Sulla pubblicità dei lavori:
Locatelli Pia Elda , Presidente ... 3
Audizione del presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani, ministro plenipotenziario Gian Ludovico De Martino
(ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Locatelli Pia Elda , Presidente ... 3
De Martino Gian Ludovico , Presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani ... 4
Locatelli Pia Elda , Presidente ... 8
De Martino Gian Ludovico , Presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani ... 8
Locatelli Pia Elda , Presidente ... 8
Cimbro Eleonora (PD) ... 9
Scagliusi Emanuele (M5S) ... 10
Tidei Marietta (PD) ... 11
Chaouki Khalid (PD) ... 11
Locatelli Pia Elda , Presidente ... 12
Cimbro Eleonora (PD) ... 12
Locatelli Pia Elda , Presidente ... 12
De Martino Gian Ludovico , Presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani ... 12
Locatelli Pia Elda , Presidente ... 14
Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà: SI-SEL;
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo italiani all'Estero: Misto-ALA-MAIE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera-Possibile: Misto-AL-P;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-USEI (Unione Sudamericana Emigrati Italiani): Misto-USEI.
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PIA ELDA LOCATELLI
La seduta comincia alle 8.35.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
Audizione del presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani, ministro plenipotenziario Gian Ludovico De Martino.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani, ministro plenipotenziario Gian Ludovico De Martino. Saluto, quindi, e ringrazio per la sua partecipazione alla seduta odierna il ministro De Martino, che è accompagnato, da Cristiana Carletti e Silvia Dodero, in qualità di esperte del CIDU. Siamo in attesa dell'esperta Maja Bova, che, dovendo usare mezzi pubblici, dipende dalla puntualità degli stessi, ma arriverà.
Ricordo che il ministro De Martino è già stato audito più volte da questo Comitato permanente, da ultimo nella seduta del 26 novembre 2014, sugli esiti della prima fase della Revisione periodica universale dell'Italia presso il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite.
L'audizione odierna è stata programmata nell'intento precipuo di offrire a questo Comitato un aggiornamento sugli esiti del secondo ciclo della Revisione periodica universale sull'Italia da parte del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite svoltosi nel 2014 e concluso con l'adozione da parte del medesimo Consiglio di un rapporto finale nella sessione di marzo 2015, corredato da 186 raccomandazioni.
Nella fase attuale, in coerenza con la richiesta del Consiglio dell'ONU sulla redazione di un rapporto nazionale di medio termine e dopo due anni dall'ultima revisione, il rapporto sullo stato di attuazione delle raccomandazioni accettate in ciascun ciclo di Revisione periodica universale, il CIDU è impegnato nella stesura di un testo con l'obiettivo di promuovere il processo di follow-up.
Il CIDU è, in generale, investito in chiave interdisciplinare dell'attuazione delle politiche nazionali in tema di diritti umani e svolge un'azione significativa di advocacy in supplenza di un'autorità nazionale indipendente sui diritti umani, non ancora istituita nel nostro Paese, conforme ai princìpi di Parigi, che è oggetto di progetti di legge all'esame del Senato.
Il quadro internazionale impone, in generale, un'attenzione rafforzata sulla tematica, tanto più alla luce dell'emergenza profughi in atto. In particolare – non solo, ma in particolare – proprio in queste ore le stesse Nazioni Unite stanno sollevando interrogativi sull'intesa che è stata raggiunta tra Unione europea e Turchia, perché quest'intesa pare violare i diritti umani. Magari, alla conclusione di quest'audizione potremo scambiarci qualche opinione sull'argomento.
Dicevo che il quadro internazionale pone problemi alla luce dell'emergenza profughi in atto, di quanto avviene in un Paese amico interessato all'ingresso nell'Unione europea – come dicevo, la Turchia Pag. 4– e di casi tragici sul piano umanitario, come quello di Giulio Regeni, che richiama peraltro la perdurante lacuna del nostro ordinamento rispetto al reato di tortura.
Si tratta di questioni che ci richiamano all'esercizio di una riflessione nuova, più accurata rispetto al passato, sul ruolo che il tema dei diritti umani è chiamato a giocare nella politica estera. A tale tema sarà dedicata un'iniziativa pubblica, promossa e organizzata da questo Comitato, indetta per il 7 aprile, ossia tra un mese, che verterà sul tema: «La sfida dei diritti umani nelle relazioni internazionali tra affermazioni di principio e limiti della Realpolitik». È una sfida, quella che lanciamo. Il tema è questo. A questo convegno è prevista la partecipazione in qualità di relatore anche di Guido Raimondi, presidente della Corte europea per i diritti umani.
Chiedo ora al ministro De Martino di svolgere il suo intervento, ringraziandolo anche per la copiosa documentazione che ha trasmesso a sostegno di quest'audizione. Lo ringrazio nuovamente per essere qui con noi.
GIAN LUDOVICO DE MARTINO, Presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani. Grazie, presidente. Comincerei dalla Revisione periodica universale, secondo ciclo. L'onorevole Cimbro partecipò alla presentazione del rapporto, a novembre 2014.
Come ricordava la presidente Locatelli, l'Italia ha ricevuto 186 raccomandazioni. Le raccomandazioni vertono soprattutto sull'istituzione di un organismo nazionale indipendente per la tutela e la promozione dei diritti umani, in linea con i princìpi di Parigi. Su questo abbiamo ricevuto 23 raccomandazioni. Vertono poi sulle ratifiche della Convenzione ONU sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie, della Convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone dalla sparizione forzata, del Protocollo opzionale alla Convenzione sul diritto del fanciullo e sui reclami individuali, del Protocollo opzionale al Patto internazionale per i diritti economici, sociali e culturali, della Convenzione ONU sulla riduzione dell'apolidia, sulle modifiche del Protocollo di Kampala allo Statuto di Roma e sul pieno adeguamento della legislazione interna. Vertono ancora su misure contro la discriminazione di genere e la violenza contro le donne, per la lotta al razzismo, contro l'istigazione all'odio razziale, alla xenofobia e all'islamofobia, soprattutto in politica e nello sport, anche attraverso l'incremento delle risorse e il rafforzamento dell'indipendenza dell'UNAR; sui diritti dei migranti e dei richiedenti asilo; sull'attuazione efficace della Strategia nazionale di inclusione dei Rom, Sinti e Camminanti; sui diritti LGBT; sul sovraffollamento delle carceri e sulle condizioni dei detenuti; sul contrasto al traffico di esseri umani e sulla protezione delle vittime, sull'adozione di misure positive a favore dei diritti delle persone con disabilità.
Di queste 186 raccomandazioni ne abbiamo accettate 176. Altre 10 non si possono più respingere. Le raccomandazioni, infatti, non si possono più respingere. La nuova terminologia è che se ne può prendere nota. Pertanto, di 10 abbiamo preso nota. Esse riguardano, in particolare, la Convenzione ONU sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie, in quanto la nostra legislazione non opera una distinzione sotto il profilo dei diritti fra chi è immigrato in Italia e chi è già in Italia. Applichiamo tutte le Convenzioni dell'ILO, il che è in linea anche con altri Paesi europei. Non c’è, dunque, necessità di aderire a questa Convenzione. Abbiamo anche noted le raccomandazioni in tema di punizioni corporali – un tema ricorrente, che viene sempre riproposto – che in Italia sono state abolite e sono sanzionate penalmente dagli anni Venti. Questo nei confronti dei bambini.
Abbiamo preso nota anche di una raccomandazione che riguardava il refoulement, che si riferiva però a fatti precedenti di 7-8 anni. Si tratta di episodi accaduti molto tempo fa, che erano stati ripresentati Pag. 5come se si trattasse di ieri. Questo era il risultato di un «copia/incolla» che era stato fatto.
Nel frattempo, per dare un'idea di quello che già è successo, abbiamo ratificato il Protocollo opzionale della Convenzione sui diritti del fanciullo e sui reclami individuali e anche la Convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone dalla sparizione forzata. Questi sono alcuni dei passi in avanti che si sono registrati.
Sui diritti LGBT, in merito ai quali avevamo accettato varie raccomandazioni sulle unioni civili e tra persone dello stesso sesso, ci sono stati degli sviluppi proprio in queste settimane.
Dopo la riunione del marzo 2015, quando si concluse la revisione del secondo ciclo dell'Italia, abbiamo subito istituito un gruppo di lavoro e stiamo monitorando con i vari dicasteri ed enti competenti l'andamento dell'attuazione delle raccomandazioni che abbiamo accettato, proprio in vista della revisione di mezzo termine, che dovremo presentare nel 2017.
Anche sull'apolidia, proprio con la legge 29 settembre 2015, n. 162 abbiamo ratificato la Convenzione. È in corso l'adozione di misure per la semplificazione del procedimento amministrativo per il superamento pratico dei casi di apolidia ed è stato presentato un disegno di legge al Senato proprio il 26 novembre scorso.
Sulle modifiche di Kampala allo Statuto di Roma della Corte penale internazionale c’è un disegno di legge al Senato, di cui ancora non è iniziato l'esame.
Per quanto riguarda il Protocollo addizionale alla Convenzione sulla criminalità informatica, abbiamo accettato la raccomandazione ed è stato presentato un disegno di legge di ratifica e di esecuzione che dovrebbe essere iscritto all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri.
Per quanto riguarda l'istituzione di una Commissione nazionale indipendente, ci sono vari progetti attualmente in esame al Senato. Come CIDU, come Comitato interministeriale per i diritti umani, abbiamo istituito un gruppo di lavoro che nel 2014-2015 ha trattato la questione anche insieme a rappresentanti della società civile ed esperti. Allo stato attuale – riferisco alcuni dati che possono essere di interesse, ma che credo abbiate già distribuito – sono 111 i Paesi che hanno già istituito una Commissione nazionale indipendente, 72 di status A, 29 di status B. Poi ce ne sono 10 che non hanno alcuno status, quindi C. Lo status A, B o C viene attribuito a seconda del livello di ottemperanza ai princìpi di Parigi: A è l'ottemperanza piena, B l'ottemperanza parziale e C la non ottemperanza.
Ovviamente, abbiamo fatto presente nel nostro gruppo di lavoro l'esigenza che si arrivi a una soluzione che consenta di ottenere lo status A per un'eventuale istituzione nazionale indipendente. Abbiamo avuto vari contatti, come Comitato interministeriale per i diritti umani, con l'organismo a Ginevra che segue questa materia. I princìpi di Parigi richiedono che un'istituzione sia effettivamente indipendente, sia sotto il profilo della dotazione finanziaria sia sotto quello della provenienza del personale destinato all'istituzione stessa. Ci sono anche delle esigenze di accorgimenti per evitare che un organismo possa essere o possa sentirsi soggetto a eventuali condizionamenti. Ad esempio, quello che non viene considerato compatibile con il pieno rispetto dei princìpi di Parigi è l'eventuale rieleggibilità alla carica di membro di una Commissione nazionale indipendente. Sotto il profilo finanziario, dovrebbe trattarsi, sempre secondo i princìpi di Parigi, di un organismo che abbia completa autonomia finanziaria e soprattutto che possa contare su una dotazione finanziaria stabile, non soggetta a eventuali tagli o revisioni.
Le persone che ne fanno parte, sia i commissari sia la struttura amministrativa, il segretariato di una Commissione nazionale indipendente, non possono essere persone che abbiano incarichi nell'amministrazione pubblica. Non è ipotizzabile, sempre nella prospettiva di uno status A, avere persone che siano distaccate Pag. 6da altri enti, in comando. Devono essere persone che dipendono solo dalla Commissione.
Per quanto riguarda la composizione della Commissione, l'esperienza finora ha dimostrato come la funzionalità di un organismo venga al meglio assicurata se si hanno tra i cinque e i sette membri di una Commissione, senza andare su numeri più elevati.
Una Commissione deve essere onnicomprensiva, ovvero coprire tutti i diritti. Deve avere anche una ramificazione sul territorio, in modo che ci sia un accesso dei cittadini a livello locale. Pertanto, deve prevedere degli sportelli – possiamo definirli così – localmente. Qui si pone anche il problema del coordinamento con le varie forme di garanzia già esistenti a livello locale, come i garanti regionali in alcuni comuni, che già esplicano la loro attività.
Per quanto riguarda la nomina dei membri della Commissione, la soluzione che ci è stata presentata a Ginevra come quella migliore secondo i princìpi di Parigi è una sorta di open call, ossia di un bando aperto alla cittadinanza, in cui chi ha i requisiti, o ritiene di averli, può presentare la domanda per essere messo nella lista dei possibili candidati. Seguirebbe una prima operazione di valutazione e scrematura delle candidature pervenute, per poi arrivare a una prima short list di candidati che andrebbero auditi, per arrivare a una lista più ristretta di qualche decina, o anche meno, di persone, sulle quali chi deve operare la scelta potrebbe esprimersi. Questo per assicurare che ci sia la più vasta e ampia rappresentatività possibile. Questi sono gli elementi che abbiamo acquisito a Ginevra. Con riferimento questo punto, ossia alla Commissione nazionale indipendente, come sapete, sono molti anni che abbiamo assunto questo impegno. L'abbiamo reiterato varie volte ed effettivamente costituisce, anche agli occhi dei rappresentanti che vengono qui in Italia, sia nell'ambito del sistema Nazioni Unite sia nell'ambito del sistema Consiglio d'Europa ed Unione europea, un problema che viene costantemente evocato.
Passando ad altri temi che abbiamo, in questo momento, come CIDU, e su cui volevo attirare la vostra attenzione, stiamo per avviare la redazione del nuovo Piano d'azione nazionale in attuazione della Risoluzione n. 1325 (del 2000) del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, su donne, pace e sicurezza. L'Italia è stato uno dei primi Paesi che hanno adottato già nel dicembre 2010 un Piano d'azione nazionale di durata triennale. Nel 2014 abbiamo adottato il Piano d'azione nazionale per il 2014-2016, che è il secondo. Proprio oggi, tra un'ora o un'ora e mezza, avremo la prima riunione del gruppo di lavoro per predisporre il nuovo Piano.
Nel Piano attuale ci siamo focalizzati sulla valorizzazione della presenza delle donne nelle Forze armate nazionali e negli organi di Polizia statale e sull'esigenza di rafforzarne il ruolo negli organi decisionali delle missioni di pace.
Un altro tema che abbiamo sottolineato è l'urgenza di promuovere l'inclusione della prospettiva di genere nelle operazioni di stabilizzazione e sostegno alla pace e di introdurre sempre su scala più ampia la formazione per il personale che partecipa alle missioni di pace sui differenti aspetti della Risoluzione, nonché di soffermarsi in particolare sulle esigenze di protezione dei diritti delle donne, dei fanciulli e delle fasce più deboli della popolazione in fuga dai teatri di guerra o presenti nelle aree di post conflitto, di rafforzare il ruolo delle donne nei processi di pace e in tutti i processi decisionali e di stimolare la partecipazione della società civile all'attuazione della Risoluzione. Anche su questo argomento nel 2014 organizzammo una Conferenza internazionale a Roma, in cui abbiamo illustrato alcune delle best practice italiane in questo settore.
Abbiamo anche istituito, come misura pratica, un registro degli esperti italiani in materia di Risoluzione n. 1325, in modo che questo patrimonio di risorse umane possa essere condiviso all'interno e anche Pag. 7verso l'esterno. Questo è un tema che senz'altro riprenderemo anche nel nuovo Piano, perché debbo dire che abbiamo avuto poco riscontro su questo punto.
Nell'attività che ci accingiamo a intraprendere per il nuovo Piano acquisiremo i dati dagli enti competenti, soprattutto dal Ministero della difesa per le missioni di pace, ma avvieremo anche di nuovo un gruppo di lavoro con le ONG per sentire da loro quali sono i risultati delle azioni che hanno condotto in questi due anni. Questo al fine di tracciare un bilancio, individuare eventuali criticità che sono state riscontrate nelle loro attività e, quindi, proporre soluzioni, vedere dove intervenire e capire quali sono le attività e i settori sui quali si ritiene utile concentrare la nostra attenzione.
Credo che attribuiremo un particolare rilievo al tema, associato a donne, pace, sicurezza e migrazioni, perché l'interconnessione è strettissima ed è il tema di maggiore attualità. Contiamo di riuscire a portare a termine questo Piano, in una prima bozza, entro la fine dell'estate, se non prima, come lavoro.
Abbiamo avviato anche l'elaborazione di un Piano nazionale d'azione su impresa e diritti umani. Anche su questo abbiamo un gruppo di lavoro istituzionale che sta operando dal 2015. Stiamo elaborando questo Piano in linea con i princìpi guida su imprese e diritti umani che vennero approvati dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite nel 2011, i cosiddetti princìpi di Ruggie. Prendono il nome dal professor Ruggie, che era il consigliere speciale per l'impresa e i diritti umani di Kofi Annan quando quest'ultimo era Segretario Generale dell'ONU. Ruggie elaborò un documento e una guida, elencando una serie di princìpi.
Abbiamo già sentito le amministrazioni, la parte istituzionale. Abbiamo avviato recentemente la consultazione con l'industria. Abbiamo sentito anche alcuni rappresentanti della società civile e stiamo per avviare un gruppo di lavoro specificatamente riservato a loro, nonché le organizzazioni sindacali.
Il Piano si focalizzerà su due aspetti. Uno è quello relativo all'attività economica all'estero e al rispetto dei diritti umani da parte delle nostre imprese, nella loro proiezione esterna. L'altro è dedicato al rispetto dei diritti umani in relazione alle attività economiche e imprenditoriali sul territorio nazionale. Quest'ultimo aspetto l'avevamo già affrontato in un seminario che abbiamo organizzato al Senato nel dicembre dello scorso anno, che era dedicato al tema «Migrazioni e nuove forme di accesso al mercato del lavoro nell'Unione europea». In quella sede ci eravamo soffermati soprattutto sui problemi dell'agricoltura in Italia.
Il Piano è un'operazione molto complessa, considerato anche il numero elevato di soggetti che riteniamo debbano essere sentiti su questo argomento, e anche la materia è molto complessa. Speriamo di riuscire entro i prossimi due mesi ad arrivare a una bozza consolidata di misure da proporsi.
Il Piano, come ormai tutti i Piani d'azione nazionali secondo le nuove linee guida delle Nazioni Unite, deve essere contenuto. Può essere al massimo di 20 pagine, circa 19 mila parole. Bisogna fare degli sforzi di sintesi notevolissimi. Molto spesso si tratta di questioni complicate che è difficile spiegare in poche parole, ma è uno sforzo che dobbiamo fare ed è anche importante che, trattandosi di un Piano d'azione nazionale, come anche il nuovo Piano d'azione sulla Risoluzione n. 1325, comprenda una serie di misure, che siano anche limitate. È meglio un Piano con 10-15 misure che sappiamo di poter realizzare nell'arco di tre anni di un Piano in cui c’è tutto il possibile, ma che non rappresenta un obiettivo realistico. Stiamo cercando anche di condensare tutto il materiale che abbiamo ricevuto, per individuare ciò che veramente si può fare per aiutare e promuovere ulteriormente il rispetto dei diritti umani in questo settore.
Per darvi un'idea dell'impostazione che vogliamo utilizzare, il punto introduttivo che stiamo sviluppando per spiegare lo sfondo sul quale il Piano interviene Pag. 8è che i diritti umani possono essere – anzi debbono essere – un fattore di correzione delle distorsioni del mercato internazionale, nel senso che il pieno rispetto dei diritti umani porta anche all'eliminazione di quelle forme di concorrenza sleale con cui si confronta la nostra imprenditoria. Le nostre imprese infatti hanno una loro cultura aziendale. L'abbiamo riscontrato anche nelle consultazioni che abbiamo avuto finora con rappresentanze di categoria, anche a livello di piccole e medie imprese. C’è una consapevolezza di queste problematiche. Comunque, ci si attiene alla legislazione italiana, in Italia, e anche all'estero abbiamo una nostra cultura giuridica che ci ispira. Quando ci troviamo, invece, confrontati con una concorrenza che non rispetta questi princìpi, è chiaro che si rischia di andare fuori mercato.
Sul lato interno, invece, abbiamo il problema, anche qui, di una distorsione del mercato, con una serie di ricadute negative sull'insieme del sistema Paese, che dipende dalla mancata osservanza della normativa vigente in materia di lavoro, in tutte le sue ramificazioni. Abbiamo, quindi, un problema esterno e anche un problema interno. Il rispetto dei diritti umani diventa, dunque, anche l'elemento che assicura una crescita equilibrata, nel rispetto di princìpi che, ove venissero rispettati da tutti, si tradurrebbero anche in un consolidamento dei livelli di benessere che abbiamo conseguito in questo Paese.
Una volta che avremo preparato questa bozza, senz'altro la condivideremo con voi e la metteremo anche online, in modo da avere indicazioni da parte della cittadinanza su eventuali suggerimenti e idee che possono essere recepiti.
PRESIDENTE. Dovrei invitarla a sintetizzare un po’. Se ha ancora qualcosa da dire, può farlo.
GIAN LUDOVICO DE MARTINO, Presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani. Questi sono i temi principali in questo momento. Potrei brevemente parlare di alcune attività di outreach che abbiamo in programma. Avremo un convegno sul diritto all'acqua il 5 aprile. Senz'altro, presto vi arriverà un save the date.
Poi abbiamo un convegno, a Milano, su impresa e diritti umani, per continuare anche il discorso che abbiamo avviato l'anno scorso sul tema agricolo, ma questo più sul manifatturiero e sui servizi. Questo convegno si svolgerà a Milano il 9 maggio. Quello dell'acqua si terrà a Roma, presso il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Queste sono le attività di outreach che abbiamo previsto. Probabilmente rifaremo anche un evento sulla libertà di pensiero, coscienza e religione, in continuità con quello che abbiamo organizzato a Treviso l'anno scorso. Anche questo dovrebbe svolgersi a Treviso.
Queste sono le principali attività. Mi scusi, presidente, per la lunghezza. Sono andato oltre i limiti delle 19 mila parole di cui parlavo prima.
PRESIDENTE. La ringraziamo, invece, per la ricchezza della sua relazione, che ha messo tantissima carne al fuoco. In due minuti sintetizzo e poi do la parola ai colleghi.
Ovviamente non rifaccio la relazione, ma è molto interessante il fatto che stiamo lavorando su 186 raccomandazioni. Di dieci abbiamo preso nota, nel senso che non ce le meritiamo – diciamo così – mentre le altre sono raccomandazioni che assolutamente dobbiamo prendere in considerazione, anche se alcune di queste hanno già visto l'avvio di iniziative, come quelle che si riferiscono alla comunità LGBT, con il disegno di legge sulle unioni civili arrivato alla Camera, e altre. Alcune le abbiamo già risolte, come la ratifica del Protocollo opzionale per i diritti del fanciullo. Questo numero, quindi, chiaramente va ridotto.
Tuttavia – giustamente il ministro De Martino gli ha dedicato tanta attenzione – rimane aperto il tema importante dell'istituzione della Commissione, o dell'Autorità indipendente – chiamiamola come Pag. 9vogliamo – per il rispetto dei diritti umani. Siamo molto contenti che ci sia già un gruppo di lavoro che ci sta lavorando, ma c’è una disponibilità anche al nostro interno a lavorare su questo argomento. Non più tardi di ieri, in particolare la collega Cimbro si è offerta di focalizzare la sua attenzione, all'interno della sua attività sul tema dei diritti umani, proprio su questa tematica specifica.
A noi piacerebbe davvero approvare una proposta di legge per la costituzione di questa Autorità e ci piacerebbe molto che questa Autorità potesse, una volta costituita, godere dello status A. Tuttavia, non ci nascondiamo le difficoltà: i requisiti all'essere conforme ai princìpi di Parigi richiedono una volontà politica chiara e decisa, perché ciò comporta sicuramente un impegno di spesa consistente. Sappiamo bene infatti che, se anche non mettiamo le censure o non condizioniamo dal punto di vista teorico i componenti di un'autorità, basta tagliare i fondi e l'autorità rimane assolutamente impossibilitata a operare.
Avremmo, quindi, questo obiettivo. Siamo a disposizione per lavorare e mi piacerebbe molto – non so se ce la faremo, ma questo è il nostro obiettivo – arrivare alla fine di questa legislatura con l'Autorità approvata, un grande lavoro.
Un altro tema sul quale il ministro De Martino si è soffermato un po’ più lungo è un tema che chiaramente ci è molto caro, ed è il tema che si riferisce a donne, pace e sicurezza, alla Risoluzione n. 1325 – e a tutte le altre a seguire – dell'ONU. Io ho sempre la sensazione che stiamo facendo troppo poco, ma si deve anche avere oggettivamente una capacità di misurarsi in un contesto. L'Italia, di fatto, non performa male su questo argomento rispetto agli altri Paesi. Il problema è che gli altri Paesi performano malissimo, dal mio punto di vista. Siamo uno dei pochi Paesi che hanno fatto il primo Piano e il secondo Piano e che si stanno apprestando a predisporre il terzo Piano, perché così manteniamo il ritmo e l'attenzione sul tema. Tuttavia, se pensiamo che la presenza delle donne dentro missioni internazionali è pari all'8 per cento, a me pare una presenza inadeguata. Se si fa una classifica per presenze femminili dentro questo mondo, ancora una volta l'Italia non performa male. C’è ancora molto da fare, però, e vedo che la società civile è attenta a questi temi. È per questo, ministro De Martino, che sono molto sorpresa e stupita che il registro degli esperti e delle esperte per la Risoluzione n. 1325 sia rimasto quasi vuoto. Credo che dobbiamo essere anche noi – forse è una difficoltà di comunicazione, non lo so – a sollecitare le tante donne che sono anche qui a Roma, come coloro che non più tardi dell'altra settimana sono venute a proporre e a presentare un libro sugli stupri di guerra e violenze di genere. Non so se le persone che hanno lavorato a questo libro, e che sono venute qui per essere audite, si siano messe in collegamento per essere incluse in questo registro. Ci impegniamo a stabilire questo ponte.
L'ultima azione molto interessante è quella che si riferisce al Piano nazionale d'azione su imprese e diritti umani. È un approccio nuovo e molto interessante, che va proprio nella direzione del coinvolgimento di attori e soggetti diversi nella promozione dei diritti umani. Non si pensa mai che le imprese abbiano un grandissimo ruolo, ma ce l'hanno. Ce l'hanno, fosse anche solo per evitare la distorsione della concorrenza. A noi interessa di più la promozione e la protezione dei diritti umani, ma anche questo è contribuire alla costruzione di un mondo in cui i diritti umani sono promossi e protetti.
Mi fermo e do la parola ai colleghi deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
ELEONORA CIMBRO. Grazie, presidente. Ringrazio anch'io il ministro De Martino per questa esaustiva presentazione rispetto al tema dei diritti umani. Ho ripreso casualmente su questo libro degli appunti la Conferenza sui diritti umani che si è svolta il 22 luglio dell'anno Pag. 10scorso presso la Farnesina, proprio perché credo che uno dei temi fondamentali – lo ritiene anche la presidente, che mi ha preceduto con il suo intervento – sia quello dell'istituzione dell'Autorità indipendente per i diritti umani. Già allora era stata avviata una discussione, ampia, che aveva visto il coinvolgimento di massimi esperti, nonché dei due presidenti dei due organi che si occupano del tema dei diritti umani di Camera e Senato. Credo che, a distanza di quasi un anno (mancano pochi mesi a luglio), bisognerebbe fare un po’ il punto della situazione. Già da allora erano emersi gli aspetti critici e le potenzialità. Era stato previsto anche un percorso da avviarsi tra Camera e Senato. A me risulta che ci sia il disegno di legge a prima firma del senatore Manconi, di cui volevo sapere, da lei, a che punto siamo rispetto alla discussione in Senato. Esiste anche la proposta di legge dei colleghi Nicoletti e Marazziti qui alla Camera. Da questo punto di vista, il Parlamento ha sicuramente dato dei segnali importanti. Proprio in quel consesso si era deciso di mettere insieme tutti i progetti di legge e, quindi, di arrivare a un unico testo e magari di coinvolgere il Governo per far partire un'iniziativa anche di tipo governativo. La stessa Bonino aveva sottolineato come l'indipendenza e la sostenibilità fossero i due punti cruciali su cui avrebbe dovuto poi concentrarsi l'attenzione della discussione parlamentare e anche del Governo.
Sulla sostenibilità si diceva che l'elemento dei finanziamenti è un elemento fondamentale. Proprio perché la Bonino, con questa provocazione, diceva che non si deve parlare di diritti umani, ma di diritti civili, spero che i finanziamenti non arrivino semplicemente dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Bisogna davvero predisporre un percorso, anche per garantire la sostenibilità, che tenga conto dell'ampiezza del tema che andiamo ad affrontare. Volevo sapere da lei qual è lo stato della situazione e come possiamo davvero, con un contributo effettivo, lavorare insieme per il raggiungimento di quest'obiettivo. Se riuscissimo davvero a chiuderlo entro la fine di questa legislatura, sarebbe un obiettivo fondamentale.
Aggiungo due parole sul tema dell'acqua. Non so se per l'organizzazione di questo convegno ha avuto contatti con Rosario Lembo, che conosco bene, ma mi permetto di dire che proprio ieri è stata avviata la discussione in Commissione ambiente sulla proposta di legge atto Camera n. 2212, che di fatto toglie, con emendamenti purtroppo presentati anche dal Partito Democratico – ahimè – e dal presidente della Commissione, l'acqua dall'alveo dei diritti umani. Personalmente sono assolutamente contraria a questa mossa politica e devo capire qual è la ratio che ha spinto a presentare questi emendamenti. Davvero bisogna intervenire. Se quella proposta di legge arriva così come pare che dovrà essere emendata, non centriamo assolutamente l'obiettivo, che è appunto quello di dichiarare l'acqua un bene comune e di inserirlo nell'alveo appunto di un diritto dell'umanità. Vorrei capire qual è il vostro punto di vista in merito e, anche qui, come possiamo intervenire perché non si intraprenda questa strada, che credo si discosti moltissimo dal motivo iniziale per cui è nata questa proposta di legge. Grazie.
EMANUELE SCAGLIUSI. Ringrazio anch'io il presidente De Martino per la relazione accurata che ha svolto sul tema dei diritti umani. Anch'io mi volevo focalizzare sulla proposta di Autorità indipendente. Ero vicepresidente di questo Comitato fino a qualche mese fa, e questa era una priorità da inizio legislatura. L'Italia è ormai in ritardo da più di vent'anni, ma sembra non essere cambiato molto. Lei parlava, presidente Locatelli, proprio di volontà politica. A questo punto, non so se ci sia veramente una volontà politica di portare avanti quest'Autorità. Penso che sarebbe utile dal punto di vista del Comitato interministeriale fornire delle valutazioni oggettive sulle proposte di legge presentate. Ricordo che, oltre a quelle di Manconi e Pag. 11Marazziti, ci sono anche le proposte di legge Scagliusi e Chaouki qui alla Camera e Morra al Senato.
Sarebbe utile alla discussione avere una valutazione in base ai princìpi di Parigi, anche perché alcune delle proposte prevedono una figura monocratica, e altre più componenti, altre sono meno indipendenti, e altre più indipendenti. In rapporto alla valutazione dei costi, per quello che ho potuto vedere, forse non in modo esaustivo, sono analoghe. Usano le stesse risorse economiche, ma abbiamo proposte con più componenti e altre con meno. Speriamo che si riesca a fare entro questa legislatura l'istituzione di questa Commissione e che sia di qualità maggiore in rapporto alle risorse che verranno utilizzate.
Supporto anch'io l’alert lanciato dalla collega che è intervenuta in precedenza sull'acqua. Ricordiamo che il tema dell'acqua come bene comune è un tema che è stato sottoposto anche a referendum. Si tratta di un referendum che ha visto la popolazione coinvolta e che, quindi, deve essere rispettato anche in tutte le sedi istituzionali. Grazie.
MARIETTA TIDEI. Intanto ci tengo anch'io ad associarmi ai ringraziamenti al ministro De Martino anche proprio per l'esaustività della sua relazione. Abbiamo visto che i temi sono tanti.
Chiaramente, come tutti i colleghi, mi auguro che si arrivi al più presto all'istituzione di questa Commissione indipendente per la tutela dei diritti umani. Credo che probabilmente dovremmo raccordarci un po’ di più con il Senato, perché il fatto che non vada avanti – non so quale sia il problema – è sicuramente un vulnus che assolutamente dobbiamo superare.
Sono rimasta particolarmente colpita dal lavoro che si fa con le imprese, come la presidente Locatelli, perché credo che sia un approccio nuovo, ma assolutamente positivo. Noi tutti sappiamo – l'abbiamo visto negli anni passati – che cosa significhi. Abbiamo visto rappresentato, per esempio, il lavoro degli immigrati nell'edilizia e quante violazioni ci sono state in quel settore, per non parlare del lavoro agricolo. Se leggiamo i dati sul caporalato, ci fanno rabbrividire. In questo contesto credo, onestamente, che anche i sindacati stiano svolgendo un ruolo positivo. Basta vedere anche le rappresentanze locali. Ci sono sportelli per gli immigrati. Credo che un po’ di consapevolezza sia maturata anche da quella parte e che questo sia assolutamente un tema positivo.
Chiaramente non entro nel merito di tutte le altre questioni. Credo, però, che dovremmo raccordarci. La presidente Locatelli in questo è bravissima. Per esempio, voglio ricordare che sulla ratifica della Convenzione per la protezione delle persone dalla sparizione forzata il Parlamento, e questa Camera in particolare, hanno lavorato molto. Ci avevamo lavorato sia con proposte di legge, anche parlamentari, sia con numerose sollecitazioni al Governo, che poi ha portato il disegno di legge di ratifica in Aula. Così come la collega Cimbro, do la mia disponibilità massima, non solo su questo tema, ma in generale su questi aspetti.
Mi piacerebbe fare una domanda, anche se esula un po’ dal contesto. Abbiamo visto che un po’ di giorni fa la CEDU ha condannato l'Italia in relazione al caso del rapimento e della detenzione illegale di Abu Omar. Al di là del fatto che ripropone con forza il tema della tortura e dell'approvazione della legge sulla tortura, mi piacerebbe avere una sua idea anche su quella che è una battaglia radicale da tanto tempo, quella relativa al diritto alla verità e alla conoscenza. Mi riferisco al fatto che i cittadini debbano conoscere in che modo e perché gli Stati prendano, a tutti i livelli, decisioni che sono determinanti e che incidono fortemente sui diritti umani e sulle libertà civili.
Mi fermo qui, perché i temi sarebbero tanti.
KHALID CHAOUKI. Volevo affrontare solo tre punti. Il primo riguarda il tema della Commissione. Credo che la volontà ci sia. Il problema è, ovviamente, anche una Pag. 12questione di priorità dei lavori parlamentari, che è una questione che spetta innanzitutto a noi. Non per giustificare nessuno, ma dovremmo anche porci a livello di lavori di Commissione e vedere, anche con i colleghi del Senato, di provare a unificare gli sforzi per arrivare a una soluzione, scansando anche gli equivoci rispetto agli alibi che si usano spesse volte per bloccare questo lavoro: è il solito carrozzone, serviranno tanti soldi e via discorrendo. Mi chiedevo se, proprio per eliminare questi alibi ed accelerare di più il lavoro, ci fosse una proposta light, una proposta più snella, che può essere anche non perfetta, ma che può sicuramente accelerare la nostra discussione. Su questo tema ho percepito – ve lo chiedo – rispetto al mondo delle ONG l'idea di conciliare il board ristretto che lei proponeva e il tema di ascolto e di coinvolgimento del mondo dell'associazionismo. Qual è l'equilibrio che vi siete proposti, anche nelle vostre riflessioni ?
Il secondo punto è il tema del rapporto con l'UNAR. I due soggetti sono complementari o uno sostituirebbe l'altro ? Questo è un altro elemento su cui volevo chiedere la vostra opinione e, in generale, valutare anche in altri Paesi che cosa si è fatto, se ci sono delle ipotesi o se si sono trovate delle soluzioni anche rispetto al tema di conciliare insieme due soggetti che, ovviamente, hanno funzioni diverse, ma che per adesso sembra svolgano ruoli più o meno simili.
Il punto successivo riguarda il tema hate speech, antisemitismo e islamofobia. Rispetto a questo ci sono dei lavori prodotti, ci sono delle linee e qual è, dal vostro punto di vista, la situazione italiana ?
L'ultimo punto riguarda l'agricoltura. Adesso c’è stato un decreto importante rispetto alla lotta contro il caporalato. Si parla molto anche di fare una sorta di etichetta di qualità per le imprese virtuose, a partire dal tema del rispetto dei diritti dei lavoratori. Vorrei sapere se siete in contatto anche con il Ministero all'agricoltura o se, per caso, anche qui potremmo provare a costruire un lavoro comune.
PRESIDENTE. La collega Cimbro chiede di intervenire nuovamente. Prego.
ELEONORA CIMBRO. Mi scuso, ma mi sono dimenticata una cosa. Proprio sul tema del cibo e dell'acqua come diritti umani fondamentali da garantire anche qui in Italia abbiamo avviato, come Partito Democratico – in particolare è stata presentata una proposta di legge – un iter per prevedere il diritto al cibo e all'acqua in Costituzione. Questo – ve lo diciamo come informazione – è un lavoro molto importante da farsi. Adesso si stava pensando di intraprendere due strade, quella della modifica costituzionale, che è un po’ più difficile, visto che stiamo già cambiando un po’ di cose della Costituzione, e quella della proposta di legge. Su questo tema sicuramente chiediamo anche la vostra collaborazione e il vostro coinvolgimento, perché è un tema centrale. Grazie.
PRESIDENTE. Invito il ministro De Martino a intervenire in sede di replica. Le concediamo, ahimè, solo cinque minuti. Ha visto, però, che ci sono molti temi interessanti e molto interesse da parte dei commissari e delle commissarie su questo argomento.
GIAN LUDOVICO DE MARTINO, Presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani. Cominciamo dalla fine. Quanto all'agricoltura, senz'altro il Ministero dell'agricoltura è uno degli interlocutori del nostro gruppo di lavoro. Il problema del caporalato e delle misure per prevenirlo oppure per stimolare comportamenti virtuosi sono tra le misure che prevediamo anche nel Piano d'azione.
Sul problema dell'acqua, evocato da ultimo dall'onorevole Cimbro, l'evento che stiamo organizzando a Roma per il 5 aprile lo facciamo insieme a Lembo. L'evento stesso è mirato a dare un'idea dell'evoluzione del quadro internazionale, Pag. 13di quella che a livello costituzionale interno è la situazione in Italia e in una serie di altri Paesi, e a stimolare un dibattito, tant’è che il titolo è «Verso un diritto umano all'acqua ?» Ci poniamo appunto l'interrogativo se si vada verso un diritto umano all'acqua. Questa è la chiave che diamo all'evento, anche con una sezione che sarà dedicata a quello che l'Italia fa in pratica nel campo della cooperazione internazionale, a che cosa facciamo, nelle nostre azioni di cooperazione, per garantire l'accesso all'acqua. Esamineremo la problematica sotto il profilo del diritto internazionale, del diritto interno e delle attività concrete, e poi vedremo l'esito di questo dibattito, che vuole essere un momento di stimolo. Avremo europarlamentari, probabilmente anche un rapporteur del Consiglio per i diritti umani sull'acqua e una serie di esperti, di costituzionalisti e internazionalisti.
Certamente questo si collega al problema del diritto al cibo e della riforma costituzionale. Come CIDU, entriamo in gioco quando si tratta di attuare in Italia impegni assunti a livello internazionale. In questa fase stimoliamo un dibattito, ma l'impegno a livello internazionale è un percorso ancora in atto. Cerchiamo di dare un contributo in questo senso. Non possiamo portare le soluzioni noi. Non sarebbe nel nostro ambito di competenze.
Per quanto riguarda il problema della Commissione nazionale indipendente, senz'altro esiste una varietà. Credo che in tutto siano sette, tra Camera e Senato, i vari disegni di legge e le proposte in merito. Quello citato al Senato non è ancora stato discusso, ma ne è prevista la discussione. Come CIDU, non ci è mai successo prima, ma, se venissimo richiesti di preparare un parere su quello che dovrebbe essere il modello ideale di Commissione, di organismo nazionale indipendente, lo prepareremmo. Ci vorrebbe, però, una richiesta da parte vostra e poi, sulla base del grande materiale che abbiamo, potremmo preparare un parere con la soluzione ottimale – anche se a volte si dice che il meglio è nemico del bene come parametro a cui uno dovrebbe guardare – in cui verrebbe anche affrontato il problema di cosa succede. Anche lo status B andrebbe bene. C’è però il problema, che è stato prima evocato, degli organismi già esistenti. È l'arte del possibile, senz'altro. C’è, però, un problema di sovrapposizioni di competenze. Quando si parlava prima di discriminazione, abbiamo l'Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (OSCAD) che si occupa di questo. Come CIDU e come Italia, abbiamo sostenuto la creazione di un gruppo di lavoro sui crimini di odio a livello europeo, in cui siamo presenti, che sta lavorando su questo tema, con l'OSCAD che vi partecipa.
Quanto al diritto alla verità, questo è un tema che dovrà essere considerato nel primo rapporto nazionale periodico che dobbiamo presentare relativo alla Convenzione sulle sparizioni forzate. L'abbiamo ratificata e adesso dobbiamo preparare un rapporto. Anche su queste istanze prenderemo in considerazione ciò che viene detto dalla società civile e dalle organizzazioni non governative, oltre, naturalmente, tutti gli input che possono pervenire anche dal Parlamento. Quello è il momento e la sede in cui possiamo recepire queste istanze e sollevare il problema, perché c’è effettivamente un problema di equilibrio – diciamo così – tra il diritto a sapere e dei limiti che vengono posti per altre esigenze. È un tema sul quale si lavora anche a livello europeo.
Per quanto riguarda la questione donne, pace e sicurezza che ha evocato la presidente Locatelli, è poco conosciuta l'attività che svolgiamo. I singoli soggetti sanno benissimo quello che fanno, ma abbiamo notato addirittura una difficoltà, mettendoli tutti insieme – oggi, tra poco, riprenderò con loro il discorso – per cui chi fa progetti ha del materiale, ma chi ha del materiale dovrebbe condividerlo, in modo che si possa anche produrre qualcosa per farlo conoscere. Pensiamo a qualcosa di vivace, di mediatico. Abbiamo in mente proprio di commissionare un brevissimo cortometraggio che faccia vedere Pag. 14le nostre attività sul terreno, qualcosa che si possa spendere per la pubblica opinione, ma anche che possa servire. Poiché siamo uno dei pochi Paesi che hanno fatto il Piano, e l'abbiamo fatto già due volte, il nostro è un esempio per tanti Paesi, anche europei, che ancora non ce l'hanno. Avere del materiale che sia efficace sarebbe molto utile.
PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro De Martino per questa interessante audizione. Ringrazio le esperte che lo accompagnano nel lavoro. Ringrazio i colleghi e le colleghe che sono intervenuti. Salutiamo il ministro e le esperte. Grazie e alla prossima forma di collaborazione. Buona giornata.
Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 9.40.