Sulla pubblicità dei lavori:
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 2
Audizione del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, sen. Stefania Giannini, sull'attuazione della legge n. 107 del 2015 e, in particolare, sulle procedure di concorso
(ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento)
:
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 2 ,
Giannini Stefania , Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ... 2 ,
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 10 ,
Vacca Gianluca (M5S) ... 10 ,
Centemero Elena (FI-PdL) ... 12 ,
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 13 ,
Pannarale Annalisa (SI-SEL) ... 13 ,
Vezzali Maria Valentina (SCpI) ... 15 ,
Malpezzi Simona Flavia (PD) ... 15 ,
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 17 ,
Marzana Maria (M5S) ... 17 ,
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 17 ,
Marzana Maria (M5S) ... 17 ,
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 17 ,
Marzana Maria (M5S) ... 17 ,
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 17 ,
Giannini Stefania , Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ... 17 ,
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 20
Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà: SI-SEL;
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo italiani all'Estero: Misto-ALA-MAIE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera-Possibile: Misto-AL-P;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-USEI (Unione Sudamericana Emigrati Italiani): Misto-USEI.
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE FLAVIA PICCOLI NARDELLI
La seduta comincia alle 13.35.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
Audizione del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, sen. Stefania Giannini, sull'attuazione della legge n. 107 del 2015 e, in particolare, sulle procedure di concorso.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione della Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca, sen. Stefania Giannini, sull'attuazione della legge n. 107 del 2015 e, in particolare, sulle procedure di concorso. Diamo il nostro benvenuto alla Ministra Giannini, ringraziandola per la sua presenza.
Faccio presente che la ministra, in data odierna, ha reso disponibili ulteriori copie della documentazione sui posti vacanti e disponibili e sulle conseguenti immissioni in ruolo, già depositata dal sottosegretario Davide Faraone il 14 gennaio 2016.
Dò la parola alla Ministra Giannini.
STEFANIA GIANNINI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Buongiorno a tutti e a tutte, e grazie per l'invito. Come è già avvenuto, sia pure con qualche approfondimento differente, in sede di 7ª Commissione del Senato ieri, cercherò di illustrare le fasi di avanzamento della legge n. 107 del 2015 e la sua attuazione a vari livelli.
Ho pensato di organizzare questa relazione – che nella sua versione scritta che metto a disposizione dei membri della Commissione è anche più ricca di dati sia quantitativi sia qualitativi – cercando di sintetizzarla in tre livelli: l'attuazione del piano straordinario assunzionale, che è ormai completato; la preparazione dell'ormai imminente bando di concorso per i posti vacanti e disponibili nel mondo della scuola, con i numeri e le modalità che si stanno definendo in questi giorni; l'attuazione su altri punti che la legge prevede, partiti in parallelo presso la direzione del ministero, a vario livello.
Parto, presidente, dal piano assunzionale. La legge n. 107 del 2015, come è noto, ha garantito la copertura di tutti i posti comuni e di sostegno dell'organico di diritto dei docenti. Si tratta, ovviamente, di quelli rimasti vacanti e disponibili all'esito dei pensionamenti e delle operazioni di turnover. A questo si è aggiunto, come novità specifica della legge, il cosiddetto organico del potenziamento che, quindi, ha offerto sia per quantità sia per qualità uno strumento importante in più alle scuole e al possibile definitivo esercizio dell'autonomia, partita molti anni fa, ma che non aveva trovato, anche per mancanza di risorse umane qualificate, la possibilità di essere effettivamente realizzata.
Le operazioni di nomina sono state svolte tra luglio e novembre dello scorso anno. Ricordo le fasi specificamente attuate: la fase zero e A entro luglio 2015; la fase B entro il 2 settembre 2015; la fase C entro il 10 novembre 2015. Pag. 3
Per le procedure nazionali, quindi per le fasi B e C, sono state presentate 71.643 domande di partecipazione. Con le fasi A e zero sono stati nominati in ruolo 30.117 docenti. Alla conclusione della fase B, la proposta di nomina in ruolo è avvenuta per 8.776 docenti, di cui il 96,8 per cento ha accettato la nomina stessa. Per la fase C, la proposta ha riguardato 48.769 docenti e, in questo caso, la risposta positiva di accettazione è stata lievemente più alta, e precisamente del 97,3 per cento.
A eccezione della scuola dell'infanzia, per la quale – come loro ben sanno, secondo quanto la legge prevede – non è stata prevista l'istituzione dei posti di potenziamento, tutti i docenti iscritti nelle graduatorie ad esaurimento (GAE) e nelle graduatorie di merito che hanno presentato domanda e che non erano stati assunti nelle prime due fasi, la zero e la A, quindi entro luglio dello scorso anno, hanno ricevuto, a conclusione del processo assunzionale, una proposta di nomina. Il numero complessivo di proposte accettate e, quindi, di effettivi docenti assunti, è quindi di 86.076 docenti, un numero importante, che credo non ci sia bisogno di commentare. I numeri hanno una loro oggettività intrinseca. È un numero veramente storico per la scuola italiana.
Naturalmente, credo sia interessante per molti commissari che si occupano particolarmente di scuola, anche capire la distribuzione geografica di queste assunzioni. Io lascio accluso alla relazione lo schema in cui sarà possibile vedere dove e in che modo sono stati destinati alla fine gli assunti. Ovviamente, presidente, sarebbe complicato e credo anche fastidioso fare un'elencazione per tutte le regioni italiane.
Voglio, però, evidenziare un dato che mi sembra molto importante, e cioè che prima dell'avvio di questo piano assunzionale i docenti presenti nelle graduatorie a esaurimento, nelle diverse graduatorie, erano 134.393. Questo fenomeno del precariato era specificamente rappresentato quindi da 134.393 persone. Parlo di teste e non di collocazione nelle differenti classi di concorso, perché guardando quel numero, il valore sarebbe un po' più alto: si supererebbe il numero di 200.000. A conclusione di questo piano straordinario di assunzioni abbiamo ridotto di due terzi netti questo fenomeno, questa categoria di precari storici.
Oggi, abbiamo 44.892 iscritti nelle GAE. Nel corso del triennio, affiancando al piano assunzionale la procedura concorsuale – di cui passo subito a descrivere le fasi in corso di preparazione e poi di successiva immediata attuazione – e il parallelo mantenimento di assunzioni al 50 per cento dalle GAE stesse, secondo quanto prescrive la legge, fino a che saranno completamente esaurite, questo significa veramente concludere una fase della scuola italiana che non è stata caratterizzata, almeno dal nostro punto di vista, né da una positività per i docenti, costretti talvolta a decenni di precariato, né per la scuola, che non ha avuto la stabilità di cui aveva bisogno. Queste sono, però, considerazioni di merito, che sono già state svolte e su cui non mi dilungo.
Parliamo adesso del concorso, la prossima importante attività su cui il Governo, e in particolare il Ministero dell'istruzione, si sta impegnando. Questo è il primo concorso dopo cinque anni: l'ultimo era quello del 2012, e ci auguriamo (e vogliamo) che sia il primo di una lunga serie, che rappresenta la sede, secondo quanto la Costituzione prevede, unica per avere accesso al ruolo nella scuola.
Il bando di concorso, che sappiamo sarà emanato nei prossimi giorni, riguarda la determinazione dei posti che sono già stati calcolati sulla base del fabbisogno espresso dalle scuole, nella compilazione e nella consegna del loro piano triennale dell'offerta formativa. Questa è una grande novità, un altro elemento questa volta qualitativo e non quantitativo che fa la differenza: è la prima opportunità di collegare strettamente la domanda della scuola alla possibilità di avere docenti qualificati nelle discipline in cui effettivamente c'è bisogno.
In via transitoria, come ho già detto, ma è importante ricordarlo, si continuerà con una procedura parallela di assunzioni al 50 per cento, finché le graduatorie a esaurimento non saranno totalmente esaurite. Pag. 4Altra novità importante, in parte nota ma meritevole di essere sottolineata, è per la prima volta l'attivazione di un concorso specifico per i posti di sostegno. Questo è un indicatore di necessaria qualificazione degli insegnanti e anche un passo in avanti – dobbiamo riconoscerlo, presidente – per un sistema scolastico, quello italiano, che ha una storia importante in questo settore, che ha meriti decennali per l'attenzione alle diverse forme di disabilità e ai possibili strumenti di inclusione. Le graduatorie che usciranno da questo concorso avranno validità triennale, poi, a esaurimento del triennio sarà bandito un successivo concorso.
Quali passi sono stati già fatti, quelli che definirei atti propedeutici all'emanazione dei bandi, che sono tre e alla loro pubblicazione? Ricordo cose note, ma che è bene ricostruire per avere una cronistoria precisa: il 20 gennaio di quest'anno, con un secondo passaggio in Consiglio dei ministri, abbiamo approvato le nuove classi di concorso con un processo di razionalizzazione, semplificazione e rivisitazione anche qualitativa delle classi medesime. Siamo passati da 168 a 116 classi, con alcune innovazioni e introduzioni di classi che migliorano – è stato un argomento discusso dalle Commissioni, quindi ben noto – e, soprattutto, aggiornano la qualità e i contenuti disciplinari di insegnamento per una scuola che ne ha bisogno ormai in maniera strutturale.
L'esempio più noto è quello della classe A23, insegnamento della lingua italiana come lingua straniera seconda, che non era presente nel panorama delle classi di concorso ed era affidata, fino a oggi, ad attività accessorie, o comunque affidate a docenti non specialisti. Con questa classe di concorso e con le modalità con cui la classe è stata costruita si apre un capitolo importante per l'integrazione linguistica e culturale dei ragazzi non italofoni, più precisa e assolutamente necessaria dati i numeri e i contesti.
Nelle classi A12 e A22, quelle delle discipline letterarie, c'è la previsione di 12 crediti formativi per la lingua latina, con il ripristino di una conoscenza e di una competenza non accessoria nel panorama della nostra cultura. Credo che quest'elemento sia stato anche frutto di una discussione con ampio consenso in questa stessa sede.
Ci sono, poi, tutte le innovazioni che riguardano l'educazione musicale. Anche in questo caso cito un esempio tra i molti: per gli insegnamenti di musica e di strumento per la scuola secondaria, si è considerato, insieme al titolo di accesso della laurea del vecchio ordinamento, il diploma di istruzione secondaria di secondo grado che, curiosamente, non era presente.
Le classi di concorso, quindi, sono state il primo passaggio necessario per arrivare all'emanazione del bando e dei decreti su cui stiamo lavorando.
Il secondo passaggio, anche questo credo noto, ma che riassumo in poche parole, è il parere non obbligatorio, ma da noi voluto e richiesto al Consiglio superiore della pubblica istruzione (CSPI), un organismo che ricordo è stato ripristinato da questo Governo esattamente lo scorso dicembre e che, come primo atto, ha espresso un suo parere proprio sugli argomenti specifici del concorso in preparazione. Sostanzialmente, le osservazioni – che non hanno natura vincolante, come è loro ben noto, ma che credo doveroso tenere in considerazione – erano 20, di cui 18 immediatamente recepite. Delle altre osservazioni, quella che riguarda la lingua straniera, su cui vi dirò, è stata rimodulata. L'ultima – mi riservo di recuperare il dato preciso – è l'unica che non è stato possibile recepire, perché formalmente, a nostro parere, non accoglibile. Il parere del CSPI, pur non essendo vincolante, è stato ascoltato e credo anche di prezioso aiuto per arrivare a un livello di qualità di questo concorso decisamente più alta.
Cito alcuni esempi di osservazioni recepite, ma anche discusse poi in sede parlamentare, che mi sembrano importanti. Mi riferisco al carattere non strettamente ed esclusivamente nozionistico – così si trova nel parere – che io preferirei definire contenutistico delle prove scritte, con la conseguente necessità di valutare – anche e soprattutto – le competenze didattiche, la qualità dell'insegnamento dei candidati, dei Pag. 5futuri insegnanti, cosa che è stata recepita sia per le prove scritte sia per le cosiddette prove pratiche, per quelle discipline che le prevedono.
Ci sono, inoltre, i titoli di servizio: il CSPI aveva indicato una necessità di ampliamento del riconoscimento, peraltro già previsto nella proposta loro inviata, degli anni di servizio. Riteniamo che questo sia un elemento importante, peraltro già chiaramente indicato nella legge, ma che si tratta di quantificare. Sono certa che l'equilibrio tra la proposta del CSPI e la nostra proposta definitiva terrà conto di questo necessario bilanciamento tra un concorso che deve essere selettivo nella valutazione delle prove, ma deve riconoscere anche titoli abilitanti, e l'attività svolta da molti dei docenti nel corso degli anni nel mondo della scuola.
Per quello che riguarda la lingua straniera, i modi sono diversi per valutare la necessaria presenza di una competenza degli insegnanti. Ricordo che, per la scuola dell'infanzia e per quella primaria, la legge italiana prevede ciò dal 2004, quindi non è un'azione del tutto specifica della nostra legge n. 107 del 2015. Il decreto che riguarda questi aspetti non è ancora completato: lo faremo nei prossimi giorni. Sicuramente, si terrà assai in conto il fatto che è necessario mantenere un'attenzione verso tale aspetto, in una società in cui anche le competenze linguistiche sono un valore ineliminabile per gli studenti e, quindi, devono essere presenti anche negli insegnanti. La legge prevede – e già precedenti leggi avevano introdotto – la modalità CLIL (Content and Language Integrated Learning) di insegnamento. Gli insegnanti devono dimostrare di avere una conoscenza della lingua straniera per la scuola secondaria, o dell'inglese per la scuola primaria, come già previsto da precedenti leggi.
Tuttavia, è importante anche far sì che si formulino prove che possano tener conto che c'è anche una platea di insegnanti che ha una competenza più passiva che non attiva della lingua e che, quindi, possano essere certificate le competenze di un livello B2, ma tenendo conto di questo fattore. Anche su questo punto mi sembra, quindi, che la soluzione cui si sta arrivando dei due quesiti orientati a certificare le competenze di livello B2, ma tenendo conto dei fattori che ho detto, sia di grande equilibrio, tenendo in considerazione sia quanto espresso dal mondo della scuola sia dalla nostra visione, che rimane fermamente convinta che sia una delle competenze fondamentali.
Questo lavoro nei prossimi giorni sarà completato nel dettaglio, e solo quando i decreti saranno scritti, sarà corretto e giusto specificare le forme che saranno state scelte.
Ora vorrei descrivere la modalità con cui i tre bandi verranno emanati.
I posti di docente sono 63.712. Con questo concorso saranno coperti tutti i posti vacanti e disponibili nell'organico dell'autonomia e anche quelli che si renderanno disponibili nel triennio. Voglio infatti ricordare, ma è abbastanza noto anche questo, che 63.712 cattedre non saranno assegnate nel 2016, ma saranno a copertura del fabbisogno triennale, quindi fino al 2018.
Quali sono i criteri che hanno determinato questa quantificazione, che è l'altra operazione delicata e importante che è stata svolta alla base della preparazione del bando? Tre sostanzialmente. Il primo è il criterio che ho già citato, vale a dire la necessità di tener conto che fino all'applicazione completa della legge continua a tenersi in vita lo scorrimento duplice, dunque l'assunzione al 50 per cento delle graduatorie cosiddette GAE, e conseguentemente questi 63.712 posti autorizzati derivano anche dalla stima del fabbisogno degli insegnanti per il prossimo triennio, che sono la combinazione dello scorrimento delle GAE al 50 per cento e di cessazioni per pensionamento.
Per quel che riguarda i posti di sostegno, il numero corrisponde a quello dei posti che resteranno vacanti e disponibili nel triennio, anche qui per turnover, cui si aggiungono però, elemento importante, i posti che restano dalle operazioni di nomina di quest'anno. Ricordo che, già quest'anno, abbiamo dato per il sostegno il 13 Pag. 6per cento in più rispetto al numero, già abbastanza elevato, degli insegnanti di questa tipologia. Peraltro, il numero complessivo degli alunni della scuola indicati come portatori di disabilità, o che comunque hanno bisogno di un percorso educativo speciale, i cosiddetti BES, è in crescente e allarmante aumento. I dati sono quasi raddoppiati nel corso degli ultimi dieci anni, e parliamo di oltre 200.000 bambini che rientrano a vario titolo in questa tipologia. C'è una risposta a questo bisogno ma, forse, varrebbe la pena approfondire l'identificazione, la diagnosi e, soprattutto, la classificazione dei diversi tipi o di disabilità o di bisogni educativi speciali.
Sommando tutte le assunzioni, quelle tramite graduatorie e quelle per concorsi e titoli, si arriverà alla fine del percorso a circa – dico circa in questo caso perché è impossibile avere un numero così puntuale come quello degli altri – 90.000 insegnanti in più nel triennio. Questo è un altro numero, molto significativo insieme a quello citato prima.
Ricordo un ulteriore dato noto: il concorso è aperto ai docenti abilitati. Il calcolo della platea dei candidati non è oggi possibile con precisione, ma, grossomodo, parliamo di circa 200.000 potenziali candidati, quindi con un rapporto tra candidati e posti disponibili molto vantaggioso direi. Poco più di uno su tre, superate le prove, avrà una possibilità di entrare nella scuola.
Il punteggio e la modalità di valutazione non dipendono dalla legge né dai regolamenti che stiamo costruendo. Come sapete, dipende dal testo unico, che pone dei paletti molto precisi. Ci sono 40 punti per le prove scritte, 40 per quelle orali e 20 per la valutazione dei titoli. Su questo non c'è possibilità di modifica.
Le prove sono articolate in tre momenti: gli scritti, la prova orale e la prova pratica per quelle discipline che la prevedono. Si concluderà tutto entro il mese di luglio, per poter far sì che la prima tornata dei vincitori, quelli che sono da inserire in cattedra il 1° settembre 2016, possano – come è successo l'anno scorso, nella complessa ma puntuale attuazione della prima delle tre fasi che ho descritto all'inizio del piano assunzionale – essere a disposizione delle scuole italiane, finalmente in una posizione stabile.
Vi è un ulteriore aggiornamento rispetto a quanto ho potuto descrivere ieri in Commissione al Senato. Riguarda il tema della mobilità, delicato e importante, cui il mondo della scuola credo guardi con legittima attenzione. Ieri è stato sottoscritto, come forse avete avuto modo di vedere, un accordo che ritengo molto importante con tutto il comparto scuola, siglato da tutti i sindacati confederali e dallo SNALS. Con questo contratto si definiscono le regole della mobilità per il personale scolastico nell'anno 2016 e 2017; vengono messi a regime diversi aspetti che non riassumerò e definirò nel dettaglio. Come ben sapete, le criticità erano uno degli oggetti di preoccupazione e anche di riflessione profonda nel rapporto che, mi pare, si confermi leale e anche molto costruttivo tra il ministero e quelle forze sindacali che stanno comprendendo, credo, che questa legge sta portando un patrimonio di risorse soprattutto e anche umane alla scuola, che non possono che essere valorizzate.
Il dato unico che voglio sottolineare, la novità di questo contratto rispetto a quelli precedenti, la novità che la legge introduce, è che questo contratto per la prima volta definisce le regole di mobilità tra i nuovi ambiti territoriali. Essendo cambiata la configurazione geografica dei distretti cui afferiranno i docenti, abbiamo in questo modo dato, all'interno del contratto, attuazione al comma 79 dell'articolo unico della legge n. 107 del 2015.
Vengo ora alla fase attuativa, che non si esaurisce, come abbiamo sempre detto e come dice chiaramente la legge in molti commi, né col piano assunzionale né col bando concorsuale. Merita una descrizione, sia pure sintetica, ma se lo riterrete più dettagliata nella relazione scritta che posso lasciare a disposizione per gli altri capitoli importanti. Parto da alcune cose puntuali, ma che hanno avuto e continueranno ad avere una loro funzione innovativa.
La carta elettronica per l'aggiornamento e l'autoformazione dei docenti è stata, in Pag. 7questa prima fase, direttamente erogata dal Ministero dell'economia e delle finanze, poi sarà costituita proprio come card: vedremo in quali modi di maggiore innovazione e praticità di uso per tutti i docenti della scuola. La copertura di questa misura nello scorso anno è stata di circa 750.000 insegnanti. Ricordo che il fondo di funzionamento per le scuole è passato dai 110 milioni di euro – cui era fermo dal 2012 – ai 235 milioni di euro da quest'anno solare, dal 2016, quindi è più che raddoppiato. Ricorderete che a ottobre erano già state comunicate le assegnazioni in dodicesimi, relative a quella parte di anno 2015 interessato dopo l'approvazione della legge n. 107. Adesso abbiamo, invece, lo stanziamento complessivo in corso per tutto l'anno 2016 e che sarà strutturale per i prossimi anni.
Un capitolo noto, su cui aggiorno nel dettaglio più tecnico, è quello dell'alternanza scuola-lavoro. Abbiamo fatto alcune cose, altre sono in corso di elaborazione. Abbiamo, soprattutto, cominciato a destinare i fondi. Ricordo che il fondo strutturale permanente per questa specifica attività, che diventa curricolare e non è aggiuntiva – come è bene cercare di spiegare al mondo della scuola e, soprattutto, ai dirigenti scolastici, che devono organizzare l'attività didattica nel triennio della secondaria per tutti gli ordini di scuola, sia gli istituti tecnici sia i licei – è di 100 milioni di euro a partire da quest'anno. Per lo scorso anno, analogamente a quanto avvenuto per il fondo di funzionamento, sono stati assegnati i fondi in dodicesimi per i mesi relativi al periodo luglio-dicembre 2015, quindi circa 66 milioni.
Sono anche queste risorse importanti. In questo caso sono più o meno decuplicate rispetto allo stanziamento previsto, per un'attività che non era strutturale peraltro, quindi, in sostanza, non c'era un capitolo nel bilancio del ministero dedicato a questo tipo di attività, ma varie tipologie di progetti a gravare per lo più sui fondi PON, sui fondi strutturali europei, sul fondo sociale. Adesso, invece, sono fondi che si uniscono, quelli del PON.
Stiamo cominciando a fare un'altra cosa importante. Nella programmazione, già avanzata, del PON per il settennio 2014-2020 si tratta di passare da una destinazione dei fondi differenziata e non guidata su priorità definite a un allineamento con le priorità della legge.
Un calcolo approssimativo fa pensare che vi saranno circa 90 milioni di euro aggiuntivi, per cui diventano 200 i milioni di euro per il capitolo dell'alternanza scuola-lavoro. Il calcolo è approssimativo perché il paragone con i fondi PON non è semplice.
Un'altra azione attesa dal mondo della scuola, che è stata fatta, ma che va anche accompagnata con un processo importante, necessario e credo comunque oggettivamente e onestamente complesso di diffusione e conoscenza da parte di insegnanti e dirigenti scolastici, è la guida operativa alle scuole per l'alternanza. Si passa da un modello organizzativo didattico tutto sommato piuttosto semplice, tot ore nel triennio, a doversi attivare nel collegamento con le imprese, con gli enti e gli istituti pubblici.
La legge prevede il coinvolgimento potenziale, diretto, anche di istituzioni che non siano semplicemente un'impresa o un'azienda, e allora il discorso diventa più complesso. Ritengo che questo fosse un elemento attuativo importante. È stato fatto: l'emanazione formale è dell'8 ottobre, ma vi confesso che credo che questo processo riguarderà tutti i prossimi mesi, almeno fino alla fine di quest'anno scolastico, perché diventi ben conosciuto e ben attuato.
Il registro nazionale per l'alternanza, l'altra parte fondamentale, il secondo capitolo dal punto di vista del mondo produttivo, è in corso di preparazione. Prevedo che possa essere pronto per l'estate prossima, almeno per quanto può derivare dall'accordo che abbiamo preso sia con Confindustria nazionale sia con il mondo delle piccole e medie imprese nel mese di dicembre dello scorso anno. Anche questo è un elemento importante, che i Paesi che hanno storicamente investito sull'alternanza hanno in dotazione da anni. Si tratta di un elenco aperto che consente di avere Pag. 8a disposizione anche il controllo della qualità, intendiamoci. Non è solo un fatto quantitativo, ma anche qualitativo poter vedere chi sono effettivamente i potenziali partner all'interno di quest'importante processo.
Nel frattempo – si parte adesso per non arrivare con un ritardo di un anno sull'alternanza – sono stati stipulati una quarantina di protocolli d'intesa con associazioni – ordini professionali e d'impresa – che consentono sul territorio di partire anche prima che il registro nazionale sia pronto, e che ci sia, quindi, un'attività più generale e più diretta dal centro.
Un elemento importante dal punto di vista sempre attuativo e operativo è questa sinergia che si sta – direi quasi spontaneamente – costituendo, ma con un modello replicabile che stiamo incentivando, tra gli uffici scolastici regionali e le strutture delle regioni che si occupano di formazione, di apprendistato, che stanno collaborando con i loro dati, i loro archivi e le loro relazioni già strutturali, sia pure dedicate a un altro settore, in questo particolare punto di attuazione della legge.
Vengo a un'altra questione, rilevante per dare un giudizio sull'attuazione della legge: gli istituti tecnici superiori. Ricorderete che c'era la previsione di un'assegnazione di una quota premiale in aumento, quindi non inferiore al 30 per cento. È stato fatto. Si è concluso il 17 dicembre l'accordo in sede di Conferenza unificata su questo punto specifico, che dà agli istituti tecnici superiori uno slancio insieme al processo di valutazione per crescere di dimensioni e anche di qualità.
Ricordo che gli istituti tecnici superiori (ITS) sono 62 nel Paese e riguardano complessivamente poco più di 5.000 studenti. Essendo l'unico segmento di formazione cosiddetta terziaria che abbiamo, è ovviamente un numero molto modesto. Vorrei aggiungere, per inciso, anche a completamento degli argomenti specifici che stiamo trattando, che sono usciti dei dati due mesi fa, a fine anno, sulla debolezza del sistema di formazione italiano, come numero di laureati, di istruzione superiore. Bisogna considerare che il riferimento, lì, era soprattutto all'istruzione terziaria. Effettivamente, avendo abbandonato le lauree professionalizzanti di primo livello, e non avendo sviluppato una formazione terziaria propriamente detta, come sono gli ITS, siamo in una situazione su cui sarà necessario svolgere rapidamente una riflessione per ripensare il modello, o potenziando gli ITS ed estendendoli il più possibile, o rivisitando – come il mondo dell'università sta chiedendo per alcuni versi – la funzione della laurea triennale, ovviamente non per tutti gli ordini di studi. Questo è un elemento futuro.
Continuo elencando le cose già realizzate. C'è stato un altro adempimento attuativo importante, cioè il piano straordinario per la verifica della permanenza dei requisiti per il riconoscimento delle scuole paritarie. La legge n. 107 del 2015 identifica nella libertà di scelta educativa, sia pure con un intervento che, più che economico, è di portata culturale, un punto importante, allineando l'Italia col resto d'Europa, dando seguito a quella legge n. 30 del 2000, la legge Berlinguer, che non aveva poi avuto su questo tema una reale attuazione. È molto importante anche questo punto, perché l'idea è che l'istruzione debba avere una qualità equiparata e valutabile in maniera omogenea, e che quindi si debba discernere la famigerata tradizione di diplomifici, che purtroppo nel Paese ancora esistono, da una scuola paritaria di qualità. Molte ce ne sono, che a questo punto devono dimostrare la loro entità e i risultati del loro lavoro.
Ad accompagnare questo processo – non è ancora stata fatta, ma è in corso di imminente emanazione – è l'anagrafe dei docenti in servizio presso le scuole paritarie. È strano forse a dirsi, ma se, a oggi, si vuole sapere chi insegna e che profilo ha nella scuola paritaria, non c'è un elenco. Questo è inammissibile. Questo mi sembra un altro passo avanti importante.
Vengo al penultimo argomento importante su cui si è concentrata l'attuazione della legge fino a oggi, in questi mesi: il piano nazionale della scuola digitale. È un piano complesso – come sapete – che prevede 35 azioni specifiche, che, per carità, Pag. 9 non descriverò nel dettaglio. Sintetizzo alcuni differenti livelli: quelli infrastrutturali, cioè gli strumenti materiali che, parlando di digitalizzazione, sono necessari, a partire dalla connettività, dalla banda larga in tutte le scuole alle infrastrutture che riguardano gli ambienti educativi, alla loro modifica. Su questo è stato fatto un passo avanti importante, per esempio, con l'assegnazione di 88 milioni di euro sui fondi strutturali per la rete LAN in tutte le scuole. Credo che sarà, in prospettiva, una base su cui innestare gli altri aspetti più di contenuto e di competenza.
Sono stati poi assegnati 134 milioni di euro come capitoli di spesa per i cosiddetti ambienti digitali. Questo è un punto che merita un approfondimento. Non si cambia un modello educativo, non lo si innova, non lo si trasforma – per quanto necessario – se non c'è un ambiente anche spaziale che risponda alle caratteristiche non solo con gli strumenti tecnologici, ma anche con la disposizione dell'ambiente stesso. Questi sono costi anche importanti, che per esempio sui fondi dell'edilizia – ne parlerò subito – per esempio i fondi BEI, che sono importanti, non possono essere imputati. Era necessario trovare altre risorse. Siamo partiti con questi 134 milioni per circa 7.000 scuole. Non sono ancora tutto quello che ci serve, ma è un forte balzo in avanti.
Altri stanziamenti non ancora fatti, come quelli che ho citato, ma che sono in corso di assegnazione, come previsto dalla legge, sono i 75 milioni di euro per i cosiddetti atelier creativi per la scuola primaria e la trasformazione in veste digitale dei laboratori professionalizzanti delle scuole secondarie, con 140 milioni di euro. Per dirla in due parole, si tratta del passaggio dai vecchi modelli dei laboratori dell'istituto tecnico a un laboratorio che risponda, per strumenti e per modello di insegnamento, ad esempio, con le stampanti 3D, a tutti quegli strumenti che, oggi, sono il pane quotidiano, ma che non tutte le scuole professionali e gli istituti tecnici italiani possiedono. Bisogna essere molto onesti.
L'altro capitolo importante sulla digitalizzazione è quello della formazione degli insegnanti. È un capitolo quasi ovvio, ma tengo a sottolineare che è un bisogno, tra l'altro, molte volte espresso dagli stessi insegnanti. È una carenza non solo italiana ma, nel nostro caso, con una legge che punta molto anche su questo settore, deve essere assolutamente affrontata in modo complessivo e strutturale. Per questa particolare formazione per tutto il personale della scuola abbiamo stanziato 100 milioni, con la pubblicazione degli avvisi, in parte già emanati e, in parte, in corso di emanazione.
Come sapete, il modello organizzativo prevedeva, e l'abbiamo fatto, l'individuazione di un po' più di 8.300 referenti, animatori digitali, sostanzialmente uno per istituto scolastico. Mi sembra una cosa molto bella. A parte che la risposta è stata immediata e molto partecipata, è un metodo di interazione tra un'attività che deriva da una priorità nazionale e un'attività capillare che ha bisogno di diffondersi e anche di trovare le sue forme differenziate e creative sul territorio nelle singole scuole.
Sono cose che ho già detto, ma voglio ripetere più dettagliatamente che sappiamo che avremo a disposizione un miliardo complessivo di euro tra fondi nazionali – ho detto le cifre stanziate, ma poi seguiranno tutti i capitoli – e quelli strutturali per la digitalizzazione, per il piano nazionale, grossomodo ripartiti in questa maniera: 400 milioni per la parte immateriale, cioè la formazione, le competenze, tutto quello che non è tangibile, e 600 milioni per la parte infrastrutturale, che riguarda sia la connettività sia le strutture.
Infine, c'è l'edilizia scolastica, capitolo complesso, più volte rivisitato: do un aggiornamento a oggi. Mi scuso, ma è un elenco di numeri, che non saprei come rendere meno tecnico. Abbiamo ripartito l'estate scorsa, all'inizio di agosto, 300 milioni di euro per le scuole innovative. Vi ricordate che c'è un comma dell'articolo unico della legge che parla specificamente di questo punto. Il decreto che prevede un concorso di idee è stato emanato a novembre scorso. Si sta rispettando questa scaletta temporale, che credo porterà entro quest'anno a destinare ai singoli progetti Pag. 10vincitori le risorse e, quindi, anche ad iniziare in qualche caso i cantieri.
Abbiamo assegnato, sempre con precise quote rispondenti ai diversi commi della legge, 40 milioni di euro per 50 scuole in totale per l'adeguamento antisismico, un altro problema grosso del Paese, che ha un territorio variamente interessato da rischio sismico, in qualche caso molto grave. Questo è un primo passo, ma dà già un buon impulso. Vi ricordo che tutti i dati a disposizione e queste scelte sono stati operati sulla base dell'anagrafe dell'edilizia scolastica, che finalmente, a giugno, è stata presentata ed è disponibile per tutti, sia per i tecnici che operano nell'unità di missione a Palazzo Chigi sia al ministero, per poter vedere quali sono le criticità e le emergenze più immediate.
Prima parlavo del piano BEI, 905 milioni di euro nel 2015. Ne sono stati aggiunti 200. Ricordo che i mutui BEI finanziano l'edificazione di nuovi edifici e ristrutturazioni. Abbiamo a disposizione, complessivamente, 1.100.000.000 euro, anche questa una cifra significativa. Poi ci sono 40 milioni di euro per un altro capitolo della legge n. 107 importante – dal mio punto di vista forse il più urgente –, quello della diagnosi dei controsoffitti e dei controlli per le scuole che dimostrassero, sempre sulla base dell'anagrafe, gravi criticità, che sono stati assegnati a 7.300 edifici scolastici. È una copertura ragionevolmente significativa, perché si basa sul rilievo delle emergenze. Mi pare che sull'edilizia sia stato finora compiuto un cammino rapido. Naturalmente, ho parlato di tutto quello che è stato fatto dall'Osservatorio nazionale e dai fondi ministeriali, cui si aggiungono tutte le iniziative dell'unità di missione, che però stanno seguendo il loro percorso, a partire da aprile 2014.
La carta dello studente è stato uno dei primi adempimenti di ottobre 2015. Sono state definite specificamente tutte le funzionalità e sarà assegnata a tutti i ragazzi censiti nell'anagrafe nazionale che frequentano una scuola secondaria di secondo grado, sia statale sia paritaria. Questo ribadisce la complessità del sistema. Questo, tra l'altro, è uno strumento che, per ora, non è stato ancora attivato in questo senso, ma ha la potenzialità importante – con questo concludo, presidente – di poter monitorare e valutare la qualità e la quantità dei servizi che la scuola dà in Italia ai nostri studenti, come finora non era possibile fare. Senza uno strumento nazionale, infatti, non si può vedere se non la sommatoria delle singole buone pratiche, delle esperienze differenziate da regione a regione, da scuola a scuola. Mi pare un'altra cosa importante.
Non mi sembra di aver trascurato niente.
PRESIDENTE. Ringraziamo il ministro per l'ampia ricognizione dello stato delle cose sui punti di attuazione della legge n. 107 del 2015.
Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
GIANLUCA VACCA. Francamente, sono anche un po' imbarazzato. L'ordine del giorno recitava «audizione del ministro su concorso e mobilità», mentre qui abbiamo parlato di tutto lo scibile umano per quello che riguarda la scuola e l'attuazione della cosiddetta «Buona scuola». Penso che ci servirebbero almeno dieci ore per affrontare tutti gli argomenti toccati dal ministro e quello che è venuto a raccontarci.
Oltretutto, gran parte delle cose, anzi quasi tutto quello che è venuto a dirci, sono numeri e dati di cui eravamo già a conoscenza, che sono già usciti sui media e sui circuiti nazionali. Di nuovo c'è veramente poco, direi quasi nulla: non so se dire «per fortuna» o «purtroppo». Considerando quello che sta avvenendo nel mondo della scuola, sarei più tentato dalla prima che ho detto.
Capisco le difficoltà del Governo nel dover rincorrere i guasti che, puntualmente, si propongono e quello che sta accadendo a causa delle vostre azioni. D'altronde, mi sembra che lo stesso Presidente del Consiglio – forse il ministro può confermarcelo – abbia parlato di «pasticci» che stanno avvenendo a causa delle scelte che sono state fatte con la legge n. 107, degli interventi che avete messo in campo. Pag. 11
Capisco anche le sue difficoltà personali nel dover venire a dare conto di questi guasti e anche delle varie dichiarazioni che gli esponenti del Governo fanno, che spesso sembrano un po' schizofreniche. Alcune volte si dice una cosa, altre se ne dice un'altra, spesso si dice l'opposto di quello che si è detto il giorno prima o di quello che è stato detto magari da altri esponenti. L'impressione, anzi la certezza, è che ci sia molto caos, molta confusione e un altissimo livello di approssimazione. Oltretutto, i problemi che si stanno verificando erano stati ampiamente previsti, ma si è continuato a non sentire le opinioni che venivano dalla minoranza, dall'opposizione, ma anche dal mondo della scuola, da chi quel mondo lo vive e lo conosce bene.
Continueremo a chiedervi, ministro, di fermarvi nell'attuazione della «Buona scuola», di aprire una fase di confronto sui reali problemi del mondo della scuola e, finché siete in tempo, di mettere un freno a quello che state facendo, ma siamo anche consapevoli, e vediamo che continuate ad andare dritto per la vostra strada, in quest'azione – a nostro avviso – nefasta.
Esempi di questi guasti sono tanti. Lei ne ha citati alcuni, alcuni li ha omessi. Potremmo parlare del comitato di valutazione, di tutto quello che sta avvenendo nelle nostre scuole, dell'organico potenziato, di tutto quello che sta emergendo e che leggiamo sui giornali quotidianamente. Vorrei, però, concentrarmi su alcune cose che erano anche oggetto dell'audizione originariamente e che dimostrano quello che stiamo dicendo, ovvero il livello di approssimazione con cui ci si sta muovendo e con cui si prendono determinate decisioni.
Parto dal bando del concorso. Da quello che è emerso ieri e da quello che ha detto anche lei oggi, di fatto «brancolate» ancora nel buio. Non è stato scritto nulla. State ancora cercando di capire come fare questo bando, cosa scriverci, come saranno le prove, i punteggi. Brancoliamo ancora nel buio. Ricordo, se ce ne fosse bisogno, che dovremmo già essere – secondo la legge – in fase concorsuale, cioè il concorso dovrebbe essere già stato bandito e dovremmo essere già in pieno iter concorsuale, cosa che, invece, pare ancora molto lontana.
Consideriamo poi che abbiamo, di fatto, cinque mesi a disposizione fino a luglio. Lei ha detto che, entro luglio, dovrebbero chiudersi le procedure, ma francamente considerando quello che ci ha detto ho qualche difficoltà a capire come si possa fare un concorso che dovrebbe prevedere 200.000 partecipanti in così poco tempo, visto che il bando non è ancora uscito. Può darci, innanzitutto, una data certa per la pubblicazione del bando? Può assicurarci, davanti alla Commissione e davanti al Paese, che il 1° settembre prossimo le procedure saranno espletate e i docenti vincitori entreranno in ruolo e siederanno dietro cattedre che dovranno ricoprire?
Il discorso mobilità tocca poi anche tantissimi altri argomenti, a cominciare dall'applicazione dei cosiddetti ambiti territoriali. Qua c'è un problema che continuiamo a non vedere, ma che prima o poi esploderà. Voi state introducendo, e lo state certificando con questo decreto – purtroppo con la connivenza dei sindacati confederali, che si sono di fatto piegati, nonostante le proteste dei mesi scorsi, alla volontà del Governo – due modelli di gestione dei docenti nelle nostre scuole: quelli che resteranno titolari di cattedra e quelli che, invece, andranno sugli ambiti territoriali, che saranno appunto i docenti in missione e quelli che chiederanno la mobilità interprovinciale.
Accogliamo favorevolmente la novità, che sembra sia stata accolta, di far partecipare anche docenti della fase zero e A nella mobilità interprovinciale, cosa che all'inizio sembrava esclusa, ma il problema resta. Ci sarà una grave disparità di trattamento tra docenti che andranno sugli ambiti territoriali e docenti che invece resteranno titolari di cattedra. Qual è la vostra intenzione, quella di far transitare tutti sugli ambiti? Conosce la nostra più totale contrarietà a questo modello di gestione e a tutto quello che nasconde, cioè chiamata diretta e gestione piramidale delle scuole: altro che autonomia!
Un'altra osservazione sulla mobilità riguarda i tempi, collegata al discorso di Pag. 12prima della tempistica concorsuale. Voi assicurate che tutto sarà fatto entro luglio, cioè che la mobilità sarà fatta entro luglio. Entro luglio, cioè, gli uffici scolastici regionali e provinciali dovranno gestire una mobilità che mai come quest'anno sarà caotica, reclutamento con concorso, reclutamento anche con lo scorrimento delle graduatorie a esaurimento. Tutto dovrà essere fatto entro luglio, nell'arco di pochi mesi.
Noi siamo certi che ci saranno degli slittamenti e che il 1° settembre, purtroppo, anche quest'anno, forse ancora più dell'anno scorso, non avremo i docenti sulle nostre cattedre e ci sarà ancora un grave problema per quanto riguarda la garanzia del servizio scolastico sin dall'inizio della scuola.
Questi sono soltanto alcuni esempi. Se avremo tempo, dovremo parlare anche di altre questioni, a cominciare da quella che abbiamo posto anche la settimana scorsa al ministero, al sottosegretario che è intervenuto, sui numeri. Qua, ministro, i numeri non tornano. Continuate a dire che con questo piano assunzionale garantite il fabbisogno triennale. Da quello che ci risulta, però, e da quello che in altri momenti dite, a cominciare dal fatto che anche quest'anno ci sono state 100.000 cattedre annuali e che è previsto tra il 2017 e il 2018 un pensionamento straordinario – un'onda di pensionamenti come mai prima nella storia recente delle nostre scuole – a nostro avviso 60.000 docenti, nel triennio, non saranno assolutamente sufficienti.
Allo stesso modo, c'è il problema parallelo e speculare dell'esclusione di tutti quegli abilitati cui non avete fatto cenno oggi, ma il problema esiste, quelli che servirebbero al mondo della scuola, che resteranno completamente esclusi dai vostri piani. Ricordo che si era parlato di fase transitoria, ma pare che questo termine sia scomparso dal dibattito politico e dai vostri discorsi.
ELENA CENTEMERO. Auspicherei che, a volte, si usasse il dono della sintesi e si svolgessero interventi un po' più brevi, come si è abituati in altre sedi non italiane. Cercherò di essere sintetica nel mio intervento su alcuni punti.
Innanzitutto, condividiamo l'impostazione culturale legata alla libertà di scelta educativa. Chiaramente, questo è un punto che abbiamo sempre voluto sottolineare fin da quando abbiamo discusso in questa Commissione della legge n. 107. Vorrei portare l'attenzione su tre punti. Del concorso, come abbiamo detto più volte, preoccupano i tempi. Francamente, mi auguro per gli iscritti nelle graduatorie di merito dell'infanzia che il concorso per l'infanzia e per la scuola primaria non si concluda entro settembre, in modo che si possano esaurire effettivamente queste graduatorie.
In realtà, i tempi – allo stato attuale – mi sembrano abbastanza stretti per poter terminare – sia nella scuola dell'infanzia, sia nella primaria, sia nella secondaria di primo e secondo grado – tutto il concorso. Questo richiede un chiarimento senza polemica. Credo che tutti noi siamo chiamati da tanti docenti che hanno il desiderio di intraprendere questo concorso e, continuamente, appunto, ci chiedono della tempistica e anche del tema della valutazione.
Sposo in pieno, come dico da sempre, il principio che il concorso debba essere l'unica via di accesso alla scuola. Gli abusi cui abbiamo assistito in questi anni, che hanno portato per dodici anni a non bandire un concorso, sono sotto gli occhi di tutti. Mi riferisco al concorso del 2000 e a quello del 2012.
Vorrei poi sapere, con maggiore precisione, se siete riusciti ad arrivare a una «quadra» sulla valutazione del tirocinio formativo attivo (TFA) – come vi eravate impegnati a fare in un ordine del giorno – e sulla valutazione del servizio ai fini del punteggio. Girano tante voci, quindi vorrei capire senza nessuna polemica, proprio per comprendere, se c'è un'eguaglianza dal punto di vista di partenza. Credo, poi, che le prove debbano essere importantissime. Soprattutto, siamo estremamente a favore del fatto che ci siano delle prove in una lingua che non sia l'italiano, nella lingua inglese, francese, tedesca o spagnola. Come lei sottolineava, esiste già l'insegnamento di una lingua straniera e dell'inglese nella scuola primaria, dal 2004, ed esiste il CLIL. Pag. 13Credo che i nostri insegnanti dovrebbero essere in grado, soprattutto quelli nuovi, di affrontare questo tipo di prove.
Entro quanto ci saranno le commissioni d'esame? È un altro aspetto che mi preoccupa, con la questione della retribuzione dei commissari e così via. Credo che non sarà semplice. Il primo punto è, dunque quello del concorso.
Il secondo punto sono gli ambiti territoriali. Non credo che ci sia disparità di trattamento tra insegnanti che sono stati assunti prima del 2015-2016 e quelli assunti dopo. La legge è chiara, non è retroattiva, cambia e dal 13 luglio – se non sbaglio – del 2015 esistono gli ambiti territoriali. La cosa che voglio comprendere è questa, dell'ambito territoriale, e riguarda un aspetto che abbiamo sempre chiesto sotto forma di emendamento.
Con riferimento a quando il dirigente sceglierà i docenti nell'ambito territoriale, abbiamo presentato degli emendamenti – che sottopongo ancora a lei, ministro – sulla necessità di individuare dei criteri oggettivi per facilitare la scelta dei docenti. Credo che anche l'utilizzo di sistemi informatici che permettano di fare matching tra domanda e offerta, criteri oggettivi, potrebbero aiutare i dirigenti scolastici a fare delle scelte che, ovviamente, devono essere conformi all'esigenza formativa degli studenti che stanno a scuola. Questo è quanto abbiamo sempre chiesto e continuiamo a chiederle.
Sempre con riferimento all'ambito territoriale, mi interessa capire un altro aspetto. La legge n. 107 del 2015 prevedeva una certa gestione a livello di segreteria di funzioni associate tra le diverse scuole, per intenderci nell'ambito amministrativo. Vorrei sapere se esiste una gestione associata all'interno della rete di scuole della funzione connessa al pensionamento. Nella mia scuola, ad esempio, c'è un direttore dei servizi generali ed amministrativi (DSGA) che si occupa non solo del personale, ma di tutto l'ambito amministrativo; non solo di carriere del personale. Nell'ambito dell'amministrazione del personale, c'è la gestione del personale e quella che potrebbe essere associata, per esempio, tra scuole.
Esiste già qualche rete che sta sperimentando questa gestione associata? È prevista dalla legge e vorrei sapere se quest'aspetto, molto innovativo e su cui siamo d'accordo, sia già stato messo in atto. Ciò permette di efficientare le risorse in termini di personale, ma anche in termini economici. Secondo me, è un passo in avanti notevole.
Infine, sempre nell'ambito amministrativo-contabile, a che punto è la parte che prevedeva il riordino del decreto interministeriale n. 44 del 2001, che riguarda la gestione amministrativo-contabile delle istituzioni scolastiche?
PRESIDENTE. Onorevole Centemero, constato che in definitiva lei ha usato un tempo analogo. C'è un equilibrio che si mantiene.
ANNALISA PANNARALE. Ringrazio la ministra, comprendo il bisogno da parte sua di svolgere una relazione molto lunga e articolata anche sui vari aspetti della legge n. 107 del 2015. Lo comprendo e, al tempo stesso, devo dire che avrei sperato in uno spazio maggiore riservato alle modalità e alle procedure concorsuali. È evidente che è questo il nodo su cui si sta discutendo in questo momento e su cui c'è bisogno di tanta chiarezza, al di là delle notizie a mezzo stampa. Del resto, quest'audizione è stata chiesta proprio per provare insieme a fare una riflessione franca e a dare risposte a chi in questo momento non sa quale sarà la sua prospettiva.
Non ho sentito dire nulla, ad esempio, sulle date. Mi sembra che questo fosse un dato atteso con riferimento al concorso. Forse a questo riguardo sarebbe stato necessario – e mi auguro che lei lo faccia dopo – spendere qualche parola in più. Ho sentito dire troppo poco anche sui rilievi che abbiamo rintracciato nel giudizio del CSPI, giudizio non vincolante, come lei più volte ha ricordato nella sua relazione, ma al tempo stesso chiaro e severo. Ho la sensazione che la realtà sia invertita rispetto a quello che lei ci ha raccontato. È Pag. 14stato accolto molto poco di quel giudizio. Se non è così, mi auguro che possa esserci un ulteriore chiarimento da parte sua.
Apprendo con piacere che sia stata rivista l'idea di insistere particolarmente sugli aspetti disciplinari, piuttosto che sulle pratiche relazionali e sulle conoscenze didattiche. Questo mi sembra un punto importante. Accolgo con favore il fatto che – ed era uno dei rilievi – si sia deciso di insistere molto di più adesso sulle pratiche e sulle conoscenze didattiche anziché il contrario. In effetti, è stato accolto l'altro rilievo sul peso maggiore da dare agli anni di servizio.
Ci sono tante parti, però, di quel giudizio su cui credo che bisognerebbe riflettere ancora. La «Buona scuola» ha prodotto moltissima confusione. Non rinnoverò il giudizio che ho sulla «Buona scuola». Abbiamo già avuto modo di confrontarci su questo. Non utilizzerò quest'audizione per farlo, ma voglio provare a porre delle domande, spero secche, presidente, per essere un po' più breve.
In quel giudizio si faceva riferimento alla scelta di costruire il doppio canale per il sostegno nel concorso. Credo che sia una scelta assolutamente sbagliata. Mi auguro che si rifletta ancora su questo. Quest'idea di specialismo rischia davvero di confliggere definitivamente con quell'esperienza avanzata e profondamente inclusiva che ha caratterizzato la scuola italiana in tutta Europa. So bene che su questo ci sono punti di vista differenti, ma credo che sarebbe anche bene ascoltare i docenti e chi ha esperienze di questo tipo. Del resto, ministra, la sua è stata una narrazione lunga e importante, ma l'arte del persuadere deve fare i conti anche con l'ascolto quotidiano. Se si entra nelle scuole, se si ascoltano i docenti e tutti i pezzi coinvolti quotidianamente, la situazione non è così facile e agevole come è emerso dalla sua relazione.
Quello che riguarda i docenti della scuola dell'infanzia, che lei non ha affatto affrontato nella sua relazione, è un passaggio importante. Ora, abbiamo qui una chiara disparità di trattamento. Questi sono docenti, e mi riferisco in particolare agli stessi che sono nelle graduatorie di merito, che oggi si ritrovano, o meglio che si ritroveranno a breve, a veder decadere le graduatorie dopo aver fatto un concorso e che saranno costretti a rinnovare nuovamente un'esperienza già fatta poco tempo fa e che ha dato tutti i requisiti per poter essere assunti definitivamente nella scuola. Non sappiamo assolutamente nulla della delega che riguarda il ciclo 0-6 anni. Credo che vada trovata una soluzione prima di bandire in maniera definitiva il prossimo concorso. Del resto, non stiamo parlando di molte migliaia di docenti. Sono docenti cui, ancora una volta, si riserva una disparità. Credo che un elemento di attenzione necessario debba esserci.
Evito questioni che sono state già affrontate. Si insiste su un accesso riservato ai soli abilitati. Anche questo è un punto che è stato affrontato nel parere del CSPI. Non c'è soltanto il fatto che ciò possa essere una ragione di numerosi contenziosi, e sono tanti i punti con i quali abbiamo a che fare tutti i giorni che rischiano di diventarlo, ma abbiamo avuto fretta nel riformare le classi di concorso. In questa Commissione, c'è stato un lavoro da parte della relatrice che comunque le riconosco, ma c'è stata la fretta, perché questo doveva servire a costruire una stretta connessione con le procedure concorsuali.
Per le classi di nuova istituzione non ci sono, però, i docenti abilitati. Che cosa succede di questi docenti rispetto alla possibilità di accedere al concorso? Anche per gli insegnanti tecnico-pratici cui si fa riferimento nel giudizio c'è un problema di abilitazione. Che cosa succede per questi docenti? Noi abbiamo bisogno di tutte queste risposte per riuscire a costruire un minimo di serenità in questi insegnanti che devono affrontare una prova che determinerà la prospettiva lavorativa, oltre che di vita. Sarebbe bene dare queste risposte in maniera possibilmente condivisa, prima di arrivare a fare delle scelte assolutamente definitive.
Infine, ci sarebbero tante questioni, ma il tempo è quello che è, e resta il punto degli abilitati tramite percorsi abilitanti speciali (PAS) e tramite tirocini formativi Pag. 15attivi (TFA). Continua a emergere una richiesta forte da parte di questi docenti di poter accedere a una procedura assunzionale per titoli e attraverso lo scorrimento. Perché ci si ostina a non considerare questa possibilità? Sono docenti la cui formazione, la cui esperienza conosciamo benissimo. Nonostante ciò, stiamo chiedendo a questi docenti di sottoporsi comunque a un appuntamento concorsuale.
Ho un'ultimissima domanda. Rimangono tutti quelli che hanno maturato già i 36 mesi di servizio e che, da sentenza della Corte europea, non hanno ancora avuto una risposta. Ministra, la sua relazione è stata lunga, ma ho dovuto fare un intervento, mi scuso, lungo, perché su tutti i punti di criticità purtroppo non ha detto nulla. Abbiamo bisogno di risposte esattamente su questo. Mi auguro che ci siano in fase di replica.
MARIA VALENTINA VEZZALI. Ringrazio la ministra per la relazione. I miei colleghi hanno svolto osservazioni importanti. Si sta giocando con i numeri, le scadenze: la riforma sta destabilizzando gli insegnanti e le famiglie, e i sindacati sono sul piede di guerra. Oltre al progetto, si riesce anche a essere conseguenziali e a trovare i tempi giusti affinché non siano gli studenti a pagare per il fatto che la qualità della scuola è data dai contenuti e dalla qualificazione degli insegnanti?
Il nuovo anno scolastico è dietro l'angolo. Una procedura concorsuale con questi numeri, enormi, prevede tempi lunghi e una macchina organizzativa onerosa. Mi auguro che ci sia la consapevolezza che stiamo parlando dei nostri figli, che sono gli studenti, e che gli insegnanti vivono un momento di grande confusione. Sulle loro spalle ricadono le classi di concorso, i ruoli, la formazione e il periodo di prova. Le chiedo se ritenga che l'accorpamento delle classi di concorso, stabilito dal regolamento approvato dal Consiglio dei ministri il 20 gennaio 2016, produrrà un impoverimento dei contenuti disciplinari con ricadute negative sulla professionalità dei docenti e se ridurrà l'offerta formativa. Questa decisione non inciderà anche sulla qualità dell'insegnamento rivolta agli studenti?
SIMONA FLAVIA MALPEZZI. Ringrazio la ministra per la relazione, sicuramente ricca e ampia. Ci consentirà ulteriori momenti anche di riflessione. Sappiamo che la legge n. 107 del 2015 è stata una legge che ha toccato tantissimi ambiti della scuola. Cercherò di essere pragmatica e, più che di farle delle domande, le segnalerò alcune preoccupazioni, leggendo, rispetto alle sue parole, anche alcune certezze o visioni proprio per il concorso.
Abbiamo votato da poco il decreto-legge cosiddetto «Milleproroghe». Proprio questa Commissione, nel parere rispetto al «Milleproroghe», espresso con una larghissima maggioranza, aveva sottolineato l'importanza di tener conto di due aspetti. Uno era la nostra richiesta della riconferma delle assegnazioni provvisorie: visto che si parla oggi ancora di mobilità, le chiederei di fare un'ulteriore verifica per una possibilità successiva rispetto alle assegnazioni provvisorie. Quest'emendamento infatti non è poi stato accolto.
Un'altra attenzione importante – come ha rilevato la collega Centemero, poi il problema è più ampio – va alle graduatorie ministeriali della scuola dell'infanzia 2012. Anche questo era stato oggetto di un'osservazione fatta da questa Commissione, votata proprio per il parere al decreto Milleproroghe, altro emendamento che non è stato accolto, ma che chiaramente per noi va nella direzione di garantire quella continuità didattica il più possibile sicura e certa anche per i bambini della scuola dell'infanzia. Di conseguenza, riteniamo necessario trovare una soluzione in futuro. Capisco che questo non c'entri con il concorso che stiamo per bandire, ma abbiamo bisogno anche di una sorta di piano B, che dia una risposta chiara e certa, non voglio dire solo agli insegnanti, ma soprattutto alle famiglie.
Mi è piaciuto un termine che ha utilizzato: «accompagnare» le scuole. Lo ha utilizzato per l'alternanza scuola-lavoro. In realtà, questo vale per l'applicazione di tutta la legge n. 107. A questo proposito, anche in questo caso le chiedo un'osservazione in più, un occhio vigile, riguardo l'utilizzo degli insegnanti di potenziamento. Pag. 16A noi arrivano una serie di sollecitazioni, in alcuni casi, di dirigenti scolastici che non sanno utilizzare in maniera corretta l'organico dato loro in dotazione. Penso che, adesso, con la consegna dei piani formativi dell'offerta triennale, e quindi con una visione più chiara del quadro generale, potremmo avere un'opportunità in più anche per dare uno stimolo a quei dirigenti che, forse, non hanno ancora preso confidenza con la macchina della legge 107. Ricordiamo che, però, gli insegnanti di potenziamento sono arrivati a dicembre e, visto che sono una ricchezza per la scuola, che noi consideriamo importantissima, vorremmo che fossero utilizzati proprio appunto come ricchezza.
Dirò una parola sul sostegno. Come ha giustamente segnalato lei, è un tema non solo caro, ma che ha avuto già delle risposte durante quest'anno scolastico, ma che sappiamo che non sono ancora sufficienti. È una percezione particolare quella che c'è sul sostegno, nonostante ci sia stato quell'incremento che lei, giustamente, ha sottolineato. In realtà, abbiamo ancora una serie di problematicità.
La delega sul sostegno per noi deve mirare soprattutto a questo, a dare continuità e certezza, ma anche a ribadire una cosa: il sostegno non è il sostegno semplicemente all'alunno con la difficoltà – nell'impianto innovativo che abbiamo portato avanti come Paese Italia rispetto a tanti altri Paesi d'Europa, ai quali potremmo insegnare come si attua l'inclusione – ma anche il sostegno alla classe. La delega deve andare in questa direzione.
Passo ora al concorso. L'ho lasciato per ultimo non perché non lo reputi importante. Per il gruppo del Partito Democratico c'erano già due stelle polari, non una: quelle dettate dagli ordini del giorno accolti dal Governo durante la fase di approvazione della legge n. 107. Non siamo preoccupati, perché siamo sicuri che verranno rispettati. Uno era quello a firma Ascani, che ribadiva l'importanza di tener conto dei titoli e del percorso fatto da una persona: il percorso è fatto di titoli e anche di percorso personale, di vita vissuta, e quindi di servizio, magari anche perché anagraficamente ci sono delle vicende diverse, di cui si deve tenere conto. Siamo sicuri, proprio perché l'ordine del giorno è stato accolto, che si terrà conto del percorso di ogni docente, valutando le scelte che il docente stesso ha fatto per riuscire a conseguire un proprio pacchetto, un proprio bagaglio personale, ripeto di titoli e anche di esperienza, che per noi rimane un punto fondamentale.
L'altro ordine del giorno riguardava proprio la valenza del concorso, cioè come doveva essere. Per noi, l'aspetto principale è quello di garantire che i nostri ragazzi abbiano in classe insegnanti che sanno insegnare, che non significa esclusivamente che conoscono le nozioni. Serve una parola per rinfrancare quegli insegnanti che, più che confusi, sono sicuramente preoccupati, perché vi sono notizie e informazioni – spesso – che non corrispondono alla realtà dei fatti. Ci aspettiamo davvero che quanto richiesto anche in quell'ordine del giorno venga rispettato, e che quindi la priorità sia data alla valenza didattica dei nostri docenti.
Su un altro aspetto importante mi affido alle sue parole, che lei sa usare bene. Questa volta ha dato una risposta molto chiara sulla lingua inglese, sulla ricchezza e l'importanza della conoscenza delle lingue da parte dei nostri insegnanti. Ne parliamo chiaramente anche nella legge 107, con riferimento a una delega ad hoc per la formazione degli insegnanti del futuro. Sta avanzando una serie di riflessioni e proposte che vanno proprio a mirare alla competenza – anche linguistica – dei nostri docenti, perché li formeremo noi.
Lei ha detto che ci sarà un'attenzione alle lingue, perché sono importanti, ma nello stesso tempo ci sarà un'attenzione all'acquisizione di una lingua passiva, più che attiva. Questo fa la differenza. Fortunatamente, la legge 107 ha messo a disposizione talmente tante risorse che potremmo anche dare quella spinta propulsiva alle scuole di utilizzare le risorse per la formazione degli insegnanti anche nelle competenze linguistiche per il loro arricchimento personale. È una scommessa, Pag. 17questa, che immagino molte scuole siano disposte a ricevere.
Penso che abbiamo bisogno di tranquillizzare sulle cose che abbiamo detto in quella fase lunga che è stata di ascolto, e che lei, ministra, ha dimostrato di rispettare anche in questo caso. Io sono molto contenta – uso questo termine che spesso può risultare banale – per il fatto che lei e questo Governo abbiate accolto il parere, seppur non vincolante, con una serie di osservazioni, seppur non vincolanti, del CSPI. È una conferma ulteriore del metodo che abbiamo sempre voluto portare avanti, di un ascolto comune nel trovare una mediazione, per tenere comunque sempre la barra dritta rispetto ai nostri ideali. In quello che lei ha detto oggi trovo tutto: ascolto, confronto e, nello stesso tempo, alcuni punti fermi che rimangono fondamentali.
PRESIDENTE. Sono dispiaciuta con i colleghi, perché avrei voluto svolgere un secondo giro di interventi. Avevo una serie di prenotazioni. Sono passate le 15 e il ministro ci aveva dato disponibilità fino a quest'ora. Vorrei consentire al ministro almeno di concludere.
Sull'ordine dei lavori? Prego, onorevole Marzana.
MARIA MARZANA. Credo che sarebbe stato opportuno contingentare i tempi.
PRESIDENTE. Onorevole Marzana, ci sono stati cinque minuti a testa. L'onorevole Vezzali ha risparmiato tempo per altri. Non voglio ridurre la Commissione a un orologio che scandisce il tempo. Credo che tutti noi siamo stati abbastanza attenti a osservare un equilibrio.
MARIA MARZANA. Ricordo a me stessa che le regole servono a dare garanzie a tutti i gruppi.
PRESIDENTE. Venga al suo intervento, onorevole.
MARIA MARZANA. Vengo alla proposta di invitare il ministro a soffermarsi ancora un poco per consentire di porre altre questioni importanti. Se proprio, poi, non potesse dare le risposte richieste, si può rimandare l'audizione, ma quantomeno potrebbe rispondere alle questioni poste dai parlamentari.
PRESIDENTE. Onorevole Marzana, noi abbiamo preso degli impegni, quindi non credo sia il ministro che deve risponderle su questo. C'è un ordine dei lavori, che noi rispettiamo. Credo che già il ministro ci dia un po' di tempo in più per un minimo di risposte.
Do la parola al ministro per la replica.
STEFANIA GIANNINI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Sono molte le domande poste, alcune puntuali, alcune con le scuse – più che accolte – di deputati che si sono dovuti a questo punto assentare. Cerco di sintetizzare i punti che mi paiono salienti e ricorrenti negli interventi di molti degli intervenuti. Propongo anche, su alcune questioni molto puntuali, o anche complessivamente, di dare comunque una risposta scritta assolutamente rispondente alle aspettative di tutti. Purtroppo, ho dato uno spazio – che mi pare abbastanza ampio – di un'ora e mezza. Ho dato ieri in Senato un equivalente tempo e, francamente, salvo qualche minuto, non posso modificare tutta l'agenda del pomeriggio.
Cerco di sintetizzare dagli interventi che ho segnato anche molto puntualmente. Hanno posto la questione delle classi di concorso, della sensibilità e dei pareri proposti sia l'onorevole Pannarale sia – per altro verso – l'onorevole Malpezzi, sia l'onorevole Centemero, che non è più presente. Ricordo che i tempi non possono essere riferiti al lavoro, pur intenso e, credo, alla fine meritorio, di questo Governo e di questa legislatura.
Le classi di concorso sono state avviate nella loro revisione otto anni fa, quindi sono serviti otto anni al nostro Paese, al nostro sistema educativo e politico, per ripensarle. Questo è il punto, onorevole Pannarale. Lei è molto attenta anche all'aspetto semantico delle questioni che pone nel dettaglio. Pag. 18
Mi permetto di dire che questo è accaduto nell'abbinamento tra una formazione universitaria, che si è profondamente modificata negli ultimi quindici anni, e una scuola che, a sua volta, con la legge della riforma Gelmini, ha cambiato il proprio assetto. Parliamo, quindi, di otto anni, con un mondo della formazione universitaria cambiato radicalmente. Potrei citare degli esempi, ma vi sono noti, su discipline specifiche, dal cosiddetto «tre più due» a differenti criteri di assegnazione di un certo numero di crediti. Il caso del latino è emblematico, scomparso perché non c'era più l'etichetta di laurea in lettere moderne o classiche, ma varie titolature per identificare la formazione in base alla quale si deve andare a vedere la composizione dei crediti.
Tutto questo è avvenuto in oltre un decennio, intanto la scuola è cambiata, ha introdotto nuovi indirizzi, per cui mancavano – non essendo state aggiornate da otto anni – le discipline di insegnamento corrispondenti. Francamente, mi sembra un tempo più che ampio, e forse troppo ampio, per arrivare a una soluzione. Personalmente, quindi, credo che si debba essere orgogliosi che finalmente si sia arrivati a questo punto.
L'onorevole Vezzali è tornata su questo tema, non solo per le classi di concorso, ma con un discorso molto generale sul timore di un impoverimento del rapporto tra contenuti e metodi e, quindi, sul risultato finale della qualità dell'insegnamento e conseguentemente dell'apprendimento. Guardi, onorevole, le faccio un discorso molto semplice. Se lei mi dice che il sistema universitario di oggi – da lì si parte – ha risolto tutti i problemi con la trasformazione e le lauree – che non sono più per settore chiaramente identificabile in base al titolo che rilasciano, ma compongono vari possibili curricula in modo talvolta anche molto differente da ateneo ad ateneo – con una risposta definitiva e totale ai temi del miglioramento della qualità, della formazione dei nostri laureati e, quindi, di quelli che saranno insegnanti, francamente non mi trova così convinta. C'è certamente da fare un ripensamento anche lì.
Dato l'assetto attuale della formazione universitaria, dati gli indirizzi di scuola e di insegnamento – nella scuola – delle discipline, credo che la soluzione di questo lungo, laboriosissimo percorso di rivisitazione delle classi, non sia stata quella di toglierne alcune per sintetizzare e di non tener conto di questo abbinamento: è stato esattamente il contrario. Credo che da questo adeguamento tra la formazione universitaria mutata e il mondo della scuola mutato non si avrà che un miglioramento della qualità complessiva. Questo non è nemmeno un merito esclusivo dell'attuale Governo, ma, ripeto, consiste in un percorso che questo Governo ha il merito di aver portato a compimento, dopo una travagliata attività di revisione.
Il sostengo e l'inclusione, sono un altro tema delicato che mi sta molto a cuore. Credo – e sento – che sta a cuore di molti dei commissari presenti. L'hanno richiamato l'onorevole Pannarale, l'onorevole Malpezzi e anche l'onorevole Centemero.
Parlo sempre all'onorevole Pannarale, perché ha posto la questione in maniera più drastica: in sintesi, sostegno dato e fornito con specializzazione specifica non è contrario e non è contraddittorio a una scuola che sempre più diffonda in tutta la formazione degli insegnanti la cultura dell'inclusione, di cui pure siamo portatori e testimoni in Europa e nel mondo. L'attenzione, la specializzazione per la classe specifica non è assolutamente una svolta che contraddice il passato. È un elemento di forte enfasi, di forte potenziamento, mi permetta anche di nuovo investimento di energie e di risorse per questo capitolo, che è un capitolo importante. C'è un progetto culturale dietro questa scelta, come in tutte quelle che stiamo prendendo, e possono essere ovviamente valutate da differenti punti di vista. Siamo qui anche per un confronto doverosamente dialettico sulle cose.
Sul concorso mi riferisco soprattutto all'intervento finale dell'onorevole Malpezzi, non tanto rassicurandola, onorevole, perché non è questo il tema, ma garantendo quello che la legge dice, quello che il dibattito parlamentare ha messo in evidenza, Pag. 19 quello che il Governo e il ministero, se posso anche il ministro – chi le parla – hanno più volte ribadito, e che si tradurrà nei giorni prossimi, quando questi decreti saranno scritti e puntualmente codificati – allora sì che sarà corretto dare le informazioni di dettaglio – in strumenti valutativi in mano alle Commissioni, che ovviamente li utilizzeranno nella loro piena autonomia, come sempre avviene in tutti i concorsi: qualità e selettività non sono assolutamente in contrasto e in contraddizione con la considerazione del contesto in cui questo concorso si pone.
Questo significa che le prove devono valutare quanto un insegnante sia capace di insegnare e quanto implicitamente, essendo un insegnante abilitato, ha già acquisito in termini di competenze specialistiche. Dall'altra parte, deve valutare, riconoscere e valorizzare i percorsi che ciascuno di questi insegnanti ha fatto, le diverse modalità; valorizzare il differente quantitativo servizio che è stato dato alla scuola, e questo è il fattore punteggio, in modo che vi sia un fattore di equilibrio tra queste due dimensioni. Deve anche valutare la necessità di competenze come quella della lingua, su cui si è tanto discusso, ma ce ne sono anche altre, che oggi sono necessarie. Bisogna tenere conto, però, di questo contesto, del nostro Paese.
Ho fatto riferimento alla distinzione tra una competenza passiva e una attiva, e intendo dire che tutti i nostri insegnanti devono dimostrare una competenza passiva di buon livello di almeno una lingua straniera, perché devono essere dentro il contesto della società attuale. Devono potersi aggiornare, poter avere una fluidità di percorso nella loro maturazione durante la loro carriera. Alcuni di essi devono essere valorizzati, e mi auguro che siano la platea più ampia possibile, anche per la competenza attiva che dimostreranno in una lingua, per la primaria nell'inglese, per la secondaria in altre. Abbiamo insistito e non rinneghiamo certo – a questo punto – l'importanza della modalità dell'insegnamento della lingua come strumento e veicolo per altri contenuti e non come oggetto esclusivo.
Questo è l'impianto che abbiamo – peraltro anche dettagliatamente – scritto sulla legge. Vorrei, quindi, che fosse chiaro per tutti che non c'è – lo dico anche commentando, o comunque rispondendo ad alcune delle osservazioni dell'onorevole Vacca iniziali – alcuna contraddizione o alcun differente punto di vista. C'è un coerente schema, che è passato da un dibattito parlamentare alla costruzione di una legge, che su questi aspetti è peraltro molto dettagliata. È poi in corso la traduzione di ciò in atti amministrativi. Mi pare che il percorso sia estremamente lineare.
Su altre questioni più puntuali posso cominciare a dare qualche risposta, per esempio sulla questione degli ambiti territoriali. Mi pare che l'abbia detto l'onorevole Centemero, ma ripeto anch'io che la legge è molto chiara: distingue tra 2016-2017 e quello che avverrà dopo. Si tratta di una mobilità tra ambiti per la prima fase e, poi, dell'applicazione dell'ambito territoriale. Questa è una scelta che fa la legge. Non c'è un margine di differente applicazione.
Le date certe? Sa, onorevole Vacca, anche l'anno scorso c'era il problema delle date che non sarebbero state rispettate; che ci sarebbero state scadenze inarrivabili; che il piano assunzionale era gigantesco – rispondo anche all'onorevole Vezzali – ma, francamente, credo che per qualunque Governo, di qualunque colore, di qualunque Paese che riesca a dare risorse nella quantità che abbiamo detto, e i numeri sono noti e non glieli ripeto, ma forse lei non era presente nella prima fase: per il mondo della scuola 90.000 insegnanti, con un rispetto puntuale dell'ingresso di queste assunzioni, mi sembrano un risultato oggettivamente, non soggettivamente, valutabile.
Analogamente, faremo col concorso. Se lei mi chiede quando ci saranno le prove, verosimilmente non posso dirle una data. Quella pure sarà scritta nel bando. Non spetta a me, in questo momento, rispondere finché i punti non saranno messi in fila nei prossimi giorni. Saranno, in ogni caso, ad aprile – scaglionando, scadenzando, le singole prove – lo scritto e, a Pag. 20luglio, gli orali. Mi sembra questa una risposta molto precisa e puntuale.
Quanto al 1° settembre, certo, in quella data inizia la scuola. Se non cambiamo il calendario, mi sembra che sia sempre quello l'inizio dell'anno scolastico. Per il 1° settembre le cose che stiamo facendo saranno concluse, come è avvenuto l'anno scorso, quando avevamo altre attività che ho cercato di riassumere e di descrivere.
Quanto ad altre considerazioni, l'onorevole Malpezzi poneva la necessità di recuperare l'attenzione richiamata per l'infanzia anche dall'onorevole Pannarale. Sapete bene che quegli emendamenti avevano avuto anche un parere positivo da parte del Governo. Non c'è stata una possibilità di andare – in quella sede – in quella direzione. Vedremo quali potranno essere i futuri spazi legislativi nei prossimi mesi.
Due questioni erano state citate dall'onorevole Centemero, ma, francamente, visto che non c'è, non mi sembra il caso...
PRESIDENTE. Ringrazio la ministra anche per queste risposte. Ho visto, però, che ha preso moltissime note, quindi le chiedo, se ci sono richieste particolari o note particolari, se sarà così cortese di trasmettere eventualmente alla Commissione o ai diretti interessati una risposta scritta. La ringraziamo per questa sua attenzione.
Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 15.20.