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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza e di identificazione, nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti nei centri di accoglienza, nei centri di accoglienza per richiedenti asilo e nei centri di identificazione ed espulsione

Resoconto stenografico



Seduta n. 16 di Martedì 21 luglio 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Migliore Gennaro , Presidente ... 3 

Audizione del prefetto Mario Morcone, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno:
Migliore Gennaro , Presidente ... 3 
Morcone Mario , Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno ... 3 
Migliore Gennaro , Presidente ... 5 
Colonnese Vega (M5S)  ... 5 
Dambruoso Stefano (SCpI)  ... 5 
Palazzotto Erasmo (SEL)  ... 5 
Migliore Gennaro , Presidente ... 6 
Morcone Mario , Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno ... 6 
Palazzotto Erasmo (SEL)  ... 8 
Morcone Mario , Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno ... 8 
Palazzotto Erasmo (SEL)  ... 8 
Morcone Mario , Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno ... 8 
Locatelli Pia Elda (Misto-PSI-PLI)  ... 8 
Fontana Gregorio (FI-PdL)  ... 8 
Carnevali Elena (PD)  ... 9 
Migliore Gennaro , Presidente ... 11 
Rondini Marco (LNA)  ... 11 
Migliore Gennaro , Presidente ... 12 
Morcone Mario , Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno ... 12 
Locatelli Pia Elda (Misto-PSI-PLI)  ... 12 
Morcone Mario , Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno ... 12 
Carnevali Elena (PD)  ... 13 
Morcone Mario , Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno ... 13 
Rondini Marco (LNA)  ... 13 
Morcone Mario , Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno ... 13 
Migliore Gennaro , Presidente ... 14 
Morcone Mario , Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno ... 15 
Migliore Gennaro , Presidente ... 15 
Morcone Mario , Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno ... 15 
Migliore Gennaro , Presidente ... 15 
Morcone Mario , Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno ... 15 
Fontana Gregorio (FI-PdL)  ... 15 
Morcone Mario , Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno ... 15 
Fontana Gregorio (FI-PdL)  ... 15 
Morcone Mario , Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno ... 15 
Migliore Gennaro , Presidente ... 15 
Morcone Mario , Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno ... 16 
Migliore Gennaro , Presidente ... 16 
Guerini Giuseppe (PD)  ... 16 
Morcone Mario , Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno ... 16 
Migliore Gennaro , Presidente ... 16

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GENNARO MIGLIORE

  La seduta comincia alle 10,15.
  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, se ritenuto opportuno, i lavori potranno proseguire in seduta segreta su richiesta dell'audito o di un membro della Commissione.

Audizione del prefetto Mario Morcone, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del prefetto Mario Morcone, capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno.
  Nel dare il benvenuto al signor prefetto, lo prego di ragguagliarci sugli elementi di aggiornamento rispetto alla precedente audizione, in modo da consentire la massima possibilità di svolgere le domande ai colleghi commissari.
  Approfitto per ringraziarlo anche della puntualità con la quale ci ha fornito i dati aggiornati nel corso di queste settimane. Abbiamo fatto una richiesta più specifica relativamente all'elaborazione dei dati che potrà essere utile ai fini del lavoro stesso del Dipartimento e comunque della piena conoscenza delle situazioni che riguardano il sistema di accoglienza.
  Cedo, quindi, la parola al prefetto Morcone.

  MARIO MORCONE, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno. Grazie, presidente e onorevoli parlamentari. Procedo rapidamente per dare tutto lo spazio possibile agli approfondimenti che vorrete fare.
  Al 21 luglio i dati danno un numero di sbarchi sostanzialmente in equilibrio rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Parliamo di 85.361 persone, che stiamo cercando di distribuire sul territorio nazionale secondo le intese che stanno programmando sia la Conferenza unificata, sia il tavolo nazionale, sia i tavoli regionali, che abbiamo chiesto si riuniscano con i rappresentanti dei sindaci e con gli assessori regionali.
  Il trend che ho appena illustrato ci consentirà di rimanere al di sotto della pianificazione nazionale che avevamo immaginato e che ci faceva temere di poter superare le 200.000 persone. Invece, il trend sembra in linea con quello dell'anno scorso, che comunque ha coinvolto 170.100 persone.
  Per quanto riguarda la distribuzione dei migranti per regione, siamo riusciti a portare avanti un piccolo riequilibrio, anche se è ancora del tutto insufficiente, perché in Sicilia rimane il 18 per cento delle persone. Devo dire, però, che altre regioni hanno fatto sforzi significativi, come la stessa Lombardia che è all'11 per cento; da quando sono arrivato il Veneto è passato dal 3 al 6 per cento; in Campania la presenza è ancora bassa, siamo al 7 per cento, anche per condizioni contingenti di quella regione.
  Comunque, ci stiamo sforzando di andare avanti tenendo ferma la barra sulla Pag. 4Conferenza unificata dello scorso anno e su quelle modalità. Non è sempre facile farlo. Ne avete avuto evidenza con gli episodi recenti di Roma, Treviso e anche Acerra, in provincia di Napoli.
  A conti fatti, ci sono sicuramente delle insufficienze, sulle quali mi aspetto delle vostre domande. Nessuno qui, evidentemente, si sente in grado di garantire l'ottimo, ma stiamo facendo la più grande operazione umanitaria che la storia della Repubblica italiana abbia mai fatto. Vorrei che voi consideraste questo aspetto: la Repubblica italiana non ha mai fatto un'operazione umanitaria di questa dimensione, con un regime ordinario, senza ricorrere a semplificazioni amministrative, facendo delle gare, peraltro, all'offerta più conveniente.
  In questo Paese stiamo costruendo un'infrastruttura dell'accoglienza stabile, che dovrebbe assicurarci – al di là di quello che sarà il futuro, che non è nelle mie mani, ma in quelle del Governo e soprattutto degli eventi di natura internazionale – di fronteggiare meglio le situazioni di crisi.
  Per quanto riguarda le commissioni, probabilmente siete già informati. Prima una mia circolare chiedeva ai presidenti di commissione di assicurare dei risultati e un impegno maggiore di quello del recente passato per azzerare l'arretrato, poi il Ministro Alfano ha voluto incontrare i presidenti delle commissioni e ha chiesto loro un'attività straordinaria, peraltro mettendo a disposizione altre strutture che fossero necessarie, per cercare di azzerare completamente il ritardo, che pure, onestamente, è in linea con i trend europei. Tuttavia, in un momento di pressione come quello che abbiamo in Italia, non era e non è sopportabile, per cui si sta accelerando fortemente anche sul tema delle commissioni.
  Per quanto riguarda i minori non accompagnati, come sapete, abbiamo già aperto 16 strutture di prima accoglienza che entro i 90 giorni fanno, appunto, una prima accoglienza dei minori che arrivano, per poi trasferirli nel sistema SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) che abbiamo immaginato anche per i minori non accompagnati non richiedenti asilo, il cui bando credo si sia concluso. Adesso, con la nomina della commissione, si andrà all'esame dei progetti che sono pervenuti.
  Peraltro, sui minori non accompagnati impegneremo anche significative risorse dell'AMIF (Fondo per asilo, migrazione e integrazione), che ancora aspettiamo perché l'Unione europea, per quanto ormai sia concordata la trama degli interventi che verranno fatti con quei fondi, non li ha ancora definitivamente approvati mettendo a disposizione le risorse.
  Ancora ieri a Bruxelles il Ministro Alfano e gli altri Ministri dell'Unione hanno concordato questa prima fase di attuazione dell'Agenda Juncker, che consentirà all'Italia e alla Grecia, di riallocare 32.000 persone e, per quanto riguarda l'Italia, di avviare un piano di resettlement (cioè di persone che possiamo prendere da Paesi terzi, come il Libano e la Giordania), portando nel nostro Paese 1.986 persone.
  Onestamente, non è un grande successo. Tuttavia, è un passaggio importante perché per la prima volta l'Unione ha avviato un passo di politica comune che non aveva mai fatto nel recente passato, anche se con le resistenze che si sono ancora registrate.
  È stato programmato un ulteriore incontro dei Ministri dell'interno in autunno per portare da 32.000 a 40.000 le persone da riallocare, secondo il criterio indicato dal Presidente Juncker.
  Per quanto riguarda gli oneri che graveranno su di noi, la discussione si muove intorno al tema dei famosi hotspot, cioè di questi «punti di difficoltà» che altro non sono che i punti di sbarco, dove i Paesi dell'Unione chiedono con forza l'identificazione dei migranti e l'eventuale discrimine tra chi ha diritto alla protezione internazionale e chi, invece, non ne ha.
  Naturalmente, la nostra legislazione è assai più complessa e garantista, per cui tutti quelli che chiederanno l'asilo verranno comunque accolti e avranno la possibilità di completare il percorso sia Pag. 5con la commissione, sia eventualmente con il giudizio di primo grado davanti al giudice ordinario.
  Gli hotspot, così come sono immaginati, non fanno altro che ripetere i punti di sbarco, magari meglio attrezzati, che sono Lampedusa, Porto Empedocle, Pozzallo, Augusta, Taranto e Trapani.
  Per il resto, aspettiamo le risorse che ci auguriamo possano arrivare al più presto. Avremo anche una riunione con tutte le agenzie europee che parteciperanno a questa operazione – quindi Frontex, EASO (European Asylum Support Office), Europol ed Eurojust – che probabilmente saranno a Roma il prossimo giovedì, per disegnare insieme a noi il percorso da fare insieme.
  Naturalmente, la nostra sovranità è fuori discussione, dalle decisioni all'organizzazione degli hotspot. Abbiamo già fatto una simulazione a Pozzallo. Vedremo come avvalerci dell'aiuto di questi partner europei per migliorare la qualità allo sbarco e all'accoglienza.
  È il caso che mi fermi qui, lasciando lo spazio per rispondere in maniera più puntuale alle domande che vorrete rivolgermi. Va fatta forse un'ultima notazione, che sicuramente vi interesserà perché è relativa alle risorse.
  Credo sia stato approvato l'assestamento di bilancio. Ieri ero a Bruxelles. Ho le carte qui, ma non le ho ancora viste con attenzione. Certamente, però, sarà necessario avere delle risorse che non ci sono state date in questo bilancio, non per fare chissà cosa, ma semplicemente per rispondere agli operatori e alle imprese sociali che stanno lavorando in materia d'accoglienza.
  Come sapete, noi puntiamo sul sistema SPRAR che meglio ci garantisce e che, per fortuna, è abbastanza coperto anche dal punto di vista del bilancio dello Stato. Tuttavia, dove non riusciamo ad accogliere le persone nel sistema SPRAR – per varie motivazioni che poi approfondiremo nella misura in cui riterrete – dobbiamo pagare chi accoglie i minori, chi vince le gare che vengono fatte nelle singole province e così via. Su questo siamo un po’ in difficoltà. Infatti, abbiamo pagato fino al 31 marzo, ma non siamo ancora in condizioni di superare quella data, non avendo la liquidità necessaria. D'altra parte, però, gli impegni sono stati presi e dovranno essere rispettati.
  Mi fermo qui, restando a vostra disposizione per le vostre domande.

  PRESIDENTE. Grazie, signor prefetto. Come di consueto, daremo la parola prima a un rappresentante per gruppo e poi a chi ne farà richiesta.

  VEGA COLONNESE. Vorrei porle una domanda, proprio in base all'esperienza che abbiamo fatto incontrando i vari prefetti. Ci dicevano, infatti, che c’è una criticità nella distribuzione dei migranti sul territorio italiano, perché si segue il criterio della popolazione e non quello del reddito pro capite.
  Faccio un esempio preciso. In Campania, dove c’è un reddito basso della popolazione, il prefetto si trova davanti a due situazioni di emergenza, ovvero alla povertà della cittadinanza in contrasto con il sistema di accoglienza dei migranti. Le chiedo, quindi, se c’è questa criticità, se è prevista una soluzione al riguardo e quale potrebbe essere un esempio di soluzione.

  STEFANO DAMBRUOSO. La ringrazio per le informazioni che ci ha dato, che senz'altro aiutano il lavoro che stiamo cercando di portare avanti.
  Proprio perché lei ha fatto riferimento alla missione di ieri a Bruxelles, dove sono state stabilite delle cifre ritenute al di sotto di delle nostre aspettative, non da politico, ma come importante consulente della politica che è andato a Bruxelles, le chiedo qual era un risultato che per noi sarebbe stato auspicabile in termini di risposta, quanto meno in termini numerici. Qual era la risposta che l'Europa concretamente avrebbe potuto comunicarci nell'incontro di ieri ?

  ERASMO PALAZZOTTO. Ringrazio il signor prefetto per la presenza e per i dati che ci ha fornito. Proprio da questi vorrei partire per fare una domanda.Pag. 6
  Guardando le tipologie del sistema di accoglienza – quello ordinario, con CARA (Centri di Accoglienza per richiedenti asilo), CAS (Centri di accoglienza straordinaria) e SPRAR – sommando queste voci, che compongono il sistema d'accoglienza ordinario del nostro Paese, vediamo che le cifre sono di gran lunga inferiori, anzi sono la metà, rispetto a quelle del sistema straordinario di accoglienza.
  L'anno scorso abbiamo avuto 170.000 mila sbarchi. All'inizio di quest'anno ci disse che ci stavamo predisponendo addirittura per 200.000. Ora, visto che non si presuppone che i flussi diminuiranno, le chiedo quando il nostro sistema arriverà ad avere una capienza ordinaria sufficiente per evitare l'accoglienza straordinaria che ha creato e sta creando non pochi problemi sia dal punto di vista della gestione delle risorse – come lei ricordava – e delle speculazioni che sono state fatte, sia nella parte relativa ai problemi con la cittadinanza.
  Su questo le faccio una seconda domanda perché ho avuto l'occasione di visitare Treviso, dove ho verificato la condizione dei migranti che sono alloggiati alla caserma Serena. C’è molta confusione rispetto al destino di questo immobile, in particolare ci si chiede se dovrà diventare un hub o un hotspot.
  Inoltre, siccome gli hub in teoria dovrebbero essere dei centri di smistamento, la preoccupazione che molti nutrono è che – come spesso è stato davanti all'emergenza – diventino ulteriori grandi centri di accoglienza, che è un modello che vogliamo evitare.
  Ora, se l’hub è solo un centro di smistamento, il richiedente asilo non dovrebbe iniziare la procedura di richiesta d'asilo dentro l’hub, ma dovrebbe essere semplicemente fotosegnalato e smistato al centro d'accoglienza indicato e da lì iniziare la procedura. Questo garantirebbe che l’hub non diventi un centro di accoglienza, ma solo di smistamento. Peraltro, questa è la preoccupazione più grande dei cittadini che pensano a un hub che poi diventa un megacentro sul proprio territorio.

  PRESIDENTE. Diamo la parola al prefetto per la replica e poi continuiamo con le domande.

  MARIO MORCONE, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno. Onorevole Colonnese, il reddito pro capite può essere certamente un parametro da tenere presente. Tuttavia, come può immaginare, non è una questione nelle mie mani perché in Conferenza unificata si è deciso di fare riferimento alla popolazione, ma anche alle quote di fondo sociale. È, comunque, un tema che può essere tenuto presente.
  Senza voler dispiacere o fare polemica con nessuno, da meridionale, dico che molto spesso chi ha patito più sofferenze è quello più aperto ad accogliere sofferenze. Non si verifica mai il contrario. Lo dico con grande dispiacere, ma con l'orgoglio di uomo del sud.
  All'onorevole Dambruoso rispondo che il risultato che ci saremmo aspettati era 40.000, senza tante storie. Invece, è stato abbastanza imbarazzante vedere la difficoltà di alcuni Paesi che potevano benissimo accettare, dal momento che parliamo di cifre che, spartite per 28, non costituiscono un grosso impegno.
  Evidentemente, almeno in questa fase storica hanno prevalso e prevalgono preoccupazioni interne, esigenze di elezioni che cadono a breve o altre cose del genere. Certamente, la presidenza lussemburghese si è riservata di completare in autunno per arrivare fino a 40.000, che è l'impegno assunto dal Consiglio dei Capi di Stato e di Governo, al quale non si può venir meno, altrimenti la decisione non avrebbe alcun effetto.
  Peraltro, il Ministro Alfano ha voluto sottolineare questo aspetto, dicendo che ci copre per un primo anno, ma non per il secondo perché il tempo di vigenza dell'Agenda Juncker sarebbe biennale. Se, invece, non si copriranno i 40.000 posti, si Pag. 7ragionerà solo per un anno. Per l'impressione che ho avuto, alla fine dell'anno questo problema verrà superato.
  Vorrei aggiungere un elemento di mia personale delusione. È una mia considerazione, quindi prendetela come tale. Una scelta della Commissione – alla quale abbiamo tentato di resistere, ma non siamo riusciti – riguarda l'utilizzazione del meccanismo di Dublino anche per ricollocare le persone.
  Se in tutto il semestre di presidenza italiana e anche in questo periodo abbiamo messo sempre in luce le difficoltà create da un sistema farraginoso come quello di Dublino, è un po’ deludente che si ricorra nuovamente a Dublino, che è superato dal nuovo scenario che si è creato, anche per ricollocare le persone in altri Paesi. Immagino che questo ci creerà dei problemi. Comunque, l'esperienza ci guiderà nelle prossime settimane.
  All'onorevole Palazzotto dico che sono assolutamente d'accordo sul tema dello SPRAR. Il problema, però, è che, intanto, aderiscono 500 comuni su 8.100. È una questione che va affrontata. Difatti, si discute di incentivi da poter mettere in campo per rendere più «appetibile» (usiamo questo brutto termine) la partecipazione ai progetti SPRAR per i comuni.
  Si è parlato di un intervento che possiamo fare e che faremo, ovvero abbassare il cofinanziamento dal 20 al 5 per cento. Probabilmente può essere però determinante se riusciamo a ottenere un allentamento del Patto di stabilità per i comuni che partecipano ai progetti SPRAR. Questo è un discorso più complesso, che presuppone pareri e posizioni anche di altri ministeri – quello dell'economia in primo luogo –, quindi vedremo se sarà possibile.
  Posso dire, invece, che in settimana, per la Conferenza unificata, sarà alla firma del ministro un bando SPRAR straordinario di 10.000 posti proprio per fare quell'operazione di travaso che lei auspicava.
  Peraltro, ricordo che nel 2009 eravamo a 5.000 posti SPRAR, mentre adesso siamo a 22.000. Se riuscissimo a fare questo bando e a coprire altri 10.000 posti ci avvicineremo sempre di più – ha ragione quando nota quella distonia tra i vari numeri – a un sistema ordinario in cui i comuni sono protagonisti e si assumono la responsabilità non solo organizzativa, ma anche politica dell'accoglienza, così come dovrebbe essere.
  Questa è la strada che certamente auspichiamo e sulla quale punteremo ancora con questo bando che prima delle ferie estive dovrebbe essere reso pubblico.
  Riguardo alla caserma Serena, forse qualcuno di voi ha avuto l'occasione di leggere una mia intervista sul Sole 24 ore di domenica. Non c’è un prefetto in Italia che abbia interesse a stabilire in solitudine qual è la soluzione migliore per il territorio.
  Per quanto bravi, cattivi, insufficienti o limitati possano essere i miei colleghi – io per primo – non ci stanchiamo mai di confrontarci con i sindaci e con gli assessori regionali per avere da loro le indicazioni su qual è la soluzione migliore, che ha meno impatto e che è meglio accettata sul territorio. È chiaro che se non ci propongono una soluzione e comunque dobbiamo mandare 200-300 persone, dobbiamo trovarla noi.
  Sarò a Venezia giovedì pomeriggio per dire ancora una volta quello che sto dicendo qui, ovvero che ci aiutino a indicare le soluzioni. Quale particolare interesse dovremmo avere, quello di crearci un problema con i sindaci e con le rappresentanze del territorio ? Nessuno ha interesse a fare questo. Abbiamo tutti un forte desiderio di confrontarci positivamente, di avere la collaborazione di chi ha il governo locale per trovare le soluzioni nel quadro dei numeri che dobbiamo ridistribuire sul territorio.
  Dà fastidio che lo dica, ma non fa niente, lo faccio lo stesso: deve essere chiaro a tutti che se non abbiamo collaborazione siamo costretti a decidere in solitudine, perché stiamo parlando di persone alle quali dobbiamo dare una risposta. La nostra responsabilità è dare una risposta. Quindi, se ci aiutano a trovare una risposta comune e condivisa siamo felici. Altrimenti, in mancanza di aiuto, la daremo lo stesso.

Pag. 8

  ERASMO PALAZZOTTO. La domanda successiva...

  MARIO MORCONE, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno. La caserma Serena come hub ?

  ERASMO PALAZZOTTO. No. Mi riferisco alla procedura per la richiesta d'asilo nell'hub o dopo.

  MARIO MORCONE, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno. Vorrei fare un chiarimento. Forse non mi sono spiegato bene in altre occasioni. L’hub è certamente un punto di smistamento, dove si accoglie la richiesta di asilo e si fa il famoso C3, fino alla decisione della commissione sul diritto o meno all'asilo.
  Anche prima della decisione della commissione, comunque nell’hub si fa la domanda per la richiesta di asilo. Non possiamo mandare le persone fuori dall’hub se non hanno chiesto formalmente asilo, perché ci ritroveremo con persone in accoglienza che non hanno diritto all'asilo, che siano nello SPRAR o in altre strutture aperte temporaneamente. Questo non avrebbe senso.
  L’hub è il luogo dove si fa il discrimine tra coloro che chiedono asilo e coloro che non lo chiedono. Dopodiché, quelli che chiedono asilo o che lo hanno addirittura ottenuto – visto che ci sono anche procedure accelerate, per esempio per i siriani o gli eritrei – vanno direttamente in accoglienza, mentre quelli che non lo chiedono o non vogliono chiederlo dovranno lasciare il Paese.

  PIA ELDA LOCATELLI. Ha già risposto ad alcune domande che mi ero preparata, ma vorrei chiederle in particolare due cose e farle una raccomandazione. Lei ha accennato al tema della sovranità, a proposito della collaborazione con Eurojust. Siccome questo tema era già stato sollevato una volta, in termini di raccomandazione e non di cessione di sovranità, le chiederei un approfondimento su questo.
  Il secondo argomento riguarda i finanziamenti. Lei ha parlato di risorse disponibili per gli SPRAR, ma di mancanza di fondi per tutto il resto. Anche su questo vorrei avere qualche informazione in più. A proposito di relazione con i prefetti, adesso abbiamo il caso del sollevamento dall'incarico della perfetta di Treviso per – mi è parso di capire – inadeguatezza al compito. Ci sono altre realtà delicate. Come sono le relazioni tra ministero e prefetture ?
  Infine – so che non la riguarda e non è suo compito – una delle cose che vedo più carenti nel nostro Paese è la mancanza di vere campagne informative. Si levano soltanto le voci contrarie e si sentono solo quelle, che dunque prevalgono, pur rappresentando una parte minoritaria. Mi chiedo se il Ministero dell'interno insieme ad altri non possa fare un'azione per cui si rende meno difficile assolvere a questo compito di azione umanitaria che comunque dobbiamo svolgere.

  GREGORIO FONTANA. Ringrazio il prefetto di essere qui. Partiamo da un aspetto fondamentale, sul quale vorrei che ci fosse la massima collaborazione del ministero per riuscire a comprendere il fenomeno e a suggerire e ad analizzare tutti gli elementi che sono oggetto dell'istituzione di questa commissione.
  Fondamentali sono, infatti, i dati del fenomeno, in particolare degli sbarchi e della destinazione dei migranti, che sono una fonte primaria per questa commissione. Quindi, vorrei chiedere a lei – come penso, peraltro, abbia già fatto il presidente Migliore e gli uffici – di stabilire con la commissione una collaborazione anche in termini di formato dei dati perché molto spesso abbiamo i suoi preziosi report, ma sono diversi nella formazione e quant'altro.
  Questa commissione, per funzionare in maniera corretta, deve avere la conoscenza. Penso che in una democrazia parlamentare la trasparenza sia un impegno minimo da parte dell'Esecutivo.
  Le chiedo – poi, se lo riterrà il presidente, formalizzeremo meglio questo tipo Pag. 9di collaborazione – un flusso continuo, il più possibile aggiornato anche più volte la settimana, in un formato tipo che ci consenta di avere i dati complessivi degli sbarchi (dove sbarcano, dove vengono destinati come prima destinazione e così via). Sono consapevole che i passaggi successivi sono sempre difficili da tracciare con un dato complessivo. Tuttavia, vorremo avere almeno la contezza del problema con una costanza di informazione e di aggiornamento che deve essere stabilita il più stretta possibile.
  Chiedo, pertanto, la sua collaborazione per mettere a disposizione i dati alla Commissione. Quanto ci ha detto oggi – ovvero che i dati sono sostanzialmente in equilibrio nel complesso – evidenzia un fatto fondamentale.
  Nelle scorse settimane in questa Commissione abbiamo discusso, come una sorta di tormentone, del fatto che, in realtà, i dati erano in controtendenza rispetto all'anno scorso. Oggi siamo arrivati all'equilibrio, se non a una leggera prevalenza. Purtroppo, questo conferma quelle che erano le nostre preoccupazioni – e che penso fossero anche del ministero nel momento in cui si era preparato ad accogliere un numero così alto di migranti – ovvero che nelle prossime settimane e nei prossimi mesi – complice anche il periodo estivo, ma comunque il dato è comparabile a quello dell'anno scorso – i numeri e la pressione saranno sempre maggiori.
  Perciò, la costanza dell'informazione è un elemento fondamentale, anche perché il non soddisfacente esito del vertice europeo e delle decisioni prese in sede europea lasciano l'Italia ancora una volta sola, di fatto, a risolvere il problema dell'immigrazione.
  A questo proposito, vorrei capire se ci sono delle idee di ripartizione tra Grecia e Italia del numero complessivo che è stato individuato dall'Unione europea.
  Inoltre, vorrei avere qualche informazione in più su questa nuova procedura che riguarda le commissioni «volanti» di cui ci ha parlato sommariamente. Infatti, questa nuova procedura di individuazione dei richiedenti asilo è importante anche rispetto ai numeri e alla possibilità di poterli destinare ad altri Paesi dell'Unione Europea. Le chiedo, quindi, una specificazione, anche perché questo si mette, di fatto, in competizione con il lavoro delle commissioni che, a mio parere, forse era in linea con il passato, ma è ancora gravemente insufficiente. Questo è un elemento sul quale il Governo non ha dato, però, nessun tipo di risposta.
  In conclusione, vorrei sottolineare che i dati che ci ha fornito evidenziano il fatto che c’è una stragrande maggioranza di immigrati sistemati nelle strutture temporanee. Su questo vorrei che potesse fornire dei dati più precisi alle commissioni. Quante sono queste strutture temporanee ? Dove sono state aperte ? È vero che accolgono più della metà della popolazione di migranti presente in Italia ?
  Noi abbiamo posto l'attenzione sui CARA e sulla situazione degli SPRAR, ma più della metà dei migranti sono accolti nei CAS. Su questo, però, i dati mancano e sarebbe importante averli, proprio per consentire un lavoro concreto alla nostra Commissione.
  Lei ha detto alla Commissione che si recherà di nuovo in Veneto. Penso che l'atteggiamento di minaccia da parte dello Stato nei confronti degli enti locali – mi riferisco anche alle dichiarazioni che le sono state attribuite sui giornali di ieri, in cui accusava gli amministratori locali di sordità rispetto al fenomeno dell'immigrazione – non aiuti a risolvere il problema.
  Sono tesi e posizioni molto sbrigative, che non tengono conto delle legittime preoccupazioni di chi si trova ogni giorno a dover affrontare i disagi di un'immigrazione incontrollata e specialmente delle scelte sbagliate che il Governo ha fatto. Infatti, persino il Presidente del Consiglio e il Ministro dell'interno si sono resi conto che queste decisioni minacciate e prese si sono dimostrate sbagliate e hanno determinato la rimozione di un prefetto nella città di Treviso.

  ELENA CARNEVALI. Cercherò di essere breve ma, approfittando della sua Pag. 10disponibilità, le ruberò qualche minuto in più.
  Come abbiamo sentito nell'intervento precedente, con le informazioni si esprimono anche i giudizi politici, come è giusto che sia.
  Devo dire che va riconosciuto a questo Governo di aver posto per la prima volta il tema a livello europeo, ancorché con esito insoddisfacente per la misura dei 35.000. Avremmo voluto molto di più. Riconosco la bontà delle parole dette dal dottor Morcone, ovvero che forse per la prima volta abbiamo superato un'idiosincrasia – la chiamo così per essere «morbidi» – da parte dell'Europa.
  Torno, invece, ad alcuni punti su cui mi voglio soffermare. Procedo con alcune domande molto secche e con altre più articolate.
  La prima domanda è: a quanto corrisponde l'onere per l'assestamento di bilancio ? È particolarmente grave che stiamo pagando al 31 marzo, anche se mi rendo conto che non è una sua responsabilità. Capiamo benissimo cosa significa dover prevedere l'accoglienza straordinaria senza una vera e propria disponibilità economica. A ogni modo, a quanto ammonta – ripeto – l'assestamento ?
  Secondo, relativamente alla distribuzione, esprimo un giudizio di natura personale. Lei ha esordito dicendo che siamo al di sotto della pianificazione nazionale, cioè siamo in linea rispetto ai dati dello scorso anno. Secondo me, il tema non è solo quello. Peraltro, le informazioni che arrivano dalle prefetture provocano maggiore allarmismo, per lo meno rispetto alle disponibilità di accoglienza che devono essere messe in campo.
  Dobbiamo perciò distinguere le due cose, cioè il tema dei flussi, quindi il fatto che arriveranno 170.000-200.000 persone, e le disponibilità alloggiative attuali. Queste sono le due cose che ci mettono nelle condizioni – parlo della realtà lombarda, che conosco – di avere, di fatto, il 10 per cento di posti negli SPRAR e tutto il resto nel sistema di accoglienza straordinario.
  Sul tema dell'accoglienza straordinaria tocco, invece, un punto che corrisponde a un compito primario di questa Commissione, ovvero la capacità e la possibilità di esercitare un'azione di controllo da parte del ministero.
  Dico questo perché ancora non si comprende come sia possibile che siano attivi, quindi che stiano facendo accoglienza, centri come quello di Giarre – penso anche a quello che hanno visto i colleghi alla stazione di Crotone – che generano le situazioni più indecorose, che meno corrispondono alle esigenze del mantenimento di un sano e minimo criterio di dignità umana. Insomma, occorre un'attività di controllo preventivo o successivo, per cui credo che questo sia un tema particolarmente delicato.
  Relativamente alla distribuzione, lei ha già spiegato alla collega che il nostro punto di riferimento debba essere quello dei criteri che abbiamo attuato nella Conferenza Stato-regioni perché sono stati scelti degli indicatori che sarebbero stati ben diversi se avessimo utilizzato solo quello della popolazione. Infatti, i criteri sono stati parametrati anche rispetto alle risorse del Fondo nazionale e ad altro.
  Il tema è se si riesce – come mi sembra di aver capito – ad ottenere la disponibilità, peraltro sottoscritta più o meno da tutti nell'accordo uscito dalla conferenza Stato-regioni – poi magari smentita da alcuni presidenti per circostanze più politiche – che dovrebbe vederci responsabilmente impegnati. In pratica, la questione è se nella distribuzione si riesce a riequilibrare tra chi in questo momento sta facendo il suo dovere egregiamente, non senza grandi fatiche, e chi lo fa meno.
  Dal punto di vista della scelta oppure del metodo «vigoroso», voglio ricordare che abbiamo un grande vulnus là dove non esistono i coordinamenti regionali, perché non si può pretendere un atteggiamento giusto, obbligatorio, necessario e collaborativo, in particolare con gli enti locali e con chi sta facendo l'accoglienza, ma contemporaneamente non sopportare l'onere.
  Lo dico anche in virtù di un elemento di chiarezza che in questo momento non c’è, ovvero quello relativo agli hub. Parlando Pag. 11per esperienza diretta, ci si immagina di avere degli hub distribuiti anche all'interno delle stesse regioni. Vorrei, perciò, capire se c’è l'intenzione da parte del ministero di aprire altri hub ed eventualmente con quali funzioni.
  Il terzo tema riguarda la questione delle commissioni. Le assicuro che capisco lo sforzo che si sta facendo, anche se sono seriamente preoccupata. A oggi, per il 2014, per la provincia di Bergamo – i dati sono quelli che più ci sollecitano – abbiamo 900 domande, ma ne sono state esaminate 66. Di questo passo penso che non ci sia nessuno sforzo. Peraltro, sono dati che vengono dalle prefetture, non dagli operatori. Insomma, c’è una grande volontà, ma serve davvero uno sforzo che possiamo misurare perché sento, di settimana in settimana, che l'impegno ci sarà, ma ancora non si vede nessun effetto.
  Concludo, invece, per quanto riguarda la questione dello SPRAR. Chiedo un'attenzione, in particolare, sulle modalità e sui criteri perché è un meccanismo che funziona bene. Abbiamo un'esperienza più che decennale con lo SPRAR, anche se è vero che è utilizzato troppo poco dagli enti locali.
  C’è, però, una questione vera che non abbiamo affrontato, ma non dobbiamo nasconderla perché è un'informazione pubblica che tutti hanno. Mi riferisco alla possibilità di chiedere la residenza, che spesso è un deterrente per molti enti locali, sulla quale non c’è ancora un elemento di chiarezza.
  Riguardo, invece, alla questione dei criteri relativamente allo SPRAR, penso al criterio di essere già accreditati da alcune strutture. Questo crea problemi per chi cerca di innestarsi nel sistema con una volontà quasi pionieristica. Infatti, il sistema è molto rigoroso. Peraltro, c’è un'attività rendicontativa molto capillare, infatti chi ha provato a farla viene a Roma con i faldoni. Insomma, suggerirei un'attenzione maggiore nel mantenere quel punto di equilibrio che consente di mettere in campo nuove energie, se mai riusciremo a trovarle. D'altra parte, occorre – ripeto – il mantenimento di controlli rigorosi.
  Per il momento mi fermo qui. Grazie.

  PRESIDENTE. Direi di concludere il giro dei partiti, in modo che tutti abbiano l'opportunità di porre domande.

  MARCO RONDINI. Intervengo molto brevemente perché molte domande sono già state poste. Dai dati che ci ha fatto pervenire ci conferma che sono circa 81.000 le persone che sono alloggiate all'interno dei vari centri di accoglienza. In particolare, ci diceva che presso il sistema di accoglienza – mi corregga se sbaglio – non vengono portate le persone che non fanno una richiesta di asilo. Presumo, dunque, che a queste persone venga intimato di lasciare il Paese.
  Ora, visto e considerato che 81.000 sono presenti lì e che fra quelli arrivati l'anno scorso e quest'anno siamo già a quota 250.000, gli altri 170.000 come fanno a lasciare il nostro Paese ? Qual è il sistema che avete adottato per fare in modo che queste persone lascino realmente il Paese ? Oppure glielo intimate e poi loro lo faranno liberamente ?
  Inoltre, ci diceva che sono solo 500 i comuni che hanno dato la disponibilità per l'accoglienza. Non credo, però, che tutti gli altri comuni siano governati da amministratori di centrodestra che possono essere critici rispetto al sistema d'accoglienza imposto da questo Governo. Ritengo, dunque, che probabilmente non basta neanche la promessa di fargli avere un contributo per rendere – come diceva lei – «appetibile» la loro collaborazione.
  Non penso che si possa forzare la mano fino a imporre agli enti locali la presenza di strutture di accoglienza. Del resto, riteniamo – faccio un'osservazione politica – che questa situazione di emergenza sia stata creata. Infatti, se si fermassero le operazioni che permettono lo sbarco sul nostro territorio di centinaia di migliaia di persone, non ci dovremmo neanche confrontare con l'emergenza e con soluzioni per queste persone.Pag. 12
  Questo è confermato dal fatto che, presumibilmente, la maggior parte non ha i requisiti perché venga riconosciuto lo status di profugo o la protezione internazionale, ovvero dal fatto che presso il sistema d'accoglienza ci sono solo 81.000 soggetti, contro i 250.000 che sono sbarcati da noi.

  PRESIDENTE. Do la parola al prefetto per la replica.

  MARIO MORCONE, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno. Onorevole Locatelli, sono assolutamente in linea con lei sul tema della sovranità. D'altra parte, non mi scandalizzo, ma mi preoccupo – naturalmente cercheremo con grande garbo di far rispettare la sovranità nazionale – dell'interesse e del particolare afflato cooperativo delle agenzie europee, che già sono presenti in Sicilia da varie parti.
  È evidente che su questo terremo fermo il punto. Siamo in Italia, i coordinatori siamo noi, quindi decidiamo noi, pur mantenendo, come è opportuno e utile, il rapporto migliore con i colleghi che vengono e che sono motivati dall'ansia di partecipare, così come i loro direttori sono motivati dal fatto di rendere più forte l'agenzia e il suo ruolo presso Bruxelles.

  PIA ELDA LOCATELLI. (fuori microfono) Li conosciamo...

  MARIO MORCONE, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno. Infatti, questo è uno dei temi che sono sul tavolo.
  Per quanto riguarda le risorse, l'assestamento l'ho ricevuto stamattina. Sono tornato da Bruxelles ieri sera, quindi lo stavo guardando adesso. Poi ne parleremo con il ministro e in Parlamento. Certamente ci aiuta molto, ma probabilmente non risolve tutti i problemi.
  Soprattutto, vorrei tornare sulla questione dello SPRAR, anticipando una risposta all'onorevole Rondini. È chiaro che lo SPRAR garantisce la responsabilità politica del sindaco, cioè dà al sindaco la possibilità di scegliere il progetto e di proporlo. È, quindi, una valutazione di impatto sul territorio che ha già fatto in senso positivo, cioè ha stabilito che quel progetto è compatibile e accettabile dal territorio.
  È chiaro che se non partecipa al progetto SPRAR e abbiamo un problema di accoglienza, quindi dobbiamo fare una ripartizione territoriale, alla fine c’è qualcuno che deve decidere in solitudine. Chi decide in solitudine è il prefetto attraverso le gare, per cui se vince la gara un imprenditore del sociale in quello stesso comune, dopo che ha vinto, non possiamo dire che il sindaco ha detto che non ha piacere che si avvii un'attività di impresa nel sociale.
  Per questo sono – come tutti – assolutamente d'accordo sulla necessità che cresca fortemente il ruolo dei progetti SPRAR che vengono proposti e che si diminuisca, fino quasi ad annullare, l'attività dei cosiddetti CAS o dei centri nazionali, perché non abbiamo nessun interesse a costruire delle difficoltà sul territorio. Glielo dico onestamente; non è solo una mia opinione, ma di tutti i prefetti.
  Tornando all'onorevole Locatelli, sul problema del prefetto di Treviso non può chiedere a me. Le posso dire semplicemente – non lo faccio per una mozione dell'orgoglio o per retorica banale – che i colleghi, non solo i prefetti, ma tutta la struttura amministrativa dell'interno, sta facendo uno sforzo pazzesco rispetto a una realtà per la quale è fortemente sottodimensionata.
  Cito – come ho fatto altre volte – il prefetto di Trapani, di Siracusa e di Palermo. Sono colleghi che, con le loro strutture, sono chiamati a far fronte a sbarchi tutti i giorni. Tutto ciò va molto oltre quello che si dovrebbe immaginare come un normale impegno di ufficio. Lo si fa per responsabilità, per passione e per tanti motivi, ma ciascuno di noi può commettere degli errori o fare delle scelte poco felici.
  Sulle campagne informative, non deve chiedere a me. È un tema che non mi può appartenere in termini di scelta.Pag. 13
  Onorevole Fontana, le garantiamo tutti i dati di cui ha bisogno. Non abbiamo nessun motivo per non darveli. Anzi, metteremo la Commissione in linea sul cruscotto informatico come indirizzo, in maniera tale che, quando ho io i dati, contemporaneamente li abbia anche la Commissione.
  Diventa un poco più complicato darvi tutti i dati – anche se non c’è alcuna resistenza – delle strutture di accoglienza temporanea sul territorio perché sono un'infinità e sono gestiti direttamente sul territorio dalle prefetture, con le gare che fanno e che rinnovano. Troveremo, però, un meccanismo per informare la Commissione di tutto quello che è attivato e che naturalmente è in costante movimento, per cui alcuni spariscono, altri ricompaiono e così via.

  ELENA CARNEVALI. (fuori microfono) Come sono distribuiti all'interno della regione...

  MARIO MORCONE, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno. Si tratterà di fare un piccolo sforzo in più, ma lo facciamo senz'altro.
  Per quanto riguarda le commissioni ritorno sul discorso fatto in maniera più netta dall'onorevole Rondini, perché per mandare qualcuno a casa sua, ovvero per il rimpatrio, è necessario avere degli accordi di riammissione con i rispettivi Paesi.
  Se metto un senegalese sull'aereo e lo accompagno a Dakar, non fanno scendere dall'aereo né me, né lui. Questo deve essere chiaro. A meno che non vogliamo dichiarare guerra al Senegal, non è possibile.
  L'unica via d'uscita è fare un accordo di riammissione con quei Paesi nei quali dobbiamo riportare le persone. Su questo il Governo sta facendo uno sforzo importante verso i Paesi terzi per costruire accordi oltre quelli che abbiamo. Noi attualmente li abbiamo – e funzionano – con Tunisia, Marocco, Egitto e Nigeria. Con gli altri, soprattutto con i Paesi della West Africa, da cui si dice che vengano i migranti economici, non sono stati ancora conclusi accordi di riammissione.
  C’è uno sforzo importante che il ministero e il Governo stanno facendo verso questi Paesi per ottenere degli accordi di riammissione. Soprattutto, la strada maestra è invocare degli accordi di riammissione a livello europeo, perché non è un problema solo nostro, ma di tanti altri Paesi europei.
  Posso fare un esempio banale. Il Belgio non ha l'accordo di riammissione con la Tunisia, per cui hanno chiesto a noi se potevamo aiutarli a costruire una strada con questo Paese. Dico questo per dire che la questione dell'irregolarità sul territorio – cioè di coloro che non riusciamo ad accompagnare materialmente a casa, ma a cui dobbiamo semplicemente ordinare di andar via dal territorio nazionale – non è un problema solo italiano, ma purtroppo diffuso in molti in molti Paesi. La Francia è un altro di questi.
  L'unica strada possibile è quella di costruire accordi di riammissione per poter materialmente riaccompagnare quella persona nel Paese di origine, dopo che si è verificato che non ha titolo alla protezione internazionale. A questo proposito, devo dire che gli accordi di riammissione non si fanno per simpatia, ma – come può immaginare – dando aiuti per lo sviluppo e altre forme di sostegno al Paese al quale si chiede l'accordo.

  MARCO RONDINI. (fuori microfono) Attualmente quanti sono ?

  MARIO MORCONE, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno. Quattro, li ho già detti. Sono Marocco, Tunisia, Egitto e Nigeria.
  Stavo parlando con l'onorevole Fontana e mi sono spostato sull'onorevole Rondini. A ogni modo, qui nessuno accusa nessuno. Si chiede solo di uscire dall'ambiguità perché credo sia onestà intellettuale chiedere aiuto e collaborazione, ragionando insieme e confrontandoci sulla soluzione migliore. Non vogliamo imporre nulla, Pag. 14come per l’hub di Treviso, ma bisogna almeno andare ai tavoli, dare indicazioni, far capire la direzione che si sta prendendo. Se non si va ai tavoli e si dice semplicemente che «in Veneto no, perché ci sono già troppi migranti», qualunque prefetto del Veneto, siccome da Roma glieli mandano, deve trovare la soluzione.
  Sarà giusta o sbagliata, gradita a un sindaco piuttosto che a un altro, ma la soluzione si deve trovare. Questa non è un'accusa di sordità o una minaccia. Non siamo assolutamente in grado di minacciare nessuno. Siamo veramente lontani dal minacciare qualcuno. La minaccia è dei prefetti, i quali devono comunque trovare le soluzioni in un contesto molto difficile, nel quale la politica qualche volta – scusatemi se dico questo, ma sono il più anziano del Ministero dell'interno, quindi mi sento libero di poterlo fare – usa male vicende che meritano un'attenzione diversa perché riguardano persone.
  A me sta benissimo e non mi sposto di un millimetro se dite, scrivete o denunciate che Renzi deve andare a casa, che Alfano si deve dimettere e così via. Le cose, però, vanno male – io voto chi mi pare; nessuno mi potrà imporre per chi devo votare – quando si dice «in Veneto no perché noi no». A quel punto, si fanno delle scelte in solitudine, non arroganti, perché si è costretti a essere soli. Quelle scelte potranno andare bene o meno, ma il problema non è di chi decide.
  Onorevole Carnevali, per la prima volta abbiamo rotto un muro che resisteva da tempo e che ha tentato di resistere fino a ieri pomeriggio. La prego di credermi. Io c'ero e posso dire che hanno tentato di resistere fino all'ultimo. È comunque un successo quello che è stato ottenuto. Personalmente, essendo un europeista convinto per mia cultura, speravo di ottenere di più e non mi aspettavo certi atteggiamenti da certi Paesi, come la Polonia che ha mandato migliaia di polacchi in Italia quando ha avuto bisogno e adesso, invece, è chiusa.
  Queste, però, sono altre considerazioni. Quello che è importante è che si è fatto un passo in avanti significativo e che questo apre la strada a discorsi sul futuro che mi auguro ancora più convincenti.
  Riguardo alle azioni di controllo, le facciamo con il progetto Praesidium, attraverso le prefetture – a questo proposito, sono state fatte circolari a ripetizione – qualche volta anche con dei blitz dal livello nazionale. Certo che quando si hanno migliaia di strutture aperte diventa davvero difficile.
  Le rispondo ancora su due cose. Lei ha parlato di Giarre e della questione che riguarda i minori non accompagnati. Noi abbiamo preso i minori non accompagnati dal 1o gennaio, garantiamo sui 16 sedici centri che abbiamo aperto con dei bandi finanziati dall'Unione Europea. Vi invitiamo ad andare in questi 16 centri per trovare qualcosa che non va. Tra questi, non c’è Giarre. Abbiamo poi lanciato un bando per lo SPRAR che si sta chiudendo.
  Quella di Giarre è una struttura autorizzata dalla regione Sicilia. Comunque andremo a vedere ed eventualmente a chiuderla.

  PRESIDENTE. Prefetto, mi permetto di usare la mia prerogativa di presidente. So che i centri voluti dal Ministero sono in condizioni migliori, anche per le notizie che ci arrivano dalle associazioni che ci lavorano.
  Siccome, però, i minori sono soggetti particolarmente vulnerabili, le chiedo di aprire un filone di controlli specifici, anche perché questi centri, per legge, possono avere 10, massimo 12 soggetti, quindi sono molto sparpagliati sul territorio e possono sfuggire. Insomma, se ci potesse essere una mission particolare nel corso delle prossime settimane sui centri per minori non accompagnati, saremo soddisfatti.
  Non segreto questa parte della discussione perché non parlo delle persone e delle notizie che abbiamo acquisito dagli organi di polizia, cosa che forse farò successivamente. Tuttavia, lì come in altri centri c’è stata segnalata una profonda questione di illegalità, prima ancora che di diritti negati. Intendevo dirle questo anche Pag. 15per potenziare eventualmente le strutture di accoglienza per i minori non accompagnati, che sono quelle che avete fatto voi.

  MARIO MORCONE, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno. Presidente, senz'altro ci occuperemo subito di Giarre e contestualmente anche degli altri centri che vengono da un passato che non riconosciamo perché siamo nati, come minori non accompagnati, il 1o gennaio 2015. Voglio sottolineare questo aspetto.

  PRESIDENTE. (fuori microfono) Sì, questo è chiaro.

  MARIO MORCONE, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno. La seconda questione riguarda Crotone. Immagino vi riferivate alla vicenda della stazione.

  PRESIDENTE. Anche su questo vorrei fare una precisazione. Crotone non fa parte del sistema d'accoglienza, ma il problema riguarda le procedure. Allora, su questo le faccio una domanda secca. Chi deve fare un intervento – il Parlamento o il ministero attraverso un dispositivo amministrativo – per consentire a chi ha già diritto e deve fare solo il rinnovo di poterlo fare su tutto il territorio nazionale sulla base del sistema informatico, senza tornare nel punto in cui c’è stato il primo accoglimento delle domande ?
  La situazione della stazione di Crotone è di un allarme che va oltre qualsiasi mia stessa percezione di questo tipo di problemi. Riguarda il prefetto e il questore che hanno detto che non hanno organico sufficiente. Non ci sarà mai, però, l'organico sufficiente per rispondere a domande che potrebbero essere tranquillamente espletate in altri luoghi del territorio.

  MARIO MORCONE, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno. Grazie per la precisazione. Torno al ministero e vado dritto dal prefetto Pansa a chiedergli come può essere risolta la questione. Credo che possa essere risolta in via amministrativa. Diversamente, le scelte che si potranno fare sono nelle mani del Parlamento.
  Comunque, dirò al prefetto Pansa di farvi avere un punto della situazione ed eventualmente un resoconto delle iniziative possibili per risolvere questo problema.
  Per quanto riguarda gli hub, non mi stanco di ripetere che non c’è un editto romano che stabilisca la vita e la morte degli hub nelle singole regioni. Da Roma c’è la volontà, il desiderio e l'impegno di sentire sul territorio che cosa vogliono fare.
  In Friuli hanno deciso che volevano cinque hub piccolini e hanno fatto così. Nessuno ha detto niente, anzi abbiamo fornito loro le strutture. Anche in Toscana volevano un'accoglienza diffusa e hanno fatto in questo modo. Nessuno ha avuto niente da dire. In Emilia-Romagna hanno preferito utilizzare il sistema dell’hub unico di Bologna e hanno fatto così. Il resto appartiene al dibattito sul territorio, che poi si riverbera a livello nazionale perché nessuno vuole imporre niente a nessuno, escluso naturalmente quel pezzo di accoglienza che spetta a ciascuna regione.
  All'onorevole Rondini ho risposto, quindi credo di potermi fermare qua.

  GREGORIO FONTANA. (fuori microfono) Le nuove procedure europee di riconoscimento...

  MARIO MORCONE, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno. In che senso ?

  GREGORIO FONTANA. Lei ha detto che dovrebbero essere affiancati questi tipi di controlli alle nostre strutture...

  MARIO MORCONE, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno. Il tema è noto.

  PRESIDENTE. La domanda è: se non si sono identificati fino ad oggi, qual è il sistema con cui si intende affrontare la questione ?

Pag. 16

  MARIO MORCONE, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno. Il tema è noto ed è quello di un uso proporzionato della forza per identificare le persone. Ci sono state delle difficoltà, che mi risulta abbiano pure i tedeschi. È uscito un articolo su Der Spiegel proprio su questo.
  Allora, la scelta fatta è quella degli hotspots. Quindi, nel punto di sbarco o nell’hub immediatamente a ridosso, che sarà chiuso perché vi si esce per andare in accoglienza o da un'altra parte, ovvero in quei cinque punti che indicavo prima, alla presenza e con la collaborazione delle polizie di altri Paesi attraverso Frontex o l'invio di loro rappresentanti – il Capo della polizia, facendo una cosa molto intelligente, ha chiesto la collaborazione –, si valuterà la difficoltà dell'identificazione di coloro che non vogliono essere identificati.
  Questo avviene anche alla presenza delle grandi organizzazioni internazionali, che siano l'UNHCR o l'OIM, per cui non c’è nulla di segreto. Non siamo a via Tasso. Insomma, si farà con molta correttezza e con molta civiltà quello che si deve fare. Capiremo se abbiamo sbagliato noi nel recente passato o se c’è stata una qualche sordità, in questo caso, da parte dei colleghi europei.
  È possibile anche una terza soluzione, ovvero che nel momento in cui l'eritreo o il siriano capisce che può andare in Germania o in Francia, metta il dito più facilmente. Fermo restando che se lo mandiamo a Cipro, non so l'effetto quale sarà.

  PRESIDENTE. Abbiamo stabilito, anche per impegni dei gruppi, che terminava alle 11.30. Abbiamo, comunque, svolto l'audizione con un intervento per gruppo, quindi non è stata inibita questa possibilità. Siccome, però, ci sono ancora molte richieste di parola – io stesso mi sarei riservato di fare un intervento – chiedo al signor prefetto di aggiornarci eventualmente in una sede successiva, in modo tale da poter continuare l'audizione.
  Onorevole Guerini, se c’è una questione urgente...

  GIUSEPPE GUERINI. Rispetto all'accordo sui 35.000 in sede europea, se non ricordo male ho letto che si trattava di ricollocazione di persone arrivate dopo il 15 aprile 2015 in evidente stato di protezione internazionale, ovvero siriani ed eritrei.
  Anche in relazione a quello che stava dicendo poc'anzi, questo non rischia di essere a somma quasi zero per l'ospitalità e l'accoglienza italiana ? Infatti, non abbiamo siriani ed eritrei che ci intasano le strutture di accoglienza. Si tratterebbe, quindi, di ricollocare persone che già andiamo ad identificare adesso...

  MARIO MORCONE, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno. Siriani ne stanno arrivando pochi, ma gli eritrei arrivano, quindi se solo ci sollevano dagli eritrei, che magari vanno felici a ricongiungersi con parenti e conoscenti da altre parti, per noi è comunque un piccolo vantaggio.

  PRESIDENTE. Ringrazio il prefetto per la sua consueta disponibilità. Fisseremo, tramite gli uffici, una data per un nuovo incontro. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 11,30.