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Resoconto stenografico



Seduta n. 86 di Giovedì 9 aprile 2015

INDICE

Seguito dell'audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo, Alberto Pazienti:
Bindi Rosy , Presidente ... 2 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 2 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 2 
Bindi Rosy , Presidente ... 4 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 4 
Bindi Rosy , Presidente ... 5 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 5 
Bindi Rosy , Presidente ... 5 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 5 
Bindi Rosy , Presidente ... 5 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 5 
Bindi Rosy , Presidente ... 5 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 5 
Bindi Rosy , Presidente ... 5 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 6 
Bindi Rosy , Presidente ... 6 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 6 
Bindi Rosy , Presidente ... 6 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 6 
Bindi Rosy , Presidente ... 6 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 6 
Bindi Rosy , Presidente ... 6 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 6 
Bindi Rosy , Presidente ... 6 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 6 
Bindi Rosy , Presidente ... 6 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 6 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 6 
Bindi Rosy , Presidente ... 6 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 6 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 6 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 6 
Bindi Rosy , Presidente ... 7 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 7 
Bindi Rosy , Presidente ... 7 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 7 
Bindi Rosy , Presidente ... 7 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 7 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 8 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 8 
Bindi Rosy , Presidente ... 8 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 8 
Bindi Rosy , Presidente ... 8 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 8 
Bindi Rosy , Presidente ... 8 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 8 
Bindi Rosy , Presidente ... 8 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 8 
Bindi Rosy , Presidente ... 8 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 8 
Bindi Rosy , Presidente ... 8 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 8 
Bindi Rosy , Presidente ... 8 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 9 
Bindi Rosy , Presidente ... 9 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 9 
Bindi Rosy , Presidente ... 9 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 9 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 9 
Bindi Rosy , Presidente ... 9 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 9 
Bindi Rosy , Presidente ... 9 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 9 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 9 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 9 
Bindi Rosy , Presidente ... 9 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 9 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 9 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 9 
Bindi Rosy , Presidente ... 9 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 9 
Bindi Rosy , Presidente ... 10 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 10 
Bindi Rosy , Presidente ... 10 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 10 
Bindi Rosy , Presidente ... 10 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 10 
Bindi Rosy , Presidente ... 10 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 10 
Bindi Rosy , Presidente ... 10 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 10 
Bindi Rosy , Presidente ... 10 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 10 
Bindi Rosy , Presidente ... 10 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 10 
Bindi Rosy , Presidente ... 10 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 10 
Bindi Rosy , Presidente ... 10 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 10 
Bindi Rosy , Presidente ... 10 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 10 
Bindi Rosy , Presidente ... 10 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 11 
Bindi Rosy , Presidente ... 11 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 11 
Bindi Rosy , Presidente ... 11 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 11 
Bindi Rosy , Presidente ... 11 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 11 
Bindi Rosy , Presidente ... 11 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 11 
Bindi Rosy , Presidente ... 11 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 11 
Bindi Rosy , Presidente ... 11 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 11 
Bindi Rosy , Presidente ... 11 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 11 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 11 
Bindi Rosy , Presidente ... 12 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 12 
Bindi Rosy , Presidente ... 12 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 12 
Bindi Rosy , Presidente ... 12 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 12 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 12 
Bindi Rosy , Presidente ... 12 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 12 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 12 
Bindi Rosy , Presidente ... 12 
Vecchio Andrea (SCpI)  ... 12 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 12 
Vecchio Andrea (SCpI)  ... 12 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 12 
Vecchio Andrea (SCpI)  ... 12 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 12 
Vecchio Andrea (SCpI)  ... 12 
Bindi Rosy , Presidente ... 12 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 12 
Vecchio Andrea (SCpI)  ... 13 
Bindi Rosy , Presidente ... 13 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 13 
Bindi Rosy , Presidente ... 13 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 13 
Bindi Rosy , Presidente ... 13 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 13 
Bindi Rosy , Presidente ... 13 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 13 
Vecchio Andrea (SCpI)  ... 13 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 13 
Vecchio Andrea (SCpI)  ... 13 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 13 
Vecchio Andrea (SCpI)  ... 13 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 13 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 13 
Bindi Rosy , Presidente ... 13 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 13 
Sarti Giulia (M5S)  ... 13 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 14 
Sarti Giulia (M5S)  ... 14 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 14 
Sarti Giulia (M5S)  ... 14 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 14 
Sarti Giulia (M5S)  ... 14 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 14 
Sarti Giulia (M5S)  ... 14 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 14 
Bindi Rosy , Presidente ... 14 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 14 
Bindi Rosy , Presidente ... 14 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 15 
D'Uva Francesco (M5S)  ... 15 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 15 
Bindi Rosy , Presidente ... 15 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 15 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 15 
Bindi Rosy , Presidente ... 15 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 15 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 15 
Bindi Rosy , Presidente ... 15 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 15 
Bindi Rosy , Presidente ... 15 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 15 
Bindi Rosy , Presidente ... 15 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 15 
Bindi Rosy , Presidente ... 15 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 15 
Vecchio Andrea (SCpI)  ... 16 
Bindi Rosy , Presidente ... 16 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 16 
Bindi Rosy , Presidente ... 16 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 16 
Bindi Rosy , Presidente ... 16 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 16 
Bindi Rosy , Presidente ... 16 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 16 
Bindi Rosy , Presidente ... 16 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 16 
Bindi Rosy , Presidente ... 16 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 16 
Bindi Rosy , Presidente ... 16 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 16 
Bindi Rosy , Presidente ... 17 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 17 
Bindi Rosy , Presidente ... 17 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 17 
Bindi Rosy , Presidente ... 17 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 17 
Bindi Rosy , Presidente ... 17 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 17 
Bindi Rosy , Presidente ... 17 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 17 
Bindi Rosy , Presidente ... 17 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 17 
Sarti Giulia (M5S)  ... 17 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 17 
Sarti Giulia (M5S)  ... 17 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 17 
Sarti Giulia (M5S)  ... 17 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 17 
Sarti Giulia (M5S)  ... 17 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 18 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 18 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 18 
Sarti Giulia (M5S)  ... 18 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 18 
Sarti Giulia (M5S)  ... 18 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 18 
Bindi Rosy , Presidente ... 18 
Gaetti Luigi  ... 18 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 18 
Gaetti Luigi  ... 18 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 18 
Gaetti Luigi  ... 18 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 19 
Bindi Rosy , Presidente ... 19 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 19 
Gaetti Luigi  ... 19 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 19 
Bindi Rosy , Presidente ... 19 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 19 
Bindi Rosy , Presidente ... 20 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 20 
Bindi Rosy , Presidente ... 20 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 20 
Bindi Rosy , Presidente ... 20 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 20 
Bindi Rosy , Presidente ... 20 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 20 
Bindi Rosy , Presidente ... 20 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 20 
Bindi Rosy , Presidente ... 21 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 21 
Bindi Rosy , Presidente ... 21 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 21 
Sarti Giulia (M5S)  ... 21 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 21 
Sarti Giulia (M5S)  ... 21 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 21 
Sarti Giulia (M5S)  ... 21 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 21 
Sarti Giulia (M5S)  ... 22 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 22 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 22 
Sarti Giulia (M5S)  ... 22 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 22 
Sarti Giulia (M5S)  ... 22 
Bindi Rosy , Presidente ... 22 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 22 
Sarti Giulia (M5S)  ... 22 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 22 
Sarti Giulia (M5S)  ... 22 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 22 
Sarti Giulia (M5S)  ... 22 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 22 
Sarti Giulia (M5S)  ... 22 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 22 
Sarti Giulia (M5S)  ... 22 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 22 
Sarti Giulia (M5S)  ... 22 
Bindi Rosy , Presidente ... 22 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 22 
Bindi Rosy , Presidente ... 23 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 23 
Bindi Rosy , Presidente ... 23 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 23 
Bindi Rosy , Presidente ... 23 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 23 
Bindi Rosy , Presidente ... 23 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 23 
Bindi Rosy , Presidente ... 23 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 23 
Bindi Rosy , Presidente ... 23 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 23 
Bindi Rosy , Presidente ... 23 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 23 
Bindi Rosy , Presidente ... 23 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 23 
Bindi Rosy , Presidente ... 24 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 24 
Gaetti Luigi  ... 26 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 26 
Bindi Rosy , Presidente ... 26 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 26 
Sarti Giulia (M5S)  ... 26 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 26 
Sarti Giulia (M5S)  ... 26 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 26 
Sarti Giulia (M5S)  ... 26 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 26 
Sarti Giulia (M5S)  ... 26 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 26 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 26 
Sarti Giulia (M5S)  ... 26 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 27 
Sarti Giulia (M5S)  ... 27 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 27 
Bindi Rosy , Presidente ... 27 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 27 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 27 
Bindi Rosy , Presidente ... 27 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 27 
Bindi Rosy , Presidente ... 27 
Gaetti Luigi  ... 27 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 27 
Gaetti Luigi  ... 27 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 27 
Gaetti Luigi  ... 28 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 28 
Gaetti Luigi  ... 28 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 28 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 28 
Bindi Rosy , Presidente ... 28 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 28 
Gaetti Luigi  ... 28 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 28 
Gaetti Luigi  ... 28 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 29 
Bindi Rosy , Presidente ... 29 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 29 
Sarti Giulia (M5S)  ... 29 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 29 
Sarti Giulia (M5S)  ... 29 
D'Uva Francesco (M5S)  ... 29 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 29 
D'Uva Francesco (M5S)  ... 29 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 29 
D'Uva Francesco (M5S)  ... 30 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 30 
D'Uva Francesco (M5S)  ... 30 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 30 
D'Uva Francesco (M5S)  ... 30 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 30 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 30 
D'Uva Francesco (M5S)  ... 30 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 30 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 30 
Vecchio Andrea (SCpI)  ... 30 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 30 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 31 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 31 
Sarti Giulia (M5S)  ... 31 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 31 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 31 
Sarti Giulia (M5S)  ... 31 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 31 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 31 
Sarti Giulia (M5S)  ... 31 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 31 
Sarti Giulia (M5S)  ... 31 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 31 
Sarti Giulia (M5S)  ... 31 
Bindi Rosy , Presidente ... 31 

Comunicazioni della presidente:
Bindi Rosy , Presidente ... 32

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE ROSY BINDI

  La seduta comincia alle 14.25.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Seguito dell'audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo, Alberto Pazienti.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo, Alberto Pazienti. Prima di iniziare la trattazione del nostro punto all'ordine del giorno, consentitemi, colleghi, nella certezza di interpretare anche i vostri sentimenti, di esprimere lo sconcerto per quanto si è verificato al tribunale di Milano, dove, come sapete, ci sono quattro vittime, tra le quali un magistrato, un avvocato, un coimputato e anche una persona presente, che probabilmente, non essendo stata raggiunta da colpi di arma da fuoco, è deceduta per un malore, forse per un infarto. Oltre che esprimere, naturalmente, tutta la solidarietà nei confronti delle vittime e la condanna per il gesto di violenza che si è verificato, non possiamo non unirci alle preoccupazioni espresse dalle altre autorità, tra cui i Ministri, che hanno chiesto di fare chiarezza sulla sicurezza. Naturalmente, saranno necessarie indagini per capire come un fatto così grave possa essersi verificato. Procediamo ora con i nostri lavori, che prevedono il seguito dell'audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo Alberto Pazienti. L'audizione ha ad oggetto sia il caso della morte del dottor Attilio Manca, avvenuta nel 2004 a Viterbo, sia la vicenda dell'aggressione ai danni del dottor Giovanni Musarò, all'epoca sostituto procuratore della DDA di Reggio Calabria, avvenuta nel 2012 all'interno del carcere di Viterbo. Nella scorsa seduta, svoltasi il 13 gennaio 2014, ci si era concentrati sul caso Manca. Ritengo, pertanto, opportuno iniziare la seduta odierna invitando il procuratore Pazienti a riferire in merito alle indagini e al processo sulla gravissima vicenda di cui è stato vittima il dottor Musarò. A seguire, i procuratori potranno completare le risposte ai quesiti posti dai commissari in relazione al caso Manca che sono già state formulate la volta precedente. Ne potremo aggiungere anche altre, dopo l'audizione che abbiamo avuto ieri. Ricordo, come al solito, che la seduta si svolge nelle forme dell'audizione libera e che, ove necessario, i lavori potranno proseguire in forma segreta. Nel ringraziare gli auditi per la loro presenza, cedo la parola al procuratore di Viterbo Alberto Pazienti, che è accompagnato dal sostituto procuratore Renzo Petroselli.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Buonasera. Anche se siamo in sette alla procura di Viterbo, anche il caso Musarò è di competenza del dottor Petroselli, che l'ha trattato dall'inizio alla fine. Do, quindi, direttamente a lui la parola.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Mi si richiede intanto di introdurre l'argomento. Non so quali siano i punti che più interessano e che hanno destato l'attenzione o forse la preoccupazione della Commissione. L'episodio cardine, Pag. 3dal punto di vista della ricostruzione, è abbastanza semplice. Il dottor Musarò, magistrato, sostituto procuratore della DDA, era venuto nel carcere di Viterbo per ascoltare Gallico Domenico, noto pregiudicato appartenente a una cosca della ’ndrangheta. Mentre si trovava all'interno della saletta colloqui della struttura 41-bis del carcere di Viterbo unitamente all'avvocato difensore – sui particolari poi potremo entrare – è entrato il Gallico. All'interno della sala non era presente nessuno. Gallico ha finto di voler dare la mano al magistrato e ha pronunciato l'espressione «finalmente ho il piacere di conoscerla», intendendo di persona, perché i due si erano visti numerose volte in videoconferenza nel corso dei processi a carico del Gallico, il quale è già stato condannato in via definitiva a quattro ergastoli, più un altro in primo grado, oltre che a varie altre condanne. Il magistrato, il dottor Musarò, faceva per sollevarsi come per dare la mano e veniva immediato colpito al volto e aggredito. Rovinava, quindi, a terra e riportava la frattura del setto nasale e altre lesioni. Nell'immediatezza – veramente nell'immediatezza – intervenivano in soccorso gli agenti della polizia penitenziaria e lo stesso avvocato difensore, che era presente, e la vicenda veniva immediatamente conclusa. Il processo a carico di Gallico è stato condotto abbastanza rapidamente e si è concluso con una sentenza di primo grado di condanna a due anni e sei mesi, inflitta dal giudice monocratico di Viterbo. Non so se tuttora penda l'appello. La ricostruzione del fatto era relativamente semplice, basata su telecamere all'interno, deposizioni degli agenti, deposizione dell'avvocato difensore e dichiarazioni della parte lesa, ossia del dottor Musarò. Nell'approfondire ogni aspetto si è rilevato che alcuni appartenenti alla polizia penitenziaria, ossia i tre che erano incaricati di vari compiti di assistenza per l'attività che doveva svolgere il Musarò, avevano reso annotazioni di servizio e dichiarazioni non veritiere. In particolare – il punto era questo – veniva detto che, al momento dell'aggressione e fin da prima, uno degli agenti della polizia penitenziaria si trovava all'interno della saletta. Se fosse stato all'interno della saletta, il magistrato sarebbe stato protetto all'interno. In realtà, questo è risultato non corrispondere al vero. Si sono approfonditi ulteriormente gli accertamenti, data questa discrepanza. Peraltro, dico subito che i tre agenti di polizia penitenziaria sono stati non solo indagati, ma anche rinviati a giudizio. Si sono svolte due udienze preliminari. L'ultima, per un impedimento dell'imputato, è stata rinviata al 21 settembre prossimo. I tre agenti di polizia penitenziaria, a seguito di vari accertamenti, devono rispondere di due reati. Uno è quello che una volta si chiamava di «violata consegna», ossia il non aver ottemperato alle particolari disposizioni impartite per la sicurezza del magistrato. È un articolo che si applica anche alla polizia penitenziaria. Si tratta della normativa sulla Polizia di Stato, applicabile anche alla polizia penitenziaria, per un richiamo della legge del 1990. Si è, quindi, approfondito e si è potuto accertare che il magistrato – peraltro era già sotto tutela – che evidentemente era già prudente per via di altri episodi di sua conoscenza e perché intuiva che il Gallico nutrisse rancore e odio nei suoi confronti, aveva richiesto espressamente una tutela particolare. Aveva, quindi, fatto comunicare al carcere tramite il personale che non chiedeva l'assistenza per la stesura dei verbali o per gli atti di polizia, ma come tutela. Erano state impartite delle disposizioni in questo senso dal comandante, un certo Vittorini. Nell'analizzarle, noi abbiamo appreso che, in realtà, sia pure per poco, vi è stata una mancata ottemperanza a questi ordini impartiti. Di qui derivano le due imputazioni, una per questo articolo che è stato contestato, che una volta si chiamava violata consegna per i militari, ossia per non aver ottemperato agli ordini, e l'altra, più grave dal punto di vista quantomeno della pena, di aver operato un falso ideologico nelle annotazioni di servizio redatte alle varie autorità, con riferimento al direttore del carcere e credo anche al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. Sono Pag. 4stati loro contestati alcuni punti, ossia che il sovrintendente Di Filippo si trovava all'interno, il che non era vero, e che l'assistente Ferrara aveva accompagnato il detenuto all'interno della sala. In realtà, il detenuto è stato accompagnato fino a poco prima, dandogli così la possibilità di entrare rapidamente. Il terzo punto contestato era che loro avessero attestato che la loro attività si era svolta secondo le disposizioni impartite. Queste sono le contestazioni. Posso riferirle, perché ormai siamo all'udienza preliminare. Per la verità, io ho avuto modo di sentire per due volte tutti e tre gli imputati in due occasioni, nella fase delle indagini preliminari e nel dibattimento, allorché sono stati sentiti come testi. Erano stati considerati, infatti, parte lesa del delitto di resistenza perché avevano riportato delle lesioni al momento dell'intervento per bloccare il detenuto. In questa circostanza vi erano state delle lesioni e si era sostenuto da parte dell'accusa che vi era stata una violenza, sia pure contenuta, da parte del detenuto anche nei confronti degli agenti intervenuti. I soggetti erano stati, quindi, considerati persone offese dal delitto di resistenza.
  Su questo punto, per la verità, il giudice non ha seguito l'impostazione dell'accusa e ha ritenuto, forse correttamente, in base alle emergenze del dibattimento, che non vi fosse stata alcuna violenza voluta nei confronti degli agenti, perché il detenuto si era immediatamente bloccato subito dopo l'intervento dell'avvocato. È stato, quindi, assolto per questo fatto, ma condannato per le lesioni. Come dicevo, ho sentito due volte questi soggetti, i quali hanno esplicitato la loro difesa nei termini seguenti. Per quanto riguarda la mancata ottemperanza agli ordini, hanno detto che loro questi ordini non li avevano mai avuti. Vi sarebbe stato, come si usa dire, un difetto di comunicazione. Loro sostengono, nella loro difesa, che queste direttive precise non erano state impartite e che, quindi, loro avevano svolto la normale attività di tutela quando si tratta di detenuti al 41-bis. Non ci sarebbe, quindi, questa violata consegna. Per quanto riguarda le false dichiarazioni, hanno detto che probabilmente sono stati imprecisi e che, immediatamente dopo il fatto, che era di una notevole gravità, sono stati sottoposti a pressioni – telefonate, interventi da Roma, presumo che intendessero il DAP – ragion per cui hanno redatto queste annotazioni di servizio sotto pressione. Pertanto, quello che noi contestiamo come un falso, in realtà, era un insieme di imprecisioni. Io ritengo questa una difesa un po’ barcollante, ma loro si difendono ed è giusto che si difendano. Hanno confermato queste dichiarazioni anche al dibattimento, anche se parzialmente, perché non interessava questo punto per quanto riguardava l'aggressione del Musarò. Questa è la posizione degli imputati. Ci troviamo in questa fase. Il fatto era grave. Il Gallico è un personaggio di notevole spessore criminale e ritiene di essere giuridicamente attrezzato anche nelle sue interlocuzioni nel corso delle videoconferenze. Era rimasto un sospetto – lontano – in questa fase, che potesse esservi stata una qualche interferenza per consentire questa vendetta, sia pure, fortunatamente, di contenuto non drammatico, come abbiamo sentito poco fa. Tuttavia, io ho visto gli imputati di persona e non è emerso alcun elemento che potesse far pensare a una non dico deliberata volontà, ma neanche al fatto che avessero voluto chiudere un occhio. Non è emerso nulla. L'unico elemento, di cui parlavo anche con il procuratore – non so se ne parlammo a suo tempo... non c'era alcun rapporto di conoscenza...

  PRESIDENTE. Tra chi ?

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Tra gli agenti e il Gallico, perché questi agenti ruotano periodicamente ogni sei-otto mesi. Solo uno di questi l'aveva conosciuto circa dieci anni prima, allorché prestava servizio in un 41-bis di Spoleto o di un'altra città. Aveva avuto modo per poco tempo di essere a contatto con lui, ma parliamo di un fatto di dieci anni prima, perché il Gallico è Pag. 5detenuto da tempo notevole. Lui dichiara di averlo conosciuto, ma di non aver mai fatto nulla. Tutti hanno superato i test interni. Questo è ciò che è emerso dalle indagini che abbiamo fatto noi. Non so se sia un quadro esaustivo. Non so se i commissari hanno delle domande da porre.

  PRESIDENTE. Sì, procuratore. Incomincerei io. Vale la pena di ricordare, anche per sottolineare quanto lei ha già detto della pericolosità di Gallico Domenico e del presunto particolare risentimento che il detenuto doveva e poteva nutrire nei confronti del procuratore Musarò, che questo risentimento è legato al fatto che, come sicuramente a loro risulta, Musarò gli aveva arrestato tutta la famiglia, compresa la madre novantenne e anche un nipote tredicenne. Inoltre, l'aveva in qualche modo incastrato durante un altro procedimento...

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Aveva arrestato anche due avvocati.

  PRESIDENTE. Durante un processo Musarò era riuscito a smascherare il tentativo di Gallico di inquinare le prove e aveva anche messo alle strette gli avvocati che, a loro volta, risultano poi indagati e coinvolti. Ci sono dei precedenti abbastanza inquietanti, perché Musarò nei giorni precedenti si reca a interrogare a Brescia il fratello, il quale, a sua volta, aveva subìto...

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. A Torino.

  PRESIDENTE. No, era a Brescia. Non si presenta l'avvocato. Musarò si insospettisce e avverte il carcere di Viterbo. Parla direttamente con l'ispettore Vittoriani: «Ispettore stia attento perché il detenuto che devo interrogare è molto particolare, fatelo arrivare in manette e scortato». Il giorno in cui Musarò arriva a Viterbo e gli viene data notizia che l'avvocato difensore non presenzierà neanche all'interrogatorio di Gallico, prima di entrare chiede di nuovo che il detenuto venga ammanettato e accompagnato. Tutto questo, però, non si verifica. La prima domanda è: voi avete verificato se gli ordini sono stati impartiti o non sono stati impartiti ?

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Gli ordini, a quel che risulta dalle annotazioni di servizio, sarebbero stati impartiti, tant’è vero che noi contestiamo, nel capo A, la violazione degli ordini ricevuti, ossia proprio la violazione degli articoli 80 e 90.

  PRESIDENTE. Quindi, gli ordini sono arrivati.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Loro dicono di no. Siamo in questa fase.

  PRESIDENTE. L'aggressione è tutt'altro che... Certo, noi trattiamo dell'argomento in un giorno nel quale un magistrato ha perso la vita perché qualcuno gli ha sparato. Si potrebbe dire che l'aggressione a Musarò è un'aggressione... In fondo, si rompe il setto nasale. Lui, però, ha avuto dei danni evidenti. Dopo che Gallico l'ha stordito a terra gli mette le mani al collo. Un'altra domanda che ci viene spontanea è perché non abbiate contestato il tentato omicidio. Dal racconto che viene fatto e anche da quello che ha reso il Musarò durante l'interrogatorio risultano evidenti la sua percezione e anche il tempo che è passato prima che le guardie carcerarie, gli agenti del carcere, intervenissero. L'altra domanda, trattandosi di Gallico, è come mai non abbiate mandato questo procedimento alla DDA. Non mi pare che ci siano dubbi che si tratti di un'aggressione di un mafioso. Se volete, potete rispondere domanda per domanda. Cominciate a rispondere subito sul tentato omicidio.

Pag. 6

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. La domanda è su quale tipo di reato fosse stato commesso. Qui ricorrevano tutti gli estremi per quello, poi contestato, di lesioni aggravate anche dalla premeditazione. Non c'era, invece, alcun elemento che potesse far pensare alla sussistenza di un tentato omicidio, ossia all'idoneità dell'atto.

  PRESIDENTE. Neanche il tentativo di soffocarlo ?

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Non è stato un tentativo. Tenga presente, presidente, che Musarò è stato colpito – queste sono le modalità del fatto – al naso...

  PRESIDENTE. È stato stordito e poi preso al collo.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. È stato un gesto che tecnicamente si direbbe equivoco in quel momento. Immediatamente, però, viene bloccato dall'avvocato che sedeva al fianco del magistrato.

  PRESIDENTE. Non proprio immediatamente, perché il Musarò riporta delle lesioni anche al collo.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Viene afferrato. Riporta delle lesioni modeste, per la verità, al collo e anche altre ecchimosi varie nella caduta. Ci sono i certificati.

  PRESIDENTE. C’è stato stordimento e perdita di conoscenza per qualche secondo.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Sì, quello dipende dalla frattura del naso. Comunque, quale che sia stata la conseguenza, l'afferrare una persona per il collo senza alcun altro elemento di contorno a sostegno non può in alcun modo far pensare, di per sé solo, a un tentativo di omicidio, salvo sostenere ex post che Gallico volesse ucciderlo.

  PRESIDENTE. Se uno mi prende per il collo, quindi, non mi vuole ammazzare.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Bisogna vedere.

  PRESIDENTE. Procuratore, scusi. Si tratta di una persona che ha avuto quattro ergastoli, che ha compiuto cinque omicidi, che ha già dimostrato di essere un personaggio particolarmente violento. Secondo lei, mettere le mani al collo dopo che uno è stato steso in terra non rappresenta un tentato omicidio ?

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Non è un atto idoneo, ma non è nemmeno inequivoco, come richiede la nostra legislazione. Noi possiamo fare...

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. All'intervento degli agenti ha subito abbassato le braccia.

  PRESIDENTE. Poverino, ha desistito.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Presidente, volenti o nolenti, c’è una sentenza del tribunale che l'ha assolto dal reato di resistenza. Di questo bisogna prendere atto. Noi abbiamo contestato anche la resistenza.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Io penso di aver inviato gli atti.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. È stato assolto. Evidentemente il tribunale non ricostruisce così la vicenda. Se io Pag. 7prendo per il collo una persona e la voglio uccidere, anche se mi toccano i due agenti, non desisto immediatamente.

  PRESIDENTE. Scusatemi, ma chi ha detto che lui ha desistito immediatamente ?

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. L'ha detto lo stesso Musarò e soprattutto l'ha detto l'avvocato Mancini, che era un difensore d'ufficio. Il difensore d'ufficio presente, che è intervenuto in soccorso, è stato chiarissimo nel dire che non c’è stata nessuna resistenza. Gli atti ve li ho mandati. Se volete, ve li rideposito.

  PRESIDENTE. Li abbiamo letti e, proprio perché li abbiamo letti, procuratore, se vuole...

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Su questo punto nessuno ha mai pensato... La stessa parte lesa...

  PRESIDENTE. Posso leggere quello che ha dichiarato Musarò: «Ha avuto a disposizione troppo tempo, per quanto mi riguarda, perché, checché ne dicano quelli della penitenziaria, che hanno anche avuto il coraggio di costituirsi parte civile, checché ne dicano loro, non erano presenti all'interno della stanza. Poi il motivo per cui non erano presenti bisognerà chiederlo a loro. Dopo tutte le raccomandazioni che avevano avuto, comunque non c'era nessuno. Io mi sono trovato in questa situazione, in una situazione di minorata difesa, non solo perché ero seduto e avevo accanto il muro, non solo perché avevo il naso rotto, ma anche perché avevo addosso un personaggio che, vi assicuro, trovarselo in una situazione così è un'esperienza che non auguro a nessuno. Devo dire che aveva una forza veramente impressionante. Se io fossi stato una donna o se io non fossi alto 1,84 metri e non pesassi 80 chili, se io fossi stato una donna o fossi stato un tipo più esile, sono convinto che non saremmo qui a fare questi ragionamenti, o almeno io non sarei qui a fare questi ragionamenti, perché questa è stata l'aggressione. A un certo punto, ho sentito l'avvocato che diceva qualcosa, cioè ha cercato di bloccarlo. Credo che abbia anche chiesto aiuto. Poi, a un certo punto, ho sentito dei passi da dietro. Sentivo che cercavano di tirarlo. Però, guardi, saranno passati minimo quindici secondi da quando è iniziata l'aggressione. Io non so quantificare quanti saranno stati, dai quindici, ai venticinque ai trenta secondi, comunque troppo, perché Gallico è entrato per primo. Io non ho visto se dietro di lui ci fosse qualcuno che entrava insieme a Gallico. Ritengo di no, non per fare una valutazione, ma sulla base di dati di fatto, perché sono passati troppi secondi prima che venisse bloccato – comunque, questa è una cosa che si può chiedere all'avvocato – e prima che me lo togliessero di dosso. A un certo punto, finalmente, sono riusciti a togliermelo di dosso e l'hanno bloccato a terra. Io ho sentito che forse – non ricordo – per bloccarlo si sono seduti proprio addosso a Gallico, perché gli hanno detto: «Stai calmo». Ricordo che lui ha detto: «Sì, io sto calmo, però toglietemi questo perché soffoco. State tranquilli, io sto calmo». Tengo a precisare che non ho visto che Gallico ha aggredito quelli della penitenziaria. Quelli della penitenziaria, per quello che ho percepito, anche stando di spalle, l'hanno semplicemente preso e l'hanno tolto da sopra di me. Insomma, lui non ha aggredito, almeno penso, per quello che ho potuto percepire, quelli della penitenziaria. L'hanno bloccato e poi l'hanno portato via e, mentre lo portavano via, se non sbaglio, quando ero ancora a terra, comunque ho sentito che diceva: «Voi non sapete cosa mi ha fatto questo qua». Da terra l'hanno portato via. Come si fa a dire che non c’è tentato omicidio, scusi, procuratore ?

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Non siamo proprio d'accordo. A me sembra che dalle stesse dichiarazioni del Musarò non si possa parlare di volontà di Pag. 8uccidere a ogni costo. Forse, se avesse seguitato a stargli sopra, può darsi, ma non mi sembra. Ma poi Musarò non si è mai lamentato, a posteriori si pone questo problema.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. La gravità del fatto è in se stesso, ma bisogna vedere caso per caso, concretamente. Per esempio, nella sentenza del giudice si dice che «l'avvocato Mancini, nel confermare il narrato sopra riassunto, precisava a sua volta che non vi era stata alcuna colluttazione con gli agenti della penitenziaria, assumendo in proposito che il Gallico, appena è stato sollevato, è tornato in posizione eretta ed è rimasto immobile. Lui comunque non ha opposto alcun tipo di resistenza alle guardie». Dire che l'afferrare per il collo e limitarsi a questo costituisce un atto idoneo e diretto univocamente a provocare la morte, non suffragato...

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. È un atto dal quale Musarò sarebbe uscito fuori solamente per la sua forza, senza l'aiuto di nessuno. Lo stesso Musarò avrebbe impedito...

  PRESIDENTE. Finalmente sarebbero arrivate le guardie penitenziarie. Finalmente. Finalmente sono arrivate le guardie penitenziarie. State parlando di un vostro collega.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Lo stiamo facendo con la massima obiettività.

  PRESIDENTE. Va bene. Perché non sono stati trasmessi gli atti alla DDA ?

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Perché questo non rientra in alcuno dei casi per i quali è prevista la competenza della DDA. Se un mafioso, uno ’ndranghetista o un appartenente ad associazioni criminose commette un reato qualunque, non per questo è competente la DDA.

  PRESIDENTE. Quello di chi aggredisce il magistrato che l'ha condannato e che lo sta interrogando è un reato qualunque ?

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Sono lesioni aggravate.
  È «qualunque» nel senso che non è compreso tra quelli per i quali è previsto...

  PRESIDENTE. Scusate, ma qual era l'obiettivo che poteva avere il Gallico nell'afferrare per il collo il Musarò, se non quello di avere dei vantaggi come persona accusata di 416-ter e al 41-bis ?

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Quali vantaggi ? Voleva vendicarsi. Vantaggi non ne avrebbe avuti.

  PRESIDENTE. Poverino, non aveva vantaggi. Questo è vero, non ne avrebbe avuti. Scusate, ma poteva far fuori il magistrato che aveva in mano tutta la sua vicenda, o no ?

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Sì, ma il vantaggio sarebbe stato eliminare lui ? Non ho capito.

  PRESIDENTE. La presunta buonafede del mafioso è veramente... è stato un atto di ira. È stato un gesto assolutamente non calcolato.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. No, assolutamente. Abbiamo contestato la premeditazione, che è stata riconosciuta. Era un atto calcolato, del tipo: «Appena mi capita l'occasione gli rompo il muso».

  PRESIDENTE. E questo non c'entra niente con il fatto che quello sia un mafioso al 41-bis ?

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  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Si inserisce in un contesto, ovviamente, di odio e rancore.

  PRESIDENTE. Non avete neanche mandato gli atti alla DDA per questo ? Niente. Io penso di fare le domande con una certa consapevolezza.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Io non me lo pongo il problema. Se è un reato normale è un reato normale.

  PRESIDENTE. Lei non se lo pone proprio il problema. Reato normale ?

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Noi parliamo di normalità. Anche il medico parla di un «normale cancro». Purtroppo, è così. Intendo «normale» nel senso che è un reato che non riveste particolari connotazioni che importino l'intervento della DDA.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. La stessa parte offesa poteva benissimo contestare. È questo ripensamento che non capisco.

  PRESIDENTE. Scusate, ma non è che noi abbiamo ricevuto un esposto da Musarò. Vorrei che vi fosse chiaro che questa è una nostra iniziativa.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. A proposito di setto nasale, dopo le devo far vedere una fotografia.

  PRESIDENTE. Questo è dopo.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Completo l'argomento. Questi atti sono stati inviati e trasmessi anche a numerose altre autorità, nessuna delle quali ha ritenuto di doverli trasmettere o comunque inviare alla DDA. Parlo dell'amministrazione penitenziaria...

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Stiamo un po’ perdendo di vista la procedura. Tanto non abbiamo ritenuto che il caso fosse della DDA che il processo è stato fatto a Viterbo dalla procura della Repubblica di Viterbo.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Nessuno ha sollevato eccezioni.

  PRESIDENTE. Chi lo doveva fare ?

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Nessuno ce l'ha eccepito. Il giudice lo può rilevare.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Avrebbero potuto rilevare che il caso non era di competenza della procura di Viterbo, ma della procura distrettuale.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Successivamente il Gallico è stato difeso anche dal punto di vista processuale in maniera più che puntigliosa. Nessuno, però, si è posto il problema, neppure la DDA. Il fatto era noto a tutti.

  PRESIDENTE. Se non sbaglio, non è stata chiesta neanche una misura cautelare per il Gallico Domenico in proposito, perché era già all'ergastolo. Questa era, quindi, una cosa superflua. La flagranza c'era, o no ?

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Sì. È stato arrestato e denunciato a piede libero.

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  PRESIDENTE. Sempre la polizia penitenziaria. A tale proposito, indagini particolari sugli agenti sono state fatte ?

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Quelle che le ho riferito poco fa. Indagini particolari di che tipo ?

  PRESIDENTE. Per esempio, sui conti correnti.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. No, non è stato fatto questo tipo di accertamenti, anche perché si sarebbe dovuta ipotizzare una connivenza e non c'era alcun elemento per ipotizzarla.

  PRESIDENTE. Scusi, ma perché non c'era alcun elemento ? Nel momento in cui viene richiesto che Gallico si presenti ammanettato e accompagnato, ma questo non si verifica, e chi doveva dare l'ordine dice che l'ha dato...

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Abbiamo ricostruito le modalità del fatto.

  PRESIDENTE. Avete verificato il motivo per il quale c’è una mancanza di rispetto di un ordine così chiaro, impellente e reiterato ? Musarò fa queste richieste per iscritto e poi ricorda lo stesso giorno la richiesta di essere tutelato, ma questo non si verifica. Voi avete accertato che l'ordine è stato impartito. Un ordine di questo genere può essere solo per leggerezza non eseguito ?

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Per come è stato ricostruito l'andamento del fatto non ha fatto pensare a una deliberata volontà, altrimenti avremmo contestato il concorso degli agenti nelle lesioni.

  PRESIDENTE. Perché non l'avete contestato ?

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Perché non c'erano gli elementi. Non è emerso nulla.

  PRESIDENTE. Perché non c'erano gli elementi ?

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Non è emerso nulla che indicasse che essi volessero partecipare e consentire con volontà e con dolo. Hanno fatto quel falso, non hanno ottemperato a un ordine e di quello rispondono. Su questo punto non vi è stato alcun elemento.

  PRESIDENTE. Avete fatto indagini in proposito ?

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Di tipo contabile no.

  PRESIDENTE. Sulle origini, sui contatti...

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Non è emerso nulla. L'unica cosa che è emersa, oltre a sentire l'interessato...

  PRESIDENTE. Erano calabresi ?

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Uno era nato..., credo. Gli altri no.

  PRESIDENTE. Avete accertato se avevano rapporti con gli elementi della famiglia ?

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Uno è nato a Salerno, uno a Napoli.

  PRESIDENTE. Poiché la famiglia Gallico è stata arrestata ed è sparsa in varie Pag. 11sedi delle patrie galere, ci potevano essere stati dei collegamenti, dal momento che questa cosca continua a essere così potente pur con il capo in carcere al 41-bis da molto tempo ?

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Presidente, le rispondo che questo tipo di elementi non è emerso.

  PRESIDENTE. Emerge soltanto una trascuratezza, sostanzialmente.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. C’è stato un mancato rispetto.

  PRESIDENTE. Non trattandosi di tentato omicidio, non trattandosi di un delinquente e non trattandosi di un magistrato, non si prova a fare altri accertamenti.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. No. Se non abbiamo elementi, non si fanno.

  PRESIDENTE. Tuttavia, se si parla di premeditazione...

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Noi abbiamo ritenuto che il Gallico, oggi condannato, aspettasse l'occasione. Aveva detto di voler essere interrogato. Ai sensi del 415-bis era un suo diritto. Non l'aveva fatto mai. Questo fa pensare che volesse far spostare il magistrato. Perché voleva incontrare il magistrato ? Peraltro, sono elementi ambigui, che nel corso di un processo... Il Musarò avrebbe potuto benissimo delegare il collega di Viterbo all'interrogatorio. Non l'ha fatto, correttamente, perché il processo era delicato.

  PRESIDENTE. L'avvocato manca per ben due volte, prima dal fratello e poi da lui. Con riferimento a uno che premedita, non viene il dubbio che, per poter fare questo atto, si metta nelle condizioni di poterlo compiere e che, se lo portano ammanettato e accompagnato, non lo possa fare ? Se riesce a non farsi ammanettare e a non farsi accompagnare, non viene in mente che forse abbia fatto qualcosa ?

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Uno se lo pone questo dubbio, ma come lo risolve ?

  PRESIDENTE. Facendo delle indagini, così mi hanno detto.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. L'unica è la tortura, non ci sono altri mezzi. Neanche la polizia penitenziaria ci dice...

  PRESIDENTE. A parte il fatto che oggi, per fortuna, introduciamo nel nostro ordinamento il reato di tortura. Ma se per fare degli accertamenti bisogna torturare la gente e non ci sono altre strade...

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. No, ma ci sono dei limiti all'indagine.

  PRESIDENTE. Quali sono questi limiti ?

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Ci sono limiti quando non emerge alcun indizio concreto. Devo vedere i conti correnti del signor Costabile, o come si chiama, presupponendo... A quel punto, se avessi avuto questo sospetto, avrei mandato... Conti correnti, perché ? Perché si è incontrato con un mafioso ? Allora scatta la DDA. A quel punto, l'avrei mandato.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Pag. 12Se ha minacciato la famiglia di uno degli agenti, come lo sappiamo ? Come si accerta ?

  PRESIDENTE. Sentendo la famiglia.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Voi pensate che le indagini si facciano in una maniera diversa dalla realtà. Questo è il punto.

  PRESIDENTE. No, noi pensiamo che le indagini andrebbero fatte e qualche volta vediamo che non vengono fatte. Questa è la differenza. Questo caso riguarda uno dei più noti mafiosi che tenta di uccidere il magistrato che ha infierito su di lui e lei lo considera uno dei tanti procedimenti che arrivano alla procura ? Scusatemi.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. È una vendetta vera e propria, fatta dal mafioso nel momento in cui gli è capitata l'occasione, contro una persona che – dice lui – gli era antipatica.

  PRESIDENTE. Gli era antipatica per caso.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Gli era antipatica perché aveva arrestato la madre di novant'anni e il nipote.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Gli aveva sequestrato la villa, che era il simbolo...

  PRESIDENTE. Cioè, aveva fatto il suo lavoro. Meno male.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Ci mancherebbe.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Ha fatto il suo lavoro, però, insomma...

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ANDREA VECCHIO. Ho una domanda molto semplice. Mi chiedo, a questo punto, come mai non avesse una pistola o un coltello. Questa è la prima cosa.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Anche l'ironia no...

  ANDREA VECCHIO. Questa non è ironia, mi perdoni. Nel fatto di aver trascurato quelle disposizioni, di avere trascurato quegli ordini, c’è la connivenza di qualcuno sicuramente. Voi avevate il dovere di indagare in questa direzione, in primo luogo. In secondo luogo, credo di aver capito che c’è un impianto di videoregistrazione. La videoregistrazione è stata guardata attentamente per valutare...

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Per mancanza di fondi la videoregistrazione per tanto tempo è stata finta. C'erano solamente le telecamere. Poi finalmente abbiamo ottenuto qualche piccolo...

  ANDREA VECCHIO. Di questo caso particolare c’è la videoregistrazione ?

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Sì, c’è. Una parte.

  ANDREA VECCHIO. Una parte o tutta ? Che vuol dire ?

  PRESIDENTE. Un momento, questa è una cosa importante. Scusi un attimo, collega Vecchio. Avete accertato che non c’è la videoregistrazione ?

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. No qui c’è la videoregistrazione.

Pag. 13

  ANDREA VECCHIO. Ha detto una parte, però.

  PRESIDENTE. Una parte ?

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Riprende una parte dell'azione, cioè la parte dell'arrivo, dell'ingresso all'interno e stop.

  PRESIDENTE. Cioè manca improvvisamente dal momento dell'aggressione ?

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. No, non manca. È così. Per come è ubicata, dà una visione... Se io entro in questa stanza, c’è una visione parziale.

  PRESIDENTE. In una stanza piccolissima il sistema di videoregistrazione ha visto il momento dell'entrata e non ha videoregistrato il momento dell'aggressione ? Anche su questo punto è sicuro che sia inadeguata la videocamera o anche quella registrazione volutamente non è stata fatta ?

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. No, sono stati sequestrati e inviati...

  PRESIDENTE. Quante cattive domande che mi vengono.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. La verità è che, invitati a mettere le telecamere nei corridoi dove picchiavano i detenuti – perché succedeva anche questo, tra le varie denunce – hanno limitato il numero delle telecamere. In un corridoio la videocamera c’è, mentre in una stanza in cui c’è il colloquio con il giudice non la mettono, perché pensano che il colloquio del giudice possa andare tranquillo.

  ANDREA VECCHIO. Chi pensa questo ?

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Questi sono i mezzi.

  ANDREA VECCHIO. Scusi, presidente. Chi è che pensa questo ? Chi pensa che non serve ? Vorremmo capire chi lo pensa.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. La direzione del carcere, avendo un numero limitato di telecamere, per lungo tempo addirittura non funzionanti, di fronte a certi fatti...

  ANDREA VECCHIO. Mi viene in mente il cavallo di Troia.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Le sembra strano, ma tanti palazzi a Roma hanno le telecamere finte, cioè non funzionanti. Servono solo a effetto deterrente... Avendo dovuto mettere delle telecamere, le ha messe lì dove si verificavano alcuni fatti delittuosi. Evidentemente, ha ritenuto che nella stanza dove il magistrato parlava con il detenuto non servissero.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Tenete presente che questi hard disk permettono di conservare queste immagini soltanto per sette giorni.

  PRESIDENTE. Anche in quel caso, quando c’è stata un'aggressione, le conservano solo per sette giorni ?

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. No, in generale. Se si dovesse vedere che cosa succede e chi è entrato, dopo sette giorni... In questo caso è stata sequestrata nell'immediatezza. I supporti stanno qui.

  GIULIA SARTI. In realtà, volevo fare anch'io la domanda sulla videosorveglianza. Visto quello che ci avete detto, dato che questo non è il primo caso in cui Pag. 14noi siamo a conoscenza di videosorveglianze che non funzionano. Pertanto, è nostro dovere...

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Oggi pare che i morti di Milano dipendano, secondo le prime notizie, dal metal detector di via Freguglia che non funzionava.

  GIULIA SARTI. Noi, in questo caso, stiamo parlando dell'aggressione a un magistrato. Volevamo sapere se questa videosorveglianza c'era stata dall'inizio alla fine e se da questa videosorveglianza...

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Quelle che interessavano ci sono e sono state acquisite.

  GIULIA SARTI. E non è emerso nulla nei confronti...

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. È emerso quello che abbiamo detto, ossia che non c'era dentro nessuno degli agenti prima, che l'intervento è avvenuto nel giro di pochi secondi dall'esterno di questa saletta colloqui, che poi è uno sgabuzzino.

  GIULIA SARTI. Non si capiva perché, visto che era uno sgabuzzino, dite che ne manca una parte. Tutto qui.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Non è che manchi, ma la collocazione delle camere è tale da consentire solo quel tipo di immagini.

  GIULIA SARTI. Benissimo. L'altra questione, invece, è semplicemente un'osservazione. Se il vostro carico di lavoro è eccessivo ed è complicato, ovviamente, gestire così tante indagini e così tanti processi, a maggior ragione per un caso del genere, dato che ci poteva essere anche la competenza della Direzione distrettuale antimafia, la si sarebbe potuta perlomeno informare di quanto era avvenuto. Tutto qui.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Nessuno ha ritenuto di informarla, né la DDA ha ritenuto di richiedere gli atti. Noi abbiamo ritenuto che non ricorressero i casi previsti dalla legge per i quali la competenza è della DDA. Ovviamente, la DDA può intervenire ove informata anche da altre autorità. In questo caso sono stati informati il DAP e una serie di autorità che avrebbero potuto dissentire da questa valutazione e informare la DDA, la quale poi avrebbe fatto le sue valutazioni. Nessuno ha fatto questo, con ciò assentendo alla valutazione che è stata fatta inizialmente, corroborata anche dal giudice, dai difensori e da tutte le parti intervenute, compresi i difensori delle parti civili.

  PRESIDENTE. Che ci sia una sottovalutazione del fenomeno mafioso ci è chiaro. Il fatto che questo avvenga, mentre non dovrebbe avvenire, da parte di procuratori e di magistrati forse ci è meno chiaro. Tutto qui. Che qui il metodo sia mafioso è evidente. Che si debba capire se il Gallico abbia più o meno corrotto gli agenti...
  Per esempio, sul fatto che con Gallico abbia opposto resistenza delle due è vera l'una: o, come dite voi, non tentava un omicidio o, come non dite voi, erano d'accordo. Le due cose insieme non possono stare, no ?

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. A me il sospetto se potessero essere d'accordo rimane...

  PRESIDENTE. Ah, ecco. Meno male. Ma allora vogliamo cercare qualche elemento in più per poterlo verificare o no ? Abbiate pazienza, ma qui ci si trova di fronte... Peraltro, questo magistrato, nei processi che continua a fare, continua a essere oggetto di aggressioni e minacce Pag. 15dagli stessi, permanentemente. Siete voi quelli che hanno più elementi di tutti per poter incastrare la situazione.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Diciamo una cosa: vediamo anche il soggetto. Ha anche quattro ergastoli. È una persona che dal carcere non uscirà mai.

  FRANCESCO D'UVA. A maggior ragione non aveva nulla da perdere.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Se avesse voluto uccidere, lo avrebbe ucciso.

  PRESIDENTE. Vi è chiaro che continuano a dirigere la cosca tranquillamente, perché questa continua a fare affari nonostante i suoi membri, dalla novantenne al tredicenne, siano stati messi in arresto ? C’è il 41-bis, ma questi continuano a comandare. La potenza di questa persona è tutt'altro che da sottovalutare, come la sua pericolosità.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Si è preferito fargli un processo immediato, con una condanna immediata. Tutto il resto non portava...

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Il coordinamento è una questione addirittura da Direzione nazionale...

  PRESIDENTE. Quello lo fa tra le DDA, non tra la DDA e le singole procure.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. No... questi elementi noi li abbiamo appresi indirettamente interrogando Musarò.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Tutti i giudici che se ne sono occupati non ci hanno pensato e hanno portato a un'immediata sentenza di condanna.

  PRESIDENTE. È la presunzione della presidente di questa Commissione che a noi sia venuta in mente l'ipotesi giusta e ai magistrati no. Consentiteci di dirlo. Scusate. Non si può fare dell'ironia all'incontrario, procuratore. Se è venuta in mente solo a noi, temo che a noi sia venuta in mente l'ipotesi giusta.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Stavo pensando che, anche in questo caso, se uno avesse pensato alla corruzione e alle minacce agli agenti, avrebbe potuto prendere il fascicolo e, invece di lavorarci sopra, mandarlo alla DDA.

  PRESIDENTE. A noi è venuto in mente. A mio avviso, c'era una parte che toccava sicuramente alla procura di Viterbo, ma una segnalazione alla DDA andava fatta. Scusatemi se mi permetto di dirlo.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Se lo sviluppo del procedimento è stato tale, probabilmente andava direttamente tutto.

  PRESIDENTE. Se non è di stampo mafioso l'aggressione che fa uno come Gallico al magistrato che gli ha messo in prigione tutta la famiglia e che gli ha sequestrato tutti i beni, dove sta lo stampo mafioso ? Il metodo mafioso in che cosa consiste, allora ?

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. La vendetta non è solo del mafioso. La vendetta è di tutti.

  PRESIDENTE. È dell'uomo. Va bene.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Questo potrebbe essere un limite mio. Io Pag. 16vedo delle perplessità sulla competenza, a meno che non si costruisca tutta una metodologia di corruzione...

  ANDREA VECCHIO. Io mi pongo una domanda, presidente. Una corruzione, in questo caso – secondo me, è palese che ci sia stata – quanto vale ? Vale 1.000 euro, 10 mila euro, 100 mila euro o un milione di euro ? A questa domanda vorrei dare una risposta. Io non ci riesco.

  PRESIDENTE. L'ho detto con le parole mie, in maniera meno tecnica, ai procuratori quando loro hanno chiesto che vantaggio ne avesse. Il vantaggio è che, quando uno è parte lesa dal soggetto sul quale sta indagando e viene da lui aggredito, il risultato è che deve astenersi dagli ulteriori procedimenti giudiziari. Volete una conseguenza più grossa di questa ? Scusatemi, abbiate pazienza. Io non sono una tecnica come voi, ma nel 1990 Domenico Gallico aveva chiesto di rendere dichiarazioni spontanee e ne aveva approfittato per dare uno schiaffo al presidente della Corte d'assise, costringendolo ad astenersi.
  Si tratta di un metodo perpetrato da questo signore, scusatemi. Abbiate pazienza. Noi avremo ricostruito tardivamente, come dite voi, ma abbiamo ricostruito così.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Se a noi non lo dice il dottor Musarò...

  PRESIDENTE. Il dottor Musarò l'ha detto.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. L'ha detto.

  PRESIDENTE. Negli atti processuali che abbiamo letto noi questo aspetto c’è, procuratore.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Ma noi no.

  PRESIDENTE. Come non c’è ? E che caspita.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Presidente, mi lasci parlare. C’è ma lo stesso Musarò ha dichiarato che quello schiaffo non aveva nulla a che fare con il metodo di adesso. Ricordo anche il cognome del presidente, ma non è il caso di farlo. Era un segno di disprezzo come...

  PRESIDENTE. Loro fanno così. È il loro modo.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Non lo ricollega a un episodio di tipo mafioso, ma al fatto che il soggetto sia un violento.

  PRESIDENTE. Scusate un attimo. Sarà che noi ci dedichiamo in maniera particolare all'approfondimento di questo fenomeno e finiamo per acquisirne dei tratti più di altri soggetti, che probabilmente devono trattare molte altre vicende, ma, pur con la pochezza degli strumenti che possediamo, noi sappiamo che uno dei comportamenti tipici del mafioso è esattamente questo dell'intimidazione. Lo usano proprio per affermare la loro autorità. Questa è mafia. Che cos'altro è la mafia, se non questo ? Tant’è vero che riescono a non sparare, qualche volta, e neanche ad aggredire fisicamente, perché basta uno sguardo per far capire che loro comandano. Se non è metodo mafioso questo, dove sta il metodo mafioso ? Qui non c'era, invece...

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Qui è stato visto dall'altra parte. Praticamente una normale vendetta di una persona sottoposta...

  PRESIDENTE. Ma questa persona si chiama Domenico Gallico.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Domenico Gallico si vendica come gli altri.

Pag. 17

  PRESIDENTE. Ridiventa normale. Ridiventa una persona non mafiosa.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Allora, se avesse fatto una diffamazione, anche quella...

  PRESIDENTE. Non c’è dubbio. Se la fa in un contesto e nei confronti delle persone che hanno perseguito la sua situazione, che cos'altro è ? Certo che, quando uno entra in un contesto mafioso, i suoi atti sono riconducibili a quello.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Non lo so.

  PRESIDENTE. Non lo sa.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Davvero, non so se la qualifica di mafioso faccia sì che qualsiasi comportamento rilevante per il codice penale si qualifichi come tale.

  PRESIDENTE. Non dico qualunque, ma l'aggressione del giudice, del magistrato, del procuratore che ha incastrato un soggetto, dove la vogliamo collocare, in un delitto passionale ? Scusate. È passionale anche questo.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. È passionale, tutto sommato. La vendetta è una passione.

  PRESIDENTE. Meno male che questa audizione non è segreta. Passiamo al caso Manca. Voi avevate ancora delle risposte da darci.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Vorrei solo aggiungere una cosa. Mi spiace che manchi l'interlocutore principale. Si è parlato di naso fratturato. È vero che la procura di Viterbo non è brillante, ma non distinguere un naso fratturato da un naso non fratturato...

  PRESIDENTE. Ci riferiamo al caso Manca. Questo non è il setto nasale di Musarò. Bisogna parlare di Manca per far ammettere che il setto nasale di Musarò è rotto.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. A Musarò è stato rotto il setto nasale. Invece, per quel che riguarda il caso Manca, non so se ha visto la foto, ma questo sul tavolo dell'autopsia non è un setto nasale fratturato. Il setto nasale fratturato deriva da un effetto ottico di un'altra foto, che è quella che viene diffusa e mostrata, in cui la narice è tutta coperta dal sangue. Una volta levato il sangue e lavato, il setto nasale di Attilio Manca è normalissimo. Non bisogna speculare su questo.

  GIULIA SARTI. Allora perché i medici del 118, durante il primo intervento...

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Ma chi glielo ha detto ?

  GIULIA SARTI. Gli atti del processo.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Non è vero. Fatemi vedere l'atto del processo.

  GIULIA SARTI. I medici del 118 che hanno fatto il primo soccorso l'avevano dichiarato.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Chiedetelo a loro. Questi sono i dati obiettivi. C’è l'autopsia, c’è la visita esterna del cadavere, ci sono i dati fotografici...

  GIULIA SARTI. Dell'autopsia avete dovuto richiedere una integrazione. Siamo sempre lì.

Pag. 18

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Lei sa quante integrazioni di perizie autoptiche, medico-legali vengono fatte abitualmente ? Tante, tantissime, perché l'autopsia può essere esaustiva o meno esaustiva. Parlo di tante rispetto ai casi che noi esaminiamo. Che significa dire che c’è stata un'integrazione perché non erano chiare l'ora della morte e tutte quelle cose ?

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Le chiacchiere stanno a zero. Il morto in questa foto è sul tavolo autoptico, il naso è diritto e non ha il setto nasale fratturato. Glielo hanno reingessato mentre mancava ? Cerchiamo di essere logici.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Perché si attribuisce il rigonfiamento dello scroto a percosse ?

  GIULIA SARTI. Mi scusi, procuratore, ma io non capisco, allora, tutta la questione che è stata sollevata da voi sul fatto che si sarebbe fratturato il setto nasale appoggiandosi sul telecomando e colpendolo.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Chi l'ha detto ?

  GIULIA SARTI. Si sarebbe appoggiato sul telecomando. Questa era una ricostruzione fatta da voi.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. L'hanno detto i giornali, riportando male. Gli atti ci sono.

  PRESIDENTE. Abbiamo accertato, parlando di Manca, che noi abbiamo letto con serietà gli atti di Musarò. Questa, procuratore, è già una conquista. Poi le dimostreremo che abbiamo letto con attenzione anche quelli di Manca. Voleva intervenire il vicepresidente Gaetti, che, peraltro, è anatomopatologo.

  LUIGI GAETTI. Premesso che forse l'ho citato l'altra volta, io ho fatto 2.500 autopsie nella mia vita, ragion per cui di queste cose me ne intendo. Io, nella mia vita, ho collaborato con il procuratore di Mantova e perizie o richieste suppletive non ne ho mai avute, perché era sufficiente scrivere una perizia fatta bene, nel qual caso non c'era bisogno di tornare sui propri passi. In merito posso dire che la perizia che ha fatto la collega – dovrei chiamarla collega, ma mi fa un po’ specie chiamarla così – Ranalletta è veramente infame. Non saprei come definirla in maniera diversa.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. È arrivata la televisione, grazie a Dio.

  LUIGI GAETTI. No, non si fa un'ispezione cadaverica in questo modo. Non si fa una temperatura rettale senza conoscere la temperatura dell'ambiente. Questo è inaccettabile. Questo è inaccettabile. Ci sono delle problematiche immense. La Ranalletta ci racconta che la rigidità è risolta. L'infermiera, invece, si presenta e sostiene che la rigidità è cadaverica. Chi si intende un po’ di tanatologia sa che la rigidità è importante per stabilire l'epoca della morte. E potrei andare avanti. Io mi domando perché una perita di questo tipo non sia stata indagata da voi. Io la indagherei, perché questa è imperizia. Questa non è neanche negligenza. È imperizia allo stato puro. Glielo dice un medico di campagna.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Altro che medico di campagna. Lei è un bravo anatomopatologo. Noi abbiamo l'unico perito... Lasciamo perdere. Quello c’è e con quello lavoravamo.

  LUIGI GAETTI. Per giunta, scusate, ma è una persona che si fregia di essere Pag. 19docente di diritto in due università di medicina legale. A me è stato spiegato che in casi di questi tipo la negligenza è molto facile da dimostrare, perché si ha quando uno non si attiene a un regolamento. La perizia, invece, è impossibile. Questa, però, è imperizia allo stato puro. Pertanto, anch'io, vedendo quelle foto, ritengo che quello non sia un setto nasale rotto. Lo dico vedendo le fotografie e non avendo fatto l'autopsia. A questo punto, però, per esempio, mi stupisce che un perito, valutando le fotografie del defunto, del cadavere sul letto di casa al momento del ritrovamento e sul tavolo autoptico, non abbia notato come lo scroto avesse dimensioni diverse. Questo si chiama enfisema putrefattivo e nella seconda perizia non viene neanche preso in considerazione. Questo cambia completamente l'epoca della morte.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Se dobbiamo fare un discorso di critica alle modalità di conduzione dell'autopsia e all'operato del medico da un punto di vista scientifico, è un conto. Qui, invece, dobbiamo esaminare...

  PRESIDENTE. Non solo è un conto, ma è necessario farlo.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Certo. Le analisi sono state poi integrate e fatte ancora. Sul punto ci sono state discussioni – l'ho già detto l'altra volta – di ore nelle varie sedi processuali, con una prima discussione e una seconda discussione. Alla conclusione che interessava ai nostri fini, ossia stabilire tempo, causa e mezzi della morte ci si è arrivati...

  LUIGI GAETTI. Vi rendete conto che lì ci sono degli errori incredibili ?

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Lei ha chiesto perché non la radiano dall'albo, perché la perizia è infame. Sono problemi che riguarderanno... Noi abbiamo questo caso preciso su cui lavorare, in cui si dice che Manca non è morto per inoculazione, per assunzione di eroina. O meglio, è morto così, però qualcuno sostiene che gli sia stata inoculata. Mi pare che sulla causa ultima della morte nessuno discuta. Nessuno discute sul fatto che Manca sia morto per aver assunto una certa dose di... Mi pare che su questo anche i più accaniti non discutano. Qualcuno, però, sostiene che gliel'hanno iniettata a forza. Non è stata un'autoinoculazione volontaria. Con riferimento a tutto questo che lei dice, io posso anche condividere – in parte – le sue osservazioni su un dato modo di lavorare, di essere medico, di essere avvocato, o di essere magistrato, questo vale per tutti. Quando, però, andiamo a discutere di questi risultati a seguito delle altre acquisizioni processuali, noi arriviamo a questa, che riteniamo essere la verità, quella che risulta da tutti gli atti. A quella che abbiamo sostenuto ed è quella che poi, alla fine, quattro giudici – mi pare, non so chi facesse la domanda su quanti giudici si siano interessati... quattro più altri – hanno sostenuto, stabilendo che Manca è morto così. Hanno poi mandato a giudizio colei che ha fornito la droga, ossia la signora Monique, alias Mileti Monica. Tutto questo che lei dice a che fine lo dice, per criticare la Ranalletta ? Vediamolo poi per quello di cui ci stiamo occupando.

  PRESIDENTE. Vorrei dire una cosa, se posso permettermi. Noi ci muoviamo, questa volta su richiesta esplicita della famiglia, che ci chiede di fare la nostra parte per accertare la verità, ma ci muoviamo con l'intento di accertare la verità, non di accertarne una rispetto a un'altra. Vorrei che questo fosse chiaro, perché, avendo questa Commissione...

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Mi hanno quasi esonerato da questo compito, nel momento in cui è stata chiesta la riapertura dell'indagine alla procura distrettuale antimafia di Roma. Lo stampo mafioso del delitto sarà accertato dalla Pag. 20procura distrettuale antimafia di Roma. Mi scusi se le ho interrotto il filo.

  PRESIDENTE. No, procuratore, non mi ha interrotto il filo. Continuerò il filo di prima e, per educazione, rispondo al filo di adesso. Quanto al filo di adesso, le dico con molta tranquillità che noi abbiamo piena fiducia nel procuratore Pignatone e siamo sicuri che farà bene la sua parte. Questo, però, non solleva questa Commissione dal fare la propria e, quindi, la continueremo a fare, perché siamo stati sollecitati, abbiamo preso un impegno con la famiglia e riteniamo di dover onorare questo impegno. Noi non amiamo, come abbiamo dimostrato in molti altri casi, sovrapporci all'attività dell'autorità giudiziaria, ma in questo caso, avendo peraltro iniziato prima, abbiamo tutta la possibilità di procedere nel nostro lavoro. Non siamo, quindi, assolutamente esonerati, né sollevati, perché questo non è previsto, tra l'altro. Potremmo aprire tranquillamente altre inchieste mentre sono in corso procedimenti giudiziari. Se non lo facciamo è perché abbiamo un profondo rispetto dell'attività della magistratura, salvo che in alcuni casi non ci nascano dei dubbi e noi abbiamo bisogno di svolgere delle indagini anche nei confronti del lavoro della magistratura. Questo lo possiamo fare. Ritornando al filo precedente, procuratore, noi non abbiamo una verità precostituita in testa. Peraltro, le ricordo che l'altra volta lei quelle foto non ce le ha portate, ma noi le avevamo già viste.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. L'avevo capito. Infatti, oggi non le portate per lei, ma per gli altri.

  PRESIDENTE. No, ho capito. La famiglia ci ha portato quella foto, ma noi, pur avendo riaperto l'inchiesta su input della famiglia, prima che voi ci portaste quelle foto, le avevamo già viste e avevamo già visto questo particolare.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Lei.

  PRESIDENTE. No, anche loro. Tutti.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Perché hanno parlato di frattura del setto nasale, allora ?

  PRESIDENTE. Perché allora lei l'altra volta non è stato in grado di rispondergli subito ? Scusi, procuratore, abbia pazienza.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Gliel'ho detto. Ho detto che non esiste. Io mi sto «difendendo» su una questione che non mi riguarda, perché...

  PRESIDENTE. Posso terminare ? Ora mi interrompe davvero. Il problema non è che io rompo il filo, ma che lei rischia di dire delle cose prima che io abbia finito e così rischiamo di fare una fatica in più tutti e due. Procuratore, un'ammissione va fatta con molta chiarezza. Il vicepresidente Gaetti ha introdotto benissimo, con la sua competenza, l'argomento. In questa vicenda molto probabilmente molti dubbi non sarebbero nati se le cose fossero state fatte come andavano fatte. Non vi accanite contro di noi, che vi facciamo delle domande, né nei confronti di una famiglia o delle persone a cui sono nati dei dubbi che sarebbero nati a chiunque, per come sono state condotte le indagini che andavano fatte immediatamente dopo il caso. Anche un morto ha diritto al suo rispetto e non può essere trattato in questo modo. Non ci rispondete dicendo «Non c’è partita. Che cosa domandate ? Che cosa volete ?». All'inizio ci sono errori enormi su come sono state fatte le cose e, giustamente, Gaetti chiede perché non abbiate proceduto anche dei confronti di questi che hanno portato sulla cattiva strada quanto meno l'opinione pubblica.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Posso rispondere adesso ?

Pag. 21

  PRESIDENTE. Sì. Io, però, le chiederei di rispondere con rispetto nei confronti di chi sta facendo le domande, perché gli errori li avete compiuti voi all'inizio, non chi si è fatto le domande dopo.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Quello che voglio dire l'avevo già detto l'altra volta, ma pare che sia stato dimenticato. Attilio Manca è morto nel 2004. Io sono andato a Viterbo nel 2008. Quando mi è stato chiesto di occuparmi del caso Manca, perché c'erano varie questioni, di Attilio Manca io non avevo mai sentito parlare. Non vivevo lontano, stavo alla procura generale di Roma, quindi abbastanza vicino a Viterbo e alla procura di Viterbo. Tuttavia, di Attilio Manca non si era mai sentito parlare. Nel 2008 io vengo a sapere di questa questione. Qual'era la situazione processuale ? Era davanti al GIP. Il GIP doveva decidere sull'archiviazione. Oltretutto, come procura, io non avevo più alcun potere, perché stabilirà il giudice. Che cosa ho fatto ? Io mi sono fatto portare gli atti e ho letto, senza alcuna prevenzione, tutti gli atti. Certamente mi sono accorto, senza essere un medico, della perizia della Ranalletta, ma ormai... Ho chiesto informazioni e ho saputo che la Ranalletta erano ormai quattro anni che non stava più a Viterbo, perché finalmente a Viterbo, avendolo chiesto, si rivolgevano a Siena, a Firenze o ad altri posti un po’ più qualificati. Per questo il medico era cambiato. Che cosa potevo fare io sulla perizia della Ranalletta ? Sono andato a vedere tutti gli atti. È faticoso leggere gli atti, perché sono una montagna, sono dispersi e sono veramente... Quello che cercavo era quello che chiedeva la famiglia Manca, ossia un legame con Provenzano, che però non c'era. Non c'era. Non l'ho trovato. L'unico legame con Provenzano esce fuori con queste dichiarazioni dei pentiti dell'anno scorso, che però è come se non ci fossero. Innanzitutto quello che ha parlato di riferimento dice che non parla più con i giudici. Meno male che ci sono quelli che rifiutano di parlare con i giudici invece di prenderli a pugni.

  PRESIDENTE. Però su quelli che vengono presi a pugni nessuno indaga.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Gallico ha quattro ergastoli più due anni e mezzo. Non credo che questo lo potrà sollevare più di tanto. Non è facile. Bisogna vedere tutto. L'altra volta, quando ci siamo lasciati, ormai più di tre mesi fa, era stata fatta quella dichiarazione che per me resta misteriosa, ossia quella della madonnina che ha avuto da Provenzano, che aiuterebbe a risolvere il caso Manca. Che vuol dire ?

  GIULIA SARTI. Mi perdoni, però: se voi avete detto che non siete competenti per eventuali indagini quando si tratta di criminalità organizzata...

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Adesso sì, ma prima nessuno lo voleva. Non l'ha voluto nessuno questo processo.

  GIULIA SARTI. Perfetto. Voi dite che avete cercato comunque legami con Provenzano, senza trovarli. Tuttavia, non era vostra competenza cercare i legami con Provenzano. Voi dovevate semplicemente fare un corretto lavoro. Io ho capito che lei è arrivato nel 2008, procuratore, ma il suo collega, il sostituto Petroselli, c'era.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Sì, ma il caso ormai era davanti al giudice delle indagini preliminari.

  GIULIA SARTI. Voi avete richiesto l'archiviazione quattro volte.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Quando sono arrivato io, erano già alla Pag. 22terza. Erano già state fatte le archiviazioni parziali ed era stato eliminato il delitto di mafia.

  GIULIA SARTI. Sì, ma perché continuare a reiterare una richiesta di archiviazione per tre volte di fila, quando le indagini erano state condotte male ?

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Perché ritenevamo, come io ritengo a oggi, che non ci fossero elementi. Non c'erano.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Lei chiede perché tre volte. Forse bisogna ricordare la procedura... il pubblico ministero chiede l'archiviazione, il giudice delle indagini preliminari...

  GIULIA SARTI. So benissimo qual è la procedura, non c’è bisogno che me la spieghi. È passato meno tempo dalla mia laurea rispetto alla sua e, quindi, mi ricordo molto bene il codice di procedura penale, perché sono molto più giovane rispetto a lei.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Io operavo su altri codici, che forse erano più validi.

  GIULIA SARTI. Infatti. È lei che si deve aggiornare. Io, invece, l'ho fatto recentemente. Sono stata avvantaggiata.

  PRESIDENTE. Per cortesia.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Il giudice delle indagini preliminari ti dice quali indagini devi fare e tu fai quelle, non ne puoi fare tante altre. Fai quelle che ti indica, che sono state fatte. Poi è arrivato a quella conclusione, che noi sappiamo.

  GIULIA SARTI. Io ho solo un'ultima domanda su questa questione. Vorrei sapere a quali conclusioni eventualmente siete giunti per quanto riguarda la denuncia al dottor Ingroia e, quindi, delle indagini nei suoi confronti per calunnia e se ci sono gli elementi per rinviarlo a giudizio.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Che significa «a quali conclusioni» ?

  GIULIA SARTI. Voglio chiedere semplicemente lo stato degli atti.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Se chiede se c’è un procedimento, le dico di sì.

  GIULIA SARTI. Vorrei sapere se c’è un procedimento e se è stata avanzata qualche richiesta per rinviarlo a giudizio. Tutto qui.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. È nella fase delle indagini preliminari.

  GIULIA SARTI. Quindi, non è archiviato e non è definito.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Non è archiviato, né definito in un modo o in un altro.

  GIULIA SARTI. Avete fatto qualche richiesta per rinvio a giudizio ?

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Io preferisco che venga avvisato l'interessato prima di fare dichiarazioni su questo punto.

  GIULIA SARTI. È ovvio. È il minimo.

  PRESIDENTE. Mi è sembrato abbastanza avvisato l'interessato.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale Pag. 23di Viterbo. Comunque, ripeto, con riferimento agli atti processuali, prima di dare una notizia di atti coperti dal segreto istruttorio, investigativo, aspetto di riferire a lui, ossia che ne abbia lui contezza totale. Ne ha diritto. Su questo punto c’è effettivamente il processo. Sono stati svolti accertamenti sui punti che interessano, ovviamente. Presumo che l'avrà detto, se risponde a verità che l'avete sentito. Non lo so...

  PRESIDENTE. L'abbiamo sentito ieri.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Vi avrà parlato dell'ipotesi di calunnia. D'altra parte, l'ha detto a tutti i giornali del mondo. Ovviamente, si sono approfonditi quei punti che possono interessare il delitto di calunnia. Mi astengo qui da commenti sulle modalità di contestazione da parte di un indagato dei reati che gli vengono contestati.

  PRESIDENTE. Possiamo, invece, chiedere a che punto è il processo a carico della signora che avrebbe fornito...

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Il processo, purtroppo, prima di giugno ha subìto un ulteriore rinvio. Questo è un processo che era di competenza del giudice monocratico, il quale era impegnato nel collegiale. Si terrà a novembre di quest'anno. È stata tenuta un mese fa o un mese e mezzo fa l'altra udienza e il processo si terrà a novembre – non ho la data precisa – di quest'anno.

  PRESIDENTE. Su questo non commentiamo, perché poi il procuratore ci accuserebbe di non conoscere i tempi della giustizia.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. No, i tempi li conoscete. Penso che ve ne occupiate tutti i giorni, quando parlate della prescrizione dei processi e di questioni del genere.

  PRESIDENTE. Ce ne occupiamo tutti i giorni, sì. Ci sono altri colleghi che vogliono formulare altre domande ? No. Va bene.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. In tribunale, purtroppo, il giudice fa il monocratico e il collegiale nello stesso giorno.

  PRESIDENTE. Lo sappiamo. Perché lo fate nello stesso giorno ? Non si può fare in due giorni separati ?

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Perché ci sono altre cose negli altri giorni. Quello era caduto nello stesso giorno e il giudice ha dovuto rinviarlo per fare il collegiale.

  PRESIDENTE. Bastava fissare il monocratico in un giorno diverso, oppure no ?

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Ma non sa quando fissa il collegiale.

  PRESIDENTE. Si poteva spostare al giorno dopo. Comunque, sarà a novembre. Non abbiamo dubbi che questo non sia facile. Da questo punto di vista sappiamo che le responsabilità sono anche altrove. Va bene. Se i colleghi non hanno altro da aggiungere, ringraziamo il procuratore...

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Io vedo qui scritto: «promemoria risposte al senatore»...

  PRESIDENTE. Prego, procuratore, le legga.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Sono risposte telegrafiche. Sono una quindicina di domande. Ce le aveva fatte pervenire per iscritto. Non è presente l'interessato, però.

Pag. 24

  PRESIDENTE. Non importa. Le risposte interessano a tutti.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Magari gli consegnerò le risposte. Il senatore aveva posto le seguenti domande. Prima domanda: «Come mai, di fronte alle circostanziate dichiarazioni di Angela Manca rispetto alle sue conversazioni con il figlio che si era recato in Francia, non avete verificato i viaggi ?». Le dichiarazioni sulle conversazioni con il figlio Attilio Manca, che non sono così precise e circostanziate, non hanno trovato alcun riscontro su viaggi in Francia. Anzi, gli accertamenti compiuti inducono a escludere tale circostanza. Richiamo telegraficamente queste circostanze, ossia la presenza in ospedale del Manca, i prelievi bancari, l'assenza di biglietti o altro. Si vedano le indagini agli atti. Seconda domanda: «Che tipo di accertamenti avete fatto in relazione al punto 1) ?». La risposta è altrettanto telegrafica. Gli accertamenti sono stati documentali, testimoniali e bancari. Terza domanda: «Avete verificato le coincidenze delle assenze dal lavoro del dottor Manca con i giorni di permanenza a Marsiglia di Provenzano ?». Sì. Non risultano assenze – sottolineo proprio assenze vere, intendendo che il dottore era in servizio – e comunque elementi significativi di un qualunque contatto, interesse o visita di Manca con Provenzano in clinica. Quarta domanda: «Che tipo di verifiche avete fatto ?». Sono stati acquisiti tutti gli atti di interesse dal processo cosiddetto «Grande Mandamento» di Palermo. Le analisi di quelle indagini escludono qualsiasi diretto o indiretto collegamento tra Manca, la sua persona o la sua professione e il Provenzano e/o i suoi favoreggiatori, sia durante la cura, sia nella latitanza. Quinta domanda: «Avete verificato se vi fossero discordanze tra l'informativa – la famosa informativa che ha poi dato luogo al processo – con le risultanze di Palermo ?». Sì. Dalle verifiche e dalla comparazione dei risultati delle indagini di Palermo e quelle della squadra mobile di Viterbo non emerge alcuna discordanza. Sesta domanda: «Avete fatto verifiche sull'inchiesta giornalistica di Chi l'ha visto, che aveva criticato questa indagine ?». Sulla rilevanza dell'inchiesta giornalistica di Chi l'ha visto ha già risposto il GIP, nelle ordinanze che abbiamo trasmesso, che è priva di qualsiasi riscontro serio, in sintesi. L'attenta lettura del foglio di presenza del Manca, raffrontata con tutti gli altri elementi emersi anche successivamente a Palermo, ha confermato la piena veridicità e aderenza alla realtà della non presenza di Manca presso la clinica di Provenzano e della sua presenza, invece, in ospedale. Settima domanda: «In particolare, visto che nella stessa nota della squadra mobile di Viterbo del 21 novembre si scriveva che Provenzano era stato ricoverato a Marsiglia dal 22 ottobre, come mai non avete evidenziato che dal prospetto acquisito Manca risultava essere assente dal servizio nei giorni 25 e 26 ottobre ?». Il 26 ottobre il Manca – qui non risulta, ma lo aggiungo io ora – è risultato aver fatto un prelievo da un bancomat della sua banca in via Garbini a Viterbo. Aggiungo questo ulteriore elemento. Solo lui conosce il suo PIN. Ottava domanda: «In due di quegli stessi giorni in cui avrebbe potuto andare in aereo a Marsiglia... ?». Ho già detto adesso che ha fatto un prelievo. Comunque, Manca non risultava affatto assente dal servizio dell'ospedale nei giorni 25 e 26. Provenzano fu ricoverato in periodi più ampi di quelli indicati nella domanda. Manca ha rispettato i normali turni di servizio e di riposo, incompatibili, sia logicamente, sia temporalmente, con una sua presenza nel luogo di ricovero in Marsiglia. La visita di controllo – parlando, era stato chiesto se Manca avesse fatto una visita di controllo per il Provenzano – è esclusa comunque da tutte le modalità del ricovero emerse nelle indagini del processo di Palermo, in particolare dall'esame dei medici fatto per rogatoria internazionale dal dottor Prestipino e dagli altri colleghi che si interessarono. Nona domanda: «Come mai, di fronte a questi dubbi, avete recepito passivamente che la squadra mobile di Viterbo Pag. 25scrivesse di aver appreso del periodo di permanenza di Provenzano in via informale dallo SCO, invece che attraverso una formale acquisizione ?». Non vi erano dubbi di alcun genere. La nota della squadra mobile fu valutata positivamente per la sua attendibilità e perché le notizie erano in via informale, ossia senza formale comunicazione scritta – questo vuol dire informale; non si tratta dell'informativa di un confidente – provenienti da un servizio serio e qualificato come quello del Servizio centrale operativo della polizia. Decima domanda: «Chi era il depistatore che avrebbe fornito tali notizie dal Servizio ?». Nessun depistatore c’è mai stato al servizio centrale, le cui notizie sono state tutte confermate dalle indagini. La domanda sembra provocatoria, perché definire uno del Servizio centrale operativo un depistatore mi pare un po’...
  Undicesima domanda: «Come mai non vi siete resi conto che quelle notizie apprese in via informale erano state smentite dalle indagini della procura di Palermo addirittura riportate dai giornali – si cita il famoso articolo del Corriere della Sera del 12 giugno 2005 – dalle quali risultava che era stato a Marsiglia per un periodo ?». La risposta è: le notizie che si insiste a dire essere state apprese in via informale non sono state affatto smentite dalla procura di Palermo, anzi sono state confermate. Le notizie riportate dai giornali, per quanto autorevoli, non entrano nei processi. I periodi più lunghi di permanenza del Provenzano in Marsiglia non hanno in alcun modo modificato il quadro probatorio del Manca sull'inoculazione. Dodicesima domanda: «Come mai non avete riscontrato se in quei giorni il Manca si fosse allontanato dall'ospedale ? Sarebbe emerso che il Manca è stato assente nei giorni – sono indicati – 5, 6 eccetera, giorni sufficienti per andare a Marsiglia a fare una visita di controllo ?». Io rispondo che trattasi di mere supposizioni del richiedente. Le assenze del Manca non hanno avuto alcun collegamento sul piano probatorio con la malattia, la degenza e la cura del Provenzano. Sul punto possono essere sentiti gli inquirenti della DDA – io ho gli atti – che si sono occupati di questo aspetto, escludendo, almeno a quanto risulta, ogni possibile collegamento. Tredicesima domanda: «Come mai avete considerato irrilevante l'anomala dinamica del delitto ?». Non è stata mai considerata irrilevante la dinamica del delitto. Si sono valutati tutti gli aspetti di specifica e di generica per un'esatta ricostruzione – è stata data la qualificazione che ormai sappiamo – da cui è stata estrapolata Mileti Monica, per la quale è attualmente pendente... Quattordicesima domanda: «Perché Manca avrebbe dovuto bucarsi il braccio sinistro ?». La domanda appare mal posta, in quanto si chiede il perché, noto verosimilmente solo a Manca e dipendente comunque da innumerevoli variabili. Perché sul sinistro e non sul destro ? Dipende da un sacco di variabili. La questione del mancinismo e della possibilità per Manca di inocularsi l'eroina nel braccio sinistro con la mano destra, invece, è una questione sulla quale le parti del procedimento hanno lungamente argomentato, PM, difesa delle parti offese e difesa degli indagati. Si possono vedere le memorie – ci sono lunghissime trascrizioni – delle varie udienze: mancinismo sì, mancinismo no, bimanualismo e laparoscopia. Peraltro, la laparoscopia con Provenzano non c'entra nulla, perché Provenzano è stato operato con un comune intervento a cielo aperto. La laparoscopia, tante volte richiamata, non c'entra niente. Ha subìto una degenza di moltissimi giorni, di dodici giorni, perché erano richiesti. Il GIP ha ritenuto di accogliere e ha accolto, tra le tante ricostruzioni prospettate in tutte queste argomentazioni, tra cui quella fatta dall'allora difensore unico Repici, quella prospettata dalla procura sulla possibilità per il Manca di autoinoculazione. Quindicesima e ultima domanda: «Perché non sono stati presi in considerazione tutti gli evidenti segni di contusione e percosse – ne abbiamo parlato ora – che Manca presentava al volto e al setto nasale ?». Il richiedente parla di «evidenti segni di contusione», in particolare al volto, al setto nasale, ai polsi e alle caviglie, «evidentissimi – si aggiunge Pag. 26– nelle impressionanti foto che sono state...». Si ignora quali siano queste foto. Io non so quali siano quelle diffuse. Il dato reale e obiettivo è che sul corpo del Manca non sono stati rilevati segni di violenza. L'ispezione del cadavere non ne dà atto. Qui sì, si sarebbe proceduto se nella lettura dell'esame esterno del cadavere non se ne fosse fatta menzione e poi si fosse scoperto che c'erano. Questo non è stato provato. Almeno da quel punto di vista l'autopsia...

  LUIGI GAETTI. Si dimostra la negligenza di non aver preso la temperatura interna ed esterna.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Certo, quella basale è fondamentale. Lo so. Aggiungo quello che ha già detto lei, ossia che anche ad un occhio non esperto si vede dalle foto l'assenza di lesioni traumatiche, distinguendo le false immagini da quelle vere. Io ho finito la lettura. Se vuole, glielo deposito. È un promemoria.

  PRESIDENTE. Va bene.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Tutto questo non è stato accertato perché noi volessimo accertare, in maniera incompetente, i rapporti tra Provenzano e Manca. Queste sono conclusioni dedotte adesso dagli accertamenti fatti a suo tempo dalla procura della Repubblica di Palermo.

  GIULIA SARTI. Non ci siamo capiti. Noi stiamo semplicemente facendovi notare che, secondo quanto ci avete lasciato voi con tutti gli atti e secondo quanto appreso in tutto questo tempo, ci sono, come abbiamo detto prima anche sul caso di Musarò, delle negligenze che noi abbiamo riscontrato.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Se uno si mette a vedere il lavoro degli altri, di negligenze sa quante ne trova sempre ?

  GIULIA SARTI. Ho capito, ma è vostro compito accertare la verità. Qui ancora la verità non è stata accertata e siamo a undici anni di distanza dalla morte di un ragazzo.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Chi lo dice ? Chi lo dice che la verità non è stata accertata ?

  GIULIA SARTI. C’è ancora il processo in corso, mi sembra, per la cessione della droga...

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Assolutamente no. Hanno ricominciato perché la famiglia non si dà pace e insiste, ma il giudice si è già pronunciato su questa morte. Se poi vogliamo ignorare che un giudice si è già pronunciato, seguitiamo a polemizzare con la procura.

  GIULIA SARTI. Un giudice si pronuncia sulla base delle prove che ha in quel momento. Se le prove sono quelle che abbiamo visto finora...

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. No. Il giudice delle indagini preliminari per cinque volte ha richiesto ulteriori supplementi di prova.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Quelle che avete voi le ha pure il giudice. Voi non avete di più o di meno.

  GIULIA SARTI. Noi non stiamo qui, con una tesi precostituita, a dire che questo caso sia collegato a Provenzano. Non siamo qui a dire che c’è il collegamento con Provenzano e che voi l'avete ignorato. Non è questo il punto.

Pag. 27

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Io mi guardo bene dal dire «voi». Io intendo chi...

  GIULIA SARTI. Vi stiamo facendo notare tutte le cose che, secondo noi, sono state fatte male.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Sono tante le cose fatte male. Capita.

  PRESIDENTE. Noi completeremo poi il nostro lavoro e, se avremo bisogno di sentirvi, vi disturberemo ancora, ma il punto sul quale vorrei che ci lasciassimo concordi è che è molto difficile, in questa circostanza, in questa situazione... a me è capitato anche in un'altra, che continua a essere oggetto di molti interrogativi... ma anche in questo caso, al di là del lavoro che faremo e del lavoro che farà la DDA di Roma, di quello che avete fatto voi o di altro, una cosa è certa: gli interrogativi che sono nati non possono essere bollati come fandonie o come incapacità di una famiglia a rassegnarsi per quello che si è verificato, perché tutto questo è successo per gli errori che sono stati fatti all'inizio. Peraltro, voi non c'eravate neppure. Almeno su questo punto troviamoci d'accordo.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Mi sembra tra le righe, e anche fuori delle righe, di averlo detto.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Tuttavia, io non mi trovo d'accordo laddove si dice che la perizia tricologica non esiste e che è stata inventata. Come è stata inventata la perizia tricologica ?

  PRESIDENTE. Non ha detto che è stata inventata.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Salta fuori dalla testa di Giove...

  PRESIDENTE. Posso dire che questa ironia, francamente, non si addice alla situazione ?

  LUIGI GAETTI. Le spiego dottore. Quando si fa una cosa, la si fa bene, e si fa secondo una scaletta ben precisa. Si prende tutto il capello e si guarda se c’è dentro una sostanza o meno. Se la risposta è affermativa, il capello si strappa dal bulbo. Il capello cresce un centimetro al mese. Si taglia il pezzetto e si guarda. Tutto questo discorso non è stato fatto. L'unica cosa che possiamo dire è che il Manca ha assunto delle sostanze stupefacenti. Sì, ma ne ha assunte tante, ne ha assunte poche, per quanto tempo le ha assunte ? Il capello non ce lo dice da solo. Se quell'esame fosse stato fatto in maniera pertinente, prendendo il bulbo, ed esaminando il primo centimetro, il secondo e il terzo, si sarebbe potuto capire se l'aveva presa tutti i mesi. Addirittura si sarebbe potuto frazionare il capello in maniera più piccola. È proprio questo che non risulta chiaro. Quando si parla dell'esame del capello, va specificato tutto questo che è stato detto. Lui ha preso l'eroina ? Sì. Quanta ne ha presa e per quanto tempo l'ha presa ? A questo non si può dare una risposta, tant’è vero che, leggendo quella perizia, uno come me non può dire se Manca fosse un assuntore sporadico o un assuntore abituale, perché non ci sono degli elementi di continuità che avrebbero potuto essere forniti dal capello e non ci sono nemmeno degli elementi macroscopici, perché non si capisce quanti buchi ci siano sul braccio, se non i due più recenti.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Ce lo dicono alcuni testi, ma i testi vengono considerati i concorrenti nel reato.

  LUIGI GAETTI. Le fotografie che sono allegate...

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Quelle a colori.

Pag. 28

  LUIGI GAETTI. Sì, non sono eloquenti e non si riesce a definire la periodicità. Tutti questi elementi fanno sì che il discorso non sia chiaro. Io sono stato consulente d'ufficio della procura. La tecnica è molto semplice: se un perito scrive cento cose e lo si va a colpire su un errore che ha fatto, a questo punto si mettono in discussione le altre novantanove cose giuste che ha fatto. Questo ormai lo sappiamo tutti. Questa è la tecnica difensiva, di cui io, come perito della procura, perché non ho mai fatto il perito di parte, sono sempre stato vittima. Pertanto, io non dovevo prestare il fianco ad alcun errore. Ma qui il caso è lapalissiano, è evidente, tant’è vero che nella seconda perizia mi si fa vedere un diagramma in cui si dimostra che c’è la perdita di un grado all'ora. Io mi sarei vergognato a presentare una risposta in quel senso, quando non ho rilevato la temperatura iniziale. Ci sono dei congressi di medicina legale in cui si dimostra l'importanza delle due temperature, santo cielo. Io starei anche molto attento alle parole che avete detto sull'esame tricologico. Un esame così non vuole dire assolutamente niente.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Vuol dire quello che vuol dire.

  LUIGI GAETTI. No, vuol dire che lui ha assunto, punto. Se una volta, dieci volte o cento volte non si sa. Non si può dire.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. La conclusione è un pregresso uso di eroina.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Difatti questo è stato discusso per ore in sede di dibattimento. Lei è medico. Se le portano un paziente che i suoi predecessori medici hanno ridotto a un disastro, lei lo cura comunque. Questo ho e da questo deve venir fuori. Questo deve esaminare. Questi sono gli elementi che ho. Il medico precedente può avergli fatto una terapia sbagliata, ma questi sono gli elementi che lei ha. Lo stesso accade a chi deve valutare le prove, sia come accusa, sia come difesa. Si hanno questi elementi, parziali, totali, imprecisi. Vanno valutati per quello che possono valere in questo processo, in questa ipotesi accusatoria, in questa ipotesi di accusa che c’è o di accusa che non c’è. Quando sono stati discussi tutti questi elementi, nessuno ha mai detto che c'era il capello e che Manca si drogava tutti i giorni. Non sono matto. Nessuno ha mai detto una cosa del genere.

  PRESIDENTE. Anche l'altra volta hanno escluso la tossicodipendenza. Hanno parlato di un consumatore...

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Chiamiamolo saltuario. Io questo ho. L'autopsia mi fornisce questi elementi, fatta... sorvoliamo, per carità, questo, però, è quello che vediamo.

  LUIGI GAETTI. Mi spiace, ma io ho avuto un professore, il professor Tedeschi, il quale mi ha insegnato che bisogna aver più rispetto del morto che del vivo, perché il vivo si difende, il morto no. A questo punto, non è possibile avere anche un verbale in cui uno parla di edema polmonare e non mi dice quanto pesa l'organo, mi scusi presidente. Io quindi non sono in condizione di sapere quanto edema ci fosse. Se io avessi un polmone che pesa 1.100 grammi, direi che questo è sicuramente un edema, rispetto a un peso normale di 450 grammi. Dall'autopsia si traggono delle considerazioni sull'epoca della morte, che è sicuramente sbagliata, e tanti altri elementi. Se mi permettete, a questo punto, io vado oltre...

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Queste cose lei pensa che non siano state discusse in dibattimento ?

  LUIGI GAETTI. Io vado oltre e dico che credo che, alla fine, l'eroina sia la causa della morte. Su questo c’è poco da discutere. Pag. 29Tuttavia, non so se Manca se la sia iniettata accidentalmente o se gliel'abbiano iniettata. Questo è l'altro elemento fondamentale. La differenza sta in questo punto. Io ho potuto parlare con centinaia di familiari di queste cose. Già di fronte alla morte uno la rifiuta e, quindi, non accetta la verità delle cose. Questo è umano. Tuttavia, di fronte a tutte queste negligenze e a queste incongruenze, di fronte a chi dice che la rigidità c’è o non c’è, a questo punto, io non credo più nessuno e, quindi, mi sento legittimato a portare avanti le istanze in cui credo. È questo, secondo me, l'elemento chiave.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Poi, però, arriviamo al paradosso, a proposito della cartella clinica sequestrata a Marsiglia in cui si parla dell'intervento fatto a Provenzano, che mi viene obiettato che si falsificano sempre le cartelle cliniche.

  PRESIDENTE. No, qui si parla di errori fatti all'inizio. Io mi fermo alla competenza del vicepresidente e non vado oltre, perché oggi ha fatto una lezione a tutti. Come vede, noi abbiamo ricostruito e abbiamo fatto delle domande di un certo tipo. Sappiamo anche noi che c’è stato un processo a Palermo su Provenzano, nel quale è documentato tutto. Nessuno sta a giustificare i teoremi. Tuttavia, che ci sia stato offerto materiale perché una famiglia si consoli meno e perché qualcuno costruisca teoremi questo lo dovete ammettere.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Sì, presidente, ma nessuno è venuto da me a dirmi: «Non vediamo chiarezza sul tipo di morte di Attilio Manca. Non ci è chiaro com’è morto». Si è sempre sostenuto, o meglio nel 2008 ormai si sosteneva, che fosse stato ucciso perché aveva scoperto Provenzano. Quello è stato il mio punto di partenza da sempre. Per questo motivo sono andato a vedere se ci fossero questi rapporti con Provenzano. Se voi mi chiedete com’è morto Attilio Manca, io sono sicuro che sia morto di eroina, ma se l’è iniettata o gliel'hanno iniettata ? Era solo o in compagnia ? Io questo non lo so. Per me poteva anche essere con qualcuno. Ve lo dico sinceramente, perché non ho motivo per sostenere il contrario.

  GIULIA SARTI. Procuratore, quei dubbi provengono dal fatto che Attilio Manca era un ragazzo di Barcellona Pozzo di Gotto e che Barcellona Pozzo di Gotto è la Corleone di Palermo in questo momento storico, e lo è stata per tanto tempo. Il cugino, Ugo Manca, è un soggetto legato a Rosario Cattafi, capo della cosca di Barcellona Pozzo di Gotto e di tutta la provincia di Messina. Non stiamo parlando di normali cittadini. Se impronte di Ugo Manca vengono trovate, anche se risalenti a un mese precedente, nella casa di Attilio Manca e Ugo Manca si giustifica dicendo che è andato da lui perché preferiva andare a Viterbo piuttosto che farsi una visita a Barcellona Pozzo di Gotto, capite che dei dubbi possono venire da queste situazioni. Se nelle indagini nei confronti di Ugo Manca non si è proceduto, capite che tutte queste domande si possono fare ? È questo il punto.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Perché il cugino si fa operare dal cugino bravo a Viterbo invece che a Barcellona ?

  GIULIA SARTI. Si trattava di una visita.

  FRANCESCO D'UVA. Che sa essere eroinomane...

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Io contesto: Manca non è eroinomane. Nessuno ha mai sostenuto che fosse un eroinomane.

  FRANCESCO D'UVA. I barcellonesi...

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Pag. 30Non dicono che è eroinomane. Dicono che assumeva ogni tanto... Aveva queste botte...

  FRANCESCO D'UVA. Si fanno operare da una persona che assumeva sostanze ? Questa è la cosa particolare. C’è pure quell'impronta palmare, che è un altro mistero.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Perché è un mistero ?

  FRANCESCO D'UVA. Come, perché è un mistero ? Se lui l'ultima volta c'era andato a inizio dicembre e poi a dicembre ci sono state le pulizie della madre, tanto che non ci sono altre impronte. Ce ne sono soltanto quattro che non si sa di chi siano.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Si è attaccato sopra al bagno. Si è appoggiato mentre...

  FRANCESCO D'UVA. In bagno.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Anche qui ci sono state perizie e controperizie. Lei le avrà lette: stanno tutte là. Comunque, rifacciamo il processo.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Comunque, non sono cose determinanti. L'unica questione determinante è che sia di Barcellona Pozzo di Gotto.

  FRANCESCO D'UVA. Alcune cose sono state chiarite. Sicuramente anche l'aiuto del vicepresidente Gaetti ci ha chiarito la questione della posizione. Altre, invece, no. Penso a questa impronta palmare.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Io ho letto tutte le perizie del perito, di cui non ricordo il nome, del servizio di polizia scientifica incaricato dal GIP di andare a vedere le impronte quante erano. Tra le domande che gli sono state fatte c’è quella se questa impronta potesse scomparire e quali sono gli elementi che influiscono. Le risposte sono negative. Il perito sostiene che non si può, eppure l'impronta c'era. È stato tutto verificato. Se lei mi chiede se questo può far sorgere dubbi io lo capisco, ma, a un certo punto, in un processo, bisogna decidere. Le parti di un processo, sia l'accusa, sia i difensori della persona offesa, che sono giustamente particolarmente attenti, l'hanno sostenuto all'epoca, finché il giudice si è pronunciato. È una verità processuale, modificabile non lo so, ma con gli strumenti processuali. Io ne sono convinto. L'avvocato Repici per la famiglia ha detto la sua, l'ha detta con vigore e competenza. Leggetevi le trascrizioni. Si è parlato del mancinismo e dell'impronta. Ci sono state numerose udienze, con ore e ore, fino al tardo pomeriggio, di discussione. A un certo punto, però, il giudice decide. Che dalla vostra ottica si pongano taluni quesiti, io lo capisco, ma non quello che...

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Che ogni singolo episodio possa essere criticato mi sembra abbastanza evidente, ma alla fine si deve decidere.

  ANDREA VECCHIO. Presidente, io ho una curiosità, che mi è sorta dalla dichiarazione del vicepresidente Gaetti, il quale ha detto che quella perizia è un'imperizia. L'imperizia si può fare per ignoranza, per connivenza, per corruzione o per induzione. Io avrei indagato in questa direzione. Se quella perizia è così imperita allora bisognerebbe indagare sul perito, sulla qualità di questo perito, sul perché questo perito faccia quella perizia assolutamente da ignorante.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Questo l'ho visto quando sono arrivato. Negli anni successivi si è messo anche in evidenza che questo perito imperito era la moglie del primario presso il quale lavorava Attilio Manca.

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  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Qual è l'elemento di sospetto ? Non c’è sospetto. L'abbiamo già discusso l'altra volta.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Se il complotto arriva a un livello così generale. Leggo in una delle tante interrogazioni, presentata non so da quale parlamentare: «notati in atteggiamento amicale». Stanno in un reparto di medicina. Lei è stato medico. Stanno nel reparto urologia, in cui il primario è il dottor Tizio e la moglie è la dottoressa Ranalletta. Fanno la cena di Natale, ballano e vengono «notati in atteggiamenti amicali». Qual è il problema ? I sospetti posso capirli, ma i fatti hanno la loro forza e soprattutto i processi. Noi vi portiamo questo contributo. Voi avete altri strumenti valutativi anche per altri interessi. Nei processi ciascuno valuta quegli elementi obiettivi, rassegna le sue conclusioni e il giudice decide. Ci troviamo a questo punto, dal nostro punto di vista. Noi ve ne diamo conto, come ne abbiamo dato conto al giudice. Più di lì non possiamo andare. Si parla di Barcellona, di Corleone, di queste tesi.

  GIULIA SARTI. Dottor Petroselli, ho capito.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Mi si sostiene che è stato ammazzato per Provenzano.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Il punto di partenza è questo.

  GIULIA SARTI. Sì, ma il punto di partenza non dovrebbe mai essere questo. Il vostro compito non è dimostrare...

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Io a Provenzano non posso nemmeno arrivare, se non me lo dice la famiglia. Mettiamo che io fossi stato a Viterbo fin dal 2004. Muore questo povero ragazzo e si pensa che sia un morto per overdose. Come lo collego a Provenzano ? Io posso andare a cercare come è morto, se era solo quella sera, se c'era qualcun altro...

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Chi gli ha dato la droga.

  GIULIA SARTI. Si potevano acquisire le intercettazioni di tutte le persone anche dei mesi precedenti.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. È stato fatto, ma si fa per due-tre mesi. Non si può risalire a prima.

  GIULIA SARTI. Perché, se i viaggi dovrebbero essere stati fatti prima ?

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Non si poteva prendere l'anno prima. Dei viaggi parla sempre la madre.

  GIULIA SARTI. Perché non si potevano prendere ?

  PRESIDENTE. Tutto questo è nato successivamente. Quello che noi diciamo, che continuiamo a dire e su cui siamo tutti d'accordo è che queste domande sono nate successivamente e che i dubbi sono nati perché ci sono stati degli errori talmente evidenti nella prima fase che uno si chiede perché si sia verificato un caso del genere. Inoltre, ci sono stati altri fatti. Giustamente, loro, all'epoca, hanno trovato una situazione un po’ complicata. Io in questo senso non mi sento di affermare che la procura in quel momento potesse pensare a questo. I dubbi sono sorti dopo, per come è stato trattato il morto. Qui vale quello che ha detto il vicepresidente Gaetti. Io non ero arrivata alla frase del suo maestro, il quale diceva che un morto va trattato meglio di un vivo, ma sostengo che vada trattato con rispetto, questo sì.Pag. 32
  Possiamo terminare qui ? Vi ringraziamo e dichiariamo conclusa l'audizione.

Comunicazioni della presidente.

  PRESIDENTE. Comunico, infine, che una delegazione della Commissione effettuerà una missione a Como il prossimo venerdì 17 per un aggiornamento sulla situazione della criminalità organizzata nelle province di Como e Lecco. Sapete che si tratta di due province particolarmente esposte. In tale ambito si svolgerà altresì un'iniziativa pubblica di presentazione del secondo rapporto sulle mafie al nord predisposto per la Commissione dall'Osservatorio sulla criminalità organizzata dell'Università di Milano, diretto dal prof. Nando Dalla Chiesa.

  La seduta termina alle 16.15.