Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconti stenografici delle audizioni

Vai all'elenco delle sedute >>

XVII Legislatura

V Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 2 di Venerdì 11 dicembre 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Boccia Francesco , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, nell'ambito dell'esame congiunto dei disegni di legge recanti Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2016) (C. 3444  Governo, approvato dal Senato) e Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2016 e per il triennio 2016-2018 (C. 3445  Governo, approvato dal Senato) e relativa nota di variazioni (C. 3445-bis  Governo, approvato dal Senato) (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Boccia Francesco , Presidente ... 3 
Padoan Pier Carlo , Ministro dell'economia e delle finanze ... 3 
Boccia Francesco , Presidente ... 6 
Rampelli Fabio (FdI-AN)  ... 6 
Palese Rocco (Misto-CR)  ... 8 
Pastorino Luca (Misto-AL-P)  ... 10 
Librandi Gianfranco (SCpI)  ... 11 
Busin Filippo (LNA)  ... 11 
Paglia Giovanni (SI-SEL)  ... 12 
Tancredi Paolo (AP)  ... 14 
Brunetta Renato (FI-PdL)  ... 15 
Villarosa Alessio Mattia (M5S)  ... 17 
Pesco Daniele (M5S)  ... 18 
Ruocco Carla (M5S)  ... 18 
Pelillo Michele (PD)  ... 19 
Boccia Francesco , Presidente ... 21 
Padoan Pier Carlo , Ministro dell'economia e delle finanze ... 22 
Boccia Francesco , Presidente ... 24

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà: SI-SEL;
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Per l'Italia-Centro Democratico: (PI-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo italiani all'Estero: Misto-ALA-MAIE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera-Possibile: Misto-AL-P;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-USEI (Unione Sudamericana Emigrati Italiani): Misto-USEI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FRANCESCO BOCCIA

  La seduta comincia alle 20.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, nell'ambito dell'esame congiunto dei disegni di legge recanti Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2016) (C. 3444 Governo, approvato dal Senato) e Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2016 e per il triennio 2016-2018 (C. 3445 Governo, approvato dal Senato) e relativa nota di variazioni (C. 3445-bis Governo, approvato dal Senato).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan.
  Do la parola a Pier Carlo Padoan, Ministro dell'economia e delle finanze, per la relazione.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Grazie, presidente. Per affrontare il tema delle procedure di risoluzione a cui sono state avviate il 22 novembre scorso la Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio, la Banca delle Marche, la Cassa di risparmio di Ferrara e la Cassa di risparmio della provincia di Chieti, è opportuno qualche cenno al nuovo contesto della gestione della crisi bancaria.
  La crisi delle quattro banche si manifesta dopo un prolungato periodo di recessione. Alla crisi finanziaria, che è cominciata fuori dall'Italia e fuori dall'Europa nel 2008, è seguita una profonda crisi economica, che ha contratto il prodotto nazionale del Paese di quasi 10 punti percentuali. Ne è conseguito un progressivo deterioramento del credito, che soltanto adesso mostra un'inversione di tendenza.
  Difficile dire, oggi, se si poteva fare qualcosa di diverso nel 2008, o negli anni successivi, per prepararsi diversamente alla gelata dell'economia. Certamente oggi, sette anni dopo, il sistema bancario italiano è rimasto in piedi e si è rafforzato in molti suoi punti senza usare neanche un euro di quei 1.100 miliardi spesi da altri in Europa per salvare le banche.
  La crisi finanziaria ha anche innescato un profondo mutamento delle regole, ma il nuovo quadro deve essere ancora ben compreso. Molti si riferiscono genericamente al nuovo quadro normativo europeo e in particolare alla direttiva sulla risoluzione delle banche, ma penso che sia necessaria qualche ulteriore specificazione, in modo tale da chiarire meglio in cosa consistano queste novità e il loro impatto sulle modalità di gestione delle crisi.
  In primo luogo, gli aiuti di Stato: nel nuovo contesto la possibilità di concedere Pag. 4aiuti di Stato alle banche in crisi è fortemente ridotta. Un intervento finanziario pubblico è infatti ormai contemplato soltanto nell'ambito di una risoluzione, e in questo contesto ciò che lo Stato può fare di norma è soltanto dare un finanziamento al Fondo di risoluzione, a condizioni che assicurino la restituzione del prestito.
  La limitazione della possibilità di dare aiuti pubblici alle banche attenua il legame fra il rischio delle banche e il rischio sovrano e previene il circolo vizioso che si è spesso realizzato nel corso della crisi finanziaria. È peraltro condivisibile che il contribuente non sia chiamato a partecipare delle conseguenze di scelte e comportamenti cui non ha partecipato e di cui non è responsabile.
  In secondo luogo, è diventato più restrittivo l'orientamento della Commissione europea sugli interventi dei sistemi di garanzia dei depositi diversi dal mero rimborso dei depositanti. Questi interventi sono stati in Italia lo strumento ordinario di gestione delle crisi nelle banche più piccole, con ottimi risultati.
  Secondo la Commissione europea questi interventi vanno equiparati a misure di supporto pubblico distorsive della concorrenza e, come tali, devono essere accompagnate da misure di condivisione degli oneri da parte dei creditori subordinati, il cosiddetto burden sharing.
  Sintetizzando, nel nuovo quadro normativo sulla gestione della crisi vi sono fondamentalmente due soli strumenti: la risoluzione e la cosiddetta «liquidazione atomistica». L'unica ulteriore flessibilità può derivare da meccanismi volontariamente istituiti dalle banche, che mettano in campo quegli interventi alternativi che ai sistemi di garanzia dei depositanti sono ormai preclusi.
  Con i provvedimenti del 22 novembre scorso, deliberati dalla Banca d'Italia e approvati con decreti del Ministro dell'economia e delle finanze, le banche in questione sono state avviate alla risoluzione e sono state create quattro nuove banche, che ne proseguono l'attività secondo le regole previste dalla normativa di recepimento della direttiva sulla risoluzione delle banche.
  Il decreto-legge approvato dal Governo ha solo consentito alcune facilitazioni procedurali e l'operazione si muove tutta nel solco della normativa di recepimento della direttiva per la risoluzione recentemente entrata in vigore.
  Nei mesi precedenti era stato istruito un progetto che coinvolgeva il fondo di garanzia dei depositanti, ma questo progetto non è risultato praticabile nel nuovo quadro europeo. L'autorità di risoluzione ha quindi avviato la procedura di risoluzione, ritenuta preferibile alla liquidazione coatta amministrativa. Le conseguenze della liquidazione sarebbero infatti state disastrose: per i clienti, per i risparmiatori, per il tessuto economico dei territori interessati, per i dipendenti. E benché le quattro banche interessate costituiscano una quota molto ridotta del mercato, pari ad appena l'1 per cento, una liquidazione avrebbe potuto avere effetti sulla fiducia dei cittadini, con rischi di natura sistemica.
  Il programma di risoluzione si basa sulla costituzione di una banca-ponte, bridge bank, per ognuna delle banche considerate, e di una bad bank. Alle bridge bank sono stati trasferiti gli asset delle banche in crisi. Le quattro nuove banche garantiscono continuità operativa e finanziaria ai sistemi locali.
  Gli effetti dell'intervento hanno quindi salvaguardato circa un milione fra depositanti e obbligazionisti senior, 200 mila piccole e medie imprese (PMI) che avrebbero perso in modo pressoché istantaneo il loro fornitore di credito e servizi finanziari, 6 mila posti di lavoro diretti nelle banche, oltre ad almeno un altro migliaio indotti. Per non parlare degli effetti sistemici e indotti su una decina di province fra le più dinamiche del Paese, molto attive nella manifattura, nel commercio e nel turismo.
  Le nuove banche svolgono il ruolo tradizionale di principale punto di riferimento nei propri territori per i finanziamenti alle PMI e per i mutui. I 24 miliardi Pag. 5di raccolta di depositi sono pressoché interamente destinati a finanziamenti sul territorio: crediti a breve e a medio-lungo termine o leasing alle PMI, credito al consumo e mutui casa per le famiglie.
  Le nuove banche sono totalmente prive di sofferenze, sono state ricapitalizzate ad un livello medio del tier 1 del 10 per cento, facendone istituti molto robusti e liquidi, pienamente degni della fiducia dei propri depositanti.
  Dal 23 novembre, cioè fin dal primo giorno successivo all'intervento delle autorità, le nuove banche hanno potuto ricominciare a erogare o rinnovare credito per oltre 300 milioni di euro ad oltre 1.500 piccole e medie imprese, a stringere nuove intese e ad accordare nuovi plafond con le locali associazioni di artigiani, commercianti, agricoltori, imprese manifatturiere e dei servizi.
  Le persone fisiche che hanno investito in obbligazioni subordinate riguardano circa 10.500 clienti, ovvero poco più dell'1 per cento dei clienti delle quattro banche, per un controvalore di acquisto di circa 340 milioni di euro. Poiché sono state emesse obbligazioni per circa 768 milioni di euro, non è escluso che altri investitori abbiano acquistato questi titoli sul mercato secondario, oltre ai clienti qui citati.
  Le sofferenze delle quattro banche in crisi sono state integralmente trasferite alla bad bank, dopo una svalutazione. La bad bank potrà quindi gestire questi asset con la realistica prospettiva di realizzare plusvalenze da trasferire al Fondo di risoluzione, che ha finanziato l'intera operazione. Il Fondo di risoluzione è alimentato esclusivamente da contributi privati delle banche sane, pertanto il salvataggio non ha richiesto nemmeno un euro di risorse pubbliche. I contribuenti italiani non hanno dovuto apportare risorse proprie tramite la fiscalità generale all'operazione.
  Come detto, il contribuente italiano non è stato chiamato a contribuire al salvataggio di queste banche. L'operazione – ripeto – è stata finanziata attraverso il Fondo di risoluzione dal sistema bancario nel suo complesso. Come sarebbe accaduto anche in passato nel caso di una liquidazione coatta amministrativa, a pagare sono anche gli azionisti della banca e i detentori di obbligazioni subordinate o junior, ovvero titoli di investimento rischiosi quasi quanto le azioni.
  Non si può escludere che le quattro banche abbiano venduto obbligazioni subordinate a persone che presentavano un profilo di rischio incompatibile con la natura di questi titoli di investimento, ma questo è quanto va accertato con un'analisi di ogni singola posizione. La conseguenza è che alcune persone che facevano affidamento su questi titoli come forma di riserva potrebbero ora trovarsi in condizioni di vulnerabilità economica.
  Il Governo intende dare una risposta e ritiene che sia possibile definire un intervento compatibile con la disciplina europea sugli aiuti di Stato. Stiamo quindi preparando una norma, da introdurre per mezzo di un emendamento governativo al disegno di legge di stabilità, che dispone la creazione di un fondo con il contributo delle banche per affrontare questi casi. Le modalità e i criteri di intervento del fondo saranno definiti con un regolamento che sarà emanato successivamente, anche alla luce delle verifiche in corso con la Commissione europea e della necessaria raccolta di ulteriori informazioni.
  Per concludere, ritengo utile condividere una riflessione sulle lezioni che possiamo apprendere dalla crisi. La prima lezione è che è cambiato il mondo. Nel mondo di prima le banche non fallivano e a questo assunto si adeguavano i comportamenti di tutti: manager, funzionari, risparmiatori con una buona dose di alea morale. Nel mondo nuovo il destino di un'impresa bancaria è assimilabile a quello di qualsiasi altra impresa, ma le conseguenze di un fallimento sono più gravi per le banche rispetto al caso di imprese non bancarie, e per questo la normativa sulla vigilanza e sui requisiti patrimoniali è sempre più stringente.
  Questo Governo ha subito affrontato le conseguenze di questi cambiamenti, che richiedono innanzitutto un consolidamento del settore. In altre parole: meno Pag. 6banche, banche più solide. Per questo siamo intervenuti all'inizio di quest'anno con un decreto-legge per promuovere la trasformazione delle banche popolari in società per azioni. Siamo intervenuti insieme alle Fondazioni bancarie per una riforma che separa con nettezza le banche da questi loro azionisti e al tempo stesso rende le Fondazioni più sicure.
  Stiamo promuovendo l'autoriforma delle banche di credito cooperativo, affinché gli istituti più piccoli possano aggregarsi in una casa comune, capace di fare efficienza e creare economie di scala. Abbiamo poi introdotto misure per rendere più facile e veloce il recupero dei crediti nei casi di contenzioso, abbiamo modificato il regime fiscale delle svalutazioni dei crediti per rendere più agevole l'alleggerimento dei bilanci, abbiamo reso più chiare e spedite le procedure concorsuali, orientando la gestione delle crisi aziendali al recupero e al rilancio anziché alla liquidazione. Abbiamo ampliato i canali di finanziamento delle imprese con gli interventi presi nel solco delle cosiddette iniziative di «finanza per la crescita», a cominciare dai minibond. In sintesi, il Governo è intervenuto in modo ripetuto sul settore, introducendo interventi attesi da molti anni.
  La seconda lezione riguarda il rapporto tra regole e comportamenti: le regole entrano in vigore da un giorno all'altro, mentre il cambiamento nei comportamenti richiede tempo e interventi di tipo anche culturale. Il salvataggio delle quattro banche ha portato all'attenzione dell'opinione pubblica il problema della scarsa educazione finanziaria della popolazione italiana. Un risparmiatore poco o male informato è potenziale vittima di abusi. Occorre aumentare l'informazione e la capacità di valutazione dei risparmiatori per ridurre le asimmetrie informative e il rischio di abuso.
  Poiché reddito ed educazione sono associati, per migliorare le opportunità sociali anche delle fasce di popolazione meno abbienti è necessario lanciare un intervento di educazione finanziaria su larga scala. Già a giugno di quest'anno il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha promosso, insieme al Ministero dell'economia e delle finanze e ad altri soggetti istituzionali e privati, una Carta di intenti per l'educazione economica come elemento di sviluppo e crescita sociale. Questa iniziativa sarà potenziata ed estesa all'educazione finanziaria.
  La terza lezione è che lamentarsi delle regole una volta che sono entrate in vigore è inutile; è anche alquanto singolare, se a lamentarsene sono gli stessi legislatori che le hanno approvate, ma anche in questo caso posso solo limitarmi a segnalare un'ingenuità politica da parte mia. Sulle regole ci si impegna a fondo quando si scrivono, affinché siano scritte bene e nell'interesse generale.
  In questo momento si sta giocando una partita molto importante per il completamento dell'Unione bancaria, che riguarda lo schema di garanzia dei depositi che va assicurato da un fondo che sarà europeo a regime. Questo consentirà di condividere i rischi tra tutti i Paesi dell'euro, in modo che una crisi che colpisca soltanto alcuni Paesi possa essere affrontata con risorse comuni, molto più rapidamente di quanto accaduto in passato. C’è chi ritiene che si debba arrivare a questo livello di condivisione del rischio soltanto dopo aver conseguito una riduzione totale del rischio allo stato attuale presente a livelli diversificati fra gli Stati membri.
  L'Italia deve mettere in campo uno sforzo per sostenere una soluzione in cui la progressiva riduzione del rischio si accompagni a una progressiva condivisione del rischio. Si tratta di una battaglia legislativa importante, alla quale un Paese si dispone con coesione e senso di responsabilità verso il futuro. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, Ministro Padoan.
  Do la parola ai colleghi che intendano porre quesiti o formulare osservazioni. Come concordato, iniziamo in ordine crescente dal gruppo Fratelli d'Italia.

  FABIO RAMPELLI. Grazie, presidente. Signor Ministro, sento di poter giudicare Pag. 7deludenti le informazioni che lei ci ha dato, in alcuni tratti anche offensive. Credo di poter giudicare insufficiente e deludente la risposta-quadro rispetto al riordino del sistema del credito per quello che è stato fatto fin qui e per le prospettive che lei ha delineato.
  Lei se la prende in buona sostanza con i risparmiatori – sebbene indirettamente, però lo ha fatto – quando parla di formare e di educare i risparmiatori, ma vorrei rammentare che in Italia esiste un sistema governato dalla Banca d'Italia, che ha delle prerogative, delle funzioni, delle competenze e ha un ruolo importante che evidentemente non ha saputo esercitare, perlomeno questo è il mio giudizio. E non lo ha saputo esercitare da qualche tempo a questa parte, con l'aggravante degli ultimi due anni in cui quattro istituti di credito sono andati in fallimento e sono stati commissariati, quindi con i poteri commissariali chiunque si sarebbe aspettato una maggiore capacità, una maggiore incisività e una maggiore visione da parte della Banca d'Italia.
  Quando un risparmiatore si avvicina a una banca e cerca di conferire con il direttore lo fa come un peccatore quando si confessa dinanzi al sacerdote; ci sono tanti comuni in Italia che hanno soltanto uno sportello, soltanto un'agenzia, e davvero il direttore di banca è una sorta di autorità che dispensa consigli, a cui il cittadino risparmiatore si affida e consegna il frutto del lavoro di una vita, con l'obiettivo di tenere da parte un gruzzolo per i momenti più difficili dell'anzianità o per quando un figlio dovesse incontrare difficoltà nel mettere in piedi il proprio lavoro.
  Ritengo che il deficit di indirizzo e controllo da parte di Banca d'Italia vada stigmatizzato in maniera chiara e decisa, perché la responsabilità esiste: è una responsabilità pregressa, è una responsabilità di sistema, ma è anche una responsabilità recente in ordine ai quattro fallimenti di cui stiamo parlando.
  Credo che tutti sappiamo perfettamente ciò che accade in tutte le banche d'Italia o in gran parte delle banche d'Italia, ma comunque è un fenomeno diffuso: abbiamo ascoltato, leggendolo sui giornali e vedendolo in televisione, ciò che ci hanno potuto testimoniare i cittadini colpiti da questo evento, i quali ci hanno raccontato come sono entrati in possesso delle obbligazioni subordinate e delle azioni.
  Ovviamente parliamo dei piccoli azionisti e dei piccoli risparmiatori, non certo degli speculatori. In alcuni casi c’è stato evidentemente un tentativo quasi estorsivo, quando si presentava domanda per un fido piuttosto che per un mutuo ed in cambio si richiedeva l'acquisto di obbligazioni subordinate. Già la parola stessa «obbligazione» è del tutto inadeguata, perché la banca non è obbligata a garantire, pur nel rispetto degli andamenti di mercato, l'investimento, quindi in teoria dovrebbero chiamarsi azioni e non obbligazioni subordinate se il coefficiente di rischio è così elevato, ed è una questione che tutti in questi giorni abbiamo potuto esaminare e discutere.
  Non voglio dilungarmi, ma penso che la responsabilità della Banca d'Italia esista forte e chiara, ed esista anche la responsabilità del Governo, se il Governo non si decide ancora ad entrare in campo in maniera decisa a tutela degli interessi deboli e diffusi dei piccoli risparmiatori, per un risarcimento che debba e possa essere integrale, non finanziato attraverso i soldi dello Stato, bensì con le risorse del Fondo interbancario, con i notevoli fondi esistenti. Non esistono infatti soltanto la liquidità e le risorse ordinarie a cui attingono le banche, ma esistono anche tanti altri appostamenti di ricchezza cui il sistema del credito, che ha generato questo disastro, deve ora fare ricorso, assumendosi la responsabilità e provvedendo a risarcire in tutto e per tutto – ho usato il termine «integralmente» in maniera voluta e cosciente – i piccoli risparmiatori che sono stati turlupinati con l'emissione di titoli di poco conto e di grande rischio, oggi purtroppo divenuti carta straccia.
  Vorrei anche ricordare che esistono diverse proposte di legge depositate in Parlamento – e sulla materia il Governo si era in qualche modo espresso – volte a Pag. 8separare le banche commerciali delle banche d'affari, per consentire cioè al cittadino che vuole investimenti sicuri di rivolgersi a quelle banche che operano nel campo dell'economia reale, al riparo dalle speculazioni finanziarie e quindi dai grandi flussi economici internazionali, che presentano evidentemente minori garanzie per i risparmiatori, per gli investitori e per le realtà che operano nel campo dell'impresa.
  Credo che questa linea vada perseguita e mi aspetto che il Governo utilizzi parole decise e una volta per tutte intervenga per tutelare i cittadini, le famiglie, e in questo caso le famiglie derubate, dismettendo l'aura secondo cui chi governa deve per forza foraggiare, incoraggiare e proteggere i poteri forti e coloro che, in maniera deresponsabilizzata, svolgono le proprie funzioni secondo criteri di mala gestione.
  Al di là del lavoro che sta conducendo la magistratura, e che tutti ci auguriamo possa pervenire a conclusioni eque, c’è anche il problema dei profitti extra e dei gettoni incamerati dai consiglieri di amministrazione delle banche. Per quanto le banche, in quanto soggetti indipendenti e privati, possano decidere in maniera autonoma come relazionarsi, considero del tutto improprio che in caso di fallimento delle banche possano comunque essere previsti dividendi e stipendi multimilionari.
  Se le banche hanno stilato la classifica dei segnalati in quanto cattivi pagatori, sarebbe opportuno che il Governo mettesse a punto un regolamento secondo cui anche i cattivi o pessimi banchieri possano essere segnalati ai cittadini.

  ROCCO PALESE. Nell'ultimo periodo abbiamo assistito ad una serie di interventi d'urgenza da parte del Governo ed emerge in maniera chiara dalle notizie di stampa che gli interventi concretizzati nel decreto-legge sulle banche sono arrivati in ritardo.
  In riferimento a quanto emerge nella proposta del Governo contenuta nel citato decreto, che sotto forma di emendamento è finito nel disegno di legge di stabilità con una serie di subemendamenti ad esso riferiti, attendiamo dal Ministro una risposta e una formulazione. Era stata già annunciata per questa sera la presentazione – contestualmente all'intervento del Ministro – di un'ulteriore correzione e ci auguriamo che in questo contesto il Governo abbia la possibilità di recepire le indicazioni emerse dalle varie proposte dei gruppi parlamentari.
  È fin troppo evidente, signor Ministro, che ci sono delle responsabilità illimitate e diffuse. Si è discusso anche della istituzione di una Commissione d'inchiesta cui il Presidente del Consiglio si è detto favorevole, perché è giusto che la gente e il Parlamento sappiano veramente come sono andate e come stanno le cose: vi è infatti qualcosa che non funziona, c’è un sistema di vigilanza probabilmente carente, che riguarda in particolare l'azione della Banca d'Italia e della Consob.
  Abbiamo avuto spesso occasione di ascoltare in audizione i rappresentanti della Banca d'Italia, che ci hanno assicurato che gli istituti di credito italiani erano fondamentalmente sani e non c'erano problemi, mentre riscontriamo ora, sebbene in ritardo, che le cose stanno in maniera diversa. Come lei ha opportunamente ricordato, nel contesto dell'Unione europea 1.100 miliardi di risorse pubbliche sono stati impegnati nel risanamento degli istituti di credito, ed in particolare la sola Germania ne ha investiti 240, seguita da Spagna, Francia, Irlanda, per citare i principali Paesi.
  Noi invece non siamo intervenuti per tempo perché evidentemente gli strumenti di vigilanza non sono stati sufficienti a far emergere quello che invece c'era, e a questo punto si pone anche un problema, poiché non c’è solo questa vicenda, di tempistica: queste banche sono state commissariate anni fa e nel momento in cui sono state commissariate sono certamente emerse delle responsabilità al loro interno.
  Lo schema è stato sempre questo: commissariamenti della durata di tre o quattro anni, poi si è tentato con il Fondo interbancario – come nel caso della Banca delle Marche – che tuttavia non è andato Pag. 9in porto, quindi sono state avviate le inchieste giudiziarie, altri due anni ed infine tutto è andato gravemente in prescrizione, sia con riferimento ai veri responsabili che hanno provocato questa situazione, sia con riferimento a chi non ha correttamente vigilato.
  Questo è un sistema che non funziona più, non regge, ed è fin troppo evidente che ci sono anche delle responsabilità del Governo in merito alla tempistica e alle proposte. Siccome queste responsabilità sono del sistema e sono diffuse, certamente le conseguenze della scarsa rilevanza del Governo nel contesto dell'Unione europea e della mancanza di interventi preventivi come quelli realizzati dalla Germania o dalla Francia sulle banche in difficoltà da parte dei Governi succedutisi nel nostro Paese non devono essere pagate dagli incolpevoli cittadini risparmiatori.
  È giunto il momento di andare in Europa con la schiena più dritta, perché non è possibile che ogni volta si trovano una serie di cavilli e di dinieghi nei confronti del nostro Paese. C’è da rispettare l'articolo 47 della Costituzione, e questo la dice lunga perché la nostra Costituzione non può essere in contrasto e noi abbiamo il dovere di rispettarla anche nei confronti dei trattati europei.
  Come rilevato da diversi specialisti intervenuti sulla stampa con grande allarme, finora c’è stato il Fondo interbancario, che per tanti anni, come lei ha ricordato, ha funzionato, ma adesso, al di là dell'intervento di emergenza che è necessario e che noi e tanti altri colleghi riteniamo debba consistere in un intervento sostanziale di integrale recupero da parte dei risparmiatori, occorrerà vedere in Europa come andrà; non immagino, peraltro, che possano esserci censure in riferimento all'impostazione generale. C’è il Fondo di risoluzione e c’è il problema delle risorse pubbliche che debbono essere poste in campo. Abbiamo letto che il presidente delle quattro banche salvate, Roberto Nicastro, ha ribadito che non ci sono problemi, che per queste banche c’è la coda e saranno vendute subito, ma anche qui vogliamo capire che fine faranno le plusvalenze.
  Lei, signor Ministro, questa sera ha detto una grande verità: il fallimento della Lehman Brothers ha prodotto nel campo finanziario internazionale la fine di un mondo, perché da allora è cambiato tutto, e molto probabilmente questa vicenda nel nostro Paese contribuirà a cambiare tutto, poiché si registra un grande allarme tra i cittadini, che non hanno più fiducia nelle banche.
  Il punto non è che i cittadini non sono sufficientemente preparati, sebbene ciò sia in parte vero, perché non sta scritto da nessuna parte che ci si debba laureare o avere in famiglia un ingegnere finanziario o un esperto in finanza per poter effettuare investimenti in banca. Occorre invece un comportamento etico degno di questo nome, una vigilanza che funzioni veramente e, se si ha bisogno di strumenti, visto che oggi il direttore generale della Banca d'Italia, Salvatore Rossi, ha dichiarato di non possedere gli strumenti per tamponare, la politica attende di esserne informata perché, se c’è bisogno di strumenti ulteriori, nessuno vorrà sottrarsi.
  In futuro bisognerà infatti eliminare la possibilità che casi del genere si ripetano, quindi occorre un disegno organico del Governo per evitare queste emergenze e soprattutto un grande intervento in favore di questi poveri cittadini coinvolti. Abbiamo avuto già un suicidio e non vorrei che questo allarme provocasse ulteriori difficoltà. Mi riferisco a tutte le persone che si chiedono indecise se andare o meno allo sportello a ritirare, laddove, se questa sfiducia e questa incertezza permarranno, si rischia che all'interno del sistema delle banche non ci sia più la possibilità di lavorare come prima.
  È quindi necessario un intervento più pregnante, che recepisca gran parte delle proposte avanzate dai diversi gruppi parlamentari negli emendamenti, in maniera tale da garantire una risposta molto forte, tale da ripristinare la fiducia da parte dei cittadini e dei risparmiatori.

Pag. 10

  LUCA PASTORINO. Ringraziando il Ministro per la disamina storica della questione, mi permetto di dissentire su due punti.
  Uno è un'opinione personale circa l'utilità delle banche del territorio, laddove con questa operazione si è consentito di mantenere in vita il credito al consumo, i mutui delle famiglie, quindi ho dissentito anche dall'operazione sulle banche popolari proprio per queste caratteristiche di distanza da un territorio che invece ha bisogno di servizi di base come quelli che banche piccole, che devono funzionare bene e avere certi requisiti, offrono normalmente ai consumatori, alle piccole imprese e ai cittadini.
  Mi sento anche di dissentire su un'altra questione, perché, se è vero che la cultura finanziaria in Italia è a un livello sicuramente basso, è altrettanto vero che il cittadino non è obbligato ad avere una cultura finanziaria, ma deve essere messo in condizioni di accedere ai servizi che gli servono e di farlo con tutte le garanzie e tutte le rassicurazioni in termini di trasparenza che un istituto bancario deve dare, se si vive in un mondo fatto di persone corrette. Dare la colpa ai cittadini perché non sanno le cose francamente mi sembra un'analisi troppo semplice.
  Noi del gruppo Alternativa Libera-Possibile evidenziamo come questa procedura di risoluzione abbia due lacune. La prima è che non si prevede la decadenza o la sospensione dei requisiti di onorabilità per gli organi amministrativi e di controllo delle banche in risoluzione, dal momento che la disciplina vigente sull'onorabilità degli amministratori, contenuta nel decreto del Ministero del Tesoro n. 161 del 1998, non contempla la procedura di risoluzione. In questo modo qualsiasi amministratore o sindaco di Banca Marche, Banca Etruria, Carife e Cassa di risparmio di Chieti può ricoprire oggi ruoli di vertice in altri istituti.
  La seconda lacuna è la mancata previsione di meccanismi che consentano effettivamente ai soci e ai creditori l'esercizio dell'azione di responsabilità. Il decreto legislativo n. 180 del 2015, richiamato anche dal disegno di legge di stabilità 2016, all'articolo 35 prevede che: «L'esercizio dell'azione sociale di responsabilità e di quella dei creditori sociali contro i membri degli organi amministrativi e di controllo e il direttore generale, dell'azione contro il soggetto incaricato della revisione legale dei conti, nonché dell'azione del creditore sociale contro la società o l'ente che esercita l'attività di direzione e coordinamento spetta ai commissari speciali sentito il comitato di sorveglianza, previa autorizzazione della Banca d'Italia». Pertanto senza il placet dei commissari, del comitato di sorveglianza e della Banca d'Italia non si può esercitare l'azione di responsabilità.
  In attesa del testo che ci verrà proposto auspicabilmente nelle prossime ore, preannuncio che la componente Alternativa Libera-Possibile presenterà due emendamenti, uno affinché i soggetti che hanno svolto funzioni di amministrazione, direzione e controllo presso banche soggette a procedura di risoluzione debbano perdere i propri requisiti di professionalità e onorabilità, il secondo per far salvi i diritti dei soci e degli obbligazionisti in materia di azioni di responsabilità nei confronti dei membri degli organi di amministrazione e di controllo delle banche sottoposte a risoluzione.
  Faremo due proposte: che la Banca d'Italia, o il sistema bancario in generale – nella formula che il Governo farà sua e che potremo discutere – direttamente chiamato in causa nelle class action, possa costituire un fondo per essere in grado di far fronte agli obblighi derivanti da sentenze future che riconoscano la truffa.
  Nel caso specifico la proposta sarà quella di rimborsare gli obbligazionisti subordinati attraverso la costituzione di un Fondo di garanzia coperto per l'anno 2016 con un prelievo straordinario di 300 milioni di euro a valere sull'utile netto della Banca d'Italia. Diciamo questo anche perché negli ultimi dieci anni Banca d'Italia ha conseguito utili netti per complessivi 12,6 miliardi di euro.

Pag. 11

  GIANFRANCO LIBRANDI. Signor Ministro, grazie per l'esposizione. Noi di Scelta Civica siamo sicuri che lei con la professionalità che la contraddistingue riuscirà a trovare il modo più corretto per rasserenare più velocemente possibile i nostri cittadini, creare questo Fondo di solidarietà e cercare di trovare la strada giusta per risolvere questo grave e inusuale problema.
  Per quanto riguarda le nostre decisioni, auspichiamo che venga istituita una Commissione bicamerale d'inchiesta, perché vorremmo chiarire le tante cose capitate in queste banche che ci lasciano sconcertati. In queste banche, ad esempio, c'erano dirigenti che davano fidi di centinaia di milioni di euro ad aziende che fatturavano 2 milioni con una perdita di 1,5 milioni, mentre altre banche solo qualche mese fa hanno tenuto assemblee dei soci concedendo aumenti di stipendio e prevedendo spese, nonostante i bilanci sotto osservazione e in difficile situazione.
  Ci chiediamo anche – e cercheremo di chiarire tali aspetti in questa Commissione parlamentare – come mai una di queste banche, che poteva essere venduta a un'altra banca che aveva fatto un'offerta di acquisto, la Banca Popolare di Vicenza, non sia stata venduta, o, cosa più grave che non ci quadra, come mai i crediti in sofferenza trasferiti alla bad bank, che ammontavano a 8,5 miliardi, siano stati svalutati a 1,5 miliardi, il 17 per cento circa del valore originario, dato molto inferiore al valore medio di copertura delle sofferenze in Italia.
  Questa è una cosa che non va bene, quando solo qualche settimana fa una di queste banche ha ceduto 300 milioni di euro di non performing loan (NPL) al Credito fondiario per 140 milioni, quindi circa il 50 per cento del valore. Ci sono tante cose che non quadravano prima e anche in questo momento non si sta guardando all'interesse dei cittadini. Come tanti colleghi hanno sottolineato, i cittadini sono preoccupati, quindi bisogna trovare il modo, che io ritengo sia la Commissione parlamentare d'inchiesta, per fissare delle regole precise, subito implementate per tutto il sistema bancario, in modo che i cittadini siano sereni, come anche noi. Tutti noi siamo imprenditori o svolgiamo lavori che implicano l'utilizzo di soldi e il lavoro con le banche.
  In ogni caso, le formulo i miei auguri e spero insieme a lei e con la Commissione di trovare delle soluzioni per il grave problema che l'Italia sta vivendo in questo momento.

  FILIPPO BUSIN. Signor Ministro, sono completamente deluso dal suo intervento, che per quanto mi riguarda trovo completamente ininfluente: ero preoccupato prima, e adesso forse lo sono anche di più. Per certi aspetti, poi, lo considero un intervento offensivo, nella misura in cui indica come causa primaria di questo dissesto, di questa grave crisi del sistema creditizio italiano, la scarsa cultura dei cittadini italiani nei confronti degli strumenti finanziari che acquistavano.
  Credo che non fossero tenuti a conoscerli nel dettaglio e che, comunque, queste lacune, che hanno i cittadini italiani come quelli di qualsiasi Paese del mondo, dovessero essere colmate proprio da quegli istituti di credito che invece hanno rifilato loro – non saprei neanche come definirli – dei veri e propri bidoni, estorcendo la loro fiducia, approfittando di come erano visti da parte dei risparmiatori questi istituti, che portavano il nome delle loro città, Ferrara, Chieti, e delle loro regioni e avevano nel nome il termine «popolare», che li faceva sentire molto più vicini a loro.
  Non ho sentito una parola da parte sua sulla ricerca e l'individuazione delle responsabilità di questo grave dissesto del sistema creditizio italiano, che non riguarda solo queste quattro banche. È stata citata anche la Banca Popolare di Vicenza, questione non risolta, come quella della Veneto Banca. Fino a poco tempo fa, Banca Popolare di Vicenza doveva addirittura essere quella che risolveva queste crisi bancarie attraverso delle acquisizioni. Sembra quasi che Banca d'Italia vi avesse individuato, si può supporre in cambio di cosa, un ente risolutore di tutte le crisi Pag. 12finanziarie italiane. Adesso ci troviamo in questa situazione.
  Le responsabilità, come dicevo, sono chiare, perché Banca d'Italia evidentemente non è stata all'altezza del suo ruolo di vigilante. Sono mancate le comunicazioni anche con la Consob, la quale ha consentito che prodotti ad altissimo rischio fossero venduti in modo quasi estorsivo a ignari risparmiatori, alcuni anche sotto ricatto. Ho letto questa mattina che, tra i capi d'imputazione ipotizzati ad esempio dalla procura di Prato, c’è anche il reato di estorsione, perché queste imprese venivano letteralmente ricattate. Non ho sentito, e in questo senso si è espresso anche il Commissario per la stabilità finanziaria, i servizi finanziari e l'Unione dei mercati dei capitali dell'Unione europea, Hill – quindi non è un'idea dell'opposizione che vuol fare il bastian contrario – una sola parola di critica o di individuazione di responsabilità nei confronti di presidenti e componenti di consigli d'amministrazione molto ben retribuiti, e di una dirigenza che ha gestito queste banche in modo dissennato, poi liquidata con buonuscite milionarie, cose che non possono essere tollerate.
  Soprattutto, non ho sentito un'autocritica seria e profonda del Governo, che di fronte a questa crisi, di cui evidentemente non ha tutta la responsabilità, ha agito nel modo più superficiale e dannoso che si possa immaginare, con dei decreti-legge. Addirittura, ha trasformato questo decreto-legge in un emendamento al disegno di legge di stabilità, mentre con quello precedente sulle banche popolari si pretendeva con un tratto di penna di cambiare un'istituzione e il rapporto dei soci con quest'istituzione attraverso, appunto, un decreto senza un minimo dibattito parlamentare, senza lasciare un tempo consono a queste banche per trasformarsi in Spa in un momento di grave crisi, e ciò peggiora e complica la soluzione di queste crisi.
  Sembra quasi che l'azione del Governo abbia individuato come responsabili, unici a dover subire le conseguenze di questa crisi, appunto quei risparmiatori e quelle aziende che avevano investito in modo anche forzato, in seguito ad atti estorsivi, in azioni in queste banche, oltretutto con la beffa adesso di trovarsi con le azioni azzerate e i debiti intatti da restituire.
  Dico che erano necessarie un'analisi più profonda e un'azione ben più seria da parte del Governo, perché queste quattro banche non sono affatto un caso estemporaneo. Ho citato prima le due banche popolari venete, caso assolutamente non risolto. Quella è una bomba a orologeria, un dramma sociale che prima o poi esploderà con conseguenze difficilmente immaginabili.
  Mi aspettavo che ci dicesse che cosa intende fare in generale su queste come sulle prossime crisi bancarie, che non tarderanno ad arrivare. Mi fermo qui. Ci sarebbe ancora di che raccontare, perché siamo qui solo per rappresentare gli interessi dei cittadini che ci hanno eletto, che sono stati colpiti duramente – abbiamo assistito anche a eventi drammatici che non voglio ricordare qui e che spero non si ripetano – e assolutamente poco tutelati, trattati in modo irriguardoso dall'azione di questo Governo e degli enti che dovevano proteggere loro e i loro risparmi.

  GIOVANNI PAGLIA. Credo che in questi giorni quella che dovrebbe essere la classe dirigente di questo Paese non abbia dato una grandissima prova di sé. Ho visto molto scaricabarile: il Governo e le parti politiche accusare la Banca d'Italia, la Banca d'Italia accusare l'Unione europea, questa difendersi. Questa sera arriviamo a vedere accusati anche i risparmiatori di essere, sostanzialmente, loro i responsabili di quello che è successo, perché non in grado di valutare adeguatamente il rischio degli investimenti.
  Credo, invece, che dovremmo avere in questo momento la capacità di ricostruire le responsabilità di tutti, ciascuno prendendosi la sua parte, anche per capire che cosa fare in un momento che giudico potenzialmente abbastanza drammatico per l'economia e il sistema finanziario italiano. Responsabilità vuol dire capire perché la Banca d'Italia non ha, evidentemente, vigilato adeguatamente, perché la Pag. 13Consob ha permesso, soprattutto nell'ultima fase, che venissero venduti e messi in commercio prodotti finanziari inadeguati ai profili di rischio non dei risparmiatori, ma delle banche che li emettevano.
  Vuol dire capire perché il Governo ha fatto quello che ha fatto, cioè ha permesso che in un momento particolarmente delicato, nel passaggio forse decisivo in cui si passa dal vecchio al nuovo regime, quello del bail-in, e quindi in un momento in cui era assolutamente decisivo accompagnare il risparmiatore e gli investitori italiani in una situazione di tranquillità verso un mondo nuovo che si apre e che sarà complesso, tutto accadesse nel peggiore dei modi. Tra venti giorni in questo Paese arriviamo al bail-in, e lo facciamo in un momento di fortissima tensione e di caduta di fiducia dei risparmiatori nel sistema bancario italiano.
  Deve essere molto chiaro, infatti, che se fossimo stati in regime di bail-in, anche gli obbligazionisti ordinari avrebbero perso quasi tutto in queste banche, o mi sbaglio ? Anche il discorso sul profilo di rischio, quindi, vale quello che vale. O vogliamo raccontare che anche le obbligazioni ordinarie sono un prodotto ad alto rischio solo per investitori ultra-esperti ? Se è così, dobbiamo capire che cosa succede da gennaio. Ai risparmiatori italiani si dirà che possono comprare solo Bund tedeschi, neanche italiani, perché l'unica cosa che dà garanzie al 100 per cento sulla possibilità di rientrare sono i Bund ? Non credo che possiamo fare questo.
  La ricostruisco così, e questo vorrei capire dal Ministro, che credo questa sera sia venuto a non darci alcuna informazione. Avevamo capito che il Ministro sarebbe venuto da noi finalmente con i testi di questi emendamenti, che invece non vediamo, ma poteva almeno aiutarci a capire e non lo ha fatto. Allora chiedo: è vero che queste banche potevano essere salvate senza esborsi né per il denaro pubblico né per i risparmiatori se si fosse intervenuti mesi fa, per tempo, attraverso il Fondo di garanzia interbancario ? Credo di sì. Lo dicono le fonti bancarie. Lo dice, di fatto, Banca d'Italia.
  È vero che questo non si è fatto perché il Governo ha accettato di sottoporsi a una comunicazione della Commissione europea, cioè a un atto non avente valore normativo ? È vero, come dice oggi Salvatore Rossi della Banca d'Italia, che se si fosse intervenuti attraverso il fondo, il rischio era una procedura d'infrazione ? Se è per non affrontare una procedura d'infrazione che questo Governo ha messo a repentaglio la stabilità del sistema finanziario italiano – questo è il tema, non tanto i 150.000 risparmiatori, a cui pure tutti noi teniamo moltissimo – si tratterebbe di un atto di un'irresponsabilità assoluta.
  Viene il sospetto che, dato che davanti alla Commissione europea i dossier sono molti, questo sia avvenuto perché si è preferito barattare il via libera a una legge di stabilità priva di logica, per finanziare in deficit l'abolizione della TASI, lasciando perdere i veri dossier importanti, come quelli che tutelano, appunto attraverso il salvataggio di queste quattro banche, la stabilità del sistema finanziario italiano.
  Inoltre, vorrei capire se è vera la questione del fondo di restituzione parziale gestito da un collegio arbitrale. Devo capire alcune cose su questo. Se è rivolto a chi è truffato, questi ha diritto davanti a un giudice a un risarcimento pieno da parte del truffatore. Se capisco bene, invece, qui diciamo che avrà diritto forse a un rimborso parziale, non a un giudice naturale, ma a un collegio arbitrale magari costituito dalle stesse banche, come si sente dire, e non a spese di chi ha truffato ma dei contribuenti italiani per la metà. Mi chiedo perché.
  Non c’è assolutamente nessuna logica in questo, se si rivolge solo ai risparmiatori deboli, cioè quelli che evidentemente hanno subìto una truffa. Piuttosto, sembra un'assunzione di responsabilità impropria. Quelli avrebbero vinto i giudizi contro le banche e magari anche contro i banchieri in azioni di rivalsa di responsabilità. In questo fondo si pretenderà anche che i risparmiatori rinuncino ad agire in giudizio in cambio della possibilità di ottenere il risarcimento ?Pag. 14
  Dovrei rivolgere un'altra domanda che si pongono in tanti: chi risponde dei danni provocati dalle vecchie banche ? Le nuove banche ? Domani, quando saranno cedute a terzi, risponderanno i terzi o il fatto che siano morte le vecchie banche cancella anche la responsabilità patrimoniale perché non c’è più un patrimonio che risponde ?
  Infine, Ministro, credo che sia chiaro anche a lei che come minimo questa vicenda porterà nel prossimo anno a un aggravio del costo del credito e a un aumento del credit crunch. Costerà di più, ammesso che si trovino risparmiatori che a questo punto, con il bail-in in arrivo, facciano la fila per comprare obbligazioni bancarie. Certamente, costerà di più. Mi chiedo e chiedo a lei che cosa faranno i revisori dei conti delle altre banche italiane, che hanno i loro NPL (non performing loans) valorizzati a bilancio al 30, al 35, al 40 per cento, quando avete messo nero su bianco che in questo Paese il valore è 17. Che cosa fanno, chiedono le svalutazioni ? Se valutiamo al 17 per cento, sa anche lei che salta per aria tutto il sistema bancario italiano, non solo queste quattro banche. Non ne tiene una.
  In terzo luogo, l'iniezione di liquidità chiesta al sistema bancario italiano nel Fondo di risoluzione nazionale priverà di risorse queste banche e anche questo porterà a un aumento del credit crunch. Non vale, quindi, aver ottenuto lo 0,1 per cento di deficit in più se il prezzo che si paga è una riduzione forte del credito, che vale più di tutte le misure di dubbia utilità che lei ha annunciato e ci ha ricordato nel suo intervento originario.
  Infine, questo Governo ha anche un problema di credibilità. A me spiace dirlo, ma il fatto che sieda all'interno del Governo in posizioni importanti un Ministro la cui famiglia è direttamente coinvolta in questa vicenda pesa non sulla credibilità del Governo, ma alla lunga sulla credibilità del Paese. Che vi piaccia o meno, anche su questo i cittadini italiani si interrogano. E con la credibilità finanziaria, Ministro, non si scherza. Voi avete scherzato moltissimo e rischiate di portare gravi danni all'Italia.
  È per questo che ora vi chiedo, Europa o meno, procedura d'infrazione o meno, di intervenire con un sistema che garantisca il rimborso almeno parziale, utilizzando l'eventuale plusvalenza dei crediti in sofferenza e, eventualmente, un Fondo interbancario. A questo punto, bisogna assolutamente lanciare un messaggio di fiducia e tranquillità a tutti i risparmiatori italiani, per evitare rischi sistemici, esattamente quelli che ha detto di aver evitato – e io credo non possa crederci nemmeno lei –, andando per questa via anziché per la via, del tutto non credibile, della liquidazione coatta delle banche.

  PAOLO TANCREDI. Ci troviamo sicuramente di fronte a una situazione molto grave, delicata, frutto della crisi di questi anni. Sono d'accordo con lei, Ministro, quando dice che il sistema bancario italiano è stato più solido e ha mantenuto di più i suoi asset rispetto a quelli di altri Paesi, che pure hanno avuto una partecipazione forte di fiscalità, di denaro pubblico, nel capitale di rischio. Credo che il Governo abbia fatto quello che poteva e doveva in questo momento a tutela del risparmio, dei dipendenti, delle aziende. Anche le banche sono aziende, anche se particolari, che gestiscono un bene importante e delicato, a tutela, come lei ha detto giustamente, del sistema economico e dei territori.
  Non ci sto a questa guerra di rinfaccio di responsabilità. Ci troviamo di fronte a uno sconvolgimento del quadro della gestione del sistema bancario a livello europeo. Nulla sarà come prima, dopo questo passaggio che il Parlamento ha affrontato con molta superficialità. Il Parlamento, che spesso rimprovera al Governo posizioni subalterne all'Europa, spesso nella fase ascendente e anche in quella discendente di alcuni provvedimenti importanti e decisivi come questi è distratto, superficiale.
  Dico da parlamentare, quindi a me stesso per primo, che abbiamo appena Pag. 15esaminato lo schema di decreto sul nuovo sistema di garanzia dei depositi, uno dei tre pilastri dell'Unione bancaria, e ho visto molta distrazione. Penso che molti colleghi presenti questa sera nemmeno siano informati di questo passaggio, non dico dei dettagli. Figuriamoci nella fase ascendente. Pure questi provvedimenti, infatti, hanno avuto una fase ascendente in cui il Parlamento italiano avrebbe potuto intervenire ed essere protagonista.
  Non è questo un discorso per buttare la croce sul Parlamento – ci mancherebbe –, ma spesso dobbiamo maturare tutti e non pensare che la guerra allo scarico di responsabilità ci esima dalle nostre. Trovo molta superficialità anche nel dibattito, in quello di molti analisti importanti, ma anche nell'atteggiamento di come si giudica il sistema bancario e il credito.
  Si dice spesso che le banche non danno soldi al territorio, che non finanziano le aziende, dopodiché quando succedono queste cose si dice che hanno finanziato troppo le aziende, sbagliando, al di là dei casi criminosi che non c’è dubbio ci sono e ci sono stati e su cui devono andare avanti le sedi opportune. Non mi risulta che ci siano dei limiti alle azioni di responsabilità dei soci. Tra l'altro, potrei citare degli esempi. Non mi risulta nemmeno che i bilanci dei commissari non siano pubblici e non possano essere impugnati anch'essi. Da questo punto di vista, non credo quindi che ci siano particolari mondi che possono essere esenti da responsabilità su alcune questioni.
  Sotto questo profilo, credo che il Governo si sia mosso e si stia muovendo, nei limiti della possibilità della propria azione, in maniera opportuna. Saremo qui nelle prossime ore a discutere sul nostro spazio di manovra, naturalmente nel quadro delle normative che, devo ripeterlo, ci siamo dati. Credo che lo faremo con grande senso di responsabilità, consapevoli che quello che faremo costituirà anche un precedente per quello che succederà in futuro.
  Penso, infatti, che oggi abbiamo, Ministro, il compito e il dovere di pensare al futuro, a quello che ci aspetta nei prossimi mesi e nei prossimi anni. È chiaro che così non può funzionare e che dobbiamo tutti fare un salto di qualità e maturare. Il sistema bancario è un patrimonio del Paese e la politica non può non occuparsene, così come la Banca d'Italia, sicuramente un grande patrimonio di storia, cultura e competenze di questo Paese.
  Sarebbe gravissimo metterla in discussione o indebolirla, ma anche la Banca d'Italia deve capire che anch'essa deve essere sottoposta a sistemi di responsabilità, che credo questo Parlamento debba studiare e mettere in campo. Non è possibile che l'azione della vigilanza sia esente da responsabilità, soprattutto in un passaggio in cui ci sottoponiamo volontariamente a una vigilanza più alta e più grande, ripeto un passaggio molto difficile e delicato.
  Concludo dicendo che è per questi motivi che abbiamo aderito, conoscendone anche i rischi e le possibili crisi che potrebbe portare, alla proposta di una Commissione d'inchiesta. Penso che questo non debba preoccupare o intimidire nessuno. Il Parlamento deve approfondire, discutere, porsi i problemi, assumere consapevolezza. Penso che si possa tranquillamente uscire da questo gioco di indicare soltanto le responsabilità, pensando di essere fuori ed esenti da ogni colpa e che si possa scaricare sulle altre istituzioni tutta la colpa di quello che sta succedendo e che succede.

  RENATO BRUNETTA. La mia è una grande delusione, Ministro Padoan, specchio dell'inadeguatezza sua e del Governo di cui fa parte rispetto alla crisi in atto. Volevamo chiarezza, senso di responsabilità. Da lei abbiamo ricevuto solo arroganza e irresponsabilità. Se, come il suo viceministro o come i sottosegretari, avesse frequentato quest'Aula, avrebbe imparato molte cose.
  Siamo andati, sulla base degli scarni emendamenti presentati dal Governo sulla crisi bancaria, molto più avanti nei lavori di questa Commissione. Lei, su questi subemendamenti nati in Parlamento, non ha detto una parola. Forse non li conosce Pag. 16o le fanno schifo. O forse non li capisce. Noi, però, siamo andati più avanti delle sue due scarne paginette da ufficio studi, signor Ministro.
  Non avevamo certamente bisogno di lei per conoscere la differenza tra bail-out e bail-in. Non avevamo certamente bisogno del suo Governo per conoscere la direttiva n. 59 del 2014 dell'Unione europea BRRD, Bank Recovery and Resolution Directive. Non avevamo bisogno di lei per conoscere il Fondo di risoluzione, signor Ministro. Volevamo delle risposte agli italiani rispetto alle loro angosce, al loro panico. Volevamo senso di responsabilità, etica del Governo. Da lei abbiamo avuto solo arroganza.
  L'informazione per i risparmiatori è un diritto. Lei ha trasferito la responsabilità sui risparmiatori. Li ha offesi. Mi meraviglio di lei e della sua cultura accademica. Vede, signor Ministro, ho molto bene colto il suo accenno che voleva essere ironico e provocatorio, ma non mi faccio provocare da lei. Qui ho fatto il legislatore di Six Pack e di Fiscal Compact, di riforma della Costituzione sul pareggio di bilancio, della legge rafforzata sul pareggio di bilancio, e rivendico quelle normative, rivendico quelle azioni, contrariamente a lei, che disconosce il suo stesso pensiero quando dice che ha cambiato idea sulla tassazione sulla casa o sul contante.
  Io non ho cambiato idea, ma chiedo solo al Governo responsabilità e individuazione delle responsabilità. Per questo ho chiesto, e con grande piacere ho avuto il consenso di tutti i colleghi, l'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta che, al pari della magistratura, faccia chiarezza sulle responsabilità. Io non disconosco nulla. Vorrei, però, da lei un giudizio su quella che è stata la gestione della crisi in Europa. Si è quasi vantato che l'Italia non abbia fatto bail-out come hanno fatto gli altri Paesi: il risultato è quello che abbiamo sotto gli occhi ?
  Lei non ha detto una parola se esistano altri casi come i quattro trattati dal vostro decreto. Popolare di Vicenza, Veneto Banca: la gente ha paura. Lunedì si rischia la coda agli sportelli per ritirare i depositi, e voi che cosa fate ? Scappate dalle vostre responsabilità ! Scappate dalle vostre responsabilità ! Noi volevamo qui, da lei, oggi, i suoi pareri sui nostri emendamenti, sul nostro lavoro svolto in sede parlamentare ! Forse neanche li conosce o è in alto mare per una definizione. Viene anche a me l'atroce dubbio che abbiate barattato la flessibilità in Europa per comprarvi il consenso con l'uso possibile del Fondo interbancario, che anche solo in parte avrebbe risolto in maniera meno traumatica i problemi.
  Dall'Europa mi hanno detto in maniera autorevole che non c’è stata alcuna presenza del suo Ministero in questi mesi per trattare e per avere una coerenza tra la normativa europea, che ben conosciamo – non so se lei la conosce, io sì –, e le azioni da intraprendere in questo nostro Paese. Noi vogliamo la Commissione parlamentare d'inchiesta. Noi vogliamo che ci sia il ristoro totale per tutti gli obbligazionisti subordinati truffati. Noi vogliamo che il Governo prenda impegni da questo punto di vista e che denunci con grande chiarezza le responsabilità del management bancario di queste quattro banche, che si faccia luce anche sui conflitti d'interesse all'interno del vostro Governo. Quest'opacità non è accettabile ulteriormente.
  Per questa ragione, signor presidente, io dichiaro non solo la mia grande delusione, ma chiedo ancora che vengano stralciati dalla legge di stabilità gli emendamenti riguardanti il settore bancario, perché non hanno più senso. Avete approvato un decreto: cambiate il decreto, gestite il decreto, prendetevi le vostre responsabilità. Non inquinate la legge di stabilità con emendamenti inadeguati sui quali non sapete neanche rispondere al Parlamento, che vi chiede di cambiarli. Il Paese vi chiede di cambiarli. Il Paese vi chiede più di quello che avete fatto quella domenica pomeriggio in quindici minuti, come dicono le cronache.
  Per questa ragione, signor presidente, quest'audizione è una grande delusione, non tanto per me, ma per il Paese che non si merita questo Governo e non si merita questo Ministro.

Pag. 17

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Ministro Padoan, a luglio 2015 il Fondo interbancario era pronto a operare in amministrazione straordinaria per salvare le quattro banche. Lo conferma Maccarone, presidente del Fondo, lo sapeva anche ABI. Abbiamo saputo due giorni fa che lo sapeva anche Banca d'Italia. Voi ci avete detto che non poteva essere utilizzato perché sarebbe stato un aiuto di Stato: chi vi ha detto che si trattava di aiuti di Stato ?
  La norma sugli aiuti di Stato è all'interno del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), quindi datata 2008; il Fondo ha operato nel 2009, nel 2010, due volte nel 2011 e, con Tercas, addirittura nel 2014. Se il problema era la contribuzione volontaria, bastava chiederlo al Fondo, che già ha risolto in una sola settimana. Ripeto: chi vi ha detto che si trattava di aiuti di Stato e quale documento ufficiale ha bloccato l'intervento del Fondo causa aiuti di Stato e sancito la distruzione di 130.000 cittadini italiani ?
  Bruxelles ha fatto sapere che loro non hanno bloccato il Fondo interbancario, quindi non potete più usare questa scusa. Avete, quindi, successivamente ripiegato su una comunicazione del luglio 2013 che, Ministro, non è una legge di Stato. Ciò è dimostrato dal fatto che, a pochi mesi dall'emanazione nel luglio 2013 di questa comunicazione, a novembre 2013 l'Unione europea concedeva aiuti diretti a Monte dei Paschi di Siena e a Carige, senza niente da obiettare. Inoltre, a novembre 2014 il Fondo è intervenuto per salvare Tercas e la Commissione ha da poco detto che non erano aiuti di Stato. Anche la comunicazione, caro Ministro, non regge. Qui ripeto la domanda: perché avete azzerato queste azioni ?
  Alla luce di queste informazioni, è stata o non è stata una scelta vostra, senza che nessuno vi abbia mai obbligato a procedere all'azzeramento totale di azioni e obbligazioni subordinate ? Ministro, l'articolo 108 del TFUE e lo stesso decreto legislativo n. 180 del 2015 prevedono la concessione di deroghe sia in campo di aiuti di Stato sia per le operazioni di risoluzione del decreto-legge n. 183 del 2015, che lei ha richiamato anche oggi, nel caso in cui le operazioni di salvataggio siano compatibili con il mercato interno.
  Visto che eravate convinti di dover utilizzare questi strumenti e che si tratta di banche piccole, tutte sotto i 30 miliardi di attivi, avete escluso ogni possibilità di salvataggio, ma avete almeno mai provato a chiedere queste deroghe ? In caso affermativo, in che data e con quale mezzo, visto che si parla di 130.000 clienti ingannati, che potevano essere salvati dal Fondo interbancario ?
  Banca d'Italia due giorni fa ha affermato – deve sapere, caro Ministro, queste cose, altrimenti è uno schiaffo a cittadini saccheggiati da voi, dal Governo – che non c'era diniego dall'Unione europea, ma c’è stato uno stand still con la Commissione europea, che ha fatto capire che si trattava di aiuti di Stato: mi spiegate come è andato lo stand still con Tercas ? Se quello stand still vi diceva che potevate utilizzare il Fondo interbancario, perché la Commissione europea è venuta a fare un'indagine ? Nel caso in cui vi avessero detto che non potevate usare il Fondo interbancario, per quale motivo l'avete utilizzato ?
  Oltretutto, la motivazione di oggi, l'ultima, quella del bail-in, non regge. Lei ci sta dicendo che lo avete fatto per la nuova direttiva 2014/59/UE, cosiddetta BRRD, ma la parte sul bail-in, caro Ministro, sottosezione 3 del decreto legislativo n. 180 del 2015, entrerà in vigore nel 2016, il 1o gennaio. Precisamente, è il comma 2 dell'articolo 106 a dirlo. In Commissione, infatti, la maggioranza si è sempre tenuta distante dal dire che è un bail-in, non prendiamoci in giro. Anche perché parliamo di sei giorni di distanza: il 16 novembre avete pubblicato il decreto n. 180 e il 22 novembre avete fatto questo decreto e azzerato i risparmi di 130.000 persone.
  Finisco con un consiglio. Stralciate immediatamente questo decreto. Fate partire prima del 31 dicembre il Fondo interbancario. Salvate tutti gli azionisti e obbligazionisti. Ragionate anche sull'opportunità di utilizzare i fondi pubblici chiedendo Pag. 18delle deroghe all'Europa, perché si può fare. Cancellate il bail-in, o almeno rinviatelo. Parlo della norma, del decreto legislativo n. 180 del 2015. Ve lo chiede anche Banca d'Italia, visto che magari di noi non vi fidate.

  DANIELE PESCO. L'ESMA (European Securities and Markets Authority) sul suo sito pubblica e descrive le obbligazioni subordinate come prodotti finanziari da considerare complessi. Sembrerebbe che la Consob l'abbia sempre pensata in modo diverso. Secondo lei, in tutto questo, ovvero relativamente alla vendita di obbligazioni subordinate ai cittadini, la Consob è responsabile ?
  In secondo luogo, dal sito del Ministero dell'economia e delle finanze si apprende che il Dipartimento del tesoro si occupa della regolamentazione e vigilanza del sistema creditizio e finanziario: in questi anni, che cosa ha fatto ? Visto che il bail-in metterà un tetto ai 100.000 euro e considerando quello che è successo in questi giorni, secondo lei i decreti n. 180 e n. 183 del 2015 rispettano l'articolo 47 della Costituzione, in cui si dice che la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio ? Il Fondo di risoluzione da chi è gestito, dalle tre grandi banche ?
  Il processo di accentramento che lei ci ha qui descritto, come lo ha descritto anche Mario Draghi sempre in questa aula, sembra che sia proprio nelle mani delle tre grandi banche private, UniCredit, Intesa e Banca UBI, le stesse che finanziano il Fondo. Ci viene da pensare che le stesse gestiranno l'intera risoluzione della crisi. L'accentramento bancario è in mano a queste banche ? Se sì, ce lo dica, ci serve saperlo, perché forse è leggermente contro la concorrenza.
  Chi decide quali sofferenze vanno in bad bank e quali no ? Glielo chiedo perché, come ha ricordato un collega, una parte delle sofferenze di Banca Etruria sono state vendute a cinque giorni dal decreto: sono state messe al sicuro ? È una distrazione di beni ? Ci interessa saperlo.
  Chi ha proceduto alla valutazione delle sofferenze e in che modo ? Sempre in riferimento alla domanda di prima, sembra che lo stesso soggetto abbia valutato le sofferenze, poi le metterà in vendita, gestisce le tre banche ponte e che le tre banche private italiane gestiranno tutto: secondo lei, ha senso che lo stesso soggetto faccia tutto ? Secondo noi, c’è un po’ di conflitto d'interessi.
  Un soggetto che non paga i debiti va in fallimento, giusto ? I suoi beni vanno all'asta, le eccedenze in teoria – di solito ce ne sono poche – spettano a lui: in questo caso, perché le eccedenze non spettano agli azionisti e agli obbligazionisti che avete espropriato ?
  Ha l'onestà intellettuale – i suoi colleghi di maggioranza non ce l'hanno – di ammettere che 7 miliardi di euro di perdite sulle sofferenze genereranno circa 2 miliardi di mancato gettito, una parte dei quali verranno monetizzati, soldi liquidi ? Ha l'onestà intellettuale di ammettere che si tratta di contributo pubblico ?
  La ringrazio per l'ammissione di colpa di ingenuità politica. Secondo me, c’è stata anche un po’ di ingenuità finanziaria.

  CARLA RUOCCO. Ministro, nel suo intervento pare aver profilato un fondo di ristoro. In sostanza, è un'ammissione del fatto che comunque a monte ci sono state delle vendite scorrette. I prodotti che sono stati venduti allo sportello non dovevano essere destinati alla vendita. In questo caso, è una chiara ammissione di responsabilità, anche della Consob, che peraltro avrebbe potuto tranquillamente evitare la vendita di quei prodotti se fossero stati sottoposti a una valutazione del rischio. Inoltre, il presidente Vegas ha eliminato la specifica degli scenari probabilistici che avrebbe sicuramente dato una maggiore chiarezza ed evitato a quei prodotti la possibilità di essere somministrati a risparmiatori inconsapevoli.
  La domanda è la seguente. È chiaro che a questo punto il Governo in merito deve dare una risposta molto precisa: che provvedimenti intende prendere a fronte di queste chiare responsabilità, che hanno un nome e un cognome ?Pag. 19
  Se non abbiamo capito male sarà addirittura la stessa Consob, che in qualche modo ha fatto sì che questi prodotti venissero massivamente somministrati ai risparmiatori, a ricoprire il ruolo di arbitro dei rimborsi ?
  Veniamo alla Banca d'Italia, l'altro soggetto in questione. L'operazione che è stata posta in essere presenta alcune ombre da chiarire. Si vede il coinvolgimento nell'operazione anche di una garanzia della Cassa depositi e prestiti pari a 400 milioni di euro: che cosa riceve la Cassa depositi e prestiti a fronte di questa garanzia ? Bisognerebbe specificarlo. Che interessi, inoltre, percepiscono le banche private, ovvero le grandi banche, a fronte di questo prestito ?
  Durante il suo intervento, lei ha detto che il fondo che dovrebbe ristorare le vittime di questa truffa è in parte a carico degli istituti di credito e finanziari. Vorremmo, dunque, sapere in maniera precisa qual è la parte a carico dello Stato e quale quella a carico degli istituti finanziari. Grazie.

  MICHELE PELILLO. Signor Ministro, la ringraziamo per la sua relazione che senz'altro ci aiuta, in questo momento così delicato, nell'assumere decisioni. Voglio arrivare subito al dunque, per cui parto da un'affermazione netta e precisa.
  L'adozione del provvedimento di risoluzione è il frutto di una scelta improntata a grande senso di responsabilità e di etica di governo. Questo è il pensiero del Partito Democratico, che viene sostenuto non dalla mia modesta persona, ma da alcuni numeri che sono stati riferiti anche nella sua relazione. Mi voglio, pertanto, soffermare un minuto sui numeri.
  Nella procedura di risoluzione che è stata avviata, il capitale di rischio, quindi le azioni e le obbligazioni subordinate, non tutte, sono state azzerate. Le obbligazioni subordinate che sono nel portafoglio delle famiglie italiane sono meno di 300 milioni. Se non si fosse seguita questa strada – come è stato ricordato anche nell'audizione dei rappresentanti della Banca d'Italia dell'altro giorno – queste quattro banche avrebbero senza dubbio aperto la stagione del bail-in europeo, che si inaugura il 1o gennaio 2016.
  In pratica, avremmo avuto una situazione nella quale il bail-in dei creditori, dal prossimo 1o gennaio, avrebbe messo in discussione non soltanto le azioni e le obbligazioni subordinate, ma anche le obbligazioni ordinarie.
  Volete sapere a quanto ammontano le obbligazioni ordinarie nelle tasche delle famiglie italiane clienti di queste quattro banche ? Ammontano a 2,4 miliardi, a fronte di meno di 300 milioni di obbligazioni subordinate.
  C'era, tuttavia, come lei ha ricordato, anche lo spettro di una liquidazione atomistica, che avrebbe segnato una devastante distruzione di valore perché queste quattro banche hanno una massa di impieghi di 12 miliardi di euro. Inoltre, a queste banche sono affidate 200 mila piccole imprese, che, grazie all'operazione, possono continuare a svolgere la loro attività. Alle stesse sarebbe stato, invece, richiesto l'immediato rientro, con evidenti e facili ripercussioni sull'economia di tutte le regioni interessate. Insomma, sarebbero stati coinvolti un milione di risparmiatori, a fronte di qualche migliaio che oggi versa in una situazione così delicata e particolare.
  Inoltre, è meglio ricordare – perché nessuno se ne occupa, tranne il Partito Democratico – che sono stati messi in sicurezza 6-7 mila posti di lavoro. Non so se questo possa ancora interessare a qualcuno.
  Questi sono i numeri, questi sono i fatti, questa è la condizione oggettiva per la quale possiamo dire che l'operazione che è stata posta in essere è senz'altro improntata a grande senso di responsabilità.
  A proposito di responsabilità, qualcuno adombra che vi siano delle responsabilità nella gestione delle banche. È probabile che questo sia vero, che questa affermazione sia fondata. Qualcuno pensa che nell'azione di vigilanza della Consob e di Banca d'Italia ci possa essere stata qualche leggerezza. Noi non lo possiamo escludere, Pag. 20per questa ragione ci dichiariamo esplicitamente favorevoli a una Commissione parlamentare di inchiesta.
  Signor Ministro, nel suo intervento ha sottolineato come la crisi di questi giorni, la difficoltà di migliaia di risparmiatori italiani, abbia fatto emergere nella discussione alcune questioni. Io voglio sottolineare due temi che stanno emergendo e che, tutto sommato, è positivo che emergano alla vigilia di una stagione così piena di novità per il sistema bancario italiano nel quadro europeo.
  Ritorna, infatti, una vicenda che ci sembrava acquisita, ovvero se sia opportuno o meno usare soldi pubblici, i soldi dei contribuenti, i soldi dei cittadini, per ripianare il fallimento di una banca privata. Ci sembrava che tale questione fosse ormai stata assodata, non soltanto a livello italiano, ma a livello europeo e persino mondiale, dopo i grandi movimenti di opinione degli anni scorsi che hanno cominciato a manifestare davanti a Wall Street e che poi rapidamente si sono diramati in ogni parte dell'Occidente. Voglio, pertanto, sottolineare che non utilizzare i soldi dei cittadini, per il Partito Democratico, è un valore.
  Passo a un'altra questione che emerge e che è importante che emerga. Nel dibattito parlamentare di questi ultimi anni, in cui la questione del sistema bancario è sempre stata di attualità, qualcuno ha immaginato – evidentemente sbagliando – che il capitale di rischio delle banche italiane fosse soltanto nelle mani di avidi e arcigni banchieri. Oggi scopriamo improvvisamente che il capitale di rischio delle banche italiane è, invece, nelle tasche di centinaia di migliaia o di milioni di risparmiatori, ossia di persone fatte di carne e di ossa, di gente che pensa di mettere da parte dei denari per rassicurarsi un futuro più certo.
  Ecco, penso che queste due vicende ci possano essere utili anche per crescere dal punto di vista della comprensione di tutto ciò che sta accadendo intorno a noi.
  Signor Ministro, se qualcuno è stato truffato – non escludiamo che ci possa essere qualche caso di truffa – sarà il giudice ordinario a occuparsene. Certamente il caso di un contribuente, di un risparmiatore truffato non può essere oggetto della nostra valutazione.
  Il Partito Democratico si è occupato, invece, di una cosa più estesa e numericamente più importante, perché si è interrogato sul fatto che tra le migliaia di risparmiatori che hanno affidato i loro risparmi nell'acquisto di obbligazioni subordinate ci possa essere qualcuno – certamente ce n’è più di qualcuno – che ha inconsapevolmente sottoscritto capitale di rischio, acquistando un prodotto finanziario del tutto inadeguato alla sua aspettativa di tipo socio-economico e al suo personale profilo di rischio.
  Ci preoccupiamo di questo perché cerchiamo di comprendere fino in fondo il dramma di tutte queste persone. Non riusciamo a comprendere quante siano, tra le migliaia di persone, quelle che in questo momento hanno visto azzerati i loro risparmi, ma certamente ci sono.
  Allora, per questa ragione, come lei sa, il Partito Democratico ha formulato un subemendamento che chiede l'istituzione di un fondo di solidarietà – al quale, peraltro, lei si è riferito anche nella sua relazione – che sia vincolato ad alcune condizioni.
  La prima, che mi sembra davvero imprescindibile, è che, ovviamente, il fondo deve tutelare i soggetti che possono versare in una condizione di vulnerabilità socio-economica.
  Dopodiché, dopo un'attenta analisi di tutto quello che sta accadendo e dopo un'analisi anche molto puntuale sui numeri di questa vicenda, che forse non tutti conoscono, chiediamo, signor Ministro, che l'aiuto fornito da questo fondo di solidarietà sia inversamente proporzionale al tasso di rendimento dell'obbligazione subordinata. Mi spiego meglio. Più basso era il tasso di rendimento, quindi più bassa era la percezione del rischio, più alto deve essere l'aiuto da parte del fondo di solidarietà.
  Un'altra condizione che suggeriamo al Governo riguarda la vetustà dell'obbligazione subordinata. Anche qui, chiediamo Pag. 21che l'intervento sia inversamente proporzionale alla vetustà: più è vecchia e datata l'emissione dell'obbligazione, minore deve essere l'aiuto, per la semplice ragione che sul capitale investito il risparmiatore ha già goduto di molti interessi negli anni passati.
  Infatti, facendo una verifica puntuale sulla remunerazione di queste obbligazioni subordinate, vediamo, anche per le LT2, che come sappiamo erano quelle meno esposte al rischio, che i tassi di rendimento erano discreti e si attestano in una forbice tra il 4 e il 5 per cento.
  Per tutte queste ragioni, signor Ministro, la ringraziamo per il suo intervento. Ovviamente, nei prossimi giorni continueremo a fare la nostra parte. Ci auguriamo che, con l'aiuto di tutta la Commissione e di tutto il Governo, si possa davvero trovare la soluzione migliore per venire incontro a queste situazioni che ho provato a raccontare e che ci vedono molto vicini a tutte le persone che inconsapevolmente hanno visto andare in fumo i loro risparmi. Grazie.

  PRESIDENTE. Prima di passare la parola al Ministro Padoan per la replica, vorrei fare una brevissima sintesi del lavoro che abbiamo fatto in questi giorni durante l'esame del disegno di legge di stabilità; sintesi che, peraltro, è stata raccolta dal Viceministro Morando e che ha coinvolto tutti i gruppi parlamentari, al netto di toni che non devono essere usati e che non sono sempre gradevoli quando si scade sul personale utilizzando parole che, per la verità, questa sera non ci sono state, ma che non devono mai toccare le relazioni politiche.
  La sintesi di questo lavoro complesso e duro che abbiamo svolto con il Viceministro Morando riemerge anche in questi interventi. Per questa ragione, avevamo deciso, tutti d'accordo, di subordinare al suo intervento, alla sua replica e alla scelta che il Governo sta facendo, il completamento del dibattito al termine di questo incontro.
  Peraltro, l'incontro era stato richiesto dai gruppi anche per evitare che il confronto sul decreto fosse monco. Infatti, con gli uffici mi sono assunto la responsabilità dell'ammissibilità del «decreto banche» dentro il disegno di legge di stabilità sia per i contenuti, che hanno un evidente impatto macroeconomico, quindi sul nostro sistema economico e finanziario, sia perché resto convinto che in un momento dell'anno come questo non avremmo potuto discutere del disegno di legge di stabilità avendo, dall'altra parte, questa questione.
  Di questo abbiamo parlato anche con i colleghi della Commissione finanze, che hanno partecipato al disegno di legge di stabilità, poiché, pur essendo opportuno analizzare questo decreto nella Commissione competente che per anni si è occupata di questi temi, se avessimo tenute separate le attività delle Commissioni probabilmente avremmo tolto qualcosa al confronto in corso sul disegno di legge di stabilità.
  Per questa ragione, a quei partiti di opposizione che hanno criticato la scelta, dico che penso sia stata una scelta di trasparenza concordata, dal momento che abbiamo deciso insieme di chiedere al Governo, che ha accettato, di presentare sin dal primo giorno le proposte e di lasciare al confronto su questi argomenti gli stessi tempi che sono stati riservati – come tutti i colleghi sanno – alle proposte parlamentari. Lo dico perché vorrei che sgombrassimo il campo da equivoci.
  Ministro, prima di darle la parola per la replica, vorrei evidenziare che da questa sala del Parlamento abbiamo il dovere di dire con chiarezza che il sistema bancario italiano ha fondamenta solide. Il dibattito è, per alcuni aspetti, aspro, duro e cruento, ma abbiamo il dovere di dirlo, perché paghiamo tutti gli effetti di meccanismi inevitabilmente connessi a un confronto duro.
  Il sistema bancario, come il risparmio italiano, ha basi solide e forti. Il confronto parlamentare che completeremo dopo la proposta del Governo ci impone di sottoporre al Ministro dell'economia e delle Pag. 22finanze, prima della presentazione delle proposte emendative, tre temi che, ovviamente, non si esauriscono nella legge di stabilità, ma che essa può indicare come rotta. Si tratta, infatti, di temi che devono consentirci di aiutare il nostro sistema bancario.
  In primo luogo, le sofferenze bancarie hanno livelli tali per cui meritano di essere affrontate molto seriamente con interventi fisiologici dello Stato. Del resto, queste sofferenze, che sono in pancia delle nostre banche, sono figlie di una crisi che il nostro sistema ha retto anche grazie a quelle fondamenta solide.
  Vi è poi l'impatto degli impieghi sul capitale delle banche – mi limito ad una sintesi delle cose che sono emerse nel dibattito. Le nostre banche vogliono prestare risorse alle piccole imprese, ma fanno fatica a causa di quelle regole che le obbligano, di volta in volta, quando prestano i soldi ad una determinata azienda, di essere all'altezza del capitale che stanno prestando, ma questo non è sempre possibile. Su questo ci vuole, dunque, un impegno ulteriore anche in sede europea.
  Dulcis in fundo, abbiamo il comune denominatore, ovvero un aspetto che hanno toccato tutti i gruppi nel dibattito di questi giorni e che ha ripreso l'onorevole Pelillo nel suo intervento. Mi riferisco alla trasparenza, che è una precondizione affinché la fiducia diventi un valore collettivo. Quando manca la trasparenza, la fiducia viene messa in discussione.
  Questo è un dibattito che ha caratterizzato le proposte di tutti i gruppi. È evidente che c’è una responsabilità collettiva nel creare le condizioni affinché i mercati siano trasparenti. Quando i mercati sono trasparenti le cose si capiscono subito, mentre quando non lo sono si capiscono con un po’ di ritardo. Pertanto, il Parlamento italiano ha il dovere di individuare le cause che hanno portato il mercato italiano, che è solido, ad avere momenti di opacità.
  Ovviamente, non è un tema che può essere risolto in questa sede, ma potrà esserlo in futuro con gli strumenti che sono stati proposti. Penso, tuttavia, che rispetto a questo tema nessuno debba sentirsi colpevole, né politicamente responsabilizzato a proporre cose che gli altri non condividono. Tutti condividiamo il tema della trasparenza, perché è l'unico messaggio che possiamo dare per consentire agli altri risparmiatori di crederci ancora, cosa che stanno facendo in queste ore.
  Per queste ragioni, le chiedo di riferire alla Commissione quando il Governo intende presentare le proposte. A ogni modo, la ringrazio per aver aspettato il momento di questo confronto. Del resto, queste giornate sono state molto dure e quelle che abbiamo davanti lo saranno altrettanto.
  In alcuni casi, per motivi organizzativi, sono stati presentati alla stampa, in maniera anche impropria, emendamenti governativi o dei relatori che in realtà non sono ancora stati depositati e che, quindi, riteniamo non ancora esistenti. Ringraziando, dunque, il Viceministro Morando per il lavoro svolto, preciso che non solo non è arrivato nulla, ma è tutto subordinato alle sue proposte, alle sue valutazioni e alle sue scelte. Grazie.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Ringrazio il presidente e tutti gli intervenuti. Vorrei partire dal punto iniziale che lei ha sollevato. Infatti il messaggio deve essere, come è giusto che sia, che il sistema bancario è fondamentalmente solido. Ha attraversato un periodo molto difficile, con una recessione molto profonda, tuttavia, malgrado le difficoltà in alcuni casi specifici, continua a rappresentare la spina dorsale del sistema finanziario e dell'utilizzo del risparmio.
  Sono state dette molte cose che proverò a raggruppare in alcuni temi, non per rispondere a tutte le osservazioni puntuali, ma per chiarire alcuni giudizi che sono stati espressi.
  Innanzitutto, rispetto alla responsabilità, è chiaro che quando c’è un elemento di crisi che, seppur circoscritto, riguarda il funzionamento di un sistema, si tratta di Pag. 23una responsabilità diffusa. Vorrei, pertanto, chiarire che il mio accenno all'educazione finanziaria non aveva il significato di attribuire la colpa ai risparmiatori. Aumentare l'educazione finanziaria delle famiglie e dei risparmiatori è, però, un antidoto contro la possibilità che ci siano comportamenti non trasparenti e non legittimi che, in alcuni casi, possono arrecare un danno ai risparmiatori. Ci possono essere responsabilità anche nel sistema bancario o altrove, e ciò andrà verificato caso per caso.
  Il Governo sostiene l'idea di una Commissione d'inchiesta che faccia luce in modo trasparente e obiettivo sull'andamento del sistema bancario e sulle misure di sostegno di questi ultimi anni.
  Il secondo punto generale che è stato toccato è il perché della scelta di un meccanismo di risoluzione come quello che è stato implementato. Come è stato detto da molti, pregherei chi lo ha criticato di immaginare le alternative. Ebbene, erano tutte peggiori, perché avrebbero portato a uno sconquasso del sistema finanziario, ovvero a un diffondersi della crisi e a un aumento del contagio, con danni, in termini di occupazione, di ricchezza persa e di imprese senza credito, assai più ampi di quelli, naturalmente non irrilevanti ma comunque contenuti, connessi con l'operazione di risoluzione che è stata fatta.
  Per ricapitalizzare le banche in difficoltà non si è utilizzato il Fondo interbancario di tutela dei depositi perché questa opzione è venuta meno a livello europeo, mentre in passato era utilizzata. Il caso Tercas, che è stato citato, è proprio il punto di snodo oltre il quale questa possibilità è venuta meno.
  La stessa Commissione europea, sia pure in modo informale, in questi giorni ci ha ricordato che le opzioni possibili erano tre.
  La prima era un'opzione volontaria, per la quale il sistema bancario metteva totalmente a disposizione le risorse necessarie per le operazioni di ricapitalizzazione e salvataggio, cosa che non è avvenuta perché il sistema bancario non ha prodotto volontariamente questa soluzione.
  L'altra opzione avrebbe previsto l'utilizzo del Fondo di tutela, ma avrebbe meccanicamente prodotto la liquidazione, cosa che avrebbe portato a danni molto più significativi di quelli che, come dicevo poc'anzi, si sono verificati.
  Infine, la terza soluzione è quella che è stata effettivamente scelta. Quando la Commissione europea dice che è stata una scelta del Governo dice una cosa oggettivamente vera, salvo che le alternative non erano praticabili.
  Rivendico, dunque, il fatto che la scelta effettuata è, nelle condizioni date, la migliore possibile. A questo proposito, vorrei ribadire che è totalmente falsa l'idea che ci sia stata qualche forma di baratto fra lo 0,1 per cento di clausola di flessibilità o quant'altro e l'utilizzo o meno del Fondo di garanzia. Non c’è stato e non c’è nessun baratto in atto fra le autorità italiane e la Commissione europea. C’è, invece, un dialogo continuo, spesso serrato, ma cooperativo. Come è stato detto, la presenza del Governo a Bruxelles o in Europa è costante. Pertanto, le informazioni che vanno in senso contrario sono semplicemente infondate.
  Sono state fatte alcune rilevazioni specifiche, per esempio, sull'utilizzo delle plusvalenze da vendita delle banche. Ebbene, le eventuali plusvalenze andranno ad alimentare il fondo che dovrà essere in grado di rimborsare i prestiti iniziali. Se queste plusvalenze saranno in esubero rispetto a quei risultati, si potranno immaginare utilizzi diversi.
  Gli oneri di questa operazione sono tutti a carico delle banche. L'onere per la garanzia di Cassa depositi e prestiti riguarda la commissione per la garanzia stessa, nel momento in cui essa non è stata escussa.
  Pongo, inoltre, un'altra questione più generale che riguarda le proposte, ovvero cosa intende fare il Governo. Nella mia introduzione ho accennato al fatto che il Governo si vuole far carico del problema che è sorto in termini sia di valutazione di operazioni non trasparenti che hanno portato Pag. 24a un possibile risultato fraudolento nei confronti dei risparmiatori, sia di elementi che possano tener conto del diverso grado di debolezza finanziaria dei risparmiatori coinvolti.
  Non sono stato più specifico nelle proposte perché, per rispetto al Parlamento, intendevo ascoltare i suggerimenti che potessero venire da questo dibattito: ce ne sono stati e vi ringrazio per questo. Naturalmente, ne terremo conto nell'emendamento che sarà a breve presentato in Parlamento.

  PRESIDENTE. Nel ringraziare il Ministro Padoan, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 22.05.