complessa l'attività di presa di possesso non solo degli uomini, più semplice, ma soprattutto quella ben più gravosa dei dati, per verificare se questi corrispondano ai rischi di cui si è detto.
  Questa prima relazione molto diffusa fa un doppio punto, che interessa l'amministrazione giudiziarie, e per essa il tribunale per le misure di prevenzione e, la procura della Repubblica, che costituisce quest'ultima il custode anche del rispetto della legalità. Cito testualmente: «Relativamente alle segnalazioni, la maggior parte riguardano comportamenti non in linea – parliamo delle segnalazioni interne di compliance ed etiche – nella scelta anche del procurement», credo che si dica così, cioè della gestione degli interlocutori delle imprese che entrano in contatto con Italgas, quella che in altri termini si dice un po’ la vendor list, cioè la lista.
  Le segnalazioni su Italgas, quindi, e sulle ditte con cui entra in contatto riguardano presunti comportamenti non in linea con le procedure aziendali e il codice etico da parte del personale interno. Sappiamo che ogni impresa, soprattutto in questo caso, che ha evidenza pubblica e, comunque, in questo caso per l'entità aziendale, ha delle unità di compliance, cioè di controllo della conformità legale, normativa, molto più marcate, soprattutto laddove la natura pubblica dell'impresa deve rendere assolutamente necessaria un'eticità interna più estenuata.
  Per quanto riguarda i rapporti tra la Euro Impianti Plus, il fuoco su cui si concentrava e si andrà a concentrare ancora l'attività degli amministratori, l'amministrazione giudiziaria segnala presunti comportamenti non in linea con le procedure aziendali e il codice etico nella gestione delle imprese appaltatrici dei lavori di metanizzazione. Era riscontrata l'insussistenza di elementi reputazionali negativi e di connivenze con criminalità organizzata imputata a soggetto segnalato. Spesso, ci sono dei riscontri anche corrispondenti, assenze di collegamenti con criminalità organizzata, ma gli amministratori segnalano che quest'attività di rispondenza etica, di controllo interno sull'esterno non era sempre eseguita in termini assolutamente soddisfacenti, che presentava delle falle. Se ne interessa l'organismo di vigilanza, sintetizzato come ODV, che è l'organismo principale che all'interno dell'impresa gestisce l'attività di compliance, di conformità.
  Nella relazione del primo semestre 2014, gli amministratori segnalano di aver letto che queste relazioni sostengono che le attività di controllo di primo livello sono risultate adeguate ad assicurare il presidio di attività sensibili in ordine alla gestione del rischio con gli interlocutori imprenditoriali esterni, il cosiddetto rischio compliance, e in linea con gli standard di controllo previsti dai princìpi, l'adeguatezza e la completezza. Non altrettanto efficaci, sempre secondo gli amministratori, Pag. 18sembrerebbero le attività di controllo e l'aderenza dei comportamenti alle procedure stesse.
  Con riferimento agli aspetti rilevanti – procediamo verso il fuoco della questione e verso la fine, ahimè, della mia forse eccessivamente lunga relazione – ai fini della misura di prevenzione, in una riunione dell'organismo di vigilanza dell'8 settembre 2014, illustrata dal responsabile procurement di Italgas, quindi il maggior responsabile di quest'attività, ci si interessa di affrontare insieme agli amministratori la ricostruzione dei processi di appalto per i contratti stipulati con la Euro Impianti Plus, 4 più 2, quindi 6 contratti, come descritti in una relazione dagli stessi elaborata.
  La giustificazione che si dà al contatto imprenditoriale, all'appalto Italgas-Euro Impianti Plus è la seguente: la numerosità di gare da attivarsi in tempi troppo ravvicinati; appalti sopra la soglia dell'Unione europea. Si decise allora di individuare gli offerenti scelti da una vendor list unificata generalista di SNAM, senza curarsi di approfondire specificamente i rapporti e la situazione di Euro Impianti Plus.
  Il sistema dice che questo si fa attraverso una domanda che ha un suo retroterra iniziale, una cosiddetta pre-enquiry, che si rivolge alla vendor list, estesa per le società accreditate di procacciamento e approvvigionamento. Proprio questa richiesta, questa enquiry, fu stata lanciata il 10 agosto 2010 e coinvolse tutte le imprese ritenute in rapporto qualificato da SNAM Rete Gas.
  I contratti conclusi con Euro Impianti Plus sono: un che riguarda Novara, dal 1o febbraio 2011 al 31 gennaio 2013; uno che riguarda Enna, dal 1o giugno 2011 al 31 maggio 2013, con un'opzione di ulteriori 12 mesi; uno con Sanremo, dal 1o agosto 2011 al 31 luglio 2014; uno dal 1o agosto 2011 al 31 luglio 2014 con Chiavari, quindi una situazione che varia – non posso parlare troppo perché sono siciliano – dall'estremo sud della penisola alle isole, fino a Chiavari, Liguria e così via. Novara è ancora più in alto, quindi si va quasi a una distanza in asse dell'Italia.
  Su altri due contratti del 2009 gli amministratori si riservano di approfondire ulteriormente. Ricordiamo che in quel periodo c'era un passaggio da ENI a SNAM da parte di Italgas, quindi la situazione è un po’ più complessa.
  Cosa riferiscono gli amministratori ?

  GIUSEPPE LUMIA. Dove sono questi due contratti ?

  BERNARDO PETRALIA, procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Sono altri due contratti con la stessa Euro Impianti Plus risalenti al 2009, quando il procurement era in comando a ENI, dal Polo Approvvigionamenti Sicilia, che però oggi non è più esistente. Lo scandaglio avverrà maggiormente dopo.
  In questo frangente, i quattro contratti di cui ho parlato sono successivi a un elemento fondamentale, e cioè a quella che è volgarmente chiamata certificazione antimafia, tecnicamente informazione antimafia. Che sia in corso di validità, non soltanto è previsto dalla legge, ma proprio dalle procedure interne imprenditoriali, con l'unica difficoltà che, siccome alcuni, soprattutto il centro operativo di Enna, ricadono nel territorio della provincia di Caltanissetta, la certificazione antimafia doveva essere dirottata in richiesta a più prefetti.
  In ogni caso, la richiesta è inviata proprio da SNAM Rete Gas il 20 maggio 2011. Il 5 ottobre 2011, la prefettura rispondeva. Faccio una piccola premessa di carattere normativo, a me stesso ovviamente, anche se la materia è contorta. Esistevano le cosiddette informazioni atipiche, che ora non ci sono più...
  Ecco. Possiamo dire, come dice il presidente, che le informazioni atipiche avevano un valore sintomatico, che lasciavano alla libera discrezionalità dell'impresa destinataria del richiedente se continuare o meno il rapporto con l'impresa destinataria. In sostanza, si diceva che era tutto a posto, che non c'era nessun problema, ma che c'era qualcosa che doveva gestire l'ente, valutando autonomamente e responsabilmente.Pag. 19
  Il contenuto dell'informazione antimafia è il seguente: «Vista la richiesta sopra distinta e la relativa documentazione degli organi di polizia nonché gli atti dell'ufficio – è la prefettura di Messina che parla, noi disponiamo di questa...

  PRESIDENTE. Su quale...

  BERNARDO PETRALIA, procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Su Euro Impianti Plus. «[...] informo che non risultano sussistere alla data odierna – parliamo dell'ottobre 2011 – le cause interdittive di cui alla legge n. 575 del 1965, articolo 4. Dagli accertamenti svolti, però, sono emersi allo stato elementi che, pur non comprovando tentativi di infiltrazione mafiosa, evidenziano situazioni di possibile condizionamento».
  Non deve sorprendere che la terminologia utilizzata, come si trae dalla teoria e non dall'esperienza, anche se l'esperienza mi ha portato a confrontarmi con documenti del genere, è pressoché simile sempre. Esiste un però, un tuttavia, un'affermazione di principio, non esistono causa interdittive, ma c’è qualcosa che fa pensare, in questo caso, a situazioni di possibile condizionamento – l'interlocuzione scelta è questa – «che non raggiungono comunque la soglia di gravità prevista all'articolo 4 del decreto legislativo 490 del 1994. Dispositivo dell'informazione antimafia. La presente informativa assume, quindi, la valenza di un'informazione supplementare atipica, e quindi priva di efficacia interdittiva automatica e viene rilasciata per le valutazioni e le conseguenti determinazioni nell'esercizio dei poteri discrezionali di codesta società».
  Il prefetto di Messina, firmato Alecci. Parliamo del 2011.

  PRESIDENTE. Nonostante questo ?

  BERNARDO PETRALIA, procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Non dico «nonostante questo», perché per quanto riguarda l'amministrazione giudiziaria stiamo sempre procedendo in un versante descrittivo e non valutativo. Ripeto che siamo in una fase di sperimentazione e controllo, in cui tutto può accadere ed è rimesso a un più penetrante e progressivo controllo, che può rivelare sorprese in positivo, sorprese in negativo, la cessazione e la fine, come tutto sommato ci auguriamo, dell'amministrazione giudiziaria di un'impresa pubblica, ma anche approfondimenti di tipo più intensivo e più intenso nei confronti della stessa azienda. Questo è un fatto. Della richiesta inviata questa è la conclusione e la conclusione dei contratti c’è stata comunque, i contratti ci sono stati comunque.
  C’è ancora un dato da segnalare proprio come ultimo aspetto prima di una frase finale su quello che mi ero ripromesso un po’ di riferire: dall'attività di ricognizione compiuta dagli amministratori in questa prima battuta di centinaia e centinaia di pagine riferite in questa prima relazione, cui ne seguiranno tante altre per scadenze di legge e, ovviamente, per necessità, si riscontra anche, dall'esame dei documenti, dei verbali e di quant'altro possa servire ad attestare materialmente gli aspetti concreti, materiali, dinamici della conclusione dei contratti, un verbale del 13 dicembre 2010 presso gli uffici di Torino dell'Italgas, intitolato Offerta per la manutenzione di rete del centro di Novara, finalizzata ad approfondire e discutere l'offerta.
  Sapete che, soprattutto nelle grosse imprese, ci sono dei verbali di incontro, di interlocuzioni congiunte, che servono per preparare la stipulazione di contratti anche quando questi contratti hanno una caratterizzazione non esclusivamente privata. In questo verbale del 13 dicembre 2010, gli amministratori segnalano che era presente, per conto dell'azienda Euro Impianti Plus, Vincenzo Cavallotti, soggetto estraneo, ma la cui figlia Margherita, invece, Pag. 20coinvolta in senso commerciale nella Euro Impianti Plus, aveva rilasciato una procura.
  Questo è uno dei sintomi che hanno portato la polizia giudiziaria e un po’ tutti noi, procura richiedente e tribunale accettante e disponente, anche a pensare che questa Euro Impianti plus, poi sottoposta a sequestro, fosse riconducibile alla stessa matrice per cui l'amministrazione giudiziaria di Italgas era sorta. La riflessione che svolge il tribunale, proposta nella stessa nostra richiesta, è quella di un aggiramento del sistema attraverso un'acquisizione alla mano pubblica di un bene poi riacquistato dagli stessi esponenti del contesto a cui si è sottratta. Questa è la base su cui si è lavorato.
  Abbiamo altri verbali. Il 19 aprile 2011, abbiamo presenti per conto dell'azienda Vincenzo Cavallotti e Margherita Cavallotti. Dal punto di vista legale, non c'era nessun problema, perché c'era una procura, quindi rappresentavano legalmente. C’è ancora un verbale del 13 giugno 2011, agli uffici di Torino dell'Italgas. Abbiamo il verbale della riunione tenutasi il 23 giugno 2011 presso gli uffici di SNAM Rete Gas in Milano, che ho con me, dove vediamo che per le imprese è presente Vincenzo Cavallotti, più Vinci Calogero, segnalato prima dalla polizia giudiziaria, segnalazione ripetuta poi dagli amministratori in questa relazione integrativa.
  È un soggetto di Racalmuto, Agrigento, di cui si legge: «È già noto all'ufficio in quanto destinatario di licenziamento mentre era alle dipendenze di Euro Impianti Plus, già sottoposta a sequestro, per avere posto in essere nello svolgimento della propria prestazione lavorativa condotte ostruzionistiche e dannose alla società in amministrazione giudiziaria, oltre che avere taciuto informazioni utili alla prosecuzione dell'amministrazione», quindi al procedimento di amministrazione controllata. In questo verbale sono presenti ancora una volta Vincenzo Cavallotti e, per il committente, i soggetti e i dirigenti che di volta in volta cambiavano date le dimensioni dell'impresa.
  In sostanza, questi sono elementi di cui dispone a oggi il tribunale che gestisce l'amministrazione giudiziaria di cui costituiamo la sponda requirente. È da dire che attualmente la procura è impegnata sotto l'aspetto del parere e il tribunale è impegnato sotto l'aspetto della decisione su un'istanza presentata dai difensori di Italgas, come è legittimamente nell'ordinaria scenografia del contraddittorio.
  Si richiede un ridimensionamento di questa gestione, che ormai volge al terzo mese. Considerate che l'amministrazione dura sei mesi, eventualmente prorogabili di altri sei. I tempi sono estremamente ristretti e quanto più grande è l'impresa, tanto più intensa deve essere l'attività degli amministratori, che dispongono anche di una serie di ausiliari, che viene avallata dal tribunale.
  In quest'istanza si chiede un ridimensionamento con motivazioni che sono all'esame del tribunale, prima ancora che della procura della Repubblica, per il parere che deve esprimere. Quest'istanza, molto ben motivata e ancora all'esame, che quindi non è stata decisa, è assistita dalla relazione di un'importantissima società di revisione, la Deloitte, nota in alcuni contesti imprenditoriali per la correttezza del suo operato, che esamina specificamente e partitamente in diverse centinaia di pagine, oltre 200, la situazione dei contratti in un'impostazione obiettivamente, naturalmente e doverosamente difensiva. In questo frammento di contraddittorio si pone quest'audizione, perché questo è il punto su cui non ci troviamo nell'amministrazione di Italgas.
  Delle altre imprese, come Gas Natural Distribuzione Italia e tutto ciò che è collegato, il collega Scaletta sa più di me. Siamo ognuno collaboratore dell'altro, quindi è in grado di parlarne con maggiore diffusione di quanto non possa fare io.

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  PRESIDENTE. Ringrazio il procuratore Petralia e do la parola al procuratore Scaletta.

  DARIO SCALETTA, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Vi ringrazio dell'invito. Non è facile parlare a quest'ora, dopo una giornata che penso vi avrà impegnato intensamente. Vorrei aggiungere un ulteriore dettaglio riguardante la vicenda Italgas partendo da una premessa di carattere generale sullo strumento giuridico che è stato applicato, nel caso di specie la sospensione dell'amministrazione.
  Come ha ben evidenziato il procuratore Petralia, si tratta di uno strumento che si caratterizza per due profili: uno positivo e uno negativo. Il profilo negativo è rappresentato dal fatto che ha a oggetto un'impresa sicuramente non mafiosa. Se fosse un'impresa mafiosa, lo strumento giuridico sarebbe stato il sequestro finalizzato alla confisca.
  Dall'altro lato, però, è uno strumento che si inserisce in un contesto ambientale, quello in cui appunto cosa nostra prolifera, particolarmente insidioso perché, appunto, negativamente è un'impresa non mafiosa, ma da un punto di vista positivo accresce, rafforza l'autorità e il potere di cosa nostra all'intero del territorio. Esercitando la piena libertà dell'iniziativa economica, concedendo lavori, facendo lavorare ditte vicine o espressioni di cosa nostra, consente a queste ditte di dare lavoro, di imporsi nel territorio come interlocutore privilegiato di società. Questo è ancora più grave quando queste società sono partecipate dallo Stato.
  Sotto questo punto di vista, quindi, lo strumento della sospensione dell'amministrazione è particolarmente efficace in situazioni quali quelle in cui detenere aziende consente di rafforzare quell'autorevolezza mafiosa sul territorio che costituisce forse il core business di cosa nostra, che consente la prosecuzione, la proliferazione nel tempo.
  Farei ancora una puntualizzazione, forse per meglio comprendere il contesto economico criminale in cui ci troviamo a operare all'interno di queste indagini, che sono il punto di arrivo, ma anche il punto di partenza di indagini ben più complesse che vanno collocate nel tempo, sin dagli inizi degli anni Ottanta.
  Ciò che oggi ci siamo trovati ad affrontare con le indagini cosiddette Gas Natural e Italgas SNAM Rete Gas si colloca nel fenomeno criminale della metanizzazione della Sicilia, iniziato negli anni Ottanta, attraverso quelle comunemente definite in gergo processuale, comunque nei nostri ambienti, come le «società del gas», che facevano capo a Vito Ciancimino e Bernardo Provenzano, ben noti esponenti della criminalità economica mafiosa. Negli anni Ottanta, attraverso le connivenze politiche, hanno sostanzialmente monopolizzato l'attività di realizzazione delle reti gas in tutta la Sicilia.
  Da quest'attività economica sono scaturite, da un lato, una serie di indagini confluite nelle ben note indagini che hanno condotto alla condanna di Massimo Ciancimino per intestazione fittizia di beni, dall'altro, un'altra importantissima misura di prevenzione attualmente pendente innanzi alla sezione per le misure di prevenzione del tribunale di Palermo e che riguarda D'Anna e Brancato, cioè la moglie e le figlie di Ezio Brancato, socio di Lapis in queste società del gas. Queste società del gas, infatti, formalmente erano intestate a Lapis Gianni, Campodonico ed Ezio Brancato. Lapis era un prestanome di Ciancimino, per cui questo filone ha trovato sviluppo processuale nelle condanna nei confronti di Massimo Ciancimino.
  L'altro filone, invece, riguardante Ezio Brancato, deceduto nel 2003, che è continuato attraverso le proprie figlie e la propria moglie, è confluito non in un procedimento penale, soltanto perché a causa del trascorre del tempo le fattispecie penali erano ormai da ritenersi prescritte, ma nell'applicazione di una misura di prevenzione attualmente pendente.
  Nel 2004, queste società del gruppo gas, la Akragas Spa, la Gasdotti Azienda Siciliana, Pag. 22la Gas fondiaria, la Normanna Gas, la Gea e la So.Re.Co, sono cedute al gruppo spagnolo Gas Natural per la somma di 104 milioni di euro. Questa è la somma che formalmente risulta documentata sia contrattualmente sia attraverso i flussi economico-finanziari.
  In realtà, nell'ambito del procedimento per la previsione delle misure di prevenzione nei confronti di Ciancimino sta emergendo che molto probabilmente il valore di queste società era di gran lunga superiore a quella cifra. In ogni caso, Questo è oggetto di un approfondimento che esula dal contesto attuale. Queste società del gas sono cedute per 104 milioni, che per metà confluiscono a Lapis e a Ciancimino, per metà al cosiddetto gruppo Brancato, l'altro socio Ezio Brancato, a cui succedono le figlie.
  Ora, le indagini Gas Natural e Italgas, volendo fare un'ulteriore premessa di carattere concettuale per cercare di cogliere i moduli «criminali» di pericolosità emersi nel corso delle indagini, possono essere categorizzate sotto due diversi fenomeni criminali. Riprendendo e concludendo la vicenda Italgas, abbiamo riscontrato una serie di anomalie che non sempre ricorrono anche alla vicenda Gas Natural.
  In modo particolare, i profili di gravi anomalie riscontrati nella vicenda Italgas possono essere racchiusi in due concetti più specifici: distacco di personale e nolo a freddo. L'anomalia emersa dagli accertamenti, anche rappresentati ed evidenziati dall'amministrazione giudiziaria, è che, attraverso l'esistenza di patti di distacco di personale dipendente anche in misura pari a tutte le risorse umane necessarie per realizzare l'attività di cantiere, di fatto la gara d'appalto è vinta solo formalmente da società con cui è stipulato il contratto, ma l'esecuzione dei lavori è concretamente svolta da un soggetto che distacca, appunto, il personale, fornisce i mezzi, noleggia le attrezzature e che non è idoneo a ricevere direttamente affidamenti da Italgas poiché sprovvisto delle qualifiche necessarie per partecipare alla gara.
  Attraverso questo sistema del distacco di personale e del nolo a freddo delle attrezzature, di fatto si realizzano dei subappalti vietati o, comunque, non consentiti formalmente, di cui l'amministrazione della società committente non è a conoscenza o non si rende conto perché non rilevata, svuotando quindi tutte quelle procedure di aggiudicazione, tutte le garanzie previste per l'aggiudicazione di determinate gare. Questo si è verificato in diversi rapporti contrattuali.
  Deve essere oggetto di approfondimento e capito e chiarito se si tratti di un'attività posta in essere da alcuni dirigenti infedeli conniventi con le ditte che di fatto realizzavano questi lavori o, piuttosto, di una policy aziendale ben nota ai vertici aziendali.
  Come ha rappresentato il procuratore aggiunto, i lavori affidati a Euro Impianti Plus sono relativi a 3 distretti su complessivi 8 esistenti: il distretto nord, il distretto nord-ovest e il distretto Sicilia. È altrettanto vero che gli importi per i quali questi lavori sono stati aggiudicati ammontano, solo nel caso di Italgas, a più di 10 milioni di euro complessivamente, quindi si tratta di lavori che hanno una significativa entità.
  Saltando alla vicenda riguardante Gas Natural, si assiste alla cessione delle attività facenti capo alle società del gas alla società spagnola Gas Natural, che costituisce delle società in Italia. Queste società finiscono per affidare, innanzitutto, i lavori per la costruzione, la gestione e la manutenzione delle reti alle stesse società a cui erano affidate dalle precedenti società del gruppo gas, ossia i fratelli Cavallotti, secondo la scansione temporale che ha visto coinvolti nel tempo prima il gruppo di società Comest e Tosa, successivamente la società Euro Impianti Plus e, in seguito, la Tecno Met-Energy clima service.Pag. 23
  Queste società nel tempo si sono succedute e sostituite le une alle altre nello svolgimento di determinati lavori, appunto di manutenzione e gestione delle reti, avendo sempre come punti di riferimento i fratelli Cavallotti, Vincenzo, Vito e Salvatore.
  Chiediamo e otteniamo il sequestro e la confisca delle società Tosa e Comest e loro, attraverso i figli, costituiscono una nuova società, la Euro Impianti Plus, che in soli 14 giorni risulta affidataria di appalti da parte di Gas natual per diversi milioni di euro. Inoltre, emerge il dato significativamente anomalo che la Comest e la Tosa, come rappresentato dal procuratore, avevano realizzato gli impianti non a norma, per esempio utilizzando dei manicotti che non potevano essere utilizzati, effettuando degli scavi inferiori rispetto a quelli previsti, mettendo delle tubature accanto alle tubature dell'acqua, come non è consentito dalla legge.
  Per rimediare a questi errori, anziché affidare i lavori di ristrutturazione alle società ormai sottoposte ad amministrazione giudiziaria, ovvero la Comest e la Tosa, si affidano alla Euro Impianti Plus, che fa capo ai figli di quegli imprenditori che avevano realizzato quegli stessi lavori in modo non regolare.
  La procura chiede e ottiene il sequestro della Euro Impianti Plus. La Gas Natural interrompe i rapporti con la Euro Impianti Plus e comincia ad affidarli a un'altra società, la Tecno Met-Energy clima service, che ha sede a Belmonte Mezzagno, tra i cui soci figurano tali Mazzola, nipoti prestanome dei fratelli Cavallotti. Belmonte Mezzagno è un paesino della provincia di Palermo, per chi non lo conoscesse, ed è il paese di Benedetto Spera, un noto esponente mafioso assicurato alle patrie galere.
  Sostanzialmente, attraverso la sostituzione nel tempo di queste società, Comest e Tosa, Euro Impianti Plus, Tecno Met-Energy clima, si viene a svilire l'azione di contrasto da parte dello Stato nei confronti di questi fenomeni criminali.
  È così nel momento in cui società committenti come la Gas Natural assumono questi atteggiamenti e, anziché affidarsi a società sottoposte ad amministrazione giudiziaria, quindi gestite secondo crismi di legalità, continuano ad affidare questi lavori a neocostituite società, rispetto alle quali si verifica che sono figli, parenti o prestanome degli stessi soggetti che nel frattempo erano stati destinatari di misure di prevenzione. Come, infatti, ha precisato il procuratore aggiunto, i fratelli Cavallotti avevano viste sequestrate le loro società ed erano stati destinatari del provvedimento di sorveglianza speciale con obbligo di controllo, quindi erano soggetti la cui pericolosità sociale era ormai attestata.
  Ciononostante, partecipano e sono ricevuti alle riunioni Italgas, presso la sede della SNAM Rete Gas. In questo modo, oltre a svilire il provvedimento dell'autorità giudiziaria, si finisce per rafforzare di fronte alla comunità il potere criminale di questi soggetti che, nonostante risultino destinatari di provvedimenti giudiziari, continuano a operare e a svolgere l'attività.
  Quello della sospensione dell'amministrazione, oltre che efficace per le ragioni che ho già detto, è uno strumento per le ulteriori attività di indagine che sono svolte. Soltanto attraverso l'accesso ai cantieri ci si rende conto che i mezzi utilizzati, il personale che opera materialmente nella realizzazione dei lavori è lo stesso personale, sono gli stessi mezzi che facevano capo alle ditte già sequestrate.
  Si è riscontrato, per esempio, attraverso l'accesso ad alcuni cantieri a Chiavari, che il personale che ci lavora erano operai di Belmonte Mezzagno trasferiti al nord. Ciononostante, i costi della gestione del personale non consentiva di essere coperto dal corrispettivo percepito e continuavano a lavorare perché avevano la convenienza economica nella misura in cui riuscivano a ottenere l'affidamento di lavori in altri territori e in altre zone.Pag. 24
  Sostanzialmente, da un lato, c’è il procedimento per misure di prevenzione che segue l'iter del tribunale, dall'altro, anche attraverso i consulenti tecnici che l'ufficio alla procura ha nominato, una serie di accertamenti documentali sulle attività, l'accesso ai cantieri, l'esame della documentazione contabile, l'esame della documentazione bancaria, è possibile ricostruire i flussi finanziari e verificare se effettivamente determinati lavori fatturati siano stati svolti.
  È emerso, ad esempio, come ci sono stati dei lavori fatturati in favore di società che risultavano cancellate dal registro delle imprese. Parliamo del FOI, fatture per operazioni inesistenti, che rappresenta lo strumento principale per la costituzione di fondi neri. Bisogna verificare a chi sono destinati questi fondi, da chi e come sono stati utilizzati.
  Vorrei aggiungere un'ultima cosa prima di rispondere a eventuali domande o richieste di chiarimento, per le quali siamo a disposizione nonostante mi renda conto che non sia facile in così breve tempo rappresentare e sintetizzare in un'ora, in trenta minuti una vicenda per la quale abbiamo svolto anni e anni di indagini.
  Riprendendo quanto riferito dal procuratore aggiunto circa la certificazione antimafia tipica trasmessa a SNAM Rete Gas, il dato secondo me profondamente anomalo ed eclatante è che, quando questa certificazione antimafia viene trasmessa alla società committente, i fratelli Cavallotti erano già stati destinatari della sorveglianza speciale, quindi erano soggetti di cui era stata certificata la pericolosità sociale. Questo suscita delle perplessità significative.
  Oltretutto, questo è stato anche rappresentato dalla relazione tecnica presentata dagli stessi amministratori di Italgas, la relazione tecnica della Deloitte & Touche, dove si rappresenta, appunto, come la maggior parte delle attività riguardanti la stipulazione dei contratti, lo svolgimento di tutta quella fase di contrattazione, si svolgesse presso SNAM Rete Gas e non presso Italgas, che sembrerebbe configurarsi quasi come un ramo d'azienda di una struttura ben più ampia.
  Tutta l'attività di procurement, quindi, era svolta da SNAM Rete Gas, tanto che alcune riunioni riguardanti l'esecuzione dei contratti sono state svolte, secondo quanto risulta dai verbali di queste riunioni, presso la sede di SNAM Rete Gas, a cui partecipava Vincenzo Cavallotti insieme alla figlia Margherita.

  BERNARDO PETRALIA, Procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Vorrei soltanto dire una cosa che avevo dimenticato e che vale la pena si sottolinei perché è pertinente al discorso che ho fatto.
  Ricorderete che avevo parlato di quelle due cessioni, in particolare della Tosa, che aveva ricevuto quella contestazione da parte di Italgas. I funzionari di Tosa avevano, già in amministrazione giudiziaria, proposto di compensare transattivamente con quello che vi ho detto.
  La scelta è stata di segnale e contenuto diverso, affidando alla Euro Impianti Plus la gestione della manutenzione della rete. Vorrei aggiungere che si accerta che la Euro Impianti Plus agisce in ATI, in associazione temporanea di imprese, con la CRM Snc, una società che a noi risulta ignota, ma di cui il dato che può essere emblematico anche di una compliance poco avveduta è che si tratta di una società calabrese posta, a sua volta, separatamente e autonomamente in amministrazione giudiziaria dalle autorità giudiziarie calabresi. Questo può essere sintomatico.

  DARIO SCALETTA, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo. (fuori microfono) No, dal tribunale di Palermo. È la CRM Snc di Alfredo Curatola...

  BERNARDO PETRALIA, procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Mi sbagliavo, quindi, su Pag. 25questo. È anch'essa posta in amministrazione giudiziaria ai sensi della medesima normativa, l'articolo 34, dal tribunale di Palermo.

  DARIO SCALETTA, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo. È una società calabrese. Era risultata aggiudicataria di alcuni lavori di metanizzazione presso il comune di Reggio Calabria, ma dall'accesso ai cantieri si è verificato come i mezzi fossero della Euro Impianti Plus e il personale fosse originario di Belmonte Mezzagno.
  Nel corso del tempo, si è poi verificato come di fatto questa CRM di Curatola fosse una società che si è posta in linea di continuità e che è stata progressivamente svuotata e sostituita dalla Euro Impianti Plus. Ci sono, ad esempio, anche altri appalti, altre associazioni temporanee impone di imprese in cui la CRM di Alfredo Curatola risulta aggiudicataria in associazione temporanea di imprese come ditta singola, ma di fatto questi lavori, attraverso i meccanismi del distacco di personale e del nolo a freddo, erano svolti dalle società riconducibili ai fratelli Cavallotti.

  PRESIDENTE. Do ora la parola al procuratore De Lucia.

  MAURIZIO DE LUCIA, sostituto procuratore nazionale antimafia. Grazie presidente. Ringrazio la Commissione sia per l'invito sia per la pazienza. L'ora è davvero tarda e anche perché l'ora è tarda, come si dice nei tribunali, sarò estremamente sintetico. Peraltro, evidentemente il merito del lavoro svolto è della direzione distrettuale antimafia di Palermo e della procura di Palermo.
  Come Direzione nazionale antimafia, abbiamo svolto un compito di analisi su quello che i colleghi di Palermo hanno fatto, che ci serve per comprendere due cose: da un lato, quanti casi di questo tipo possiamo avere, con particolare riferimento alla realtà meridionale. In questo senso, il Procuratore nazionale antimafia ha dato una serie di indicazioni per raccogliere dati su tutti i lavori di metanizzazione che si stanno compiendo nel sud Italia. Intendiamo estendere queste ricerche e queste analisi a tutto il territorio nazionale, visto il livello di infiltrazione che già abbiamo registrato, proprio con le società del gruppo Italgas e riconducibili ai Cavallotti, in Liguria. Ne hanno parlato i colleghi, per cui naturalmente sorvolerò su questo.
  L'altro tema è proprio il rapporto di conoscenza che Italgas ha dimostrato di non avere nei confronti dei Cavallotti, la cui storia formalmente non nasce, come correttamente hanno detto i colleghi, con la sottoposizione alla misura di prevenzione in anni recenti: il loro arresto data 1998. Vi è stata poi una serie di alterne vicende processuali, la cui conclusione processuale penale è stata una sentenza di assoluzione. Come tutte le sentenze di assoluzione, però, deve essere letta. Una serie di dati processuali lì non hanno trovato, per una serie di questioni di natura formale, soddisfazione. Della documentazione riferibile a Bernardo Provenzano, che parla di appalti all'epoca di natura miliardaria, che riguardavano il gruppo Cavallotti, ha avuto una valorizzazione diversa in sede processuale, ma questo non toglie che quel materiale trova nuovo utilizzo nella misura di prevenzione attualmente pendente.
  Un gruppo che lavora da anni sul territorio siciliano, quindi, davvero non poteva non conoscere l'entità di soggetti di questo tipo, che peraltro nella realtà da cui vengono, Belmonte Mezzagno, un paese di poche migliaia di anime, sono ben noti sia per le capacità imprenditoriali sia per il tipo di rapporti che hanno con la criminalità mafiosa in quel territorio, che è stata per anni rappresentata dal braccio destro di Bernardo Provenzano, Benedetto Spera.
  L'altro tema su cui facciamo valutazioni di carattere generale è proprio il sistema dei subappalti. Questo e il sistema del nolo a freddo, evidenziato anche in Pag. 26quest'indagine, tornano ripetutamente e sistematicamente nonostante una serie di disposizioni piuttosto recenti, risalenti al 2010, che il legislatore ha previsto con riferimento agli appalti pubblici e, in particolare, con la canalizzazione delle retribuzioni dei lavoratori. Questa deve avvenire necessariamente attraverso conti dedicati, il che avrebbe dovuto limitare la possibilità dell'inserimento di personale prestato da altre imprese e appartenente a organizzazioni mafiose nei lavori gestiti, appunto, da soggetti diversi. Il fatto che questo non si sia verificato è un indice che ci impone, evidentemente, di fare ulteriori ricerche e valutazioni, salvo poi svolgere il nostro compito con una serie di atti di impulso alle procure distrettuali antimafia che di volta in volta saranno chiamate a occuparsi di questa materia.
  Credo di poter fermarmi qui visto anche quanto e come i miei colleghi hanno illustrato la vicenda.

  PRESIDENTE. Vorrei anch'io porre alcune domande. La prima è di carattere generale. Giustamente, il procuratore diceva che le conclusioni della fase di amministrazione giudiziaria possono risolversi nella maniera positiva che tutti auspichiamo, nel senso che si riscontra che non vi sono anomalie gravi che possano portare al sequestro e alla confisca, ma anche con misure di prevenzione come quella del sequestro e della confisca. Penso che a questo punto dipenda, in qualche modo, anche dalla collaborazione tra le amministrazioni giudiziarie.
  Non è indifferente neanche il profilo delle indagini, gli elementi che emergeranno e che stanno emergendo dalla relazione degli amministratori, da cui in parte si confermano, e gli elementi che ci avete esposto questa stasera, che risalgono al passato e in parte possono portare anche a trovare ulteriori elementi che riguardano anche l'oggi e altre parti d'Italia.
  L'anomalia su appalti e subappalti, ad esempio, al di là del fatto che trattasi più o meno di aziende a infiltrazione mafiosa o con caratteristiche mafiose, si è verificata anche nella città di Roma. Non sappiamo se abbiano lavorato a Roma aziende mafiose o meno, ma la modalità seguita è esattamente la stessa: ha vinto la maggioranza degli appalti un'azienda che ha un unico dipendente e che ha fatto lavorare sempre ed esclusivamente quattro imprese che hanno impianti e lavoratori. È grave. Forse questa volta la mafia non c'entra niente, non ci sono i Cavallotti, ma le modalità sono le stesse. In quanto alla pericolosità dei soggetti e alla pericolosità sociale, non è una cosa da poco. A Roma, una persona ci ha rimesso la vita in pieno agosto, un operaio che è rimasto ustionato intervenendo nel momento in cui ci sono state delle fughe di gas. Probabilmente, come si sono registrate imperfezioni tecniche nell'esecuzione dei lavori, ad esempio, in Sicilia per la profondità della tubazione e così via, risultano esserci delle anomalie gravi anche nelle reti di altre città. Si tratta, tra l'altro, di gas, non di altro. Si profilano delle possibilità di indagine, una collaborazione. Domani sentiremo gli amministratori, che credo sicuramente ci sintetizzeranno la relazione che già sappiamo essere molto abbondante. Ovviamente, faremo anche degli approfondimenti. Fin qua è stata possibile una sorta di clonazione delle aziende dei Cavallotti, fatto che si è ripetuto negli anni: dove arrivano e dove andranno ulteriormente le vostre indagini ? Credo che l'affiancamento del lavoro della procura sia fondamentale per l'esito degli amministratori. Siamo ben consapevoli di trovarci davanti a una materia delicata, perché Italgas è un'azienda pubblica, ma da quello che emerge...ancora di più, Italgas è un'appendice di SNAM. Il rischio che ci si trovi di fronte a un'azienda pubblica che tiene comportamenti socialmente pericolosi è molto probabile. È chiaro che siamo quasi al vertice del rischio che corre il nostro Paese, perché è il primo caso di azienda pubblica che chiude gli occhi in maniera così evidente. L'interdittiva atipica rilasciata dalla prefettura poteva non Pag. 27essere atipica, ma è un fatto già quell'interdittiva atipica, accompagnata dai dati contestuali che ci avete offerto, tanto più che si continua a scegliere un'azienda che ha ricevuto l'interdittiva atipica rispetto a quelle che sono già in amministrazione controllata. Più d'una volta avete messo in evidenza quest'aspetto. Mi pare chiaro che siamo di fronte a qualcosa che presenta già elementi di gravità. Conosciamo l'efficacia delle misure di prevenzione, come vediamo già in questa circostanza, ma riteniamo anche che ci siano ormai dei profili che interessano e richiedono davvero di andare a fondo con le indagini della procura. Il procedimento penale può essere fondamentale per fare chiarezza. Oltretutto, a noi risulta che l'azienda spagnola collabori. La stessa cosa non si è verificata da parte di Italgas e di SNAM e questo è ancora più paradossale. C’è anche qualche mistero, da quanto ci risulta, sulla banca dati e sulla scomparsa e la cancellazione di alcuni dati nel paese di Inverno: non vorrei che ci fosse stata una gelata troppo forte e non proprio da attribuire soltanto alla meteorologia... Abbiamo iniziato questo percorso e voi siete i primi auditi. Pensiamo che la nostra Commissione su questo punto debba fare la sua parte, perché si è aperto un capitolo che forse è tra i più preoccupanti. Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  DAVIDE MATTIELLO. Brevemente e schematizzando per aiutarmi, a questo punto, ci sono i Cavallotti a monte e a valle, in mezzo ci sono Italgas e SNAM e tutto quello che ci avete descritto dettagliatamente. Un aspetto, un particolare di questa storia complessa è che, Cavallotti a monte, Comest è in amministrazione giudiziaria. Voi ci dite che a un certo punto viene acquisita da Italgas. Vorrei che ci spiegaste meglio questo passaggio iniziale della storia. Se è in amministrazione giudiziaria, vuol dire che un amministratore giudiziario ha venduto il ramo d'azienda a Italgas: chi e perché ? Se, infatti, c’è Cavallotti a monte e a valle e in mezzo c’è Italgas, a un certo punto quel sistema opaco entra come una zanzara nel corpo Italgas-SNAM. Mi pare che il momento, il punto di accesso siano l'amministrazione giudiziaria e l'acquisizione: vorrei che ci spiegaste meglio chi e perché ha fatto quel passaggio.

  GIUSEPPE LUMIA. Ringrazio la procura e la DNA per avere interrotto questa maledetta catena di Sant'Antonio. Alla presidente chiedo, per favore, se possiamo acquisire quell'interdittiva atipica della prefettura di Messina, che meriterebbe anche da parte nostra una verifica visto che sono coinvolti i Cavallotti, che qui correttamente ci è stato detto che hanno un pedigree mafioso degno di rispetto. Era prevedibile, quindi, anche una certificazione negativa piena. Per quanto riguarda le domande, presidente, ho sentito poco fa un'affermazione che vorrei che fosse verificata. Mi ero formato la convinzione, attraverso quello che avevo ascoltato, che anche Gas Natural avesse un rapporto simile a quello di Italgas con i Cavallotti, e quindi in me sorgeva naturale la domanda su come mai non si fosse utilizzato lo stesso meccanismo interdittivo, ad esempio anche in quel caso una sospensione dell'amministrazione, nei confronti di Gas Natural...

  BERNARDO PETRALIA, procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo. (fuori microfono) Di Gas Natural Italia...

  GIUSEPPE LUMIA. Perfetto. Già questa curiosità è soddisfatta.
  Ho due altre questioni. Anzitutto, siete in grado di fornirci l'universo politico dei fratelli Cavallotti ? Lì c’è la possibilità di capire la caratura della forza dei Cavallotti, che stanno appunto a Belmonte Mezzagno, un comune dove agiva un boss mafioso del calibro di Benedetto Spera, che stava nel Gotha mafioso insieme a Provenzano e a Giuffrè. Vorrei sapere se Pag. 28la forza dei Cavallotti fosse anche nella loro capacità di tessere relazioni con la politica, in grado quindi di avere un'interlocuzione fortissima, che raggiunge vertici anche non siciliani sia di Italgas-SNAM sia di Gas Natural. Vorrei conoscere, quindi, la forza dei Cavallotti e sapere se utilizzavano un sistema di relazioni di tipo politico. In secondo luogo, mi incuriosiscono i distretti. Anche in quel caso mi veniva una reazione naturale per quello che avete detto. Nelle zone della Liguria e a Novara, abbiamo individuato in altre occasioni un asse della ’ndrangheta. Dall'altro lato, mi incuriosisce molto Enna, il cui distretto, insieme a quello di Caltanissetta, è stato la prima realtà a essere metanizzata da parte del gruppo, appunto, Siciliana Gas, che poi è stato evidenziato essere in mano a Provenzano e Ciancimino. A distanza di tanti anni, dagli anni Ottanta, c’è una proiezione agli anni più recenti: potete descriverci anche questo dato in chiave di controllo del territorio e di relazioni con l'economia e con la stessa politica ?

  CLAUDIO FAVA. Ringrazio i nostri ospiti, ai quali rivolgo una domanda di dettaglio e una di contesto. Nel dettaglio, risulta Campodonico che abbia anche delle attività economiche in Piemonte ? Sul contesto, in una battuta: chi c’è dietro i Cavallotti ? Il dubbio, quando siamo di fronte a una famiglia «mafiosa», leggendo in controluce le sentenze, è che abbia accesso non a funzionari di medio e basso rango di una piccola azienda privata, ma al management di una grande azienda pubblica nelle forme che avete descritto e che ci fa pensare che possa rappresentare non soltanto se stessa come interesse criminale. Oltretutto, parliamo della metanizzazione e di un settore di affari sul quale si sono molto esercitate in passato strutture portanti della cupola mafiosa. Venivano ricordati Ciancimino e Provenzano. C’è la possibilità, il sospetto, alla luce delle vostre indagini, qualcosa più di un dubbio – se ritenete, possiamo segretare – che i Cavallotti siano la punta di un iceberg, un'avanguardia o, comunque, un referente mafioso dietro il quale ci sono altri interessi, altri capitali e altri soggetti nuovi, ma anche vecchi ?

  PRESIDENTE. Do la parola ai nostri ospiti per la replica.

  BERNARDO PETRALIA, procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Mi ricollego alla domanda del presidente dopo una riflessione correttissima. Dobbiamo fare una distinzione perché sia appreso da tutti, anche da chi parla, esattamente in termini sintetici la sequenza della procedura che si è adottata. Altro è l'amministrazione di un compendio in sequestro, altro un'amministrazione che si sostituisce agli amministratori non per effetto di un vincolo che toglie ai proprietari, ma per effetto di una sovrapposizione e sostituzione che tende a verificare se i sospetti, non le certezze, nei confronti di chi mafioso non è e non si può sottoporre a nessuna principale misura di prevenzione, mostrino di dover accedere ad altre misure. Fatta questa doverosa precisazione, vediamo qual è la proiezione in termini di indagini che la differenza tra questi due momenti di gestione di compendi, di amministrazione, che vede in opera la stessa schiera sostanzialmente di amministratori, ma con finalità e compiti, funzioni e obiettivi e orizzonti diversi. La procura non può rimanere inerte rispetto a questo, non può essere una sponda del tribunale, neanche un richiedente e basta. Non può spogliarsi delle sue funzioni. Peraltro, mi assumo personalmente la responsabilità, ma l'ufficio che rappresento condivide questa funzione, di dire che la procura rappresenta il motore della misura di prevenzione anche se non ha capacità decisionale. Tutto, infatti, parte da una richiesta e, quando questa trova accoglimento, come in questo caso, in un'amministrazione pubblica nella specie di un compendio amministrativo pubblico, allora compito della procura è quello di affiancare necessariamente, Pag. 29come si sta facendo, indagini tipiche dell'investigazione, che non sono le attività tipiche dell'amministrazione. Ci troviamo a confrontarci, attraverso input che ci vengono da una constatazione amministrativa di sostituzione all'amministrazione fisiologica, con dati che hanno un alone di esigenza investigativa che abbiamo il dovere di seguire e coltivare. Il collega Scaletta ha parlato di accertamenti bancari e di altri accertamenti: stiamo svolgendo forse più penetranti accertamenti di quanto la stessa amministrazione, per il perimetro naturale normativamente previsto dalle sue funzioni, possa svolgere. Non ha capacità investigativa. Guai – mi sento di dire – se ogni procura rimanesse inerte di fronte a una richiesta accolta e a un'amministrazione che non può essere delegata per accertamenti di tipo investigativo. Credo di aver illuminato il concetto. Per quanto riguarda i rapporti tra Comest e Italgas, approfondirà ancora il collega Scaletta tutto il resto, ma posso già dirvi precisando quello che l'onorevole Mattiello ha chiesto: la Comest non viene ceduta, si trova in amministrazione giudiziaria, cede un ramo d'azienda e questo, che riguarda la distribuzione di alcune reti gas, viene ceduto a Italgas. Lì nascono in concreto quelle anomalie che portano a contestazioni, transazioni, ma a rinunce di offerta collaborativa sotto il profilo della manutenzione. Credo di averlo spiegato in termini più concreti.

  PRESIDENTE. Se questa cosa è avvenuta, vale la domanda posta dal vicepresidente Fava, ma anche da Lumia: non avevano un funzionario e basta con il quale interloquire, se riescono a ...

  BERNARDO PETRALIA, procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Lì giocano le rappresentanze.

  PRESIDENTE. Chi risponde a questa domanda ?

  DARIO SCALETTA, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Iniziando dalla prima, in ordine alla cessione del ramo d'azienda, la decisione è stata autorizzata dal tribunale, non è una scelta autonoma dell'amministrazione giudiziaria. Qui penso che entrino in gioco anche valutazioni di carattere economico, sull'opportunità anche economica di continuare lo svolgimento delle attività d'impresa da parte dell'amministrazione giudiziaria piuttosto che cedere quel valore, monetizzare e far acquisire allo Stato il corrispettivo.
  Nel momento in cui si cede un ramo d'azienda, dobbiamo partire dal presupposto che le società che sono state poi oggetto di cessione avevano in concessione la gestione e la manutenzione di determinate attività, quindi il valore economico era rappresentato proprio dal rapporto di concessione, di gestione in via esclusiva di una determinata rete. Sotto questo profilo, penso che risponda a logiche economiche monetizzare quel valore e far acquisire al patrimonio dello Stato un valore economico.

  DAVIDE MATTIELLO. Chi è l'amministratore giudiziario e chi autorizza ?

  DARIO SCALETTA, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo.
  L'amministratore giudiziario è un soggetto, un collegio o un singolo, una persona fisica.

  DAVIDE MATTIELLO. Mi scusi, non in astratto, in concreto.

  DARIO SCALETTA, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Dovrei verificare la documentazione riguardante le vicende Comest, che già sono state definite anche in appello. È una procedura per le misure di prevenzione che è stata trattata da me più di tre anni fa. In ogni caso, sarebbe semplice consultare i documenti. Eventualmente, mi riservo di documentare.

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  PRESIDENTE. Siamo decisamente interessati a sapere chi fossero i soggetti che interloquivano in quella fase.

  DARIO SCALETTA, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Per quanto riguarda l'osservazione del presidente circa la diffusività del fenomeno, sottolineo che la funzione della sospensione dell'amministrazione per l'ufficio requirente ha proprio il fine di entrare nell'azienda, avere possibilità di accedere cantieri, verificare la documentazione contabile e quella bancaria, ricostruire flussi economico-finanziari, vedere sostanzialmente chi svolge determinate prestazioni lavorative, come sono svolte e come sono pagate. Proprio per rappresentare l'efficacia di questo strumento, vi rappresento quello che è successo nel caso di un accesso al cantiere in Sciara, un paesino nell’hinterland di Palermo, famoso per la sagra dei carciofi... Accendendo a un cantiere della ditta STIM Srl, si procede ad acquisire targhe e matricole dei mezzi e delle attrezzature e all'identificazione degli operai che si trovano in luogo. Dopo avere contattato il responsabile della ditta, si è presentato l'architetto Manca Fabio, nipote di Alfredo Curatola, amministratore della CRM, il quale ha dichiarato di essere responsabile degli operai e dei lavori, ma di non essere inserito nel POS (piano operativo di sicurezza) con tale mansione, bensì di essere assunto regolarmente come impiegato. Si manifesta, quindi, come responsabile anche se formalmente è un impiegato di quell'attività.
  Alla richiesta di documenti di cantiere, POS, elenco mezzi, elenco attrezzature, elenco personale, risponde di essere sprovvisto di tale documentazione e dichiara che tutti i mezzi d'opera sono della CRM Snc di Alfredo Curatola, con cui esiste un contratto di nolo a freddo, ed ecco sempre questo strumento. Si chiedono allora chiarimenti all'Italgas se sia a conoscenza di queste modalità operative del nolo a freddo. Risponde l'ingegnere Aceto, responsabile PROREDI, il quale ammette via e-mail che l'Italgas non è in possesso di alcuna documentazione di cantiere, POS, eventuale PSC (piano di sicurezza e di coordinamento), elenco dipendenti, elenco mezzi.
  Questo è un esempio concreto che evidenzia come soltanto attraverso un accesso al cantiere sia possibile verificare se si tratti di fenomeni che riguardano esclusivamente Cavallotti o un fenomeno molto più vasto, esteso.
  È una corsa contro il tempo. Un conto, infatti, è esaminare una società con 10 dipendenti, 10 mezzi e due conti correnti, ma quando ci troviamo a operare nei confronti di una società come Italgas o, ancor più, come SNAM Rete Gas, 6 mesi più 6, un anno, possono non essere adeguati per un controllo capillare. Si può procedere soltanto a campione.

  PRESIDENTE. Capisco bene il discorso sui campioni, ma quando una campionatura omogenea porta tutta a comportamenti omissivi, quanto meno della funzione di controllo, le conseguenze si traggono facilmente. Se avvengono da Sciara fino a Roma, da Chiavari a Novara, da Sanremo a Enna, da Reggio Calabria a Napoli, dalla Puglia a Frosinone...

  DARIO SCALETTA, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Vorrei riprendere il profilo riguardante la continuità tra il vecchio e il nuovo. Volendo allargare il tema a un'altra misura di prevenzione, cui ho accennato, un esempio riguarda le figlie di Ezio Brancato e D'Anna, la madre. Anche in quel caso è stata data applicazione a uno strumento nuovo introdotto dal codice antimafia, cioè il sequestro per equivalente del corrispettivo che le sorelle Brancato e la madre avevano ottenuto dalla cessione della loro quota alla Gas Natural spagnola investendolo nell'acquisizione di immobili nella città di Palermo. Si è chiesto e ottenuto un sequestro per equivalente del corrispettivo di immobili in cui avevano investito.Pag. 31
  In questa misura di prevenzione, il profilo della continuità è emerso se si considera che uno degli amministratori delegati della Gas Natural spagnola era ed è il compagno di Monia Brancato, una delle proposte, e se si considera che questa per un certo periodo di tempo è stata amministratore delegato di una società, la Gas Natural Rigassificazione.
  Questo profilo è oggetto di approfondimenti istruttori nell'ambito di queste misure di prevenzione. Riscontrata una continuità anche con riferimento al territorio di Enna, se si considera che, secondo le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, tra cui Ciro Vara, sugli appalti per la metanizzazione di quel territorio, le società del gas che si sono succedute nella distribuzione del gas utilizzano o fanno lavorare le stesse ditte o ditte indirettamente riconducibili ai medesimi soggetti a cui erano affidati i lavori dalle cosiddette società del gas, si evidenzia un'ulteriore continuità nell'affidare i lavori sempre agli stessi soggetti o, comunque, a soggetti vicini a cosa nostra.
  Relativamente alla domanda dell'onorevole Fava riguardante le attività in Piemonte di Campodonico, allo stato non ci risulta che ce ne siano. È invece oggetto di indagine e di approfondimento chi ci sia dietro i Cavallotti.

  CLAUDIO FAVA. Conferma, quindi, che c’è qualcosa.

  DARIO SCALETTA, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Lavoriamo per questo.

  PRESIDENTE. Pare che non manchi materiale. Oltre all'interdittiva, procuratore, vorremmo acquisire anche le informazioni alle quali faceva riferimento adesso.

  PRESIDENTE. Domani sentiremo gli amministratori. Se sorgeranno altri interrogativi, troveremo il modo per formularveli. Noi faremo la nostra parte. Se c’è la possibilità di una collaborazione, credo che questo vada a vantaggio di tutti. Ringrazio tutti.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 22.40.