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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVII Legislatura

III Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 13 di Mercoledì 26 novembre 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Marazziti Mario , Presidente ... 3 

Audizione del presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani, ministro plenipotenziario Gian Ludovico de Martino, sugli esiti della prima fase della Revisione Periodica Universale dell'Italia presso il Consiglio diritti umani delle Nazioni Unite (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Marazziti Mario , Presidente ... 3 
De Martino Gian Ludovico , presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani ... 4 
Marazziti Mario , Presidente ... 7 
Cimbro Eleonora (PD)  ... 7 
Locatelli Pia Elda (Misto-PSI-PLI)  ... 7 
Marazziti Mario , Presidente ... 8 
De Martino Gian Ludovico , presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani ... 10 
Marazziti Mario , Presidente ... 11 
Cimbro Eleonora (PD)  ... 11 
Marazziti Mario , Presidente ... 11

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Nuovo Centro-destra: (NCD);
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia: (PI);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MARIO MARAZZITI

  La seduta comincia alle 8.45.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani, ministro plenipotenziario Gian Ludovico de Martino, sugli esiti della prima fase della Revisione Periodica Universale dell'Italia presso il Consiglio diritti umani delle Nazioni Unite.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani, ministro plenipotenziario Gian Ludovico de Martino, sugli esiti della prima fase della Revisione Periodica Universale dell'Italia presso il Consiglio diritti umani delle Nazioni Unite.
  Saluto quindi e ringrazio per la sua partecipazione alla seduta odierna il ministro de Martino, che è accompagnato dalla dottoressa Stefania Dall'Oglio, dall'avvocata Maja Bova e dall'avvocata Silvia Dodero, in qualità di esperte del CIDU.
  Ricordo che il ministro de Martino è già stato audito due volte da questo Comitato permanente, vale a dire l'8 aprile e il 22 luglio scorsi, quando era ancora in corso il processo di elaborazione del rapporto nazionale, da presentare ai fini della prima fase dell'esame.
  Prima di dare la parola al nostro illustre ospite, desidero cogliere l'occasione di questa audizione per manifestare, anche in qualità di componente della task force istituita dall'allora ministro Mogherini presso la Farnesina per promuovere la campagna mondiale contro la pena capitale, la mia personale soddisfazione per il voto espresso il 21 novembre scorso dalla Terza Commissione dell'Assemblea dalle Nazioni Unite a favore di una quinta Risoluzione per una moratoria universale della pena di morte.
  Con il voto favorevole di 114 Stati su 193 la risoluzione è stata approvata forte della co-sponsorizzazione da parte di 94 Stati membri, il più alto numero mai registrato nella storia dell'ONU. Le astensioni sono state 36 e 34 i voti contrari. 9 gli assenti. Due anni fa 111 erano stati i voti a favore e 5 i contrari.
  I nuovi voti a favore sono stati espressi da paesi come Eritrea, Suriname, Fiji e Niger, e rappresentano significativi passi avanti sono le astensioni di Myanmar e Bahrain. Il passo indietro di Papua Nuova Guinea è stato fortemente stigmatizzato.
  Per la quinta volta consecutiva cresce, dunque, il no alla pena di morte formalizzato nella sede dell'ONU, dopo la svolta della prima approvazione di una risoluzione per una moratoria universale approvata 13 anni dopo il primo tentativo, non riuscito nel 1993, con 103 voti nel novembre 2007.
  Il mondo conferma così che la pena di morte appartiene ad una concezione del diritto e della giustizia del tutto superata, oltre che dai fatti della storia, da una cultura sempre più globale dei diritti umani, del rispetto della vita e della persona. La comunità degli Stati è sempre più coesa nel ritenere che la giustizia che uccide smette di essere tale.Pag. 4
  È un passo avanti importante sulla via del rispetto di una soglia più alta dei diritti umani, anche perché con questo voto la grande parte dei Paesi del mondo afferma che la pena di morte non è solo un affare interno ai singoli Paesi ma, tocca il rispetto dei diritti umani, diventa materia di competenza della comunità internazionale.
  A mio avviso, questo risultato è il frutto di un metodo nuovo di lavoro e di sinergia tra governi e le maggiori ONG del mondo, in cui è emerso il ruolo intelligente dell'Italia, schieratasi in prima fila anche in quanto rinnovata dalle scelte del Governo e di politica estera che hanno messo la diplomazia umanitaria tra le priorità, come confermato dal presidente Renzi all'ONU a settembre e dal Ministro degli affari esteri Gentiloni pochi giorni fa alle Camere. L'ho potuto verificare in occasione del Summit No Justice Without Life e delle iniziative fatte dal Parlamento giapponese, promossi alcune settimane fa dalla Comunità di Sant'Egidio e dall'Italia con l'Unione europea.
  È anche il frutto di un grande lavoro svolto dalla Rappresentanza Permanente d'Italia presso le Nazioni Unite, in coordinamento con le altre ambasciate europee e con Paesi credibili nelle proprie aree in questo campo.
  Ci attende adesso il voto finale dell'Assemblea Generale previsto per dicembre: una occasione in più per i Paesi che ancora hanno la pena di morte nel loro ordinamento per decidere una moratoria di legge e un percorso verso l'abolizione.
  Non cesserà il nostro impegno, anche in qualità di constituency parlamentare, affinché si consolidi ulteriormente il consenso in favore della moratoria, in linea con una tradizionale priorità del nostro Paese, rafforzata dal semestre italiano di presidenza del Consiglio dell'Unione europea.
  Concludo segnalando che nella stessa sede della Terza Commissione è stata adottata per consenso una risoluzione sull'eliminazione dei matrimoni precoci e forzati. Con la sponsorizzazione anche del nostro Paese, per la prima volta si stigmatizza in sede ONU la pratica odiosa dei matrimoni precoci e forzati che colpisce per lo più le bambine e che si aggiunge a quella delle mutilazioni genitali femminili, contro cui l'Italia ha profuso tanti sforzi. Anche questa risoluzione sarà sottoposta al voto dell'Assemblea Generale a metà dicembre.
  Chiedo ora al ministro de Martino di svolgere il suo intervento sugli sviluppi del percorso di revisione sull'Italia, in vista della seconda fase, prevista nel marzo 2015.

  GIAN LUDOVICO DE MARTINO, presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani. Traccerò un quadro di quello che è stato il percorso che ha portato alla prima fase della Revisione Periodica Universale, secondo ciclo, e di quello che è stato l'esito della revisione e gli snodi successivi. Il rapporto interministeriale che è stato predisposto dal Comitato interministeriale per i diritti umani, prima di essere presentato nel luglio scorso a Ginevra, nella fase relazionale è stato oggetto di audizioni sia presso questo Comitato, sia presso la Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato. Abbiamo quindi organizzato incontri con organizzazioni non governative a Roma e a Ginevra, per promuovere un dialogo costruttivo con la società civile.
  La bozza del rapporto è stata quindi pubblicata sul sito internet del Comitato per dare alla cittadinanza l'opportunità di commentarne i contenuti, attraverso un indirizzo di posta elettronica dedicato.
  Il testo definitivo del rapporto nazionale è stato quindi illustrato, prima della discussione a Ginevra, il 10 settembre, al corpo diplomatico e alle organizzazioni non governative, nel corso di un evento volto anche a incoraggiare la formulazione di advanced question prima della sessione del 27 ottobre, in un'ottica proattiva.
  Nelle consultazioni che abbiamo avuto con la società civile, e anche nelle audizioni che abbiamo avuto presso questo Comitato e la Commissione straordinaria del Senato, sono state individuate aree Pag. 5chiare di azione prioritaria che sono state recepite nella parte finale del rapporto nazionale dedicata alle prospettive future.
  In particolare, vorrei citare la discriminazione di genere, i diritti dei migranti, dei richiedenti asilo e dei minori non accompagnati, l'inclusione delle comunità rom, sinti e camminanti, le misure di austerità e la protezione dei diritti economici, sociali e culturali delle categorie più vulnerabili, come minori, anziani, persone con disabilità, la violenza di genere, le pari opportunità nel mondo del lavoro, la prevenzione della tratta di esseri umani, la protezione delle vittime, il sistema carcerario e le condizioni dei detenuti, l'educazione e la formazione in materia di diritti umani, in particolare per i pubblici ufficiali.
  Con riferimento a queste aree chiave, il Comitato interministeriale per i diritti umani ha istituito un gruppo di lavoro per delineare una road map delle misure legislative e amministrative da adottare entro la revisione di medio termine della Revisione Periodica Universale. Questo gruppo di lavoro si riunirà la prossima volta nel mese di gennaio.
  Veniamo ora all'esame dell'Italia del 27 ottobre. In termini generali, il clima della sessione è stato estremamente positivo nei confronti del nostro Paese. Quasi in tutti i 92 interventi degli Stati è stato espresso apprezzamento per l'impegno dell'Italia nell'attuare 74 delle 78 raccomandazioni accettate in occasione del precedente ciclo della Revisione Periodica Universale, con particolare enfasi sulle operazioni di soccorso di migranti in mare, su specifiche iniziative legislative quali l'abrogazione dell'immigrazione illegale come reato e circostanza aggravante e sulla ratifica del Protocollo Opzionale della Convenzione contro la tortura.
  Tra le criticità che sono state rilevate negli interventi dei vari Stati, spiccano la mancata istituzione di una Commissione nazionale indipendente per i diritti umani; carenze nelle politiche di accoglienza di immigrati e richiedenti asilo e nella tutela delle categorie più vulnerabili (donne, minori, minoranza, disabili); il preoccupante incremento di messaggi di istigazione all'intolleranza e all'odio razziale o religioso nella società italiana, anche da parte di esponenti politici; la ratifica pendente di convenzioni e protocolli opzionali.
  Enfasi è stata inoltre posta sulla difficile condizione di rom, sinti e camminanti, unita al riconoscimento delle numerose iniziative avviate dall'Italia per la tutela dei loro diritti in questi anni.
  Sono state formulate 186 raccomandazioni. Questo alto numero di raccomandazioni sembra essere un trend che si sta affermando in questa seconda Revisione Periodica Universale. Queste raccomandazioni riguardano prevalentemente le ratifiche, quali la Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie; la Convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone dalla sparizione forzata; il Protocollo Opzionale alla Convenzione sui diritti del fanciullo sui reclami individuali; il Protocollo Opzionale al Patto internazionale per i diritti economici, sociali e culturali; la Convenzione sulla riduzione della apolidia; la ratifica del Protocollo di Kampala, lo Statuto di Roma e il pieno adeguamento della legislazione interna a quest'ultimo; la creazione di un'istituzione nazionale indipendente sui diritti umani, secondo i princìpi di Parigi (ben 23 raccomandazioni); misure contro la discriminazione di genere e violenza contro le donne; lotta al razzismo, all'istigazione all'odio razziale, alla xenofobia, all'islamofobia, soprattutto in politica e nello sport, anche attraverso l'incremento delle risorse e il rafforzamento dell'indipendenza dell'UNAR (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali); diritti dei migranti e dei richiedenti asilo; attuazione efficace della Strategia nazionale di inclusione dei rom, sinti e camminanti; diritti delle persone LGBTI; sovraffollamento delle carceri e condizioni dei detenuti; contrasto al traffico di esseri umani e protezione delle vittime; adozione di misure positive a favore dei diritti delle persone con disabilità.
  Nel giorno della Revisione Periodica, il 27 ottobre, abbiamo organizzato un incontro Pag. 6con una rappresentanza di organizzazioni non governative ginevrine. Nella discussione sono emersi ulteriori spunti di interesse, elementi sui quali focalizzare l'attenzione, tra i quali la lotta alla violenza contro donne e minori; la condizione delle detenute madri; gli accordi di riammissione con Paesi terzi; il regolamento del Garante dei detenuti.
  Il Consiglio dei diritti umani adotterà il rapporto finale nel corso della sessione di marzo e prima di questa scadenza l'Italia dovrà sciogliere la riserva su tutte le raccomandazioni, illustrando le ragioni delle proprie posizioni. Infatti, abbiamo aderito alla procedura che consente di non accettare o respingere immediatamente le raccomandazioni, bensì di valutarne la portata e di indicare quali sono quelle che possono essere recepite o meno, affinché si possa procedere, nel successivo periodo biennale, alla piena esecuzione, in vista della revisione di medio termine, sulla situazione dei diritti umani in Italia.
  Per dare alcune cifre, 26 raccomandazioni riguardano la ratifica di strumenti convenzionali, 23 la creazione dell'istituzione nazionale indipendente, 2 il tema dell'educazione ai diritti umani, 2 la protezione dei diritti dei minori, 5 la protezione dei diritti delle donne, 17 il principio di non discriminazione, 5 il contrasto ai crimini di odio, 5 il ruolo e il mandato dell'UNAR, 3 la protezione delle categorie vulnerabili, 5 la tutela del principio di non discriminazione con riferimento ai diritti delle persone LGBTI, 6 il divieto di tortura e la migliore gestione del sovraffollamento carcerario, 13 il contrasto alla violenza di genere, domestica e sessuale, 8 il contrasto alla tratta di esseri umani, 3 il divieto delle punizioni corporali, 3 il funzionamento del sistema della giustizia, 3 la tutela della libertà di espressione e del pluralismo dei media, 5 la promozione dei diritti economici, sociali e culturali, nella forma del contrasto alle discriminazioni per l'accesso al mondo del lavoro, lo sviluppo della piccola e media impresa, l'accesso all'alloggio, la disincentivazione a ogni forma di tirocinio non retribuito, 3 la tutela dei diritti delle persone con disabilità, 13 la protezione e promozione dei diritti delle comunità rom, sinti e caminanti, 2 la protezione dei diritti della minoranza slovena, 25 in tema di protezione dei diritti dei migranti e richiedenti asilo, 4 sull'aiuto ufficiale allo sviluppo.
  Come ho detto prima, su questi temi adesso inizieremo una consultazione con tutte le Amministrazioni interessate per raccogliere elementi circa la posizione da assumere. Abbiamo tempo fino a metà febbraio per preparare la nostra risposta e per decidere quali raccomandazioni accettare, quali respingere e quali accettare parzialmente.
  Avrete notato che vi sono anche una serie di raccomandazioni che riguardano attività che rientrano nelle prerogative del Parlamento, come la serie di ratifiche sulle quali è stata attirata l'attenzione.
  Come dicevo prima, abbiamo istituito un gruppo di lavoro che seguirà l'attuazione delle raccomandazioni che saranno da noi accettate, e che comunque, a prescindere dalle raccomandazioni in sé e per sé, affronterà una serie di problematiche che sono emerse nel corso dell'attività di preparazione del rapporto, in tutte le consultazioni con la società civile, con riferimento alle aree chiave che prima avevo evidenziato, per vedere in che modo si può contribuire a stimolare e a promuovere passi in avanti per colmare eventuali lacune.
  Vorrei cogliere l'occasione anche per tracciare un quadro delle ultime attività in cui il Comitato è stato impegnato. Ieri, in occasione della Giornata mondiale per l'eliminazione della violenza contro le donne, abbiamo organizzato al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale una tavola rotonda su «Donne, pace e sicurezza». Abbiamo presentato il nostro Piano nazionale e ha avuto luogo un lungo dibattito con tutti i soggetti interessati, con ONG, Forze armate, cooperazione allo sviluppo. È intervenuta anche la Vicepresidente del Senato, senatrice Fedeli.
  Il 14 abbiamo organizzato un dibattito sul tema «Impresa e diritti umani».Pag. 7
  Avevamo costituito un gruppo di lavoro sulla questione della Commissione nazionale indipendente, che ha finito il suo lavoro e presto avremo un documento (un non-paper possiamo definirlo) con alcune considerazioni.
  Abbiamo avuto, nell'ambito delle attività del semestre di presidenza, il 10 e 11 novembre, la Conferenza annuale della Fundamental Rights Agency dell'Unione europea, che era dedicata al tema «Migrazione in Europa e diritti fondamentali».
  Abbiamo avuto, lo stesso giorno, al Ministero degli affari esteri, la riunione dei punti focali europei LGBTI.
  Il 4 novembre a Roma abbiamo avuto il lancio del gruppo di lavoro sui crimini di odio, istituito sempre dalla Fundamental Rights Agency dell'Unione europea.
  Venerdì scorso abbiamo partecipato a un evento a Tirana sulla promozione dei diritti umani, con particolare riguardo alle problematiche LGBTI, organizzato dalla Presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea, dalla Commissione e dal Parlamento europeo. Queste sono le principali attività che abbiamo svolto in queste ultime settimane.
  Ringrazio per l'attenzione e sono a disposizione per eventuali domande.

  PRESIDENTE. Ringrazio il ministro plenipotenziario De Martino per questa relazione, che mostra un'attività intensa anche solo riferendosi al mese di novembre. Tale attività sembra molto in sintonia con questo Comitato e con l'attività di questo Parlamento nello stesso mese di novembre.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ELEONORA CIMBRO. Ringrazio anch'io il ministro De Martino per la sua puntuale illustrazione, che sicuramente ha messo in evidenza tutto il lavoro che è stato fatto prima e che si dovrà fare da qui in avanti. Credo che anche questi momenti di confronto e di raccordo, a partire da questa missione alla quale ho potuto partecipare, siano assolutamente fondamentali perché anche i parlamentari possano sollecitare l’iter di alcuni provvedimenti nella direzione che Lei ha ben descritto.
  Vorrei sottolineare una questione e magari conoscere il suo parere rispetto al fatto che molte delegazioni hanno messo in evidenza delle lacune rispetto al contrasto alla violenza nei confronti delle donne. Il viceministro Lapo Pistelli ha ribadito che il nostro Paese è stato uno dei primi a ratificare la Convenzione di Istanbul. Tra l'altro, c’è stato un lungo e interessante dibattito a livello parlamentare. Vorrei sapere da Lei se queste osservazioni sono state fatte sulla base di elementi concreti oppure se sono passate informazioni a mezzo stampa.

  PIA ELDA LOCATELLI. Anch'io ho trovato molto interessanti le comunicazioni che prima il presidente del Comitato e la collega Cimbro hanno fatto sulla missione svolta a Ginevra in occasione della 20ma Sessione del gruppo di lavoro del Consiglio diritti umani delle Nazioni Unite, poi completata da quanto il ministro de Martino ha raccontato.
  Anch'io vorrei ritornare al tema delle raccomandazioni, però dicendo prima che mi sembra che sia un lavoro di squadra che va avanti. Questo è un fatto positivo. Certo, si tratta di un lavoro ancora di semina e rientra in quei lavori che richiedono tempi lunghi prima che i risultati concreti arrivino, però non dobbiamo mai abbandonare il campo e soprattutto dobbiamo avere la capacità, che mi pare ci sia, di svolgere un lavoro coordinato e di raccordo, in modo che le azioni siano coerenti e sistematiche.
  Adesso vorrei sottolineare due aspetti nel merito delle raccomandazioni. Sono molto d'accordo sull'istituzione del gruppo di lavoro che poi seguirà le attività sulle raccomandazioni che accogliamo.
  Non sono in grado di dire quali delle 186 raccomandazioni abbiano fondamento, nel senso che non sono in grado di dire in quali dei settori richiamati noi siamo carenti o meno. Però, da quello che Lei ci ha raccontato, è vero che noi siamo sempre in ritardo sulle ratifiche e le 26 Pag. 8raccomandazioni formulate su questo aspetto devono svegliarci.
  È vero che l'attività parlamentare nostra è complicata anche a causa del regolamento della Camera, però dobbiamo superare, per quanto è possibile, il ritardo.
  Per quanto riguarda l'istituzione della Commissione nazionale indipendente siamo d'accordo che è una sorta di riferimento importante per chi si sente privato dei diritti umani. Avere un riferimento concreto e preciso aiuta moltissimo, quindi dobbiamo accelerare questo aspetto.
  Vorrei ora riprendere l'argomento che ha già anticipato la collega Cimbro, quello della violenza sulle donne, della violenza di genere. Proprio ieri ne abbiamo discusso alla Camera. Questi nostri venti mesi di attività parlamentare sono stati segnati dalla discussione su questo tema. A livello parlamentare abbiamo fatto un lavoro che ci pare serio, con la ratifica della Convenzione di Istanbul, l'approvazione all'unanimità di una mozione che indicava quindici impegni precisi, la legge sul femminicidio (la definiamo così per comodità).
  Il lavoro serio soprattutto delle donne – ma non solo delle donne – in Parlamento ha contribuito a trasformare questa legge da legge soprattutto punitiva (di fatto veniva dal Ministero dell'interno) in una legge più onnicomprensiva, con un approccio che prende in considerazione le cosiddette «quattro P»: prevenzione, protezione e sostegno alle vittime, punizione e politiche integrate.
  Il nostro problema vero è che poi questo lavoro legislativo è rimasto a questo livello. Ad esempio, per quanto riguarda la Convenzione di Istanbul, l'abbiamo lasciata lì nuda, nel senso che non l'abbiamo vestita con l'adeguamento del nostro ordinamento rispetto alle prescrizioni di una Convenzione che abbiamo ratificato con convinzione. È come aver cominciato e poi essere rimasti al primo passo.
  Inoltre, per quanto riguarda i quindici impegni – e ci avevamo lavorato seriamente – che abbiamo preso, chi aveva il compito di implementarli, di dare loro completezza, di dare loro le gambe ?
  Ancora, per il Piano che abbiamo voluto, trasformando il decreto sicurezza in questa legge sul femminicidio, avevamo a disposizione 17 (poi pare 20) milioni di euro per gli anni 2013 e 2014, ma questo Piano, da ottobre dell'anno scorso a oggi – e siamo a novembre – non è ancora pronto. Ieri ci è stato detto, come se fosse un regalo per una giornata di festa, che adesso le linee guida sono pronte e si comincerà il confronto.
  Il problema è che manca una persona di riferimento precisa. Non posso rimproverare le donne che sono dentro il Governo, perché hanno le loro deleghe, delle quali si occupano. A noi manca una figura di riferimento con potere, con delega piena su questo argomento.
  Insomma, forse se agiamo tutti insieme per far vedere che manca un pezzo del lavoro, affinché il lavoro che si fa per una parte poi diventi davvero produttivo, riusciremo a cambiare un po’ la situazione del nostro Paese.
  Come è stato richiamato, 13 raccomandazioni riguardano il contrasto alla violenza, 17 la discriminazione, 5 i diritti LGBTI, 5 i diritti delle donne. Quindi, una buona parte di raccomandazioni riguarda questo argomento in cui noi siamo carenti. Allora, dobbiamo chiederci che cosa fare concretamente per far funzionare questi strumenti. Se tutto rimane a livello di buone intenzioni – e servono anche le buone intenzioni – poi il livello di frustrazione, quando le cose si inceppano, aumenta e quindi aumenta la sfiducia nelle istituzioni e nella politica. Noi, però, di tutto abbiamo bisogno fuorché di questo.
  Dunque, cerchiamo di andare avanti tutti insieme, ma anche di individuare gli strumenti concreti che diano implementazione a questi nostri desideri e impegni che sono rimasti per ora soprattutto a parole.

  PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole Locatelli e anche l'onorevole Cimbro perché, in un clima molto collaborativo, mi Pag. 9sembra che sia stato avviato un dibattito pieno di spunti e fortemente stimolato dalle vostre osservazioni.
  Prima di dare la parola al ministro De Martino per la replica, vorrei ringraziarlo del lavoro fatto e informarlo che proprio oggi questa Commissione avvia l'esame in sede referente della ratifica della Convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate, adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 dicembre del 2006. È presente la relatrice, onorevole Cimbro. È significativo che in questa giornata abbiamo questo incontro.
  Vorrei ora fare alcune brevi osservazioni. Mi è sembrato che non ci siano state rivolte raccomandazioni sul tema dell'ergastolo ostativo. Sono contento, perché penso che si tratti di una dimenticanza. Su questo tema, molto complesso e delicato, abbiamo un progetto di legge che reca anche la mia firma. Penso che questo sia uno dei problemi che, qualora venisse alla memoria dei nostri amici internazionali, potrebbe risultare imbarazzante per l'Italia.
  In secondo luogo, come voi sapete abbiamo appena approvato in questo Parlamento la nascita, presso la Camera dei deputati, di una Commissione di inchiesta sul sistema dei centri d'accoglienza e dei servizi di accoglienza per gli immigrati. Credo che questo offra un argomento importante proprio per la prossima replica che l'Italia farà alle raccomandazioni che sono state formulate.
  Alla Camera dei deputati, anche per iniziativa della Presidente Boldrini, è stato fatto un lavoro sul tema dell'odio via internet. Si tratta di temi che penso possano essere interessanti per il nostro Paese, ma anche per gli altri.
  Tuttavia, c’è un tema che non è stato toccato. Credo che lo svolgimento delle crisi internazionali in questa fase storica ci mostri che un tema come quello della libertà religiosa forse deve diventare tema di iniziativa parlamentare, perché è parte del tema dei diritti umani. Mi riferisco alle violazioni di diritti massive, scenografiche, terribili, dell'orrore, che circondano ormai la nostra società attraverso le immagini e la vita di tanti; penso allo scenario Iraq, Siria, Mezzaluna fertile, Africa subsahariana. Ecco, credo che questo rappresenti un altro punto di possibile collaborazione e di lavoro per tutti noi.
  Mi ha colpito, attraverso la relazione che abbiamo ascoltato prima dall'onorevole Cimbro, prima del nostro incontro in questa audizione, come la stima verso l'Italia legata all'operazione Mare Nostrum e al salvataggio dei migranti sia diventata quasi la premessa per un atteggiamento molto positivo verso il nostro Paese in ragione della qualità dell'intervento e dell'efficacia della più grande operazione umanitaria mai fatta nel Mediterraneo, di queste dimensioni e con questi risultati positivi. Noi come Parlamento e anche voi, mi auguro, farete tutto quello che potete per non perdere questo credito positivo a causa della chiusura dell'operazione Mare Nostrum senza un'alternativa reale, accontentandosi della cosiddetta operazione Triton, che arretra i confini e anche il piano d'azione e gli obiettivi, trattandosi di uno strumento più difensivo che umanitario e di soccorso.
  Mi auguro che i nostri sforzi congiunti in tutte le direzioni ci aiutino a non perdere questo credito e a essere promotori di altre iniziative.
  Quando, negli scorsi giorni – lo dico sebbene non rientri nell'oggetto di questa audizione – ho avuto l'opportunità di rispondere a un invito del Bundestag, come vi ho accennato, ho riscontrato in quella sede, anche tra deputati di diverse provenienze politiche, una volontà di cercare soluzioni, direi al di là dello schema Italia da una parte e resto d'Europa dall'altra. Credo che questo sia utile e interessante.
  Per quello che riguarda i ritardi nelle ratifiche, questo è un problema cronico dell'Italia, che in questo probabilmente è in compagnia di tanti altri Paesi. Non è quindi un'esclusiva dell'Italia, però effettivamente questi ritardi sono legati, più che a una responsabilità del Parlamento, al fatto che nel Governo, dopo la sigla di questi accordi, non c’è in genere un rapido Pag. 10coinvolgimento del Parlamento o una comunicazione al Parlamento in tal senso. Quindi, credo che noi dobbiamo mettere in agenda una comunicazione ufficiale alla Ministra Boschi, per esempio, con l'elenco di tutte le ratifiche per le quali è stato contestato un ritardo al nostro Paese, semplicemente come promemoria per il Governo per vedere se possiamo fare dei passi avanti in questa direzione. Abbiamo bisogno di testi, quindi devono essere presentati dei disegni di legge in tal senso.
  Concludo con il discorso sull'autorità indipendente. Effettivamente, per noi è una priorità. Sapete che abbiamo una nuova proposta di legge in tal senso. Solo per motivi pratici, per ora porta solo il nome del sottoscritto e dell'onorevole Nicoletti, ma è una volontà di tutta questa Commissione, di tutto questo Comitato.
  Chiederemmo, quindi, di nuovo ai diversi partiti – invito di nuovo qui i colleghi del Movimento 5 Stelle, del gruppo Misto e del Partito Democratico – di rappresentare ai capigruppo la necessità di chiedere l'incardinamento di questo provvedimento per cominciare la discussione, in modo che potremmo essere in fase molto avanzata prima di marzo 2015 o sperando magari, addirittura, di avere un primo passaggio parlamentare positivo. Dobbiamo, però, incardinarlo in Commissione, se possibile, almeno nei primissimi giorni del prossimo anno. Dobbiamo comunque avviare l’iter.
  Per quello che riguarda, infine, i problemi sollevati dall'onorevole Locatelli, credo che abbiamo effettivamente il problema del follow up, di come far entrare nella società, nei comportamenti questi documenti straordinari che ci vengono anche dalla comunità internazionale, a volte elaborati col contributo diretto dell'Italia anche in fase, appunto, di elaborazione.
  C’è un problema di ricezione sociale. A volte, c’è il problema degli uffici, nel cambiare abitudini, prassi, a livello di enti locali, di società civile, di Governo centrale. Per arrivare, però, a questo, che impone cambiamenti che possono anche chiedere a volte necessità di stanziamenti o capacità o coordinamento di una spesa per andare nella giusta direzione, credo che ci sia un grande problema di ricezione sociale. Dobbiamo forse vedere come su alcuni temi informare di più, far circolare di più. I passi in avanti si stanno facendo.
  Do la parola al ministro de Martino per la replica.

  GIAN LUDOVICO DE MARTINO, presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani. Grazie, presidente.
  Riallacciandomi proprio a quello che Lei stava dicendo sul problema della ricezione sociale, questo si collega anche alle tematiche evocate dall'onorevole Locatelli, dall'onorevole Cimbro, al problema della violenza contro le donne. C’è anche una questione culturale sulla quale bisogna lavorare molto.
  Abbiamo ratificato strumenti normativi internazionali, abbiamo la legislazione in Italia, il Piano nazionale d'azione, che dovrebbe essere finalizzato entro la fine di quest'anno e anche attribuiti i necessari finanziamenti, ma tutto questo deve accompagnarsi a un'attività direi di educazione, di formazione.
  Per quanto riguarda la quantificazione del fenomeno, c’è una ritrosia da parte delle vittime a denunciare i fatti, per cui è difficile effettivamente una quantificazione molto precisa di questo fenomeno. Dalla ricerca pubblicata dalla Fundamental Rights Agency risulta che l'Italia, in effetti, non è tra i Paesi in cui il fenomeno è più diffuso. Sono più i Paesi del nord Europa a vedere un'incidenza maggiore di violenza contro le donne.
  Per quanto concerne la questione della commissione nazionale indipendente, è un tema che ricorre sempre in queste occasioni. Per parte nostra, cerchiamo di stimolare il dibattito sull'argomento e siamo a disposizione per qualsiasi azione che si possa realizzare, sviluppare anche con quello che può essere l'apporto del nostro Comitato.
  Il tema della libertà religiosa ha delle ricadute anche interne. Il Comitato si occupa soprattutto dell'applicazione in Italia degli obblighi internazionali, ma è un Pag. 11tema che, appunto, ha anche una dimensione interna. Anche questo è un tema che l'anno prossimo vorremmo approfondire, organizzando un dibattito, un'occasione di incontro su questo argomento, che naturalmente comprenderà anche la dimensione della proiezione esterna del problema, laddove l'Italia si è sempre impegnata per difendere la libertà religiosa nel mondo.
  Abbiamo l'elenco delle ratifiche ancora pendenti. Su questo ci muoviamo proprio nella direzione che aveva indicato Lei, per cui sarà attirata l'attenzione su tutte le convenzioni e gli atti internazionali ancora in attesa di ratifica.
  Possiamo mandarvi, intanto, tutte le raccomandazioni e anche una scheda che le divide per argomenti. Poi possiamo mandarvi anche la lista di tutti gli accordi che non sono stati ancora ratificati.

  PRESIDENTE. Ringrazio il ministro De Martino, tutti gli intervenuti, gli ospiti e la delegazione che abbiamo ricevuto. Auguro a tutti buon lavoro. Dobbiamo lavorare sicuramente già da gennaio. Lei ha accennato a un incontro e prima di allora già saremo al lavoro sulle questioni trattate.

  ELEONORA CIMBRO. Vorrei ricordare che oggi al Parlamento europeo sarà consegnato il premio Sakharova – non so se lo pronuncerò bene – Denis Mukwege, il medico congolese che ha dedicato la sua vita alla ricostruzione di corpi, di vite di donne vittime di stupri di gruppo. Credo che questo sia un tema molto importante, che abbiamo avuto modo di affrontare più volte in seno al Comitato, e che possiamo assumere l'impegno di audire questo medico, poiché ritengo che sia importante ascoltare la sua testimonianza diretta.
  Aggiungo che è in corso la stesura del rapporto annuale del Parlamento europeo sui diritti umani nel mondo. Tra l'altro, il rapporteur è un parlamentare italiano, l'onorevole Panzeri. Credo che sia importante in questa fase avere un incontro in seno al Comitato anche per capire a che punto siamo e quale contributo possiamo offrire.

  PRESIDENTE. Grazie. Questo ci aiuta senz'altro a lavorare ancora più in profondità.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.45.