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XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere

Resoconto stenografico



Seduta pomeridiana n. 74 di Mercoledì 17 dicembre 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori.
Bindi Rosy , Presidente ... 3 

Audizione del sindaco di Roma, Ignazio Marino.
Bindi Rosy , Presidente ... 3 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 3 
Bindi Rosy , Presidente ... 9 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 10 
Bindi Rosy , Presidente ... 10 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 11 
Bindi Rosy , Presidente ... 12 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 12 
Bindi Rosy , Presidente ... 12 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 12 
Bindi Rosy , Presidente ... 12 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 12 
Bindi Rosy , Presidente ... 12 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 13 
Bindi Rosy , Presidente ... 13 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 13 
Bindi Rosy , Presidente ... 14 
Buemi Enrico  ... 14 
Mineo Corradino  ... 14 
Sarti Giulia (M5S)  ... 15 
Bindi Rosy , Presidente ... 16 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 16 
Buemi Enrico  ... 17 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 17 
Bindi Rosy , Presidente ... 17 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 17 
Bindi Rosy , Presidente ... 17 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 17 
Bindi Rosy , Presidente ... 17 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 17 
Bindi Rosy , Presidente ... 17 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 18 
Bindi Rosy , Presidente ... 18 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 18 
Bindi Rosy , Presidente ... 18 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 18 
Bindi Rosy , Presidente ... 18 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 18 
Bindi Rosy , Presidente ... 18 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 18 
Bindi Rosy , Presidente ... 18 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 18 
Mineo Corradino  ... 19 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 19 
Bindi Rosy , Presidente ... 19 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 19 
Sarti Giulia (M5S)  ... 19 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 19 
Sarti Giulia (M5S)  ... 19 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 19 
Sarti Giulia (M5S)  ... 19 
Bindi Rosy , Presidente ... 19 
Sarti Giulia (M5S)  ... 19 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 20 
Di Maggio Salvatore Tito  ... 20 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 20 
Sarti Giulia (M5S)  ... 20 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 20 
Bindi Rosy , Presidente ... 20 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 20 
Bindi Rosy , Presidente ... 20 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 20 
Buemi Enrico  ... 20 
Bindi Rosy , Presidente ... 20 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 20 
Bindi Rosy , Presidente ... 21 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 21 
Bindi Rosy , Presidente ... 21 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 21 
Sarti Giulia (M5S)  ... 21 
Bindi Rosy , Presidente ... 21 
Sarti Giulia (M5S)  ... 21 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 21 
Sarti Giulia (M5S)  ... 21 
Bindi Rosy , Presidente ... 21 
Sarti Giulia (M5S)  ... 21 
Bindi Rosy , Presidente ... 21 
Mirabelli Franco  ... 21 
Bindi Rosy , Presidente ... 21 
Sarti Giulia (M5S)  ... 21 
Bindi Rosy , Presidente ... 21 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 22 
Bindi Rosy , Presidente ... 22 
Di Maggio Salvatore Tito  ... 22 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 22 
Bindi Rosy , Presidente ... 22 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 22 
Di Maggio Salvatore Tito  ... 23 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 23 
Di Maggio Salvatore Tito  ... 23 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 23 
Di Maggio Salvatore Tito  ... 23 
Bindi Rosy , Presidente ... 23 
Giarrusso Mario Michele  ... 23 
Naccarato Alessandro (PD)  ... 24 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 24 
Bindi Rosy , Presidente ... 25 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 25 
Bindi Rosy , Presidente ... 25 
Naccarato Alessandro (PD)  ... 25 
Bindi Rosy , Presidente ... 25 
Taglialatela Marcello (FdI-AN)  ... 25 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 26 
Taglialatela Marcello (FdI-AN)  ... 26 
Marino Ignazio , Sindaco di Roma ... 26 
D'Uva Francesco (M5S)  ... 26 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 26 
D'Uva Francesco (M5S)  ... 26 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 26 
D'Uva Francesco (M5S)  ... 26 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 27 
Mirabelli Franco  ... 28 
Bindi Rosy , Presidente ... 29 
Mirabelli Franco  ... 29 
Bindi Rosy , Presidente ... 29 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 29 
Attaguile Angelo (LNA)  ... 29 
Bindi Rosy , Presidente ... 29 
Mirabelli Franco  ... 30 
Di Maggio Salvatore Tito  ... 30 
Bindi Rosy , Presidente ... 30 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 30 
Bindi Rosy , Presidente ... 30 
Mirabelli Franco  ... 31 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 31 
Giarrusso Mario Michele  ... 31 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 32 
Giarrusso Mario Michele  ... 33 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 33 
Giarrusso Mario Michele  ... 33 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 33 
Giarrusso Mario Michele  ... 33 
Bindi Rosy , Presidente ... 33 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 33 
Bindi Rosy , Presidente ... 33 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 33 
Giarrusso Mario Michele  ... 34 
Bindi Rosy , Presidente ... 34 
Giarrusso Mario Michele  ... 34 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 34 
Attaguile Angelo (LNA)  ... 34 35 
Bindi Rosy , Presidente ... 35 
Attaguile Angelo (LNA)  ... 35 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 35 
Attaguile Angelo (LNA)  ... 35 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 35 
Attaguile Angelo (LNA)  ... 35 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 35 
Attaguile Angelo (LNA)  ... 35 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 35 
Attaguile Angelo (LNA)  ... 36 
Bindi Rosy , Presidente ... 36 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 36 
Attaguile Angelo (LNA)  ... 36 
Bindi Rosy , Presidente ... 36 
Attaguile Angelo (LNA)  ... 36 
Bindi Rosy , Presidente ... 36 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 36 
Attaguile Angelo (LNA)  ... 36 
Bindi Rosy , Presidente ... 36 
Attaguile Angelo (LNA)  ... 36 
Bindi Rosy , Presidente ... 36 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 36 
Fava Claudio (Misto-PSI-PLI)  ... 36 
Bindi Rosy , Presidente ... 37 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 37 
Esposito Stefano  ... 38 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 39 
Garavini Laura (PD)  ... 39 
Di Maggio Salvatore Tito  ... 40 
Bindi Rosy , Presidente ... 40 
Di Maggio Salvatore Tito  ... 40 
Bindi Rosy , Presidente ... 40 
Di Maggio Salvatore Tito  ... 40 
Bindi Rosy , Presidente ... 40 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 41 
Bindi Rosy , Presidente ... 41 
Giarrusso Mario Michele  ... 41 
Bindi Rosy , Presidente ... 41 
Sarti Giulia (M5S)  ... 41 
Bindi Rosy , Presidente ... 41 
Sarti Giulia (M5S)  ... 41 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 41 
Bindi Rosy , Presidente ... 41 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 41 
Di Maggio Salvatore Tito  ... 42 
Bindi Rosy , Presidente ... 42 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 42 
Bindi Rosy , Presidente ... 42 
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 42 
Bindi Rosy , Presidente ... 42

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE ROSY BINDI

  La seduta comincia 21.05.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del sindaco di Roma, Ignazio Marino.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno prevede l'audizione del sindaco di Roma, Ignazio Marino. L'audizione rientra nel filone d'inchiesta dedicato alla recente operazione che ha condotto a numerosi arresti di esponenti appartenenti a una vasta rete di criminalità organizzata a Roma.
  La seduta odierna si svolge nelle forme dell'audizione libera. Ove necessario, i lavori potranno proseguire in forma segreta.
  Nel ringraziare il sindaco per la sua presenza, gli do volentieri la parola.

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Presidente, onorevoli parlamentari, vi ringrazio sentitamente per l'opportunità offertami di fornire un contributo informativo all'attività della Commissione.
  Sono passati due anni da quando nel mio cuore si è radicata definitivamente l'idea di dedicare a Roma il mio impegno umano e politico, di assumere il cambiamento di Roma come la sfida più importante della mia vita. Allora e poi per tutta la campagna elettorale nel 2013, ho osservato e condannato una modalità di gestione della cosa pubblica che aveva chiaramente abbandonato ogni cura del bene comune per occuparsi di favori e di interessi privati.
  Quando dicevo: non è politica, è Roma, intendevo proprio questo: porre fine a quella cattiva politica che ha fatto il male di Roma e anche dell'Italia; ritrovare quei valori di legalità, trasparenza, onestà, merito, che rendono la politica utile a cittadine e cittadini; recuperare, così, da parte di chi governa, la capacità di rispondere concretamente ai problemi riportando una logica sana in ogni azione amministrativa; restituire, insomma, alla politica, ripartendo da etica e legalità, il suo senso nobile di visione e unità concreta.
  Certo, non credevo allora, durante la campagna elettorale, che mi sarei dovuto confrontare con situazioni di così grave illegalità, quali emerse dalle recenti indagini della procura appena citate dalla presidente Bindi.
  Quando mi sono insediato, ho però subito osservato alcune anomalie, che mi hanno indotto a chiedere all'allora Ministro dell'economia Saccomanni una certificazione della situazione economico-finanziaria di Roma capitale. A questo scopo ho portato e lascerò agli atti, alla presidente, una corrispondenza. È stato in qualche modo un atto complesso, in quanto mi resi conto, o almeno avevo il sospetto, che c'erano sicuramente state delle condotte che, se non illegali, comunque Pag. 4non erano trasparenti come avrei voluto immaginare o sperare per il futuro io stesso.
  Mi recai, quindi, dall'allora Ministro dell'economia, il Ministro Saccomanni, e gli chiesi se potesse inviare la Guardia di finanza nel nostro comune al momento del mio insediamento per controllare tutta la contabilità e tutti gli aspetti economico-finanziari dei cinque anni precedenti.
  Sinceramente, in quel colloquio a voce, il Ministro mi rispose che era una procedura che non era mai stata adottata per una persona che si insediava, e che quindi voleva rifletterci. Successivamente, mi ha dato il suo assenso, e quindi ho scritto una lettera al Ministro poche settimane dopo il mio insediamento e il Ministro cortesemente mi ha risposto dicendo che avrebbe mandato i suoi tecnici, la Guardia di finanza e gli ispettori del Ministero dell'economia, che poi effettivamente, successivamente alla lettera del Ministro, sono venuti in Campidoglio e hanno condotto un'indagine molto accurata, al punto che sono rimasti nei nostri uffici per quattro mesi e mezzo. In quel periodo, hanno valutato tutto quello che era accaduto nei cinque anni precedenti e prodotto un documento di circa 200 pagine.
  Grazie alla disponibilità del Ministro, quindi, i servizi ispettivi di finanza pubblica della Ragioneria generale dello Stato hanno svolto una puntuale verifica sulla regolarità della gestione amministrativa, contabile e, in particolare sul rispetto degli equilibri di bilancio e sulle cause degli squilibri.
  Abbiamo, dunque, messo a loro disposizione la documentazione in nostro possesso, soprattutto quella relativa al quinquennio precedente, in tema di analisi e bilancio, di rapporti tra l'ente Roma capitale e le strutture controllate, di spese del personale. Inoltre, sin dal momento in cui siamo venuti in possesso degli esiti dell'ispezione, che come ho detto è durata quattro mesi e mezzo, poi c’è stato il tempo di scrittura, e quindi ci è stata consegnata nei primi di aprile dell'anno 2014, abbiamo posto in essere iniziative volte a tener conto dei rilievi segnalati in quella ispezione che, ripeto, avevo chiesto e sollecitato io stesso.
  Va detto subito che si tratta di un elemento di discontinuità con la precedente consiliatura, in cui non risulta fossero stati dati riscontri alle criticità evidenziate a seguito – questo è un dato interessante – di un'altra ispezione svolta dai tecnici del Ministero dell'economia nel luglio del 2008, ma alla quale non era stato dato nessun seguito tra il 2008 e il 2013. Mi riferisco solo a titolo esemplificativo alla disciplina del trattamento retributivo accessorio dei dipendenti, all'esigenza di contenere spese per beni e servizi, con particolare riguardo alle utenze e ai servizi informatici, nonché di razionalizzare le risorse erogate alle società mediante i contratti di servizio.
  Non voglio annoiarvi, ma voglio fornirvi solo alcuni numeri, così si capisce cosa significhi quello che sto dicendo: il valore del salario accessorio in un comune come quello di Roma è di circa 70 milioni di euro. Ho detto dell'acquisto di beni e servizi. Secondo il benchmarking nazionale, il costo per l'acquisto di un software per un computer nel pubblico è di circa 500 euro: a Roma, nel quinquennio precedente, erano pagati 4.080 euro, otto volte di più.
  Dare seguito alle indicazioni degli ispettori del MEF non è stato certo agevole dal punto di vista del consenso politico, perché abbiamo dovuto fare scelte spesso impopolari, ma necessarie, come la rinegoziazione del salario accessorio dei dipendenti capitolini, da sempre erogato senza un percorso meritocratico. Considerate che nel salario accessorio c'era una voce, per esempio, erogata per effettiva presenza in servizio.
  Oltre che col MEF, è stata particolarmente proficua l'interlocuzione con la procura della Repubblica, alla quale abbiamo consegnato atti e informazioni che evidenziavano comportamenti a danno della capitale sin da qualche settimana dopo il mio insediamento. Ho ritenuto, infatti, da subito doveroso riportare sui giusti binari, nell'estate del 2013, la collaborazione istituzionale Pag. 5tra Roma capitale e gli organi inquirenti e di controllo dell'ordine pubblico.
  Mi sono insediato il 12 giugno e il 20 settembre 2013 ho messo a disposizione della procura documentazione in ordine alla revoca dei componenti del consiglio di amministrazione della società Le Assicurazioni di Roma; il 18 novembre 2013, un esposto sulla sussistenza di irregolarità nell'espletamento delle procedure concorsuali bandite da Roma capitale; il 10 marzo 2014, la documentazione relativa alla cessione in comodato d'uso gratuito di un immobile di proprietà di Roma capitale alla fondazione Investments Foundation, una fondazione riconducibile al sindaco Gianni Alemanno; il 3 aprile 2014, documentazione inerente un lodo arbitrale tra AMA e CO.LA.RI, l'azienda che ha gestito lo smaltimento dei rifiuti dal 1963 al 2013, quando ho chiuso Malagrotta, aperta da cinquant'anni. Il danno che CO.LA.RI denuncia di aver subìto è pari a 900 milioni di euro. Il 31 ottobre 2014, abbiamo trasmesso alla procura un esposto in merito al lodo arbitrale tra ATAC e Tevere TPL per l'affidamento della gestione della rete periferica di trasporto pubblico urbano.
  In queste due settimane, da quando le indagini della procura di Roma hanno portato alla luce fatti e nomi, si è sentito e scritto di tutto. Si è cercato di far passare Roma come una città completamente preda di una criminalità mafiosa, ma Roma non è questo. Voglio ripeterlo ancora una volta: Roma è fatta di persone perbene, oneste, che lavorano, che seguono i propri progetti, che sognano e provano a realizzare i propri sogni.
  Se ci sono state, e certamente ci sono, mele marce in questa città, non significa che Roma sia una città malata. Sono convinto che la città sia sana e fatta di persone perbene e sono onorato di essere il primo cittadino della capitale d'Italia. Quelle persone, quei criminali, infatti, hanno fatto patti solo con una parte di cattiva politica e cattiva amministrazione, fortunatamente anch'essa limitata. Questo conferma quanto intuito sin dall'inizio del mio mandato.
  Avevo illustrato da subito, nell'intervista rilasciata il 14 luglio 2013, quindi 32 giorni dopo il mio insediamento, al giornalista Carlo Bonini del quotidiano la Repubblica, le mie convinzioni sulla criminalità nella città di Roma.
  Alla domanda di Bonini: «Sindaco, la mafia a Roma esiste ?», risposi testualmente: «Sì, esiste, ed esiste probabilmente in molte forme. Parliamo di migliaia di denunce negli ultimi anni, dove viene immaginato che alcuni di questi luoghi servano esclusivamente per il riciclaggio di danaro; addirittura bar, ristoranti, luoghi importanti della nostra capitale, che sono stati acquisiti da famiglie appartenenti alla criminalità organizzata. Quest'amministrazione, da quando si è insediata, ha voluto fare con forza opera di prevenzione rispetto all'illegalità e alla vendita abusiva in alcune grandi piazze. Il problema si risolverà soltanto se, con lo sforzo collegiale e collettivo, si interromperà il flusso di materiale contraffatto, che certamente non è gestito da un cittadino bengalese o cingalese, che poi lo vende sul tappeto nella piazza. Dietro, alle spalle, ci sono potenti e solide organizzazioni criminali».
  Nella stessa intervista, parlavo di quanto il tema della legalità fosse centrale per la nostra amministrazione. Certo, la Roma che abbiamo trovato e che stiamo cambiando è una città, come peraltro tutto il Paese, dove manca il lavoro, dove si fa fatica a trovare una casa a costi ragionevoli, dove il merito non è premiato, dove, se non conosci qualcuno, non vai avanti, dove comportarsi onestamente non è una condizione premiata, dove le opportunità non sono uguali per tutti, ma stiamo cambiando. Stiamo facendo il possibile per cambiare tutto.
  D'altra parte, ho sempre detto che nella mia vita professionale e politica sono sempre stato abituato a cambiare le cose quando non funzionano. In un anno e mezzo, abbiamo compiuto scelte decisive, spesso storiche, che rappresentano le basi di un cambiamento profondo e i cui effetti Pag. 6concreti si vedranno nei prossimi mesi e anni, decisioni che a Roma non erano mai state prese.
  Ho effettuato radicali cambiamenti nelle principali società partecipate. Una delle prime persone che, poche settimane dopo il mio insediamento, fu rimossa fu, per esempio, Franco Panzironi, in questo momento agli arresti, presidente di Multiservizi e noto alle cronache soprattutto per il precedente incarico di amministratore delegato di AMA, dove percepiva 545.000 euro l'anno. Voglio solo dire che l'attuale ne percepisce 69.000, con 60.000 di premio di produzione.
  Inoltre, abbiamo proceduto alla revoca dei componenti del consiglio di amministrazione della società partecipata Le Assicurazioni di Roma di cui, come ho detto, ho immediatamente informato la procura della Repubblica; un atto dovuto, una decisione peraltro non messa in discussione dal TAR del Lazio e presa nel rispetto della legalità, della trasparenza e delle regole.
  La nostra amministrazione è stata la prima a fare chiarezza sulle gestione di una società più attenta agli interessi privati che all'interesse pubblico. Al riguardo, è indicativa la vicenda che ha coinvolto il direttore generale di Le Assicurazioni di Roma per un prestito di 200.000 euro a favore dell'allora presidente del consiglio di amministrazione. Questo prestito interno al consiglio di amministrazione è relativo al gennaio 2013 e ci era apparso, appena lo abbiamo controllato, dopo il mio insediamento, a giugno del 2013, in chiaro contrasto con una serie di norme del contratto integrativo aziendale per i dirigenti della mutua assicuratrice, tanto da aver chiesto una ricognizione completa dei fatti, da cui erano emerse chiaramente le violazioni, passate poi all'esame della procura della Repubblica.
  Il 18 novembre 2013, abbiamo presentato, sempre alla procura della Repubblica, un esposto sulla sussistenza di irregolarità nell'espletamento delle procedure concorsuali bandite nel quinquennio precedente da Roma capitale. L'avvocatura capitolina e il capo dipartimento delle risorse umane, infatti, ci avevano informato del fatto che le buste utilizzate per le prove scritte dei concorsi delle 22 procedure bandite nell'anno 2010 non erano regolamentari, in quanto quelle buste erano trasparenti e lasciavano intravedere, quindi, il nome dei candidati e, di conseguenza, non garantivano l'anonimato dei concorrenti.
  Proprio lo scorso 5 novembre, il TAR del Lazio ha sospeso la graduatoria dei funzionari amministrativi che avevano proceduto al ricorso, riconoscendo l'illegittimità della procedura concorsuale nella misura in cui non era assicurato l'anonimato delle prove concorsuali, appunto per la presenza delle buste trasparenti.
  Nell'ambito poi della politica di contenimento dei costi e della scelta di ottimizzare l'impiego del patrimonio immobiliare, al fine di ridurre per quanto possibile il ricorso alle locazioni passive, abbiamo preso atto di pregresse concessioni a titolo gratuito o a canone agevolato di immobili spesso senza un'adeguata istruttoria e sotto il profilo del carattere meritorio e sociale dell'attività posta in essere dai soggetti beneficiati.
  A titolo esemplificativo, il 10 marzo di quest'anno, abbiamo trasmesso alla procura della Repubblica la documentazione relativa alla concessione in comodato d'uso gratuito di un immobile di proprietà di Roma capitale alla Fondazione Roma Investments Foundation. L'immobile di assoluto pregio è sito in viale Gabriele D'Annunzio al civico 100, proprio accanto a piazza del Popolo.
  Ritenendo prevalente l'obiettivo di ottimizzazione delle risorse pubbliche e non ravvisando la sussistenza di interesse pubblico a tale concessione, abbiamo revocato la delibera di giunta capitolina n. 216 del 2012, con cui il sindaco Alemanno assegnava il comodato d'uso. Quest'amministrazione ha poi stigmatizzato la pratica, ora peraltro non più consentita dalla legge, come sapete, a cui si faceva ricorso per affidare a lodi arbitrali e non ai tribunali la risoluzione di liti tra le società controllate del comune e i soggetti privati. Riteniamo, infatti, che in molte occasioni la Pag. 7scelta ampiamente discrezionale dei componenti del collegio arbitrale non sia stata idonea ad assicurare al meglio gli interessi del settore pubblico rispetto a quello che avrebbe potuto garantire, invece, un tribunale.
  Della volontà di quest'amministrazione di rinunciare a tale pratica, il 3 aprile scorso ho consegnato, ad esempio, brevi manu, ancora una volta al dottor Giuseppe Pignatone, la documentazione inerente un lodo arbitrale tra AMA e CO.LA.RI. per presunti danni subìti da CO.LA.RI., l'azienda posseduta dall'avvocato Cerroni, che gestiva la discarica di Malagrotta e che, come sapete, per motivi che non conosco, successivamente alla chiusura di Malagrotta, è stato arrestato e poi credo rilasciato.
  I danni che CO.LA.RI. denunciava rispetto al comune di Roma erano pari a 900 milioni di euro. In sostanza, nel 2009, AMA, l'azienda per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti di Roma, sottoscrisse con CO.LA.RI., l'azienda dell'avvocato Cerroni, un accordo annuale per l'uso degli impianti privati di trattamento e smaltimento dei rifiuti urbani di Roma, di cui AMA è unica proprietaria. Le parti avevano concordato che, alla scadenza del contratto, si sarebbe provveduto a un rinnovo per un periodo più lungo e a diverse condizioni anche economiche. L'accordo, mai rinnovato, prevedeva che, in caso di lite tra i due firmatari, avrebbero fatto ricorso a un arbitrato.
  Lamentando la mancanza di buona fede nelle trattative, CO.LA.RI. ha avanzato una richiesta di risarcimento danni di entità tale, 900 milioni di euro, che se la stessa fosse accolta, determinerebbe gravissime conseguenze finanziarie per AMA e per lo stesso comune. Inoltre, dalla lettura dei giornali di oggi, risulta che la procura abbia avviato accertamenti in relazione alla costituzione del collegio arbitrale e dell'individuazione dei consulenti tecnici incaricati delle perizie nell'ambito di un'ulteriore arbitrato tra AMA e CO.LA.RI. del valore di circa 80 milioni di euro per alcune attività di bonifica della discarica di Malagrotta.
  Ancora, il 31 ottobre scorso, abbiamo presentato un altro esposto alla procura della Repubblica presso il tribunale di Roma in merito a un altro lodo arbitrale, quello tra ATAC e Tevere TPL per l'affidamento della gestione della rete periferica del trasporto pubblico urbano. La questione nasce dall'affidamento di alcune linee di trasporto pubblico, per lo più nelle zone periferiche, alla società Tevere TPL con una procedura concorsuale in cui ATAC fungeva da stazione appaltante, ma in nome e per conto di Roma capitale, che ha finanziato l'affidamento. Dopo l'aggiudicazione, la stipula del contratto e l'avvio del servizio, l'affidataria ha proposto anche questa volta un giudizio arbitrale per ottenere un immediato adeguamento dei prezzi.
  Aneddoticamente, posso dirvi che, quando ho portato queste carte al procuratore Pignatone – ovviamente, non sono un esperto giurisprudenza – lo ha colpito molto il fatto che il lodo arbitrale si fosse concluso in meno di sette giorni, che ha ritenuto un tempo molto breve per un lodo arbitrale così importante.
  Il collegio ha emesso un lodo che ha dato ragione alla società privata, riconoscendo una diversa e maggiore tariffa chilometrica per vettura, condannando ATAC a versare circa 30 milioni di euro in più per il periodo di servizio svolto, applicando le nuove tariffe all'intero triennio 2007-2009, poi prorogato fino a maggio 2010, così si arriva a oltre 95 milioni di euro più interessi.
  Proseguendo nell'azione di legalità e trasparenza di Roma capitale, porto altri esempi che cito solo per titoli. Abbiamo ereditato un disavanzo di bilancio con uno squilibrio strutturale pari a circa 800 milioni di euro e, grazie al supporto del Governo e del Parlamento, abbiamo sottoscritto un piano di rientro che prevede la compressione delle spese per beni e servizi, la razionalizzazione della partecipazione di Roma capitale negli assetti societari, con conseguente processo di dismissioni, fusioni e aggregazioni. Stiamo procedendo a dismissioni e aggregazioni di circa 25 aziende.Pag. 8
  Con lo stesso obiettivo abbiamo, inoltre, introdotto i costi standard e l'istituzione della centrale unica di acquisti. Fino al momento del mio insediamento, nell'edificio dove lavoro c'era il segretario generale, il ragioniere generale, il sindaco e, se si doveva comprare una risma di carta, ognuno la comprava con un proprio centro di costo.
  Vengo alla chiusura di Malagrotta. Abbiamo posto fine a un monopolio che umiliava Roma, creava danni per l'ambiente e la salute, aveva ostacolato ogni investimento strategico e aveva creato un danno enorme alla capitale. Il fatto che l'Europa avesse indicato nel 31 dicembre 2007 la data ultima di chiusura di Malagrotta, nel frattempo diventata la discarica più grande del pianeta terra, 240 ettari, come 350 stadi olimpici uno accanto all'altro, ci aveva messo nella condizione che, come girando per Roma avrete certamente notato, non c’è nessun lavoro pubblico, nessuna opera con la bandierina dell'Europa, perché Roma dal 2007 al 2013 non ha chiuso Malagrotta, e quindi non poteva fare richiesta di finanziamenti all'Europa.
  Nell'ambito della gestione dei rifiuti, abbiamo incrementato la raccolta differenziata; posto le basi per la chiusura del ciclo dei rifiuti in due o tre anni; inasprito il contrasto a ogni forma di abusivismo, come avrete certamente visto e letto sui giornali, dalla lotta all'evasione fiscale e ai tavolini illegali – avrete visto com’è cambiata quest'anno Piazza Navona rispetto agli anni passati – dagli ambulanti alle occupazioni, con l'affermazione di regole giuste da rispettare per tutti, a partire dal piano degli impianti pubblicitari.
  Fornisco solo un numero, anzi quattro numeri, che valgono più di quattro pagine: Roma aveva 280.000 metri quadrati di impianti pubblicitari e incassava dai privati 15 milioni di euro; Milano ha 80.000 metri quadrati, quindi quasi quattro volte di meno, e incassa 30 milioni di euro. Penso che questo non abbia bisogno di commenti.
  Ancora, c’è stata la rigenerazione urbana. Appena insediati, abbiamo confermato lo stop alla cementificazione dell'agro romano, cancellato 160 delibere di costruzione nell'agro romano; abbiamo bloccato quelle delibere completate dalla precedente amministrazione e abbiamo già dato 600 ettari di terra a giovani agricoltori. Abbiamo lanciato progetti di riqualificazione e rigenerazione che cambieranno la vivibilità di molti quartieri e porteranno, grazie a investimenti pubblici e privati, nuovi servizi e nuove infrastrutture.
  Oggi ho finalmente capito che non avevamo solo dato fastidio a singoli interessi privati, abituati a occuparsi solo di come arricchirsi illegalmente. Non era solo un sistema di piccoli malaffari, ma cupola criminale con ramificazioni inquietanti.
  Subito dopo aver appreso i primi esiti dell'indagine della procura, ci siamo rivolti all'Autorità nazionale anticorruzione, guidata dal presidente Raffaele Cantone, a cui ho chiesto la collaborazione per la verifica degli appalti per lavori, servizi e forniture. Oggi stesso, prima di venire qui da voi in audizione, mi sono nuovamente recato dal presidente Cantone. Abbiamo concordato i criteri sulla base dei quali l'amministrazione capitolina selezionerà una prima tranche di documentazione relativa a bandi di gara non ancora pubblicati, in pubblicazione nonché a gare in corso di svolgimento e in fase di aggiudicazione nei settori maggiormente interessati dalle indagini, cioè il sociale e il verde pubblico.
  A seguito delle prime risultanze delle indagini della procura, è mia intenzione rafforzare la squadra di giunta, attribuendo un incarico ad hoc per la trasparenza e la legalità. Ritengo, infatti, che siamo di fronte a una sfida culturale e programmatica, che necessita di porre la legalità come uno degli elementi cardine del mandato della nostra giunta.
  Quanto poi alle iniziative intraprese nell'ambito dell'organizzazione amministrativa capitolina, ho disposto la revisione degli incarichi di responsabilità al fine di assicurare sin da subito il rispetto del principio di rotazione, che avevamo già iniziato ad attuare diversi mesi fa. Avrete Pag. 9letto di proteste e scioperi per quanto riguarda la polizia locale, perché, credo, per la prima volta nella storia post-bellica di Roma, ho preso la decisione che chi fa il vigile in un quartiere deve essere spostato ogni certo numero di anni in un altro quartiere. Questa nostra decisione è stata non proprio popolare, almeno all'interno della polizia locale. Si è partiti dagli incarichi dei direttori di dipartimento sino a ricomprendere i principali incarichi di posizione organizzativa, almeno con riguardo ai settori maggiormente interessati dalle indagini della procura.
  È nel rispetto delle tante persone perbene che vivono a Roma e dei tanti onesti lavoratori dell'amministrazione capitolina che ho firmato l'atto con cui formalizzo alla procura della Repubblica la costituzione dell'amministrazione quale parte offesa nel procedimento che sarà instaurato a carico di Massimo Carminati e altri. La posizione di Roma capitale è anche in vista della futura costituzione di parte civile dell'amministrazione nel processo penale per ottenere il risarcimento dei danni morali e materiali conseguenti ai reati per cui si procede e che vedono il comune quale parte offesa e danneggiata.
  Le motivazioni di una simile scelta stanno nel fatto che il reato contestato, il 416-bis del codice penale, non solo reca un'offesa all'ordine pubblico, ma impedisce al comune di esprimere la sua forza culturale, di coesione, di legalità amministrativa quanto meno, in sintesi con la sua funzione.
  Grazie al sostegno dei cittadini onesti e delle istituzioni, che ringrazio per esserci così vicini, riusciremo a cambiare Roma, a superare ogni logica criminale e illegale e a far vincere chi si impegna onestamente e punta sulle proprie capacità e sulla lealtà alla propria comunità. Quello che ogni mafia vuole screditare è proprio la comunità, dove si perde il senso dello stare insieme, del condividere, del costruire per le prossime generazioni, dove si perdono senso civico ed etica. Là le mafie si inseriscono, si espandono, acquistano potere e distruggono.

  PRESIDENTE. Grazie. Mentre il senatore Buemi organizza la sua domanda, vorrei rivolgerne qualcuna io al sindaco, che naturalmente ringraziamo anche per essersi reso immediatamente disponibile. Aveva annunciato anche la presenza del nuovo assessore alla trasparenza, che però deve avere ancora il nulla osta da parte del Consiglio superiore della magistratura.
  Credo che la nostra audizione, anche nelle intenzioni degli altri commissari, si svolgerà nel tentativo di ricostruire il passato e anche con l'intento di prefigurare il futuro, che in parte ci ha già anticipato. Una prima questione che mi è sorta ascoltandola, signor sindaco, è la seguente. Un sindaco che vince le elezioni in nome della legalità ispira da subito, per le cose che ci ha appena detto di aver fatto in questi due anni, la sua azione al principio, appunto, della legalità e della trasparenza di un'amministrazione complessa, complicata, in parte anche compromessa, come quella della città di Roma, e individua settori delicati, come quello dei rifiuti, dei trasporti, la vicenda della discarica, e collabora da subito con l'autorità giudiziaria, chiede l'aiuto del Governo.
  Stiamo parlando con una persona, il sindaco, che ha una particolare attenzione al tema della legalità: perché in due anni, invece, non si accorge che nella sua giunta, a capo del suo consiglio comunale, dentro un settore importante come quello delle cooperative, delle politiche sociali, di fronte alla sfida che crea problemi in questa città, soprattutto nelle periferie, legata alla grande realtà dell'immigrazione, non percepisce nulla di ciò che riguarda le inchieste che hanno portato la procura addirittura a ipotizzare un reato di associazione mafiosa ?
  Se ci trovassimo di fronte a un sindaco che mette un velo su tutto... Gli riconosciamo, invece, la determinazione nel fare pulizia, trasparenza, ma in due anni sfuggono cose importanti come quelle emerse dalle inchieste. Questa è la prima questione che mi sentirei di porle.
  Legata a questa, leggendo l'ordinanza del procuratore Pignatone, qual è stata la sua prima impressione e, di conseguenza, Pag. 10come ha accolto l'insediamento della commissione d'accesso, che dovrebbe essere di questi giorni ? Accanto alle sue scelte, che naturalmente apprezziamo, non possiamo infatti dimenticare che c’è una commissione d'accesso in Roma capitale. Partirei da queste prime tre domande, cui seguiranno quelle dei commissari.

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Per quanto riguarda la valutazione in questo primo anno e mezzo, mi sembra abbastanza chiaro che, se 32 giorni dopo il mio insediamento, in un'intervista facilmente reperibile su Repubblica.tv dico che c’è la mafia, vuol dire che non mi è sfuggita la presenza delle attività criminali. D'altra parte, non sono un PM, ma un sindaco, e quindi è chiaro che le attività investigative non vanno condotte dal sindaco, ma da chi nello Stato svolge queste funzioni.
  Nel leggere gli atti del procuratore, per rispondere a questa parte della domanda, è evidente, come poi il procuratore ha confermato anche qui in Commissione, che tutti i reati di pubblici ufficiali finiscono nel giugno del 2013 e che gli uomini imputati per il momento o indagati o arrestati per associazione mafiosa non ci sono più, perché figure indagate per associazione mafiosa presenti in amministrazione erano Alemanno, Panzironi, Pucci e Mancini.
  Dopo giugno 2013, queste persone non ci sono più. L'unico che rimane è Panzironi, che chiamo per un colloquio – evidentemente, non immaginavo che sarebbe poi stato arrestato con un'imputazione così grave – dicendogli che i parametri professionali a cui si ispiravano lui e l'amministrazione precedente non erano quelli a cui mi ispiravo io.
  Dico con molta sincerità che Panzironi proveniva nel suo curriculum da un'esperienza di selezioni di razze equine e ho pensato che nel settore dello smaltimento dei rifiuti ci volesse un presidente che, invece, fosse specialista nello smaltimento dei rifiuti. Può darsi, però, che questa fosse una mia idea, che poteva apparire bizzarra in quel momento. Non avevo idea che fosse anche una persona in quel momento già oggetto di indagini della procura della Repubblica.
  Dal fatto che tutti i reati di pubblici ufficiali finiscono nel giugno 2013, benché le intercettazioni siano continuate almeno fino a giugno 2014, traggo delle conclusioni importanti, cioè che in quest'amministrazione, come ha detto il procuratore in questa sede, la mafia con la giunta precedente aveva posizioni di vertice, mentre con la mia giunta ha certamente tentato di avvicinarsi e di infiltrare, ma non ci è riuscita, perché non aveva nessuna posizione di vertice. L'assessore che si è dimesso, Daniele Ozzimo, è indagato per corruzione e il presidente dell'aula – entrambi appartengono al Partito Democratico – è indagato per corruzione, non per reati di associazione mafiosa.

  PRESIDENTE. Sindaco, questa risposta potrebbe essere ineccepibile in una sede di tribunale. Ci consenta di dire che in una sede politica forse desta qualche perplessità. Lei sa bene e ci confermano ormai tutte le inchieste sulla mafia che la corruzione ha sostituito le armi, in qualche modo, quindi chi è indagato per corruzione in un'indagine nella quale ci sono anche indagati per associazione mafiosa forse è o il terminale o l'arma impropria, in ogni caso l'interlocutore utilizzato.
  Siccome noi le riconosciamo l'intenzione non solo di collaborare con la giustizia, con gli organi dell'amministrazione e anche con questa Commissione, ma anche la sicura intenzione di procedere sulla strada giusta, uno di questi modi è quello di chiamare per nome le cose. Forse, allora, alla domanda che le ho rivolto deve rispondermi in un altro modo.
  Visto che si era accorto di tutto questo che prima ci ha citato, perché mai – ripeto – figure politiche non di secondo piano sono state interlocutori di coloro che sono in un regime di detenzione o comunque indagati anche per associazione mafiosa ? Al di là dell'associazione mafiosa, trattasi in ogni caso di reati gravi. Pag. 11Giustamente, si sono immediatamente dimessi, naturalmente questo è molto apprezzato.
  Chi in politica sbaglia e fa un passo indietro e non resiste, ha sempre tutto il nostro apprezzamento, però non solo dentro la giunta, ma evidentemente tutta la sua amministrazione lavorava con le cooperative di Buzzi, peraltro in settori nei quali aveva il potere di controllo. Tutta la gestione degli immigrati, infatti, era affidata attraverso appalti da parte dell'amministrazione comunale. Abbiamo rivolto anche al prefetto questa domanda: perché mai devono arrivare i magistrati prima che la prefettura, che deve controllare, e l'amministrazione, che deve controllare, se ne accorgano ?
  Questa domanda nasce non dall'intenzione di trovare responsabilità in nessuno, ma probabilmente responsabilità oggettive nel funzionamento delle situazioni e anche forse nell'abilitare i soggetti. Sappiamo bene che la cooperativa di Buzzi è stata, per sua dichiarazione, la destinataria della prima sua indennità, quindi era considerata un fiore all'occhiello in questa città. Tutti ne conosciamo la storia. Che la si prenda dalla parte di Di Liegro o da quella di altre storie culturali e politiche di questa città, sappiamo bene che era considerato uno dei luoghi di eccellenza, però questi fatti si sono verificati.
  Visto che si è accorto di tante cose, perché questo settore è sfuggito in maniera così macroscopica ? Non possiamo non fargliela. Se l’è data una risposta ? Può anche dirci che alza le mani, che non se n’è accorto. È più convincente che non che venga a dirci che la mafia è finita nell'amministrazione comunale con certi arrivi. Si è insediata e ha fatto il salto di qualità con il suo predecessore, però purtroppo trasversalmente è riuscita ad avere rapporti politici anche con la sua giunta e con la sua amministrazione. Questo è innegabile, sindaco.

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Su questo davvero non ho altre osservazioni, se non dire che non c’è nessuno della mia amministrazione in questo momento indagato per associazione mafiosa. Questo è un dato di fatto. Gli indagati per associazione mafiosa sono Alemanno, Panzironi, Pucci e Mancini, che appartengono all'amministrazione precedente. Questo è un dato di fatto, a meno che questa Commissione o la procura la Repubblica non siano a conoscenza di altri dati che io non conosco.
  Per quanto riguarda la questione di Buzzi e del sistema di cooperative, ha già detto il presidente che è un sistema di cooperative che nello spirito è encomiabile. È nato con un grande sindaco, con Ugo Vetere, nel 1984. Mentre, però, personalmente non ho mai avuto la richiesta di un appuntamento di lavoro con Buzzi e non l'ho mai ricevuto nello studio del sindaco in Campidoglio né altrove dopo la mia elezione; lo stesso prefetto, che ha strumenti maggiori dei miei – credo che il prefetto, come tutti sapete, ha responsabilità e funzioni di coordinamento delle Forze di polizia, dei Carabinieri e della Guardia di finanza nella nostra città – ha ricevuto il signor Buzzi nel suo ufficio per parlare di nuove concessioni nel servizio di protezione ai rifugiati richiedenti asilo e ai rifugiati del sistema SPRAR, che fa riferimento al Ministero dell'interno e al prefetto.
  Il prefetto lo ha ricevuto, ne hanno parlato. Era un luogo che non riguardava la città di Roma. Io non l'ho mai ricevuto, non perché mi abbia chiesto di riceverlo e gli abbia detto di no perché sospettassi qualcosa, ma perché, come avete probabilmente visto e letto dalle intercettazioni, ero considerato un infame non affidabile, che non avrebbe garantito nessuna possibilità di continuare affari. Al contrario, si facevano pressioni nelle intercettazioni perché mi togliessero di mezzo, altrimenti non sarebbero riusciti più a fare alcun affare. Questa è la mia posizione.
  Per il resto, sinceramente penso che, per quello che riguarda la mia giunta, ho conosciuto Daniele Ozzimo, l'assessore che si è dimesso qualche giorno fa, come una persona che ha agito a difesa della legalità. Pag. 12È indagato per corruzione, sarà la magistratura che deciderà se sia colpevole o meno.
  Vi dico soltanto che una delle azioni, così dandovi la dimensione delle cifre in modo che capiate che tipo di disturbo crea, che Daniele Ozzimo ha compiuto durante quest'anno e mezzo è quella relativa al fenomeno conosciuto in questa città come «residence», luoghi per l'emergenza abitativa che esistono sin dagli anni del sindaco Rutelli, in molti casi dei veri e propri ghetti, dove sono ospitate poco meno di 2.000 famiglie in emergenza abitativa. Gli edifici appartengono a importanti imprenditori della nostra città e gli appartamenti di 60-70 metri erano affittati al comune di Roma a circa 2.200 euro.
  Quando mi sono insediato, ho detto che quella cosa doveva finire. Il responsabile di quest'area strategica era l'assessore Ozzimo. Abbiamo deliberato e abbiamo iniziato a far spostare le prime 400 famiglie: anziché pagare 2.200 euro a famiglia, davamo direttamente 800 euro perché trovassero casa. Le persone riacquistavano la dignità di trovarsi una casa per conto proprio e non essere messe in un ghetto. Con quelle somme aiutavamo tre volte di più il numero delle persone che potevamo aiutare e non continuavamo ad arricchire imprenditori con contratti che venivano rinnovati dagli anni Novanta.
  Signori, ho interrotto quei contratti. Pensate che questo abbia fatto piacere in questa città, agli imprenditori ricchi di questa città, che affittavano quei ghetti a 2.200 euro al mese ? Questo abbiamo fatto.

  PRESIDENTE. Lei esclude anche che Buzzi abbia finanziato la sua campagna elettorale ?

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Assolutamente no.

  PRESIDENTE. È una domanda.

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Lei non me l'ha chiesto e io non l'ho escluso, anzi lo affermo. Buzzi e altre persone hanno finanziato la mia campagna elettorale con le cooperative. Quei soldi, a differenza di quelli che abbiamo visto nell'inchiesta della procura della Repubblica, sono arrivati su un conto corrente con un mandatario che, tra l'altro, proprio perché volevo essere assolutamente certo, avevo scelto di un'altra città, è un avvocato di Torino. Sono regolarmente denunciati alla Corte dei conti.
  Siccome, appunto, neanche il prefetto sapeva che Buzzi era un delinquente, come facevo a saperlo io ?

  PRESIDENTE. Va bene. Sul controllo che spettava all'amministrazione nel funzionamento dei campi d'immigrazione sa dirci qualcosa ?

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Assolutamente sì. Molti di voi hanno svolto funzioni di amministrazione o di politica a livello europeo e sanno che la questione dei rom, dei sinti e dei caminanti non è un problema soltanto della nostra capitale, ma di molte città europee di non facile soluzione. Bertrand Delanoë, che ha finito dopo dodici anni il suo mandato di sindaco a Parigi, ha determinato una vera e propria ribellione della sua città quando, nell'ultimo anno di mandato, decise di mettere nelle liste degli alloggi popolari anche le famiglie di rom, sinti e caminanti. È un problema di non facile soluzione, ma lo abbiamo affrontato sin dall'inizio.
  Dal momento del mio insediamento, abbiamo deciso di riportare quelle strutture, a differenza che in passato, all'interno della legalità. Proprio poche settimane dopo il mio insediamento, abbiamo fatto, ad esempio, degli accertamenti in alcuni di questi campi. Vi do un elenco delle persone che abbiamo fatto arrestare con la polizia locale, non aspettando l'intervento...

  PRESIDENTE. Forse mi sono spiegata male. Intendevo riferirmi a un certo controllo che doveva fare l'amministrazione. Il guadagno che veniva fuori dalle cooperative e poi finiva in tangenti è, evidentemente, denaro pubblico. Per quel denaro pubblico utilizzato da queste cooperative Pag. 13nella gestione dei campi per l'accoglienza degli immigrati, alcuni erano sottoposti al controllo delle prefetture, in particolare i CIE (centri di identificazione ed espulsione), ma la stragrande maggioranza è sotto il controllo dell'amministrazione comunale.
  La domanda è serena, sindaco, perché alla fine dobbiamo arrivarci: chi doveva effettuare il controllo ? Se è stato fatto, non ci si è accorti che, anziché essere 2.500, erano 250; che, anziché erogare loro servizi da 30 euro al giorno, ne erano erogati per meno, perché tutto questo serviva per altro ?
  Non farei questa domanda a un sindaco che non mi si presenta e non agisce come lei all'insegna del massimo della legalità.

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. La domanda è chiarissima da un punto di vista amministrativo e da un punto di vista politico. Dal punto vista politico, ho detto sin dall'inizio, e voi avete letto cronache o anche ascoltato telegiornali che questa mia visione non è gradita, che voglio arrivare al superamento dei campi rom. Voglio arrivare alla fine di questa consiliatura con il superamento dei campi rom. Questo non è un argomento molto gradito in questa o in altre città.

  (interventi fuori microfono)

  PRESIDENTE. Ci penso io. Ti ringrazio, Giarrusso, ma non ho bisogno di essere difesa né integrata in questo momento.
  Vi do la parola immediatamente, dopo la mia domanda iniziale prima di passare alle vostre, nell'interesse del sindaco. Apprezzo se riesce a chiudere i campi rom, guardi un po’ che differenza, ma di fronte a quello che è successo, chi doveva controllare e non si è accorto ? È già stato chiamato per nome e cognome, nelle responsabilità sia politiche sia amministrative ? Questo è il punto. Mi trovo davanti a uno che non è vero che non ne ha fatto della legalità il principale obiettivo della sua amministrazione. Siamo di fronte a un sindaco che il primo giorno che arriva piglia e porta le carte in procura. Personalmente, chapeau. Chapeau.
  Perché questo settore è sfuggito in maniera così macroscopica ?

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Posso spiegare solo con le mie parole quello che ho fatto e quale sia la mia visione. Abbiamo cercato, nel tentativo di arrivare, come penso arriveremo, a superare l'attuale strutturazione dei campi rom e cambiare completamente la storia della gestione di questa sfida, che per me non è un problema ma una sfida, di imporre all'interno dei campi la legalità con gli strumenti di cui disponevamo.
  Questo è quello che abbiamo fatto. Dal punto di vista amministrativo, abbiamo proceduto...
  Il problema principale dei campi rom, per chi ci è stato, è il fatto che all'interno di quelle strutture, che secondo me dovrebbero essere cancellate dal nostro continente, ci sono persone che hanno una necessità abitativa e che negli anni Novanta si decise di inserire lì. Il campo Salviati 1, per esempio, è stato avviato nel 1994 con una delibera del comune di Roma che diceva che era temporaneo per alcuni mesi: siamo nel 2014 ed è ancora lì.
  Perché ci sono situazioni di chiara illegalità all'interno di quelle strutture ? Perché ci sono persone che vivono nell'illegalità e creano condizioni difficili di vita anche per le altre persone. Tutto questo non è così facile da risolvere. È molto complesso. Come l'abbiamo affrontato ? Sarà giusto o sbagliato, ma non abbiamo rinunciato a un compito di sorveglianza: lo abbiamo affrontato, nell'ideare un disegno per il futuro, dal punto di vista della legalità.
  Ogni volta che abbiamo avuto il sospetto che all'interno di un campo ci fossero delle situazioni di illegalità, abbiamo sequestrato ciò che dovevamo, abbiamo proceduto a decine e decine di arresti, alcune volte anche beffati. Non dimenticherò mai che nel primo mese del mio mandato ci siamo resi conto che, ad esempio, all'interno di un campo rom, per Pag. 14dire del controllo della gestione, un signore aveva a Roma appartamenti, negozi, e che di fatto gestiva anche quel campo rom.
  Siamo andati, per fare un gesto dimostrativo, con l'autogru e abbiamo portato via il container. Il TAR ci ha dato torto e quella persona è ritornata...

  PRESIDENTE. Sindaco, passiamo alle domande degli altri commissari, ma alla domanda sul perché non avete controllato le cooperative di Buzzi non mi ha risposto.
  Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ENRICO BUEMI. Sindaco, dalle sue parole emerge la consapevolezza di un quadro abbastanza preoccupante della situazione fin dall'inizio. Per queste ragioni, ha cercato di avvalersi subito del contributo delle strutture pubbliche terze, ministero, Guardia di finanza e così via.
  Ora, di fronte a questa situazione, si è posto il problema di attivare all'interno dell'amministrazione un servizio di ispettorato e controllo, di auditing che rispondesse alla domanda che la presidente le ha rivolto ? Il problema che emerge è che le prestazioni che erano e sono, probabilmente, ancora adesso erogate in vari settori non sono coerenti con i livelli di spesa che, invece, la pubblica amministrazione romana, per quanto riguarda la sua competenza, sostiene. Questo credo che sia il punto.
  La domanda che le faccio è questa: esiste, ha intenzione di insediare un servizio, come succede nelle grandi aziende, che hanno complessità, come quelle di una grande capitale, come quella d'Italia, che ovviamente ha settori diversi di intervento e ha bisogno di ricondurre ad unum l'insieme dell'azione di governo ?
  Inoltre, nella campagna elettorale e successivamente, non ha avuto la percezione che il profilo di legalità della politica romana e, in particolare, la parte che più direttamente la sosteneva – eventualmente, sugli avversari siamo tutti pronti a dare un giudizio con particolare severità – avesse appunto questo profilo piuttosto labile ?
  Io, che vivo questa realtà in maniera abbastanza marginale, ho avuto questa percezione sin dall'inizio, da quando ci ho messo piede la prima volta. Ho detto, però, anche in un'altra occasione che basta scendere alla stazione Termini e cercare un taxi per capire che c’è un altro ordine che vige in questo territorio. Se poi si va nei mercati, nei quartieri, per la strada, sui marciapiedi, ci si rende conto che c’è qualcosa che sopraintende e che non è proprio la legge.
  Ha avuto percezione che questa realtà non aveva una motivazione molto più alta o più profonda che quella di un disagio sociale diffuso nella grande capitale, investita da immigrazioni, turisti e così via, che probabilmente il livello era di altro tipo ? Il conflitto interno alla sua maggioranza, che abbiamo letto sui giornali, non aveva sullo sfondo questa questione ?

  CORRADINO MINEO. Signor sindaco, la ringrazio anche per la passione che ha messo nella sua relazione. L'ha già fatto il presidente. Lo faccio anch'io.
  Come, però, lei sa tra l'altro benissimo, siamo una Commissione con una funzione politica e una d'inchiesta. Dalle evidenze che risultano a questa Commissione, quello di corruzione non è solo un reato sentinella, ma anche spesso la ratio che permette alle mafie di operare.
  Allora, le formulo in altro modo la domanda. Non le chiedo di dirmi, perché lo sappiamo, abbiamo sentito il procuratore, che non c’è il sospetto di un'organizzazione mafiosa che abbia operato anche in quanto tale o con la consapevolezza di esserlo nel periodo della sua sindacatura, ma ci sono delle ipotesi di reato per corruzione. Torno a chiederle: lei aveva avuto qualche sentore, qualche sensazione, a parte le persone che sono state arrestate, che ci fosse un fenomeno di corruzione così vicino al suo ufficio di sindaco ? Mi faccia finire. Questa è la prima domanda a cui vorrei una risposta chiara. Potrebbe anche dirci che non l'ha avuta, ma a noi serve saperlo. Questa è la prima questione.Pag. 15
  La seconda questione, se permette, visto che questa è anche una Commissione politica, anzi soprattutto, è che trovo una contraddizione nella sua relazione. Lei mi parla di mele marce. In genere, quando qualcuno mi parla di mele marce, salto sulla sedia, perché ho la sensazione che sia un modo di nascondere la gravità del fatto.
  Poi l'ho ascoltata, come è mio dovere, e lei ci ha descritto un fenomeno criminoso e criminogeno non marginale, ma assolutamente diffuso, dandoci addirittura più elementi ancora di quelli che ha potuto darci il procuratore Pignatone, che si è attenuto alle risultanze della sua inchiesta, mentre lei descrive un rapporto corruttivo e collusivo impressionante che va da settori amministrativi a settori politici, imprenditoriali, alle commissioni di arbitrato.
  Quanto al racconto delle mele marce, capisco che il sindaco debba dire che c’è una città sana. Su questo non c’è dubbio sul piano del rapporto con il pubblico. Ridurre, però, a delinquenti – non uso il termine mariuoli, che fu usato da un politico di un altro tempo – a mele marce, dopo che abbiamo sentito la sua relazione, mi pare debole.
  Qualche oppositore, qualcuno potrà pensare che lo abbiano fatto semplicemente per giustificare l'uso del grimaldello, come dice Giuliano Ferrara, del 416-bis in una cosa in cui non si sarebbe dovuto, ma il procuratore Pignatone e il suo sostituto, come ha visto, hanno raccontato il perché dell'intervento per mafia spiegando che quest'associazione particolare era un fenomeno non solo originale, ma originario.
  La tesi che ci hanno espresso è che il degrado era arrivato a un punto tale da postulare l'intervento della mafia. Questo è impressionante. Lei condivide quest'analisi o pensa che ci sia un'esagerazione ? Sostanzialmente, hanno detto che è un fenomeno originario, perché a questo punto non funziona più nulla e l'associazione mafiosa fa funzionare la spesa pubblica in modo assolutamente distorto, distorsivo, distorcente e, appunto, mafioso. Sull'inchiesta, a parte il fatto di dirci che porta le carte in procura, coglie come noi questa drammaticità ? Cosa vuole fare in proposito ? Per noi, infatti, è importante sapere questo.
  Infine, lì c’è stato, evidentemente, un abuso della spesa pubblica. Non le risulta, nessuno le ha mai fatto sospettare che ci fosse una distrazione di fondi che dovevano andare a queste persone e non sono andate a queste persone ?
  Ci ha parlato di quella di Buzzi come di una cooperativa che si credeva fosse esemplare. Non discuto, non ho i termini per intervenire su questo, ma si è molto parlato delle elezioni a Roma come di un possibile momento di inquinamento: posso chiederle se ha avuto la sensazione che ci fosse quest'inquinamento nel momento delle elezioni ?

  GIULIA SARTI. Ho numerose domande, presidente, e non so se intanto il sindaco vuole rispondere. Sindaco Marino, le darò anch'io un po’ da scrivere.
  Faccio una premessa. Penso, e lei converrà con me, che ogni amministratore pubblico, a qualunque livello operi, debba avere un'etica, una professionalità e una competenza che vadano al di là e che prescindano dal capo d'imputazione di una procura. Non si è puliti semplicemente perché non si è indagati per associazione mafiosa all'interno di un'ordinanza di custodia cautelare.
  Proprio facendo leva su questo, le chiedo anzitutto del capo dipartimento politiche sociali, sussidiarietà e salute del comune di Roma, Isabella Cozza, che mi risulta lei abbia scelto anche come commissario straordinario dell'agenzia capitolina tossicodipendenze. Isabella Cozza è citata nelle intercettazioni tra Figurelli e Buzzi e, fondamentalmente, Figurelli dice «Ce l'abbiamo messa noi», quindi sembra essere comunque una figura che, benché non indagata, in quel luogo può agevolare in qualche modo ciò che le cooperative di Buzzi e la cupola volevano.
  Isabella Cozza è anche una figura che ha avuto una condanna della Corte dei conti per danno erariale nel 2012 per il Pag. 16conferimento illegittimo di alcune consulenze. Nel momento in cui sono scelte le persone, guardate il loro casellario, quello che hanno fatto, oppure no ?
  Inoltre, risulta dalla delibera n. 312 del 24 ottobre di quest'anno che siano stati dati in concessione alcuni immobili alle cooperative di Buzzi e senza una procedura a evidenza pubblica, quindi senza bando di gara. Certo, ha affermato che prima non pagavano nemmeno, quindi era praticamente a titolo gratuito, mentre adesso pagano, ma una scelta del genere non doveva essere fatta rispettando quello che chiede anche la legge n. 241 del 1990, cioè procedure a evidenza pubblica, non un affidamento, un'agevolazione diretta fatta in questo modo. Perché ha fatto questa scelta ?
  Inoltre, rilevo, e le chiedo conferma, che si sta applicando al comune di Roma ed è ancora in vigore un regolamento di gestione dei beni demaniali del 1983! Questo regolamento è in contrasto sia con la legge n. 241 del 1990, con l'articolo 12, sia con normative successive. Anche di questo vorrei chiederle conto.
  Infine, perché non risultano pubblicati i verbali delle riunioni di giunta ? Fino ad aprile di quest'anno, 2014, i verbali delle riunioni di giunta non risultano pubblicati sul sito del comune. Vorrei, innanzitutto, dirglielo, perché probabilmente è solo una mancanza, e chiederle di colmare questa lacuna. È importante, infatti, che in un momento del genere ci si doti della trasparenza massima nel momento in cui vengono fatte certe scelte e prese certe decisioni.
  Per ora ho finito, poi mi riservo di intervenire successivamente.

  PRESIDENTE. Sindaco, vuole rispondere a questo primo gruppo di domande ?

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Per quello che riguarda la domanda, secondo me molto importante, del senatore Buemi, su quello che egli ha chiamato servizio di ispettorato, di auditing, questa è stata una delle esigenze di cui sono stato sin dall'inizio consapevole che fosse importante avere, perché di fatto non esisteva.
  Quando poi chiesi aiuto al Ministro Saccomanni, che ci consegnò, dopo quasi sei mesi di lavoro, quel suo corposo documento dell'Ispettorato del MEF, in quel momento assunsi l’interim del bilancio e decisi di istituire immediatamente una centrale unica di acquisti che avesse proprio questo tipo di funzione, un controllo su tutto quello che era acquistato in termini di beni e servizi del nostro comune.
  Le dico molto sinceramente che, quando presi questa decisione, non pensavo che dovessi difendermi dalla mafia o dalla criminalità organizzata, ma dal malaffare, dal fatto che nel tempo si erano talmente moltiplicate le voci di spesa, di costo, che quando ho iniziato a occuparmi del bilancio quelle voci di costo erano 20.000. Decisi, quindi, di introdurre un sistema, poi immediatamente affidato, quando prese la delega dell'assessorato al bilancio, a Silvia Scozzese, una persona con un curriculum e una preparazione specifica nel settore, alla sua supervisione.
  È evidente che questo cambia, ha cambiato e cambierà. Soprattutto, abbiamo cambiato – è quello che abbiamo voluto e sono molto orgoglioso di aver condotto questo percorso, soprattutto negli ultimi sei mesi, dopo l'aiuto che abbiamo ricevuto dal Ministero dell'economia e delle finanze – proprio il paradigma. Anziché costruire un bilancio, e quindi tutte le voci di spesa per l'acquisto di beni e servizi sul costo storico, abbiamo introdotto l'idea di costo standard: quanto costa ? Quanto vale quest'oggetto, questo servizio ? Noi lo paghiamo quanto costa e quanto vale.
  È stata l'impostazione che abbiamo fatto con il piano di rientro a Palazzo Chigi e al Ministero dell'economia e che mi ha permesso – ripeto che allora avevo io l’interim – per la prima volta dopo decine di anni, di tagliare la spesa corrente: nel 2014, l'ho tagliata per 117 milioni di euro.
  È chiaro che, alla luce di quello che è accaduto nelle ultime settimane, ho pensato che questo non bastasse, quindi ho Pag. 17pensato di cooptare all'interno della giunta una persona con una esperienza specifica nel settore della legalità e della trasparenza, in altre parole un magistrato, che ha un curriculum in quel settore, e di affidargli anche il controllo di tutti i contratti e di tutti gli appalti.
  Al tempo stesso, come sapete, mi sono immediatamente rivolto al presidente Cantone, il quale ci ha dato la sua disponibilità a un'ulteriore opera di vigilanza e insieme stiamo scegliendo quelle aree strategiche, iniziando proprio dal sociale e dal verde pubblico, per avere un controllo ancora più efficace su come sono utilizzati i danari pubblici.
  Lei mi ha fatto una domanda sul conflitto interno alla maggioranza, ma intendeva nei miei confronti ? Dire che il PD è diviso è un ossimoro. Ogni volta che si parla del PD, se non si dice che è diviso, non è neanche più il PD.

  ENRICO BUEMI. Ho percepito qualche difficoltà e non mi sembrava una difficoltà politica, ma di potere.

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Posso citare un esempio molto chiaro e so di dire una verità che magari può non far piacere, ma non offende altri rappresentanti del Partito Democratico. Decisi che era necessario sostituire il consiglio di amministrazione di Acea, che – probabilmente, non lo ricorderete – era stato nominato da poche settimane dalla tornata elettorale in una situazione piuttosto anomala, dal momento che c'era, appunto, una tornata elettorale e il comune, i cittadini di Roma posseggono il 51 per cento delle azioni.
  Dissi al mio Partito Democratico che volevo cambiare il consiglio di amministrazione non per metterci persone indicate dal Partito Democratico o vicine al partito, ma perché volevo cercare sul mercato le persone migliori, cioè l'amministratore delegato con una competenza in una società di multiservizi, un presidente con un curriculum magari anche all'estero, come in effetti ha, di dieci anni di lavoro in Inghilterra in un altro settore. Questo non è stato proprio gradito ad alcuni, ma sono andato avanti in quella direzione perché ne ho i poteri, essendo il sindaco, e la società adesso sta andando anche meglio di prima. Sì, certo, un conflitto c'era, ma ho continuato per la strada che pensavo fosse quella giusta.

  PRESIDENTE. Di chi è la nomina di Fiscon ?

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Oggi sto riflettendo se querelare un'importante testata italiana che mi attribuisce una nomina che non è assolutamente mia. Come tutti sanno ed è stato riconosciuto anche dai soci privati nel caso di Acea, non mi occupo di organigrammi interni alle strutture.
  Capisco che la politica in passato se ne sia occupata, si sia occupata di nominare non solo gli organigrammi, ma fino al portiere...

  PRESIDENTE. Una certa politica sì.

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Io scelgo, perché è dovere e diritto del sindaco, l'amministratore delegato e il presidente. Tra l'altro, anche in Acea abbiamo ridotto dell'80 per cento i compensi del consiglio di amministrazione. Lo stesso abbiamo fatto in tutte le altre società. Poi è l'amministratore delegato che nomina il suo organigramma, non il sindaco. È nella cattiva politica che il sindaco indica le persone che devono essere assunte. Quella è proprio la politica contro la quale mi sono...

  PRESIDENTE. Chi ha nominato Fiscon ?

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Il consiglio d'amministrazione dell'AMA, ci mancherebbe.

  PRESIDENTE. Nominata, però, da lei. È l'AMA nominata da lei o dal suo predecessore ?

Pag. 18

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Dal mio predecessore.

  PRESIDENTE. Che ha nominato Fiscon ?

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Certo. Fiscon è stato nominato...

  PRESIDENTE. Il nuovo consiglio di amministrazione non l'aveva rimosso ?

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Non l'ha rimosso. Tra l'altro, può darsi che mi sbagli, ma così come furono cambiati i vertici di ACEA, credo che il direttore generale di AMA fosse stato nominato anch'egli nelle ultime settimane precedenti la tornata elettorale, quelle in cui le intercettazioni dicono «Se arriva quell'infame di Marino, qui gli affari finiscono per tutti».

  PRESIDENTE. Non ho capito.

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. La nomina del direttore generale di AMA da parte della precedente amministrazione è avvenuta, se la memoria non mi inganna, nelle settimane precedenti il voto che...

  PRESIDENTE. Quando lei ha nominato il nuovo consiglio di amministrazione, quindi, questo non ha rinnovato l'incarico, non ha rimosso Fiscon.

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Non ha cambiato il direttore generale. Non sono l'avvocato difensore...

  PRESIDENTE. No, ma non glielo chiedo. Non le stiamo chiedendo niente. È una domanda e risposta.

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Secondo me, però, c’è una spiegazione.
  Dobbiamo anche renderci conto che Roma per cinquant'anni aveva avuto soltanto una discarica. Significa che dal materasso della nonna ai rifiuti di questi bicchieri finivano in quella discarica, per cinquant'anni. La discarica doveva essere chiusa il 31 dicembre 2007. Marino dice in campagna elettorale che la chiuderà in 90 giorni e in 90 giorni la chiude.
  Ritengo che in quel momento la decisione del consiglio di amministrazione di non sostituire alcuni dei dirigenti chiave che conoscevano l'azienda era perché Marino chiedeva all'AMA di cambiare completamente il sistema di smaltimento dei rifiuti e passare da un grande buco a una differenziata che vogliamo arrivi nel 2015 al 65 per cento. Non è mica uno scherzo. Pensate che San Francisco, per arrivare al 65 per cento, ci ha messo 18 anni. Noi siamo passati dal 20 al 45 per cento in un anno e mezzo.
  Credo che questo sia stato il ragionamento che hanno fatto gli amministratori e il consiglio d'amministrazione, ma ripeto che non è il sindaco a fare le nomine interne. Quando qualcuno pensava che le facesse il sindaco, ho sempre detto che non era così e che le facevano gli amministratori che rispondono ai consigli di amministrazione.
  Il senatore Mineo mi ha chiesto del reato di corruzione, dicendo che è il reato che permette alle mafie di operare. Ha detto che è stato un reato vicino all'ufficio del sindaco. Non c’è nessuno nell'ufficio del sindaco, nel gabinetto del sindaco, che abbia ricevuto avvisi di garanzia o che sia indagato per corruzione. C’è un assessore indagato e poi i tribunali dimostreranno se sia colpevole o meno.
  Penso che forse abbia ragione nel dire che l'espressione che ho utilizzato di mele marce probabilmente non è appropriata, che è benevola, come dice lei, ma voglio darvi un esempio che possa far capire che, da un lato, certamente c’è una criminalità che negli anni precedenti alla mia amministrazione si è infiltrata all'interno della cosa pubblica di questa città, ma c’è anche un malaffare al confine – non sono un investigatore, ma lo dico con le mie parole – con questa criminalità.
  Prima, vi ho detto che il motivo per cui licenziai il consiglio di amministrazione di Le Assicurazioni di Roma era che all'interno del consiglio qualcuno si era prestato i soldi in maniera non legittima. Pag. 19Quegli stessi amministratori avevano, ad esempio, riconosciuto un rimborso di 1.200.000 euro a una persona che – ho dovuto navigare su Google per sapere che mestiere fosse – faceva il tronista, che con la sua Smart era andato contro un autobus dell'ATAC, aveva avuto un incidente grave ed era stato in rianimazione.
  Nella prima pagina della cartella clinica, forse perché sono medico mi viene più facile guardarla, c'era scritto che il tasso alcolico era diverse volte superiore a quello consentito dalla legge. Detto in linguaggio banale, era ubriaco fradicio e Le Assicurazioni di Roma gli hanno pagato 1.200.000 euro. Questo forse non è un comportamento mafioso, ma è certamente un comportamento contro la legge. È quello che bisogna rimettere e che sento anche il compito di rimettere in ordine nella nostra città.
  Quanto all'abuso della spesa pubblica e alla distrazione di fondi, abbiamo un elenco, senatore Mineo, veramente infinito: dall'acquisto delle penne a quello dei toner, del gasolio, per i mezzi di trasporto, per il riscaldamento pubblico; prima ho citato l'esempio dei software per i computer. Tutto quello che era acquistato, lo era a prezzi largamente superiori al valore...

  CORRADINO MINEO. C'era talmente tanto che non si è accorto dei rom...

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Non voglio dire che non me ne sono accorto. Nella dimensione del bilancio del comune di Roma, non va sottovalutata la questione e la sfida dei rom, dei sinti e dei caminanti, ma in 5,5 miliardi di euro di bilancio, le assicuro che non è facile fare pulizia su 20.000 voci e tagliare 117 milioni di euro, che non aveva tagliato nessuno.
  Oltretutto, ricordiamoci che nel 2008 questa città ha trasferito su un conto separato, quello del commissario del Governo, il debito storico della città, che era allora di 22 miliardi di euro. Questa città oggi, 17 dicembre 2014, deve ancora pagare i terreni espropriati nel 1957 per costruire il Villaggio olimpico del 1960.

  PRESIDENTE. Abbiamo il 2024, non si preoccupi.

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Quelle le faremo in un altro modo. Devo rispondere all'onorevole Sarti, che mi ha fatto tante domande. Devo dire che non sono un esegeta di tutte le intercettazioni e, se dice che Figurelli afferma «Ce l'abbiamo messa noi», le credo.

  GIULIA SARTI. Le chiedo, però, perché è la base, se ha letto e avete analizzato bene quello che è scritto nell'ordinanza di custodia cautelare, le mille pagine e oltre.

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Assolutamente sì. Dicevo solo che non ricordavo questa frase di Fugurelli, che mi pare occupasse una posizione nella segreteria del presidente dell'assemblea capitolina.
  Isabella Cozza è un dirigente interno e come tale, anche se avessi avuto dei chiari sospetti, e lei ha fatto riferimento a un episodio che l'aveva riguardata dal punto di vista penale...

  GIULIA SARTI. Corte dei conti.

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Corte dei conti, negli anni precedenti, però questo non significa che sia licenziabile. Lo sa, come lo so io. Effettivamente, penso che questo sia un altro problema dell'amministrazione pubblica italiana, ma ci sono delle leggi e delle norme che non sono superabili neanche dal sindaco.

  (Intervento fuori microfono).

  GIULIA SARTI. (fuori microfono) Di sicuro, non capo dipartimento politiche sociali, sussidiarietà e salute.

  PRESIDENTE. Parlate al microfono, altrimenti non si sente niente, e cercate di non interrompere.

  GIULIA SARTI. Sì, è un problema generale. Nel momento in cui, però, ci sono certe evidenze, come minimo le persone Pag. 20si possono spostare e si può comunque fare presente. Qui si sta parlando di una condanna per danno erariale per consulenze illegittime, incarichi illegittimi affidati, del 2012, non di dieci anni fa. Poi è una figura che ha un ruolo determinante in quello che è emerso...

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Ha assolutamente ragione e abbiamo disposto sin dall'inizio una serie di rotazioni dei dirigenti e ne abbiamo ridisposta un'altra adesso. Consideri che, però, il comune di Roma ha circa 60.000 dipendenti e non è facile controllare. Non so se lei riuscirebbe in un anno a controllare il curriculum di 60.000 dipendenti personalmente.

  SALVATORE TITO DI MAGGIO. E quanti dirigenti ?

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Adesso le diciamo il numero dei dirigenti, ma è molto elevato.

  GIULIA SARTI. È molto grave, perché in questo modo un controllo non può esserci. Non dico che debba avere tutto lei questo controllo, ma...

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Vengo agli edifici, al signor Buzzi, che credo sia dottore, senza bando di gara. Di fatto, c'era un affidamento di questi stessi edifici che ho confermato continuativamente dal 1984, a partire dal sindaco Ugo Vetere. Dal 1984 al 2014, cioè, quegli edifici sono stati dati a questo soggetto.
  Tra l'altro, come mi pare abbia ricordato la Presidente Bindi, alla laurea di Buzzi in carcere, anche con un certo orgoglio, andò anche il Presidente Scalfaro.

  PRESIDENTE. Poi gli ha dato anche la grazia il Presidente Scalfaro.

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Questa continuità...

  PRESIDENTE. Diciamo che, dopo questa vicenda, abbiamo tutti imparato una lezione: bisogna controllare tutti, sia i buoni sia i cattivi, no ?

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Io non posso parlare, perché...

  ENRICO BUEMI. Tenere lontani dalla marmellata quelli che l'hanno già toccata.

  PRESIDENTE. Tutti i bambini, i presunti buoni e i presunti cattivi...

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Poiché le sue domande per me sono molto importanti, vorrei dirle che, continuativamente dal 1984 a quando mi sono insediato, questi affidamenti sono avvenuti gratuitamente. Quando mi sono insediato, ho detto che non potevamo usare il patrimonio dei romani e delle romane per darlo gratuitamente. C'era anche chi aveva degli affidamenti di immobili gratuiti, come nel caso dell'Investments Foundation, per cui sono andato alla procura della Repubblica.
  Nella delibera è scritto che Roma non aveva bisogno di un edificio così prestigioso. Se da piazza del Popolo sale le due rampe per il Pincio, da quella di sinistra è il primo edificio sulla sinistra, un edificio bellissimo. Quello è stato dato in affidamento gratuito dal mio predecessore. Pensi che ancora adesso siamo in una conflittualità in tribunale, perché non vogliono restituircelo. Non è così semplice. Nonostante abbia addirittura portato le carte in procura, hanno fatto ricorso al TAR e dobbiamo aspettare il giudizio del TAR se ce lo restituiranno o meno, perché è stato dato con una delibera del sindaco precedente.
  Vorrei, però, dirle che ho chiesto di far valutare dalla commissione preposta il valore di quell'immobile e di tutti quelli che abbiamo in concessione o affidati a soggetti terzi: in caso di scopi commerciali, lo si deve dare al prezzo commerciale; in caso di scopi sociali, umanitari, Onlus, si applica una delibera che applica uno sconto. Con la nostra amministrazione, Pag. 21quindi, per la prima volta il dottor Buzzi ha pagato quello che fino al nostro insediamento non aveva mai pagato. D'altra parte, abbiamo pensato che quello fosse uno scopo sociale, perché si riabilitano e sono riportate nella società attraverso il lavoro persone che escono dal carcere.
  Ma voglio dirle di più, perché, anche a costo di cacciarmi nei guai, io sono una persona onesta e voglio dirle anche le mie sensazioni.
  Andai una sola volta in campagna elettorale in quella cooperativa, la «29 giugno», e le assicuro che per una persona come me, che per cinque anni da senatore aveva condotto indagini nelle carceri e visto la difficoltà per le persone che possono uscire dal carcere di reinserirsi nella società, a vedere che per la maggior parte erano ex detenuti che ritornavano nella società, facevano lavori socialmente utili – ovviamente, non sapevo nulla di tutto quello che è emerso – dentro il mio cuore...
  Non so quanti giorni lei ricordi di una campagna elettorale, io non li ricordo tutti, perché ne ho fatte molte, ma ricordo bene quel giorno e di essere tornato a casa con la sensazione che qualcuno faceva del bene. Evidentemente, non era proprio così.

  PRESIDENTE. Bisogna controllare i presunti buoni e presunti cattivi.

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Io la dico come la ricordo.

  PRESIDENTE. Non c’è dubbio.

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Le delibere di giunta sono tutte on line. Dopo ogni giunta c’è un comunicato stampa, come si fa, ad esempio, nella Presidenza del Consiglio dei ministri. Le delibere a me risultano tutte on line.

  GIULIA SARTI. Le riunioni, i verbali delle riunioni...

  PRESIDENTE. Adesso non esageriamo. Poi chiediamo anche quelle del Movimento 5 Stelle.

  GIULIA SARTI. Vorrei chiedere solo una cosa, perché in realtà non c’è stata risposta.

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Ho un dato secco: i dirigenti sono 230 e Isabella Cozza non è indagata.

  GIULIA SARTI. Lo so, e infatti ho detto che il profilo etico-professionale prescinde dal capo d'imputazione.

  PRESIDENTE. Passiamo oltre, Sarti, altrimenti...

  GIULIA SARTI. Chiedevo semplicemente perché non è stata data una risposta. Ho capito che adesso Buzzi paga, ma avevo fatto un'altra domanda.

  PRESIDENTE. Ho capito, ognuno fa le domande che ritiene giusto fare.

  FRANCO MIRABELLI. Presidente, ma almeno si segreta ! Una persona che non c'entra niente con la vicenda, solo perché ha una cosa alla Corte dei conti, è esposta qui in una discussione sulla mafia a Roma e adesso scopriamo che non è neanche indagata ! Comunque, va bene. Siccome segretiamo anche quando ci sono nomi e cognomi di persone coinvolte, forse era il caso di segretare. Vale per la prossima volta.

  PRESIDENTE. Sono, comunque, tutti atti finiti sui giornali. Non stiamo desegretando nulla. Sarti, cosa voleva chiedere ancora ?

  GIULIA SARTI. Una risposta alla domanda. Non chiedevo sugli immobili dati in concessione alla cooperativa, ma perché non sia stata fatta la scelta di una procedura a evidenza pubblica. Che si voglia far pagare va benissimo: perché, però, non è stata bandita una gara ?

  PRESIDENTE. Le ha già risposto che erano assegnati dal sindaco precedente, Vetere.Pag. 22
  Sì, però c’è stata una continuità anche con la magistratura. Non do giudizi, ma in questo caso mi sento di dire che la magistratura ha fatto bene in questi giorni a nominare un giudice delegato, Guglielmo Muntoni, che non ha fatto un bando di gara, ma ha continuato la disponibilità degli edifici affinché le persone potessero continuare a lavorare.
  Sindaco, scusi, adesso non mettiamo di mezzo da Scalfaro al presidente delle misure di prevenzione.
  Non facciamo confusione. Se mi dice che quegli immobili erano assegnati da sempre a quella cooperativa e che, quando si fa il nuovo bando, si dà per scontato che le ritocchino quegli immobili, la risposta ci sta e penso che ci sarà anche un modo per verificare che è sicuramente tranquilla. Se, invece, mi risponde che è in continuità perché è arrivato il magistrato delle misure di prevenzione adesso, non c'entra nulla. Il magistrato non può che continuare quello ! Si sostituisce all'amministrazione ? Cosa deve fare ? Metterlo fuori dall'immobile ?

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Forse non mi sono spiegato bene. Intendevo dire esattamente quello che ha detto lei e che c’è stata una...

  PRESIDENTE. Allora, quello che ho detto io va bene e il magistrato Muntoni non c'entra niente.

  SALVATORE TITO DI MAGGIO. Signor sindaco, dire che 55, quasi 60 anni non siano passati dalla famosa battuta «Capitale corrotta, Paese infetto» mi sembra quasi...
  A me, però, questa storia ha insegnato molte cose, su cui vorrei ragionare con lei data la sensibilità che ha dimostrato sull'argomento.
  Si evince un dato particolare nelle risposte che sono state date da tutte le parti politiche chiamate in causa in questa vicenda. Quello che percepisco con maggior intensità è una forma di ipocrisia, alcune volte per scienza, che porta ai collusi e ai conniventi, altre per ignoranza, che invece ci porta agli incapaci. Da quello che lei dice – mi permetta – ho paura che lei abbia una concezione un po’ romantica del malaffare: se le cose sono legali, sono legali; se sono illegali, sono illegali. Sarà il magistrato a stabilire la diversa intensità dell'eventuale reato.
  La questione che mi preme soprattutto chiedere a lei, che ha qui ammesso tranquillamente di aver percepito il finanziamento dalla cooperativa di Buzzi, è che ha conosciuto Buzzi anche prima della campagna elettorale. Poi ci ha detto tranquillamente che non lo ha più ricevuto. Alcune cose non hanno quasi peso, ma credo nella cultura di questo Paese vadano segnalate.
  Se un calciatore, che è stato anche capitano della Nazionale, non trova niente di male nel chiamare Carminati per risolvere un suo problema di uscita indenne da una discoteca o se un giornalista o quello che sia, Teo Mammuccari, un personaggio della RAI, non trova niente di male a telefonare a Carminati per avere la sua dose di cocaina, se questi sono comportamenti che non censuriamo, automaticamente tutto sarà possibile nel nostro Paese.
  Se questa è la lettura che lei ne fa, come mi è parso di capire anche dalla sua introduzione, anche nei confronti di chi fa politica, come me, per la prima volta e che viene messo tranquillamente ormai dall'opinione pubblica sul banco degli imputati per il semplice fatto di star seduto su questo scranno, dopo i fatti che sono emersi, non ha sentito, visto che ha questa sensibilità, il dovere di dimettersi ?

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Sinceramente, provo a rispondere, ma non capisco la domanda. Mi ha chiesto...

  PRESIDENTE. Che è impropria in questa sede.

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Mi diverte, però, mi fa piacere rispondere. Lei mi chiede perché non mi dimetto visto che Carminati forniva la cocaina a un calciatore ?

Pag. 23

  SALVATORE TITO DI MAGGIO. Siccome lei è a conoscenza dei fatti emersi, e cioè della cooperativa «29 giugno», del signor Buzzi, con il quale ha avuto a che fare e che ha finanziato anche la sua campagna elettorale, questi fatti di per se stessi non le creano nessun tipo di imbarazzo ?

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Ho capito meglio la domanda e le rispondo. No, non mi creano nessun tipo di imbarazzo, perché, come le ho detto, credo nel recupero e nella riabilitazione delle persone che, dopo aver commesso un errore, escono dal carcere e possono essere reintegrate nella società. Ci credo fortemente. Allo stesso modo, ho creduto fortemente per cinque anni e ho avuto l'onore al Senato della Repubblica di portare a divenire legge un provvedimento che permette a persone che commettono crimini orribili, come quelli di coloro che sono chiusi negli ospedali psichiatrici giudiziari, di poter tornare nella nostra società. Ci credo fortemente. Sono i miei valori e credo che si debba sempre essere dalla parte di chi è più debole e magari nella vita ha commesso un errore. Al di là del fatto che di Buzzi la magistratura dirà quanto e di cosa è colpevole, il fatto che esistano quei luoghi che permettono il recupero e il reinserimento sociale, a differenza di quello che avviene in altri Paesi, che ritengono che il carcere debba essere solo punizione e non possibilità di riabilitazione nella società, come gli Stati Uniti, io credo che invece sia giusto. Lo credo fortemente.

  SALVATORE TITO DI MAGGIO. Non le ho chiesto...

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Io non l'ho interrotta. Mi lasci finire. Interverrà quando avrò finito, come si fa nei luoghi come questo. Non solo credo a questo, ma per quanto riguarda il finanziamento della cooperativa di Buzzi, non le sfuggirà che c’è una differenza tra prendere tangenti o prendere dei soldi da un sistema di cooperative durante una campagna elettorale e denunciarli alla Corte dei conti attraverso un mandatario. Sono due comportamenti completamente...

  (Interventi fuori microfono)

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. No, e neanche lo ritengo speciale. Penso che tutti quelli che sono in questa sala durante la campagna elettorale avranno fatto esattamente la normalità, quello che ho fatto io durante le mie campagne elettorali. Per quanto riguarda la conoscenza, a mia memoria ho incontrato Buzzi soltanto la prima volta, durante la campagna elettorale, in cui andai appunto in quella cooperativa. Ho ripetuto diverse volte che ritengo che quei luoghi siano importanti per la nostra società. Lei ha nominato diverse volte Carminati. Non sono un magistrato e non do nessun giudizio sulla magistratura, ma mi sono interrogato sul perché una persona con quel curriculum fosse libera di girare in questa città. Evidentemente, ci saranno motivi di legge che non conosco e che, probabilmente, con il proseguire delle indagini emergeranno.

  SALVATORE TITO DI MAGGIO. Non ha risposto alla mia domanda, come anche precedentemente. Non le ho chiesto i motivi buoni per i quali Buzzi è una persona da ritenere socialmente utile. Gliel'ho chiesto per ciò per cui non è socialmente utile. Se mi permette, anche noi abbiamo fatto le campagne elettorali e abbiamo avuto dei mandatari, ma il mio mandatario non ha mai ricevuto soldi che arrivassero da cooperative che poi pagano tangenti.

  PRESIDENTE. A fare questi tipi di dichiarazione... stiamo bene attenti perché, con questo facile passaggio che c’è dal nero al bianco, nessuno sa cosa succede... la cosa migliore è non prenderli mai...

  MARIO MICHELE GIARRUSSO. Dal nero al rosso, presidente.

Pag. 24

  ALESSANDRO NACCARATO. Presidente, prima di fare la domanda, ho l'impressione che rischiamo un po’ di rovesciare i termini della questione. Glielo dico perché, secondo la relazione del sindaco, che ci ha descritto un quadro assolutamente preoccupante, uno diventa sindaco e va, innanzitutto, al Ministero dell'economia, chiede di poter fare l'ispezione ai conti del comune, inizia un rapporto con la procura della Repubblica e con le autorità dello Stato e si attiva, quindi va oltre le sensazioni, direttamente per cercare di contrastare una situazione che trova. Penso che molte delle domande che si stanno facendo – forse abbiamo sbagliato interlocutore – andrebbero rivolte, e può essere una proposta, presidente, al sindaco precedente. Forse dobbiamo chiamare qui Alemanno e rivolgergli molte delle domande, altrimenti si invertono i termini della questione. Non vorrei, cioè, che la persona che in qualche modo si è attivata per fare alcune cose si trovasse adesso a dover rispondere di cose che non solo non ha fatto, ma si è attivato per contrastare. Credo che dobbiamo provare a capire perché queste cose siano successe e come prevenire che possano ripetersi. La domanda è molto semplice. I dirigenti del comune che ha trovato, la struttura dirigenziale burocratica ha responsabilità di legge precise per molti degli atti che ha citato come illeciti, che ha trovato e che ha puntualmente denunciato all'autorità giudiziaria. Bisogna capire quali siano le responsabilità dei dirigenti, l'idea che si è fatto su quella che credo sia l'evidente complicità, connivenza, almeno di una parte della struttura dirigenziale e, in particolare, di una struttura alla quale la legge assegna compiti precisi, ossia la polizia locale, che ha funzioni di controllo amministrativo molto precise. Bisogna capire, per l'opinione che si è fatto, per l'attività che ha svolto in questo breve periodo, che situazione ha trovato in questi ambiti e come pensa di regolarsi per metterla a posto, per sistemarla.

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Voglio rispondere con molta prudenza, perché davvero penso che la maggior parte dei dirigenti e delle donne e degli uomini della polizia locale siano persone perbene, altrimenti dalle affermazioni che seguiranno si potrebbe pensare che le giudichi tutte persone non perbene. Penso, invece, che nella stragrande maggioranza siano davvero persone perbene. Tuttavia, abbiamo immediatamente fatto ruotare i dirigenti, come abbiamo fatto all'inizio del mio mandato, per ripetere poi una nuova rotazione, come stiamo facendo adesso. Le assicuro che la questione della polizia locale, e quindi la rotazione sia degli ufficiali sia delle persone di grado inferiore, non è stata presa tanto bene dalla polizia locale ed è in questo momento oggetto di accesa discussione tra me e i sindacati, che sono molti, che rappresentano la polizia locale. Questa, però è la direzione nella quale vogliamo andare. Credo che quello che è accaduto e sta accadendo possa determinare davvero un punto di svolta per questa città. Lo credo veramente, forse perché sono un ottimista, perché vedo il bicchiere sempre mezzo pieno. Credo, però, veramente che il fatto di attrezzarsi di più, anche l'aiuto che ci state dando questa sera, ponendomi domande anche così severe e critiche come quelle che avete posto, certamente aiuta a porre una maggiore attenzione. Da domani mattina e dai giorni successivi, grazie all'intervento della procura della Repubblica, del presidente dell’Authority anticorruzione, grazie al vostro intervento e alle audizioni che continuerete a fare su questo tema, penso che ci sarà in tutti gli uffici, in tutti i luoghi, una maggiore attenzione nella gestione del danaro pubblico. Davvero ci credo. Le assicuro, però, con molta franchezza che, se di una macchina con 60 mila dipendenti – mi dispiace non averla portata, ogni tanto me la porto dietro – le mostrassi la mappa delle società di primo e di secondo livello che sono state create negli ultimi 30-40 anni, vedrebbe qualcosa per la quale o si ride o ci si mette a piangere, perché è veramente incredibile. Pensi che, tra le società create tra il 2007 e il 2013, ce n’è una che si chiama SAR, che ho impiegato un anno e Pag. 25qualche mese per chiudere. È piccolissima nel bilancio del comune, perché costava circa 1-1,5 milioni di euro l'anno, ma aveva solo un amministratore e altre due o tre persone. Di fatto, era un centro studi, che serviva semplicemente perché il sindaco precedente voleva valutare se fosse utile avere una holding in modo da scaricare, dal punto di vista fiscale, le società del gruppo in un modo diverso.

  PRESIDENTE. (fuori microfono) È arrivata la mappa.

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Questa è la mappa. Non so come farla vedere agli altri...come molti di voi, ho usato anche i Bignami nella mia vita. Per decifrare questa mappa, ci abbiamo messo due o tre mesi di lavoro solo per capire cosa facessero soprattutto quelle di secondo livello, quale fosse la mission di queste società, molte delle quali abbiamo chiuso. Durante il quinquennio precedente, per darle un esempio, è stata creata una società che si chiamata ATAC Patrimonio, che doveva gestire soltanto il patrimonio immobiliare di ATAC, che poteva gestire benissimo ATAC. L'amministratore delegato di ATAC Patrimonio percepiva un salario annuale di quasi 500 mila euro. Evidentemente, tra le altre 20 società che ho internalizzato, ho salutato questo signore, che evidentemente non serviva, ma non è un lavoro così semplice.

  PRESIDENTE. Vorrei rassicurare l'onorevole Naccarato che naturalmente sentiremo il sindaco Alemanno.

  ALESSANDRO NACCARATO. (fuori microfono) Non vedo l'ora.

  PRESIDENTE. La convinzione è che il percorso di quest'inchiesta cominci, come risulta chiaro dall'ordinanza, con il sindaco Alemanno. Non a caso, la prima domanda da me rivolta al sindaco Marino è stata come fosse sfuggita di mano questa vicenda a lui che ha fatto della legalità l'obiettivo principale della sua sindacatura. Non ci ha risposto, ma questa era la domanda.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Immagino valga la pena ascoltare in audizione anche il sindaco Rutelli e il sindaco Veltroni, perché mi pare evidente che la ricostruzione storica delle inchieste vada indietro nel tempo. A parte questa considerazione, sindaco Marino, mi domando come mai tutte le denunce che ha fatto, le relazioni o le richieste di aiuto per quello che riguarda il ripristino della legalità nella sua amministrazione comunale, abbiano toccato i vari aspetti dell'amministrazione tranne quello della gestione degli immigrati. Siccome immagino che le richieste di approfondimento non siano solo farina del suo sacco, ma che abbia avuto dei collaboratori che le hanno consigliato di chiedere aiuto su determinati argomenti, mi chiedo se non le sia venuto il sospetto che l'omissione nell'indicare la questione legata alla gestione degli immigrati come necessaria denunzia avesse il sapore della complicità da parte di chi ha omesso di indicare che quello era un settore «pericoloso». Le domando anche come mai non abbia registrato un'anomalia non tanto e non solo nella cattiva qualità dei servizi resi agli immigrati in ragione del costo di ciascuno per la spesa pubblica, ma nella quantità degli immigrati per i quali era chiesta da parte dell'amministrazione comunale di Roma l'assistenza, enormemente superiore a quella che l'amministrazione comunale aveva il diritto/dovere di assicurare. Ripeto, però, che la prima questione è la seguente. A me non pare che tutte le altre cose che ci ha detto siano ancora oggetto di inchiesta: le uniche sulle quali è in corso un'inchiesta, quindi la vicenda Carminati, Buzzi e così via, non sono state oggetto di sue denunce, mentre tutte le altre sì. Le ripeto la domanda per essere chiaro e per avere una risposta precisa: non le viene il sospetto che chi le ha detto di fare denunzie su determinati argomenti e non su altri sia in qualche modo complice nell'omissione ?

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  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Le rispondo come ho affrontato io il problema dei migranti nella città di Roma. Se farà un giro questa notte per alcune realtà della nostra città, si renderà conto che il numero di migranti di solito attribuito alla città di Roma è fortemente sottostimato. Nel sistema di protezione ai richiedenti asilo e ai rifugiati, il sistema SPRAR, istituito da una legge dello Stato del 2002, al momento del mio insediamento erano quantificate numericamente le persone migranti nella città di Roma nel numero di circa 250. Questo è stato uno dei primi punti che ho affrontato nell'estate del 2013. Visitando i luoghi dove si fa l'assistenza ai migranti, ho avuto evidentemente la percezione che questo numero fosse largamente sottostimato. Lavorando con il Ministero dell'interno, abbiamo ottenuto che il numero di migranti per cui si aveva un rimborso andasse da 250 a 2.500. A lei sembrerà una moltiplicazione enorme, ma le assicuro che molto probabilmente i migranti in questa città questa notte sono circa 5-6 mila, non 2.500. Ho anche espresso, con il rispetto dovuto al Governo del nostro Paese, le mie perplessità sul fatto che circa il 22 per cento dei migranti che il Paese accoglie si concentra nella città di Roma. Secondo me, il 22 per cento in una sola città sono troppi, ma questo non dipende da me. Il programma SPRAR, governato dal Ministero dell'interno, ha delle figure di riferimento a livello nazionale che prendono delle decisioni. Mi pare che, ad esempio, in Val d'Aosta che non ci sia neanche un migrante. Questa decisione non è presa dal sindaco di Roma. Credo di aver affrontato forse da un altro punto di vista la questione che sottolinea, cioè il punto di vista dell'accoglienza a delle persone che arrivano in Italia, che secondo me devono essere accolte, ma che devono essere anche...

  MARCELLO TAGLIALATELA. Chiedo scusa, io non sto ponendo un problema legato ai numeri. Le ho fatto un'altra domanda: non le è mai venuto in mente il sospetto che le sue mancate denunzie in questo anno e mezzo, sull'argomento principale dell'inchiesta, siano state in qualche modo determinate dalle omissioni dei suoi collaboratori ? È una domanda precisa.

  IGNAZIO MARINO, Sindaco di Roma. Non credo. Per parlarci chiaro, non sono andato a dire che penso che nel settore dei migranti ci sia qualcuno che ruba o che svolge attività criminali. Non ho posto questo tipo di domanda al Ministero dell'interno, ma un'altra. Posso rispondere per quello che ho fatto. Se mi chiede se io sia andato a ballare il tango, posso rispondere di no, perché non sono mai andato a ballare il tango.

  FRANCESCO D'UVA. Signor sindaco, a proposito di cercare le persone migliori, parole sue di poco fa, lei diceva riguardo a Fiscon che è stato nominato da altri, ma effettivamente risulta un'intercettazione di Buzzi che dice «Riusciamo a parlarci, tranquillo» riferito, appunto, a lei, a Ignazio Marino, riguardo al fatto che temeva di non essere riconfermato. Stiamo parlando del direttore generale dell'AMA...

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. (fuori microfono). Chi parla con me ?

  FRANCESCO D'UVA. Buzzi non parla con lei, ma con Fiscon riferito a lei, sindaco Marino, dicendo «Riusciamo a parlarci, tranquillo», rassicurando quindi Fiscon che ci sarebbe stato un dialogo col sindaco.

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Che poi non c’è stato, perché dalle intercettazioni non risulta nessun dialogo tra Buzzi e me...

  FRANCESCO D'UVA. Ci tenevo a farglielo dire al microfono, perché siamo qui per cercare di capire le cose, senza alcun tipo di strumentalizzazione. Sempre a proposito di persone migliori, con quale criterio ha selezionato i collaboratori, tra cui Luigi Nieri, Ozzimo, Duranti, Pastore, Nigro e Mattia Stella ? A tal proposito, Gammuto risponde «Va be’, mo’ Marino Pag. 27tramite Luigi Nieri» e Buzzi sottolinea «Noi ce n'avemo quattro, Ozzimo, Duranti, Pastore e Nigro». Queste persone sono state identificate ? Che cariche ricoprono ? Inoltre, signor sindaco, in un'informativa dei ROS si parla delle elezioni e Buzzi afferma «Mo’ pure le elezioni. Le elezioni siamo messi bene, perché Marino siamo coperti, Alemanno coperti, e con Marchini c'ho Luca Odevaine che piglia i soldi», quindi è messo a fianco di Alemanno, di Marchini e via così. In che senso Buzzi intendeva che è coperto con lei, ovviamente secondo lei ? Spero che stia prendendo appunti, perché non avremo modo di fare domande più avanti, quindi mi permetto di fargliele tutte adesso. I contratti per la Metro C sono stati sottoposti all'anticorruzione ? C’è stata, cioè, trasparenza sugli affidamenti ? Un'altra domanda potrebbe essere meno importante, ma vista la situazione attuale, mi permetto di fargliela e chiedo scusa se può sembrare fuori luogo. Sulla canonizzazione di Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII è stato fatto tutto in decretazione, in maniera urgente, quindi è stato gestito tutto direttamente dal gabinetto del sindaco: se questa cosa doveva essere fatta da un anno, come mai è stata decisa questa prassi, quindi è stata posta l'urgenza ? Sappiamo, infatti, che nell'urgenza ci sono, chiaramente, meno controlli. La ringrazio.

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Andrò nell'ordine in cui mi ha posto le domande. Per quanto riguarda il modo in cui ho scelto Luigi Nieri, ha rinunciato, dopo un colloquio che abbiamo avuto nell'aprile-maggio del 2013, alla sua candidatura a sindaco della città di Roma e decise assieme al suo partito, che riconosce il suo leader in Nichi Vendola, di sostenere la mia candidatura.
  Dopo diverse settimane di campagna elettorale mi resi conto di avere accanto una persona dal mio punto di vista assolutamente perbene, con la quale condividevo molti valori soprattutto per quanto riguarda i valori del sociale e dell'accoglienza. Luigi Nieri non è una persona indagata – va detto con molta chiarezza – è in questo momento il vicesindaco e io lo nominai con la libertà che un sindaco ha nello scegliere la sua giunta dopo le elezioni. Daniele Ozzimo è stato candidato alle elezioni ed è stata una delle persone del Partito Democratico che io ho ritenuto di scegliere e inserire nella mia giunta. Come le ho detto prima, tutte le azioni che ho potuto valutare, condotte in un anno e mezzo da Daniele Ozzimo erano non solo legali, ma all'insegna della più severa legalità. Pensi che con Daniele Ozzimo per la prima volta, dopo tanti e tanti anni, c’è stata un'inversione di tendenza nel numero di occupazioni delle case nella nostra città, invece di salire, il numero delle case occupate è sceso. Daniele Ozzimo ha avuto il coraggio di mandare la polizia locale e sfrattare persone dai cognomi molto importanti in questa città, che occupavano alloggi popolari e che evidentemente non ne avevano diritto, perché avevano altri alloggi ed erano particolarmente ricchi. Questo non era mai stato fatto prima, nessuno era andato a cercare, incrociando i dati con la Guardia di finanza, i redditi delle persone che vivevano negli alloggi popolari per poi mandare la polizia a sfrattarli. Noi lo abbiamo fatto, ma operativamente lo ha fatto Daniele Ozzimo. Se la magistratura ritiene che abbia commesso dei reati, la magistratura giustamente deve fare il suo percorso, ma io in questo modo l'ho conosciuto e ho valutato il suo lavoro. Per quanto riguarda le altre persone, sinceramente Durante e Nigro non so neanche chi siano, chiedo scusa ma non conosco a memoria tutti i 23 mila cognomi dei dipendenti del comune di Roma. Per quanto riguarda la metro C, invece, è un capitolo molto interessante, perché nel momento in cui mi sono insediato mi sono reso conto, se tutto continuava con quel ritmo, non saremmo mai arrivati a consegnare il primo segmento della metro C entro l'anno 2014, cosa che volevo fortemente fare e, come lei sa, è avvenuta. Dissi – lo dico in maniera banale, con un linguaggio semplice – che non avrei più pagato nulla se non ci fosse stata una revisione degli accordi, perché il mio predecessore aveva scritto un accordo, Pag. 28che se volete vi possiamo fornire, in cui per quanto riguarda la data di consegna di San Giovanni, che mi sembra dovesse essere nella primavera del 2011 nel contratto firmato da Walter Veltroni, nel nuovo accordo firmato da Gianni Alemanno nel 2008 c’è scritto: «San Giovanni consegna: data da definirsi». Mi ricordo benissimo la battuta quando lessi quella carta, perché dissi: ma se uno viene a casa tua perché devi rifare la doccia, tu lo paghi e poi accetti che ti dica che la doccia la potrà fare in data da definirsi o vuoi sapere quando potrà rifarla ? Dissi quindi: «cari signori, io non pago più niente finché qui non c’è scritta una data e non ci sono delle penalità per i ritardi di consegna». La reazione fu molto dura: il 15 agosto 2013, quando, come voi tutti potete immaginare, le spiagge sono molto affollate, qualcuno – io non so chi – affittò degli aerei da turismo e ci mise dietro uno striscione in cui era scritto che Marino voleva licenziare gli operai della metro C e li fece andare per tutta la giornata avanti e indietro sulle spiagge del litorale romano, perché io dissi che non avrei più pagato se non mi davano una data di consegna delle stazioni. Il 9 settembre, nella sede appropriata, che è il Ministero delle infrastrutture, abbiamo firmato un nuovo accordo con la data di consegna delle stazioni, Pantano e Centocelle 2014, Lodi e San Giovanni 2015, e abbiamo inserito delle penalità. Questa è la storia che conosco io della metro C dal momento in cui mi sono insediato. Per la canonizzazione dei due papi, un evento di rilevante portata, penso che siamo stati bravi da un punto di vista organizzativo, ma anche molto fortunati, perché quel giorno non abbiamo avuto neanche un tamponamento... ma sono arrivate 120 delegazioni da tutti i Paesi del mondo. Quando io sono arrivato non era stato fatto nulla, si sapeva già che ci sarebbero state le canonizzazioni dei due papi. Ricordo l'incontro con Papa Francesco a fine agosto – inizio settembre 2013, e il Papa mi disse sorridendo (parole testuali): «Lei ballerà il 27 di aprile 2014, perché arriveranno molte persone» e io risposi: «Santità, cercheremo di fare tutto il possibile per organizzare tutto nel modo migliore». Effettivamente credo che ci siamo riusciti, è arrivato un milione e mezzo di persone, solo il pomeriggio del 27 aprile solo da via della Conciliazione abbiamo rimosso 200 tonnellate di rifiuti (solo da quella strada) e tutta la città alla sera aveva ripreso a funzionare. Ci hanno osservato 2 miliardi di persone tra televisioni, radio e Internet, e credo che non ci potesse essere altro modo di organizzare un evento di quella portata. Sa quanti pullman turistici sono arrivati a Roma ? Più di 5 mila ! Non ricordo il numero di treni speciali, di navi speciali, ma se vuole glielo faccio avere, è un numero impressionante e credo che lo abbiamo fatto nel modo migliore e tutto secondo le regole, infatti nessuna delle carte di quel lavoro è parte dell'inchiesta della quale vi state occupando anche voi.

  FRANCO MIRABELLI. Vorrei fare due considerazioni e porre una questione al sindaco, cercando di dirimere una vicenda che, per la seconda audizione, è al centro della nostra discussione. Le considerazioni sono queste: io penso che al sindaco Marino sia sfuggita la frase delle mele marce, che in altri ambiti ha simboleggiato qualcosa di diverso da quello che sta succedendo a Roma. Io credo che noi siamo di fronte a mele marce e che ci sia un sistema la cui profondità, il cui peso, la cui gravità già stiamo valutando, ma valuteremo meglio quanto ha compromesso il funzionamento del comune quando chi deve farlo avrà finito le indagini che sono in corso. Perché mi pare che gli accessi siano cominciati. Penso anch'io, come diceva già Naccarato, che sicuramente di tutto questo, della costruzione, della creazione e dell'esistenza di questo sistema non possiamo dare la colpa al sindaco Marino, non credo che il sindaco Marino possa essere messo, come è parso in alcuni momenti di questa serata, sul banco degli imputati. Credo che dobbiamo valutare anche i meriti, le cose che ci ha detto. Il sindaco Marino ci ha detto una cosa importante: ha detto che sapeva, non sapeva Pag. 29che ci fosse un sistema, ma sapeva di avere a che fare con un'amministrazione in cui qualcosa che non funzionava c'era. Si è rivolto alle forze dell'ordine, si è rivolto alla Guardia di finanza. La cosa che voglio sottolineare di più è la reazione all'inchiesta. Penso che la scelta della rotazione del personale sia una scelta importante. Ho detto queste cose per dire che chi ha violato la legge allo stato attuale non è il sindaco Marino, quindi credo che dobbiamo discutere sui meriti e sulle responsabilità che il sindaco Marino ha avuto, sapendo che questa è la situazione. Tra queste responsabilità noi continuiamo a ragionare sulla vicenda dei centri di accoglienza dei profughi. Io l'ho già detto l'altra volta al prefetto, lo ridico oggi, lo chiedo al sindaco Marino: di chi è la responsabilità ? Perché credo che su questa cosa si giochi un'ambiguità di fondo. Nella mia città funziona così, a Padova funziona così, cioè i sindaci fanno i bandi, le associazioni e le cooperative si iscrivono, dopodiché è la prefettura che paga e deve verificare il funzionamento dei centri, non il sindaco. Se è così, credo che continuare ad attribuire all'amministrazione e al sindaco la responsabilità di non aver controllato – poi sui campi nomadi è un'altra questione – il funzionamento dei centri di accoglienza per i profughi sia sbagliato. Siccome l'ha fatto l'assistente del prefetto l'altra volta, ho verificato e non è così: è la prefettura che ha questa responsabilità, allora va data la responsabilità a chi ce l'ha e questa non è una responsabilità che ha il sindaco. Magari sui centri che riguardano i nomadi può essere diverso, ma rispetto ai profughi, cioè rispetto a come sono stati usati quei 35 euro a persona che sono stati dati, è la prefettura che li dà e che deve controllare. Allora è lì che bisogna porre la domanda e lì l'abbiamo posta, ci è stato detto che...

  PRESIDENTE. Ci è stato risposto con molta precisione ed è a verbale che di tutti questi bandi – gestione degli immigrati, campi e quant'altro – 11 erano CIE ed erano di competenza e di controllo della prefettura, tutti gli altri nei quali vivono gli immigrati, i centri minori, i centri di accoglienza dei richiedenti asilo e quant'altro sono di responsabilità del comune.

  FRANCO MIRABELLI. C’è anche a verbale che io ho chiesto: «Chi paga, la prefettura ?» e mi hanno detto di sì, quindi è la prefettura che deve controllare. A me risulta che sia così.

  PRESIDENTE. No, la prefettura ha detto che paga sul CIE, ma non paga sul resto che sono bandi del comune. Questa cosa voglio che me la dica il sindaco di Roma, perché altrimenti qui si farà un confronto tra il prefetto e il sindaco.

   FRANCO MIRABELLI. Però ci sono delle leggi e funziona così in tutte le città, poi magari lo chiediamo al Ministro degli Interni, però, siccome mi sembrava importante chiarire questa cosa essendoci il sindaco, perché altrimenti si fa un enorme casino, in cui non si individuano mai le responsabilità. Siccome a me pare che le società invece siano chiare, chiedo al sindaco come stanno le cose.

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Rispondo brevissimamente perché il senatore Mirabelli ha fatto una fotografia precisa di come funziona, e funziona così non solo a Padova, ma dappertutto perché è una legge dello Stato: è la legge che ha istituito il sistema SPRAR nel 2002 e funziona esattamente come ha detto lei. Paga il Ministero dell'interno.

  ANGELO ATTAGUILE. Allora facciamo chiarezza, perché il prefetto qui ha detto che la prefettura controllava i CARA, ma gli SPRAR che vanno ai comuni li pagano i comuni. Dobbiamo sapere la verità: chi dice la verità, il sindaco o il prefetto ?

  PRESIDENTE. Credo che questa cosa per la parte che riguarda l'amministrazione comunale debba essere chiarita qui questa sera, perché altrimenti dovremo fare un confronto tra il sindaco e il prefetto, mi pare evidente. Abbiate pazienza, i bandi delle cooperative Buzzi Pag. 30sono bandi fatti dal comune o dal Ministero ? Chi li fa e chi li gestisce ? Perché a me risulta che sia l'amministrazione comunale, non il Ministero dell'interno.

  FRANCO MIRABELLI. Scusi presidente, siccome ho formulato una domanda, l'ho formulata giusta, perché ho detto che spetta ai comuni individuare quali sono le cooperative che fanno questo lavoro, spetta alla prefettura indirizzare i profughi, pagarli e verificare il funzionamento. Questo è la legge che lo dice e infatti è l'ANCI che indice il bando.

  SALVATORE TITO DI MAGGIO. Quindi il comune risulterebbe come soggetto attuatore, è quello che individua anche le società che partecipano al bando e vengono selezionate ?

  PRESIDENTE. Scusate ma nelle tante voci del bilancio di Roma ci sono immigrati, rom, richiedenti asilo, minori... Scusate, siamo partiti da un'affermazione, perché, siccome vedo che le agenzie battono cose strane, vorrei chiarire che noi stiamo cercando di ricostruire un sistema di responsabilità, partendo da una considerazione molto semplice. Questa cosa inquietante che è venuta fuori nella Roma Capitale è venuta fuori grazie alle inchieste della magistratura, tutti noi abbiamo affermato davanti ai magistrati, davanti al prefetto, tra di noi e ora davanti al sindaco che forse ci dobbiamo interrogare su cosa va cambiato perché non sia la magistratura tutte le volte ad arrivare per prima, perché, forse, prima che arrivi un magistrato c’è una responsabilità dell'amministrazione, della politica. Abbiamo affermato da subito che il sindaco Marino – ce lo dicono anche le inchieste – non è responsabile dal punto di vista della sua sindacatura di quello che è successo, tutta questa vicenda è iniziata con il sindaco Alemanno, d'altra parte è innegabile che attraverso il reato della corruzione alcune persone di questa giunta, dal vicesindaco a un assessore...

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. No, il vice sindaco no...

  PRESIDENTE. No, il presidente del consiglio comunale ... il vicesindaco non ha problemi con la giustizia in questo momento, fa solo piacere ... mi ricordavo che c'era stato qualcosa ... Da questo punto di vista è evidente che, ancorché non per il reato di mafia ma con il reato di corruzione, questa vicenda ha finito per toccare anche questa amministrazione nei suoi vertici politici. Abbiamo chiesto al prefetto: «signor prefetto, è mai possibile che lei non si sia accorto di nulla, che tutta la struttura della prefettura non abbia capito niente ? Queste indagini durano da anni, perché con il procuratore Pignatone abbiamo imparato che c'erano spezzoni d'indagine, ha fatto l'unificazione e ha scoperto Roma Capitale, quindi evidentemente la polizia giudiziaria, Carabinieri, Guardia di finanza e Polizia stavano indagando da tempo. È mai possibile, signor prefetto, che voi non vi siate accorti di nulla ? Chi doveva controllare ?». Risposta del prefetto non totalmente soddisfacente – nessuno di noi è rimasto totalmente soddisfatto – c’è in mezzo una persona della prefettura che è stata allontanata: «sul controllo dei campi c’è una parte che tocca alla prefettura, che è quella dei CIE, tutto il resto tocca al comune». Questa sera facciamo questa domanda perché vogliamo mettere sul banco degli imputati Ignazio Marino ? No, gli riconosciamo di essere un sindaco che ha fatto della legalità il suo obiettivo principale, ma gli stiamo chiedendo: perché non vi siete accorti di questa vicenda ? Cosa va cambiato dentro la macchina dell'amministrazione ? Se si accerta che il comune non c'entra niente e non si capisce allora perché in tutte queste intercettazioni c'era tanto interesse ad avere rapporti con Marino, con i suoi assessori, con tutta la giunta, con la sua amministrazione, con i suoi dirigenti, evidentemente qualcosa c'entra ! La domanda: nel vostro bilancio risultano dei finanziamenti dati a queste cooperative, e i servizi che svolgevano queste cooperative li avete controllati ? A questa domanda vorremmo avere una risposta; a me basta una risposta quale che sia e in parte ce l'avete data: ci Pag. 31fidavamo a tal punto perché Buzzi era intoccabile, trattandosi di un fiore all'occhiello della cooperazione sociale. Noi ci accontentiamo e ci affidiamo alla famosa massima secondo cui vanno controllati i presunti buoni e i presunti cattivi, però nessuno mi può dire ieri che tocca al comune e oggi che tocca alla prefettura, e non si riesce a capire dove sono veramente le responsabilità ! Questo è il punto, sindaco: nel vostro bilancio ci sono dei finanziamenti dati a queste cooperative per svolgere dei servizi e quei servizi sono stati controllati ?

  FRANCO MIRABELLI. Scusi presidente, è evidente che nel comune ci saranno dei soldi destinati all'immigrazione, ai minori e ad altro, ma qui stiamo parlando dei soldi dei profughi, dei 35 euro a profugo. Quei soldi vengono dati dal Ministro dell'interno, dalla prefettura e controllati dalla prefettura in tutta Italia, cosa che è stata detta quando c’è stato il prefetto. L'assistente del prefetto ha negato, le è stato chiesto esplicitamente chi pagava e lei ha detto che i soldi li mettevano loro, c’è un punto evidente. Sui nomadi e su altro bisognerebbe valutare le cose nello specifico, come sa ho posto la domanda al prefetto perché anch'io penso che il tema del controllo sui centri e sulle altre cose sia un tema decisivo, però insisto che sui centri di accoglienza per i profughi è la legge che dice che la prefettura ha la responsabilità. Il comune ha solo, sulla base del bando dell'ANCI, il compito di stilare la graduatoria delle cooperative.

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. È esattamente come dice il senatore Mirabelli: è la legge del 2002.

  MARIO MICHELE GIARRUSSO. Sindaco Marino, lei si è candidato sindaco della nostra capitale e sicuramente prima di valutare la sua candidatura avrà valutato la sua idoneità come candidato, la sua conoscenza di questa città. Purtroppo, però, dalla sua audizione lei sembra provenire da un'altra città o da un altro Stato, perché qua Carminati, Buzzi, tutto questo clan che operava in questa città operava da decenni e i romani ne erano a conoscenza, non erano cose nascoste, erano cose sotto gli occhi di tutti quelle di cui stiamo parlando. Vero è che le responsabilità per la maggior parte ricadono sulle precedenti amministrazioni e si indagherà su questo, ma sicuramente sono continuate sotto la sua amministrazione e, se non fosse intervenuta la procura, Buzzi e Carminati ancora oggi banchetterebbero con i soldi dei migranti, dei rom e delle altre forme di assistenza ai soggetti più deboli. Vorrei ricordare, signor sindaco, che i soggetti deboli sono stati derubati di ciò che noi pagavamo per la loro assistenza, quelli sono i soggetti deboli in questa storia. Devo darle anche un'altra notizia, sindaco: lei i dirigenti li può licenziare, si licenziano nel nostro ordinamento fin dal 1994, da quando è stato privatizzato il rapporto di lavoro e si è passati dal testo unico del pubblico impiego, il famoso decreto del Presidente della Repubblica del 1957, alla contrattazione collettiva. Personalmente io ho licenziato cinque dirigenti pubblici, tre in sanità e due in enti locali, quindi le posso garantire che si possono licenziare. Quando lei si presenta qui dopo quasi due anni di sindacatura non può fare considerazioni su quanto è accaduto: lei deve fornire a questa Commissione spiegazioni, non considerazioni. Mi aspettavo soprattutto che si presentasse qua con una lista di responsabili, con una commissione interna che presto e rapidamente individuasse tutte le responsabilità di chi ha omesso di controllare. La presidente parla di fiducia, di un controllo che non c’è stato perché queste cooperative erano sulla fiducia, ma purtroppo nel nostro ordinamento, nelle leggi su appalti e servizi se lei cerca non c’è scritto «fiducia», «fiore all'occhiello»: c’è scritto «capitolato» e ciò che si deve prestare in cambio di soldi ricevuti. Qualcuno, quindi, ha omesso di verificare come andavano spesi quei soldi e quel qualcuno probabilmente per una parte è dentro la sua amministrazione, e, dopo tutto quello che è successo, non possiamo accettare una risposta come la Pag. 32sua, che ancora penseremo al futuro, faremo ... peraltro la rotazione, signor sindaco, serve soltanto a distribuire il malaffare dove ancora non c'era, se non è arrivato. Non per tutti, se la rotazione colpisce un soggetto collegato con il malaffare, evidentemente lo porta in un altro settore dove prima non operava. Quello che è efficace è quindi un'indagine interna, che noi ci aspettavamo lei portasse qua, e una spiegazione, tante spiegazioni. Una sicuramente, sindaco, qui la dobbiamo ricevere. Lei fino a un mese fa aveva una situazione pericolante, politicamente parlando, dall'interno della sua maggioranza la davano per prossimo alle dimissioni. Poiché questa è una Commissione d'inchiesta, vorremmo capire quali erano le pressioni che riceveva, in quale direzione, chi aveva scontentato e perché, cosa le chiedevano. Vede, sindaco, quando qualche mese fa il capogruppo al Senato del PD Zanda le rimproverava di non dare retta al partito di Roma, di quale partito stava parlando, di quello che Renzi ha detto che va spianato con la ruspa, che è stato commissariato, e cosa voleva questo partito da lei ? Noi abbiamo bisogno di queste risposte, sindaco. Lei ha detto che ha chiesto al Ministero dell'economia di darle gentilmente una mano per una relazione, ha fatto una richiesta al MEF di un'ispezione, ma mi pare di ricordare che invece la storia sia un po’ diversa, che lei abbia chiesto al Governo aiuto appena insediato, perché le casse erano vuote, che è stato fornito un aiuto straordinario di 110 milioni di euro e ovviamente il Ministero ha mandato un team per verificare che questi 110 milioni di euro non venissero buttati nel calderone, che era la spesa di Roma in quel momento. Lei parla peraltro di una relazione del MEF del 29 aprile e c’è un passaggio non da poco: ci sarebbe un'altra relazione del 16 gennaio 2014, quindi prima, dove già si evidenziavano irregolarità negli affidamenti degli appalti di servizi. Vorremmo sapere dal gennaio 2014 all'intervento della magistratura che cosa è stato fatto rispetto alla relazione del MEF, e non torniamo a far volare gli stracci come è stato detto, in particolare dove i centri di spesa riguardavano le materie oggetto dell'inchiesta della magistratura, sindaco. È vero che lei non deve entrare nelle nomine, però lei ha un potere di vigilanza e ha una responsabilità oggettiva politica, perché lei è a capo di quell'amministrazione e, se è vero che lei non risponde dei reati compiuti da altri, lei però là è stato messo dai cittadini per verificare che quei reati non vengano compiuti, anche verificando perché i consigli di amministrazione che lei ha nominato non hanno rimosso dirigenti appartenenti ad altre amministrazioni che sappiamo essere state esecrate da tutti, anche da lei. Noi ci attendiamo come cittadini queste risposte da lei, sindaco. Guardi che le amministrazioni non si sciolgono perché il sindaco è mafioso o perché delinque, non è questo il motivo principe: si sciolgono perché non sono in grado di affrontare i problemi e vengono condizionate dal loro interno proprio in quel pantano, che lei ha descritto, di incapacità di andare avanti, di affrontare innumerevoli problematiche che le sono apparse subito evidenti e con il fuoco di fila interno alla sua maggioranza che lei ha avuto.

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Io non so di quanto tempo lei abbia bisogno per conoscere una città, io vivo in questa città dal 1969 e le assicuro che in tre mesi posso preparare un esame di chimica organica, in quarantacinque anni una città la conosco molto, molto bene. È chiaro che poi ognuno si deve rapportare alle sue capacità personali per capire quanti anni gli servono per conoscere una città, ma io questa città la conosco molto bene, ci ho vissuto, ci ho studiato da studente al ginnasio, al liceo, all'università, ci ho lavorato in anni in cui questa città ha affrontato periodi difficilissimi come il 1978, quando hanno rapito e poi ucciso Aldo Moro. Questa città la conosco in ogni dettaglio da tanti, tanti anni, e comunque se per lei quarantacinque anni sono pochi per conoscere una città questo non è un problema mio. Per me sono molti e la conosco molto bene.

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  MARIO MICHELE GIARRUSSO. Quindi questo Carminati che veniva da quella stagione lo conosceva !

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Io non so chi frequenta lei la sera in questa città, ma io non frequento Carminati e non frequento persone di quel tipo, non vado nei ristoranti o alle cene eleganti o ai cocktail a decidere le cose: io le cose le decido la mattina nel mio ufficio alle 9, invitando le persone con il mio staff e prendendo decisioni in quei luoghi. Per questo non conoscevo persone che si riunivano nei bar, nelle pompe di benzina, nei caffè o nei ristoranti. Ho abitudini diverse, io non faccio quel tipo di vita lì e quindi non frequento quelle persone lì.

  MARIO MICHELE GIARRUSSO. Si trovavano anche alle cene di partito...

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Io rispondo di quello che faccio io e delle cene alle quali vado io, che di solito sono le cene a casa mia, la sera, purtroppo molto tardi, quando esco dal Campidoglio. Sono stato anche spesso rimproverato in questa città perché faccio una vita piuttosto riservata, perché è molto raro che accetti un invito a cena, ma semplicemente perché ritengo di lavorare durante il giorno e, se mi rimane un'ora la sera, la passo con la mia famiglia oppure a studiare le carte che mi servono per il giorno dopo. Questo è il mio stile di vita e non intendo cambiarlo ed è sempre stato così. Per quanto riguarda la questione che, se non interveniva la procura... io non so che idea lei abbia dello Stato, ma non arresta il sindaco; arresta la procura attraverso dei mandati e attraverso le forze dell'ordine, quindi non è certamente da me che lei si poteva aspettare l'arresto di Buzzi o di Carminati, perché io non faccio intercettazioni, non scrivo mandati di cattura...

  MARIO MICHELE GIARRUSSO. Scusi, sindaco, mi sta prendendo in giro ?

  PRESIDENTE. Giarrusso, per favore...

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. No, sto rispondendo alle sue domande e, come io non ho interrotto lei, lei non interrompa me.

  PRESIDENTE. Giarrusso, per favore, dopo che il sindaco Marino avrà terminato, se lei non sarà soddisfatto della risposta lo dirà e lo argomenterà, però per favore adesso lo faccia terminare.

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Per quanto riguarda l'inesattezza che lei ha detto dei 110 milioni di euro dati alla città di Roma, si documenti, è facile, fa una ricerca su Google e guarda quanti soldi riceve Londra per il costo di essere capitale del Regno Unito, non glielo dico: lo vada a vedere quanto riceve Londra ogni anno dal governo inglese per esercitare le funzioni di capitale del Regno Unito. Poi faccia un'altra ricerca: vada a vedere sempre su Google quanto riceve Parigi per essere capitale della Repubblica francese, perché essere capitale significa ospitare le ambasciate, nel caso nostro significa anche ospitare uno Stato che è il centro della cristianità, di rappresentanze diplomatiche ne abbiamo ben tre: una al Vaticano, una allo Stato italiano e una alle rappresentanze delle Nazioni Unite. Tutto questo ha un costo. Roma nell'anno 2013 ha avuto oltre 1.400 manifestazioni nazionali. Io non so da quale città viene lei, ma, se nella sua città si organizzassero 1.400 manifestazioni nazionali e se lei fosse il sindaco, riterrebbe giusto che il costo di quelle manifestazioni nazionali, che significano straordinario per le forze di polizia, pulizia straordinaria delle strade, ordine pubblico, sicurezza e tanti altri costi, li paghino da soli i cittadini di quel comune dove vive lei ? Io penso che non sarebbe giusto perché, se gli eventi sono di carattere nazionale, bisogna riconoscere alla capitale della Repubblica dei costi. L'unica cosa che venne fatta durante il periodo precedente con la legge di Roma capitale fu aumentare i costi cambiando la carta intestata e le cartelline, e scrivendo Roma Capitale, che peraltro, se vuole un mio giudizio estetico, è anche brutto perché Pag. 34Roma in tutto il mondo è conosciuta come Roma e non come Roma Capitale. Al di là di questo, non sono stati riconosciuti alla città di Roma i costi extra per esercitare il ruolo di capitale della Repubblica e sa come abbiamo fatto proprio perché siamo attenti al danaro pubblico ? Non siamo andati dal Governo a dire «vogliamo x soldi perché ci servono per esercitare il ruolo di capitale della Repubblica», ma abbiamo detto: «caro Governo, tu hai le tue strutture (si chiama COPAFF la struttura che valuta nel federalismo fiscale quanti sono i costi che una città sostiene), valuta tu quanto spendiamo in più non per Roma, non per i cittadini di Roma, ma per gli italiani perché siamo capitale della Repubblica». Il COPAFF l'ha valutato in 110 milioni di euro ed ecco perché il Governo Renzi l'ha messo nella legge di stabilità dell'anno 2015. Questo è il percorso che abbiamo fatto, anche questo un percorso di trasparenza, di rigore e di calcoli fatti con severità e attenzione. Questo è quello che abbiamo fatto noi. Per quanto riguarda gli articoli di giornale, anche perché non ho il tempo, non ho telefonato al presidente Zanda in relazione a quel titolo di giornale dove lei dice che c'era scritto «Marino deve ubbidire al suo partito», non ho avuto il tempo di chiederlo, ma, se a lei interessa, può chiedere direttamente al presidente Zanda.

  MARIO MICHELE GIARRUSSO. Scusi, presidente, però la mia domanda era: ha chiesto il sindaco che venisse il MEF o il MEF è venuto a seguito dei 110 milioni ?

  PRESIDENTE. Lo ha chiesto il sindaco, lo ha detto dall'inizio della sua audizione.

  MARIO MICHELE GIARRUSSO. E poi la prima relazione del gennaio 2014 è vero che c’è stata o no ? Siccome ha parlato di una sua relazione, mentre ce ne sarebbero due...

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Scandisco bene le parole: sono andato dal Ministro Saccomanni nell'agosto del 2013, mi sono insediato nel giugno del 2013, il 9 di settembre – lascio qui alla presidente Bindi perché rimanga agli atti – ho chiesto al Ministro Saccomanni se mi aiutava a certificare quello che era accaduto nei cinque anni precedenti con un gruppo di ispettori del MEF. Il Ministro Saccomanni mi risponde quattro giorni dopo e mi dice che, nonostante questa sia una richiesta che normalmente i sindaci che si insediano non fanno, cioè non chiedono un giudice terzo che venga a casa tua e ti apra i libri contabili, riconosce che ho sufficienti motivi per chiedere questa procedura e manda i rappresentanti della Guardia di finanza su mia richiesta. I rappresentanti della Guardia di finanza lavorano per quattro mesi e mezzo dentro il comune di Roma – il primo giorno in cui sono arrivati non lo ricordo, credo che sia l'inizio di ottobre – e terminano, come dice lei, intorno alla metà di gennaio o inizio febbraio. Siccome il lavoro era tanto, scrivono un documento di circa duecento pagine, ce lo consegnano intorno al 5-6 di aprile, noi ne entriamo in possesso e diventa il documento sul quale io inizio tutte le correzioni economico-finanziarie del nostro bilancio, che per la prima volta dopo decenni subisce un taglio drastico della spesa corrente di 117 milioni di euro.

  ANGELO ATTAGUILE. Io sarò brevissimo. D'altronde, non voglio entrare in polemica in quanto vorrei semplicemente capire alcuni punti. Tante cose sono state già dette, quindi è inutile che mi ripeta, però ascoltando il sindaco Marino da cittadino devo dire un'amministrazione perfetta... peccato che ho sentito attentamente sia Pignatone che Pecoraro che hanno esposto con relazioni approfondite il male di questa amministrazione, dicendo addirittura il prefetto che altre amministrazioni per ben più lievi colpe sono state sciolte. Non voglio accusare il sindaco perché, se si scioglie il comune, come giustamente diceva anche Giarrusso, non è che ci deve essere il sindaco colpevole o indagato o accusato di un reato, ma ci può essere anche un'accusa indiretta: non aver sorvegliato, attenzionato, fatto un'amministrazione attenta. Il sindaco che dice di Pag. 35essere occupato o a casa è da tanto tempo che vive in questa città, conosceva i personaggi in questa città. Il sindaco è la massima autorità di una città, rappresenta la città, deve prestare attenzione perché rappresenta i cittadini, come giustamente ha detto il sindaco, dei cittadini onesti e perbene quali sono i romani e deve difendere l'onorabilità dei cittadini difendendo l'amministrazione. Ritengo che da quanto ho sentito affermare dal prefetto e dal procuratore Pignatone purtroppo ci siano tutti gli elementi per sciogliere il comune, senza considerare colpevole il sindaco, ma per trovare una sana amministrazione negli uffici. Vorrei chiedere due cose al sindaco. Quali sono stati i rapporti con il signor Luca Giansanti, capogruppo della lista Marino in Campidoglio ? Mi risulta che fosse il direttore commerciale del Consorzio nazionale servizi, molto vicino alla Cooperativa 29 giugno. Ci sono stati anche versamenti in suo favore o in favore di Giansanti da parte delle Cooperativa 29 giugno e della Eriches 29 ?

  (Interventi fuori microfono)

  ANGELO ATTAGUILE. Facciamo un discorso amministrativo invece di fare un discorso di partito ! L'antimafia non è rappresentante di un partito, è rappresentante di legalità, quindi non dico che ci sia un reato, ma da persona pubblica non prenderei mai una lira da una persona a cui poi assegno gli appalti, perché a questo punto è semplicemente questione di sensibilità ! Non voglio dire che ci sia un'accusa, ma è una leggerezza che il sindaco non si può permettere in questa città capitale !

  PRESIDENTE. Non parlate tra voi.

  ANGELO ATTAGUILE. Un'ultima domanda. Ho sentito che il sindaco aveva richiamato un dirigente apicale all'AMA Spa. Desidero sapere se questo dirigente sia l'ingegnere Leopoldo D'Amico. Lo è ? Se la risposta dovesse essere affermativa, ci sono dei motivi.

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Le rispondo. Non conosco questo dirigente di cui lei sta parlando. Per quanto mi riguarda, rispetto ai vertici delle società, se lei fa riferimento a quello che ho detto prima, chiamai poche settimane dopo il mio insediamento Franco Panzironi, una delle persone che adesso credo che sia accusato per il 416-bis e gli dissi che gli chiedevo le dimissioni dal ruolo che in quel momento ricopriva in un'azienda controllata dall'AMA, che era la Multiservizi. Devo anche dire che Franco Panzironi la sera stessa mi mandò la lettera di dimissioni. Per quanto riguarda il suo riferimento al capogruppo della lista civica in Campidoglio, Luca Giansanti, rimango confuso perché lei afferma che potrebbe in qualche modo aver preso delle decisioni di carattere amministrativo, ma Luca Giansanti non ha nessun potere per prendere alcuna decisione di tipo amministrativo, perché è un consigliere dell'assemblea capitolina, quindi non firma delibere.

  ANGELO ATTAGUILE. Ha preso finanziamenti ed è capolista della sua lista.

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Penso che in questa sala tanti abbiano fatto campagna elettorale, non ci saranno mica solo i nominati dai partiti...

  ANGELO ATTAGUILE. Io non l'avrei fatta così. Un sindaco sta molto attento.

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. D'accordo, lei non l'avrebbe fatta così...

  ANGELO ATTAGUILE. Se il prefetto dice che ci sono tutti gli elementi per sciogliere, è proprio perché è una responsabilità indiretta. La leggerezza da parte del sindaco.

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Noi stiamo parlando di legalità. Non c’è nel comportamento che fino a oggi conosciamo del presidente del gruppo della lista civica Luca Giansanti nessun elemento Pag. 36di illegalità o nessun elemento che possa far pensare che c’è stato un comportamento...

  ANGELO ATTAGUILE. Secondo l'informativa dei ROS sia lui che lei avete preso finanziamenti.

  PRESIDENTE. Il sindaco ha già ammesso che si tratta di finanziamenti legali, certificati, dichiarati, il finanziamento privato è ammesso nel nostro Paese, c’è chi lo usa e chi non lo usa.

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Mi sento davvero indignato dalle sue parole perché forse lei non c'era quando è venuto qui il procuratore Pignatone ma, se c'era, forse era distratto perché le leggo le parole che ha pronunciato il procuratore Pignatone, le leggo verbatim dal verbale di questa Commissione: «la mafia si rapporta in modo completamente diverso con le due giunte che si sono succedute, questo è un dato di fatto. Con la giunta di cui è sindaco Alemanno, a sua volta indagato in questo procedimento, abbiamo a coprire...».

  ANGELO ATTAGUILE. È inutile che insista, non aggiusta la situazione...

  PRESIDENTE. Attaguile, per favore !

  ANGELO ATTAGUILE. So cosa ha detto, perché io ero attento e sono molto attento, più di lei, a cosa ha detto. Prende in giro anche noi !

  PRESIDENTE. Per favore, lo faccia finire.

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Caro onorevole Attaguile, sono stato ad ascoltare anche le sue parole per me molto sgradite e sgradevoli, ma adesso lei ascolta le mie sia che le siano gradite, sia che le siano sgradite e le mie sono la rilettura di quello che ha pronunciato il procuratore capo ...

  ANGELO ATTAGUILE. Non ci siamo capiti: non era questa la domanda. (fuori microfono) Abbandono l'aula, presidente.

  PRESIDENTE. Attaguile, questa volta, se mi consenti, è veramente pretestuoso questo abbandono.

  ANGELO ATTAGUILE. Qui si fa politica e non si fa giustizia.

  PRESIDENTE. Questa cosa non la puoi dire, per cortesia. E poi, che si faccia politica per fortuna ! Noi comunque conosciamo le parole del procuratore ...

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Però le voglio leggere, perché, siccome mi sento insultato dalle parole dell'onorevole Attaguile, il procuratore capo ha detto: «la mafia si rapporta in modo completamente diverso con le due giunte che si sono succedute, questo è un dato di fatto. Con la giunta di cui è stato sindaco Alemanno abbiamo a coprire cariche amministrative di vertice tre delle persone a cui abbiamo contestato la misura cautelare anche il reato del 416-bis, cioè Testa, Mancini, Panzironi. Con l'amministrazione successiva questa presenza di vertice non c’è, perché il nuovo sindaco con la nuova amministrazione cambia anche i vertici delle varie società».

  CLAUDIO FAVA. Di fronte al saccheggio che questa città ha subìto insomma, la semplificazione è un rischio e naturalmente anche una tentazione, perché ci aiuta a eludere i problemi. Io sarei molto parsimonioso nell'uso delle parole del prefetto perché, se dobbiamo usare le parole che oggi ci propone il prefetto qui, dovremmo allo stesso tempo dare dignità alle parole che il prefetto spendeva appena un anno fa dicendo che in questa città mafia non c’è, esattamente come altri prefetti in altre città negavano evidenze, per cui eviterei di utilizzare parole altrui per tentare una valutazione che deve essere nostra. Mi sembra che alcune forzature siano semplici, ma inutili per tentare di dare una lettura adeguata alle cose accadute, anche Pag. 37nel tentativo di assumere la responsabilità del sindaco come unico luogo, unico punto e unica sintesi di tutto ciò che è accaduto. Tutti a Roma sapevano, Marino è stato eletto sindaco e non poteva non sapere: è un sillogismo che a me non convince. Tutti a Roma sapevano di Buzzi e di Carminati, ma non un candidato, non un partito, non una lista in campagna elettorale ha citato Buzzi e Carminati. L'unico che ha citato Carminati e che rischia per questo la pelle si chiama Lirio Abbate, perché ha raccontato cosa rappresenta Carminati – ma lo ha raccontato in tempi recenti – negli assetti di potere criminale in questa città, per cui o tutti siamo stati distratti oppure non possiamo pensare che soltanto perché è stato eletto sindaco Marino dovesse sapere chi erano Buzzi e Carminati. Mancata denuncia, è stato detto. Potremmo discutere sul piano di una valutazione politica se sia una culpa in vigilando o una culpa in eligendo, però la mancata denuncia rispetto all'attività della procura va anche rapportata al fatto che la procura della Repubblica ha fatto un eccellente lavoro, che per due anni si è servito di intercettazioni ambientali, e senza queste intercettazioni ambientali forse ancora noi qui oggi non sapremmo esattamente cosa ha rappresentato non Carminati nella storia criminale e politica italiana, ma cosa ha rappresentato Buzzi nel malaffare romano, a meno che non avessimo capacità di preveggenza. Lo dico per sottrarre il sindaco da eventuali colpe di vigilanza rispetto alle persone di sua fiducia, perché non possiamo immaginare che ciò che oggi ci rappresenta la procura della Repubblica dopo due anni di indagini, che hanno avuto una capacità tecnologica di assumere la verità inimmaginabile – e questo va a merito del procuratore – che senza quelle capacità e quegli strumenti noi dovessimo annusare l'aria e capire cos'era diventata la Cooperativa 29 giugno. Questo – ripeto – senza nulla togliere alle nostre responsabilità politiche di non aver capito o saputo, però diventa una pericolosa semplificazione, pericolosa soprattutto perché per me, signor sindaco, il punto non si chiude con questa inchiesta, lo dice Pignatone ma ci avverte un po’ anche la città. In questo momento c’è un accesso in corso, ci dirà cosa è accaduto, quanto si possa bonificare la situazione, quanto sia irrimediabilmente corrotta, ci auguriamo di no naturalmente. Quello che le chiedo è dal suo punto di vista, con la consapevolezza che ha acquisito adesso e con una rilettura a ritroso di questo anno e mezzo di sindacatura, quanto sia elevato il rischio di altre cooperative 29 giugno, di altri consiglieri che siano stati corruttibili o corrotti e che abbiano determinato anche un ponte rispetto alla criminalità organizzata, di altri appalti manipolati o di altri settori della burocrazia che abbiano venduto o svenduto le proprie funzioni nella propria realtà. Ci aiuterà l'inchiesta, ci aiuterà l'accesso, però vorremmo sapere dal sindaco quale sia il grado di allarme che sente sul fatto che questa metastasi si sia potuta espandere in passato anche a livelli che noi non conosciamo, e quindi, altra domanda, se ritenga che gli strumenti che le dà la legge ma di cui lei si è dotato – un assessore alla trasparenza, la richiesta di collaborazione intensa con il dottor Cantone – siano oggi strumenti sufficienti, perché anche di questo ci dobbiamo occupare o preoccupare. Il quadro che ci propone la città è spesso di un'impotenza della politica nel capire davvero quanto si sia sedimentato questo incrocio e questo incontro tra malessere, malaffare e criminalità. Gli strumenti che sta mettendo in campo e la sensazione che ha rispetto all'apparato amministrativo, burocratico, politico e istituzionale cosa le dicono sul livello di gravità che ha raggiunto la malattia in questa città, al di là delle conclusioni a cui è arrivato oggi il procuratore della Repubblica ?

  PRESIDENTE. Se il sindaco risponde subito, aggiungo la mia domanda sui 120 appalti che sono stati portati oggi in procura, se possiamo sapere di che cosa si tratti.

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Sì, rispondo subito alla presidente e poi anche all'onorevole Claudio Fava. Oggi Pag. 38abbiamo portato una lista che fa una fotografia di tutti gli appalti in corso nel nostro comune, da cui in qualche modo, utilizzo la parola che ha usato il presidente Cantone, potete immaginare la luce, come ha detto l'onorevole Fava, delle inchieste, degli arresti, delle indagini che sono in corso che ci possa essere un segnale di alert e che quindi è opportuno che ci sia un'ulteriore vigilanza, un ulteriore controllo. Il presidente Cantone ci ha chiesto di fare un ulteriore approfondimento e di selezionare all'interno di tutte queste procedure di acquisti di beni e servizi, di appalti, di contratti quelli che in particolare si riferiscono al sociale e al verde pubblico. In queste ore questo è quello che sta facendo l'assessore al bilancio con il segretario generale del comune, quindi nei prossimi giorni porteremo una selezione, sulla quale il presidente Cantone vuole esercitare una ulteriore vigilanza, anche questo su nostra richiesta. Penso sinceramente che con gli strumenti, questo messo in atto da voi, che è molto importante, lo strumento principe che è quello dell'indagine condotta con intercettazioni ambientali – ricordo quando ero senatore quante volte se ne discusse e io ribadii sempre che era come togliere il bisturi a un chirurgo togliere le intercettazioni ambientali e telefoniche alla magistratura – tutto questo in associazione con il lavoro che sono certo farà il magistrato che stiamo cercando di avere con una delega da assessore alla trasparenza e alla legalità, tutto questo potrà rappresentare un livello di anticorpi sufficiente per riportare questa città in quel rigore e in quella serenità di un'amministrazione normale, che si deve avere in ogni città ma ancora di più si deve sentirne la responsabilità nella capitale del nostro Paese. Questa città ha subito uno schiaffo in faccia importante, ma credo che la differenza che c’è tra questa amministrazione – e, non lo dico io, lo dice il procuratore Pignatone – e quello che è accaduto nell'amministrazione precedente possa consentire di fare pulizia dal male che si è annidato nella cattiva politica e nella cattiva amministrazione, e iniziare un percorso che consenta alla capitale d'Italia di camminare a testa alta. Lei non ha idea, onorevole, di quanto mi abbia ferito personalmente – e so che può essere un dettaglio in tutto questo – vedere qualche giorno fa, partendo da quello che noi stiamo facendo qua questa sera, la prima pagina del New York Times titolare a quattro colonne che non c’è un angolo d'Italia libero dalla corruzione. Questo mi ha addolorato tantissimo non solo come italiano, ma perché sento fortissimamente la responsabilità di essere il sindaco della capitale. Questa sera, anche se ci sono stati dei momenti di discussione accesa, per me è una sera importante perché ho preso tanti appunti di quanto avete detto e certamente li utilizzerò per migliorare ancora di più la sorveglianza che dobbiamo fare nell'interesse della nostra capitale e del nostro Paese.

  STEFANO ESPOSITO. Telegraficamente tornerei a chiedere al sindaco Marino un chiarimento, perché non stiamo processando nessuno e non è intendimento, però rispetto all'assessore alla casa che è indagato per corruzione la sua opinione e il suo giudizio vorrei che venisse rafforzato, perché non vorrei che si generasse un'idea sbagliata. Io ho capito la risposta: nell'operare dell'assessore Ozzimo non c'erano elementi che potessero far presagire e lo dico anche perché ho avuto modo di interloquire con l'assessore su alcuni provvedimenti di cui ci siamo occupati, però vorrei evidenziarlo per togliere qualunque alibi e dubbio a una discussione politica che poi si infila sul partito democratico. Nel partito democratico, infatti, chi è responsabile paga, non c’è alcuna volontà di tutela di nessun tipo e vorrei che questo non diventasse un elemento utilizzato contro l'amministrazione. A me pare che questa sera il sindaco Marino ci abbia fatto un quadro preciso della sua attività, si può giudicare sufficiente, si poteva fare di più, ma sicuramente emerge con chiarezza che alcune delle iniziative messe in campo dal comune possono aver facilitato il lavoro della magistratura e di questa indagine, Pag. 39perché ha ragione Fava: senza due anni di intercettazioni probabilmente molte cose non le avremmo sapute, ma dalle relazioni della Guardia di finanza probabilmente sono emersi degli elementi che la magistratura ha utilizzato. Rispetto alla figura dell'assessore – non parlo del presidente del consiglio comunale, che naturalmente aspettiamo che venga giudicato e che non è indagato per il reato del 416-bis – la sua opinione è che abbia potuto in qualche modo condizionare delle scelte dell'amministrazione ? Questo è importante chiarirlo, perché nessuno copre nessuno, però la percezione che il sindaco ha avuto, secondo me, è bene che venga esplicitata fino in fondo.

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Ringrazio il senatore Esposito per questa domanda. Come ha detto il presidente Bindi, in parte ho già risposto, però lo voglio ribadire ancora una volta. Le azioni condotte, che ho potuto verificare e che abbiamo discusso in giunta e che sono pubblicate con le delibere sul sito di Roma Capitale relative all'azione dell'assessore alla casa Daniele Ozzimo sono riassumibili in alcuni dati: 1) una diminuzione significativa con un trend in discesa, per la prima volta dopo tanti anni, delle occupazioni abusive delle case nella nostra città, con lo sforzo che ha fatto per riportare la legalità in quel settore; 2) l'interruzione, l'altro giorno ho risposto a un articolo in prima pagina de Il Corriere della Sera dal quale mi ero sentito offeso, di tutti i contratti che potevamo interrompere, mentre stiamo portando a scadenza gli altri, per quanto riguarda il problema dei residence, cioè il fatto che venivano pagati degli appartamenti al di là del raccordo anulare, in zone non di particolare pregio, 2.200 euro mensili ad appartamento di sessanta metri quadri. Questo l'assessore Ozzimo l'ha interrotto. Ha inoltre avuto il coraggio, che nessun assessore alla casa prima di lui aveva avuto, di mandare la polizia a sfrattare le persone che, avendo un reddito alto, vivevano da tantissimi anni in alloggi di proprietà comunale. Questo è quello che io posso raccontare di Daniele Ozzimo. È un indagato per corruzione, sarà poi la giustizia che dirà se sia colpevole di qualcosa che noi non abbiamo visto.

  LAURA GARAVINI. Nonostante la tarda ora, avverto l'esigenza di ribadire un punto. A parte il fatto che lo stesso sindaco Marino ha riletto le dichiarazioni del procuratore Pignatone, però nel corso degli interventi, non ultimo con l'onorevole Attaguile, ho avuto l’ impressione che si sia un po’ perso il contenuto delle dichiarazioni fatte qui la settimana scorsa dal procuratore Pignatone, nella misura in cui ci ha detto molto chiaramente – e le dichiarazioni del sindaco questa sera sono andate esattamente nella stessa direzione – che c’è stato questo spartiacque tra la giunta precedente e la giunta in corso per quanto riguarda elementi riconducibili al 416-bis. È chiaro che parlare di corruzione è altrettanto grave e credo che sia importante che come Commissione antimafia facciamo attenzione a distinguere gli elementi, perché anche rispetto alla decisione che la commissione d'accesso e dunque il prefetto e dunque la Presidenza del Consiglio andrà poi a prendere inerentemente a un eventuale scioglimento per mafia, credo che sia importante che, al di là del fatto che non si vuole assolvere nessuno, cosa che non sarebbe neanche compito nostro, comunque si chiamino le cose con il loro nome. Credo, quindi, che vada dato atto che questa sera le dichiarazioni del sindaco sono andate nella stessa direzione di quelle espresse la settimana scorsa dal procuratore Pignatone e dunque anche rispetto alle agenzie che sono uscite nel corso dei nostri lavori questa sera, anche su organi di informazione molto seguiti a livello nazionale come Repubblica.it, credo che sia importante – forse anche da parte sua, presidente, scusi se mi permetto – che vengano usate le parole giuste, le parole oggettive, che riportino semplicemente anche quanto dichiarato in questa autorevole sede dallo stesso procuratore Pignatone che indaga sulla questione. Mi fermo qui. Rincresce anche l'atteggiamento del collega Attaguile, Pag. 40che ritengo del tutto fuori luogo proprio perché il nostro non è un compito moralista o da giustiziere della notte, vista l'ora tarda, ma credo invece che sia molto importante...

  SALVATORE TITO DI MAGGIO. Ma che intervento è, presidente ? Era una domanda ? Le stesse parole del procuratore Pignatone, che è quello che partecipa alla riunione del PD due giorni prima ...

  PRESIDENTE. Per cortesia, senatore Di Maggio, non permetto queste parole sul procuratore Pignatone, perché sono considerazioni assolutamente fuori luogo. Le impedisco di pronunciarle e lei si assume la responsabilità delle cose gravi che afferma...

  SALVATORE TITO DI MAGGIO. Ci mancherebbe altro che delle cose che dico non mi assumessi la responsabilità !

  PRESIDENTE. ... perché gettano un'ombra sull'operato di un procuratore che in questo momento sta svolgendo un lavoro.

  SALVATORE TITO DI MAGGIO. Nessuna ombra: è una questione di bon ton istituzionale.

  PRESIDENTE. Bene, grazie. Siccome penso di essermi assunta abbastanza la responsabilità di presidente di questa Commissione di inchiesta senza guardare in faccia nessuno e l'ho fatto anche questa sera a costo che l'incalzare delle mie domande possa essere apparso da «giustiziere della notte», come ha detto l'onorevole Garavini, tengo a ristabilire la correttezza della serata, certo a partire dalle parole di Pignatone. Non ci sono dubbi sul fatto che l'inchiesta che sta conducendo questa Commissione parte da un presupposto chiaro, che è contenuto nell'inchiesta e nell'ordinanza emessa dalla procura, che continua ad avere delle convalide in questi giorni dal tribunale del riesame, per cui la cosiddetta «mafia Roma capitale» originaria e originale si radica nell'amministrazione e nella politica di questa città a partire dalla giunta Alemanno. Mi dispiace che sia andato via il collega Taglialatela, ma questa cosa l'avrei ripetuta perché ce lo dice l'ordinanza ed è indiscutibile. Che, tuttavia, il cosiddetto «mondo di mezzo», i Carminati, i Buzzi e quant'altro siano stati capaci di avere delle relazioni anche con esponenti e con vertici dell'attuale amministrazione non ci sono dubbi da quello che emerge nell'ordinanza, ed è – io credo – interesse del sindaco Marino, che ha fatto della legalità la cifra della sua sindacatura, collaborare come sta facendo con la procura, con gli altri organi dello Stato – vedi Commissione d'accesso – per contribuire a fare pulizia. La mia domanda, che torno a ripetere a conclusione di questa serata – e mi dispiace anche della confusione che è venuta a crearsi nelle responsabilità tra la prefettura e il comune – caro sindaco, è una richiesta molto semplice a cui penso siate già in grado di darci risposta o altrimenti ce la fornirete nei prossimi giorni. Noi vogliamo sapere quanti sono gli appalti del comune, pagati con i soldi del comune e che facevano capo ai controlli fatti dal comune, della cooperativa Buzzi, qualunque cosa avessero gestito, fossero pulizie, fossero immigrati, fossero rom, fossero qualunque cosa. Probabilmente saranno gli stessi appalti che avete dato a Cantone, ma per noi è fondamentale capire questa cosa, e la domanda iniziale non era per gettare ombra sull'operato del sindaco e della sua giunta, ma per capire insieme, perché, fermo restando quello che ha detto il vicepresidente Fava, che ci sono voluti due anni di intercettazioni, io sono molto inquieta del fatto che società, partiti politici, cooperative, prefetture e tutti quanti non si accorgano senza le intercettazioni ambientali con quali persone abbiano a che fare ! Questo malaffare si diffonde con la nostra distrazione, con la nostra incapacità di controllo, con la nostra mancanza di strumenti, perché ci troviamo di fronte a persone che sono mosse da buone intenzioni e, mentre trovano prima della magistratura del malaffare nelle partecipate, non lo scoprono in Pag. 41chi gestisce i poveracci, quindi ci sarà qualcosa che non funziona su cui dobbiamo intervenire se vogliamo uscire da questa palude ! Questo è il senso della serata per ristabilire la chiarezza nei confronti di tutti ed è in aiuto di un sindaco che ha fatto della legalità la sua cifra, che però si trova una commissione d'accesso, è inutile negarlo. C’è una commissione d'accesso, da quante persone è formata ?

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Da tre.

  PRESIDENTE. Al prefetto avevamo detto: «signor prefetto, siccome pensiamo che lei si trovi davanti una macchina enorme – guarda quella ragnatela che ci avete portato stasera – nomini tante persone che si mettano a lavorare contestualmente. Vadano a Ostia, ci saranno le metropolitane, ci saranno i rifiuti, con tre persone cosa pensa di fare ?». Anche perché è bene far presto chiarezza. I titoli dei giornali degli altri Paesi non devono macchiarsi delle parole con le quali hanno macchiato la nostra città e il nostro Paese. Questo è il punto. Se volete aggiungere ancora qualcosa, potete farlo.

  MARIO MICHELE GIARRUSSO. Solo per amore di verità bisogna dire che non solo le ottime inchieste del giornalista Lirio Abbate già descrivevano ampiamente, ma ad aprile 2013 c’è stato Report senza bisogno di avere le intercettazioni telefoniche che ha fatto un quadro del sistema a Roma, sul quale il Movimento 5 Stelle ha fatto la campagna elettorale. Noi le generalizzazioni del «siamo tutti uguali», dell'antipolitica che ha fatto il vicepresidente Claudio Fava non le accettiamo, perché noi non siamo tutti uguali !

  PRESIDENTE. Voi siete più bravi, lo sappiamo, ve lo riconosciamo.

  GIULIA SARTI. Questa sera purtroppo da tantissimi interventi dei commissari si è trasformata quasi la serata in una commissione di difesa del partito democratico piuttosto che una commissione con l'interesse e la voglia di individuare le responsabilità e di capire qualcosa di più. Vengono dette bugie ed è normale che queste instaurino un clima di questo tipo, perché le bugie non si possono accettare. Ad esempio, il fatto che nel PD chi sbaglia paga o altre valutazioni che sono state espresse in questa sede sono valutazioni che non si possono accettare, soprattutto dopo quello che è emerso.

  PRESIDENTE. Io penso sia vero, ma non è compito di questa Commissione.

  GIULIA SARTI. Certo che no. Il punto è semplicemente che dopo una puntata come quella di Report uscita ad aprile 2013, che già dall'intestazione, senza neanche guardarla tutta, faceva emergere determinate responsabilità, allora era bene che dei controlli fossero fatti prima e che certe responsabilità fossero individuate prima che arrivasse la magistratura. Se un sindaco e una giunta hanno il potere di rimuovere determinate persone, dirigenti e quant'altro, come effettivamente hanno, lo esercitino. Tutto qui.

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Ringrazio per tutti gli interventi e voglio dire che in questo momento non sono nella condizione di dare una risposta numerica precisa alla domanda molto puntuale che ha fatto la presidente Bindi su tutti gli appalti che ha in questo momento in atto il dottor Buzzi con cooperative che facciano in qualche modo riferimento...

  PRESIDENTE. Ce li fate avere...

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Non solo glieli faremo avere, ma le farò avere un'analisi che stiamo facendo – non ne ho parlato perché era forse fuori tema – della variazione che c’è stata anno per anno almeno negli ultimi otto anni di volume monetario e quindi di contratti eseguiti con cooperative che possano far riferimento a quel gruppo chiamiamolo criminale. Questo dato è stato anche oggetto di colloquio questo pomeriggio con il presidente Cantone e speriamo insieme, Pag. 42proprio con un lavoro congiunto che siamo conducendo davvero molte, molte ore al giorno, di poter avere in brevissimo tempo questo dato, quindi anche con l'informazione numerica non solo delle cifre, ma della variazione negli anni. Per quanto riguarda la questione che anche la presidente Bindi ha sottolineato, non posso dare giudizi, però credo che siano parole molto sagge. Il decreto del prefetto della provincia di Roma comunque indica che, al di là delle tre persone, con separato provvedimento si provvederà a nominare il gruppo tecnico di supporto, perché ha ragione la presidente Bindi nell'affermare che si tratta di un lavoro piuttosto ampio. Infine, voglio dire che sono personalmente soddisfatto del fatto che sia stato accolto un mio suggerimento, nel momento in cui il prefetto mi ha parlato per l'accesso agli atti, che all'interno di questo gruppo ci fosse almeno un rappresentante degli stessi ispettori del MEF o della Guardia di finanza che avevano già fatto ben sei mesi di lavoro dentro quegli uffici. Il prefetto ha accettato e ha inserito un nominativo delle persone di quel gruppo che inizialmente su mia richiesta era giunto in Campidoglio nel settembre del 2013.

  SALVATORE TITO DI MAGGIO. Siccome la sua richiesta è molto pertinente, anziché vedere soltanto le assegnazioni delle cooperative inquisite, possiamo chiedere di avere le assegnazioni di tutto il sistema cooperativo ? Non è che le cooperative bianche siano meglio delle rosse...

  PRESIDENTE. Penso che ci sia la disponibilità da questo punto di vista, ormai le carte credo che le abbiano già preparate.

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Se la presidente è così cortese da formularmi un quesito preciso...

  PRESIDENTE. Intanto il quesito preciso è quello che già le ho fatto: tutto ciò che era riconducibile in qualche modo al sistema Buzzi.

  IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Quello è chiaro e lo faremo avere nel tempo più breve possibile.

  PRESIDENTE. Ringrazio il sindaco Marino e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 00.25.