Sulla pubblicità dei lavori:
Patriarca Edoardo , Presidente ... 2
Audizione del Vice Prefetto Maria Caprara, responsabile della Struttura di missione per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, istituita presso il Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno:
Patriarca Edoardo , Presidente ... 2
Caprara Maria , Responsabile della Struttura di missione per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, istituita presso il Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno ... 2
Beni Paolo (PD) ... 4
Caprara Maria , Responsabile della Struttura di missione per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, istituita presso il Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno ... 4
Carnevali Elena (PD) ... 4
Caprara Maria , Responsabile della Struttura di missione per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, istituita presso il Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno ... 4
Carnevali Elena (PD) ... 6
Caprara Maria , Responsabile della Struttura di missione per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, istituita presso il Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno ... 6
Patriarca Edoardo , Presidente ... 6
Caprara Maria , Responsabile della Struttura di missione per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, istituita presso il Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno ... 6
Patriarca Edoardo , Presidente ... 6
Caprara Maria , Responsabile della Struttura di missione per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, istituita presso il Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno ... 6
Patriarca Edoardo , Presidente ... 8
Lorefice Marialucia (M5S) ... 8
Carnevali Elena (PD) ... 8
Patriarca Edoardo , Presidente ... 9
Beni Paolo (PD) ... 10
Colonnese Vega (M5S) ... 10
Patriarca Edoardo , Presidente ... 10
Caprara Maria , Responsabile della Struttura di missione per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, istituita presso il Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno ... 10
Patriarca Edoardo , Presidente ... 12
Caprara Maria , Responsabile della Struttura di missione per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, istituita presso il Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno ... 12
Patriarca Edoardo , Presidente ... 12
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE EDOARDO PATRIARCA
La seduta comincia alle 14.40.
(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata, oltre che mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso, anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
(Così rimane stabilito).
Audizione del Vice Prefetto Maria Caprara, responsabile della Struttura di missione per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, istituita presso il Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Vice Prefetto Maria Caprara, responsabile della Struttura di missione per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, istituita presso il Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno.
Per assicurare la massima fluidità al dibattito pubblico, come sempre accade nei nostri incontri, prego i commissari di riservare eventuali quesiti da sviluppare in sede riservata alla parte finale della seduta.
Nel ringraziare la dottoressa Caprara per la sua disponibilità e pazienza, visto che ha atteso un'ora rispetto all'orario pattuito, le cedo la parola per la relazione introduttiva.
MARIA CAPRARA, Responsabile della Struttura di missione per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, istituita presso il Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. Ringrazio il Presidente e la Commissione tutta perché, con l'invito di oggi, mi danno l'occasione di svolgere alcune considerazioni sul tema dell'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati.
Questo infatti è un tema importante, la cui stringente attualità è sotto gli occhi di tutti. In Italia negli ultimi tempi l'accoglienza dei minori non è stata eccellente, ma ciò è dovuto al fatto che, soprattutto nel 2014, c’è stata un'imprevista impennata degli arrivi. Questa situazione ha reso necessario ricondurre tutto il fenomeno della presenza di minori stranieri non accompagnati sul territorio – e in particolare l'accoglienza – ad una governance di sistema.
In tal senso si è orientata la Conferenza unificata che, nella seduta del 10 luglio 2014, ha sancito un'Intesa sul piano operativo nazionale per fronteggiare il flusso straordinario di cittadini extracomunitari, adulti, famiglie e minori stranieri non accompagnati.
L'Intesa ha dedicato una sezione specifica proprio all'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, definendo in sostanza, un nuovo sistema di accoglienza per questo particolare target di migranti, che va a supportare il sistema di accoglienza che, secondo la normativa vigente nel nostro ordinamento, fa capo ai comuni. Con normativa vigente, mi riferisco Pag. 3prima di tutto agli articoli 403 e seguenti del Codice civile, alla legge n. 184 del 1983 sul diritto del minore a una famiglia, alla legge n. 328 del 2000 e al regolamento di attuazione, che prevede la creazione di un sistema integrato di interventi e servizi sociali.
Il nuovo sistema di accoglienza per i minori stranieri non accompagnati, come delineato dall'Intesa, va, come ho già detto, a supportare il sistema di accoglienza che fa capo ai comuni. La Conferenza unificata ha un contenuto fondamentale: ai soli fini dell'accoglienza, elimina, all'interno della categoria dei minori stranieri non accompagnati, la distinzione tra minore richiedente asilo o protezione internazionale e minore che, invece, non abbia fatto richiesta in tal senso. Ciò è dovuto alla considerazione che il minore è per definizione vulnerabile.
Quindi, eliminata questa prima distinzione, l'Intesa prevede, per tutti i minori stranieri non accompagnati, un'accoglienza articolata in due fasi: una prima fase si dovrà svolgere in strutture governative ad alta specializzazione, in cui dovranno aver luogo il completamento della identificazione, della determinazione dell'età e dell'individuazione, ove presenti, di particolari vulnerabilità del minore; l'accoglienza di secondo livello – per tutti i minori, indipendentemente dalla presentazione o meno di una domanda d'asilo o protezione internazionale – dovrà avvenire nella rete dello SPRAR.
Lo SPRAR è il sistema di protezione dei richiedenti asilo e rifugiati messo a punto dal Ministero dell'interno, in collaborazione con l'ANCI. Ovviamente, ci deve essere uno SPRAR dedicato ai minori, cioè esclusivamente a questa categoria di migranti.
L'Intesa disciplina anche la fase transitoria, cioè quella che occorre per mettere a punto il nuovo sistema di accoglienza. In questa fase transitoria, l'Intesa prevede che sia il Ministero dell'interno a coordinare la costituzione di strutture temporanee di accoglienza, individuate e autorizzate dalle regioni, di concerto con le prefetture e gli enti locali.
L'Intesa prevede, inoltre, che sia aumentata, per la seconda accoglienza, la capienza dei posti nella rete dello SPRAR, dedicata appunto ai minori.
I contenuti dell'Intesa, importanti e fortemente innovativi, sono stati successivamente ripresi e confermati dalla legge di stabilità 2015, che ha ribadito l'eliminazione della distinzione tra minori richiedenti asilo e protezione e non, stabilendo per tutti i minori l'accoglienza nelle strutture della rete SPRAR.
Un'altra importante innovazione che deriva dalla legge di stabilità è il trasferimento delle risorse del Fondo nazionale per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati dallo stato di previsione del Ministero del lavoro a quello del Ministero dell'interno. Questo fondo, istituito nel 2012, ha avuto la finalità – come confermato dalla legge di stabilità, che espressamente recita che «per le stesse finalità le risorse del fondo sono trasferite» – di supportare economicamente i comuni nell'attività di accoglienza. È storia nota, infatti, che all'epoca dell'emergenza e purtroppo anche successivamente, alcuni comuni, soprattutto in Sicilia, Calabria e nelle altre regioni di sbarco, hanno raggiunto il dissesto finanziario proprio per gli oneri derivanti da questo tipo di accoglienza.
Il Ministro dell'interno, a pochi giorni dall'Intesa sancita in Conferenza, proprio per dare una tempestiva attuazione alla stessa, ha istituito, presso il Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione, la Struttura di missione per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, che è stata poi prorogata fino al luglio 2016.
La Struttura di missione si è attivata per realizzare due livelli di accoglienza, come delineati dall'Intesa. Per far fronte a questa esigenza, abbiamo pensato di chiedere risorse comunitarie. Abbiamo ottenuto dalla Commissione europea un finanziamento di circa 13 milioni di euro, 12 di quota comunitaria e uno di cofinanziamento nazionale, per una misura di emergenza a valere sul Fondo asilo, migrazione e integrazione (FAMI), dal titolo «Miglioramento Pag. 4della capacità del territorio italiano di accogliere i minori stranieri non accompagnati».
Abbiamo, quindi, proceduto con degli avvisi pubblici per la presentazione di proposte progettuali per la creazione di strutture temporanee di accoglienza. Il primo bando è stato pubblicato nel dicembre 2014. Siamo arrivati così al 20 marzo, quando abbiamo varato le prime dieci strutture, che sono ubicate nel territorio della Sicilia (4), della Calabria, della Campania, dell'Emilia-Romagna e del Lazio. In queste regioni abbiamo attivato complessivamente 500 posti giornalieri in accoglienza.
PAOLO BENI. (fuori microfono) Nelle 10 strutture ?
MARIA CAPRARA, Responsabile della Struttura di missione per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, istituita presso il Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. Sì. Ogni struttura ha 50 posti, anche perché la legislazione nazionale e regionale, ove emanata, è molto stringente. La legge nazionale ad esempio prevede che le strutture abbiano una capienza di 10, elevabile a 12 minori.
Infatti, alcune regioni, come la Sicilia, consentendo così la partecipazione al bando, avevano già emanato, vista l'emergenza dell'afflusso, una delibera che ha consentito di arrivare a 50 posti per ogni progetto. Poi, in alcuni casi, i progetti prevedono un'unica struttura da 50 posti; in altri, invece, si articolano in più strutture. Per esempio, nella regione Campania, non essendoci stato un intervento della regione e non essendoci una legislazione regionale, si resta ai limiti della legge n. 328, quindi con la capienza di 10 più 2 per ciascuna struttura.
ELENA CARNEVALI. Quali sono gli standard richiesti nelle strutture di accoglienza ? Mi riferisco agli standard non solo strutturali, ma anche gestionali e delle prestazioni che devono essere offerte.
MARIA CAPRARA, Responsabile della Struttura di missione per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, istituita presso il Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. La legge n. 328 è come una cornice, che stabilisce il numero dei posti in accoglienza, la metratura delle stanze a disposizione di ogni minore, il numero dei bagni, la previsione di locali di uso comune per svolgere le diverse attività, che in alcuni casi vengono svolte nell'ambito della struttura; in altri casi, i ragazzi vengono accompagnati altrove oppure, quando il progetto di accoglienza si articola in più strutture e ci sono delle attività comuni, quella che ha una maggiore capacità o la disponibilità di una sala – mi viene in mente il corso di alfabetizzazione – di lingua italiana – accoglie anche i ragazzi che sono alloggiati nelle altre strutture. Insomma, vi sono i limiti della legge n. 328, entro i quali sono emanate le normative regionali.
Comunque, con il primo avviso, abbiamo attivato 500 posti giornalieri. Devo dire che all'epoca c’è stata un po’ di delusione da parte nostra perché ci aspettavamo una maggior partecipazione. Purtroppo sono completamente mancate all'appello alcune regioni che – come capita per gli adulti – sono quelle che hanno una tradizione di accoglienza. Pensiamo alla Lombardia, al Piemonte o al Veneto. Ecco, è mancato l'apporto di queste regioni.
In considerazione di questo sistema di accoglienza avviato, dell'esigenza permanente di accogliere i minori e delle risorse disponibili sulla Misura emergenziale, abbiamo pubblicato un secondo bando il 1o aprile, che ha consentito di selezionare altre 6 progetti. Di fatto, però, uno ha rinunciato per motivi logistici, quindi complessivamente abbiamo 15 progetti, 10 del primo bando e 5 del secondo.
Con il secondo bando, abbiamo avuto anche un progetto approvato per la regione Basilicata, che prima mancava. La regione Campania, con altri due progetti, è arrivata alle 4 strutture, che sono il massimo previsto dai bandi. Abbiamo, poi, una struttura in Puglia e una in Toscana.Pag. 5
Vorrei precisare che, fin dal momento in cui abbiamo immaginato la nascita di queste strutture, quindi dal momento in cui abbiamo elaborato i bandi, ci siamo fatti un punto d'onore di rispettare appieno l'Intesa raggiunte in Conferenza unificata, per cui abbiamo cercato di realizzare un coinvolgimento dei territori.
I bandi erano rivolti sia agli enti locali, sia a soggetti del privato sociale, anche in partenariato. Inoltre, abbiamo previsto che, come requisito essenziale per la presentazione della proposta progettuale, dovessero essere presentate le prese d'atto del comune, delle ASL e della prefettura interessata per territorio dalla presenza della nuova Struttura, proprio per evitare che fosse considerata un corpo estraneo e quindi per scongiurare la nascita di ulteriori problemi, in modo che intorno a questa iniziativa ci fosse anche un consenso a livello locale.
Analogamente, nel pieno rispetto della normativa vigente a tutela dei minori, nel momento in cui le strutture sono diventate operative, abbiamo messo a punto una procedura che riguarda l'inserimento dei minori nelle strutture finanziate con risorse europee. In questo modo abbiamo previsto che la prefettura interessata per territorio dallo sbarco o da rintraccio di un minore si rivolgesse alla Struttura, quindi al Ministero, per chiedere la disponibilità di posti in accoglienza.
Le prefetture ci segnalano, vista la limitatezza dei posti, i casi meritevoli di una più tempestiva presa in carico (il minore più piccolo o che presentasse particolari vulnerabilità, come lo stress del viaggio o un problema di tipo sanitario).
Pertanto, al ministero abbiamo cercato di valutare tutte le richieste e abbiamo dato l'ok alla prefettura per l'inserimento del minore nella struttura di accoglienza, incaricandola, però, di darne comunicazione a tutti i soggetti istituzionali che sono per legge competenti e che intervengono a tutela del minore. Ogni trasferimento e inserimento del minore in una struttura è sempre stato comunicato all'autorità giudiziaria minorile, al comune – visto che, per legge, nel nostro ordinamento il Sindaco è responsabile, attraverso i servizi sociali, e si fa carico del minore –, alle prefetture e alle questure, sia quelle del territorio di provenienza del minore, sia quella di allocazione della struttura, ovvero quella nel cui territorio il minore veniva inserito.
Naturalmente il collocamento dei minori nelle strutture attivate con il finanziamento europeo avviene nei limiti dei posti disponibili, che certamente, pur essendo 737, hanno rivelato subito la loro insufficienza. Si tratta, infatti, di un meccanismo aggiuntivo, che va a supportare i comuni in questo momento, ma siamo ancora nella fase transitoria.
Vorrei anche sottolineare che tutti gli interventi previsti dalla Misura emergenziale sono stati realizzati dal Ministero dell'interno in partenariato con l'UNHCR, l'Alto Commissariato delle Nazioni per i rifugiati, con l'Organizzazione internazionale per le migrazioni, con l'Associazione italiana della Croce rossa, con Save the children e con l'ANCI.
Ciascun partner ha arricchito i singoli progetti con le proprie missioni istituzionali. In particolare, hanno affiancato gli operatori delle strutture, anche perché se in alcuni casi si trattava di persone che avevano già una grossa esperienza nel settore, altre volte invece, avevano fatto accoglienza, anche se prevalentemente di adulti. Quindi c'erano delle specificità. L'apporto dato dai partner è stato pertanto molto utile.
Mi viene in mente, per esempio, il fatto di acquisire notizie sulle famiglie, nel caso di separazione del minore dai propri familiari durante il viaggio, oppure proprio nel momento dello sbarco. Sono inoltre stati ipotizzati – certo i tempi sono lunghi – anche dei casi, attualmente al vaglio, di ricongiungimenti familiari. È emersa peraltro anche l'ipotesi che ci sia qualche caso di tratta. Insomma, il contributo dei partner si è rivelato imprescindibile.
In particolare vorrei sottolineare la collaborazione con l'ANCI perché, attraverso lo SPRAR, è quello che ci aiuta a consentire il passaggio dalla prima alla seconda accoglienza. Infatti, l'ANCI ha collaborato Pag. 6fin dal momento in cui, nel luglio 2014, venne sancita l'Intesa in Conferenza unificata, perché mise subito a disposizione dei posti aggiuntivi per minori.
ELENA CARNEVALI. Quanti ?
MARIA CAPRARA, Responsabile della Struttura di missione per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, istituita presso il Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. Credo fossero 214 posti, nell'immediatezza dell'Intesa.
Successivamente, ci siamo preoccupati della seconda accoglienza, quindi abbiamo emanato un altro bando SPRAR, che è stato pubblicato nel mese di maggio. Mi pare siano state presentate 104 richieste di contributo per creare nuovi posti in accoglienza per minori. La Commissione di valutazione sta esaminando, quindi, le domande pervenute.
Il bando è stato pubblicato a maggio e abbiamo dato 60 giorni ai comuni per presentare le domande. Quindi, la Commissione si è riunita prima della pausa estiva e non è andata in ferie. Purtroppo, però, questi sono i tempi. Bisognava lasciare un po’ di tempo per mettere a punto i progetti, anche perché nel bando SPRAR le risorse non possono essere dedicate né alla creazione delle strutture, né a lavori di manutenzione, per cui dovevano essere già pronte.
PRESIDENTE. Quanti sono ?
MARIA CAPRARA, Responsabile della Struttura di missione per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, istituita presso il Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. Almeno 1000 posti.
PRESIDENTE. Si aggiungono ai 737 cui faceva riferimento ?
MARIA CAPRARA, Responsabile della Struttura di missione per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, istituita presso il Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. No. I 737 posti sono quelli in accoglienza che abbiamo creato con risorse comunitarie. Lo SPRAR minori attualmente ha un totale di 940 posti. Ne avremo poi almeno altri 1.000 con questo bando, che dovrebbero essere pronti entro l'anno. Nel bando, come credo sia consuetudine per i bandi SPRAR, è prevista la facoltà che il comune, nel presentare domanda di contributo, dia la propria disponibilità a mettere a disposizione, su richiesta dell'amministrazione dell'Interno, in caso di necessità, posti aggiuntivi. È prevista, in più, anche la facoltà di scorrimento della graduatoria in caso di necessità e di risorse disponibili.
In sostanza, quando il sistema sarà a regime – speriamo il più presto possibile – avremo l'accoglienza che fa capo ai comuni, i centri governativi e poi dovremo cercare di favorire in ogni modo il transito nello SPRAR.
Dall'esperienza che personalmente ho maturato in questo anno e poco più che mi occupo di immigrazione, esclusivamente di minori, mi sono fatta l'idea che si tratti di un cammino molto difficile per questi ragazzi, che hanno alle spalle dei percorsi di vita che non dovrebbero avere alla loro età, per questo tendono all'allontanamento. Credo, dunque, che la vera sfida sia quella di far capire a questi ragazzi che l'accoglienza che l'Italia offre è un'opportunità, è la vera opportunità.
Sono riusciti ad approdare in Italia, hanno superato il viaggio, quindi dovrebbero cogliere il contenuto dell'accoglienza. È però molto difficile per varie ragioni, sia perché questi ragazzi troppo spesso hanno già un vissuto pesante e anche perché spesso sono un investimento per la famiglia di origine, da cui hanno indicazioni e percorsi ben precisi da seguire. Per esempio, quasi tutti questi ragazzi hanno almeno un numero telefonico da contattare. Sappiamo dagli operatori dei centri che abbiamo attivato con la misura emergenziale del FAMI che è già una grossa vittoria convincerli a non contattare quel numero e ad accettare la nostra offerta di ospitalità.Pag. 7
Comunque, anche dai centri che abbiamo attivato grazie alle risorse europee, che abbiamo cercato di curare in modo particolare, gli allontanamenti sono un numero molto grosso. I dati non sono per unità, ma dall'ultimo monitoraggio dovrebbero essere 697 allontanamenti su 1.688 minori accolti nel periodo dal 20 marzo ad oggi, tenuto conto che alcune strutture sono state avviate prima (10) e le altre 5 in un momento successivo, cioè solo il 3 giugno.
Questo problema degli allontanamenti non riguarda solo le nostre strutture, ma tutt'Italia. Qualche giorno fa l'assessore alle politiche sociali del comune di Roma, Francesca Danese, ha indirizzato al Prefetto Morcone, Capo del Dipartimento per le libertà civili, una lettera in cui esprime una forte preoccupazione per la presenza nel territorio del comune di Roma di un gran numero di ragazzi egiziani. La preoccupazione riguarda l'accoglienza da offrire a questi ragazzi, ma ancor più il forte rischio a cui sono esposti di cadere in situazioni di illegalità. Naturalmente abbiamo portato questa nota all'attenzione del Dipartimento della pubblica sicurezza perché l'allarme era piuttosto forte.
Vorrei anche aggiungere che, per ora, le attività progettuali che abbiamo attivato dovrebbero, secondo il grant agreement che abbiamo sottoscritto con la Commissione europea, andare avanti fino al mese di dicembre prossimo. Tuttavia, visto che abbiamo risorse residue, abbiamo già chiesto alla Commissione di poter prolungare questa accoglienza. In ogni caso, l'orientamento che è maturato all'interno del Dipartimento per le libertà civili è quello di consolidare il sistema di accoglienza che abbiamo avviato e di utilizzare eventualmente le risorse del FAMI ovvero le risorse ordinarie che sono state attribuite al Dipartimento.
Da ultimo, vorrei accennare ad un altro punto importante della Conferenza unificata, poi ripreso dalla legge di stabilità, cioè il trasferimento nello stato di previsione del Ministero dell'interno del Fondo nazionale per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. Il Fondo ha la funzione di sollevare, almeno in parte, i comuni dagli oneri dell'accoglienza. Per ora, la misura del contributo che il Ministero dell'interno eroga a valere sul fondo resta fissato nella misura massima di 45 euro (Iva inclusa) pro die/pro capite. Purtroppo, le risorse non consentono altro, anche se già sappiamo – tutti ce lo dicono – che sono poche e che non si può fare una buona accoglienza.
La situazione, però, è questa. Attualmente, la dotazione del Fondo, da legge di stabilità, è di 32.500.000 euro, anche se dovremmo avere altre risorse con l'assestamento. Nel luglio scorso, mi è stato assegnato il capitolo, quindi abbiamo emanato un paio di circolari ai prefetti per delineare la procedura di accesso al fondo, per cui saranno le prefetture che raccoglieranno dai comuni le richieste di contributo e le invieranno al Ministero dell'interno.
Noi, ovviamente, faremo le valutazioni e i controlli, dopodiché disporremo il pagamento, sempre attraverso le prefetture. In sostanza, le prefetture riverseranno i fondi ai comuni, che a loro volta pagheranno le strutture di accoglienza. Al momento sono stati autorizzati pagamenti per complessivi 7.250.500 euro per il primo trimestre. Questi contributi sono in relazione alle richieste di 139 comuni. Ovviamente, sono le richieste pervenute e che ai nostri controlli sono risultate complete; per le altre, invece, abbiamo fatto richiesta di integrazione.
Per il secondo trimestre, abbiamo pagato, a favore di 161 comuni, circa 4.430.000 euro. Nei prossimi giorni continueremo a pagare, sperando di esaurire a breve le richieste e di arrivare al secondo semestre.
Questo è per quanto riguarda la prima accoglienza. Le strutture dello SPRAR dedicate ai minori gravano sul Fondo per le politiche e i servizi dell'asilo, che è quello anche per lo SPRAR adulti. In sostanza, è un fondo unico.
Avrei finito. Resto, ovviamente, a disposizione per le vostre domande.
PRESIDENTE. Ringrazio la dottoressa Caprara per le informazioni utili e importanti che ci ha dato perché ha prefigurato una forma e un processo di stabilizzazione. Poco prima della seduta dicevamo, appunto, di provare a costruire un sistema che ci aiuti a stabilizzare. Ecco, sembra che la sua relazione andasse proprio in quella direzione.
Al fine di dare ordine al dibattito, com’è prassi delle nostre sedute, darò prima la parola a un commissario per gruppo e, successivamente agli altri componenti della Commissione che chiederanno di intervenire.
MARIALUCIA LOREFICE. Innanzitutto, vorrei ringraziarla. Avrei una domanda molto semplice. Chi effettua i controlli sui centri per i minori non accompagnati ? Lo chiedo perché durante le visite che ho fatto, sia con la Commissione, sia in modo indipendente, ho potuto riscontrare dei problemi riguardo alle caratteristiche di queste strutture, ma anche alla gestione dei minori stessi.
L'altro giorno due colleghe sono state in un centro in Sicilia e hanno visto che c'erano tanti bambini che non parlavano una parola di italiano, mentre l'operatrice che si occupava di loro parlava solo l'italiano. Ecco, c’è qualcuno che dovrebbe verificare che tutto funzioni bene e soprattutto che il minore sia «gestito» bene ? Di chi è questo compito ?
ELENA CARNEVALI. Innanzitutto, ringrazio la dottoressa per l'esaustiva relazione e per il faticoso lavoro che sta facendo, su cui penso ci sia l'apprezzamento e la comprensione da parte nostra, anche per aver individuato l'esigenza di creare una struttura di missione, riconoscendo che c’è una peculiarità rispetto ai minori che non può essere ricompresa all'interno di quello che riguarda le politiche delle migrazioni.
Vorrei porre diverse domande, quindi chiedo un po’ di pazienza. Cerco di coniugare l'esperienza precedente da amministratore di un comune capoluogo con quello che vediamo adesso in virtù dell'esperienza politica da deputati e del lavoro che la Commissione sta portando avanti.
Comincio dalla fine. A suo giudizio, secondo la sua esperienza, cosa è necessario fare, anche con scadenza a medio e lungo termine, per rendere il sistema più efficiente e – introducendo un argomento che trattiamo molto poco – efficace ?
Il passaggio finale che ha fatto, quando diceva che uno dei problemi veri è l'allontanamento, che presuppone il fatto che non viene compreso che questo è un progetto di investimento nei confronti di questi minori, lascia dei margini. Credo, peraltro, che la questione degli allontanamenti riguardi soprattutto ragazzi adolescenti dai 15 ai 18 anni. Quindi, all'interno della categoria dei minori ci sono classi di età con esigenze diverse. Ciò vale per i minori italiani come per qualsiasi altro.
È vero che ci troviamo nelle condizioni di dover garantire la qualità dei diritti per queste persone, cercando di rispondere all'esigenza di quella fase del periodo della vita di persone che, peraltro, come lei giustamente diceva, vengono da esperienze particolarmente traumatiche.
Allora, si pongono alcune questioni. La prima è il rapporto, in particolare, con il tribunale dei minori perché, se di minori si tratta, queste persone devono avere un riconoscimento, l'individuazione di un tutore che eserciti la potestà nei loro riguardi, anche per delle scelte che devono essere compiute e che non sono irrilevanti. Le chiedo, quindi, se questo sistema funziona oppure se ci sono delle criticità.
In secondo luogo, siccome ci occupiamo di minori non accompagnati, un'altra cosa che vorrei capire è se dentro questo sistema vi sono anche minori molto piccoli, nella fase che anticipa l'adolescenza, eventualmente accompagnati dalle sole madri. Questo è un problema non irrilevante, in particolare per i comuni, perché quando si deve accogliere una donna con due o tre minori è sicuramente un problema quello di trovare la struttura più adeguata per sostenere un piccolo nucleo familiare, ma c’è un impatto anche economico non irrilevante, che in parte abbiamo coperto Pag. 9con questo contributo di cui abbiamo parlato. Le chiedo, però, se secondo lei ci sono strutture sufficienti per coprire questa esigenza.
In terzo luogo, quanti sono i minori attualmente censiti con lo «spannometro», dato l'ultimo impatto molto considerevole ? Quanti siamo stati capaci di assorbirne e quanto – condivido molto questa esigenza di individuare una prima fase – dura la fase di accoglienza ? Spero che i colleghi non se ne abbiano a male se le definisco una sorta di «CAS per minori», strutture cioè che vengono allestite in condizioni di urgenza per garantire una distribuzione più corretta, rispetto alle esigenze dei minori, nei luoghi di accoglienza. Ecco, quanto tempo rimangono nelle strutture di prima accoglienza per poi passare in quelle di seconda accoglienza ?
Lo dico da lombarda, so bene che soprattutto lo SPRAR viene da un atto volontaristico, quindi non ci sono misure coercitive che possono obbligare alcune regioni ad avere strutture per minori. Le domando allora, non conoscendo la situazione dello SPRAR per minori, se per i minori non accompagnati c’è una distribuzione nella seconda accoglienza più omogenea per regione.
Un altro tema, particolarmente sentito per chi sta facendo accoglienza, riguarda in particolare gli adolescenti, ovvero i minori tra 15 e 16 anni, spesso anche 17. Si tratta di minori borderline, che passano all'età adulta nel giro di brevissimo tempo. Come è possibile garantire un mantenimento delle strutture che li accolgono, con un riconoscimento per ciò che viene fatto ? Qual è il passaggio in altre strutture ?
Ecco, al di là del fatto che abbiamo l'esigenza di colmare buchi legislativi non indifferenti per i minori non accompagnati, questo è un tema particolarmente sentito perché a volte le strutture non sanno se vengono loro riconosciuti oppure no, quindi sentono la preoccupazione di vivere nel limbo.
Un'altra questione che le pongo è che secondo me la qualità dell'accoglienza può essere migliorata. Capisco che abbiamo una pressione migratoria straordinariamente forte, quindi viviamo in condizioni di particolare urgenza. Veniamo da una visita al Baobab, dove abbiamo visto cose che non vorremmo mai aver visto, anche relativamente ai minori. Ci sono minori lattanti che, invece di essere allattati, mangiano il taleggio, cosa che non dovrebbe verificarsi. Voglio dire che siamo di fronte ad un impatto straordinario. Peraltro, anche altri Paesi si stanno misurando con le difficoltà che purtroppo abbiamo affrontato anche noi.
La strutturalità del sistema mi sembra buona. La questione riguarda le verifiche e i controlli di cui parlava la collega Lorefice. Infatti, nelle altre visite che abbiamo fatto, per esempio in Sicilia, abbiamo potuto vedere la riconversione di alcuni centri – che peraltro funzionavano bene – da strutture di accoglienza per minori cosiddetti «esposti» in centri di accoglienza per minori non accompagnati. Tuttavia, una delle grandi difficoltà è il ritardo dei pagamenti, spesso nei rapporti con le prefetture, con l'impossibilità di continuare a sostenere una gestione onerosa, se si vuole offrire una certa qualità e una pluralità di opportunità a questi ragazzi. Del resto, c’è la cura, non solo la sussistenza dei primi bisogni (l'alimentazione, il vestiario, l'istruzione e la costruzione di una vita relazionale).
Per esempio, non per sponsorizzare – purtroppo non abbiamo molte medaglie in Lombardia –, devo dirle che mi sembra particolarmente apprezzabile l'accordo con le agenzie di formazione professionale che consente ad alcuni ragazzi di poter accedere ad un primo livello di formazione. Ecco, credo che questo possa essere anche un aggancio per favorire il fatto che questi minori non si allontanino.
Mi sembra di aver detto tutto. La ringrazio moltissimo.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Carnevali. Abbiamo altri due interventi dei colleghi Beni e Colonnese. Come saprete dall'sms che avete ricevuto, abbiamo tempi stretti perché la convocazione dell'Aula con votazioni è prevista fra un quarto Pag. 10d'ora o venti minuti. Proporrei, dunque, di dare la parola ai colleghi, dopodiché, se per una replica avremo bisogno di più spazio, mi permetto di chiedere alla dottoressa un secondo appuntamento, sempre se i colleghi sono d'accordo.
Peraltro, la Commissione oggi è poco rappresentata perché molti colleghi parlamentari sono impegnati in altre Commissioni, mentre sarebbe molto utile approfondire un tema che mi pare sia all'attenzione di tutta la Commissione.
PAOLO BENI. Sarò velocissimo. Faccio una premessa sull'impostazione decisa dalla Conferenza unificata, che credo sia particolarmente positiva sul piano della distinzione tra richiedenti asilo e non, e così via. La domanda riguarda il dato complessivo sulla presenza dei minori stranieri non accompagnati e sull'accoglienza. Abbiamo i centri governativi costruiti dopo l'accordo del luglio 2014, lo SPRAR minori, ma anche le strutture dei servizi sociali e sanitari dei comuni. In questo contesto, la vostra Struttura di missione si occupa soltanto dei centri governativi e degli SPRAR oppure dell'intero sistema ?
La seconda domanda riguarda i 45 euro pro die/pro capite che sono il contributo statale che va ai comuni per l'accoglienza ai minori non accompagnati, ma sono anche il costo pro die/pro capite delle nuove strutture di cui si sta parlando, ovvero dei nuovi bandi finanziati con i soldi dell'Unione europea.
L'ultima questione è se a lei risultano casi – come talvolta mi sono stati denunciati – della presenza di minori non accompagnati in modo promiscuo in strutture d'accoglienza in cui non dovrebbero stare.
VEGA COLONNESE. Sarò brevissima perché mi associo alle ultime domande che sono state fatte. Vorrei però rivolgerle un'altra domanda per capire come funziona il sistema.
Abbiamo il caso del Baobab, ma anche del CARA di Mineo, nonché il caso della sedicenne eritrea che è stata travolta da un SUV. La vicenda non è chiara, nel senso che non si sa se fosse un nucleo familiare composto da sei sorelle o fossero amiche o se questa ragazzina stesse fuggendo per paura dei controlli. Le rivolgo una domanda netta: c’è la possibilità di attuare, a seguito di queste tragedie – perché questa è una tragedia vera e propria –, dei controlli seduta stante al centro che accoglieva questi minori ? C’è un collegamento tra il suo Dipartimento e le varie prefetture, cioè si può chiamare la prefettura per capire che cosa è successo e come sia stata possibile una cosa del genere ?
PRESIDENTE. Le domande mi sembrano piuttosto corpose. La prego di rispondere per quello che potrà. Dopodiché, eventualmente, le chiederò un secondo appuntamento.
MARIA CAPRARA, Responsabile della Struttura di missione per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, istituita presso il Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. L'Intesa prevede che la prima accoglienza sia di breve durata, una durata che è stata fissata da noi – ovviamente d'Intesa con la Commissione europea – per questi centri che abbiamo avviato per il periodo transitorio in 60 giorni, prorogabili, per motivate esigenze, al massimo fino a 90, proprio per dare il senso della temporaneità.
Naturalmente – e la Commissione europea ne è ben consapevole – questo tempo non è rispettato, perché non abbiamo i posti SPRAR per far transitare questi minori. Infatti, per ora solo una piccola parte dei minori è riuscita a passare da questa prima accoglienza nello SPRAR.
Ora ci aiuta anche il decreto legislativo n. 142, appena approvato, che riguarda, appunto, l'accoglienza dei richiedenti asilo, dedicando due articoli ai minori e dando indicazioni ulteriori che vanno a completare quelle già date dalla Conferenza unificata, laddove è prevista un'accoglienza che duri 60 giorni.Pag. 11
I centri governativi che dovremmo istituire dovrebbero essere ad alta specializzazione e quindi 60 giorni dovrebbero essere sufficienti a completare, ove non fatte al momento dello sbarco, le operazioni di identificazione e, ove possibile, di rilevamento delle impronte digitali. Dopodiché, viene fatto uno screening sanitario serio, per vedere se i ragazzi siano affetti da particolari patologie o da particolari vulnerabilità. Inoltre, questo primo periodo è dedicato sostanzialmente – su questo ci aiuta anche il decreto legislativo n. 142 – all'ascolto del minore, che è l'occasione per conoscerlo, ovviamente nel caso in cui voglia parlare. Infatti, mi sembra di aver capito che c’è molto da lavorare anche su questo perché molti ragazzi hanno veramente subito il trauma del viaggio.
Insomma, è necessario cercare di capire la storia che hanno alle spalle. A volte non si capisce nemmeno se vogliono richiedere asilo o meno, perché non capiscono la differenza, quindi bisogna informarli su cosa vuol dire presentare richiesta di asilo, facendo capire loro, per esempio, che l'Italia è un Paese che non espelle i minori, ma li accompagna.
Insomma, è un lavoro difficile perché è un lavoro di equilibrio. In questo primo periodo bisognerebbe cercare di capire ciascun minore singolarmente per avviarlo meglio alla seconda accoglienza, che dovrà essere per tutti nello SPRAR. Tuttavia i centri SPRAR, come ci dicono gli stessi operatori, non sono tutti uguali. Le prestazioni, ovviamente, sono quelle, ma uno può essere maggiormente indicato per i più piccoli, un altro per i più grandi magari perché si trova in una regione che consente di fruire di borse lavoro.
Infatti, nella seconda parte di accoglienza nello SPRAR ci dovremmo collegare anche al Ministero del lavoro e delle politiche sociali che, con la Direzione generale delle politiche di immigrazione e dell'integrazione, mette a disposizione un contenuto di integrazione che va a completare l'offerta che diamo a questi ragazzi.
In sostanza, dovremmo calibrarlo in questo modo. A ogni modo, la prima accoglienza deve essere di breve durata. Il decreto legislativo ci dà 60 giorni.
Per quanto riguarda i dati sulle presenze dei minori in Italia, è difficile indubbiamente dare dei numeri. Abbiamo un dato, che per noi è fondamentale dal punto di vista conoscitivo che è quello del Dipartimento della pubblica sicurezza. Mi riferisco al dato dei minori stranieri non accompagnati che sbarcano sul territorio. Mancano però le frontiere terrestri perché per ora il fenomeno è stato per lo più di minori provenienti da sbarco.
Cito solo qualche numero. Dal 1o gennaio al 31 dicembre 2014, i minori stranieri non accompagnati sono stati 13.026. Dal 1o gennaio al 21 settembre 2015, cioè ieri, sono stati 9.106. Volendo fare un primo raffronto – non sono, però, numeri al lotto, ma bisogna approfondire – nel 2014 i minori stranieri non accompagnati erano circa la metà del totale dei minori sbarcati; quest'anno, al 21 settembre, su quasi 12.500 minori più di 9.000 sono non accompagnati, quindi il numero dei non accompagnati sembra in crescita. Tuttavia, è una valutazione molto estemporanea perché bisognerebbe approfondire.
In questa calda estate il trend è stato sempre in aumento. Dal 31 agosto alla giornata di ieri, quindi in meno di un mese, ne sono sbarcati 941. Lo dico solo per dare un'idea. Questo è il dato sugli sbarchi che ci fornisce la Direzione centrale immigrazione e polizia delle frontiere. Ovviamente, poi, il dato va rivisto perché alcuni solo successivamente dichiareranno la minore età, altri verranno a sapere che c’è il favor minoris in Italia. Insomma, questo è il dato relativo agli sbarchi.
Un altro dato, raccolto ed elaborato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, in base ad una vecchia competenza dell'allora Comitato minori stranieri, riguarda i minori in accoglienza nelle strutture che sono sul territorio. Si tratta soprattutto dell'accoglienza che fa capo ai comuni.Pag. 12
Al 31 dicembre 2014 il dato era di 10.536 minori in accoglienza, non SPRAR. Naturalmente, c’è sempre chi non aveva fatto la segnalazione ai fini del censimento, ma poi chiedeva l'accesso al Fondo, quindi il dato non è precisissimo. Tuttavia, è fortemente indicativo. Comunque, si tratta di un dato elaborato dal Ministero del lavoro. Questo stesso dato al 31 agosto 2015 dice che i minori in accoglienza sono 8.944.
C’è poi l'accoglienza SPRAR, che al 31 dicembre 2014 era di 1.142 minori. Ora però è un po’ aumentata, grazie ai posti aggiuntivi messi a disposizione a cui facevo cenno prima. Al 31 agosto abbiamo 1.318 minori nello SPRAR.
Poi vi sono i dati a cui ho accennato delle nostre strutture, che abbiamo attivato con il finanziamento dell'Unione europea e che hanno una capienza complessiva di 737 posti. Dal 20 marzo ad oggi, i minori accolti sono stati 1.688.
In sostanza, quindi, si sono avvicendati più minori, sia perché c’è stato un forte allontanamento, anche da queste nostre strutture, sia perché alcuni sono riusciti a transitare nello SPRAR. Sono circa 200 quelli che dalle strutture FAMI sono transitati nelle strutture SPRAR.
Questo è il panorama dei dati. È variegato, ripeto, perché il sistema non è unitario, quindi c’è l'accoglienza dei comuni, a cui aggiungiamo queste nostre strutture FAMI, anche se sono solo 737 posti. Poi abbiamo la seconda accoglienza nello SPRAR.
PRESIDENTE. Se siamo d'accordo nel rinviare, darò mandato al Presidente Migliore di ricontattare la dottoressa. Del resto, se fossero stati presenti gli altri commissari, le sarebbero stati chiesti altri approfondimenti.
MARIA CAPRARA, Responsabile della Struttura di missione per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, istituita presso il Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. Intanto vi lascio la relazione, con i dati, ma vorrei aggiungere che riguardo alla struttura cui faceva riferimento l'onorevole del Movimento cinque Stelle – credo che forse «La Madonnina» di Mascalucia –, appena ieri abbiamo visto la notizia sulla stampa, abbiamo segnalato la cosa alla prefettura di Catania proprio per avere informazioni.
PRESIDENTE. Ringrazio nuovamente la dottoressa Caprara e dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 15.30.