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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro

Resoconto stenografico



Seduta n. 54 di Mercoledì 21 ottobre 2015

INDICE

Comunicazioni del presidente:
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 3 

Sulla pubblicità dei lavori:
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 4 

Audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma, Giuseppe Pignatone:
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 4 
Pignatone Giuseppe , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ... 5 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 
Pignatone Giuseppe , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ... 8 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 
Pignatone Giuseppe , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ... 8 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 9 
Piepoli Gaetano (PI-CD)  ... 9 
Pignatone Giuseppe , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ... 9 
Grassi Gero (PD)  ... 9 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 10 
Pignatone Giuseppe , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ... 10 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 10

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIUSEPPE FIORONI

  La seduta comincia alle 15.05.

Comunicazioni del presidente.

  PRESIDENTE. Comunico che nel corso dell'odierna riunione, l'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha deliberato:
   di richiedere al Consiglio superiore della magistratura alcune informazioni di interesse per l'inchiesta parlamentare;
   di affidare taluni adempimenti istruttori al dottor Donadio, alla dottoressa Picardi, al generale Scriccia, al luogotenente Boschieri e al maresciallo Pinna;
   di restituire alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Perugia l'originale della documentazione riservata pervenuta lo scorso 6 ottobre, della quale è stata acquisita una copia digitale;
   di affidare alle competenti strutture della Polizia di Stato e dell'Arma dei carabinieri l'incarico di eseguire alcuni accertamenti tecnici sull'autovettura Renault 4 all'interno della quale il 9 maggio 1978 venne rinvenuto il cadavere di Aldo Moro;
   di autorizzare una missione del presidente in Svizzera;
   di formulare per iscritto all'avvocato Libero Mancuso alcune richieste di approfondimento delle tematiche affrontate nel corso dell'audizione del 13 ottobre.

  Comunico, inoltre, che:
   il 15 ottobre il colonnello Pinnelli ha depositato una nota riservata riguardante alcuni accertamenti disposti dalla Commissione;
   il 19 ottobre il generale Scriccia ha trasmesso il materiale fotografico – di libera consultazione – acquisito presso gli archivi dell'agenzia ANSA;
   in pari data, la dottoressa Picardi ha depositato documentazione di libera consultazione riguardante l'esecuzione di incarichi ricevuti e – unitamente al generale Scriccia e al maresciallo Pinna – i verbali riservati delle sommarie informazioni assunte da tre persone informate sui fatti;
   il 20 ottobre il dottor Donadio ha depositato una relazione riservata contenente «materiali per la relazione intermedia» e una copia di alcuni atti processuali di libera consultazione acquisiti presso il dottor Alberto Macchia successivamente alla sua audizione del 14 aprile 2015;
   il colonnello Occhipinti ha depositato il 20 ottobre documentazione riservata acquisita presso la Casa circondariale di Sollicciano;
   con nota libera pervenuta il 15 ottobre, il direttore dell'AISE, dottor Alberto Manenti, ha comunicato l'esito di alcune ricerche effettuate su richiesta della Commissione;
   il 15 ottobre è pervenuta una nota di libera consultazione del procuratore della Pag. 4Repubblica di Napoli, dottor Giovanni Colangelo, con la quale si mettono a disposizione della Commissione alcuni atti di interesse per lo svolgimento dell'inchiesta parlamentare;
   il 14 ottobre è pervenuto un nuovo esposto del presidente dell'ANAVAFAF Falco Accame;
   con nota di libera consultazione pervenuta il 19 ottobre, il liquidatore del quotidiano Il Tempo, dottor Federico Vincenzoni, comunica che darà seguito alla richiesta di acquisizione di materiale video e fotografico formulata dalla Commissione;
   il direttore centrale del Servizio centrale antiterrorismo del Ministero dell'interno, dottor Lamberto Giannini, il 20 ottobre ha depositato due relazioni riservate e due di libera consultazione concernenti gli esiti di incarichi ricevuti dalla Commissione.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.

Audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma, Giuseppe Pignatone.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma, dottor Giuseppe Pignatone, che ringraziamo per la cortese disponibilità con cui ha accolto il nostro invito a intervenire oggi pomeriggio alla seduta della Commissione e anche per il costante supporto che ha sempre dato alla nostra inchiesta.
  Come ricorderete, sin dall'inizio dei suoi lavori questa Commissione ha ritenuto di instaurare un rapporto di costante dialogo e collaborazione con la Procura della Repubblica di Roma, con la quale condivide, pur nella distinzione dei ruoli istituzionali, molteplici aree di interesse ai fini dello svolgimento delle rispettive inchieste.
  In questo quadro in diverse occasioni la Commissione, in ossequio al principio costituzionale di leale cooperazione tra poteri dello Stato, ha ritenuto di segnalare tempestivamente alla Procura, per l'eventuale seguito di competenza, specifiche circostanze emerse nello svolgimento dell'inchiesta parlamentare. Nel chiedere al dottor Pignatone se le nostre segnalazioni eventualmente abbiano già avuto qualche sviluppo, vi preannuncio che sarà nostra cura trasmettergli anche la relazione sull'attività svolta nel primo anno di attività della Commissione, che ci accingiamo a presentare alla Camera e che riteniamo possa contenere elementi di interesse anche per le indagini condotte dalla magistratura.
  Ricordo, inoltre, che già nel novembre dello scorso anno abbiamo deliberato di acquisire, ai sensi dell'articolo 5 della legge istitutiva, copia degli atti di tutti i fascicoli penali aperti dalla Procura di Roma in relazione al caso Moro. Nei mesi successivi questa richiesta è stata progressivamente affinata e dettagliata anche nel corso di contatti diretti tra collaboratori della Commissione e uffici della Procura. La materiale acquisizione di tale documentazione non è stata sempre agevole e ha richiesto tempi lunghi, dovuti a una pluralità di circostanze e soprattutto di luoghi ove era trattenuta.
  Ci è stata illustrata dal dottor Ionta, in particolare, la complessità dell'individuazione dei fascicoli di nostro interesse, tenuto conto che la tecnica impiegata dalle cancellerie per l'archiviazione di atti giudiziari si basa sul numero di ruolo e sul nominativo del primo indagato e non consente l'immediata identificazione dell'oggetto dell'inchiesta. A ciò deve aggiungersi la distribuzione della documentazione in differenti sedi e diversi uffici Pag. 5giudiziari, la carenza di personale, l'inadeguatezza degli spazi adibiti ad archivio e il lungo tempo trascorso dalla chiusura dei fascicoli.
  Molte delle iniziali difficoltà sono state superate, ma residuano alcune aree di incertezza concernenti questioni di non poca importanza. In particolare, non conosciamo ancora – l'abbiamo sollecitato anche al dottor Capaldo nel corso della sua audizione – il numero e l'oggetto specifico dei fascicoli tuttora presenti presso la Procura della Repubblica di Roma con riguardo a vicende direttamente o indirettamente connesse al sequestro e all'omicidio di Aldo Moro. La Commissione è ben consapevole che tutto questo riguarda la storia della Procura di Roma molto prima dell'arrivo del dottor Pignatone, tuttavia, per dovere d'ufficio, non possiamo non segnalarglielo.
  Analogamente, ignoriamo quali competenze sul caso Moro siano residuate in capo alla Procura di Roma. Abbiamo appreso direttamente nell'audizione del dottor Ciampoli – che quel giorno, o poco dopo, sarebbe andato in pensione – che aveva fatto una richiesta di archiviazione, peraltro poi revocata dalla stessa Procura generale, e una nuova trasmissione di atti alla Procura della Repubblica per l'ipotesi di concorso in omicidio da parte di Steve Pieczenik. Su tali questioni l'odierna audizione potrà fornire alla Commissione un quadro almeno di indirizzo generale.
  Chiedo, inoltre, al dottor Pignatone – sebbene siamo consapevoli anche in questo caso che si tratta di fatti accaduti prima che egli arrivasse alla Procura di Roma – di chiarire la vicenda procedurale che ha condotto al citato provvedimento di avocazione delle indagini riguardanti la lettera anonima inviata nel 2009 al quotidiano La Stampa. Vorremmo capire se è stata archiviata o meno e a che punto è il procedimento.
  Al riguardo, in occasione dell'audizione del 12 novembre 2014, il dottor Ciampoli ha motivato il provvedimento affermando che, chiesti gli atti alla Procura, aveva riscontrato che su un'iniziativa arrivata nel 2010, salvo un atto compiuto nel 2012, vi era stata una sostanziale inerzia della Procura di Roma sino al 2013, allorché le indagini in precedenza affidate al procuratore aggiunto Capaldo vennero coassegnate al procuratore Palamara, che poi abbiamo audito.
  Per noi è stata molto chiara l'esposizione della rogatoria da parte del dottor Palamara, il quale ci ha anche consentito di capire l'altra cosa che ci era stata detta in audizione, ossia che alla Procura generale era stato opposto il segreto istruttorio sulla rogatoria di Pieczenik.
  Sarebbe, infine, di interesse per la Commissione acquisire informazioni su quanto emerso nel corso delle indagini condotte dalla Procura – anche queste avviate prima dell'arrivo del dottor Pignatone – a seguito delle dichiarazioni di Vitantonio Raso riguardanti il rinvenimento della Renault 4 a via Caetani.
  Ringrazio il dottor Pignatone e gli do la parola.

  GIUSEPPE PIGNATONE, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Sono io che ringrazio la Commissione. Confermo naturalmente la collaborazione, che credo ci sia stata, a parte le difficoltà, spesso materiali. Bisogna fare appello alla memoria non solo storica, ma anche topografica dei colleghi e del personale di cancelleria per andare a trovare i fascicoli sparsi.
  Io non posso essere su questo fronte di nessun aiuto per l'ovvia ragione che sono venuto qui, come forse molti di voi sanno, da pochi anni, il 19 marzo 2012. Mi scuso già in anticipo perché su molte cose non sono in grado di rispondere personalmente. Per il periodo successivo al 2012 spero di poter fornire le informazioni necessarie, tenendo conto che fino a oggi, con una postilla che subito farò, i procedimenti che sono o che possono essere di interesse della Commissione non sono stati neanche da me trattati direttamente come assegnatario. Pag. 6Di quasi tutti è stato assegnatario il dottor Capaldo, alcune volte da solo, alcune volte con altri colleghi, perché il dottor Capaldo è ancora oggi, sia pure nella veste di sostituto anziano, avendo completato gli otto anni come procuratore aggiunto, il coordinatore del gruppo reati contro la personalità dello Stato.
  Il presidente ha accennato al problema dell'avocazione del fascicolo. Io penso che la Commissione abbia un quadro ormai chiaro della vicenda. In buona sostanza, è arrivato un fascicolo scaturito da un anonimo. La Procura di Torino l'aveva tenuto, per motivi che non so indicare, per circa due anni e poi l'ha mandato alla Procura di Roma per competenza. Il dottor Capaldo era l'assegnatario e ha svolto quegli atti che immagino vi abbia rappresentato. Nel frattempo, quel tale Fissore, a cui le indagini erano in qualche modo arrivate, era morto e il fascicolo, ancora iscritto al modello 45 come fatti non costituenti reato, è stato oggetto di avocazione.
  Mi permetto di non dire che cosa penso io di questo provvedimento di avocazione e soprattutto dello sviluppo delle indagini che esso sono scaturite. Si è concluso comunque con la richiesta di archiviazione del dottor Ciampoli e con l'invio, come ricordava il presidente, alla Procura di Roma – scenderò poi nel dettaglio per quello che riguarda noi – degli atti riguardanti Steve Pieczenik.
  A sua volta, l'avvocato generale facente funzioni, dottor Marini, dopo qualche tempo ha revocato la richiesta di archiviazione e ha ricominciato le indagini, questa volta iscrivendo nel registro delle persone indagate i nomi di quattro persone. Naturalmente delle indagini che ha svolto la Procura generale noi non sappiamo niente, come è nel sistema, per carità.
  Nel tentativo di tracciare quella che io definisco, con un ricordo di quando studiavo all'università, actio finium regundorum fra Procura e Procura generale, c’è stato uno scambio di lettere (che, naturalmente, se la Commissione vuole, posso depositare, o meglio trasmettere formalmente) fra me e il dottor Marini, che si concludeva con l'assicurazione del dottor Marini – leggo le conclusioni – come segue: «In definitiva, l'ambito delle indagini di questa Procura generale è limitato, allo stato, all'accertamento dei fatti di via Fani, con particolare riguardo al ruolo svolto dai due a bordo della moto Honda prima, durante e dopo la strage e a quello svolto da Bruno Barbaro, verosimilmente collegato al colonnello Guglielmi e al colonnello Pastore Stocchi. Strettamente connesso a tale accertamento è quello relativo al presunto ruolo svolto dal “quinto sparatore” o “tiratore scelto” di cui si parla nell'opposizione alla richiesta di archiviazione dell'avvocato Biscotti». Assicurava poi la leale collaborazione fra gli uffici.
  La lettera del dottor Marini è stata seguita da un ulteriore contatto – faccio questa cronistoria per arrivare a dare alla domanda del presidente una risposta spero esauriente – anzi da una serie di contatti, con il nuovo procuratore generale Salvi, con il quale c’è la più totale collaborazione sia fra le due persone a capo degli uffici, cioè fra il dottor Salvi e me, sia fra i rispettivi uffici. Tengo a dire questo e sono anche autorizzato dal dottor Salvi a esprimere questo concetto formalmente alla Commissione.
  C’è stato anche un incontro fra i due gruppi di magistrati che seguono queste vicende. Il dottor Salvi mi ha mandato una lettera, che trasmetterò, nella quale precisa nuovamente che la Procura generale procede a carico di Barbaro Bruno, Pastore Stocchi Fernando e Guglielmi Camillo per i vari reati che sappiamo. Il filone di indagine riguarda, in particolare, la presenza sul luogo dell'attentato di una motocicletta di grossa cilindrata che, secondo un'ipotesi di ricostruzione dei fatti, sarebbe stata utilizzata da due soggetti non ancora identificati. In tale contesto le indagini concernono anche la presenza in loco dell'allora colonnello Guglielmi.Pag. 7
  In buona sostanza, siamo rimasti d'accordo con il dottor Salvi – in questo senso, ripeto, sono autorizzato a esprimere la concorde volontà degli uffici – che la Procura generale continuerà questo filone che si ricollega a via Fani e, in particolare, alla presenza del colonnello Guglielmi e delle persone a lui riconducibili, compresa la vicenda del bar Olivetti (oggi Ciampini). Tutto il resto è o sarà di competenza ordinariamente della Procura della Repubblica.
  In particolare, se la Commissione dovesse decidere di trasmettere a un'autorità giudiziaria ordinaria, per svolgere le indagini, i campioni di DNA di cui sulla stampa si è parlato – naturalmente la Commissione può anche procedere autonomamente, senza investire una procura –, il destinatario sarebbe la Procura della Repubblica, sottolineo d'intesa in questo senso con la Procura generale.
  In buona sostanza, con la Procura generale noi abbiamo instaurato un coordinamento di indagini, procedimenti collegati e scambio di informazioni. Spero che questo risponda a una delle domande del presidente.
  Non so quanto possa interessare la Commissione, però, visto che il dottor Salvi ha assegnato a se stesso il procedimento pendente presso la Procura generale, insieme a all'avvocato generale Marini e ai sostituti Vardaro e Lupacchini, io ho deciso di fare altrettanto per la Procura della Repubblica: tutti i procedimenti pendenti saranno assegnati a me stesso, al dottor Capaldo, al dottor Albamonte e alla dottoressa Cugini, che per ora ne sono titolari a scacchiera.
  Quali sono i procedimenti pendenti presso la Procura di Roma, allo stato attuale ? Il primo è il procedimento n. 54549/13 Ignoti, che credo la Commissione abbia in copia, che nasce dalla presentazione da parte del senatore Imposimato del suo libro sui 55 giorni di Moro, che il senatore Imposimato portò, sottolineando che si trattava di una denunzia e che tale doveva essere considerato.
  I titolari erano originariamente il dottor Capaldo e il dottor Palamara. A seguito dell'elezione del dottor Palamara al Consiglio superiore della magistratura i titolari sono oggi, in questo momento, ancora la dottoressa Cugini e il dottor Capaldo, ma i procedimenti saranno da domani assegnati anche a me e al dottor Albamonte. L'oggetto dell'indagine è stato, quindi, la verifica, per quanto possibile a distanza di tanto tempo, delle indicazioni offerte dal senatore Imposimato.
  Quali sono queste vicende ? La prima è quella del finanziere Ladu/Puddu. Come sicuramente la Commissione sa, Ladu aveva fornito al senatore Imposimato una serie di notizie che erano state oggetto già di un primo libro, di cui non ricordo il titolo, in relazione al quale era stato aperto un fascicolo archiviato anni fa dalla Procura di Roma prima che arrivassi io, credo nel 2007, ma sulla data non sono sicurissimo. Abbiamo chiesto al senatore Imposimato cosa ci fosse di nuovo sul tema e ci ha detto che l'elemento nuovo sono le e-mail, perché il contatto con questo sedicente Puddu era soltanto tramite e-mail.
  Abbiamo fatto delle indagini e si è scoperto che Puddu, in realtà, è sempre la stessa persona di Ladu. Abbiamo ritenuto, quindi, che le dichiarazioni rese da Ladu – credo – all'autorità giudiziaria di Novara, che erano le prime in questo senso, costituissero il reato di calunnia. Pertanto, questi atti sono stati trasmessi alla Procura di Novara a carico del signor Ladu per il reato di cui all'articolo 368 del Codice penale. Questa è la prima questione.
  La seconda vicenda indicata nel libro è la vicenda riguardante Raso, l'artificiere intervenuto in via Caetani. Il punto fondamentale di questo frammento, per così dire, è che Raso, prima, al solito, in interviste e poi anche in un verbale reso all'autorità giudiziaria e – credo – anche alla polizia giudiziaria, anticipa notevolmente l'orario dell'intervento in via Caetani.Pag. 8
  Sono state svolte indagini sia direttamente dalla Procura, in particolare dal dottor Capaldo, sia dalla polizia giudiziaria e l'esito di queste indagini è che il signor Raso, secondo noi, non ha detto in quest'occasione la verità. Pertanto, anche nei suoi confronti è stato iscritto un procedimento per il reato di calunnia, che ora esamineremo insieme, o che esamineranno tutti i colleghi, perché finora è stato trattato solo dal dottor Capaldo e originariamente dal dottor Palamara. Speriamo di chiudere in tempi brevi la fase delle indagini preliminari.
  La terza vicenda riguarda il signor Pieczenik. Lì c’è – chiamiamolo così – un equivoco alla base del provvedimento a firma Ciampoli, perché l'aver ritenuto questo signore americano possibile concorrente nel reato di omicidio in danno all'onorevole Moro era basato, nel provvedimento firmato dal dottor Ciampoli, su interviste e libri scritti dallo stesso Pieczenik. In realtà – per questo motivo dicevo che non si capisce bene che cosa c'entrasse questo con la moto «avocata», per così dire – la Procura di Roma, a suo tempo, proprio perché l'avocazione sembrava avere un oggetto molto limitato, aveva continuato il lavoro sul libro di Imposimato e aveva formulato una commissione rogatoria. Su questo, però, il dottor Palamara, a quanto pare, è stato esauriente. Avete il testo.

  PRESIDENTE. Pieczenik ha detto con chiarezza che deve «fare cassa» e che, quindi, alza i toni con particolari che, tuttavia, non ha confermato in sede di interrogatorio.

  GIUSEPPE PIGNATONE, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. È quello che c’è scritto nella rogatoria americana. Noi, per la verità, anche di questo ci occuperemo in tempi brevissimi. Ripeto, abbiamo un po’ atteso di chiarire. C’è stata qualche stasi in questa definizione perché io ho ritenuto opportuno prima chiarire quei confini con la Procura generale, dal momento che, a un certo punto, non era chiarissima la posizione, dopo la revoca della richiesta di archiviazione. Una volta chiarito che questo resta di competenza della Procura, noi pensiamo di definirlo rapidamente con una richiesta di archiviazione.
  Sono, invece, in corso, delegate alla polizia giudiziaria, indagini su altri due punti, che si riferiscono – credo – agli ultimi due del libro di Imposimato, tutti attinenti, sotto varie sfaccettature, alle possibilità di intervenire per salvare Moro, possibilità poi non poste in essere, non realizzate. Una è la vicenda che fa capo a quel tale Antonino Arconte, l'altra è la vicenda relativa a un carabiniere, Alfonso Ferrara. Su questo abbiamo fatto delega alla polizia giudiziaria e penso che non sarà una cosa lunga.
  Sono state, invece, svolte le indagini necessarie per chiarire la posizione di alcuni inquilini e inquiline dello stabile di via Montalcini. Tutto questo noi speriamo di definirlo in tempi ragionevolmente brevi.
  Per la registrazione, ammesso che serva, il fascicolo relativo a Pieczenik, allo stato, porta il numero n. 201/2015 modello 45 e quello contro Raso il n. 21273/14 modello 21, cioè a carico di noti.
  Per rispondere alla domanda del presidente, l'anonimo del 2009 era praticamente inserito nel fascicolo della Procura generale, ossia nel fascicolo che in Procura portava un numero di modello 45 e che è stato avocato dalla Procura generale.

  PRESIDENTE. Che è diventato a carico di noti.

  GIUSEPPE PIGNATONE, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Che è diventato a carico di noti. Se, a questo punto, possiamo secretare la seduta, io aggiungerei alcune cose.

Pag. 9

  PRESIDENTE. Passiamo in seduta segreta.

  (I lavori proseguono in seduta segreta, indi riprendono in seduta pubblica).

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  GAETANO PIEPOLI. Vorrei chiedere al procuratore una cosa molto semplice. Proprio in relazione al fatto che lei interviene a distanza di anni dai fatti, secondo cui il tempo trascorso in che misura può aiutare o, al contrario, obnubilare i risultati acquisiti ? Glielo chiedo come impressione, ovviamente.

  GIUSEPPE PIGNATONE, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Per quello che può valere, la mia impressione è basata più sui fatti siciliani, dove pure io e altri colleghi abbiamo fatto a distanza di tempo dei processi. Io sono estremamente scettico sul fatto che a distanza di tanti anni si possa trovare qualcosa di giudiziariamente utile. I casi siciliani in cui questo è avvenuto sono molto diversi dall'omicidio Moro o da Ustica, per parlare di un'altra indagine ancora aperta presso la Procura di Roma.
  Il caso siciliano era quello di un tizio, di un mafioso che si pentiva e magari raccontava omicidi di quindici, venti o anche venticinque anni prima, omicidi sconosciuti, per così dire, di gente qualunque, in cui a suo tempo le indagini non avevano avuto alcun esito. Il tizio diceva: «Eravamo io, Tizio, Caio e Filano, abbiamo usato una Renault rossa», per esempio. In sostanza, indicava il tipo di macchina, il tipo di arma usata, il contesto generale e – non sempre, perché molto spesso si trattava di meri killer – la causale, cose di cui magari nei giornali non si era mai parlato; erano personaggi di cui era difficile pensare che facessero la collezione di giornali. In quei casi effettivamente dichiarazioni simili sono state un punto solido per costruirci sopra anche un processo finito con ergastoli.
  Se, però, noi parliamo di fatti di trentacinque anni fa, di cui tutti i mezzi di informazione del mondo si sono occupati e su cui sono stati scritti decine, anzi probabilmente centinaia di libri, e in cui certamente il quadro generale non è quello che ipotizzavo io, quello dello sconosciuto contadino di un paese della Sicilia o di un quartiere di Palermo, ma quello che le Commissioni si sono sforzate di enucleare, non invidio il vostro compito e, pro quota, il mio.

  GERO GRASSI. Dottor Pignatone, come Commissione, noi fondiamo la nostra esistenza sul presupposto, derivante dall'approvazione della legge istitutiva, che la verità sul caso Moro non c’è ancora. Il nostro obiettivo, ovviamente, nel pieno rispetto della divisione dei poteri – principio ultimamente abbastanza violato – non è quello di fare un'indagine giudiziaria. Il nostro obiettivo è diverso ed è di raggiungere una verità storica che possa essere trasferita al Paese, non tanto per rimediare ai guai del passato, quanto per evitare quelli del futuro. Se poi quello che noi facciamo produce implicazioni di natura giudiziaria, spetta a voi valutare e procedere.
  Qual è la domanda che io le faccio, alla luce di quella posta dall'onorevole Piepoli ? Un anno di esperienza in questa Commissione ci induce a ritenere – molto più di quello che abbiamo pensato, scritto e approvato in occasione della legge – che dalla verità siamo lontani, ma ci induce anche a poter dire, con un'approssimazione che può variare da parlamentare a parlamentare all'interno della Commissione, ma che mai potrà avvicinarsi allo zero, che questi trentasette anni sono stati caratterizzati da omissioni e azioni dilatorie, per dirla «da siciliano», di componenti diverse dello Stato che hanno fatto finta di non capire, di non vedere e di non sentire. Ho detto «siciliano» con rispetto per la provenienza Pag. 10regionale del dottor Pignatone, anche perché è notorio che ha svolto grande opera meritoria in Sicilia per un lungo periodo.
  La domanda che le faccio – ovviamente, capisco che la sua possa essere una risposta a sensazione – mi serve per suffragare anche l'impegno e la volontà che noi mettiamo nel raggiungimento di questo obiettivo. Lei, che per pochi anni si è interessato del caso Moro, da quando è venuto a Roma, ritiene che ci siano margini di miglioramento sulla strada della verità ?
  Le faccio questa domanda, che può sembrare ingenua, perché sono interessato, da un lato, a conoscere la sua opinione e, dall'altro, a smentire anche suoi colleghi che in questa e in altre sedi hanno usato, dal punto di vista del rispetto istituzionale, turpiloquio nei confronti della Commissione, dicendoci che stiamo raggiungendo una verità che si conosce ormai da trentasei anni.
  Non so se sono stato sufficientemente chiaro. Comunque la ringrazio della sua disponibilità.

  PRESIDENTE. Ovviamente, il giudizio sui colleghi non è nel novero delle risposte da fornire.
  Do la parola al dottor Pignatone per la replica.

  GIUSEPPE PIGNATONE, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Alla domanda del vicepresidente Piepoli ho risposto sottolineando l'avverbio «giudiziariamente», perché conosco bene la differenza di compiti e di prospettive rispetto alla Commissione. Poiché mi era stata chiesta un'opinione, ho detto che la mia non può che essere un'opinione sul giudiziario, ed è quella che è.
  Dopodiché, proprio il rispetto assoluto che io ho per la Commissione e la volontà, credo dimostrata con i fatti, spero anche oggi pomeriggio, di collaborare pienamente mi impediscono – mi scusi – di rispondere alla sua domanda. Onestamente, non sarebbe serio da parte mia. Se me lo chiedessero per storie siciliane o calabresi, di cui credo di sapere qualche cosa, o anche di altre storie romane, sarebbe un conto. Sarebbe, invece, veramente un atto poco serio da parte mia parlare di una questione complessa come l'omicidio Moro e di tutto quello che c’è attorno sulla base di alcuni libri che ho letto, compresi quelli di alcuni componenti di questa Commissione, e della conoscenza necessariamente molto parziale di alcuni atti.
  Io posso ribadire ancora quello che ho detto all'inizio e che ho appena ripetuto. La Procura di Roma, avendo oltretutto finalmente tracciato questa actio finium regundorum nel modo più positivo – credo – con la Procura generale, nel senso del coordinamento delle indagini e della collaborazione sostanziale, continuerà in ogni modo a collaborare con la Commissione. I bilanci e gli esiti, secondo le rispettive prospettive, li tracceremo alla fine.
  Più di questo, onestamente, non mi sento di dire. A parte il riferimento ai colleghi, non ho elementi per dire una cosa o l'altra. Non sarebbe serio, proprio per la pochezza delle mie conoscenze in materia.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altre domande, noi ringraziamo il dottor Pignatone, anche per la disponibilità che ci ha dato. Poiché nella nostra serie di indagini abbiamo trovato profili di DNA, gli manderemo una lettera per richiedergli di fare gli accertamenti su tutti i brigatisti che, in base alle sentenze, risultano coinvolti nel caso Moro.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.55.