Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconti stenografici delle audizioni

Vai all'elenco delle sedute >>

XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza e di identificazione, nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti nei centri di accoglienza, nei centri di accoglienza per richiedenti asilo e nei centri di identificazione ed espulsione

Resoconto stenografico



Seduta n. 13 di Mercoledì 24 giugno 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Migliore Gennaro , Presidente ... 3 

Audizione del sottosegretario alle politiche agricole, alimentari e forestali, onorevole Giuseppe Castiglione:
Migliore Gennaro , Presidente ... 3 
Castiglione Giuseppe (AP) , Sottosegretario alle politiche agricole, alimentari e forestali ... 5 
Migliore Gennaro , Presidente ... 10 
Castiglione Giuseppe (AP) , Sottosegretario alle politiche agricole, alimentari e forestali ... 10 
Migliore Gennaro , Presidente ... 13 
Carnevali Elena (PD)  ... 13 
Castiglione Giuseppe (AP) , Sottosegretario alle politiche agricole, alimentari e forestali (fuori microfono) ... 13 
Carnevali Elena (PD)  ... 13 
Palazzotto Erasmo (SEL)  ... 14 
Castiglione Giuseppe (AP) , Sottosegretario alle politiche agricole, alimentari e forestali (fuori microfono) ... 15 
Palazzotto Erasmo (SEL)  ... 15 
Lorefice Marialucia (M5S)  ... 15 
Migliore Gennaro , Presidente ... 15 
Palazzotto Erasmo (SEL)  ... 15 
Binetti Paola (AP)  ... 15 
Migliore Gennaro , Presidente ... 16 
Binetti Paola (AP)  ... 16 
Locatelli Pia Elda (Misto-PSI-PLI)  ... 17 
Castiglione Giuseppe (AP) , Sottosegretario alle politiche agricole, alimentari e forestali (fuori microfono) ... 17 
Locatelli Pia Elda (Misto-PSI-PLI)  ... 17 
Marazziti Mario (PI-CD)  ... 17 
Migliore Gennaro , Presidente ... 18 
Colonnese Vega (M5S)  ... 18 
Beni Paolo (PD)  ... 18 
Migliore Gennaro , Presidente ... 19 
Castiglione Giuseppe (AP) , Sottosegretario alle politiche agricole, alimentari e forestali ... 20 
Migliore Gennaro , Presidente ... 23 
Castiglione Giuseppe (AP) , Sottosegretario alle politiche agricole, alimentari e forestali ... 23 
Colonnese Vega (M5S)  ... 23 
Castiglione Giuseppe (AP) , Sottosegretario alle politiche agricole, alimentari e forestali ... 23 
Migliore Gennaro , Presidente ... 23 

Comunicazioni del Presidente:
Migliore Gennaro , Presidente ... 23

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GENNARO MIGLIORE

  La seduta comincia alle 14.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, ove necessario, i lavori della Commissione potranno proseguire anche in seduta segreta.
  Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta con la web-TV della Camera dei deputati.
  Il regime di segretezza viene richiesto di norma dall'audito o da qualcuno dei commissari, sulla base di particolari esigenze. Vorrei anche ricordare che, nel caso di richiesta del regime di segretezza, i consulenti a tempo parziale non possono partecipare alla seduta.

Audizione del sottosegretario alle politiche agricole, alimentari e forestali, Giuseppe Castiglione.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del sottosegretario alle politiche agricole, alimentari e forestali, Giuseppe Castiglione, che ringrazio per la sua presenza.
  Ricordo che l'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei Gruppi, ha deliberato di procedere a tale audizione al fine di acquisire le opportune informazioni sulle procedure di gara adottate in passato per l'affidamento della gestione del CARA di Mineo.
  Prima di cedere la parola al Sottosegretario Castiglione, intendo chiarire brevemente, essendo l'audizione seguita anche in diretta televisiva attraverso la web-TV, quali sono i passaggi che faremo nell'ambito di questa audizione.
  L'audizione segue una missione – la prima missione della Commissione d'inchiesta che io ho l'onore di presiedere – a Mineo, in provincia di Catania. Anche ieri siamo stati a Lampedusa, dove abbiamo svolto sia un'ispezione che una serie di audizioni.
  Questa Commissione, ovviamente, non è titolata a svolgere le funzioni dell'autorità giudiziaria, pur avendone i poteri, perché la sua finalità è altra. Questo non è, quindi, un tribunale e non è un supplemento del dibattito parlamentare che ha avuto luogo ieri relativamente alle attuali funzioni di governo svolte dal Sottosegretario Castiglione. È una Commissione d'inchiesta sul sistema di accoglienza, che ha il dovere di accertare l'evoluzione del sistema almeno a partire dalla data che, in buona sostanza, noi giudichiamo decisiva per il cambio di regime di tutto il sistema di accoglienza.
  Possiamo considerare il periodo dal 12 febbraio 2011, data in cui fu dichiarato lo stato di emergenza che poi terminò ufficialmente il 31 dicembre 2012. Nella primissima fase, con una certa curiosità da parte di chi vi parla, fu nominato come Commissario delegato il prefetto di Palermo, cui subentrò, successivamente, il capo della Protezione civile – all'epoca il prefetto Gabrielli –, che abbiamo audito la settimana scorsa.Pag. 4
  In questo contesto, la nostra prima missione, come ricordavo, è stata presso il CARA di Mineo, che fin dal 2011 è parte rilevantissima dell'intero sistema nazionale, in virtù sia dei numeri – gli ospiti sono mediamente oltre 3.000 – sia della realizzazione di una procedura particolare che sarà oggetto dell'audizione di oggi.
  Poiché abbiamo audito diversi soggetti, una prima considerazione rispetto alla quale il sottosegretario ci potrà fornire la sua opinione – se vorrà, ovviamente – è se si sia avuta all'epoca la percezione che la Sicilia fosse individuata come la terra nella quale dovessero essere concentrati tutti i richiedenti asilo d'Italia.
  Si tratta di una questione importante da capire, perché ancora oggi la Sicilia è il territorio in cui sono maggiormente concentrati i centri e i richiedenti asilo (intorno al 20 per cento del totale degli ospitati). Il fatto che fosse individuato prioritariamente come soggetto Commissario proprio il prefetto di Palermo potrebbe essere interpretato in questa direzione.
  Inoltre, il CARA di Mineo inizialmente, quando fu individuato come struttura di accoglienza, non fu riservato ai soli nuovi arrivi, ai nuovi sbarchi che avvenivano a Lampedusa o in altre parti della Sicilia, ma fu immediatamente riempito da potenziali richiedenti asilo che provenivano da tutta Italia. L'individuazione del CARA di Mineo è, quindi, il primo punto su cui noi vogliamo fare chiarezza, anche perché, come sapete, molto di recente – è notizia di ieri – è stato emanato un provvedimento di commissariamento della sua gestione che «conclude un ciclo», diciamo così. Poi spiegheremo anche il perché.
  Un'altra considerazione che vorremmo fare e che è oggetto della nostra inchiesta è come mai si sia immaginato di individuare Mineo. Nel suo caso, è evidente che lei è stato nominato in una fase successiva al soggetto attuatore, quando Mineo era già stata individuata. Tuttavia, considerandola in qualità di presidente della provincia e di attore politico operante su quel territorio, noi ci siamo chiesti, anche nel corso delle audizioni, come mai fosse stata individuata una struttura di proprietà di un privato – Pizzarotti – che poi è stata locata per 12 milioni di euro in due anni, piuttosto che indirizzare la scelta su strutture di proprietà pubblica, come quelle di Comiso, che erano state già utilizzate nell'ambito dell'emergenza ex Jugoslavia.
  Poiché questa è una Commissione che interviene sulla ricostruzione dei fatti, le chiediamo cose anche in termini di opinione. Non è detto che lei le debba aver decise, ma ci interessa sicuramente conoscere la sua opinione in merito.
  La nostra seconda valutazione è relativa alla – per così dire – «anomalia» dell'individuazione del soggetto attuatore nella sua persona e non nel prefetto, cosa che, invece, è avvenuta in altre realtà. Mi permetto di chiederle se è stato lei a suggerire questa modalità oppure se è stata un'esigenza rappresentata dal Commissario governativo e, in entrambi i casi, se ci può ricostruire le vicende per le quali è stato individuato un soggetto politico e non un soggetto di diretta emanazione del Governo.
  Inoltre, essendo lei stato individuato come soggetto attuatore dal 13 aprile 2011 – credo di non sbagliare la data –, ha indicato la prima Commissione giudicatrice, che poi si è reinsediata in altre due occasioni, che è l'oggetto anche delle osservazioni fatte dall'autorità giudiziaria, in particolare per la ristrettezza dei margini entro cui i bandi sono stati realizzati.
  Come risulta dalle indagini, ciò sarebbe avvenuto con la chiara intenzione da parte dei soggetti che in questo momento sono sottoposti a provvedimenti restrittivi – come nel caso di Luca Odevaine, prima presidente della Commissione aggiudicatrice nel primo appalto e poi componente delle successive due – di poter fare un'individuazione sulla base del criterio, giudicato fondamentale, di avere una disponibilità a 30 chilometri di distanza di una struttura che potesse avere delle competenze nella produzione di pasti per almeno 2.000 persone.
  L'oggetto di questa reiterazione è stato considerato l'elemento che ha poi fatto dichiarare successivamente all'Autorità Pag. 5nazionale anticorruzione, con una lettera del 27 maggio – peraltro coincidente con la nostra missione a Mineo – il motivo per il quale si sospendeva e si dichiarava illegittima l'ultima aggiudicazione del bando, rispetto alla quale, ovviamente, i soggetti attuatori erano diversi.
  Un'ultima considerazione, sempre relativa al periodo in cui lei è stato direttamente coinvolto come soggetto attuatore, riguarda il passaggio alla costruzione del consorzio dei comuni Calatino Terra d'Accoglienza.
  Poiché si tratta di comuni che risiedono nella provincia di Catania, le vorremmo chiedere un'opinione anche sul processo che ha portato all'individuazione di un consorzio di comuni come soggetto attuatore e poi, eventualmente anche in riferimento a quelli che sono stati i soggetti gestori, come giudica la formazione dell'ATI che in quel caso si è determinata.
  Dopo aver fatto questa introduzione di carattere storico, con cui ho cercato di inquadrare un po’ l'oggetto della nostra discussione, le cedo la parola, dandole nuovamente il benvenuto.
  Do la parola al Sottosegretario Castiglione.

  GIUSEPPE CASTIGLIONE, Sottosegretario alle politiche agricole, alimentari e forestali. Grazie, presidente. In primo luogo vorrei sinceramente ringraziarla per questa occasione, così come ringrazio tutti i commissari. Essere coinvolto in un ciclone mediatico da circa sei mesi e non avere un'occasione per poter riferire, per poter parlare, per poter affrontare un giudice e chiarire alcune situazioni è difficile. Questa è, un'occasione straordinaria. Ringrazio, quindi, la Commissione per il lavoro che ha fatto e per l'attività che sta svolgendo a favore dei centri di accoglienza per richiedenti asilo, anche per conoscerne l'evoluzione.
  Parlare di CARA nel 2015, con un'esperienza consolidata, è un discorso, parlare di CARA nel luglio 2011, in piena emergenza Nord Africa, quando ogni giorno si susseguivano gli incontri, per l'emergenza, è un altro.
  Oltre che presidente della provincia di Catania, io ero anche il presidente dell'Unione delle province italiane e, come tale, dal mese di febbraio, quando, scoppiò l'emergenza Nord Africa, ogni giorno ero costantemente in stretto rapporto – ci sono più conferenze stampa che ci vedono tutti attorno a un tavolo – con il ministro dell'interno, con il presidente dell'ANCI, il Presidente Chiamparino, e con il presidente della Conferenza delle regioni, Vasco Errani. Era una situazione, obiettivamente, di grande difficoltà.
  Questa, pertanto, è un'occasione veramente straordinaria. Avendo peraltro assistito al dibattito di ieri, senza poter partecipare, ritengo questa un'occasione in cui potrò ricostruire tutta quella vicenda e anche per poter chiarire i fatti relativi al capo di imputazione. Io ho il capo di imputazione notificato. Dopo mesi di processo mediatico, mi è stata notificata – utilizzo le parole adoperate dalla procura – un’«imputazione provvisoria». Ho, quindi, un avviso di garanzia con imputazione provvisoria, in un periodo che va dal 2011 al 2014, senza che sia individuata una condotta illecita specifica, ossia cosa concretamente mi si imputa. C’è una turbativa d'asta – la turbativa d'asta è il reato – svolta per un periodo prolungato, senza che mi venga contestata alcuna condotta specifica né alcuna attività illecita.
  Vorrei preliminarmente chiarire che io vengo nominato il 28 giugno 2011 e concludo la mia esperienza il 28 giugno 2013. Ogni volta che si parla del CARA di Mineo, si parla dell'appalto di 100 milioni bandito nel 2014. Non ci potrà essere alcun mio coinvolgimento, non essendovi stato alcun ruolo attivo da parte mia ed essendosi chiusa la mia esperienza di soggetto attuatore e, quindi, di soggetto gestore nel giugno 2013.
  Vorrei procedere per punti, così come il presidente li ha evidenziati.
  Comincio dall'impresa Pizzarotti e dal Residence degli aranci. Non c’è stato alcun mio intervento in merito al Residence degli aranci, né alcun atto che riguardi la requisizione del residence. Non c’è alcun Pag. 6atto che ricostruisca un mio intervento per l'individuazione del Residence degli aranci.
  Anzi, posso dire che con il prefetto Santoro, essendo io presidente delle province italiane ed essendo già nel mese di febbraio in atto l'emergenza che portò poi alla nomina del prefetto Caruso – di cui poi parlerò – quando si cominciò a profilare un'emergenza che diventò più drammatica nel mese di giugno e prevedendo che luglio e agosto, i mesi estivi, sarebbero stati non solo straordinariamente caldi, ma anche drammatici dal punto di vista dell'accoglienza, già da subito – io ritengo che questo sia agli atti della prefettura di Catania – noi avevamo fatto una ricognizione di tutti i comuni, gli immobili, gli stabili, le opere pie e di tutto quello che potesse metterci in condizione di affrontare un'emergenza.
  Quando si profilò questa situazione, noi abbiamo predisposto in provincia di Catania – essendo io presidente della provincia – un piano che non prevedeva il Residence degli aranci, ma un'accoglienza più diffusa, con una serie di strutture: conventi, istituti religiosi, opere pie. Avevamo fatto una ricognizione. Io non ne ho contezza, ma penso che anche questo lavoro dovrebbe essere agli atti della prefettura di Catania.
  Il 18 febbraio 2011, con l'ordinanza di Protezione civile n. 3924, il prefetto di Palermo veniva nominato Commissario delegato per l'emergenza umanitaria e disponeva, quindi, con il Ministero dell'interno, la requisizione del Residence degli aranci. La gestione umanitaria e assistenziale veniva assegnata alla Croce Rossa.
  Il 13 aprile, con una successiva ordinanza di Protezione civile, la n. 3933 del 2011, la gestione dell'emergenza passava alla Protezione civile – si fece un'ordinanza di Protezione civile – e, quindi, il prefetto Gabrielli veniva nominato Commissario delegato per l'emergenza umanitaria nel territorio nazionale. Dopo il prefetto Caruso, il 13 aprile il prefetto Gabrielli viene nominato Commissario delegato. L'affidamento alla Croce Rossa, essendo scaduto il 30 giugno, veniva prorogato fino al 30 settembre, in maniera da dare tempo alla nuova gestione e, quindi, al nuovo soggetto attuatore di procedere alla gara e di affidare la gestione ad un nuovo soggetto.
  All'epoca dei fatti io non ero assolutamente a conoscenza della disponibilità della base di Comiso. La prima volta che ho sentito parlare della disponibilità della base di Comiso... Presumo che né al prefetto, né in alcuna riunione sia venuta in mente la base di Comiso. Presumo che non fosse – e forse non lo è – nelle condizioni di poter accogliere un'emergenza e di poter essere la struttura idonea per affrontare questa situazione.
  Se poi mi si dice che, con 12 milioni l'avremmo potuta ristrutturare, questo è un altro tema. Tuttavia, mai in alcuna riunione emerse il tema di Comiso come base possibile per poter affrontare l'emergenza, soprattutto come base per la quale avremmo avuto la gratuità, ossia della quale avremmo avuto la disponibilità. In nessuna riunione si fece mai cenno a questo.
  Ho sentito più volte, che la mia nomina sarebbe stata prefigurata come costruzione di un sistema. Suggerirei di leggere, a questo proposito, l'ordinanza di Protezione civile n. 3246 del 2011, dalla quale si evince in maniera molto chiara che il Commissario delegato, il prefetto Gabrielli, chiese a me la disponibilità, dopo che l'ingegner Lo Monaco, direttore della Protezione civile regionale, la declinò. Il soggetto attuatore fu in un primo momento il prefetto Caruso, mentre l'ingegner Lo Monaco era direttore della Protezione civile regionale. L'ingegner Lo Monaco comunicò – per iscritto – che non era in condizione di assicurare la gestione dell'emergenza al CARA di Mineo. Lo scrisse.
  Il prefetto Gabrielli – questo risulta dall'ordinanza n. 3246 del 2011 – vista la rinuncia dell'ingegner Lo Monaco e visto che io avevo partecipato a tutti i tavoli come presidente delle province italiane, sapendo che la regione non voleva farsi carico dell'emergenza del CARA di Mineo, Pag. 7mi chiese la disponibilità ad assumerne la gestione, ossia a diventare soggetto attuatore.
  Quando parliamo di soggetto attuatore, parliamo di un soggetto che fa le veci del Commissario delegato e firma tutti gli atti. La Protezione civile è un soggetto attuatore. Io ho sentito parlare di controllo della spesa, ossia di spesa indiscriminata, senza alcun controllo. Vorrei ricordare semplicemente che ogni atto della Protezione civile, ogni singolo atto, che comporti anche la spesa minima, viene sottoposto al parere della Corte dei conti e alla registrazione della Ragioneria generale dello Stato.
  Come previsto dalla ordinanza di Protezione civile si apre una contabilità speciale, ossia una contabilità sottoposta a tutti i visti costanti e quotidiani. Non c’è alcuna possibilità né è nella disponibilità del soggetto attuatore fare alcunché o autorizzare alcuna spesa, senza essere sottoposti al controllo rigorosissimo della spesa. Io ho preteso che ci fosse il parere preventivo della Corte dei conti, così come anche il parere successivo, su molti atti.
  Io vorrei che qualcuno andasse a rivedere quell'emergenza nel mese di giugno, quando Maroni convocò la riunione e disse a tutti i comuni, le regioni e le province di farsene carico perché questa era un'emergenza nazionale. C'erano alcune regioni allora – ricordo il Piemonte e il Veneto – che, come oggi, dicevano che non erano nelle condizioni di accogliere le persone. Si propose allora di distribuirle in maniera coordinata, facendo un lavoro coordinato, coinvolgendo i comuni, le province e le regioni. Tutti insieme ci siamo fatti carico di questa emergenza e io mi assunsi la responsabilità della gestione con il Commissario delegato, prefetto Gabrielli, e divenni il soggetto attuatore.
  Passo a un'altra delle responsabilità che mi vengono contestate. Oggi parliamo di Odevaine dopo aver letto la rassegna stampa e conoscendo i fatti che sono noti a tutti, ma io vorrei sfidare qualcuno a mettere in discussione nel luglio del 2011 la professionalità del dottor Odevaine. Io non ho avuto alcun dubbio. Nessun dubbio ha avuto il Presidente Zingaretti, che stimo, a nominarlo comandante della Polizia provinciale di Roma, nessun dubbio ha avuto la Melandri a nominarlo consigliere al Ministero per i beni e le attività culturali e nessun dubbio ha avuto il sindaco Veltroni. Per me quella era una garanzia di trasparenza. In quel momento l'aver nominato Odevaine era come aver nominato la persona più autorevole e rappresentativa che ci fosse nel panorama tecnico.
  Se il presidente dell'Unione delle province italiane viene invitato a designare a un tavolo di coordinamento tecnico... Quando Maroni affrontò l'emergenza – poiché non era possibile che ogni giorno si riunissero il presidente dell'ANCI, il presidente dell'UPI e il presidente della Conferenza delle regioni –, propose di stabilire un coordinamento tecnico che affrontasse questa emergenza. Ognuno dei componenti fu invitato a indicare un tecnico. L'ANCI designò il suo. L'Unione delle province italiane al tavolo di coordinamento tecnico nominò il dottor Odevaine anche in relazione alle funzioni che esso aveva svolto. Il presidente delle province italiane nomina, infatti, il comandante della Polizia provinciale di Roma.
  Allora anche in quel momento valse il tema che voi tutti conoscete, quando si parla di spending review in quanto se io avessi nominato il comandante della Polizia provinciale di Catania, si sarebbe posto il problema di pagargli anche la missione, ragion per cui non avrebbe potuto ogni giorno assolvere alla propria funzione. Abbiamo nominato, quindi, il comandante della Polizia provinciale di Roma, la cui professionalità era assolutamente nota, la cui esperienza professionale e i cui rapporti istituzionali erano assolutamente conosciuti. Pensavamo di aver fatto un ingaggio importantissimo per questo ruolo.
  Abbiamo istituito, quindi, il tavolo tecnico. Dal tavolo tecnico io decisi che una professionalità così importante potesse essere utile a coordinare i rapporti tra il CARA di Mineo e il ministero e, quindi, il tavolo tecnico per l'immigrazione.Pag. 8
  Ho nominato dunque questa figura, che era da tutti riconosciuta. Anzi, da me non era conosciuta. Era conosciuta solo per l'esperienza. La struttura dell'UPI mi disse che era una persona che si era occupato del Giubileo e che aveva esperienza nello sgombero e in situazioni d'emergenza. Pertanto, d'intesa con il mio vicepresidente dell'Unione delle province italiane, l'onorevole Zingaretti, abbiamo proceduto alla designazione al tavolo tecnico del dottor Odevaine.
  Vorrei aggiungere che abbiamo avuto un rapporto di grande collaborazione con il prefetto Gabrielli a tutti i tavoli, sia quelli prefettizi, sia quelli nazionali. Abbiamo avuto un rapporto di grande collaborazione, ma anche la nomina del dottor Odevaine come consulente per portare questa esperienza al CARA di Mineo io la sottoposi al Commissario delegato. Io chiesi al prefetto Gabrielli, con una mia nota, se fosse possibile avvalermi della professionalità e dell'esperienza del dottor Odevaine.
  Il prefetto Gabrielli mi rispose: «Si riscontra la nota di codesto soggetto attuatore con la quale la S. V. ha rappresentato l'esigenza di doversi avvalere della collaborazione del dottor Odevaine, rappresentante dell'Unione delle province in seno al Comitato di coordinamento dell'emergenza di cui alla gestione del centro di Mineo. Al riguardo si comunica che nulla osta da parte dello scrivente Commissario in ordine al conferimento del predetto incarico, in considerazione dell'importanza e della delicatezza della gestione del centro, della nota professionalità posseduta dal dottor Odevaine e della sostanziale gratuità dello stesso, che prevede il solo rimborso delle spese sostenute in ragione dell'incarico».
  Questo è un documento che io posso lasciare agli atti. Pertanto, anche per procedere alla nomina del consulente chiesi l'autorizzazione. Abbiamo una professionalità riconosciuta; io mi avvalgo di lui nella gestione, perché noi non avevamo esperienza di gestione di Centri di accoglienza per richiedenti asilo. Oggi tutti parlano di CARA, ma nessuno aveva un'esperienza di gestione. Quando io decido di avvalermi della competenza di Odevaine, non solo lo individuo, ma lo porto anche al centro di Mineo. Era un collaboratore, come ho detto. Quindi, il dottor Odevaine venne a collaborare al centro di Mineo.
  Mi viene contestato che dal 2011 c’è una prosecuzione delle gare; dal 2011 si parte con delle gare confezionate. Vorrei ricordare che nel luglio del 2011 siamo in piena emergenza. Il 5 agosto 2011, pur potendo derogare al Codice degli appalti... L'ordinanza di Protezione civile prevede la deroga al Codice degli appalti. In quel momento – il comandante dei Carabinieri e i questori lo possono ancora testimoniare – c'era ancora un'emergenza. Il centro era pieno, arrivavano le persone e non si sapeva come affrontare l'emergenza, dal pasto all'accoglienza, con tutta la logistica che era assolutamente necessaria. Per questo ci siamo avvalsi dei poteri della Protezione civile.
  Con le ordinanze di Protezione civile nn. 3924 e 3948 del 2011, io escludevo l'affidamento diretto e provvedevo a indire la gara per la gestione del CARA di Mineo ex articolo 57, comma 6 del decreto legislativo n. 163/2006. Questo significa che non mi avvalevo del potere di deroga del Codice degli appalti. Vista l'urgenza, vista l'ordinanza di Protezione civile, vista la possibilità di derogare al Codice degli appalti, io non mi avvalevo della deroga prevista e facevo un invito, così come diceva l'ordinanza, rivolgendomi a gente che avesse esperienza nel settore, a tutte le imprese iscritte all'Albo, anticipando l'invito via e-mail. Vista l'urgenza e visti i tempi ristretti, l'ho anticipato via e-mail.
  Su qualche quotidiano locale online è uscita la notizia che la gara è partita da Bronte, facendo intendere che la gara partisse da Bronte, dalla mia città, ossia che fosse già qualcosa di... In altre parole, faccio il bando, non derogo al Codice degli appalti, invito tutte le imprese iscritte all'albo, e lo anticipo via e-mail. Poiché eravamo a venerdì e la gara aveva tempi ristretti, siccome i funzionari della provincia avrebbero inviato le lettere il lunedì, Pag. 9per farle arrivare prima e guadagnare un giorno di tempo, chiedo di farle partire da un ufficio postale il sabato mattina. Il funzionario è ancora presente ed era di Bronte. Le ha fatte partire dall'ufficio postale di Bronte per anticipare i tempi, per dare più possibilità alle imprese – pur nella ristrettezza dei tempi – di conoscere il contenuto del bando e di partecipare.
  Il 28 luglio viene nominato il dottor Odevaine e il 5 agosto il bando è già pronto, predisposto dagli uffici della provincia, che si sono messi a disposizione per ottemperare a tutta la parte amministrativa.
  Il «trio Odevaine» è di riconosciuta professionalità. Il dottor Ferrera non è uno qualsiasi, è uno che ha avuto una lunga esperienza amministrativa. Oggi è un magistrato del Tribunale per i minori. È conosciuto per curriculum, per esperienza, per professionalità. Fino a qualche giorno prima era direttore dei servizi sociali della provincia di Catania.
  Quindi, avevo il dottor Odevaine, consulente, il dottore Ferrera, ex direttore dei servizi sociali collocato in pensione da qualche giorno, per due o tre giorni alla settimana, e il dottor De Salvo, che era direttore della Ragioneria della provincia di Catania. C'era una limpidezza e una trasparenza che io penso andassero al di là di qualsiasi criterio noi possiamo immaginare.
  Pertanto, io non derogo al Codice degli appalti e faccio la gara, invitando tutte le imprese iscritte all'albo. A luglio la gara doveva servire per arrivare fino a dicembre, perché la prima ordinanza di Protezione civile era per il periodo fino al 31 dicembre del 2011. La gara era per i quattro mesi restanti da settembre a dicembre. Io non derogo a tutto questo e la gara va avanti.
  Il bando di gara veniva predisposto. Io ho sentito parlare sempre del bando di gara. Segnatele, queste cose. Il capitolato speciale di gara veniva predisposto secondo il capitolato speciale approvato dal Ministero dell'interno con il decreto ministeriale 21 novembre 2008.
  Ricordo che questo capitolato speciale è valso da Nord a Sud. Tutte le prefetture d'Italia hanno utilizzato il capitolato speciale del Ministero dell'interno, in cui figuravano tutti i servizi che venivano richiesti. In merito io ho chiesto il parere della Corte dei conti e della Ragioneria generale dello Stato. Tutti gli atti sono stati sottoposti al parere della Corte dei conti e alla Ragioneria dello Stato.
  Passiamo alla seconda gara. A dicembre 2011 finisce il contratto relativo alla prima gara d'appalto perché il primo periodo dell'emergenza finisce nel 2011. Il 31 dicembre 2011 l'emergenza non era finita e veniva prorogata per tutto il 2012. Io avrei potuto, così come dice il Dipartimento della protezione civile, prorogare il contratto d'appalto precedente. Invece, nel mese di novembre del 2011, mi sono chiesto: in prossimità dell'emergenza che finisce il 31 dicembre del 2011 cosa faccio ? Vado avanti o procedo a indizione di nuova gara ?
  Non volendo procedere alla proroga del contratto, io chiedo al Commissario delegato come procedere. Il Commissario delegato mi risponde che il Dipartimento della protezione civile, con nota del Dipartimento del 28.11.2011, ha chiarito che «la proroga dello stato di emergenza determina l'automatica prosecuzione emergenziale», ragion per cui era possibile, così come io avevo chiesto, procedere a nuova gara e non fare la proroga del precedente contratto. Se io avessi voluto conservare lo stato della prima aggiudicazione, avrei potuto far proseguire, così come l'emergenza, anche il contratto relativo al primo bando di gara, ossia la prima gara fatta.
  Quanto alla gara del 2012, anche su questo mi piacerebbe che gli atti venissero letti. Con provvedimento n. 44 del 30.12.2011, avendo chiesto al Commissario delegato se potevo procedere a una nuova gara piuttosto che proseguire con il vecchio contratto, io bandivo una gara di appalto aperta a tutti.
  Questo è agli atti. Si parla sempre di cose fatte come se ci fosse una regia. Di fatto, quindi, io procedevo alla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Pag. 10italiana, nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea, nel sito della provincia, nei due quotidiani a tiratura nazionale e sceglievo, anche qui, il criterio di non derogare al Codice degli appalti, facendo una gara ai sensi dell'articolo 83 del decreto legislativo n. 163 del 2006.
  Si svolge la gara e l'esito della gara viene contestato da un'impresa, la Connecting People, la quale non impugna né il bando, né le risultanze di gara. Scrive direttamente all'Autorità di vigilanza dei contratti pubblici, oggi Autorità nazionale anticorruzione, in sede di precontenzioso, contestando alcune questioni, compresa la vicenda dei 30 chilometri, che non era motivo di esclusione dell'impresa dalla gara, ma era nella parte dell'offerta migliorativa. Anche se quel punteggio, che poi è stato attribuito – questo lo dico per inciso – non fosse stato attribuito dai commissari, in relazione ai 30 chilometri, la gara l'avrebbero vinta lo stesso, come dalle risultanze del verbale e dagli atti che sono stati redatti.
  Comunque, l'impresa Connecting People scrive all'Autorità di vigilanza dei contratti pubblici, ora ANAC, che affronta tutte le questioni. L'ANAC ritiene che «la disciplina di gara predisposta dal soggetto attuatore per la gestione del Centro di accoglienza per i richiedenti asilo di Mineo sia conforme alla normativa di settore». Questo è il parere n. 100/2012 dell'ANAC. Il parere affronta tutte le censure mosse compresi i 30 chilometri per il centro di cottura e dà le motivazioni per cui si giustificano. Il parere dell'ANAC è sul sito, ma ve lo lascio agli atti.

  PRESIDENTE. Questo è il parere dell'ANAC del 2012.

  GIUSEPPE CASTIGLIONE, Sottosegretario alle politiche agricole, alimentari e forestali. È del 2012 e affronta tutte le questioni che sono state sollevate.
  Alla fine del 2012 – ringrazio il presidente anche per questo passaggio – è verificato lo stato di emergenza. La Protezione civile dal 1o gennaio 2013 passa la gestione in via ordinaria al Ministero dell'interno. L'emergenza rifiuti passò al Ministero dall'ambiente. Ognuno tornò nelle rispettive sedi di competenza e nei rispettivi ministeri di competenza.
  Questo è un passaggio molto importante. Il Ministero dell'interno si riappropria della funzione di stazione appaltante. Pertanto, il consorzio che poi nascerà non ha delegata la funzione di stazione appaltante fino al 31 dicembre 2013. Nella prima fase non ha la delega di funzione di stazione appaltante. Ciò significa che il futuro consorzio con il quale si farà la convenzione sarà mero soggetto esecutore fino al dicembre del 2013.
  Stante la peculiarità del centro di Mineo e la gestione di un alto numero di immigrati, si avviò una discussione per elaborare un modello organizzativo. Non essendo la prefettura in condizioni di affrontare un'emergenza come quella si voleva capire quale modello organizzativo, stante anche il numero dei richiedenti asilo presenti nella struttura di Mineo, si potesse adottare e quale fosse la maniera per poter coinvolgere gli enti locali.
  Si fecero tantissime riunioni in prefettura sul coinvolgimento degli enti locali e del territorio. Si voleva capire come coinvolgere meglio il territorio per un centro che ha oggi 4.000 abitanti, pur essendo distante dalla città. Il centro è più vicino a Palagonia piuttosto che a Mineo. Comunque, si discusse di come poter coinvolgere il territorio. Si fece un patto in prefettura e si stabilì di coinvolgere gli enti locali nella gestione.
  Si discusse col Ministro Cancellieri. Abbiamo fatto un incontro, io, come soggetto attuatore che doveva lasciare la funzione di soggetto attuatore, il prefetto Cannizzo e il capo dipartimento, l'allora direttore Angela Pria, con il Ministro Cancellieri, incontro in cui ci siamo chiesti come potessimo meglio organizzarci e soprattutto come potessimo coinvolgere i comuni. Si pensò di creare questo consorzio di comuni. L'articolo 6 dell'ordinanza di Protezione civile n. 33 del 2012 autorizzò il prefetto di Catania a stipulare apposita convenzione con il consorzio del Pag. 11Calatino, al quale si diede vita immediatamente con quattro comuni e poi via via con tutti gli altri.
  Nelle more della piena operatività degli organi di indirizzo, di controllo, di amministrazione e di gestione del consorzio, mi si chiede per il primo periodo di gestione, per i primi sei mesi, come ex soggetto attuatore di assumere la carica di presidente del consorzio che non aveva la funzione di stazione appaltante, perché questa rimaneva in capo al Ministero dell'interno – di assumere la carica di presidente. Poi si elegge un presidente dell'Assemblea.
  In questa fase il Ministero dell'interno non ritiene di delegare la funzione di stazione appaltante, che resta alla prefettura di Catania. La prefettura di Catania mi comunica e scrive formalmente, ai sensi dell'articolo 2 del Testo unico delle leggi sulla pubblica sicurezza: «Allo scopo di evitare negative ripercussioni sull'assicurazione di sicurezza, dispone la continuazione dei servizi nei confronti degli immigrati ospiti con lo stesso gestore, secondo quanto previsto dall'ordinanza di Protezione civile n. 33 del 2012».
  Pertanto, il prefetto emana un decreto e dispone, vista la situazione di emergenza, oggi, con lo stesso soggetto, in virtù dell'articolo 2 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, di assicurare per i primi sei mesi, senza delegare la funzione di stazione appaltante, la prosecuzione con il consorzio dei comuni.
  Il giorno 8 marzo 2013 la prefettura di Catania e il consorzio del Calatino stipulano una convenzione per disciplinare i rapporti e il 25 marzo 2013 si riunisce il Consiglio d'amministrazione del consorzio Calatino Terra d'Accoglienza per l'approvazione dello schema di contratto da sottoscrivere con la ditta appaltante, secondo le indicazioni fornite dal ministero, il quale in un unico budget di spesa inglobava tutti i servizi e la disponibilità della struttura. Il termine della durata è fissato in sei mesi, ragion per cui si fece un contratto dal 1o gennaio al 30 giugno 2013. Il contratto viene approvato nella seduta di CdA del consorzio del 15 aprile e sottoscritto il 22 maggio tra le parti.
  Io lascio la presidenza il 28 giugno 2013. Da quel momento in poi – pur avendo avuto stima, quando lo nominai, del dottor Odevaine, pur avendo avuto stima del dottor Ferrera –, dal 30 giugno del 2013 non penso che ci possa essere qualcuno che abbia visto, intercettato o potuto vedere un mio diretto interessamento nelle vicende che seguirono la vicenda del CARA di Mineo, tranne per il rapporto coi 15 comuni.
  C’è un comune che si identifica nella mia parte politica, il comune di Mineo. Onorevole Palazzotto, in termini molto simpatici, in un'elezione europea con 6,5 milioni di cittadini che votano per il collegio di tutta la Sicilia e della Sardegna, enfatizzare – diciamolo in termini assoluti, ossia non il 39 per cento – i 750 voti del comune di Mineo (che sono in linea, peraltro, con tutti quelli che aveva preso prima il PdL alle elezioni politiche) è assurdo. Nel PdL io ero candidato alle elezioni politiche. Abbiamo preso il 30 per cento, così come in tutta la media di tutta la provincia di Catania.
  Io non penso che si possa enfatizzare questa storia. Va smitizzata la storia del 39 per cento. Il Movimento 5 stelle ne ha tratto qualche vantaggio perché in quell'occasione nell'elezione europea ha preso il 35 per cento. Ci sarà stato anche un riflesso della gestione del centro di Mineo in quel consenso che è stato attribuito al Movimento 5 stelle. Obiettivamente, invece che parlare del 40 per cento dei voti a Mineo, parliamo in termini assoluti e diciamo che sono 750 voti, perché di questo si tratta.
  Per il resto, da quel momento io non mi occupai più di questo, tranne che per vicende di carattere generale. Nel mese di luglio 2014 partecipai a un dibattito giornalistico, in cui si disse che uno degli hub che dovevano nascere in Italia era quello di Mineo, il quale, oltre a diventare Centro di accoglienza per richiedenti asilo, avrebbe potuto diventare anche un CIE, ossia un Centro di prima accoglienza. Ciò Pag. 12significava che, oltre ai 4.000, noi ne avremmo potuti accogliere anche altri 2.000, perché si pensava di reperire altre aree e altre strutture all'interno di quell'altra area per accogliere in un hub a Mineo altre 2.000 persone.
  Alcuni si sono detti molto favorevoli. Io pubblicamente assunsi la mia posizione e dissi: «Non se ne parla nemmeno, perché un territorio come Mineo non può assorbire un numero ulteriore di persone». Se ogni migrante equivale a risorse, è chiaro che la mia posizione stona un po’.
  Per il resto, vorrei veramente e sinceramente ringraziare la Commissione. Obiettivamente, mi è sembrato un dibattito fuori dalle righe. Per quanto riguarda la mia gestione, è stata una gestione cristallina e trasparente, con il coinvolgimento pieno di tutte le forze di polizia. Potete chiamare in audizione i comandanti dei Carabinieri dell'epoca, i questori e tutti coloro che hanno lavorato al mio fianco, tutti insieme, insieme al ministro dell'interno e ai responsabili del Dipartimento della protezione civile, con una grande linearità.
  Noi ci siamo posti anche il problema di come entrare nella valutazione delle manutenzioni che erano affidate alla ditta Pizzarotti con delle persone delegate a far stare dentro i costi per le manutenzioni. Abbiamo fatto una gestione molto lineare. Questo ci tengo a ribadirlo.
  Sul piano morale non sono intervenuto e ho detto che non ritenevo opportune le mie dimissioni perché l'atteggiamento è stato un atteggiamento trasparente e cristallino. In tutta questa marea di intercettazioni non c’è mai qualcuno che dica che Castiglione ha chiesto qualcosa o ha commesso un atto di cui viene censurato il comportamento. C’è stata grande linearità, grande coinvolgimento del territorio, con tutti attorno a un tavolo, e trasparenza.
  Per questo motivo dico che mi dispiace. Quando vedo un tweet che dice: «La mafia ha vinto nel voto di ieri», io penso che questo sia un gravissimo segno per la democrazia nel nostro Paese, perché io penso di non meritare tutto questo. Se io dovessi avvertire di non avere più l'autorevolezza morale – in politica si ha una sola autorevolezza, la principale, l'autorevolezza morale – per poter guidare oggi alcuni processi importanti, quelli che stiamo facendo al Ministero all'agricoltura, quelli che io ho assunto nel mio ruolo, nel mio impegno di governo...
  In merito a questa vicenda, io spero che si possano leggere bene gli atti e che si possa avere completezza di informazione, collocandola in quel contesto del 2011, con riferimento a chi ha informazioni, a persone che l'hanno vissuta. Dobbiamo contestualizzarla.
  Si parla del bando 2014 e di tutta una serie di vicende. Sul bando del 2014 ho letto che il direttore non avrebbe aderito alle richieste dell'Autorità anticorruzione. Io penso che sia giusto che anche loro possano chiarire le loro posizioni. Comunque, non è una posizione che coinvolge il periodo della mia gestione, dove c'erano un controllo assoluto della spesa, una vigilanza massima e un massimo coordinamento.
  Aggiungo una chiosa politica: io non mi arrenderò mai... La Sicilia in quell'occasione ha dimostrato di essere una grande terra di accoglienza. Io alla cultura dell'indifferenza non mi adeguerò mai. Ho creduto a quell'impegno, ho creduto volontariamente e gratuitamente a quell'impegno, a prova di smentita da chiunque.
  Noi abbiamo affrontato un'emergenza. Io ritengo che avremmo potuto fare sicuramente meglio e di più. Oggi, però, mi pongo il problema se ci sarà mai qualcuno più disposto ad affrontare situazioni di così grave emergenza, quando poi a posteriori qualcuno non entrerà neanche nel merito della vicenda, condannandolo senza alcuna possibilità, senza alcuna attenuante.
  Per questo dico che quella di oggi è un'occasione straordinaria, perché per la prima volta io sono stato messo nelle condizioni di poter chiarire il mio ruolo. Fra l'altro, tutte le cose che ho detto le ho documentate. Le ordinanze, la Protezione civile, tutto quello che è passato è assolutamente documentato, così come è documentato Pag. 13il rapporto che io ho avuto dal ministro dell'interno, prima Maroni e poi Cancellieri.
  Forse l'unico con cui non ho parlato del CARA di Mineo è il Ministro Alfano. È vero che non ne ho parlato con lui. Non c’è stata occasione, perché la mia funzione a giugno 2013 ebbe a terminare.

  PRESIDENTE. Grazie, sottosegretario. Abbiamo già degli iscritti a parlare. Per regolamentare i tempi, ricordo che è possibile tenere la nostra Commissione fino alle 16, anche perché dopo ci saranno le comunicazioni del Presidente del Consiglio.
  Vorrei ribadire che l'elemento che noi stiamo accertando con la nostra inchiesta è proprio quello della fase su cui lei ha esposto il suo punto di vista in maniera molto esauriente. Questo non è un tribunale, ma adesso ci saranno alcune richieste che verranno formulate da parte dei commissari. Credo che lei sarà ben disponibile a rispondere.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ELENA CARNEVALI. Grazie, presidente. Ringrazio il sottosegretario, che ha avuto anche occasione in parte forse di anticipare e di rispondere ai quesiti e alle questioni che sono state sollevate anche dal presidente.
  Io non faccio, ovviamente, l’excursus storico, ma qualche riferimento lo devo fare, anche se lei l'ha già fatto. Parto da quando lei viene nominato Commissario delegato come soggetto attuatore.
  Lei ci ha spiegato adesso, in questa prima fase di audizione, che apre questa procedura negoziale per i servizi, tranne che per quelli di natura sanitaria, che continuano a essere affidati alla Croce Rossa, come è avvenuto nella prima fase nella condizione di emergenza. Questa procedura negoziale vede di fatto l'affidamento all'ATI la cui capofila è sempre il consorzio Sisifo.
  Lei ci ha spiegato le ragioni per le quali nella Commissione aggiudicatrice viene individuata la figura di Odevaine, che in quest'aggiudicazione – voglio ricordarlo – ricopre il ruolo di presidente. Poi ci sono sempre il dottor Ferrera e il dottor De Salvo in qualità di membro.

  GIUSEPPE CASTIGLIONE, Sottosegretario alle politiche agricole, alimentari e forestali (fuori microfono). Io ho fatto due gare.

  ELENA CARNEVALI. De Salvo rimane presente per due, ma nell'ultima gara non c’è. Odevaine e Ferrera, invece, continuano a essere i soggetti che giudicano la qualità dell'offerta che viene presentata. Lei ci ha spiegato quali sono le ragioni e le motivazioni. Tra l'altro, Ferrera assume poi anche il ruolo di direttore del consorzio.
  C’è una questione cui avremmo bisogno di riuscire a dare una spiegazione. Nel frattempo è vero che siamo in una fase di emergenza, ma siamo anche in una fase in cui, dopo la gestione molto urgente affidata alla Croce Rossa, questa procedura negoziale ha dei tempi partiti con il 30.12.2011 e, sempre con suo decreto, viene indetta la gara per l'affidamento dei servizi.
  Mi colpisce e mi continua a colpire la tempistica: ci sono quindici giorni di tempo per una gara, tra l'altro sempre durante il periodo natalizio, una situazione che ricorre spesso in questi affidamenti. Per chi ha un po’ di esperienza amministrativa quindici giorni sono un tempo particolarmente breve per una gara di certo non semplice e anzi molto complessa. Si possono capire le ragioni dell'urgenza, ma contemporaneamente occorre il tempo per poter avere una partecipazione. Forse è questo il punto che viene sollevato anche dall'ANAC successivamente. Questo riguarda, però, il 2014. Il dubbio, anzi l'evidenza, è che questo non faciliti certo la proprietà e la necessità che si corrisponda a criteri di libera concorrenza.
  L'altra questione, che forse sarebbe utile capire, riguarda questo capitolato che lei diceva essere stato preso come modello. In realtà, l'impressione è che si perpetui Pag. 14un modello. Mi colpisce sempre il fatto che si possa poi giudicare come un global service. Non solo, da un lato, questo potrebbe limitare il principio di libera concorrenza – si tratta di un giudizio che chiedo a lei di esprimere –, ma dall'altro, nelle valutazioni che vengono fatte peraltro sul modello, viene sempre scelta l'offerta economicamente più vantaggiosa. Io mi chiedo se il modello di questo global service possa essere il «vestito» più adatto per corrispondere a queste due esigenze, da una parte la libera concorrenza e, dall'altra, la possibilità di valutare, anche rispetto alle questioni di premialità, se l'offerta corrisponda al modello.
  Oppure occorre capire quali sono state le ragioni, almeno da questo punto di vista. C’è la necessità di capire perché si sia scelto questo tipo di modello, che, ripeto, viene poi perpetuato anche nelle gare successive.
  Passo ad un'altra domanda. Vorrei sapere se lei ritiene che ci sia una congruità tra la base d'asta che è stata posta e la qualità dei servizi che devono essere offerti. La cosa che emerge – la domanda riguarda quello che noi abbiamo potuto vedere allo stato attuale – è, da un lato, il fatto che (siamo perfettamente d'accordo con lei rispetto al modello) il modello non è certo quello di una struttura grande come quella di Mineo, con questi numeri, che di certo non favorisce non solo percorsi di integrazione, ma rende anche molto complicata anche la gestione.
  Nel suo racconto lei dice che vi siete anche posti il problema, anzi che lei in prima persona avrebbe voluto che il modello non fosse quello della concentrazione in un luogo unico. La domanda è perché durante la sua gestione non si sia, invece, cercato di cambiare modello e, quindi, di mettere in atto un modello di accoglienza diffusa, che avrebbe potuto, molto probabilmente, essere uno strumento più adeguato per rispondere alle esigenze delle persone che venivano accolte.
  L'ultimissima osservazione è in riferimento al criterio che è stato sollevato prima, quello per cui nello schema di gara del 2008 non si prevedeva il requisito dei 30 chilometri di distanza per l'erogazione dei pasti, requisito che viene introdotto successivamente. Quali sono le ragioni ?

  ERASMO PALAZZOTTO. Ringrazio il Sottosegretario Castiglione per la sua presenza a questa audizione. Io condivido le valutazioni iniziali fatte dal presidente. Questa è una sede di Commissione d'inchiesta, che è utile solo ad accertare come sono andati i fatti in quel periodo. Non sarà sede di valutazioni politiche, che sono state già esposte in altre sedi. Tantomeno credo sia utile affrontare qui le questioni relative ad un'indagine che è compito della magistratura svolgere e non di una funzione parlamentare. Pertanto, le farò alcune domande, alla luce anche della sua relazione, per avere alcuni chiarimenti e capire bene come si è svolta tutta la vicenda del CARA di Mineo fin dall'inizio.
  La prima cosa che le chiedo è: c’è un atto formale della regione siciliana con il quale rinuncia a fare il soggetto attuatore, così come previsto dall'ordinanza dell'emergenza Nord Africa, che porta il prefetto Gabrielli a individuare lei come soggetto attuatore ? Questa è una cosa che qui è stata detta anche dal prefetto Gabrielli. Vorremmo capire se la regione Sicilia ha rifiutato con un atto formale di fare il soggetto attuatore per il CARA di Mineo. Ovviamente, può rispondere se lei ne è informato. Non è detto che ne sia a conoscenza, essendo stato individuato dopo come soggetto attuatore.
  In secondo luogo, lei dice che tutte le procedure, così come le ordinanze della Protezione civile, si possono fare in deroga al Codice degli appalti e che ha scelto, invece, di utilizzare una procedura ordinaria rispetto all'affidamento. Ci può dire se la gara, così com'era invece nel caso della procedura in deroga, era sottoposta al controllo preventivo della Corte dei conti e ancora, a posteriori, della Corte dei conti, così come, invece, era previsto nella funzione, o meglio se ciò è avvenuto ?
  L'altra domanda riguarda la sua funzione dalla fine dell'emergenza – parliamo del 2013 – nei sei mesi molto confusi di Pag. 15prosecuzione dell'esperienza del CARA, in cui le funzioni tornano al Ministero dell'interno come stazione appaltante, che però assegna a lei una funzione provvisoria. Nello specifico, lei diventa presidente del consorzio dei comuni nello stesso periodo in cui è sottosegretario.
  Le chiedo anche sul punto una valutazione personale: perché lei, già investito di un'importante carica di Governo, ha deciso di proseguire nella funzione di presidente di un consorzio che doveva gestire il CARA di Mineo, il che sicuramente non era un'impresa facile, quando si sarebbe potuta individuare sicuramente un'altra figura, in attesa che il consorzio espletasse tutte le procedure ?
  Infine, c’è un tema che riguarda la vicenda del consenso elettorale. Ovviamente, non è questa la sede per approfondire questa vicenda. La cito giusto per dovere di cronaca.
  C’è un tema, invece, di cui le chiederei, che riguarda il suo ruolo politico anche sul territorio. Mi riferisco all'emendamento nella legge di stabilità – sia quella precedente, sia questa – conosciuto pubblicamente, perché lei l'ha anche difeso molto come «emendamento Castiglione», che prevede l'attribuzione di 3 milioni di euro per i comuni che abbiano nel proprio territorio una struttura di Centro di accoglienza per richiedenti asilo con più di 3.000 persone, identificando con questo profilo, come comune d'Italia che presenti questa peculiarità, il comune di Mineo. Questo aspetto è stato reiterato.

  GIUSEPPE CASTIGLIONE, Sottosegretario alle politiche agricole, alimentari e forestali (fuori microfono). Il consorzio dei comuni.

  ERASMO PALAZZOTTO. Il consorzio dei comuni.

  MARIALUCIA LOREFICE. Signor sottosegretario, lei ha parlato di trasparenza nella gestione del centro di accoglienza di Mineo. Durante l'ispezione che noi abbiamo fatto a Mineo, in realtà, abbiamo riscontrato tutta una serie di problemi, quali proprio la mancanza di trasparenza, il fatto, per esempio, che non esistano delle gare d'appalto nella fornitura dei servizi e dei beni oppure che gli operatori siano assunti sulla base delle conoscenze. Questo ci è stato detto anche in fase di audizione. Manca un vero e proprio controllo e un sistema di accoglienza che possa davvero dirsi tale. Ci sono infatti migranti che sono all'interno di quel centro anche da due anni e non parlano una parola di italiano e ci sono vere e proprie situazioni di degrado.
  La domanda che io le faccio è la seguente: nel periodo che, naturalmente, è di sua competenza lei non ha mai riscontrato niente di tutto ciò ? Questa è la prima domanda.
  Passo molto velocemente alle altre domande. Dalle notizie che sono emerse anche a mezzo stampa, sarebbe coinvolta nella gestione del centro anche la cooperativa La Cascina, che è risaputo essere vicina a Comunione e Liberazione e anche al suo partito. Come può spiegare questa circostanza ?
  Per finire, secondo lei ci sono state delle irregolarità e delle ingerenze politiche nella gestione del centro di accoglienza ? Grazie.

  PRESIDENTE. L'onorevole Palazzotto mi ha segnalato la richiesta di intervento per una veloce domanda che aveva dimenticato di fare.

  ERASMO PALAZZOTTO. Prendo dieci secondi solo per sottolineare una questione che riguarda le condizioni di accoglienza all'interno del centro, più volte segnalate da diverse associazioni. Le chiedo perché le condizioni di vita dentro il centro anche durante la sua gestione non le hanno fatto nascere un sospetto rispetto ai servizi effettivamente erogati dentro il centro stesso.

  PAOLA BINETTI. Mi ha colpito certamente l'osservazione fatta su come la conoscenza dei processi e delle procedure, ma anche della gravità della situazione che c’è adesso, non fosse certamente altrettanto Pag. 16chiara quando è incominciata la cosiddetta vicenda del CARA di Mineo.
  Noi siamo andati avanti in questi anni con un aumento della complessità della richiesta di coloro che avevano bisogno di accoglienza rispetto anche a una maturazione progressiva a livello delle Istituzioni di quelle che avrebbero dovuto essere le circostanze e le condizioni più adatte a garantire dignità a queste persone e, quindi, anche qualità di vita. Ci troviamo davanti a una questione che è profondamente soggetta a un processo di evoluzione nella richiesta e anche nell'offerta degli aiuti previsti.
  Certamente nella relazione che il sottosegretario ha fatto, una relazione molto puntuale, molto precisa, molto articolata, direi molto evidence-based, ossia basata su carte e procedure, si vede indubbiamente la ricostruzione. Tra l'altro, sarebbe stato molto utile aver fatto questo dibattito prima della discussione di ieri, perché qualunque tipo di giudizio e anche qualunque tipo di valutazione politica non possono prescindere dalla realtà e dalla concretezza dei dati. Da questo punto di vista la relazione del sottosegretario offre una dimensione di oggettività – mi piacerebbe parlare anche di una dimensione di verità – sulle cose importanti.
  Mi ha stupito, però, certamente che nella relazione fosse prevalente una sorta di atteggiamento di autodifesa e che di fatto la complessità dei problemi che sicuramente avete dovuto affrontare e che non possono non aver avuto, in alcuni momenti, anche una caratteristica di drammaticità, non sia venuta forse adeguatamente fuori.
  Sono venuti fuori la chiarezza, la lucidità, il rispetto delle Istituzioni e il rispetto delle procedure, mentre forse è emersa meno la complessità della situazione che riguarda un luogo se non chiuso perlomeno semichiuso, in cui convivono 3.000 persone – che non sono poche – in una condizione in cui anche l'oggettività dei contenuti che si devono fare, la qualità della vita e che cosa facevano queste persone è importante.
  Prima la collega Lorefice faceva riferimento al fatto che alcuni non abbiano imparato l'italiano. A parte il fatto che io credo che la convivenza all'interno non fosse con italiani, ma con persone provenienti da tanti altri Paesi diversi, non so quanto fosse possibile l'organizzazione e la programmazione ordinata di corsi di lingua, o comunque anche di corsi...

  PRESIDENTE. Questo è previsto dal capitolato.

  PAOLA BINETTI. Lo so che è previsto dal capitolato. È una delle condizioni necessarie, perché non si tratta solo di accoglienza. L'obiettivo – lo sappiamo tutti – non è solo l'accoglienza. L'obiettivo vero è l'integrazione e nell'obiettivo dell'integrazione c’è la possibilità, nel momento in cui l'accoglienza viene trasformata davvero in questo senso, di assumere in toto la responsabilità dalla propria vita, compresa la possibilità di avere anche, se non acquisito una professionalità, perlomeno fatto un processo di aggiornamento della professionalità che si possedeva prima rispetto alle condizioni del Paese in cui si vive.
  Certamente questa complessità a volte sembra sfuggire. Sembra sfuggire quando le immissioni – anche in questi giorni si leggeva dello sbarco avvenuto due giorni fa di altre 900 persone – non comportano una stabilità del gruppo, ma un gruppo costantemente in evoluzione, anche con bisogni in evoluzione, perché posti a livello di cristallizzazione diversa.
  Forse avrebbe aiutato alla comprensione dei problemi anche la rappresentazione delle difficoltà che c'erano sotto, ossia la rappresentazione non soltanto della correttezza formale delle procedure, ma anche delle effettive difficoltà con cui vi siete dovuti confrontare.
  È chiaro che in questo senso l'aiuto maggiore molto spesso viene da quelle realtà e da quelle Istituzioni di prossimità che sono anche portatrici di valori per cui l'integrazione rappresenta un valore strutturale. Penso non soltanto al lavoro che hanno fatto quelli de La Cascina, con tutti Pag. 17i loro problemi, ma anche al lavoro che ha sicuramente fatto la Comunità di Sant'Egidio, che mi risulta essere stata molto attiva in questa realtà e anche nella disponibilità di una prestazione di un servizio che va al di là dello stretto dovuto, perché coinvolge le persone in una prospettiva ideale di valore più alto.
  Io credo che la correttezza formale vada sempre supportata poi dalla complessità esistenziale con cui ci si misura e ci si confronta, altrimenti non si riesce nemmeno a dire perché, a un certo punto, il CARA potesse essere assunto addirittura quasi come un modello. Modello di che ? Modello solo di correttezza formale o anche per tanti aspetti esperienziali e di possibilità di permettere a queste persone di godere di una dignità e di una qualità di vita che era quella che era a monte della fuga dai loro Paesi ?
  Io credo che di questo ci sia bisogno, altrimenti noi ci troviamo a fare delle osservazioni di laboratorio sotto un contesto molto misurato, molto preciso, molto quadrato, che, però, non tiene conto della complessità della vita che c’è dietro e, quindi, anche del fatto che spesso queste persone si trovano davvero in prima linea. Si trovano in prima linea le persone che vengono accolte, ma si trovano in prima linea anche le persone che accolgono e questo richiede, ovviamente, un tempo, uno spazio e una dimensione anche di reciproco adattamento per poter far emergere le migliori pratiche, che sono poi quelle che possono diventare davvero punto di riferimento. Grazie.

  PIA ELDA LOCATELLI. Io vorrei chiederle qualcosa riguardo al rispetto delle regole. Tutto il suo racconto mi è parso teso ad evidenziare il rispetto formale delle regole. Lei ha parlato, per quanto riguarda la prima gara d'appalto, di bando predisposto secondo il capitolato speciale approvato dal Ministero dell'interno. Poi ha parlato del rispetto, di nuovo, di una regola, andando oltre la possibilità di non...

  GIUSEPPE CASTIGLIONE, Sottosegretario alle politiche agricole, alimentari e forestali (fuori microfono). Sono accusato di turbativa.

  PIA ELDA LOCATELLI. Quindi, c’è una sorta di – esagero con la parola – ossessione nel dire che lei ha rispettato... Lo dico seriamente. Ha un'attenzione o preoccupazione a far rilevare che proprio tutte le regole sono state rispettate.
  Riprendendo un po’ la domanda della collega Carnevali, quello che in me ha suscitato perplessità quando siamo andati a Catania – e prima ancora alcuni colleghi – a visitare il centro di Mineo, è stata la scelta del contenuto del capitolato. Voi avete optato – uso la definizione della collega – per un global service. Per una situazione così complessa, che doveva gestire come minimo 3.000 persone, l'idea che il tutto dovesse essere messo in un servizio globale e non piuttosto in una sorta di suddivisione di competenze, rispetto anche ad alcune specializzazioni che potevano esistere o meno sul territorio, mi rende perplessa. Io mi chiedo per quale ragione avete scelto questa opzione. Alla fine, inevitabilmente, la partecipazione alla gara è stata di un soggetto.
  A volte ci si chiede se la progettazione del contenuto di un capitolato venga prima o vada in parallelo con il rispetto formale delle regole. Alla fine il rischio può essere – non mi sto riferendo al caso di Mineo – che si preconfezionino alcuni risultati.
  L'altra preoccupazione che ci viene dalla visita proprio sul campo, dalle testimonianze raccolte più sul campo che durante le audizioni formali, è che la contabilità o la registrazione delle cose abbia lasciato molto a desiderare. Lo so che non riguarda la sua gestione. Noi ne abbiamo parlato in questi giorni e ci pare una gestione molto approssimativa. Ovviamente, trattandosi di grandi importi di denaro, la circostanza ci ha suscitato delle preoccupazioni.

  MARIO MARAZZITI. Sarò molto breve. Ringrazio di tutto quello che il sottosegretario Pag. 18lascia agli atti in questa Commissione. Intuisco che poter fornire compiutamente la sua versione è anche un elemento di sollievo. La nostra Commissione è una Commissione di inchiesta che ha come obiettivo, al termine dei lavori – speriamo –, quello di avanzare delle proposte per una maggiore efficienza e umanità dell'intero sistema.
  La questione principale è che noi abbiamo avuto globalmente la percezione che questo sia un sistema in cui le cose chieste sulla carta sono molto accurate, ma – l'hanno detto in altri termini i colleghi – i servizi finalmente offerti perdono di efficacia rispetto alle intenzioni iniziali. C’è un problema di contesto, di difficoltà, non c’è dubbio, ma sostanzialmente l'impressione è che tra ciò che c’è sulla carta e ciò che c’è nella realtà ci sia una discrepanza troppo forte.
  In questo senso si pone il problema dei controlli come controlli di qualità e non semplicemente come controlli di aderenza ai capitolati. Questo è il punto centrale per un amministratore, per una persona motivata, che ha a cuore il problema. Per noi è un punto molto importante. Mi ha stupito quando il prefetto di Catania a questa domanda ha risposto che i controlli non competevano al prefetto, perché l'accordo col Ministero dell'interno su questa vicenda stabiliva che i controlli competessero alla stazione appaltante. Così ho capito io. Lo chiedo a lei.
  Tecnicamente, tendenzialmente, un'aggiunta del progetto Praesidium dovrebbe garantire forse l'aderenza e la qualità, ma anche qui l'impressione è che si tratti di un apporto sporadico, come alcuni meccanismi di verifica europea, in cui si fanno delle raccomandazioni e poi, a distanza di tempo, si va a vedere se le raccomandazioni per mettere a punto il modello siano state ottemperate, ma sostanzialmente la discrepanza rimane piuttosto forte. Io le chiedo, quindi, del problema del controllo e come è stato scelto, come è stato deciso questo meccanismo, per poter vedere come ovviare in futuro.
  Concludo la mia domanda condividendo le osservazioni fatte dall'onorevole Binetti e ringraziandola anche per la citazione della Comunità di Sant'Egidio e del suo lavoro, che è necessariamente conosciuto dai siciliani e da chi lavora. Volevo solo accennare al fatto che la differenza è che tutto quel lavoro è su base gratuita, mentre quello de La Cascina non è su base gratuita. Questa è la differenza strutturale. Poiché questo è un problema che torna anche in altre inchieste, anche su Roma, ho trovato l'occasione per precisare questo. Ringrazio l'onorevole Binetti che me ne ha dato l'occasione.

  PRESIDENTE. Ci sono ancora due iscritti a parlare. Chiederei a chi ha intenzione di parlare di iscriversi subito, perché, visti i tempi, preferirei che ci fosse un'unica replica da parte del sottosegretario e magari che seguisse qualche parola di conclusione sulla base di quello che è accaduto.

  VEGA COLONNESE. Ho solo una domanda veloce. Nell'audizione si fanno dei riferimenti ben precisi. Si è parlato di Odevaine e del ruolo che ha svolto in tutta la vicenda. Io voglio proprio avere una risposta netta. Poi, ovviamente, in altra sede si stabiliranno altre cose.
  Vorrei capire come è stato il rapporto con Odevaine in questa situazione e se effettivamente era solo lui ad agire. Nella ricostruzione dei fatti sembra che abbia agito quasi da solo, nel senso che nessuno era a conoscenza di quello che veniva fatto.
  Peraltro, c’è una notizia che noi conosciamo. In un'intercettazione Odevaine dice proprio direttamente che c’è stato un pranzo in cui eravate presenti lei, Odevaine e una terza persona che si sarebbe dovuta aggiudicare l'appalto. Vorrei sapere se questo corrisponde al vero o meno e qual è stato effettivamente il ruolo, se lo si può dire in questa sede. Grazie.

  PAOLO BENI. Pongo due domande veloci. Mi riferisco sempre al periodo antecedente il 28 giugno 2013. Volevo capire una cosa. Secondo lei, fra dicembre 2012 e gennaio 2013, con la fine dell'emergenza, Pag. 19ci sono una serie di passaggi. Il 31 dicembre finisce l'emergenza e il 20 dicembre si costituisce il consorzio Calatino. Evidentemente si costituisce proprio in funzione del fatto. Dal 1o gennaio la prefettura, per conto del Ministero dell'interno, assume la gestione, ma di fatto questo dura soltanto fino all'8 marzo, perché l'8 marzo la prefettura stipula la convenzione con il consorzio Calatino.
  Dove matura questa scelta, secondo lei, e con quali motivazioni ? Il Ministero dell'interno, naturalmente, gestisce. Considerando che i consorzi di cooperative sociali, come Sisifo, che gestivano prima del 31 dicembre 2012 saranno gli stessi con cui poi il consorzio Calatino stabilirà la convenzione dopo, qual è il vantaggio, il valore aggiunto – diciamo così – di questa scelta da parte del Ministero dell'interno e della prefettura di promuovere, o incoraggiare la scelta da parte dei comuni di costituirsi in consorzio, per poi interporsi fra il Ministero dell'interno e gli enti gestori, considerando che poi gli enti gestori saranno gli stessi ? Vorrei una lettura di questa scelta.
  Passo alla seconda domanda, che, se mi consente, riguarda il periodo successivo. Non le chiedo di riportare dei fatti, ma di esprimere un'opinione. Credo che mi possa rispondere. Nella fase successiva, prima di arrivare al terzo appalto, a quello poi contestato da Cantone, passano – io ho contato – grossomodo quattro rinnovi trimestrali della gestione, sempre a Sisifo. Faticosamente ho ricostruito questa situazione. Dopodiché nel giugno del 2014 c’è la gara, c’è il ricorso del partecipante escluso e si arriva con ulteriori rinnovi praticamente al pronunciamento della Corte dei conti. Poi ci sono i due annullamenti per autotutela e la risposta dell'ANAC e si arriva all'inizio del 2015.
  La domanda è semplicemente questa, un'opinione che stiamo chiedendo un po’ a tutti coloro che sono stati coinvolti e che hanno modo di conoscere il sistema dell'accoglienza e i pregi e i difetti del modello CARA di Mineo. Visto che tutti gli auditi che noi abbiamo sentito e che sono coinvolti – anche gli attuali gestori, tanto per capirsi – lamentano l'insostenibilità di una struttura così gigantesca, con la concentrazione di un altissimo numero di persone, dicono che questo modello va superato e che dobbiamo trovare soluzioni diverse, in presenza di queste criticità evidenti e riconosciute un po’ da tutti, per quale motivo, secondo lei, si è scelto nell'ultimo appalto di fare un appalto addirittura triennale e, quindi, di ingessare quel modello di gestione e quella struttura addirittura dal 2015 fino al 2017 ?

  PRESIDENTE. Grazie. Prima di cedere la parola al sottosegretario per la replica, vorrei solo puntualizzare una questione. Il fatto che l'appalto, così come è stato ripetuto in fotocopia per tre volte, non andasse bene è certificato, a mio giudizio, da un dato di fatto, non da una considerazione, ossia dal commissariamento che c’è stato da parte dell'ANAC.
  Dico questo per rilevare che l'elemento che lei riporta, molto correttamente, della congruenza formale, in realtà, poi, sulla base dell'evoluzione e del fatto che il modello sia stato ripetuto successivamente, rappresenta la stessa modalità di attribuzione che c'era stata all'inizio.
  Non voglio entrare nell'indagine che riguarda il capo di imputazione provvisorio che lei ha iscritto, ma, così come ricordava adesso il collega Beni e come ha detto anche qualche altro collega, per la sua tipologia un centro così grande era necessariamente da gestire con un consorzio di imprese che avessero determinate caratteristiche. Non a caso, all'inizio partecipano in due e poi una non viene ammessa per mancanza dei requisiti. Alla fine partecipa solo una. Ciò significa che la tipologia dell'appalto era molto definita.
  In merito a questo c’è, anche dal nostro punto di vista, l'interesse ad evidenziare – oltre al fatto che, su questo credo che la Commissione sia unanime, è impossibile pensare di gestire un'accoglienza con 4.000 persone – la necessità che anche nel modello di accoglienza si superi il modello di global service, ossia l'idea che veniva espressa inizialmente dalla collega Carnevali che ci sia un'identica approssimazione Pag. 20al problema, che si tratti di un centro di primissima accoglienza come quello di Lampedusa, dove le persone stanno tre giorni, o che si tratti di un centro come quello di Mineo, dove possono stare tre anni. Questo è un elemento che volevo sottoporre alla sua attenzione.
  Do la parola al Sottosegretario Castiglione per la replica.

  GIUSEPPE CASTIGLIONE, Sottosegretario alle politiche agricole, alimentari e forestali. Grazie ancora veramente ai commissari tutti. Se volete la mia opinione, è vero: 4.000 persone sono troppe. Noi l'abbiamo scritto in tutte le salse e l'abbiamo detto in tutte le lingue. Il primo protocollo che abbiamo firmato in prefettura era per 2.000 persone. Quando si fece la convenzione, si parlò di 3.000 persone, che era il limite massimo.
  Ho detto poco fa che nel luglio scorso, quando la Conferenza delle regioni individuò come hub Mineo, stabilendo che, oltre che CARA, sarebbe diventato anche CIE, io ho pubblicamente assunto una posizione dicendo che era una follia pensare di fare un hub e, oltre al CARA, di mettervi anche il CIE.
  Dico a me stesso che oggi, in piena emergenza, continuano ancora ad arrivare centinaia di persone che vengono portate al CARA di Mineo. Dobbiamo decidere che cosa vogliamo fare. Io sono d'accordo con voi: per me la struttura non può accogliere più di 2.000 persone. Quando si arriva a 3.000 persone, io penso che il territorio non possa più sopportare un numero così alto. Sono d'accordo con voi. Non ho problemi a dire tutto questo.
  Come ha detto qualcuno – mi sembra l'onorevole Binetti – noi abbiamo affrontato un'emergenza e l'abbiamo affrontata con 50 etnie diverse. Era un'emergenza straordinaria. Non ci siamo limitati a fare solo l'accoglienza: abbiamo provato a fare tutto il possibile. È vero che sono previsti i corsi di alfabetizzazione, i corsi di professionalizzazione, i corsi di mediazione linguistica. C’è una squadra di calcio ed il teatro.
  È stato detto che potevamo fare di più. Sicuramente potevamo fare di più, ma il tema vero sempre al centro del dibattito è stato, oltre all'accoglienza, come riuscire a fare integrazione e come collegare tutto il territorio circostante, non solo il comune di Mineo, ma anche i quindici comuni del territorio.
  Pur non essendo direttamente coinvolto e non potendo presentare l'emendamento di cui parla l'onorevole Palazzotto, condivido quell'emendamento. Dare 3 milioni di euro al consorzio e poi affidarlo all'ANCI, affinché, come organismo di rappresentanza di tutti gli enti, organizzasse, oltre all'accoglienza, anche un servizio di integrazione spalmato su tutto il territorio, penso che sia un'iniziativa positiva. Io l'ho valuta positivamente. Certamente dall'assegnazione dei 3 milioni di euro io sfido chiunque a dire se ci sia stato un intervento da parte mia, se io sia mai intervenuto nella vicenda sull'utilizzazione di quelle risorse. Non c’è mai stato un incontro. L'ANCI era il soggetto che, a mio avviso, avrebbe dovuto gestire la progettualità per conto del consorzio dei comuni, come fare attività di integrazione.
  Quanto al non fermarsi al dato formale – la norma, la legge, la gara d'appalto – sarà formalismo, ma io sono un soggetto pubblico, sono un gestore pubblico e ho delle regole pubbliche. Se il capitolato mi dice che il modello è quello del decreto ministeriale, che utilizza Castiglione con il commissario Gabrielli, ma che utilizzano tutti i prefetti d'Italia...
  Noi possiamo cominciare a disquisire e possiamo decidere di chiederci se sia opportuno concentrare, ossia avere un unico interlocutore che all'interno ripartisca le diverse competenze. Avere un raggruppamento temporaneo di imprese significa che le competenze all'interno di quel consorzio ci dovranno essere certamente per assolvere a quelle funzioni.
  Io ricordo il mese di luglio o la gara di dicembre. Un giorno aggiudichiamo i letti, poi c’è il ricorso al TAR, il giorno dopo dovremmo aggiudicare la struttura, il giorno dopo ancora dovremmo aggiudicare Pag. 21la mediazione linguistica e il giorno dopo ancora dovremmo aggiudicare l'assistenza, la mediazione.
  È chiaro che questo è opinabile. Mi è stato sempre detto che, quando si concentrano i servizi, il rischio della corruttela è minore rispetto che con il frazionamento dei servizi. Finora abbiamo lavorato per concentrare, ma nel merito non entro. È un dibattito molto ampio.
  Io avevo il dovere di attenermi al decreto ministeriale del 2000 che utilizzava il CARA di Mineo, ma che utilizzavano tutte le strutture d'Italia. Se poi questo è un bene, è da vedere. Noi possiamo fare tutte le evoluzioni e decidere quello che vogliamo fare. Possiamo cambiare questa norma e decidere diversamente.
  Io sono d'accordo con voi, dunque, ma quella è la norma. Per la Corte dei conti e per la Ragioneria generale dello Stato io non avevo altre alternative che attenermi a un capitolato che era previsto dal decreto ministeriale del 2008, in modo uniforme in tutta Italia.
  Con riferimento all'atto formale di rinuncia, lo leggo all'onorevole Palazzotto: «vista la nota dell'ingegner Pietro Lo Monaco, soggetto attuatore di cui all'OPCM n. 3933 del 17 giugno, con la quale comunica che non è in grado di assicurare la gestione del Centro di accoglienza e asilo di Mineo...». Questa è la rinuncia formale da parte del soggetto attuatore, ingegner Pietro Lo Monaco, direttore della Protezione civile regionale.
  Io mi sono posto il problema che si è posto lei, essendo stata la mia persona individuata per il primo semestre come soggetto attuatore, di traghettamento dell'emergenza dalla Protezione civile al consorzio dei comuni, senza la funzione di stazione appaltante. Ricordo che io sono stato nominato sottosegretario il 3 maggio 2013 e che finisco il 28 giugno.
  Io mi sono, quindi, posto il problema e ho scritto anche all'Antitrust. Ho chiesto all'Antitrust se insediandomi e assumendo in quel momento il ruolo di sottosegretario di Stato ci fossero conflitti nella gestione tra il ruolo di sottosegretario e il ruolo di presidente del consorzio dei comuni che stavo assolvendo. L'Antitrust mi rispose che non c'era alcun ostacolo di carattere normativo, purché l'incarico fosse gratuito.
  Comunque, il 28 giugno io cesso con la mia funzione. Non c'era un dato di incompatibilità formale, ma sostanziale, perché poi io a fine giugno avverto il peso di una doppia responsabilità. Questo è assolutamente evidente. Le gare sono state sottoposte al visto della Corte dei conti. Su questo non ci sono dubbi.
  La collega Lorefice, che ringrazio, è intervenuta sul tema della qualità dei servizi. Io potrei citare tante cose. Non l'ho fatto perché sono d'accordissimo con il collega Marazziti. Conosciamo la struttura e lui conosce il mio impegno in quella struttura. Non ho voluto citare tutte le ONG che abbiamo coinvolto, perché farei una captatio benevolentiae.
  Se qualcuno si informasse su qual è stato il ruolo, con la mia gestione, dell'organizzazione all'interno della struttura per assicurare quella qualità dei servizi, per portare un contributo per l'assistenza, per fare tutte quelle attività che volontariamente hanno fatto, certamente ne emergerebbe che abbiamo fatto veramente tanto. Abbiamo presentato un teatro straordinario con i migranti, abbiamo fatto una squadra di calcio, abbiamo fatto il Natale a Mineo, abbiamo fatto il centro interconfessionale. I primi buoni voucher per i lavoratori sono stati fatti con la formazione al centro di Mineo.
  Si è posto questo problema. Avremmo potuto fare molto di più. Probabilmente avremmo potuto fare molto di più. Oggi, con la mente serena e tutti sgombri, è chiaro che possiamo fare tutte le valutazioni che vogliamo. Io penso che sia stato fatto un buon lavoro in quell'occasione. Se poi mi viene chiesto che cosa significhi essere vicino a Comunione e Liberazione, non lo capisco. Io non frequento Comunione e Liberazione. Ne apprezzo l'attività. Ne conosco lo spirito e, quindi, ne apprezzo l'attività. La vicinanza non riesco a individuarla, né l'ingerenza politica.
  Ricordiamo che, quando si tratta di cooperative, sono di soci lavoratori. Se il Pag. 22consorzio avesse fatto delle scelte di maggiore pubblicizzazione dell'attività, probabilmente sarebbe stato meglio. Sarebbe stato meglio gestire con una forma maggiore, visto il numero delle persone che si andavano a gestire con quei servizi e soprattutto le professionalità che venivano richieste per alcune attività previste all'interno del capitolato.
  Io certamente preferisco un modello di accoglienza diffusa. In questi ultimi anni gli SPRAR sono cresciuti in tutta Italia nel numero. Preferisco questo. L'attività che era stata fatta era un'attività propedeutica, perché, non avendo la disponibilità del centro di Mineo... Quando tutti noi ci siamo posti il problema – tutte le Istituzioni, il sindaco di Catania, il presidente della provincia – abbiamo cercato di reperire tutto quello che era possibile reperire. Abbiamo fatto un piano che poi, di fatto, è rimasto non attuato, perché avremmo dovuto acquisire la disponibilità di ogni singola struttura. Nel momento in cui il Governo nazionale firma il decreto di requisizione, per noi quello diventa il punto di riferimento.
  Potrei citare anche, quando parliamo di integrazione, tutte le visite, che sono state migliaia. Penso ai giovani delle scuole che sono venuti in quel periodo all'interno del centro. Potrei portare altri esempi... ce ne sarà occasione. Se oggi vogliamo enfatizzare tutti i fatti negativi, lo possiamo assolutamente fare, ma io vi potrei portare le testimonianze delle tante Commissioni parlamentari, nazionali ed europee, che sono venute in quella sede e che hanno testimoniato, anche in un periodo di grande difficoltà, una buona qualità. Da 2.000 fino a un massimo di 3.000, a mio avviso, quella è una struttura che può sostenere questo numero, ma è comunque un modello che non mi convince. È un modello che va bene per l'emergenza, ma è un modello che dobbiamo assolutamente superare.
  Alla domanda su che cosa accadrebbe se questo divenisse stabile, se mi convince l'idea di tre anni e perché dobbiamo stabilizzare questo modello, questa è una riflessione, a mio avviso, da superare. Facciamo un dibattito politico. Io sono convinto che si debba superare questa vicenda, non fossilizzarla e non farla diventare un punto di riferimento. Superiamo questo modello di accoglienza.
  Per quanto riguarda il passaggio molto, ma molto lineare, con il Ministro Cancellieri, il capo del Dipartimento della Protezione civile, il soggetto attuatore, il prefetto della città di Catania, allora si disse che la prefettura era nelle condizioni di affrontare il passaggio dalla gestione emergenziale dal Dipartimento della Protezione civile, ma non era nelle condizioni di affrontare il passaggio a una gestione più ordinaria. Pertanto, ci si chiese che modello potessimo pensare e la risposta fu quella di coinvolgere gli enti locali e i comuni. Si pensò così al modello del consorzio di comuni.
  Oggi dico che, fortunatamente, non è stato individuato come stazione appaltante. Si decise, come soggetto attuatore, di far traghettare per sei mesi, ma soprattutto si decretò, con un'ordinanza – il prefetto utilizzò lo strumento del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza – di proseguire quest'attività. Furono fatte, quindi, due gare e una proroga sulla base di un decreto del prefetto.
  Non vorrei attenermi al formalismo. È importante per evidenziare la correttezza e la legalità, ma poi ci abbiamo messo anche un po’ di passione. Le cose che ho detto le potremmo allargare. Io dico che oggi, alla luce dell'esperienza che tutti insieme abbiamo maturato, probabilmente qualcosa in più la possiamo fare.
  Se ci fosse un sistema più diffuso per tutto il Paese, se tutti i comuni venissero coinvolti, se ognuno facesse la propria parte, se la Sicilia non fosse l'unica regione che si fa carico del 20 per cento di tutta l'accoglienza nazionale, se qualche egoismo in meno ci fosse, probabilmente noi potremmo organizzare un sistema di accoglienza migliore in tutto il Paese in Italia.
  Considerato che ci sono 8.000 comuni in Italia, si potrebbe veramente fare un'attività di accoglienza più diffusa. Se allargassimo poi alla sfera europea, questo Pag. 23diventerebbe un problema, a mio avviso, assolutamente gestibile. È un problema che assolutamente si può affrontare.
  Tuttavia, questo fa parte di un dibattito molto più ampio. A me premeva semplicemente precisare questo, anche per quanto riguarda i quindici giorni. Nel mese di luglio c'era chi doveva incartare i panini, perché non c'era un riferimento. I quindici giorni sono dovuti all'ordinanza. C'era il comandante dei Carabinieri che chiamava e diceva: «Per favore, portate qualcosa». Abbiamo aperto i supermercati e abbiamo fatto tutto quello che era possibile fare. Abbiamo aperto i supermercati che avevano dei viveri per una prima accoglienza.
  Non c'era l'urgenza. Come ho detto, io avrei potuto derogare al Codice degli appalti, ma non l'ho fatto. Abbiamo realizzato la trasparenza e la pubblicità. Nella prima gara abbiamo fatto tutto il sito istituzionale della provincia, l'anticipazione via e-mail, la raccomandata, anticipandola per quanto fosse possibile. Di fatto hanno partecipato più imprese.

  PRESIDENTE. Sottosegretario, è corrispondente a verità il fatto che venissero migranti da altri centri già presenti sul territorio a Mineo nella prima fase ? Le risulta ? O le risulta che quelli che arrivavano a Mineo fossero tutti «nuovi sbarchi» ? Questa è un aspetto che, per quanto ci riguarda, è importante.

  GIUSEPPE CASTIGLIONE, Sottosegretario alle politiche agricole, alimentari e forestali. Non sono in condizione di essere preciso. Su questo non ho un'informazione.
  Per il resto, dicevo che anche quella di dicembre non è una... Pur nella brevità, così come previsto dall'ordinanza, c’è stata la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea, sul sito istituzionale dell'ente e su due quotidiani nazionali. La pubblicità, nonostante i tempi ristretti, c’è stata assolutamente.

  VEGA COLONNESE. C'era la domanda su Odevaine.

  GIUSEPPE CASTIGLIONE, Sottosegretario alle politiche agricole, alimentari e forestali. Io non ho la contezza di che cosa effettivamente sia stato detto. Conoscendo il mio stile, probabilmente, quando lui è venuto per la prima volta da consulente, l'avrò anche potuto invitare a pranzo. Certamente non abbiamo parlato di gare. Ho raccontato come sono andate le gare. Su questo punto c’è assoluta certezza che nessuno avrebbe mai potuto pensare di individuare un soggetto che poi avrebbe dovuto gestire le attività.

  PRESIDENTE. Pregherei i commissari di attendere trenta secondi prima di andar via per alcune comunicazioni del presidente che non sono sottoposte al dibattito. Ringraziando il Sottosegretario Castiglione, dichiaro conclusa l'audizione.

Comunicazioni del presidente.

  PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei Gruppi, nella riunione dello scorso 18 giugno ha deliberato, ai sensi dell'articolo 5, comma 2, della delibera istitutiva e dell'articolo 23 del Regolamento interno, il conferimento dell'incarico di collaborazione a tempo pieno per la dottoressa Francesca Grassi, presidente della Corte d'assise presso il tribunale di Ancona, e il conferimento degli incarichi di collaborazione a tempo parziale per l'avvocato prof. Fulvio Vassallo Paleologo, la dott.ssa Erminia Rizzi e l'avvocata Carmen Cordaro. La presidenza attiverà le procedure previste per assicurare l'avvio delle collaborazioni sopraindicate, previo distacco o autorizzazione dell'ente di appartenenza, ove necessario.
  Comunico, inoltre, che il Presidente Zaia e il prefetto Gabrielli hanno trasmesso documentazione concernente i temi delle audizioni svoltesi dinanzi alla Commissione e che anche il comune di Roma ha trasmesso documenti riferiti alla gestione capitolina del sistema di accoglienza, in risposta a una richiesta di Pag. 24quest'organo. Ricordo che gli atti sono interamente riversati presso l'Archivio della Commissione.
  Infine, informo che lo scorso Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei Gruppi, ha convenuto di procedere – a integrazione del programma di audizioni già deliberato dei presidenti di regione, dei sindaci Marino e Fassino, del prefetto Morcone e dei rappresentanti dell'UNHCR – all'audizione del Ministro Alfano entro il mese di luglio, nonché all'audizione del Presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine degli assistenti sociali, Silvana Mordeglia, del prefetto di Venezia, dott. Domenico Cuttaia, e del dottor Giuseppe Caruso, nella sua qualità di Commissario pro tempore per l'emergenza Nord Africa, sul tema della suddetta gestione del citato periodo di emergenza e delle conseguenti determinazioni concernenti il CARA di Mineo.

  La seduta termina alle 15.50.