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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti

Resoconto stenografico



Seduta n. 33 di Martedì 31 marzo 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro dello sviluppo economico Federica Guidi:
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 
Guidi Federica , Ministro dello sviluppo economico ... 4 
Bratti Alessandro , Presidente ... 12 
Guidi Federica , Ministro dello sviluppo economico ... 12 
Bratti Alessandro , Presidente ... 12 
Scalia Francesco  ... 12 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 13 
Puppato Laura  ... 13 
Nugnes Paola  ... 14 
Bianchi Stella (PD)  ... 14 
Arrigoni Paolo  ... 15 
Bratti Alessandro , Presidente ... 15 
Nugnes Paola  ... 15 
Bratti Alessandro , Presidente ... 15

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALESSANDRO BRATTI

  La seduta comincia alle 14.
  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del Ministro dello sviluppo economico Federica Guidi.

  PRESIDENTE. Buongiorno a tutti. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro dello sviluppo economico Federica Guidi, che ringrazio per la presenza. Accompagnano il Ministro i suoi collaboratori, che saluto, in particolare, l'avvocato Vito Cozzoli, capo di gabinetto, il consigliere Edoardo Battisti, vicecapo di gabinetto, la dottoressa Rosaria Fausto Romano, direttore della direzione generale per il mercato elettrico, le rinnovabili, l'efficienza energetica e il nucleare – che però non è presente – e l'addetto stampa, Sibilla Di Renzo. Ringrazio tutti per la presenza. Avverto i nostri ospiti che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterranno opportuno, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Prima di cedere la parola al Ministro riassumo brevemente l'attività che la Commissione sta svolgendo. In base alla legge istitutiva, storicamente, questa Commissione si occupa del tema dei rifiuti nucleari e di tutto ciò che vi ruota attorno. Nella scorsa legislatura fu stilata una relazione che da un lato metteva in evidenza i progressi che si erano realizzati soprattutto sulla questione del decommissioning, ma anche, dall'altro, una serie di problemi che emergevano chiaramente dai bilanci del tempo in capo all'operatore SOGIN, nonché i ritardi che si erano accumulati.
  Abbiamo iniziato questa nuova stagione andando anche in Francia per incontrare rappresentanti del Ministero preposto. Siamo andati a vedere un deposito molto simile a quello che si vorrebbe realizzare qui da noi. Abbiamo in programma, molto probabilmente nel futuro, di visitare anche quello spagnolo, che sarebbe proprio – così ci dicono tecnicamente – più simile a quello che si avrebbe intenzione di realizzare qui da noi.
  Non le nascondo alcune problematiche che sono emerse dal primo lavoro che abbiamo fatto, anche nelle audizioni che abbiamo svolto, soprattutto con SOGIN, in cui sono chiaramente emersi alcuni problemi. Noi abbiamo chiamato sia l'amministratore delegato, sia il presidente, ossia i due vertici, in maniera divisa. Lei conosce le notizie meglio di noi. Ci sono vedute differenti rispetto ad alcune questioni; non ci preoccupano tanto le diverse vedute, ma vorremmo capire, trattandosi del maggior operatore, qual è lo stato di salute dell'operatore stesso e se queste voci di un eventuale commissariamento, che ogni Pag. 4tanto si leggono sui giornali e che destano qualche preoccupazione, siano fondate.
  Questo è associato alla questione ISIN, della quale, di fatto – anche su questo credo che una serie di domande verranno poste – non sappiamo quale sia lo stato dell'arte. Sappiamo che siamo nella fase cruciale per quanto concerne la partenza per l'individuazione del futuro deposito. È evidente che tutte queste questioni mettono un po’ di preoccupazione, a noi come Commissione ma, credo, in generale anche ai nostri colleghi. Le ho fatto questa lunga premessa perché queste sono le questioni principali su cui noi le chiediamo di esprimersi, per capire qual è l'orientamento di uno dei due Ministeri più importanti a questo riguardo: le do quindi la parola. Abbiamo circa un'ora, poi seguiranno eventuali domande, alle quali potrà rispondere subito ovvero, se necessita di fornirci una risposta più approfondita, riservarsi di rispondere successivamente, magari per iscritto; ragioneremo, quindi, in questo caso, se svolgere un ulteriore incontro. Do la parola al Ministro Guidi, ringraziandola di nuovo.

  FEDERICA GUIDI, Ministro dello sviluppo economico. Grazie, presidente. Grazie, naturalmente, anche agli onorevoli deputati e senatori. Io penso che, come detto oggi, l'audizione rappresenti un momento importante di confronto fra questa Commissione e il Ministero dello sviluppo economico. Come sapete, il Ministero che in questo momento ho l'onore di rappresentare non è titolare di una competenza prevalente sulle tematiche ambientali. Tuttavia, credo che possiamo, come Ministero dello sviluppo economico, fornire alcuni elementi a questa Commissione, affrontando in particolare due temi di attualità e anche – credo – di interesse.
  Il primo è la Strategia nazionale per la gestione sicura dei rifiuti nucleari. Sperando di fornire parzialmente risposta anche a questi suoi primi suggerimenti, dedicherò al tema gran parte dell'intervento. Poi ci sono le azioni messe in campo dal Ministero per la messa in sicurezza, la bonifica e la reindustrializzazione dei siti contaminati.
  Io inizierei subito con il primo punto, ossia la Strategia nazionale per la gestione sicura dei rifiuti nucleari. Come lei ha già detto in premessa, la gestione sicura dei rifiuti radioattivi nel nostro Paese costituisce un tema di grande rilevanza, cui il Ministero dello sviluppo economico dedica la massima attenzione, anche attraverso un lavoro di confronto costante con gli altri dicasteri interessati, ossia il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e gli altri dicasteri, compresi gli enti territoriali.
  La Strategia nazionale per la gestione sicura dei rifiuti nucleari è stata anche da tempo delineata con norme e impegni, anche internazionali, assunti dai Governi precedenti ed è in corso di attuazione secondo le modalità previste dalla normativa vigente. Quanto ai tre pilastri fondamentali su cui questa strategia si basa, il primo è il riprocessamento all'estero del combustibile contenuto dalle ex centrali nucleari. Si tratta, in sostanza, di un processo di ritrattamento del combustibile irraggiato, che genera rifiuti vetrificati e compattati.
  Il secondo è lo smantellamento dei siti che hanno ospitato una centrale nucleare, una volta allontanato dai siti stessi il combustibile.
  Il terzo è la realizzazione di un sito unico di stoccaggio, che lei citava, ossia il deposito nazionale dei rifiuti prodotti dallo smantellamento e dalle lavorazioni all'estero.
  Vediamo il primo di questi punti, ossia il riprocessamento all'estero del combustibile. Parte del combustibile da riprocessare è stato inviato nel Regno Unito, mentre è in corso di completamento il programma di trasporto verso la Francia, in base al cosiddetto Accordo di Lucca, stipulato nel 2006.
  In merito ho avuto modo, anche recentemente, di riconfermare al Ministro francese competente, Ségolène Royal, il nostro impegno a mantenere le tempistiche e la roadmap che nell'Accordo di Pag. 5Lucca erano state siglate. Come credo sappiate, questo accordo riguarda il trattamento in Francia di 235 tonnellate di combustibile nucleare utilizzato presso gli impianti nucleari italiani e le giacenze all'estero di uranio (690 tonnellate dal Regno Unito e 185 in Francia), di plutonio (1,2 tonnellate nel Regno Unito), cui andranno ad aggiungersi ulteriori materie, quali rifiuti vetrificati e compattati, derivanti dal riprocessamento del combustibile in Francia, che dovranno rientrare ed essere restituiti all'Italia.
  Il Governo sta quindi calibrando le tappe di questo programma, considerato che nel frattempo si è avuto il recepimento anche della direttiva 2011/70/EURATOM, recepita con un decreto legislativo del 4 marzo 2014, n. 45, che istituisce un Quadro comunitario per la gestione responsabile e sicura del combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi.
  In questa fase, come lei ricordava, si sta predisponendo il Programma nazionale per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi, previsto nella direttiva EURATOM e richiamato anche dal decreto legislativo di recepimento.
  Questo nuovo atto dovrà essere approvato con un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministero dello sviluppo economico e del Ministero dell'ambiente, sentiti i Ministeri della salute e l'Autorità di regolamentazione competenti in materia di sicurezza e riassumerà sostanzialmente in modo organico alcuni obiettivi.
  Il primo riguarda gli obiettivi generali della politica nazionale in merito alla gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi.
  Il secondo riguarda le tappe più significative e i limiti temporali per l'attuazione di questi passaggi, alla luce degli obiettivi primari del Programma nazionale, nonché un inventario di tutto il combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi, con le stime anche delle quantità future, ivi comprese quelle provenienti da impianti disattivati, in cui si indichino chiaramente l'ubicazione e la quantità dei rifiuti radioattivi del combustibile esaurito, anche qui conformemente alla classificazione dei rifiuti radioattivi.
  Ancora, vi sono i progetti, i piani e le soluzioni tecniche per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi dalla generazione fino allo smaltimento, ivi incluso il deposito nazionale; i progetti o i piani per la fase post-chiusura della vita di un impianto di smaltimento; le attività di ricerca, la responsabilità per l'attuazione del Programma nazionale e gli indicatori chiave di prestazione per monitorare i progressi compiuti per l'attuazione; una valutazione anche dei costi del Programma nazionale; e, da ultimo, eventuali accordi conclusi con uno Stato membro, un Paese terzo, sulla gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi.
  Sono state promosse presso il Ministero diverse riunioni di coordinamento per la predisposizione del Programma nazionale, alle quali sono state invitate tutte le amministrazioni coinvolte nella stesura. Il Programma nazionale verrà poi sottoposto alla valutazione ambientale strategica (vas) prima della sua adozione definitiva.
  I tempi necessari per questa valutazione porteranno a non rispettare la scadenza di consegna del 23 agosto 2015 prevista dalla direttiva EURATOM, ma questo problema non riguarda solo l'Italia, bensì anche altri Paesi.
  Una soluzione praticabile potrebbe essere quella di trasmettere alla Commissione europea il Programma nazionale alla scadenza prevista, specificando che la procedura vas è in corso di svolgimento. L'obiettivo che ci si pone con la predisposizione del Programma nazionale consiste nel dare più efficienza al processo e nell'adeguarsi ai più elevati standard di qualità.
  La Strategia nazionale per la gestione sicura dei rifiuti nucleari, nell'ambito della quale si inquadra il Programma nazionale, ha come elemento cruciale quello della gestione dei tempi. Il rispetto dei tempi è assolutamente necessario anche per poter Pag. 6onorare gli accordi internazionali e il conseguente impegno assunto dal nostro Paese di riportare i rifiuti in Italia.
  Questo Accordo intergovernativo di Lucca del 24 novembre 2006, per esempio, prevede tre date fondamentali: la prima è quella del 31 dicembre 2015, termine ultimo per la spedizione del combustibile italiano in Francia (entro lo stesso anno l'accordo prevede la definizione concordata fra le parti di un programma previsionale di rientro dei materiali in Italia); la seconda data importante e fondamentale è quella del 31 dicembre 2018, con la definizione di un programma, in questo caso definitivo, di rientro dei residui in Italia; la terza è il 31 dicembre 2025, termine ultimo per il completo rientro in Italia dei rifiuti provenienti da riprocessamento.
  Come credo sappiate, dal luglio 2013 il Governo francese ha rifiutato a SOGIN il consenso per le spedizioni programmate ai sensi di questo accordo, a causa sia della necessità di estendere l'attuale licenza di esercizio del sito francese destinato a ricevere e a trattare il combustibile MOX Garigliano giacente nel Deposito Avogadro, sia dall'assenza di concrete prospettive di rientro in Italia del materiale inviato, considerato il presunto ritardo delle autorità italiane nella procedura di localizzazione del deposito nazionale.
  Si era obiettivamente anche entrati in una pericolosa situazione di stallo, fino a una ripresa di questi rapporti, che è avvenuta nei mesi scorsi. Come dicevo, anche di recente ho avuto parecchie interlocuzioni con il Ministro Royal. Più di recente, nel corso proprio dell'ultimo vertice intergovernativo in Francia, ho portato all'attenzione del ministro i nuovi positivi elementi nel percorso di realizzazione del Deposito nazionale, di cui darò conto in seguito. Ho ribadito, inoltre, l'impegno del Governo italiano a procedere così come concordato e la determinazione a dotare anche l'Italia delle infrastrutture necessarie alla sicurezza nucleare, come fa la maggior parte dei Paesi europei.
  Dopo uno scambio di lettere con il Ministro Royal, il Comitato di monitoraggio, che si è riunito a Parigi il 5 marzo scorso, ha verificato positivamente la possibilità di riprendere i trasporti di combustibile dalle centrali italiane all'impianto di riprocessamento in Francia. Io credo che questo sia stato un momento importante, un'evoluzione positiva, uno snodo importante, ascrivibile anche alla credibilità che il Governo ha potuto dimostrare per quello che riguarda il commitment nel mantenere le tre scadenze di cui parlavo, considerate essenziali dall'Accordo di Lucca.
  Il trasporto, come abbiamo detto, per ragioni tecniche, non si completerà, tuttavia, nel 2015, ma nel 2016 e comunque la situazione di stallo si è sbloccata. Un nuovo scambio di lettere – così siamo rimasti intesi – ridefinirà la data di ultimazione di trasporti, non appena avremo modo di indicare una data che non sia solo presumibile ma certa.
  Naturalmente, la ripresa di questi trasporti è connessa anche con l'avanzamento dell’iter relativo al deposito nazionale italiano, che la Francia segue con molta attenzione, sul quale noi abbiamo fornito garanzie e assicurazioni e su cui, naturalmente, occorre procedere speditamente.
  Il secondo punto di cui dicevo riguarda lo smantellamento e l'accelerazione delle attività e delle procedure autorizzative fino al 2012. Il lento stato di avanzamento del decommissioning era stato legato anche al nodo delle autorizzazioni e alla lentezza dei processi amministrativi, come credo abbia annotato in una delle audizioni il dottor Casale.
  Per sbloccare anche situazione il Governo ha sottoposto all'approvazione del Parlamento una norma che ha modificato le procedure autorizzative sui progetti di disattivazione e smantellamento, ed ha introdotto tempi massimi di valutazione e strumenti d'intervento, tra cui Conferenze di servizi convocate dal Ministero, per superare eventuali ritardi o blocchi nella valutazione delle domande, presentate da oltre un anno.
  Rispetto alla frammentazione amministrativa, che richiedeva l'acquisizione di numerose autorizzazioni a livello centrale e a livello locale, è stato introdotto anche Pag. 7nel settore nucleare lo strumento dell'autorizzazione unica, che rilascia il MISE, previa valutazione di sicurezza nucleare e ambientale, con la partecipazione di comuni e regioni. Questi ultimi sono stati parte del procedimento e sono chiamati a esprimere un parere obbligatorio, anche se non vincolante.
  I comuni, inoltre, mantengono il compito di approvare eventuali variazioni urbanistiche nel primo Consiglio comunale successivo al rilascio dell'autorizzazione del Ministero dello sviluppo economico, informando il ministero stesso.
  Le nuove norme sono state poste subito in attuazione e noi crediamo che abbiano dato risultati positivi, tant’è vero che sono state indette le Conferenze di servizi, che hanno portato nel giro di due anni a numerose autorizzazioni. A titolo esemplificativo, ce ne sono tante. Se volete, possiamo lasciare il testo. Ci sono parecchi esempi che possono essere citati.
  Il terzo punto è quello del deposito nazionale. Come abbiamo detto, esso costituisce infrastruttura indispensabile per la messa in sicurezza dei rifiuti derivanti non solo dall'attività, ormai trascorsa, di produzione di energia elettrica, ma anche dalle attività industriali, sanitarie e di ricerca. Nel deposito saranno smaltiti a titolo definitivo tutti i rifiuti radioattivi a bassa e media attività e saranno immagazzinati a titolo temporaneo i rifiuti ad alta attività e il combustibile irraggiato proveniente dall'esercizio degli impianti nucleari, in attesa del loro conferimento definitivo.
  Il deposito sarà inserito in un parco tecnologico che avrà anche lo scopo di stimolare ricerca specializzata proprio nel settore del trattamento dei rifiuti nucleari. Il deposito nazionale e questo parco tecnologico sono indubitabilmente strutture necessarie per il Paese, dal momento che, una volta realizzate, consentiranno di gestire in modo certamente sicuro, razionale e controllato i rifiuti radioattivi in Italia, nonché di contrastare o di ridurre, speriamo in maniera definitiva, i rischi, o di non avere rischi di traffici illeciti a livello sia nazionale, sia internazionale.
  La tabella inserita nella relazione, che vi lascio, riporta anche una panoramica, magari non esaustiva, ma comunque rappresentativa, della situazione internazionale, da cui si evince la diffusione di queste strutture. Come diceva anche il presidente, alcuni dei più moderni e avanzati depositi superficiali si trovano proprio in Francia, in Spagna, in Svezia e in Regno Unito. Ci sono parecchie esperienze, che nella tabella potete trovare, da cui prendere le mosse per la creazione del deposito e del parco tecnologico in Italia.
  Credo che la Commissione abbia già acquisito questi dati, ma ricordo che il deposito nazionale sarà un deposito di superficie, dedicato alla sistemazione definitiva di circa 75.000 metri cubi di rifiuti a bassa e media attività e all'immagazzinamento, a titolo provvisorio, di circa 15.000 metri cubi di rifiuti ad alta attività.
  Dei circa 90.000 metri cubi di rifiuti radioattivi il 60 per cento deriverà dall'esercizio pregresso e dalle operazioni di smantellamento degli impianti nucleari, mentre il restante 40 per cento deriverà dall'attività di medicina nucleare, industriale e di ricerca, che, naturalmente, continueranno ad avere una produzione e una generazione di rifiuti anche per il futuro.
  La struttura, come stabilito dal decreto, sarà realizzata all'interno del parco tecnologico, che sarà un valore aggiunto per il Paese. Questo parco tecnologico dovrà essere visto come un centro di eccellenza italiano, aperto anche a collaborazioni internazionali con laboratori legati all'attività di ricerca e di formazione nell'operazione di decommissioning degli impianti nucleari di gestione, della messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi e dello sviluppo sostenibile.
  La collaborazione con enti di ricerca, università e operatori industriali, sia nazionali, sia esteri, permetterà al parco tecnologico di integrarsi anche con il sistema economico e di ricerca e di contribuire anche a uno sviluppo sostenibile nei territori nei quali esso verrà inserito, anche in questo caso prendendo le mosse dalle altre esperienze internazionali.Pag. 8
  Ad oggi – vengo alla definizione del processo – sono stati fatti significativi passi avanti nel percorso che porterà alla realizzazione del deposito nazionale. Ricordo che ISPRA ha pubblicato, il 3 giugno 2014, la Guida tecnica relativa ai criteri per la localizzazione delle aree idonee a ospitare il Deposito nazionale.
  Successivamente, ISPRA ha trasmesso, il 19 dicembre 2014, al Ministero dell'ambiente e al MISE la versione preliminare della proposta di nuova classificazione dei rifiuti radioattivi. SOGIN ha trasmesso, il 2 gennaio 2015, a ISPRA una proposta di Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee alla localizzazione del parco tecnologico, nonché un progetto preliminare alla realizzazione del parco stesso. Da ultimo – forse in parte rispondo alla sua sollecitazione, presidente – ISPRA ha inviato, il 13 marzo scorso, al MISE e al Ministero dell'ambiente la relazione contenente la validazione dei risultati cartografici. Questo permetterà ai due ministeri di comunicare il nullaosta e le eventuali prescrizioni a SOGIN, affinché proceda alla pubblicazione della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee sul proprio sito Internet e su almeno cinque quotidiani a diffusione nazionale.
  Nella sua azione il Governo non parte da zero, fortunatamente, perché nelle legislature precedenti sono state assunte iniziative importanti su questo tema e sono state anche approvate norme che hanno un determinato rilievo.
  Mi riferisco anche al fatto di aver superato positivamente l'approccio della cosiddetta esperienza di Scanzano, ossia dell'individuazione del sito da parte del Governo tramite decreto-legge senza una preventiva attività di informazione, analisi e valutazione amministrativa, con una procedura anche piuttosto partecipata che consenta di avere la più ampia condivisione possibile della scelta finale.
  Le attuali procedure di localizzazione, individuate dal decreto legislativo n. 31 del 2010, si basano su princìpi contenuti nel documento conclusivo del gruppo di lavoro misto Stato-regioni istituito con il decreto del MISE del 2008 e incaricato di individuare e proporre una procedura per la localizzazione del Deposito nazionale.
  Come anticipato, seguendo questa impostazione, il deposito sarà realizzato nell'ambito di un parco tecnologico che sarà dotato di strutture di ricerca e formazione sul tema della gestione dei rifiuti radioattivi e del combustibile irraggiato. L'opera potrà costituire anche un'occasione di ricaduta importante per il territorio che si aggiunge ai contributi di natura economica previsti dalla legge per i territori sede di impianti nucleari.
  Gli investimenti previsti per la localizzazione e la realizzazione del parco tecnologico, comprensivo del deposito nazionale, ammontano complessivamente a 2,5 miliardi di euro, ripartiti nel modo seguente: 650 milioni di euro per la localizzazione, la progettazione e la costruzione del deposito nazionale, 700 milioni di euro per infrastrutture interne ed esterne, 150 milioni di euro per la realizzazione del parco tecnologico e un miliardo di euro per progetti di ricerca.
  In sintesi, dove si andrà a localizzare il Deposito vi saranno investimenti molto qualificati, per un ammontare di 2,5 miliardi, e la logica vuole che si creino importanti attività di ricerca e di formazione.
  Per la realizzazione fisica del deposito si è scelta la strada di una procedura semi-negoziata, complessa, ma trasparente. Anche in questo caso si è seguito un modello già utilizzato negli altri Paesi europei. Il tempo stimato per arrivare all'autorizzazione è di circa quattro anni e mezzo dalla definizione delle caratteristiche delle aree potenzialmente idonee, al netto di ipotesi di ricorsi o di ulteriori ritardi. Questo tempo è sulla carta.
  La pubblicazione della Carta dei siti, naturalmente, aprirà una fase di consultazione pubblica e di condivisione, che culminerà in un seminario nazionale, al quale saranno invitati a partecipare tutti i soggetti coinvolti e interessati.
  Più in dettaglio, sulla proposta SOGIN si svilupperà un'ampia consultazione pubblica, anche via Internet, con avvisi sui maggiori quotidiani nazionali, affinché le Pag. 9regioni, gli enti locali e i soggetti portatori di interessi qualificati possano formulare osservazioni e anche eventualmente proposte tecniche. Le comunicazioni sui siti Internet e sui quotidiani indicheranno anche le sedi in cui potranno essere consultati gli atti nella loro interezza.
  La SOGIN è incaricata dalla legge anche di organizzare un seminario nazionale dedicato, in particolare, agli enti locali sul cui territorio ricadono le aree interessate dalla Carta dei siti, alle associazioni territoriali, alle università e agli enti di ricerca e a tutti gli stakeholder di questa operazione.
  Naturalmente, anche qui lo scopo dell'iniziativa è quello di approfondire tutti gli aspetti tecnici relativi all'opera, con particolare riferimento ai profili connessi alla sicurezza dei lavoratori, delle popolazioni e dell'ambiente, oltre che di dare contezza dei possibili benefici economici e di sviluppo territoriale connessi alla realizzazione di quest'opera.
  All'esito di questa consultazione si arriverà a una versione aggiornata della Carta dei siti, che, con il parere dell'organismo di sicurezza, sarà approvata dai ministeri competenti, ossia sempre il Ministero dello sviluppo economico, di concerto con il Ministero dell'ambiente e, in questo caso, anche con il MIT, il Ministero delle infrastrutture.
  Seguirà poi la procedura per l'acquisizione di possibili manifestazioni di interesse, aperta a regioni ed enti locali. In assenza di manifestazioni spontanee saranno attivati dei Comitati interistituzionali misti Stato-regioni come forma di ulteriore sollecitazione verso una leale collaborazione. Sarà ricercata, auspicabilmente, un'intesa con la Conferenza unificata Stato-Regioni.
  Immaginando tutti i possibili scenari, in caso di mancato raggiungimento dell'intesa sui singoli siti, la decisione sarà, in extrema ratio, assunta con una deliberazione motivata del Consiglio dei ministri, integrato con la partecipazione di ciascun presidente di regione interessato.
  A questo punto seguirà una fase di indagini tecniche su ciascun sito, della durata di 15 mesi, svolte da SOGIN, per arrivare alla formulazione della proposta finale di localizzazione, tenendo conto dell'ordine di idoneità e delle valutazioni vincolanti dell'organo norme di sicurezza, cioè dell'ISIN.
  Sul sito finale, per gli aspetti relativi all'attività di ricerca, sarà sviluppato un progetto specifico per lo svolgimento della successiva fase autorizzativa, curata anch'essa dal Ministero dello sviluppo economico.
  Prima di passare al secondo e ultimo tema dell'audizione vorrei sottolineare che si tratta di un percorso di fatto lungo e complesso, volto a includere e a informare massimamente tutti i soggetti coinvolti, nella consapevolezza che stiamo trattando un tema che ha molte sfaccettature e molteplici aspetti. Auspicabilmente, informare i soggetti significa anche coinvolgerli nella consapevolezza e nell'importanza di saper accogliere una sfida in Italia, così come hanno fatto altri Paesi europei, e non solo, prima di noi.
  In questo percorso io penso che sarà fondamentale il dialogo costruttivo che si dovrà instaurare fra Governo e Parlamento, nella consapevolezza che il tema della gestione in sicurezza dei rifiuti radioattivi non è solo un tema che riguarda l'oggi, il presente, ma che riguarda il futuro, il futuro dei nostri figli, le future generazioni. Io credo che sia un tema che dovrebbe essere apprezzato. Si tende ad apprezzare, forse giustamente, solo gli aspetti potenzialmente negativi e critici. Bisognerebbe, invece, cercare di far emergere il più possibile le potenziali importanti ricadute di beneficio che, da un punto di vista tecnico, scientifico e industriale, potrebbero portare il nostro Paese a essere un'eccellenza a livello internazionale.
  Vorrei dedicare gli ultimi minuti all'ultima parte di questa relazione, per quello che riguarda l'altro tema, ossia le azioni che il MISE sta mettendo in campo per la messa in sicurezza, la bonifica e la reindustrializzazione dei siti inquinati.
  Per quanto riguarda questo argomento, l'azione del ministero si inquadra nelle Pag. 10finalità di intervento pubblico definite dal decreto-legge del 2013 Destinazione Italia, che ha novellato l'articolo 252-bis del Codice ambientale. La disposizione di chiamata si combina anche con la disciplina degli interventi di reindustrializzazione delle aree di crisi industriale complessa definite dall'articolo 27 del decreto-legge n. 83 del 2012, ossia di quelle aree in cui si manifestano crisi significative per la politica industriale nazionale.
  Il legislatore ha riconosciuto che le crisi di queste aree – cito Piombino, Trieste e Taranto, che conosciamo tutti bene per essere agli onori delle cronache direi quotidianamente – sono tutte riconducibili alla grave crisi che ha investito, anche se per ragioni diverse, tre dei più importanti stabilimenti produttivi di lavorazione a ciclo integrato dell'acciaio del Paese. Queste aree di crisi sono senz'altro legate alle difficoltà che questo tipo di produzioni hanno avuto nel nostro Paese, devo dire, fortunatamente, in fase di sensibile miglioramento e di soluzione.
  In due di queste situazioni, in particolare a Piombino e Trieste, nell'ambito di un'azione complessiva di risorse e strumenti nazionali e regionali messi in campo per affrontare le crisi, si è ricorsi alla previsione dell'intervento ex articolo 252-bis del Codice ambientale.
  Tra gli obiettivi principali di queste misure, prima di tutto, vi è quello di intervenire sulle aree industriali che ricadono all'interno dei Siti di interesse nazionale (SIN) che necessitano di bonifica e/o di messa in sicurezza, al fine di rendere queste aree nuovamente disponibili per nuovi insediamenti produttivi.
  Il secondo è agevolare l'utilizzo e la cessione di insediamenti produttivi che ricadono in aree riconosciute a crisi industriale complessa, impegnando il nuovo gestore, ossia il nuovo soggetto privato incolpevole, alla messa in sicurezza dell'area e al recupero ambientale al fine di una riqualificazione delle attività produttive, garantendo l'utilizzo delle aree in condizione di sicurezza per la salute e per l'ambiente.
  Per il conseguimento degli obiettivi indicati si utilizza lo strumento dell'accordo di programma, ovvero della sottoscrizione fra soggetti pubblici, principalmente MISE e Ministero dell'ambiente, di un accordo che impegna le parti ad avviare, in un arco di tempo definito e concordato, sia il recupero ambientale, sia la riqualificazione industriale delle attività produttive, nonché la reindustrializzazione delle aree interessate e, naturalmente, la salvaguardia dei livelli occupazionali, previo risanamento ambientale.
  Il risanamento ambientale e la reindustrializzazione vanno di pari passo. Come dicevo, Piombino e Trieste – io aggiungo anche ILVA, anche se è a uno stadio ancora iniziale di questa procedura – sono due esempi di sicuro successo, che sono già in campo.
  Naturalmente, è bene anche evidenziare che questo tipo di accordo di programma rappresenta caratteristiche giuridiche che lo fanno inquadrare fra gli accordi privatistici dell'azione amministrativa, in cui il privato e il pubblico perseguono un obiettivo produttivo e ambientale comune, attraverso una stretta collaborazione e una rigorosa individuazione dei compiti reciproci. Si tratta di un accordo utile quanto stringente, in cui l'azione di sostegno e di monitoraggio del pubblico verso il soggetto privato, che si deve impegnare in maniera rigorosa al rispetto di quello che è previsto dall'accordo di programma, sono due elementi che vanno di pari passo.
  Il primo accordo programma è stato sottoscritto proprio nell'intervento sulla crisi industriale complessa di Trieste. In questo caso l'accordo di programma prevede l'attuazione di un progetto integrato di messa in sicurezza e di reindustrializzazione del sito della Ferriera di Servola. A tal fine, nell'invito a manifestare interesse per l'acquisizione di Lucchini in amministrazione straordinaria, il Commissario era tenuto a indicare fra gli impegni dell'aggiudicatario proprio la messa in sicurezza del sito, con indicazione del relativo Piano finanziario.Pag. 11
  L'accordo di programma di cui sto parlando contiene obblighi precisi per l'acquirente, ossia la Siderurgica Triestina Srl, con il relativo cronoprogramma degli interventi. L'azienda si è impegnata a progettare e a realizzare e a rispettare gli interventi necessari per la prevenzione del rischio e la messa in sicurezza operativa delle aree acquisite.
  Oggi l'acquirente ha rispettato il cronoprogramma, attivando entro trenta giorni dalla firma dell'accordo gli interventi di prevenzione richiesti e presentando la documentazione progettuale relativa a tutti gli interventi indicati nell'accordo, come, per esempio, la rimozione dei rifiuti, la pavimentazione delle aree e il barrieramento idraulico per la messa in sicurezza delle acque sotterranee.
  Inoltre – lo cito perché è importante – va osservato che all'azienda triestina è stata richiesta anche, al fine di assicurare la corretta esecuzione degli interventi ambientali, una garanzia di 5 milioni di euro, oltre ad altre garanzie e a una clausola risolutiva espressa in relazione al rispetto degli altri obblighi contenuti negli accordi.
  Analogamente a quanto già messo in atto per Trieste, anche l'intervento di reindustrializzazione per il polo industriale di Piombino, che è seguito subito a stretto giro, passa attraverso la stipula di un accordo, sempre in base a questo articolo del Codice ambientale, al fine, anche in questo caso, di attuare un progetto integrato di messa in sicurezza e di reindustrializzazione delle aree situate nel comune di Piombino, di proprietà e in attuale concessione demaniale a Lucchini SpA.
  Come sapete, anche se c’è già stata un'aggiudicazione, la cessione del polo industriale in amministrazione straordinaria è comunque ancora in fase di esecuzione. Anche qui è importante osservare che gli interventi di bonifica e di messa in sicurezza contenuti negli accordi di programma, oltre al risanamento ambientale delle aree inquinate, possono rappresentare importanti strumenti utilizzabili per il reimpiego del personale interessato alla crisi industriale.
  Nel caso specifico, fra i contenuti dell'accordo sono comprese anche le azioni per la riqualificazione e la formazione dei lavoratori in funzione del fabbisogno individuato nell'area.
  L'accordo di programma impegna le parti a favorire l'impiego di lavoratori coinvolti dalla crisi anche in progetti speciali per le azioni, naturalmente temporanee, ma importanti da attivare subito, e per le azioni di bonifica ambientale, oltre che in progetti di infrastrutturazione delle aree produttive e di smantellamento degli impianti obsoleti.
  Questi sono due esempi buoni e concreti che si stanno realizzando e che hanno perfettamente combinato la necessità di mantenere importanti siti produttivi e importanti livelli occupazionali con il prerequisito necessario della messa in sicurezza dell'area e del rispetto delle normative ambientali, elementi che io credo vadano tenuti assolutamente collegati.
  Inoltre, proprio perché questo strumento ha dimostrato di essere efficace, il ministero, proprio in queste settimane, sta procedendo alla valutazione di nuove richieste di riconoscimento di aree di crisi industriale complessa. Anche in questi casi gli elementi di base sono più o meno sempre questi, ossia la presenza di aree inquinate che necessitano di bonifica e/o di messa in sicurezza.
  Viene valutato attentamente questo primo prerequisito, con l'obiettivo di favorire il recupero e la successiva reindustrializzazione e riqualificazione delle aree, che, senza un progetto di reindustrializzazione, oltre ad avere un danno da un punto di vista di patrimonio industriale e occupazionale, avrebbero il maggior rischio e il maggior danno di avere anche una situazione ambientale, purtroppo, non sanata e non sanabile. Io credo che lo sforzo verso la riconversione e la reindustrializzazione sia un elemento di fondamentale importanza anche per la riqualificazione ambientale.Pag. 12
  Spero di avere più o meno toccato gli argomenti che lei mi aveva suggerito, presidente. Naturalmente, ascolterò le domande, ma mi riservo eventualmente su qualcuna di esse di rispondere in seguito.

  PRESIDENTE. Assolutamente.

  FEDERICA GUIDI, Ministro dello sviluppo economico. Se vuole, anche se forse alcuni punti li ho già toccati, provo a rispondere un po’ più puntualmente sulle sollecitazioni che lei mi faceva all'inizio. Per quello che riguarda l'ISIN e lo stato dell'arte della nomina dei vertici, che sappiamo essere in fieri, la questione è oggi all'attenzione della Presidenza del Consiglio dei ministri. Voi sapete che la procedura prevede una delibera del Consiglio dei ministri per concludere l’iter.
  Per quanto riguarda la nomina del direttore generale, il Governo ha già acquisito il parere favorevole delle Commissioni parlamentari competenti, sia della Camera, sia del Senato, lo scorso 5 novembre in riferimento alla proposta di nomina del dottor Agostini. Siamo in attesa di avere questa delibera del Consiglio dei ministri, ma ad oggi l’iter è – nella sua fase finale – all'attenzione della Presidenza del Consiglio dei ministri.
  Quanto a ciò che lei mi chiedeva sulle notizie di stampa legate alla situazione SOGIN, credo che abbiamo letto tutti i giornali e abbiamo anche visto l'esito di alcune audizioni che ci sono state, sia del presidente, sia dell'amministratore delegato.
  L'8 gennaio scorso, anche alla luce dell'esito di queste audizioni e di una serie di contatti che avevo avuto, io ho ritenuto che ci fosse l'opportunità di inviare formalmente, come ministero vigilante – naturalmente, noi non siamo l'azionista – una lettera sia al presidente, sia all'amministratore delegato di SOGIN, proprio per acquisire informazioni sullo stato di avanzamento delle strategie, del Piano industriale, degli investimenti programmati e degli eventuali scostamenti o motivazioni che potessero portare a scostamenti tra quello che era stato previsto nel Piano e l'andamento.
  Effettivamente, anche durante quelle audizioni che ci sono state da voi in Commissione sono emerse alcune criticità in merito a una serie di ritardi nell'attuazione di questo Piano quadriennale delle attività previste per il 2014-2017. Chiaramente gli elementi di difformità o di ritardo vanno spiegati, ma potrebbero anche comportare degli aggravi di costi per il sistema elettrico, questione che ci riguarda in prima persona, anche in virtù delle iniziative che, come Ministero dello sviluppo economico, abbiamo cercato di attuare per quello che riguarda i costi e la riduzione della bolletta.
  Devo dire che l'amministratore delegato e il presidente della società hanno fornito una serie di elementi (hanno risposto separatamente, fornendo una serie di elementi). Io ho ritenuto corretto inviare, dopo aver fatto un esame al nostro interno, i dati che abbiamo acquisito – queste relazioni che abbiamo acquisito – al Ministero dell'economia e delle finanze, in quanto azionista, perché, come ripeto, per quello che riguarda il mio Ministero, noi abbiamo un'attività di vigilanza e non di altra natura. Spero di aver risposto. Questo è un po’ lo stato dell'arte.

  PRESIDENTE. Noi la ringraziamo, Ministro. Credo che ci sia il tempo per fare delle domande, che io raccoglierei, per poi, ovviamente, farle avere al Ministro. Do quindi la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  FRANCESCO SCALIA. Anch'io ringrazio il Ministro per la chiarezza e l'esaustività della sua relazione. Ho solo una domanda sul sito nazionale.
  La Guida tecnica redatta dall'ISPRA definisce i criteri per la localizzazione di aree idonee a ospitare l'impianto per lo smaltimento dei rifiuti a bassa e media intensità, ma non dice nulla sull'impianto per lo stoccaggio e per il deposito temporaneo dei rifiuti ad alta intensità. Conseguentemente, Pag. 13si deve ritenere che la proposta di Carta della SOGIN individui le aree idonee a ospitare il primo impianto, ma non anche il secondo. Dato che il decreto legislativo n. 31 del 2010 prevede che i due impianti insistano sul medesimo unico sito nazionale, come si intende garantire che il sito che verrà scelto possa essere idoneo a ospitare entrambi gli impianti ?

  ALBERTO ZOLEZZI. Ringrazio il Ministro. Per quanto riguarda la nomina di Agostini, volevamo capire un po’ meglio se ci sarà qualche parola definitiva, più o meno vincolante, da parte del Presidente della Repubblica e da parte di SOGIN. Ci risulta, infatti, che Agostini sia indagato dalla Procura di Roma e ci risulta che, come ha detto lei, ci sia una fase davvero delicata della gestione dei rifiuti nucleari, legata alla scelta, che dovrà essere in parte condivisa anche dalle popolazioni, di un sito di stoccaggio dei rifiuti a bassa e media attività.
  In questa fase, chiaramente, avere una persona così, anche se è stata indicata e votata dal Parlamento, può essere un problema. Chiedo se ci sono altre autorità che potrebbero bloccare questo processo, anche perché la votazione alla Camera non è stata lineare nel risultato. Questo è un dato che, se sarà possibile modificare questo iter e capire chi potrà modificarlo, potrebbe essere importante.
  Come seconda domanda, a grandi linee, quando dovrebbe uscire la mappa delle aree che potrebbero essere destinate all'insediamento del sito ? Grazie.

  LAURA PUPPATO. Grazie, presidente. Grazie anche a lei, Ministro, per la piuttosto esaustiva, anche se necessariamente breve, valutazione di una serie di questioni. Io limiterò le domande alla sola parte prima, perché è molto rilevante. Probabilmente per la seconda avremo tempo.
  In continuità con quanto diceva il collega Scalia, vorrei farle una domanda. In effetti, guardando come abbiamo intenzione di trattare i rifiuti nucleari ad alta radioattività, vedo che è previsto che 15.000 tonnellate permangano per un tempo provvisorio, non meglio definito, nel cosiddetto Deposito nazionale.
  Come prima domanda, considerato che il deposito nazionale l'abbiamo previsto in superficie ed idoneo, invece, per la bassa e media radioattività, come potremo convincere i cittadini che, per quanto temporaneamente, inseriamo rifiuti che per loro natura avrebbero bisogno di un deposito geologico ? Come abbiamo visto in Francia, questo è ciò che si è reso necessario per l'alta radioattività. Non sarebbe opportuno – sicuramente l'avrete già pensato, ma noi dobbiamo saperlo – seguire le procedure previste sempre dalla direttiva EURATOM, che, se non erro, prevedono per l'alta radioattività la possibilità di un consorziamento tra i Paesi europei ? Mi domando se non sia utile andare in questa direzione per quanto riguarda quelle 15.000 tonnellate.
  Per quanto riguarda i costi, è pur vero che questo slittamento, che lei ha in parte criticato e in parte giustificato poco fa, dell'attività di SOGIN rispetto al decommissioning pone un tema, a parte i 60 milioni, che sono tanti, ma che sono anche relativamente pochi, perché qui parliamo di molti miliardi.
  Io vorrei capire un fatto: noi abbiamo la necessità di presentare, entro il 23 agosto, un Programma nazionale; immagino che questo Programma nazionale debba prevedere l'informazione quanto meno del sito identificato come idoneo per il deposito nucleare nazionale, anche per rendere minimamente credibile il nostro lavoro (che peraltro c’è stato, questa volta, in questi due anni, di analisi territoriale e di garanzia anche per le popolazioni residenti).
  Se non vado errata, entro il 23 agosto, quindi, noi dovremmo teoricamente sapere il sito che identificheremo. Poiché la costruzione di questo sito prevedeva 1,5 miliardi di costi, che a oggi lievitano a 2,5 miliardi – anche se lei mi dice che in realtà si tratta di 2,5 miliardi perché Pag. 14abbiamo previsto un miliardo circa di costi accessori relativi allo sviluppo dell'area che andrà ad ospitarlo – le chiedo, relativamente al totale onere che ricadrebbe nell'ambito dei costi della bolletta elettrica nazionale, tutti questi 2,5 miliardi che spazi di ammortamento avrebbero ?
  Il costo è talmente elevato rispetto ai 12 miliardi circa – mi corregga, se sbaglio – che attualmente andiamo ad allocare nella bolletta elettrica, che sarà importante capire come lo consideriamo: mi pare, infatti, un importo di valore nazionale di enorme rilievo. L'ultima domanda è relativa al tema ISPRA. ISIN prevedeva 60 unità trasferite da ISPRA: spero che siano amministrativi, perché dal punto di vista dei ricercatori e dei tecnici risultano già insufficienti. Io sono reduce da un convegno sul dissesto idraulico e geologico, in cui c'erano, tra gli altri, D'Angelis e De Bernardinis, i quali si lamentavano di non essere nella condizione di fare il monitoraggio previsto, per esempio, per le aree di dissesto e per i fiumi. Vorrei capire se abbiamo fatto queste analisi per evitare di fornire dati che poi, in realtà, non possano essere considerati validi per la ragione che ho cercato di esprimere in breve.
  Grazie.

  PAOLA NUGNES. Grazie, Ministro. Mi scuso se forse farò delle domande su questioni che ha già chiarito, ma sono arrivata un po’ in ritardo. Innanzitutto le pongo qualche domanda sul sito. Ci risulta che siano stati trasmessi – se non sbaglio – 36 siti per la scelta del sito definitivo. Nel momento in cui si dovrà scegliere, verrà fatta dalla SOGIN una scrematura, un'ulteriore scelta in successione rispetto alle scelte fatte, o verranno comunicati tutti i siti che sono venuti fuori dalla relazione ? Quali saranno i tempi di comunicazione e di gestione della scelta ?
  Ci è stato detto da più parti, anche da rappresentanti della SOGIN, che non si vorrà imporre, come diceva lei, fino all'ultima question la scelta, ma si vorranno comunicare e scegliere insieme i territori: così ci è stato detto. Vorrei sapere se questa comunicazione, se questa scelta condivisa avrà dei tempi e delle modalità che lei mi può già illustrare.
  Per quanto riguarda i bilanci di cui ha parlato prima, quelli della SOGIN che sono stati inviati, con la sua valutazione al Ministero dell'economia e delle finanze, possono essere posti alla nostra conoscenza ?
  Per quanto riguarda invece gli accordi di programma, se mi posso permettere, vorrei avere una sua valutazione sull'esito, ossia vorrei sapere se questi accordi di programma stanno avendo, secondo la sua valutazione, un esito effettivamente valido e, quindi, un'accelerazione e una qualificazione delle modalità per affrontare le bonifiche, o almeno le messe in sicurezza. Vorrei sapere se le incentivazioni del 252-bis sono state valutate dalla Commissione europea preoccupanti per quanto riguarda gli aiuti di Stato. Infine, vorrei sapere se non ritiene che l'ANAC dovrebbe essere coinvolta in questi accordi di programma per il controllo degli appalti. Rispetto agli accordi di programma di cui lei ha detto, che sono in fase di elaborazione, le chiedo se ci può fornire qualche informazione in più e se ci può riferire su quali si sta trattando. Grazie.

  STELLA BIANCHI. Ringrazio anch'io il Ministro per la relazione che ci ha fornito oggi. Riguardo alla gestione attuale dei rifiuti radioattivi, che sappiamo essere distribuiti in diversi siti nel territorio nazionale, oltre che in centrali che sono non attive da decenni, ma che non sono ancora completamente smantellate, vorrei chiederle se può aiutarci ad avere una stima dei costi del mantenimento di queste scorie radioattive. Certamente c’è un costo nella realizzazione del deposito nazionale, ma immagino che ci sia un costo anche nel mantenimento di strutture, peraltro, non del tutto sicure.
  Senza voler creare allarmismi, non sfugge a nessuno che sia costoso mantenere le scorie nucleari in situazioni come quelle di Saluggia, senza arrivare alle situazioni – quelle sì di allarme – che Pag. 15abbiamo visto con la Commissione nei pressi del comune di Taranto, a Statte. C’è poi un deposito, che mi permetto di segnalare di nuovo alla sua attenzione, Ministro, perché è veramente in una condizione nella quale sarebbe molto importante che ci fosse un mandato alla SOGIN di presa in carico di quei rifiuti: essi giacciono in una totale assenza di controllo. In altre parole, non sono necessariamente pericolosi fino a che nessuno avrà la straordinaria idea di andare a combinare qualcosa, ma non possiamo escluderlo.
  Come dicevo, c’è certamente un costo nella realizzazione del deposito nazionale, ma c’è un costo, immagino, anche nel mantenimento delle strutture attuali, così come – credo – anche nell'adeguamento delle centrali non attive, ma non totalmente dismesse, per fare in modo che non succedano incidenti. Le chiedo se può riferirci i costi attuali ed eventualmente anche aiutarci a quantificare quanto ci costi ritardare nella realizzazione del deposito nazionale.
  Quanto alla questione dell'immagazzinamento a titolo provvisorio dei rifiuti ad alta attività, se capisco bene, si tratta di rifiuti che noi abbiamo in quantità molto limitate, perché non abbiamo mai avuto davvero centrali in azione. Mi aiuti lei, Ministro, ma io credo che fosse già previsto nella direttiva EURATOM che i Paesi europei i quali non hanno un volume di rifiuti ad alta attività sufficiente a giustificare l'investimento di un deposito geologico, debbano consorziarsi tra loro ed accordarsi per realizzarne uno unico. Su questo ci aiuterebbe un suo chiarimento.

  PAOLO ARRIGONI. Mi sovrapporrò a domande fatte dai colleghi in precedenza. Sul deposito nazionale, in ordine alla trasparenza nei confronti del cittadino, lei, Ministro, se la sente di esprimere una tempistica, un termine entro il quale verrà pubblicata la Carta dei siti potenzialmente compatibili per ospitare il deposito nazionale ?
  Sempre sul deposito nazionale, lei conferma, Ministro, che in questo deposito verranno smaltiti a titolo definitivo rifiuti a bassa e media radioattività e, a titolo temporaneo, anche rifiuti ad alta radioattività ? È possibile che il deposito possa contenere solo a titolo definitivo i rifiuti a bassa e media radioattività ?
  Sui siti radioattivi – l'accennava prima la collega Bianchi – nel decreto ILVA il Governo ha stanziato 10 milioni di euro per la risoluzione del deposito di rifiuti radioattivi nel comune di Statte, ex deposito Cemerad. Poiché quel deposito non rientra nell'ambito dei Siti di interesse nazionale, le chiedo se può mantenere un impegno affinché in altri siti non ancora di interesse nazionale il Governo sia disponibile a stanziare delle risorse per risolvere analoghi problemi.
  Infine, sulla SOGIN, viste le criticità emerse e i conseguenti costi aggiuntivi, con il MEF vi siete posti una tempistica entro la quale arrivare a una decisione che possa portare anche a un commissariamento della società ? Grazie.

  PRESIDENTE. La senatrice Nugnes intendeva aggiungere qualcosa.

  PAOLA NUGNES. La ringrazio, presidente, ma il senatore ha appena formulato la mia domanda. Rispetto alla lettera che è arrivata dalla 10a Commissione, qual è la posizione del Governo ?

  PRESIDENTE. Va bene. Do un'informazione sulla questione di Statte, che stiamo verificando. La responsabile è la commissaria delegata, la dottoressa Vera Corbelli. L'atto legislativo che abbiamo recentemente predisposto eroga a lei 10 milioni di euro. Le chiediamo, visto che abbiamo già verificato con la SOGIN la possibilità tecnica di portar via quel materiale, una volta che la dottoressa Corbelli si attiverà, di avere tutte le disponibilità del caso. Passo all'ultima questione e chiudo. La mia non era una domanda, ma era una richiesta di attenzione, vista l'esperienza che ci siamo fatti andando in giro, direi da parte di tutte le forze all'unanimità. Io credo che una procedura Pag. 16tanto complessa, con le migliaia di difficoltà che avrà, concordiamo tutti che necessiti di un'autorità di controllo, in questo caso l'ISIN, all'altezza del compito. A noi sembra che già per come è nata, non sappiamo se nel numero o nella qualità, sia di per sé carente. Auspichiamo, quindi, che nel prosieguo del lavoro, la situazione migliori, perché è un perno fondamentale di tutto il processo: già la gente, come è noto, si fida poco; avere un'autorità che sia veramente un'autorità, con le maggiori competenze che abbiamo nel Paese – e ne abbiamo – è un elemento che, a nome anche dei colleghi, mi sento di consegnarle.
  Ovviamente, attenderemo le altre risposte, che deciderà lei se inviarci in forma scritta o ritornando qui. Lo decideremo in seguito. Ringraziando il Ministro Guidi, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.