Sulla pubblicità dei lavori:
Realacci Ermete , Presidente ... 3
Audizione del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, sullo stato e sulle conseguenze delle procedure di infrazione europea in materia ambientale
(ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Realacci Ermete , Presidente ... 3 ,
Galletti Gian Luca , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 3 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 10 ,
Galletti Gian Luca , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 11 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 11 ,
Mannino Claudia (M5S) ... 11 ,
Borghi Enrico (PD) ... 12 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 13 ,
Pili Mauro (Misto) ... 13 ,
Pellegrino Serena (SI-SEL) ... 14 ,
Micillo Salvatore (M5S) ... 14 ,
Iannuzzi Tino (PD) ... 14 ,
Carrescia Piergiorgio (PD) ... 15 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 16 ,
Galletti Gian Luca , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 16 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 17
ALLEGATO: Documentazione consegnata dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 18
Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà: SI-SEL;
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo italiani all'Estero: Misto-ALA-MAIE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera-Possibile: Misto-AL-P;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-USEI (Unione Sudamericana Emigrati Italiani): Misto-USEI.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ERMETE REALACCI
La seduta comincia alle 13.10.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverte che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera, nonché la trasmissione diretta sulla web tv.
Audizione del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti sullo stato e sulle conseguenze delle procedure di infrazione europea in materia ambientale (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, sullo stato e le conseguenze delle procedure di infrazione europea in materia ambientale.
Ringrazio il ministro per essere venuto incontro in tempi rapidi alla richiesta avanzata dalla Commissione e, segnatamente, dalla collega Mannino, di svolgere un'audizione per fare il punto sulle procedure di infrazione in sede europea in materia ambientale. Peraltro, tempo fa avevamo già ascoltato il ministro su questa materia.
Dopo lo svolgimento, da parte del ministro, della relazione, che è in distribuzione, i colleghi potranno intervenire. Do, quindi, la parola al Ministro Galletti.
GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor presidente, onorevoli parlamentari, ho accolto con grande piacere il vostro invito. Questa occasione mi dà la possibilità di fare il punto su alcune procedure di infrazione europea in materia ambientale, di particolare rilevanza per il nostro Paese.
Ritengo che l'attività svolta da questo Governo e dal Ministero dell'ambiente per ridurre le infrazioni europee stia ottenendo risultati importanti e per nulla scontati. La forte interlocuzione con gli organismi europei e l'azione di stimolo nei confronti delle amministrazioni locali vanno in una direzione molto chiara: evitare, attraverso un'azione rapida e coordinata, che l'Italia e tutti i suoi cittadini paghino ogni giorno le croniche inefficienze di decenni (penso, in particolare, alla gestione dei rifiuti e delle risorse idriche), vale a dire scongiurare che si sommi al costo sociale di servizi insufficienti quello economico delle sanzioni elevate dell'Unione europea.
Illustrerò, innanzitutto, la situazione generale sullo stato di avanzamento delle procedure di infrazione in materia ambientale. Successivamente, mi soffermerò sulle sentenze di condanna pronunciate dalla Corte di giustizia dell'Unione europea con riferimento sia alle discariche abusive, sia alla gestione dei rifiuti in Campania, nonché in relazione all'esercizio del diritto di rivalsa.
Riferirò, poi, sulle altre procedure di infrazione che presentano significativi profili di criticità, con particolare riferimento alle procedure di infrazione in materia di acque reflue urbane.
Infine, affronterò altre tre procedure di infrazione, sempre sulla tematica della corretta gestione dei rifiuti, che interessano il nostro Paese. Il primo caso riguarda la gestione dei rifiuti nella regione Lazio e ha Pag. 4dato luogo a una prima pronuncia della Corte di giustizia dell'Unione europea per non conformità al diritto europeo; gli altri due casi sono ancora in fase precontenziosa e riguardano, rispettivamente, l'adeguamento e la chiusura delle discariche dei rifiuti e la revisione dei piani regionali di gestione dei rifiuti urbani e speciali. Mi preme sottolineare da subito i buoni risultati raggiunti dal Governo su tale tema, anche grazie al costante e proficuo lavoro svolto in questi anni dal Ministero dell'ambiente.
Con l'ultima decisione del Collegio dei commissari europei del 25 febbraio scorso, l'Italia ha ulteriormente migliorato il record positivo degli ultimi vent'anni, passando complessivamente da 89 procedure di infrazione, registrate tra la fine del 2014 e l'inizio del 2015, a 83 procedure.
Con specifico riferimento alle procedure di infrazione riguardanti il Ministero dell'ambiente, dall'insediamento del Governo Renzi a oggi sono state archiviate 17 procedure di infrazione rispetto alle 35 allora pendenti e si è passati da 53 progetti pilota (i famosi EU Pilot, ovvero le pre-infrazioni) che risultavano aperti nel febbraio 2014, a 34 di quest'anno, con soli 6 nuovi casi avviati nel corso del 2015. Ciò è stato possibile grazie a un continuo concerto interministeriale, con il costante impegno della rappresentanza permanente a Bruxelles, attraverso intensi contatti con i servizi della Commissione europea e le amministrazioni nazionali. Il successo conseguito non deve, tuttavia, far perdere di vista alcuni aspetti cruciali, al fine di evitare nuovi aggravamenti. Il primo è la gestione dei recepimenti: sono necessarie attività di prevenzione e di vigilanza sul recepimento delle direttive in scadenza. Infatti, tuttora, un'infrazione su quattro nasce da una trasposizione tardiva. Pertanto, la chiave per un miglioramento duraturo sta in un tempestivo lavoro di recepimento, da realizzarsi con un coordinamento centrale. Il secondo riguarda le risposte ai pilot. Il miglioramento si è registrato anche perché le amministrazioni hanno innalzato la qualità e la tempestività delle risposte ai pilot, cioè alle procedure che, se chiuse negativamente, danno luogo a un'infrazione. Nel settore ambientale, in particolare, grazie al Ministero e alle iniziative di formazione congiunte tra il Dipartimento per le politiche europee, la rappresentanza permanente e la Conferenza delle regioni, è stato possibile dimezzare tutti i pilot, anche se restano aperte costose infrazioni sulle discariche abusive e sui rifiuti in Campania. Resta, poi, essenziale la disponibilità delle amministrazioni a proporre possibili soluzioni alla Commissione. Più volte, negli ultimi mesi, l'infrazione è stata scongiurata fornendo una bozza di modifica normativa o assicurando una precisazione amministrativa con un calendario di attuazione prefissato e controllabile. Un altro elemento è il dialogo con la Commissione. Sempre più spesso la conclusione positiva dei casi è preparata da un'intensa serie di contatti con la Commissione: in particolare, si tratta di incontri diretti a Bruxelles, per affrontare direttamente tra funzionari i nodi da sciogliere. In generale, le possibilità di successo sono direttamente proporzionali alla disponibilità delle amministrazioni di interloquire faccia a faccia con la Commissione. È, quindi, da incoraggiare un approccio attento e diretto per affrontare e risolvere le questioni aperte.
Passando, ora, all'esame delle procedure di infrazione in materia ambientale, si fa presente che attualmente ve ne sono 18. Per 6 sono state notificate dalla Commissione europea le lettere di messa in mora, a seguito delle quali le autorità italiane hanno dovuto inviare elementi di risposta inerenti alle informazioni richieste. Si è in attesa di conoscere gli intendimenti della Commissione. Per altre 7 procedure, invece, la Commissione ha già notificato il parere motivato, in quanto le informazioni inviate non sono state ritenute sufficienti per la risoluzione del contenzioso. Al parere motivato sono seguite ulteriori interlocuzioni e le osservazioni relative alle misure adottate dall'Italia. Per 5 procedure di infrazione, infine, è intervenuta la sentenza di condanna della Corte di giustizia dell'Unione europea. Per quanto riguarda le motivazioni che hanno determinato l'avvio delle procedure, tre sono state aperte a Pag. 5causa del mancato, tardivo ovvero non corretto recepimento delle relative disposizioni europee; 15 per la non corretta attuazione delle norme dell'Unione europea recepite.
Passiamo, ora, allo stato delle singole procedure. Sono nella fase di lettera di messa in mora, notificate ai sensi dell'articolo 258 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, le seguenti procedure di infrazione: piano regionale di gestione dei rifiuti; mancata designazione delle zone speciali di conservazione e mancata adozione delle misure di conservazione; applicazione della direttiva 2008/50/CE sulla qualità dell'aria e dell'aria ambiente e, in particolare, l'obbligo di rispettare i livelli di biossido di azoto; cattiva applicazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell'aria ambiente, superamento dei valori limite di PM10 in Italia; non corretta attuazione della direttiva 2002/49/CE relativa alla determinazione della gestione del rumore ambientale e mappe acustiche strategiche; commercializzazione dei sacchetti di plastica. È stato, invece, notificato il parere motivato, ai sensi dell'articolo 250 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, per le seguenti procedure: attuazione della direttiva 1991/271/CEE relativa al trattamento delle acque reflue urbane; normativa italiana in materia di cattura di uccelli da utilizzare a scopo di richiami vivi; stabilimento siderurgico ILVA di Taranto; mancato recepimento della direttiva 2013/56/UE del 20 novembre 2013, che modifica la direttiva 2006/66/CE relativa a pile e accumulatori e ai rifiuti di pile; violazione dell'articolo 14 della direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti in Italia; valutazione di impatto ambientale di progetti pubblici e privati; progetto di bonifica di un sito industriale nel Comune di Cengio (Savona); mancato recepimento della direttiva 2014/77/UE della Commissione recante modifica degli allegati I e II della direttiva 1998/70/CE del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla qualità della benzina e del combustibile diesel.
Per quanto riguarda le 5 procedure di infrazione per le quali la Corte di giustizia dell'Unione europea ha emesso una sentenza di condanna nei confronti dell'Italia, occorre, invece, distinguere tra quelle per cui la sentenza è stata adottata ai sensi del già citato articolo 258 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, dunque condannando il nostro Paese alle spese di giudizio per la mancata adozione delle misure necessarie ad adempiere alla normativa comunitaria, e le due sentenze emesse ai sensi dell'articolo 260 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, cioè per la mancata esecuzione di una precedente sentenza. Quest'ultimo caso si è concretizzato per due procedure di infrazione, per cui la Corte di giustizia dell'Unione europea ha condannato l'Italia al pagamento di una sanzione forfettaria e di una penalità su base semestrale.
Le sentenze adottate ai sensi dell'articolo 258 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, che condannano il nostro Paese alle spese di giudizio per la mancata adozione delle misure necessarie ad adempiere alla normativa comunitaria, riguardano i seguenti casi: conformità della discarica di Malagrotta (regione Lazio) con la direttiva discariche (sentenza del 15 ottobre 2014); cattiva applicazione della direttiva 1991/271/CE relativa al trattamento delle acque reflue urbane (sentenza del 10 aprile 2014); cattiva applicazione degli articoli 3 e 4 della direttiva 1991/271/CE sul trattamento delle acque reflue urbane (sentenza del 19 luglio 2012).
Le sentenze adottate ai sensi dell'articolo 260 del Trattato di funzionamento dell'Unione europea riguardano, invece, i seguenti casi: non corretta applicazione delle direttive 1975/442/CE sui rifiuti, 1991/689/CEE sui rifiuti pericolosi e 1999/31/CE sulle discariche. Si tratta nella sentenza del 2 dicembre 2014, con cui la Corte di giustizia dell'Unione europea ha condannato l'Italia al pagamento di una sanzione forfettaria di 40 milioni di euro, versata il 1° febbraio 2015, e di una penalità semestrale di 200.000 euro per ciascuna discarica abusiva contenente rifiuti non pericolosi e di 400.000 euro per ciascuna discarica di rifiuti pericolosi. Pag. 6
Rispetto all'emergenza rifiuti in Campania, si tratta della sentenza del 16 luglio 2015 con la quale la Corte di giustizia dell'Unione europea ha condannato l'Italia al pagamento di una multa forfettaria di 20 milioni di euro e a una penalità di mora di 120.000 euro al giorno per ogni giorno di mancato adeguamento della sentenza.
Dal quadro sopra delineato emerge una sostanziale criticità relativamente l'applicazione delle direttive in materia di rifiuti. Come si vedrà, peraltro, analoga criticità è riscontrabile in materia di acque.
Passo ora a svolgere alcune considerazioni su alcune delle procedure di infrazione in materia ambientale che presentano i profili di maggiore criticità, cominciando da quella concernente proprio le discariche abusive.
In merito allo stato della procedura d'infrazione europea sulle discariche abusive, il caso riguarda la mancata esecuzione della prima sentenza di condanna del 26 aprile 2007 per violazione della direttiva rifiuti 1975/442/CEE, modificata dalla direttiva 1991/156/CEE, oltre che della direttiva 1991/689/CEE e della direttiva 1999/13/CEE in riferimento a 200 discariche presenti sul territorio di 18 regioni italiane. Si tratta, in particolare, di 198 discariche dichiarate non conformi agli articoli 4, 8 e 9 della direttiva 1975/442/CEE e all'articolo 2, paragrafo 1, della direttiva 1991/689/CEE, per le quali sono necessarie operazioni di messa in sicurezza o bonifiche, e di due discariche dichiarate non conformi all'articolo 14, lettere a) e c), della direttiva 1999/31/CEE, per le quali si rendeva necessario dimostrare l'approvazione di piani di riassetto oppure l'adozione di decisioni definitive di chiusura.
Il 2 dicembre 2014 la Corte di giustizia dell'Unione europea ha condannato l'Italia al pagamento, per le suddette violazioni, di una sanzione forfettaria di 40 milioni di euro e di una penalità semestrale di 42,8 milioni di euro, da pagarsi fino all'esecuzione completa della sentenza. In data 24 febbraio 2015 il Ministero dell'economia e delle finanze ha provveduto al pagamento della somma forfettaria di 40 milioni di euro e, in data 11 marzo 2015, dei relativi interessi di mora, pari a 85.585.589 euro. La sentenza ha una determinazione degressiva della sanzione pecuniaria. Si prevede, infatti, la riduzione di 400.000 euro per la messa a norma di ciascuna discarica contenente rifiuti pericolosi e di 200.000 euro per la messa a norma di ciascuna discarica contenente rifiuti non pericolosi. Inoltre, la Commissione europea ha chiarito che, per dare esecuzione alla sentenza, non basta garantire che nei siti oggetto della condanna non siano più depositati i rifiuti o che rifiuti già depositati siano gestiti in conformità alla normativa europea in materia, ma occorre altresì verificare che i rifiuti non abbiano inquinato il sito e, in caso di inquinamento, eseguire le attività di messa in sicurezza o bonifica, ai sensi dell'articolo 240 del Codice dell'ambiente. L'elenco completo delle discariche oggetto del procedimento di esecuzione della sentenza è stato trasmesso informalmente dalla Commissione europea nel marzo 2015, per il tramite della rappresentanza permanente dell'Italia presso l'Unione europea. Tali discariche erano così ripartite sul territorio: in Abruzzo 28; in Basilicata 2; in Calabria 43, di cui una di rifiuti pericolosi; in Campania 48, di cui una di rifiuti pericolosi; in Emilia Romagna una di rifiuti pericolosi; in Friuli Venezia Giulia 3; in Lazio 21, di cui una di rifiuti pericolosi; in Liguria 6, di cui 4 di rifiuti pericolosi; in Lombardia 4, di cui 2 di rifiuti pericolosi; nelle Marche una di rifiuti pericolosi; in Molise 1; in Piemonte 1 di rifiuti pericolosi; in Puglia 12; in Sardegna 1; in Sicilia 12, di cui una di rifiuti pericolosi; in Toscana 6; in Umbria una di rifiuti pericolosi; in Veneto 9.
La Commissione europea, con due note del 14 dicembre 2014 e del 18 dicembre 2014, ha richiesto la trasmissione, entro il 2 giugno 2015, di specifiche informazioni sulle misure adottate in ottemperanza della sentenza, al fine di determinare l'entità della sanzione semestrale e decurtare dalla citata penalità semestrale la quota relativa agli interventi completati durante il primo semestre successivo alla sentenza stessa. Pag. 7
A seguito della disamina della documentazione ricevuta dalla regione e trasmessa a giugno 2015 alle autorità italiane, la Commissione europea ha riconosciuto la messa a norma di 14 discariche e un errore di censimento. Escludendo dal pagamento della penalità semestrale, ha contestualmente notificato l'ingiunzione di pagamento della penalità semestrale per le discariche restanti, per un ammontare di 39,8 milioni di euro. Il pagamento della prima penalità semestrale è stato effettuato dal Ministero dell'economia e delle finanze in data 24 agosto 2015. Alla data del 13 luglio 2015 rimanevano, pertanto, in procedura di infrazione ancora 185 discariche. Nei mesi successivi il Ministero dell'ambiente ha avviato: 1) un costante lavoro di impulso delle attività con le amministrazioni regionali competenti al fine del completamento degli interventi ancora in corso e della certificazione di quelli completati; 2) l'istruttoria della documentazione necessaria a proporre alla Presidenza del Consiglio dei Ministri di diffidare, ai sensi dell'articolo 120, secondo comma, della Costituzione, e dell'articolo 8, commi 1 e 2, della legge 5 giugno 2003, n. 131, le amministrazioni regionali e locali inadempienti ad adottare tutti i provvedimenti dovuti per completare le attività necessarie a dare corretta esecuzione alla sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea, in vista dell'eventuale esercizio dei poteri sostitutivi che dovessero rendersi necessari. Inoltre, si prevede una collaborazione continua con il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio e con l'Avvocatura dello Stato, attraverso l'istituzione di un tavolo di lavoro deputato all'elaborazione congiunta della documentazione da trasmettere alla Commissione europea per il calcolo delle penalità semestrali e per lo stralcio dei casi con interventi ultimati e adeguatamente certificati.
Con riferimento l'attività di impulso delle autorità regionali competenti, sono state convocate e regolarmente verbalizzate apposite riunioni con le regioni interessate dalla procedura di infrazione, esaminando caso per caso le discariche oggetto di condanna e supportando gli organi regionali nell'individuazione dei percorsi utili alla risoluzione dei casi. A seguito dell'attività istruttoria svolta dal Ministero dell'ambiente, sono stati notificati alle regioni e agli enti locali interessati 161 decreti di diffida del Presidente del Consiglio, ai sensi dell'articolo 8, commi 1 e 2, della legge 5 giugno 2003, n. 131, in vista dell'eventuale esercizio del potere sostitutivo straordinario di cui all'articolo 120, secondo comma, della Costituzione. A seguito della disamina della documentazione trasmessa dalle autorità italiane a dicembre 2015, in data 8 febbraio 2016 la Commissione europea ha riconosciuto la messa a norma di 29 discariche, nonché un errore di censimento, escludendo i relativi siti dal computo della penalità, e ha contestualmente notificato l'ingiunzione di pagamento della seconda penalità semestrale per le discariche restanti, per un ammontare di 33,4 milioni di euro.
Appare di particolare rilevanza segnalare che tra i casi stralciati figura la Rada di Augusta, per la quale, sulla base di chiarimenti e certificazioni trasmessi dal Ministero, la Commissione europea ha riconosciuto l'errore di censimento iniziale, che purtroppo non era stato accettato né in fase di giudizio né per il calcolo della prima sanzione semestrale. Per altre 8 discariche oggetto di richiesta di stralcio della procedura di infrazione, la Commissione europea non ha ritenuto sufficiente la documentazione trasmessa dallo Stato italiano. Per questi 8 casi gli uffici del Ministero stanno valutando con l'Avvocatura generale dello Stato se sussistono le condizioni per l'impugnazione della menzionata ingiunzione.
Rispetto allo stato dei procedimenti in corso per le 155 discariche ancora oggetto della procedura di infrazione (originariamente erano 200 discariche abusive), a seguito delle predette valutazioni della Commissione europea, segnalo che gli enti territoriali competenti per 151 discariche sono stati destinatari di diffida, ai sensi della legge già ricordata, e che, per altri quattro casi si tratta di discariche che ricadono all'interno di siti nazionali di bonifica sono in corso approfondimenti Pag. 8istruttori. I termini imposti nelle diffide del Presidente del Consiglio dei Ministri non sono tutti scaduti e la situazione è quotidianamente monitorata dal Ministero. In 10 casi gli enti territoriali hanno adempiuto a quanto richiesto nei termini imposti con le diffide ed è in istruttoria la documentazione al fine della trasmissione alla Commissione europea per il calcolo della terza sanzione semestrale. Sarà impegno costante del mio Dicastero proseguire nel cospicuo lavoro di impulso e monitoraggio delle diverse amministrazioni locali e regionali interessate, al fine di completare tutti gli interventi nel minor tempo possibile.
Tuttavia, occorre segnalare che in molti casi i termini imposti con le diffide sono scaduti, ma le amministrazioni interessate non hanno avviato o completato le attività prescritte. In tali casi è senz'altro ipotizzabile l'esercizio dei poteri sostitutivi da parte dello Stato. Il Ministero dell'ambiente ha, pertanto, comunicato le informazioni necessarie alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al fine della valutazione dell'opportunità, da parte del Consiglio dei Ministri, di procedere all'esercizio dei poteri sostitutivi nei confronti delle amministrazioni inadempienti e al loro conseguente commissariamento. Sul punto merita di essere richiamata la nuova disciplina introdotta con l'articolo 1, comma 814, della legge di stabilità per il 2016, che si applica pienamente anche ai casi in esame. In effetti, proprio in considerazione della grande importanza e della notevole complessità degli adempimenti qui in discussione, il Governo si è fatto promotore dell'approvazione, in sede di legge di stabilità, di una normativa volta a rendere più celere ed efficace l'intervento sostitutivo dello Stato a garanzia di importanti diritti fondamentali degli individui, nonché del corretto adempimento degli obblighi europei. Per giungere alla definitiva bonifica di questi siti è, infatti, necessario procedere a una serie di attività strettamente collegate le une alle altre. Questo rende particolarmente difficile l'esercizio di un efficace potere sostitutivo da parte del Governo.
La norma prevista in legge di stabilità consente al Governo, nel caso in cui ciò si renda necessario per far fronte a sentenze di condanna o a procedure di infrazione dell'Unione europea, di diffidare gli enti inadempienti alla realizzazione di uno specifico cronoprogramma, con la possibilità, in caso di inadempimento anche a uno solo degli atti del cronoprogramma, di una integrale sostituzione fino al pieno raggiungimento del risultato. Com'è evidente, si tratta di uno strumento di grande accelerazione dei procedimenti, per cui è intenzione del Governo servirsene con decisione.
È ovvio che tale sentenza di condanna, come quella sul ciclo dei rifiuti nella regione Campania di cui parlerò a breve, rappresenta un paradosso. Lo Stato, infatti, è costretto a farsi carico, dal punto di vista tanto amministrativo quanto finanziario, del comportamento omissivo delle amministrazioni locali e regionali che, nel caso delle discariche abusive, non ottemperano ai compiti loro assegnati dall'articolo 250 del decreto legislativo n. 152 del 2006.
Riguardo allo stato della procedura di infrazione sulla gestione dei rifiuti urbani in regione Campania, in data 16 luglio 2015, la Corte di giustizia dell'Unione europea ha emesso una sentenza ex articolo 260 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea nella quale dichiara che l'Italia, non avendo adottato tutte le misure necessarie a dare esecuzione alla prima sentenza della Corte del 4 marzo 2010, è venuta meno agli obblighi su di essa incombenti in forza dell'articolo 260, paragrafo 1, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea e, conseguentemente, è condannata a versare alla Commissione europea una sanzione pecuniaria nella forma di una somma forfettaria di 20 milioni di euro, più una penalità giornaliera di 120.000 euro, dovuta dal giorno di pronuncia della sentenza fino al compimento completo della prima sentenza.
La condanna consegue principalmente alla carenza nella capacità della regione Campania di gestire i propri rifiuti urbani. In particolare, la Corte considera che il numero di impianti aventi la capacità necessaria a trattare i rifiuti prodotti dalla Pag. 9regione Campania è insufficiente, dato che il pretrattamento di una parte cospicua di essi dipende da trasferimenti verso altre regioni e altri Stati. La penalità della Corte di giustizia dell'Unione europea è suddivisa in tre parti, ciascuna pari a un importo di 40.000 euro al giorno ed è calcolata per categoria di impianti da realizzarsi in attuazione del Piano regionale di gestione dei rifiuti (discariche, termovalorizzatori e impianti di trattamento dei rifiuti organici), per un totale di 120.000 euro al giorno, ed è dovuta fino a che non saranno messi in esercizio gli impianti necessari a garantire l'autosufficienza della gestione dei rifiuti urbani e allo smaltimento delle ecoballe.
Con decisione del 22 settembre 2015, la Commissione europea ha chiarito le modalità di esecuzione della sentenza e comunicato le sue valutazioni in merito ai dati trasmessi dalle autorità italiane, precisando che almeno fino a quando non sia adottato un nuovo Piano di gestione dei rifiuti conforme al diritto europeo, e visto che, secondo l'attuale piano del 2012, in Campania occorre costruire anche capacità aggiuntiva di termovalorizzazione, la Commissione non potrà che chiedere il pagamento dell'integralità della penalità giornaliera. Inoltre, nel sottolineare che il nuovo piano dovrà basarsi su dati e analisi affidabili ed essere pienamente in linea con l'articolo 28 della direttiva 2008/98/CE, la Commissione ricorda che tale pianificazione dovrà affrontare esplicitamente la questione delle ecoballe.
A seguito della sentenza di condanna, la regione Campania ha adottato, con delibera di Giunta regionale n. 381 del 7 agosto 2015, il documento intitolato «Indirizzi per l'aggiornamento del Piano regionale per la gestione dei rifiuti urbani», dal quale si evincono le modalità con le quali la regione intende gestire il ciclo ordinario dei rifiuti nel nuovo piano, prevedendo la realizzazione di un'idonea rete impiantistica per il trattamento della frazione organica proveniente dalla raccolta differenziata dei rifiuti urbani e l'identificazione di ulteriori capacità di discarica, nonché una proposta per la valorizzazione dei rifiuti stoccati in balle.
Il 25 novembre 2015 il Governo ha approvato il decreto-legge n. 185, che, all'articolo 2, prevede interventi straordinari per la regione Campania, nel quale si elencano i compiti delegati al Presidente della regione per dare esecuzione alla sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea. In ottemperanza alle disposizioni contenute nell'articolo 2, comma 7, del decreto-legge n. 185, la regione Campania, con delibera di Giunta n. 609 del 26 novembre 2015, ha approvato il Piano stralcio operativo e il 24 dicembre scorso ha pubblicato anche la gara relativa allo smaltimento di una prima quota di ecoballe. Ai sensi dell'articolo 2, comma 1, del citato decreto-legge n. 185, la regione ha, inoltre, approvato con delibera di Giunta il piano straordinario di interventi. Quest'ultimo si configura come variante al vigente piano regionale e contiene misure atte alla risoluzione del problema delle ecoballe. Infatti, il 5 febbraio scorso la regione ha inviato l'informativa relativamente all'avvio della procedura di scoping di VAS per l'aggiornamento del vigente piano regionale, alla luce sia degli indirizzi approvati lo scorso agosto, relativi alla gestione del ciclo ordinario, sia del piano straordinario di interventi per la gestione delle ecoballe. Queste misure adottate dalla regione Campania, nonché le disposizioni normative adottate dal Governo con il decreto-legge n. 185, sono state oggetto di valutazione da parte della Commissione europea, che ha notificato, con la decisione del 12 febbraio 2016, l'ingiunzione di pagamento della penalità giornaliera per il primo semestre successivo alla sentenza del 16 luglio 2015. Tale penalità ammonta a 22,2 milioni di euro e dovrà essere versata dallo Stato italiano entro la fine del corrente mese di marzo. La Commissione ha, pertanto, ritenuto di dover imporre il pagamento dell'integralità della penalità giornaliera, così come previsto dalla sentenza; ha confermato, inoltre, che, poiché il piano di gestione dei rifiuti in Campania adottato nel 2012 è tuttora vigente, la Commissione europea non può che continuare a fare riferimento a tale piano per definire quale sia la capacità di gestione dei rifiuti necessaria in Campania. Pag. 10In riferimento alle disposizioni adottate dal legislatore con il decreto-legge n. 185, la Commissione europea segnala che il problema delle ecoballe non è la sola questione oggetto della sentenza del 16 luglio 2015, che riguarda, infatti, la più ampia questione del sistema di gestione dei rifiuti in Campania, ovvero la produzione attuale dei rifiuti e non soltanto quella dei rifiuti «storici».
Alla luce di tali importanti chiarimenti da parte delle istituzioni europee, si conferma la necessità, più volte segnalata dal Ministero dell'ambiente, di adottare tutte le misure necessarie al fine di accelerare la realizzazione dell'impiantistica indispensabile alla gestione dei rifiuti urbani in regione Campania per dare piena esecuzione alla sentenza di condanna, al fine di scongiurare il protrarsi degli onerosi esborsi conseguenti alle sanzioni pecuniarie inflitte al nostro Paese. Segnalo, infine, che la decisione è stata notificata alla regione Campania.
Per quanto riguarda il tema dell'esercizio del diritto di rivalsa, si rappresenta quanto segue. Sul pagamento delle ingenti sanzioni pecuniarie di cui vi ho dato conto in precedenza e sull'esercizio del diritto di rivalsa dello Stato nei confronti di amministrazioni locali e regionali responsabili, considerata l'importanza che riveste, il Governo, al fine di assicurare una tempestiva esecuzione delle sentenze di condanna, ha previsto alcune novità con la legge di stabilità per 2016, all'articolo 1, comma 813.Il sistema di rivalsa attivato dal Ministero dell'economia e delle finanze nei confronti dei soggetti responsabili delle violazioni che hanno determinato la sentenza di condanna prevede, infatti, un meccanismo di compensazione con i trasferimenti che lo Stato dovrà effettuare in favore delle stesse amministrazioni colpevoli della sanzione. Al riguardo, si segnala che non è più necessario, a seguito delle modifiche normative introdotte con la legge di stabilità per il 2016, acquisire l'intesa con le amministrazioni responsabili delle violazioni. Sulle procedure di infrazione relative alle discariche abusive e sulla gestione dei rifiuti in Campania, a ogni modo, è stato avviato un iter procedurale che prevede un coinvolgimento di tutte le amministrazioni interessate. In particolare, il Ministero dell'economia e delle finanze sta procedendo a definire, sentite le regioni e i comuni interessati, le modalità di reintegro delle anticipazioni effettuate. La scelta di seguire una procedura collaborativa con le amministrazioni interessate risponde all'esigenza di assicurare il reintegro delle anticipazioni, tenendo conto del vincolo del bilancio e delle limitate disponibilità di risorse dei numerosi comuni interessati.
A ogni modo, considerato il forte impatto che ne deriva sulla finanza pubblica, resta alta l'attenzione e la priorità dell'intero Governo nella risoluzione delle problematiche evidenziate, pronto a utilizzare tutti gli strumenti disponibili, come già evidenziato nel corso della mia relazione, anche mediante il ricorso a poteri sostitutivi e a specifiche previsioni normative.
Consentitemi, a questo punto, una digressione sui rapporti fra amministrazione centrale e regioni. Di sovente il Governo è chiamato a intervenire attraverso l'esercizio dei poteri sostitutivi o mediante l'adozione, in via d'urgenza, di norme necessarie per chiudere le procedure di infrazione e gli EU Pilot di competenza regionale. Tale dato è sintomatico di una difficoltà sistemica delle regioni. Delle 18 procedure europee in materia ambientale, ben 14 vedono il coinvolgimento diretto delle amministrazioni locali e regionali. I dati appena esposti non hanno solo lo scopo di individuare responsabilità, ma devono servire da stimolo per individuare le criticità, analizzare le procedure e mettere a fattor comune l'esperienza dei soggetti che, a vario titolo, ricoprono un ruolo nel multilivello decisionale; ciò anche in attuazione dei principi costituzionali di sussidiarietà e di leale collaborazione che devono contraddistinguere i rapporti tra Stato e regioni.
PRESIDENTE. Grazie, ministro. Alla luce della completezza della relazione, che è stata distribuita, le chiederei di evitare di leggerla tutta, vista l'imminente seduta dell'Assemblea. Per consentire ai colleghi di intervenire, li invito a leggere la restante parte della relazione, relativa, in particolare, Pag. 11 alle procedure d'infrazione in materia di acque reflue.
GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Raccomando solo di leggere con attenzione anche la restante parte della relazione, altrettanto importante, dalla quale si evince che il Ministero sta svolgendo un'attività molto intensa e ha bisogno anche del supporto del Parlamento.
PRESIDENTE. Darei, adesso, la parola a un collega per gruppo per un primo blocco di interventi, per poi dare la parola agli altri colleghi che intendano rivolgere domande al Ministro.
CLAUDIA MANNINO. Ringrazio, innanzitutto, il ministro per aver risposto alla nostra richiesta di audizione. Mi corre, però, l'obbligo di una premessa, legata alla difficoltà di avere informazioni sulle procedure di infrazione. Capisco bene che il ministro mi risponderà che, per i regolamenti, durante l’iter non è prevista la condivisione delle informazioni. Tuttavia, in merito ad alcune domande che porrò sulle discariche abusive, siamo riusciti ad avere l'elenco delle discariche abusive per mezzo di un'interrogazione al Parlamento europeo. Oggi il Ministero sta finalmente fornendo la lista delle discariche, ma non ha pubblicato la lista ufficiale delle discariche abusive. Noi, tuttavia, l'abbiamo ottenuta come documento ufficiale. Detto ciò, vorrei porle alcune brevi domande. Alcune riguardano argomenti che lei ha affrontato; altre argomenti che probabilmente sono trattati nella sua relazione. Da questo punto di vista, segnalo che, se avessimo avuto la possibilità di leggere la relazione stamattina, saremmo potuti venire qui preparati e avremmo probabilmente potuto risparmiarne la lettura, procedendo direttamente alla formulazione dei quesiti o di eventuali specifiche introduttive da parte del ministro.
Detto ciò, sulle discariche abusive le sanzioni, a oggi, ammontano a circa 110 milioni di euro. Ho appreso della volontà di applicare i poteri sostitutivi, con tutte le difficoltà da parte del Governo. Vorrei, dunque, chiedere se il cronoprogramma che avete dato alle regioni vale anche per voi. Nel momento in cui le regioni presenteranno i loro cronoprogrammi, ma non dovessero rispettarli, vi siete dati anche voi un cronoprogramma, cioè una scadenza a 2, 3 o 4 anni, per concludere la procedura di infrazione? Chiedo questo alla luce degli esposti che abbiamo presentato alla Corte dei Conti per danno erariale, ma, a maggior ragione, per quanto ha dichiarato la Ragioneria generale dello Stato sulle discariche abusive e sui rifiuti in Campania. Infatti, secondo l'interpretazione della Ragioneria, vi sono i presupposti per il danno erariale e, quindi, non si applicherebbe il principio di rivalsa – al quale lei ha fatto riferimento in merito ai mancati trasferimenti –, bensì si potrebbero colpire direttamente i soggetti inadempienti ai vari livelli istituzionali. Le chiedo, quindi, se e in che modo il Governo ha intenzione di mettere in pratica quanto abbiamo sostenuto negli esposti alla Corte dei Conti, e che è stato avvalorato anche dalla Ragioneria generale dello Stato.
In merito alla Campania, relativamente alla quale, probabilmente, le saranno rivolti altri quesiti, avevamo calcolato una sanzione di circa 27 milioni di euro, visto che le quote sono superiori. Le chiedo, dunque, se esiste un'interlocuzione con l'Unione europea. Nello specifico, a fronte anche della rimozione delle 800.000 tonnellate di ecoballe, vorrei sapere se queste hanno un peso all'interno dei 120.000 euro giornalieri e se, eventualmente, avete avanzato questa proposta all'Unione europea. Gli altri quesiti riguardano le acque reflue, le discariche del Lazio, la qualità dell'aria e i piani di gestione dei rifiuti. In particolare, sulle acque reflue, al 2016, il Governo ha stimato una condanna di circa mezzo miliardo di euro. Poiché si aspettava questa sentenza già a fine gennaio, chiedo se abbiate avviato un'interlocuzione in merito alla seconda sentenza.
Inoltre, alla luce degli oltre 6 miliardi di euro stanziati per il completamento o per l'avvio delle opere, chiedo se abbiate intenzione di fare qualcosa affinché le 885 opere Pag. 12in corso, per le quali sono disponibili 2,9 miliardi di euro, e le altre 888 opere, con i relativi 3,2 miliardi di euro, vengano effettivamente concluse. Insomma, cosa avete intenzione di fare affinché vengano avviate queste opere nell'arco di breve tempo? Avete un cronoprogramma rispetto a questo?
Sulle discariche del Lazio, quella sulla tritovagliatura e sul trattamento del «tal quale» rischia di diventare una sentenza pilota. I dati dell'ISPRA del 2015 dicono, infatti, che nessuna regione d'Italia ha le discariche a norma, perché la quasi totalità prevede la tritovagliatura e il «tal quale». Siccome, però, il presidente della regione Lazio ha detto che adesso la regione risulta in regola perché ha l'impiantistica per il trattamento dei rifiuti, ci chiediamo come mai la procedura sia ancora in corso.
Sulla qualità dell'aria, ovvero biossido di azoto e PM10, nell'oscurità delle procedure di infrazione non c'è modo di sapere quali sono le aree coinvolte da questa procedura, finché non si arriva alla sentenza definitiva. Al di là dei puntuali interventi sulle targhe alterne a Roma e Milano, quali sono gli altri luoghi coinvolti? Come vi state adoperando per garantire la qualità dell'aria negli altri territori?
Infine, sulla questione dei piani regionali dei rifiuti, che coinvolge, evidentemente, tutte le regioni d'Italia tranne Lazio, Marche, Puglia e Umbria, se ne conoscono già, più o meno, le motivazioni? Le regioni rischiano la perdita dei fondi strutturali 2014-2020, visto che su quelli hanno basato la realizzazione dell'impiantistica carente? Cosa state facendo, dunque, in tal senso?
ENRICO BORGHI. Nel ringraziare anzitutto il ministro per la puntualità e la corposa documentazione che ci ha consegnato, credo che vada fatta, innanzitutto, una riflessione di carattere metodologico. Mi sento di condividere l'osservazione della collega Mannino rispetto all'esigenza che la Commissione possa approfondire ed entrare nel merito delle questioni che il Governo, appunto, ci ha rappresentato in maniera molto puntuale e approfondita.
In questo senso, signor presidente, in sede di Ufficio di Presidenza, potremmo convenire con gli altri gruppi sull'esigenza di fare un ragionamento più approfondito sul tema. Infatti, oggi il Governo ci consegna un quadro che impone al Parlamento una riflessione, partendo da un dato certamente positivo, ovvero che l'azione di impulso sta producendo una diminuzione complessiva nel numero delle infrazioni del nostro Paese. Questo, se guardiamo anche al recente passato, è un dato da registrare con soddisfazione perché negli anni scorsi, invece, la tendenza era quella di aumentare il percorso delle infrazioni.
Tuttavia, non vi è dubbio che, dalle dichiarazioni rese oggi dal ministro e dalla lettura, sia pure rapida, delle parti che non sono state relazionate, ma che rimandano alla questione connessa con le infrazioni in materia idrica, vi è un problema di sistema.
Ora, in Commissione abbiamo dibattuto e ci siamo divisi su una procedura d'emergenza che è passata sotto il nome di decreto «Sblocca Italia». Rilevo che, se non ci fosse stata quella procedura, con tutti i suoi limiti e tutte le sue «forzature», lo stato di attuazione delle normative oggi rappresentato qui dal Governo sarebbe stato ben peggiore. Probabilmente, non ci saremmo trovati nelle condizioni di poter riscontrare una diminuzione del percorso. Tuttavia, la domanda che mi faccio e rivolgo ai colleghi e al Governo è se il nostro sia un Paese destinato ad essere commissariato in via permanente, effettiva e quotidiana per potere adempiere a normative rispetto alle quali, in sede di Consiglio europeo, abbiamo ceduto. Prendo atto della disponibilità del ministro, ma di fronte alla complessità e anche alla quantità delle somme di cui stiamo discutendo si pone un problema serio: 120.000 euro al giorno di sanzioni per una regione, in un Paese che ha un bisogno come il pane di risorse pubbliche da destinare alla crescita e allo sviluppo, pongono un problema che non possiamo permetterci di far passare sotto silenzio. Peraltro, è un tema sistemico.
Penso, pertanto, che sia necessaria una riflessione al riguardo. Il ministro parla di impulso, di coordinamento e di monitoraggio, ma forse abbiamo un problema di fondo. La materia ambiente rientra tra le Pag. 13competenze esclusive dello Stato rispetto, invece, ad altre questioni che afferiscono alla materia concorrente. Ecco, credo che il momento sia maturo per affrontare con le regioni un tema strutturale e sistemico di questo tipo. Come si può affrontare una questione di questa natura?
Peraltro, su materie di legislazione concorrente – penso alla sanità – avvertiamo nel Paese un livello di dibattito e di confronto fra le istituzioni sicuramente molto più rilevante rispetto a tali questioni. Il risultato è che poi, nella dialettica e nel rapporto fra Stato e regioni, si rischia di circoscrivere il dibattito attorno a questi temi e ad altri naturalmente di grande importanza (trasporto pubblico locale e quant'altro), mentre nella sede istituzionale della Conferenza Stato-Regioni questi temi si affrontano in maniera del tutto marginale e residuale.
Ecco, signor ministro, credo che occorra porre il tema in maniera forte nei confronti delle regioni. La mia domanda è se il Parlamento debba essere investito di un procedimento che sistematizzi la logica che abbiamo inserito all'interno del decreto-legge «Sblocca Italia», cercando di trasferire sul piano sia amministrativo sia legislativo una modalità di assunzione di responsabilità piena nel nostro Paese. Credo, infatti, che non sia accettabile una realtà nella quale si investe la Corte dei conti anche di questioni che non dovrebbero giungere al suo esame e poi, rispetto a questi temi, non ci sia un dirigente della pubblica amministrazione che ne risponda. Penso che sotto questo profilo, senza dover aprire processi alle streghe, creando un clima che genererebbe esattamente l'effetto opposto, abbiamo un warning sul quale dobbiamo riflettere, perché le questioni qui contenute, per numeri, per quantità e per rilevanza, non possono essere derubricate a rango di un'operazione amministrativa ordinaria.
Nel ringraziare il ministro, ritengo che occorra anche una riflessione rispetto al modo con il quale il suo ministero entra in questo processo. Serve, cioè, un intervento del Parlamento per rendere maggiormente organizzato, strutturato e cogente il ruolo del Ministero dell'ambiente? Se sì, potremmo avviare la discussione rispetto a questi temi.
Credo che occorra passare dalla fase del monitoraggio, dell'impulso e del coordinamento a una fase molto più stringente, perché non possiamo dibatterci dentro queste procedure barocche, che, nonostante abbiamo attivato il meccanismo di diffida da parte Presidente del Consiglio e il diritto di rivalsa da parte delle casse dell'erario, richiedono anni: il timer è partito e, in tutti questi anni, ci sono giorni che costano caro all'erario e, conseguentemente, alle tasche dei cittadini.
PRESIDENTE. Darò la parola a un collega per gruppo, dopodiché anche agli altri colleghi che intendano intervenire. Proseguendo il ragionamento del collega Borghi, per avere tutti gli elementi, vorrei chiedere un supplemento di indagine al ministero e anche agli uffici della Camera: mi piacerebbe sapere quale sia la situazione in cui si trovano le altre nazioni europee rispetto a questi processi. Credo che possano essere ottimi riferimenti il numero di procedure di infrazione aperte per le altre nazioni e, soprattutto, le penali che sono chiamate a pagare. C'è un ottimo dossier preparato dagli uffici della Camera. Mi piacerebbe, quindi, avere un elemento di paragone con quello che succede almeno nei grandi Paesi europei per capire la posizione dell'Italia in questo contesto.
Le cifre che abbiamo parlano di decine e decine di milioni di euro già versati e di oltre 120.000 euro al giorno soltanto in Campania. Insomma, vorrei capire qual è la situazione degli altri Paesi europei per avere un quadro di confronto. È importante capire se siamo gli unici che stanno in queste condizioni, perché un elemento informativo è sempre utile.
MAURO PILI. Grazie, presidente. Non mi soffermerò sull'annosa questione se sia meglio risolvere o meno le infrazioni e come risolverle, perché molto spesso la soluzione comporta, per il nostro Paese, sacrifici sul piano strategico che fanno venire meno il negoziato tra l'Unione europea e lo Stato italiano. Pag. 14
Voglio soffermarmi, invece, su una questione che non mi pare il ministro abbia affrontato nella relazione. Mi riferisco alla gestione della direttiva Habitat e alla procedura EU Pilot 6730/14/ ENV1. Vorrei avere risposte dal ministro in particolare sul tema dei siti militari. Al punto 9 si pone, infatti, la questione della coincidenza delle zone Habitat di Natura 2000 con le aree dei siti militari. Vengono citate quelle del Friuli Venezia Giulia, della Sardegna e della Sicilia. Le chiedo, quindi, come avete risposto a questa prima richiesta da parte della Commissione europea.
Vorrei poi sapere se avete comunicato la trasformazione dei siti militari coincidenti con Natura 2000 in zone industriali. Come ricorderà, infatti, con il decreto-legge cosiddetto «Sblocca Italia» sono state elevate le soglie di inquinamento potenziale di quelle aree, con una grande trasformazione urbanistica oggettiva, in base, appunto, all'inquinamento potenziale e aumentando i livelli previsti nella precedente tabella. Vorrei sapere se questo è stato comunicato formalmente alla Commissione europea. Le chiedo, infine, come avete risolto la questione dei siti militari.
SERENA PELLEGRINO. Alla luce dei concomitanti lavori in Assemblea, penso che sarebbe necessario aggiornarci. Chiedo, quindi, al ministro la disponibilità per farlo. Questo, infatti, è un documento importante che finalmente ha messo nero su bianco i numeri, facendoci capire qual è la realtà a livello territoriale e regionale.
Mi dispiace solo che nei due anni in cui lei è al Governo abbiamo vissuto costantemente in un regime d'urgenza. Non vediamo, insomma, atti chiari di un percorso a lungo respiro. L'unico passo è stato fatto a livello parlamentare con la proposta di legge su rifiuti zero che abbiamo incardinato. Per il resto, abbiamo visto solo promuovere altri inceneritori. Questo è il problema a valle per cui ci ritroviamo in questa situazione, ma forse bisognerebbe predisporre un piano di governo, anche in collaborazione con l'istituzione parlamentare, che risolva il problema ex ante. Infatti, sarebbero potute partire moltissime attività a livello regionale, ma ciò non è accaduto.
Pertanto, mi piacerebbe che ci sia un'attenzione da parte del Governo in tal senso. A questo punto direi che ci potremmo aggiornare, anche alla luce di questi dati: è raccapricciante che somme così elevate gravino sulle spalle delle amministrazioni che sono – come sappiamo bene – sempre più in difficoltà.
SALVATORE MICILLO. Soltanto per integrare quanto già rilevato dalla collega Mannino, vorrei ribadire che abbiamo chiesto al Parlamento europeo quali fossero le discariche abusive, ottenendo risposta. Ora, però, visto che lei ci dice che erano 200 e che poi sono diventate 155, vorremmo capire se ne sono state bonificate 45, con quali costi e con quali metodi, anche per dare uno spunto in merito alle altre discariche abusive.
Sul piano dei rifiuti in Campania c'è un dibattito lunghissimo tra me e lei. Abbiamo appena assistito all'apertura del bando di gara per le ecoballe. Molte di queste andranno in Romania e in Portogallo, ma molte resteranno sul territorio perché non ci sono state offerte in merito a 3 lotti su 8 presentati dalla regione Campania. A questo punto si apre, quindi, la sfida fra voi e la regione, che ha detto di non voler costruire nuovi termovalorizzatori in Campania. Lei adesso, invece, afferma che volete attuare un'aggiunta di termovalorizzatori, per cui la Commissione non potrà richiedere il pagamento dell'integrità della penalità giornaliera. Vorrei quindi capire quale sia il confronto con la regione Campania, anche alla luce del fatto che molte delle ecoballe resteranno su quel territorio perché al momento nessuno ha fatto offerta per 3 lotti su 8. Molte aziende in cui spesso c'è la termovalorizzazione hanno, peraltro, detto di non volere quelle ecoballe. Allora, visto che ci sono aziende che già termovalorizzano i rifiuti per noi, le chiedo perché dovremmo costruire un inceneritore per quelle ecoballe che non vogliono altrove.
TINO IANNUZZI. Mi soffermo rapidamente, per la ristrettezza del tempo – molte considerazioni interessanti esigerebbero, invece, una riflessione di sistema –, Pag. 15sul problema specifico della procedura di infrazione della regione Campania.
Come sappiamo – è bene ribadirlo – stiamo parlando di osservazioni e ritardi che sono stati contestati dall'Unione europea rispetto al piano regionale dei rifiuti che risale al 2012, quindi alla precedente esperienza amministrativa della regione Campania. Ora noi siamo in campo con una nuova esperienza di governo che, su questo fronte, in pochi mesi, ha segnato iniziative di grande rilievo e di grande incidenza concreta e operativa. È stata indicata, nella relazione del ministro, la duplice iniziativa che è stata assunta sin dal 7 agosto per definire il nuovo Piano regionale dei rifiuti, a cui ha fatto seguito, nel febbraio, l'aggiornamento della procedura di VAS per poter addivenire in tempi rapidissimi, appunto, al nuovo Piano regionale dei rifiuti. Tutto questo, però, è già accompagnato da decisioni concrete che sono in campo. Infatti, alla luce del combinato disposto degli interventi del Governo con la legge di stabilità e con il decreto-legge n. 185 del 2015 e dell'iniziativa della regione, sul problema storico su cui mai nessuno aveva mosso un dito, ovvero la rimozione delle ecoballe, abbiamo una gara che è in fase molto avanzata, per la quale sono pervenute diverse offerte.
Alla luce del protocollo che è stato sancito sin dall'inizio con l'ANAC, è previsto che tutte le offerte presentate in quella sede possano essere utilizzate per la copertura della rimozione delle ecoballe in tutti i microlotti che sono stati identificati, come è stato chiarito in questi giorni, anche ufficialmente, dalla Giunta regionale. Quindi, nell'arco di qualche settimana, la gara sarà aggiudicata e potrà partire il procedimento di rimozione dei primi quantitativi di ecoballe.
Voglio anche sottolineare che la nuova legge regionale sui rifiuti è già all'esame del Consiglio regionale, in una fase avanzatissima, in un percorso di costante crescita dei livelli e del trend della raccolta differenziata.
Da questo punto di vista, nel sottolineare come la regione Campania, con il nuovo governo, è pienamente in campo nel segno della concretezza, della determinazione e anche della responsabilità nell'assumere decisioni di grande difficoltà e complessità, sino a oggi mai poste in essere, che indicano concreti punti di soluzione delle questioni che sono state sottoposte dall'Unione europea, voglio dire al ministro che non ci si può fermare a quanto il 12 febbraio la Commissione ha notificato attraverso i procedimenti formali.
Infatti, è evidente che il nuovo Piano regionale di gestione dei rifiuti, per una parte, ha già attuato la rimozione delle ecoballe. Inoltre, è in via di attuazione il finanziamento per nuovi impianti di compostaggio per la rimozione e lo smaltimento della frazione organica derivante da raccolta differenziata che aumenta. Ecco, questi sono tutti argomenti rispetto ai quali bisogna mantenere un'interlocuzione, ma anche una conflittualità e un contraddittorio con l'Unione europea.
Naturalmente, voglio anche sottolineare che, per l'esercizio eventuale del diritto di rivalsa, non si può non tener conto di quanto il nuovo governo della regione Campania sta facendo, dimostrando nei fatti, nelle decisioni e nei comportamenti, che si è voltato pagina e si assume una via di grande responsabilità e concretezza operativa, quindi non si possono far ricadere sulla comunità campana e sull'attuale amministrazione responsabilità, ritardi e inerzie che si legano agli anni passati e che, nei fatti, si è dimostrato di voler completamente rimuovere.
PIERGIORGIO CARRESCIA. Ritengo importante un approfondimento su profili sanzionatori, già sollecitato dal collega Borghi. La legge di stabilità per il 2016, in particolare al comma 813 dell'articolo 1, introduce una procedura che prevede che il Presidente del Consiglio assegni tempi congrui per provvedere.
Secondo il dossier predisposto dagli uffici della Camera, quel provvedimento interrompe gli effetti della sanzione. Ciò significa che non paga chi ha commesso l'infrazione. Nei confronti dell'Unione europea, quindi, chi paga?
Mi ricollego al problema dei rifiuti della Campania. Il decreto-legge n. 185 del 2015 Pag. 16rinvia proprio all'articolo 41-bis della legge n. 234, che disciplina il diritto di rivalsa, perché prevede che si applichi anche a quelle in corso, disponendo l'approvazione di un piano straordinario predisposto dal presidente della regione che doveva essere approvato entro 30 giorni dalla pubblicazione del decreto-legge del 25 novembre, ovvero entro Natale.
Ora, dalla documentazione che lei, signor ministro, ci ha fornito si parla soltanto di un'approvazione da parte della giunta, ma non del consiglio, che è l'organo competente. Quindi, teoricamente, saremmo in una situazione in cui il Presidente del Consiglio avrebbe potuto o dovrebbe provvedere a fissare un termine per adempiere.
Di fronte a questa incongruenza, nel momento in cui viene attuato quel procedimento e viene sospeso l'effetto della sanzione, nei confronti dell'Unione europea chi paga? La pagano tutti, cioè tutta la comunità che non è collegata a quell'infrazione? Oppure chi?
PRESIDENTE. Do la parola al ministro per una breve replica.
GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Sono d'accordo sulla proposta della Commissione di rivedere le modalità di svolgere le audizioni. Si risparmierebbe nella tempistica e si potrebbe entrare direttamente nel merito. In tal caso, riterrei opportuno venire a conoscenza preliminarmente delle tematiche che si intendano trattare.
Se i cronoprogrammi non saranno congrui – rispondo all'onorevole Mannino – il commissariamento scatta lo stesso. Non ci limitiamo, infatti, a prendere la proposta delle regioni, ma essa deve essere supportata tecnicamente e realizzabile nei tempi minori possibili. Sarà questa l'attenzione del Ministero nella valutazione dei cronoprogrammi avanzati dalle varie regioni.
Per quanto riguarda la possibilità di chiamare in causa i diretti responsabili, quindi non l'amministrazione, ma coloro che all'interno delle amministrazioni hanno procurato il danno, si tratta di una materia che non riguarda il ministero, ma la Corte dei Conti, l'Avvocatura dello Stato e il Parlamento, qualora ci fossero normative da predisporre in tale direzione.
La questione relativa ai 120.000 euro delle ecoballe rappresenta un problema vero perché la sanzione è indistinta, nel senso che non c'è una suddivisione fra il problema delle ecoballe e quello della gestione ordinaria dei rifiuti. La sanzione, descrittivamente, è per entrambi. Dopodiché, in maniera completamente anomala – infatti abbiamo già rilevato questo aspetto più volte con la Commissione – la questione viene gestita unitariamente nel momento in cui viene sanzionata. Allora, se la sanzione riguarda sia la gestione ordinaria sia le ecoballe, avrebbe dovuto essere suddivisa fra le due componenti, ma non è così. Stiamo, dunque, interloquendo con la Commissione per farci quantificare quanto è dovuto per la gestione ordinaria e quanto per le ecoballe, perché effettivamente le due cose possono avere tempi di realizzazione molto diversi.
Nella mia relazione vi sono chiarimenti anche per quanto attiene alle acque reflue e alla regione Lazio, ma sono a disposizione per qualunque altro chiarimento.
La qualità dell'aria più a rischio in Europa investe la Pianura Padana. Sappiamo, però, che questo dipende dal fatto che, morfologicamente, è quella che trattiene di più le polveri. Insomma, geograficamente, in tutta Europa, è il posto dove le polveri si fermano e si custodiscono di più. Non c'è dubbio che questo riguarda anche altre zone d'Italia. Per questo, il 30 dicembre scorso abbiamo avviato – in aggiunta al tavolo specifico che esiste già e funziona da ormai un anno per le regioni del bacino padano – un tavolo con tutte le altre aree metropolitane per portare avanti una politica sulla qualità dell'aria. Il tavolo già è stato convocato nel mese di febbraio e verrà riconvocato nel mese di marzo, con varie azioni che ho avuto modo più volte di sollecitare.
Voglio dire un'ultima cosa che mi sta particolarmente a cuore. Il tema sollevato dall'onorevole Borghi è il problema vero Pag. 17che riscontro giornalmente. Lo dico contro i miei interessi. Arrivato al Ministero dissi che non volevo mai più commissariamenti; oggi non ho più neanche il numero dei commissariamenti che ho fatto in questi due anni.
Ecco, questo è un problema perché il Ministero dell'ambiente non nasce per essere un ministero di gestione, ma ha compiti di indirizzo e di controllo. Se chiamate il Ministero dell'ambiente a fare gestione, non la sa fare, quindi deve cercare fuori le professionalità perché non le abbiamo, avendo, appunto, un altro compito. Questo porta a un disagio e a una disorganizzazione totale.
Allora, il commissariamento non può essere la soluzione dei problemi. Nei prossimi giorni vi manderò una relazione che ho predisposto con la Commissione semplificazione, nella quale si chiarisce quanto è stato fatto in questi due anni e cosa intendiamo fare.
Parte del problema si risolverà con la riforma costituzionale, ma ci dobbiamo preparare oggi a mettere in pratica quella riforma perché è una situazione pericolosa per il Paese, visto che all'inerzia delle regioni e dei comuni il ministero fa fatica a supplire, come dimostra la relazione di quest'oggi.
Inoltre, c'è un problema di semplificazione. Anche volendo operare interventi, abbiamo norme troppo complicate. So che ogni volta che faccio semplificazioni in campo ambientale, mi si attacca perché sembra che voglia abbassare il limite della tutela ambientale, ma non è così. Fare semplificazione vuol dire fare l'esatto contrario, ovvero alzare la tutela ambientale.
Nella riforma del Codice degli appalti, una parte importante sarà dedicata alla semplificazione delle bonifiche, di cui abbiamo bisogno, il che non vuole dire abbassare il livello della tutela ambientale, bensì compiere le bonifiche che oggi non riusciamo a fare.
Allora, considerato che esse non vengono eseguite perché il procedimento è troppo complicato, richiede tempi lunghi, a volte impossibile, bisogna disporre di una metodologia che, invece, permette di portarle a compimento, ovviamente tutelando l'ambiente.
In conclusione, vorrei dire all'onorevole Pili che il procedimento n. 6730 non è un'infrazione, ma un EU Pilot, che si apre automaticamente, per esempio anche leggendo i giornali italiani. Se poi, c'è un gruppo di cittadini che scrive, l’EU Pilot si apre necessariamente. Quindi, molti di essi si aprono e si chiudono automaticamente. Stiamo, però, interloquendo con la Commissione, per cui sono ottimista sulla risoluzione di questo EU Pilot in tempi brevi.
PRESIDENTE. Nel ringraziare nuovamente il ministro del contributo e nell'autorizzare la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato) della relazione scritta presentata dal ministro, dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 14.20.
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