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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVII Legislatura

Commissioni Riunite (XIII Camera e 9a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 4 di Martedì 10 marzo 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Sani Luca , Presidente ... 2 

Audizione del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, sulle iniziative per il sostegno del settore lattiero-caseario (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati):
Sani Luca , Presidente ... 2 
Formigoni Roberto , Presidente della 9a Commissione del Senato della Repubblica ... 3 
Martina Maurizio , Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali ... 3 
Sani Luca , Presidente ... 7 
Catania Mario (SCpI)  ... 7 
Bordo Franco (SEL)  ... 8 
Pignedoli Leana  ... 8 
Oliverio Nicodemo Nazzareno (PD)  ... 9 
Sani Luca , Presidente ... 11 
Martina Maurizio , Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali ... 11 
Sani Luca , Presidente ... 12

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia-Centro Democratico: (PI-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera: Misto-AL.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA XIII COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI LUCA SANI

  La seduta comincia alle 14.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, sulle iniziative per il sostegno del settore lattiero-caseario.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali Maurizio Martina sulle iniziative per il sostegno del settore lattiero-caseario.
  A nome di tutti i componenti delle Commissioni qui riunite ringrazio il Ministro Martina per aver accolto il nostro invito.
  L'audizione si inquadra nel più generale dibattito europeo sulle pratiche commerciali nelle filiere alimentari e ha preso le mosse con la presentazione delle risoluzioni in Commissione agricoltura della Camera da parte dell'onorevole Oliverio (n. 7/00588), dell'onorevole Rostellato (n. 7/00606) e dell'onorevole Gallinella (n. 7/00607) per il sostegno del settore del latte, oltre a molteplici atti di sindacato ispettivo già presentati sia alla Camera sia al Senato sulla stessa materia.
  Il tema della debolezza contrattuale nella quale si viene a trovare il settore agricolo in generale e quello lattiero-caseario, in particolare, è attuale per una produzione giornaliera come quella del latte fresco, dato che questa materia prima non può essere stoccata e va ritirata e destinata immediatamente alla lavorazione o alla sua trasformazione.
  Nel corso delle audizioni che fin qui abbiamo svolto nell'ambito delle risoluzioni che ho appena citato sono emerse numerose problematiche. Ad esempio, nel corso dell'audizione del presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, dottor Giovanni Pitruzzella, è stata evidenziata una forte interrelazione del prezzo del latte rispetto agli scambi commerciali internazionali del prodotto e l'abbandono del regime delle quote, che dovrebbe rendere ancora più agganciati i mercati europei al ciclo internazionale.
  Con riferimento alla segnalazione della Coldiretti relativa all'imposizione di prezzi di acquisto palesemente inferiori ai costi medi di produzione, l'Autorità ha sottolineato come questo riferimento comporti difficoltà applicative in quanto risulta difficilmente stimabile il costo medio di produzione alla stalla, variabile in relazione a una serie di parametri. Particolarmente significativi potranno essere, dunque, gli interventi del ministro volti ad allungare la durata dei contratti e a imporre delle etichette standard più stringenti sui prodotti non deperibili e su quelli che non sono a denominazione di origine controllata.
  L'Autorità ha, pertanto, proposto di agganciare la nozione di costo medio a Pag. 3specifiche realtà territoriali, intervenendo sul decreto attuativo, ovvero rendendo istituzionale un rapporto tra l'ISMEA e l'Autorità garante, in modo da accertare se esista un abuso di posizioni dominanti nel settore e intervenire anche attraverso sanzioni più severe.
  Infine, l'audizione informale dei rappresentanti di Federalimentari, Federdistribuzione, Coop, Conad e Assolatte ha espresso forte preoccupazione per la situazione del mercato del latte e dei formaggi, in considerazione della forte volatilità e discontinuità della catena produttiva, rimarcando che, ciò nonostante, finora le imprese di trasformazione sono riuscite a garantire un prezzo ai produttori di 42 centesimi al litro.
  La Coop ha sottolineato come ormai i prodotti a loro marchio siano tutti indirizzati verso un alto livello qualitativo, con indicazione facoltativa della provenienza geografica. La Conad ha rilevato lo sforzo del marchio nell'assicurare una sempre maggiore qualità del prodotto venduto, con l'utilizzo di solo latte italiano. Infine, la Federdistribuzione ha sottolineato come il rapporto e la distribuzione con gli allevatori sia mediato dalle imprese di trasformazione.
  È inutile dire che su questi aspetti si sono sviluppati gli interventi dei colleghi che si ritrovano nel dispositivo delle diverse risoluzioni presentate, con alcune sottolineature che hanno riguardato, appunto, il fatto che a una forte diminuzione del prezzo alla produzione non ha corrisposto un vantaggio per i consumatori e che il settore è esposto a pratiche commerciali sleali che possono essere combattute anche attraverso una più forte politica sulle etichettature e sulla tracciabilità dei prodotti. C’è stato, inoltre, un forte richiamo all'applicazione severa dell'articolo 62, con le relative sanzioni.
  Ho brevemente riassunto il lavoro fin qui svolto in Commissione alla Camera dei deputati. Cedo ora la parola al presidente Formigoni.

  ROBERTO FORMIGONI, Presidente della 9a Commissione del Senato della Repubblica. Grazie, presidente Sani. Anch'io voglio salutare e ringraziare il ministro Martina, a nome di tutta la Commissione del Senato.
  Sottolineo che giovedì 12 febbraio il ministro ha risposto in Aula al Senato a diverse interrogazioni sul tema delle misure per la tutela della filiera lattiero-casearia. Anche questo fatto testimonia con chiarezza l'importanza e l'attualità della tematica del trattamento del prodotto latte in Italia, tema di cui il Parlamento si è occupato più volte.
  In particolare, al Senato ce ne siamo occupati anche recentemente, con audizioni sui prodotti di eccellenza e sulle realtà produttive che si sono focalizzate sui formaggi di qualità. Abbiamo tenuto incontri specifici sul tema delle quote latte, delle ripercussioni finanziarie e delle multe sul comparto. Infatti, come sappiamo, è dei giorni scorsi la notizia del deferimento dell'Italia alla Corte di giustizia dell'Unione europea.
  Ritengo fondamentale che oggi possiamo approfondire la materia nel suo complesso sia dal punto di vista dello scenario normativo nazionale ed europeo che si apre con la fine del regime del contingentamento produttivo, sia rispetto al contrasto alle pratiche commerciali sleali (e più in generale alla tutela del latte di qualità soprattutto proveniente dalla filiera corta), all'etichettatura, e quindi all'informazione del consumatore, alla diffusione del latte nelle scuole, anche quale elemento di tutela della salute dei bambini.
  Penso, inoltre, che meriti notevole attenzione la produzione di prodotti caseari, oggetto principale di contraffazione sui mercati internazionali, che arreca un danno molto consistente sia di immagine sia economico al made in Italy agroalimentare. Pertanto, l'incontro di oggi con il ministro giunge più che mai tempestivo, quindi lo ringraziamo ancora una volta per quanto vorrà dirci.

  MAURIZIO MARTINA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Ringrazio le Commissioni per questa occasione Pag. 4molto utile per fare il punto della situazione e capire insieme, anche in ragione delle diverse sollecitazioni che ci avete dato in più circostanze sia alla Camera sia al Senato, se il tracciato di lavoro che abbiamo impostato in queste settimane è corretto. Vorremmo, quindi, provare a confrontarci sulla fase che attraversa uno dei settori fondamentali della nostra esperienza agricola.
  Credo di poter abbondantemente saltare alcune premesse fondamentali rispetto alla situazione in cui ci troviamo. Mi riferisco, in particolare, alla consapevolezza che tutti noi abbiamo del fatto che entro fine mese si concluderà il regime europeo delle quote latte, quindi entreremo oggettivamente dentro uno scenario completamente inedito e nuovo, se non altro perché il regime delle quote latte ci ha accompagnato per molti anni ed è stato in tutto e per tutto, con pregi e difetti, l'architrave fondamentale con cui abbiamo conosciuto e visto maturare l'esperienza del settore lattiero in Italia e in Europa.
  È del tutto evidente che, in ragione della fine delle quote latte, da tempo, in particolare nel 2014 e in questi primi mesi del 2015, abbiamo un problema di tenuta dei prezzi del latte pagato agli allevatori. Voglio ricordare che nel corso del 2014 i prezzi sono scesi del 10,8 per cento in Italia, andando al di sotto dei 35,9 euro per 100 chilogrammi. Analogo andamento si è registrato in altri Paesi cruciali dell'esperienza lattiera europea, come la Francia, con un meno 10,5 per cento, e la Germania, con un meno 17,6.
  Accanto a questo, abbiamo una dinamica legata nello specifico al mercato nazionale italiano, con consumi complessivamente sempre in significativo calo. Nonostante questo, abbiamo una filiera lattiero-casearia che reagisce positivamente e dimostra capacità di crescita nella produzione di latte. Tra gennaio e novembre 2014 abbiamo avuto un più 4,7 per cento di produzione e un aumento delle esportazioni.
  Poc'anzi veniva giustamente richiamato il fronte centrale dell’export. Nel 2014, sono stati venduti in tutto il mondo oltre 330.000 tonnellate di formaggi italiani corrispondenti a circa 2,2 miliardi di euro di fatturato, quindi performance tutt'altro che banali in un anno molto complicato (non vi dico cosa è stato il 2014; mi riferisco, in particolare, al blocco dell’import russo, per citare il caso più preoccupante e più delicato che abbiamo cercato di gestire).
  Da tempo abbiamo organizzato un confronto serrato con la filiera. Domani avremo un ulteriore appuntamento molto importante al ministero con tutte le componenti della filiera del latte. Nel corso di questi mesi abbiamo realizzato diversi incontri. Abbiamo anche chiamato in causa, per la prima volta nel frangente di quest'ultimo periodo, i rappresentanti di tutte le principali sigle della grande distribuzione organizzata proprio per intessere un quadro d'intesa anche su possibili iniziative da sviluppare in special modo sul settore del latte in relazione al fronte della distribuzione. Mi riferisco, in particolare, al grande tema del mercato interno.
  Vediamo ora quali sono gli obiettivi e i percorsi che vorremmo provare a esplorare, accanto alle cose già fatte, su cui torno più avanti.
  Innanzitutto, abbiamo il tema di accompagnare le imprese italiane in un passaggio di fine del regime delle quote e di sostanziale liberalizzazione del mercato. L'argomento di fondo è tutto organizzativo. Si tratta, cioè, di capire quali sono le leve organizzative che possono consentire al sistema lattiero italiano di fare un salto di qualità nel modo con cui si organizza prima di tutto dentro la filiera.
  È evidente che dobbiamo provare a ragionare su azioni di breve e di medio periodo. Nel breve periodo dobbiamo provare a gestire i mesi a ridosso della cessazione del regime delle quote, quindi il frangente delicato del passaggio della fine delle quote latte; invece, nel medio periodo si pone il grande tema della riorganizzazione e del riordino dalle relazioni commerciali all'interno della filiera, tema decisivo, segnalato da più parti e irrisolto da parecchio tempo. Peraltro, la vera questione che contraddistingue il caso italiano Pag. 5da altri modelli sta proprio sul fronte della mancata organizzazione della filiera, quindi ci sembra che questo sia il tempo di provare ad aiutare la filiera ad accelerare in questa direzione.
  Si immagina, pertanto, di intervenire utilizzando alcune possibilità previste dalla più recente normativa europea. Mi riferisco, in particolare, al Regolamento europeo n. 1308 del 2013. Nel dettaglio, ci stiamo concentrando su due fronti fondamentali. Da una parte, come è stato detto prima, occorre un rafforzamento dell'equilibrio nelle relazioni contrattuali attraverso norme più stringenti per l'attuazione dell'obbligo della forma scritta per il contratto, con la previsione di una durata minima di almeno un anno e di un monitoraggio dei costi di produzione effettuato, in relazione anche al ragionamento che si è fatto con l'Antitrust, da ISMEA. Dall'altra, è necessario un riordino delle relazioni commerciali nel settore, attraverso un adeguamento della normativa interna a quella europea in materia di organizzazioni interprofessionali, nello specifico rafforzando anche le ipotesi di un'estensione erga omnes delle regole.
  La discussione su quanto si è fatto o meno in questo Paese, in particolare nel settore lattiero, sul tema dell'interprofessione ha radici antiche. Potremmo acquisire i pro e i contro di una situazione che non ci ha mai portato ad avere, negli ultimi anni, una interprofessione del latte al pari di quella che hanno altri Paesi. È evidente che, con la fine delle quote, questo tema organizzativo debba essere posto con molta forza al centro dell'attenzione. Oserei dire che se dobbiamo immaginare un intervento normativo che ci impegni su questo fronte questo debba essere molto stringente verso la filiera perché, in assenza di un intervento robusto, ho la sensazione che da sola la filiera non ce la faccia ad organizzarsi, come dimostra il dato evidente di questi anni.
  L'idea su cui vorremmo provare ad avanzare è un intervento che ponga la questione dell'organizzazione interprofessionale in maniera molto forte, affinché la filiera sia stimolata a utilizzare lo strumento, cosa che per diverse ragioni non è accaduto finora. A questo proposito, c’è un elemento di fondo dettato dalla composizione stessa della filiera, diversamente da altri Paesi. Infatti, vista la polverizzazione del sistema lattiero italiano e le dinamiche interne alla filiera dettate dal rapporto tra imprese grandi e piccole, quindi dalle dimensioni aziendali, è difficile che da soli questi soggetti possano provare a costruire un organismo unitario interprofessionale senza un intervento di accompagnamento che li stimoli più di quanto non è accaduto finora. Ecco, credo che questo sia per noi un tema decisivo.
  Accanto a questo, voglio segnalarvi in poche battute un elemento che conoscete. Secondo me, è positiva la decisione che la Commissione europea sta definendo in queste ore, ovvero consentire nell'ambito del de minimis la rateizzazione senza interessi delle eventuali multe per le quote latte dell'ultima campagna, dando in questo modo seguito anche a una specifica richiesta che proprio noi avevamo fatto al Commissario Hogan, con una lettera del sottoscritto datata 13 febbraio che chiedeva, appunto, dopo la fine del lavoro che abbiamo svolto con il semestre di presidenza europeo, ufficialmente al commissario di gestire l'ipotesi della rateizzazione senza interessi delle multe per l'ultima campagna.
  Quindi, sono contento che la Commissione abbia aperto e condiviso questa ipotesi e si appresti, proprio in queste ore, a presentare il progetto di regolamento di esecuzione, che credo domani verrà sottoposto al Comitato di gestione organizzato a Bruxelles su questo argomento.
  Un altro elemento di cui devo rendere conto è rappresentato dal fatto che è in fase di predisposizione applicativa lo schema di decreto per definire le modalità di accesso ai contributi del Fondo qualità latte che abbiamo definito con l'ultima legge di stabilità. I contributi previsti saranno erogati in regime di de minimis e sono destinati a coprire le garanzie concesse dall'ISMEA o in contemporanea parte della quota interessi per i prestiti finalizzati al miglioramento della qualità Pag. 6del latte. Il mix tra le due componenti – garanzia o abbattimento degli interessi – sarà lasciato alla scelta di ciascun beneficiario. Dunque, ciascun beneficiario sceglierà su quale delle due opzioni puntare oppure se dosare entrambi questi strumenti.
  L'accesso ai contributi previsti è condizionato all'adesione da parte dell'allevatore a un piano di miglioramento della qualità del latte, basato su alcuni obiettivi, come – li cito perché abbiamo fatto un lavoro utile – l'allungamento della carriera produttiva degli animali, ovvero delle bovine da latte; la corretta gestione del farmaco ai fini della prevenzione delle mastiti; il miglioramento della gestione dell'allevamento e delle sue strutture produttive.
  Lo schema di decreto è stato oggetto di un primo esame con le regioni e con le organizzazioni professionali. Le condizioni di accesso al fondo possono, sostanzialmente, essere così riassunte: il contributo sarà concesso agli allevatori che aderiscono al piano di miglioramento della qualità del latte; l'accesso al piano sarà accompagnato e controllato attraverso la consulenza aziendale; il contributo sarà commisurato al latte prodotto e in ogni caso si applicano le regole del de minimis. Resta – ripeto – a scelta dal beneficiario differenziare il contributo sull'abbattimento degli interessi o per la garanzia a fronte di un rifinanziamento o di un finanziamento. Sarà previsto un trattamento differenziato per le zone montane, con un quid in più per chi produce latte di qualità in montagna.
  L'architettura operativa della gestione del fondo è stata affidata all'ISMEA. A questo riguardo, voglio ricordare che il budget fondamentale di riferimento per noi è prevalentemente allocato sull'anno prossimo e sul 2017. Con quest'anno, però, partiamo. Sono convinto che questa misura si rivelerà utile, anche se non risolutiva, per accompagnare questa impresa.
  Voglio anche dirvi che proprio domani discuteremo con la filiera la proposta di garantire, anche attraverso la presentazione di un logo «100 per cento latte italiano», una maggiore trasparenza sull'origine del latte attraverso, appunto, un logo privato e facoltativo, ma chiaro e omogeneo per l'indicazione della zona di mungitura in etichetta. Il logo sarà – ripeto – presentato domani e ci aiuterà a rispondere a uno degli argomenti che da più parti ci è stato posto e che tutti possiamo riconoscere banalmente, entrando in un supermercato e guardando quante modalità di indicazione dalla zona di mungitura abbiamo rispetto ad altri Paesi.
  In sostanza, se prendete quattro aziende, trovate quattro diversi sistemi di indicazione della zona di mungitura. Questo fa sì che un'identificazione corretta, forte e precisa dell'indicazione del prodotto al consumatore non arrivi o arrivi in misura molto disorganizzata. L'idea di lavorare a un logo coordinato, privato, facoltativo e omogeneo per tutte le grandi realtà produttive del territorio che faccia un'operazione di forza su questo può essere, nel mix degli interventi possibili, uno strumento nient'affatto banale.
  Voglio anche dirvi che operiamo su questo fronte con la consapevolezza che la Commissione europea deve ancora presentare la relazione sull'indicazione obbligatoria del Paese d'origine e del luogo di provenienza per il latte, incluso quello usato come ingrediente di prodotti lattiero-caseari. Si tratta, peraltro, di una relazione che era prevista al 13 dicembre 2014, quindi siamo in attesa che la Commissione la depositi.
  Lunedì, a Bruxelles, si terrà il Consiglio europeo e tra le questioni che porremo ci sarà senz'altro questa. Successivamente all'adozione di questa relazione, come Stato membro potremmo adottare disposizioni nazionali sulle indicazioni obbligatorie, ma mentre aspettiamo l'evoluzione di questa vicenda nulla ci vieta di poter lavorare con i soggetti della filiera italiana a un logo di identificazione del latte fresco che – ripeto – sarà privato e facoltativo. Il nostro obiettivo fondamentale è che deve essere, per la prima volta, un logo coordinato fra tutti i soggetti. Infatti, stiamo verificando direttamente con loro Pag. 7la possibilità che tutti recepiscano immediatamente questa idea e la utilizzino materialmente e fisicamente.
  Vengo all'ultimo punto per poi concludere. Riteniamo estremamente importante nel quadro degli interventi da realizzare nel medio periodo, in ragione del cambio di fase che richiamavo poc'anzi, sviluppare il programma legato al «Latte nelle scuole», con la possibilità che nel programma di educazione alimentare «Frutta nelle scuole» si possa fare un'integrazione con questo a partire dal 2016.
  Anche questo può essere uno strumento che ci consente di rispondere a diversi obiettivi. In particolare, credo che riprendere un'iniziativa pubblica e istituzionale forte di educazione alimentare e di consapevolezza dalla qualità del latte italiano, a partire dalle nostre scuole, possa essere uno degli strumenti interessanti da muovere nel medio periodo. A questo riguardo, ci stiamo ponendo immediatamente il tema di programmare le operatività per l'anno prossimo.
  Questo è il campo delle attività, degli interventi e delle sensibilità che abbiamo raccolto e cercato di tracciare in un'agenda di lavoro molto stringente che stiamo seguendo praticamente ogni giorno. Dopo l'audizione di oggi, di cui vi ringrazio, essa vedrà nell'appuntamento di domani con la filiera un passaggio tutt'altro che banale perché inizieremo non solo a concretizzare alcuni passaggi legislativi importanti – penso, in particolare, al decreto Fondo qualità latte – ma anche a mettere a disposizione della filiera stessa questi strumenti (mi riferisco al logo «100 per cento latte italiano») che fanno parte del set di interventi che stiamo immaginando.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MARIO CATANIA. Sarò rapido in modo da non togliere spazio ai colleghi. Ho seguito attentamente la relazione del ministro e sono soddisfatto per il livello di approfondimento e per l'azione che sta conducendo. Tutto il pacchetto di misure che ha rappresentato va nella giusta direzione, con la consapevolezza che il Ministro stesso ha espresso, ovvero che nessuna di queste può essere di per sé risolutiva, ma tutte possono portare un contributo significativo.
  Spenderò, però, due parole, non senza aver ricordato con grande apprezzamento – cosa per cui mi complimento con il ministro e con i servizi del ministero – l'ottimo risultato acquisito a Bruxelles relativo alla rateizzazione del prelievo, fatto non scontato che testimonia una buona negoziazione da parte del ministro e della struttura.
  Mi soffermerò rapidissimamente su tre aspetti che hanno maggiore rilievo rispetto gli altri.
  Il primo è l'articolo 62, che il Ministro ha evocato. È importante che da parte del Ministero vengano declinate tutte le possibilità che l'articolo 62 comporta, nelle varie angolazioni della norma.
  Il secondo, anch'esso evocato dal Ministro, riguarda la tematica dell'interprofessione. Su questo aggiungo una considerazione perché il più grosso problema che abbiamo oggi, come in passato, rispetto all'interprofessione è la mancanza di un'aggregazione sul versante della parte produttrice degli allevatori, fatto storico cronico, per cui credo che sarà difficile arrivare a una buona interprofessione se non riusciremo a portare il mondo degli allevatori ad aggregarsi nelle forme necessarie. Negli scorsi decenni c’è stata una supplenza da parte delle confederazioni agricole che, però, non è la soluzione. Bisogna che gli allevatori arrivino a organizzarsi e a concentrare l'offerta.
  La terza e ultima considerazione è su un punto che il Ministro, probabilmente per necessità di sintesi, non ha evocato, ma che è particolarmente importante. Mi riferisco al tema della stabilizzazione del mercato del Grana e del Parmigiano. Abbiamo uno spaccato in cui il 40-45 per cento del latte italiano va sulle filiere delle DOP, che comprendono, quasi interamente, in termini di volumi, appunto, Grana e Parmigiano. Storicamente queste Pag. 8filiere hanno un andamento ondivago, cioè delle oscillazioni sistematiche in termini di volumi, il che vuol dire che sistematicamente attirano o non attirano – e quindi rimettono sul mercato – volumi significativi di latte. Di conseguenza, stabilizzare queste filiere vuol dire fare un grosso passo in avanti rispetto al governo complessivo del settore.
  Il punto, che sicuramente non sfugge al Ministro e al suo staff, è la relazione con l'Autorità antitrust che fino a oggi non ha consentito in modo pieno la dispiegazione di un'attività di programmazione dell'offerta da parte dei consorzi del Padano e del Parmigiano. Invece, una programmazione dell'offerta consentirebbe di stabilizzare i volumi, quindi di riflesso di giovare molto anche alla remunerazione del latte che non va su quelle filiere.
  Con questa annotazione concludo e ringrazio.

  FRANCO BORDO. Signor Ministro, grazie per la relazione. Vorrei che chiarisse in questa sede (o, in alternativa, con una nota) la questione dell'approvazione di una norma, che lei ha più volte citato anche a mezzo stampa e che ha ricordato anche qui, sulle tempistiche contrattuali. Ecco, quale tipo di iniziativa il ministero sta assumendo e con quali tempi la porta avanti ?
  Come parlamentari, siamo molto sollecitati dai due fronti dei produttori e degli allevatori e dal mondo della trasformazione, dell'industria e della distribuzione, con tesi anche molto contrastanti tra loro. Ovviamente, lo sarà anche lei. Vorrei, quindi, sapere se il ministero può offrire, a supporto delle Commissioni, un'analisi dell'evoluzione che porta al prezzo finale al consumatore del prodotto latte. Chiedo questo per capire quante ragioni ci sono da una parte e quante dall'altra. Ritengo, tuttavia, che vi sia una grande anomalia nel nostro Paese, dal momento che assistiamo a un 350-400 per cento di incremento rispetto al prezzo alla stalla.
  Infine, apprezzo l'idea delle iniziative per rafforzare la filiera, anche con campagne pubblicitarie che tendano a dimostrare la validità del prodotto latte e dei prodotti a esso connessi. Vorrei, però, sapere se sono messe in atto anche iniziative di contrasto rispetto a tesi che vengono diffuse sui media cartacei e on line, ormai in modo piuttosto insistente, sulla presunta responsabilità dei prodotti caseari in relazione al rischio di patologie cancerogene.

  LEANA PIGNEDOLI. Anch'io vorrei complimentarmi con il Ministro e con il Ministero quanto riguarda la rateizzazione del prelievo. Credo che sia, infatti, un risultato importante. Quello che diceva il ministro corrisponde esattamente allo scenario che abbiamo davanti, con dinamiche in forte cambiamento in questo settore. Con la fine del paracadute delle quote-latte si va in mare aperto, cosa che significa maggiore competitività e capacità competitiva.
  Questa è l'esigenza. Vi è una crescente domanda mondiale. Ciò vuol dire che servono aziende più strutturate per raggiungere i mercati e per muoversi in uno scenario ben più grande, quindi occorre un processo di riorganizzazione del sistema. Recentemente, ne abbiamo parlato con il ministro proprio nel territorio del Parmigiano reggiano, come ricordava il collega Catania, tema che credo offra uno spaccato evidente dello scarto tra la qualità alta dei prodotti e la difficoltà dell'organizzazione dei sistemi dei nostri prodotti per raggiungere i mercati più lontani.
  La terza questione è che la volatilità e la speculazione delle materie prime ci impongono di avere un approccio di filiera e non più per singoli soggetti. Si pone, dunque, il tema dell'interprofessione. Credo che siamo d'accordo sul fatto che il lattiero-caseario stia in piedi se si avvia una sfida del latte italiano – da qui il nuovo progetto di rilancio del latte interamente di origine italiana – che faccia competere la qualità e la distintività.
  Chiedo, dunque, al signor Ministro quanto il fronte – lei accennava ad alcuni criteri – che si definisce «latte di qualità» possa aprire anche una nuova valutazione del termine qualità, al di là dei parametri Pag. 9finora valutati (grasso, proteine, carica batterica). Insomma, si possono introdurre nuovi elementi che portino in campo quella complessità che comporta elementi organolettici e nutrizionali che rappresentano la nuova frontiera della competitività sulla quale il nostro Paese può puntare ?
  Vi è, poi, il tema di aziende più strutturate. I produttori devono essere dentro questo processo di innovazione, quindi avere una maggiore capacità imprenditoriale. Questo è uno dei problemi più grandi che abbiamo. Allora, credo che il fondo che è stato impostato debba affrontare l'emergenza reddito dei produttori (a questo proposito, non so fino a che punto possa anche prendere in esame i problemi debitori delle aziende, quindi se ci sono spazi per poter affrontare la ristrutturazione del debito, assieme ai confidi).
  Inoltre, mi chiedo se il fondo possa diventare anche uno strumento di incentivi e di premi per coloro che hanno il coraggio di strutturarsi, cioè che sono dentro a un sistema e a una filiera. Quindi, credo che tra i beneficiari di questo fondo si debbano prendere in esame anche coloro che stanno all'interno della filiera. Ecco, le chiedo se è già così, visto che non conosco i particolari, ma il punto mi interessa.
  Il terzo punto riguarda ancora l'approccio di filiera. Il decreto per l'interprofessione è importantissimo. Tuttavia, diventa veramente importante se riusciamo a fare di questo uno strumento che possa dare spazio ai soggetti economici interessati direttamente. Si tratta di uno strumento che può diventare molto utile o superfluo, a seconda di quale compagine sociale (quindi di quale presenza vera) diamo ai soggetti economici e ai protagonisti; di come lo impostiamo dal punto di vista dei regolamenti e delle norme; di quanto spazio ci lascia l'Europa per farne uno strumento flessibile o, invece, rigido; di quanto riusciamo a tener dentro la territorialità.
  Ecco, mi piacerebbe capire meglio anche quanto riusciamo a far crescere dal basso questa idea dell'interprofessione, tenendo insieme i soggetti economici che rappresentano dei territori reali.
  Infine, «Latte nelle scuole» è un'altra occasione importante per il settore. Credo che dobbiamo verificare se c’è uno spazio rispetto ai tempi e quali sono le modalità per la distribuzione sia della frutta sia del latte. Penso, infatti, che non sia sufficiente distribuire frutta o latte. Pertanto, chiedo anche a lei, signor ministro, se abbiamo lo spazio per poter ripensare le modalità di un approccio di questo tipo. Si pone il grande tema dell'educazione alimentare, ma dipende da come la vogliamo fare; se è solo un titolo o, invece, si inserisce davvero nell'idea della nuova scuola che prende in serio esame il tema dell'alimentazione e della salute dei bambini.

  NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Devo veramente ringraziare il Ministro per questa sua ottima relazione e soprattutto per le iniziative che ha messo in campo in un settore fondamentale per l'agroalimentare italiano. Ha fatto bene; si sta muovendo bene e credo che anche la risoluzione che abbiamo presentato, come Partito Democratico, ma che ha trovato il sostegno di SEL, vada nella direzione giusta per tentare di lavorare assieme – Governo e Parlamento – per risolvere i problemi di questo settore.
  Ci troviamo di fronte a un settore che rappresenta la voce più importante dell'agroalimentare: 36.000 imprese di allevamento, di cui un quinto rischia di chiudere le stalle, mentre la produzione si concentra in poche regioni (Lombardia, Veneto e Piemonte). Insomma, siamo in una condizione di particolare crisi, dettata anche dal prezzo molto diminuito (da 44 a 36 centesimi), mentre sugli scaffali dei supermercati il prezzo al consumo del latte fresco alta qualità non è affatto diminuito.
  Rispetto a questo, vi è da dire che non è un problema solo italiano e che – lo diceva bene il Ministro – anche la Germania ha visto diminuire i prezzi alla stalla, così come la Francia. Tuttavia, il tedesco che va a comprare il latte lo paga Pag. 1070 centesimi, quasi metà di quanto lo paghiamo noi. Questo non può essere un problema da sottovalutare, ma bisogna analizzarlo con attenzione.
  Sappiamo, però, che la produzione del latte aumenta in tutto il nostro continente. Nel medio-lungo periodo, dal 2014 al 2026, la produzione mondiale di latte continuerà a crescere a un tasso annuo di quasi il 2 per cento. Nel periodo gennaio-novembre 2014, rispetto allo stesso periodo del 2013, il latte bovino prodotto ha registrato un incremento del 5,1 per cento in Europa e del 4,7 in Italia. Ovviamente, pesano anche i problemi connessi all'embargo russo, che fa aumentare sicuramente la quantità di latte che circola in Europa.
  A ogni modo, abbiamo molto apprezzato il lavoro che ha conseguito il ministro e specialmente i risultati ottenuti con il fondo latte di 108 milioni di euro. Anche la promozione del tavolo del latte aiuta sicuramente a uscire da questa crisi. Peraltro, il fatto che ci siano questi tavoli che coinvolgono tutti i soggetti della filiera dà una garanzia in più perché il problema sia risolto bene.
  Sulla vicenda del fondo latte di 108 milioni di euro, vorremmo dei chiarimenti. Come verranno impegnati questi fondi in tre anni ? Cosa prevede il decreto che è in fase di definizione ? Serviranno per pagare gli interessi e le garanzie. Favoriranno, in ogni caso, l'accesso al credito che è uno dei problemi di questo settore. Vorrei, però, chiedere se è possibile, nell'ambito del decreto, verificare anche un'articolazione diversa del de minimis, magari aumentandolo. Un de minimis a 15.000 euro aiuta le piccole imprese, ma aumentandolo, probabilmente, si incentiva ulteriormente la possibilità che gli altri allevatori possano usufruirne.
  Nei giorni scorsi abbiamo audito – come diceva brillantemente il presidente Sani – i rappresentanti di Assolatte, di Federalimentare e della grande distribuzione. Abbiamo, quindi, avuto contezza della difficoltà che vive la filiera, anche a causa della rigidità della sua posizione. Abbiamo registrato un cortocircuito sul quale occorre mettere mano presto, altrimenti oggi ci rimettono gli allevatori e domani i cittadini.
  Abbiamo audito anche l'Autorità garante della concorrenza del mercato, che ci ha evidenziato la difficoltà derivante dall'applicazione dell'articolo 62, anche in riferimento all'individuazione del costo di produzione medio. Forse in questo lavoro occorre coinvolgere, oltre al ministero, anche l'ISMEA.
  Per l'Autorità, le sanzioni sono basse e rendono meno applicabile la norma, ma è come se si affermasse che siccome la pena è molto lieve non bisogna irrogarla. Questo non va bene, signor presidente, anche perché mentre in Italia capita questo, all'estero, in modo particolare in Spagna, vi è la notizia che la Commissione nazionale dei mercati e della concorrenza ha imposto una multa di 88 milioni di euro a 9 imprese e a due associazioni lattiere spagnole per aver concertato tra loro la suddivisione del mercato di approvvigionamento.
  Ecco, credo che su questo occorra un lavoro ulteriore, signor presidente e signor ministro, perché se in Spagna questo è possibile, in Italia non possiamo trovare la giustificazione che le sanzioni sono basse oppure che il costo medio di produzione è molto variabile. Dobbiamo trovare elementi che ci consentano di dare soluzione a questo problema. Insomma, dobbiamo passare da questa cruna dell'ago.
  Inoltre, in questi giorni abbiamo visto che la Tribuna di Treviso, un giornale locale, ha sentenziato che le multe sulle quote latte sono costate agli italiani 75 euro. Ogni italiano paga 75 euro all'anno. Mi meraviglio del fatto che in questa riunione – io sono sempre presente – non ci siano i rappresentanti della Lega nord. Tuttavia, c’è qualcosa che non va.
  Abbiamo fatto una legge – la legge Zaia, l'unica che abbiamo fatto nella scorsa legislatura – che permetteva anche la rateizzazione, ma non è successo niente. La legge che abbiamo fatto per gli «splafonatori» è stata ignorata dagli stessi soggetti che il Parlamento ha individuato Pag. 11come beneficiari. Questo non va bene. Dobbiamo dirlo con forza, signor presidente.
  Ugualmente, la questione dei 4 miliardi di euro che abbiamo già pagato come sanzione all'Unione europea, che si aggiungono a questo miliardo e mezzo, non può essere sottaciuta.
  Ho letto molte sue posizioni sul tema, signor ministro. Tuttavia, il ministero come pensa di far pagare questi «splafonatori» ? Come è possibile ricondurre questi soggetti nella legalità ? Come possiamo perseguire questo obiettivo ? Come far aderire gli allevatori alle legge n. 33 del 2009 ? Se non aderiscono, cosa bisogna fare ?
  C’è, poi, il problema – finisco, signor presidente – dell'etichettatura. Faccio un esempio. Sul latte a lunga conservazione, su ogni quattro buste soltanto una è italiana. Che lo chiamiamo logo o come vogliamo, credo sia giusto che si dia una giusta indicazione. Non possiamo – anche perché arriveremo presto al superamento delle quote latte – colorare di bianco tutto il latte che viene dal mondo, senza sapere che in Italia c’è latte di qualità e che questa distintività rappresenta il vero fiore all'occhiello del made in Italy. Credo che su questo il ministro ci debba dare una rassicurazione in più, anche se ce ne ha già date tante finora.
  Infine, siamo privi di un modello di gestione del latte e del settore lattiero-caseario. Chiediamo, quindi, signor ministro, se è possibile trovare in altre nazioni (penso alla Spagna) un modello al quale attingere per superare le difficoltà che oggi vive il settore lattiero-caseario.

  PRESIDENTE. Ringrazio i colleghi Cova, Romanini e Carra che si erano iscritti a parlare, ma purtroppo non abbiamo spazio.
  Do la parola al Ministro per una breve replica.

  MAURIZIO MARTINA, Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. Vorrei fare solo poche battute, anzitutto per ringraziarvi delle considerazioni che sono state fatte. Si tratta di una traccia di lavoro che va affinata anche nei passaggi delle prossime giornate. Per me è importante l'incontro di domani, dopo quello di oggi in questa sede. Stiamo, infatti, lavorando a un set di proposte con l'obiettivo di accompagnare la filiera nel passaggio di fase che abbiamo descritto. Credo che alcune delle sollecitazioni che sono state date possano essere accolte pienamente dentro questo schema di lavoro.
  Per esempio, riguardo alla riflessione che si faceva a proposito di alcuni strumenti come «Latte nelle scuole», in relazione alla formula organizzativa con cui provare a fare un'operazione nel 2016, anch'io penso che dobbiamo cercare vie nuove rispetto a quelle del passato. Possiamo anche vedere cosa è accaduto in altri Paesi. Per esempio, la Francia su questo ha una sperimentazione e un campo applicativo diverso dal nostro; non ha un soggetto centrale, ma realizza un'operazione diffusa sui territori. Insomma, ci sono delle cose che stiamo iniziando a vedere.
  Rispondo al tema che ha posto l'onorevole Bordo rispetto ai tempi. È evidente che, essendoci la fine delle quote il 31 marzo, lavoriamo per un intervento che si misuri con questa tempistica. Penso di avere chiarito che non stiamo immaginando operazioni sfasate temporalmente rispetto a questo passaggio. Bisogna, però, capire come – questo è il tema che stiamo sviluppando in queste ore – anche se per alcuni di questi interventi vi è una necessità a brevissimo termine.
  Rispetto al tema del ruolo dell'ISMEA e del nuovo lavoro svolto con l’Antitrust, credo che il campo di interventi che stiamo cercando di perfezionare scrivendo bene queste misure faccia i conti proprio con la necessità di avere in campo degli strumenti nuovi, ad esempio, nella dinamica di validazione e di riconoscimento dei costi di produzione e nel rapporto tra questi e l'andamento del prezzo.
  Il lavoro, fatto anche in queste settimane, di chiarimento con l’Antitrust e l'ISMEA su un modello ipotizzabile, ma soprattutto esigibile nel prossimo periodo Pag. 12per provare a definire questa dinamica è uno dei temi veri su cui ci stiamo cimentando.
  Segnalo, come ultimo appunto, che sia la Francia sia la Spagna si stanno muovendo, anche se con strumenti differenti, ma noi abbiamo molto guardato e ci siamo molto confrontati con l'esperienza francese e spagnola. Per esempio, la Spagna ha fatto un decreto esattamente nella dinamica che abbiamo davanti noi. Invece, la Francia, che ha un altro impianto organizzativo (non lo dico a voi che lo conoscete come me), ha lavorato più sul versante della promozione e del riconoscimento (mi riferisco al tema del «logo»). In Francia, per esempio, hanno perfezionato questi aspetti che, se non erro, lanceranno a giugno in modo organizzato.
  Insomma, ci stiamo confrontando con questi Paesi, scambiandoci opinioni, con la consapevolezza che sono modelli differenti, ma che, per certi versi, su alcuni punti possono essere codificati allo stesso modo. Per esempio, il tema della contrattualistica è comune, anche se più sul fronte italo-spagnolo che non francese, che ha – ripeto – un altro modello. Proprio da questo abbiamo attinto una parte delle riflessioni che vi ho portato questa mattina. Quindi, per me il lavoro continua.
  Vi è un punto legato a quello che diceva l'onorevole Catania – mi scuso di non averlo detto prima – rispetto alla stabilizzazione del mercato Grana, Parmigiano e comunque, più in generale, al grande tema dei formaggi DOP, che rappresentano una grande parte del settore. Anche su questo, siamo pronti a ragionare su come possiamo dare una mano. Ne abbiamo anche parlato. Penso che con il passaggio di domani avremo un quadro ancora più chiaro e riconoscibile del set di proposte che possiamo provare a esercitare concretamente anche con il vostro aiuto. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro del contributo. Saluto nuovamente il presidente Formigoni. Dichiaro conclusa la seduta.

  La seduta termina alle 15.