Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconti stenografici delle audizioni

Vai all'elenco delle sedute >>

XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, di identificazione ed espulsione, nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti e sulle risorse pubbliche impegnate

Resoconto stenografico



Seduta antimeridiana n. 45 di Martedì 10 maggio 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Patriarca Edoardo , Presidente ... 3 

Audizione della dottoressa Stefania Congia, dirigente della Divisione IV della Direzione generale dell'immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali:
Patriarca Edoardo , Presidente ... 3 ,
Congia Stefania , Direzione generale dell'immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali ... 3 ,
Patriarca Edoardo , Presidente ... 8 ,
Rondini Marco (LNA)  ... 8 ,
Carnevali Elena (PD)  ... 8 ,
Congia Stefania , Direzione generale dell'immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali ... 8 ,
Carnevali Elena (PD)  ... 8 ,
Lorefice Marialucia (M5S)  ... 9 ,
Patriarca Edoardo , Presidente ... 10 ,
Burtone Giovanni  ... 10 ,
Colonnese Vega (M5S)  ... 10 ,
Beni Paolo (PD)  ... 11 ,
Patriarca Edoardo , Presidente ... 11 ,
Congia Stefania , Direzione generale dell'immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali ... 11 ,
Patriarca Edoardo , Presidente ... 11 ,
Congia Stefania , Direzione generale dell'immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali ... 11 ,
Carnevali Elena (PD)  ... 13 ,
Congia Stefania , Direzione generale dell'immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali ... 13 ,
Patriarca Edoardo , Presidente ... 13 ,
Congia Stefania , Direzione generale dell'immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali ... 14 ,
Patriarca Edoardo , Presidente ... 16 ,
Lombardi Alessandro , Direzione generale dell'immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali ... 16 ,
Patriarca Edoardo , Presidente ... 16

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE
EDOARDO PATRIARCA

  La seduta comincia alle 11.10.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione sul canale satellitare della Camera.

Audizione della dottoressa Stefania Congia, dirigente della Divisione IV della Direzione generale dell'immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione della dottoressa Stefania Congia, dirigente della Divisione IV della Direzione generale dell'immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
  Ringrazio altresì per la sua partecipazione ai lavori della Commissione il dottor Alessandro Lombardi, dirigente della Divisione I della Direzione generale dell'immigrazione e delle politiche di integrazione.
  L'audizione odierna rappresenta l'occasione per una riflessione complessiva sul sistema di protezione dei minori stranieri non accompagnati, tematica che costituisce oggetto di particolare attenzione da parte di questo organo parlamentare. Più volte abbiamo ripreso questo tema e vi abbiamo posto la dovuta attenzione.
  In questo ambito, oltre ad una disamina delle funzioni attualmente spettanti al Dicastero del lavoro, sarà sicuramente prezioso il contributo che la dottoressa potrà fornire in ragione della sua competenza ed esperienza, maturata anche attraverso l'attività di raccolta e di elaborazione di dati statistici, periodicamente pubblicati sul sito del Ministero ed acquisiti nel report distribuito ai membri della Commissione.
  Nel dare nuovamente il benvenuto alla dottoressa Congia, che ringrazio, le cedo la parola.

  STEFANIA CONGIA, Direzione generale dell'immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Buongiorno a tutti. Sono io a dover ringraziare il presidente e i componenti della Commissione per l'invito ricevuto.
  In considerazione dell'ampiezza e della complessità del tema dell'audizione, dedicata al sistema di protezione dei minori stranieri non accompagnati, ho ritenuto opportuno selezionare i temi più rilevanti con riferimento alla protezione e alle garanzie accordate dal nostro ordinamento ai minori, temi che incidono direttamente sui progetti di vita di questi ragazzi.
  Quando si parla di minori è molto facile scadere nella retorica o nell'emotività, che determinano slanci di generosità solitamente a corto raggio e non consentono di fornire risposte durature ed efficaci ai loro bisogni reali. La sfida più importante nel sistema di protezione dei minori è sicuramente quella capace di creare un sistema universale e allo stesso tempo attento ai bisogni dei singoli.
  La protezione dei diritti dei minori, come ci ricordano la Convenzione di New York e le istituzioni dell'Unione europea, deve essere anteposta all'attuazione delle Pag. 4politiche migratorie e deve essere il principio guida di tutti i sistemi, a prescindere dal fatto che i minori siano richiedenti protezione internazionale, vittima di tratta o migranti. Il minore è tale indipendentemente da ogni altra qualificazione e in quanto tale ha diritto a una protezione e a interventi dedicati da parte dello Stato. Così recita letteralmente la Convenzione di New York.
  Dopo questa premessa, vorrei esporre come ho pensato di articolare il mio breve intervento introduttivo, prima di rispondere alle vostre domande. Il primo paragrafo è dedicato ai dati sulla presenza, necessari per inquadrare i fenomeni e porre in essere politiche pubbliche efficaci. Solo quando si conosce l'entità numerica precisa e si può misurare il fenomeno nel suo complesso, si può agire dal momento dello sbarco fino al momento del compimento della maggiore età.
  La seconda parte è dedicata al sistema italiano di protezione, con riferimento alle molteplici competenze che si intrecciano in tema di diritto minorile e di diritto migratorio e alle ultime novità normative introdotte nel nostro sistema. A seguire, una breve disamina delle competenze specifiche attribuite dalle norme alla Direzione per la quale lavoro e infine una parte dedicata alle politiche di integrazione nel passaggio alla maggiore età – i cosiddetti life project dei ragazzi – ed alcune riflessioni sulle future prospettive del sistema di protezione.
  Come ho appena detto, la prima parte è sui dati di contesto. Il censimento dei dati relativi alla presenza dei minori stranieri non accompagnati sul territorio nazionale viene realizzato dalla Direzione generale dell'immigrazione e delle politiche di integrazione, in ottemperanza a quanto previsto dall'articolo 33 del Testo Unico Immigrazione, nonché dagli articoli 2 e 5 del D.P.C.M. n. 535 del 1999.
  La Direzione pubblica sul sito istituzionale del Ministero un report sintetico con cadenza mensile e un report di monitoraggio più approfondito con cadenza quadrimestrale. Attualmente è in fase di elaborazioni il report che fa riferimento ai dati aggiornati alle presenze del 30 aprile, che sarà mia cura far arrivare a tutti i componenti della Commissione entro la settimana prossima. Mi dispiace non averlo portato con me, ma faccio presente che, poiché il numero dei minori sbarcati nelle ultime settimane è molto elevato, stiamo elaborando e procedendo all'inserimento in banca dati degli ultimi dati relativi agli ultimi giorni di aprile.
  Il quadro di dettaglio fa pertanto riferimento all'ultimo report pubblicato, con l'aggiornamento dei dati al 31 marzo 2016. Il numero dei minori non accompagnati presenti in Italia alla data del 31 marzo è poco al di sopra delle 11.000 unità, circa il 95 per cento è di genere maschile e la maggior parte dei minori accolti ha un'età compresa tra i 16 e i 17 anni, il 9,5 per cento ha 15 anni e la restante parte meno di 14 anni. Le nazionalità prevalenti sono egiziana, albanese, gambiana, eritrea, nigeriana.
  La distribuzione dei minori non accompagnati sul territorio è aumentata in valore assoluto rispetto all'anno precedente nella quasi totalità delle regioni. La Regione Sicilia tuttavia accoglie il 36,3 per cento dei minori, seguita dalla Calabria e dalla Lombardia. Nel corso del 2015, secondo i dati della Commissione nazionale per il diritto d'asilo, i minori non accompagnati che hanno fatto richiesta di protezione internazionale sono stati 3.959.
  Come è noto, il sistema italiano di protezione dei minori stranieri non accompagnati si caratterizza per alti standard di tutela, definiti dalla normativa nazionale in applicazione della Convenzione di New York, ratificata e resa esecutiva in Italia dalla legge n. 176 del 1991.
  Già nella Costituzione italiana però, assieme alla protezione dei diritti umani fondamentali di cui all'articolo 2, si ha cura di precisare espressamente all'articolo 31 che «la Repubblica protegge l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo», ponendo le basi per la tutela di quel superiore interesse del minore, il best interest che noi abbiamo tradotto «superiore» e che in altri Paesi viene tradotto con il «migliore» interesse relativamente Pag. 5alla situazione di ogni singolo minore, che troverà riconoscimento nella successiva legislazione nazionale e internazionale.
  L'intero sistema trova il suo fondamento nel principio di inespellibilità dei minori stranieri, così come definito dall'articolo 19 del Testo unico dell'immigrazione. Sempre nel rispetto di quanto previsto dalla Convenzione di New York, la garanzia di superiore interesse è prioritaria nella programmazione e nell'implementazione delle azioni della pubblica amministrazione.
  Come chiarito anche dall'articolo 28 del Testo unico, in tutti i procedimenti amministrativi e giurisdizionali finalizzati a dare attuazione al diritto all'unità familiare riguardante i minori, deve essere preso in considerazione con carattere di priorità il superiore interesse del fanciullo, conformemente a quanto previsto dall'articolo 3 della Convenzione sui diritti del fanciullo.
  Al pari dei minori italiani, essi sono soggetti all'obbligo scolastico e ad essi si applicano tutte le disposizioni vigenti in materia di diritto all'istruzione, di accesso ai servizi educativi, di partecipazione alla vita della comunità scolastica. Essi hanno diritto alla nomina di un tutore e al collocamento in un luogo sicuro, così come previsto dal codice civile per tutti i minori presenti sul territorio dello Stato.
  Il riparto di competenze tra i vari livelli di amministrazioni coinvolte nella gestione del fenomeno dei minori stranieri non accompagnati si iscrive nel processo di progressivo decentramento dal livello centrale a quello periferico, culminato nella riforma del Titolo V della Costituzione. Agli enti locali è attribuita la funzione di sostegno e di assistenza dei minori stranieri non accompagnati presenti nei rispettivi territori di competenza, nonché i relativi oneri economici.
  Alla Regione spetta il compito di regolare con propria normativa, nel rispetto dei requisiti minimi nazionali, la disciplina dell'accreditamento delle comunità di accoglienza, definendone le caratteristiche funzionali e strutturali, prevedendone la capacità recettiva, i requisiti organizzativi e strutturali, le competenze del personale addetto, il costo delle prestazioni. Allo Stato spettano compiti di censimento e monitoraggio sulla presenza di minori stranieri nell'intero territorio nazionale.
  L'intesa tra il Governo, le regioni e gli enti locali del 10 luglio 2014 sui flussi non programmati ha introdotto l'esigenza di ricondurre ad una governance di sistema la presa in carico dei minori non accompagnati, in particolare affermando che il sistema dovrà prevedere «strutture governative di primissima accoglienza ad alta specializzazione, che accolgano i minori stranieri non accompagnati nella fase di primo rintraccio» e «la pianificazione dell'accoglienza di secondo livello di tutti i minori stranieri non accompagnati – sottolineo la parola “tutti” – nell'ambito dello SPRAR, adeguatamente potenziato e finanziato».
  La legge di stabilità per il 2015 conseguentemente, con riguardo al Fondo per l'accoglienza dei minori non accompagnati, ha previsto che «al fine di una migliore gestione e allocazione della spesa, a decorrere dal 1° gennaio 2015 le risorse del fondo sono trasferite per le medesime finalità in un apposito Fondo per l'accoglienza dei minori, istituito nello stato di previsione del Ministero dell'interno al comma 181».
  Rispetto all'accoglienza, il comma 183 della stessa legge di stabilità ha stabilito che «fermo restando quanto previsto dal comma 6 dell'articolo 26, i minori non accompagnati presenti nel territorio nazionale accedono, nei limiti delle risorse e dei posti disponibili, ai servizi di accoglienza finanziati con il Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo».
  Il sistema di accoglienza ha subìto ulteriori modifiche con l'entrata in vigore, il 30 settembre 2015, del decreto legislativo n. 142 (Attuazione della direttiva 2013/33/UE recante norme relative all'accoglienza dei richiedenti protezione internazionale, nonché della direttiva 2013/32/UE recante procedure comuni ai fini del riconoscimento e della revoca dello status di protezione internazionale). In particolare, l'articolo 19, dedicato al tema dell'accoglienza dei minori non accompagnati, in seguito al trasferimento del Fondo del Ministero dell'interno, di cui ho parlato Pag. 6prima, realizzato dalla legge di stabilità per il 2015, ha delineato un sistema unico di accoglienza, in grado di superare le distinzioni tra i minori stranieri non accompagnati e i minori stranieri non accompagnati richiedenti protezione internazionale.
  In continuità con quanto previsto nell'intesa del 10 luglio 2014, è stato disposto che per la prima accoglienza dei minori il Ministero dell'interno istituisca e gestisca, anche in convenzione con gli enti locali, centri specializzati per le esigenze di soccorso e protezione immediata, per il tempo strettamente necessario all'identificazione e all'eventuale accertamento dell'età, comunque non superiore a 60 giorni. Con riferimento alla seconda accoglienza è previsto che anche i minori non accompagnati non richiedenti protezione internazionale possano accedere al sistema SPRAR, sempre nel limite dei posti e delle risorse disponibili.
  I compiti della Direzione generale per la quale lavoro in materia di minori stranieri non accompagnati sono declinati dall'articolo 2 del D.P.C.M. n. 535 del 1999, così come previsto dagli articoli 32 e 33 del Testo unico dell'immigrazione. Alla Direzione generale sono stati trasferiti dalla spending review i compiti che facevano capo al Comitato per i minori stranieri. Tale organo, oggi non più operativo, era stato infatti istituito a norma dell'articolo 33 del Testo unico immigrazione, al fine di vigilare sulle modalità di soggiorno dei minori ammessi sul territorio dello Stato e di coordinare le attività delle amministrazioni interessate.
  In particolare, la Direzione generale dell'immigrazione e delle politiche di integrazione vigila sulle modalità di soggiorno, coopera e si raccorda con le amministrazioni interessate, svolge compiti di impulso e di ricerca al fine di promuovere l'individuazione dei familiari dei minori presenti non accompagnati (il cosiddetto Family tracing), può adottare ai fini di protezione e di garanzia del diritto all'unità familiare il provvedimento di rimpatrio volontario assistito e provvede al censimento dei minori presenti non accompagnati.
  La normativa vigente, in particolare la legge n. 129 del 2 agosto 2011, che ha modificato l'articolo 32, comma 1-bis del Testo unico, consente ai minori che possano dimostrare di trovarsi in Italia da almeno 3 anni e di aver partecipato a un progetto di integrazione per almeno 2 anni, di ottenere un permesso di soggiorno al compimento della maggiore età, a condizione che siano affidati o sottoposti a tutela e che abbiano svolto un percorso di integrazione virtuoso nel nostro Paese, attestato dall'ente locale, previo parere positivo della Direzione generale dell'immigrazione e delle politiche di integrazione.
  L'altro capitolo che considero rilevante è quello concernente gli interventi di integrazione socio-lavorativa dei minori non accompagnati al compimento della maggiore età. Come accennato prima, il profilo di numerosi minori non accompagnati presenti in Italia riguarda ragazzi in procinto di compiere la maggiore età.
  Il dato relativo all'età rappresenta un elemento significativo con riferimento all'efficacia delle politiche di integrazione, in particolare in vista della fase di transizione all'età adulta. La normativa infatti, se da un lato sancisce il principio dell'inespellibilità del minore, al contempo prevede che al compimento della maggiore età allo straniero che abbia fatto ingresso in Italia come minore non accompagnato possa essere rilasciato un permesso di soggiorno per motivi di studio, di lavoro ovvero di lavoro subordinato o autonomo. Questo è previsto dall'articolo 32 del Testo unico.
  La regolarità giuridica nel passaggio alla maggiore età chiama in causa una riflessione più ampia sulle complessive politiche di integrazione rivolte a questo target e sulla capacità da parte dei minori e dei giovani di intraprendere percorsi di inclusione socio-lavorativa e traiettorie di vita più adeguate ai loro bisogni e desideri.
  In particolare, si evidenzia come l'inserimento socio-lavorativo costituisca uno strumento fondamentale sia rispetto alla garanzia del soddisfacimento dei bisogni primari, sia con riferimento alla possibilità di entrare a pieno titolo in un contesto sociale nel quale ci si senta riconosciuti Pag. 7dagli altri, si dia un senso alla propria vita e si possa aiutare la famiglia nel Paese di origine.
  Al riguardo, si richiama quanto indicato nel Piano d'azione sui minori non accompagnati della Commissione europea, che sottolinea la necessità di trovare soluzioni durature per i minori sulla base della valutazione individuale del loro superiore interesse, e dalla raccomandazione del Consiglio d'Europa sui progetti di vita per i minori non accompagnati, che sollecita l'attivazione di percorsi di lungo periodo e personalizzati.
  In linea con quanto appena detto, la Direzione generale dell'immigrazione e delle politiche di integrazione ha programmato un intervento, a valere sul Fondo politiche migratorie per l'anno 2015, finalizzato alla realizzazione di circa 1.000 percorsi integrati di politica attiva, rivolti a minori stranieri non accompagnati nella fase di transizione verso la maggiore età, ivi compresi i richiedenti titolari di protezione internazionale e i giovani migranti che hanno fatto ingresso in Italia come stranieri non accompagnati.
  Gli interventi che si intende realizzare sono finalizzati all'orientamento, alla formazione e all'occupazione dei destinatari, in particolare attraverso l'attivazione di tirocini, definiti dall'Europa «Vocational training». I percorsi integrati utilizzano lo strumento della dote individuale, mirata al rafforzamento delle abilità e delle potenzialità dei destinatari. Il modello di ispirazione dell'intervento, che chiameremo «Percorsi», trae spunto da un'azione in corso di realizzazione, rivolta a circa 700 titolari di protezione internazionale, ospitati nella rete SPRAR.
  L'intervento è altresì coerente con le azioni incentrate sull'integrazione socio-lavorativa dei minori non accompagnati nella fase di transizione verso l'età adulta, prevista fra le priorità di intervento nel quadro della programmazione pluriennale in tema di politiche del lavoro e dell'integrazione, condivise con le regioni, che saranno finanziate a valere sul Fondo sociale europeo e sul Fondo asilo, migrazioni e integrazione.
  Fondamentalmente abbiamo voluto porre in essere un intervento pilota, che ci consenta di mettere a sistema con le risorse europee nella programmazione 2014-2020 lo stesso tipo di intervento, ripetuto con cadenza annuale o biennale.
  Qualche considerazione rivolta alle prospettive future, che ho ritenuto opportuno svolgere dinanzi ad una Commissione come quella di fronte alla quale oggi mi trovo. Il decreto legislativo n. 142 del 2015 ha ridisegnato il sistema di protezione dei minori stranieri non accompagnati, anticipando alcune delle previsioni contenute nella proposta di legge Zampa ed altri: «Modifiche al testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e altre disposizioni concernenti misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati» (1658). Ritengo tuttavia molto importante proseguire nel percorso intrapreso, creando un sistema unico di protezione dei minori non accompagnati, richiedenti o non richiedenti asilo, e superando la dizione presente nella legge di stabilità del 2015 e nel decreto legislativo 142: «nei limiti dei posti e delle risorse disponibili».
  Occorre inoltre proseguire nell'armonizzazione degli istituti dedicati ai minori, nonché delle competenze dei differenti attori coinvolti nel tema, affinché una migliore razionalizzazione degli interventi e delle responsabilità garantisca una maggiore efficacia del sistema di protezione e accoglienza sul territorio.
  L'obiettivo finale cui devono tendere gli sforzi delle varie amministrazioni interessate è la creazione di un sistema di protezione che sappia accompagnare il minore dalla primissima fase dello sbarco al raggiungimento di un proprio livello di autonomia A tal fine, sarà indispensabile dotarsi di strumenti comuni e condivisi di conoscenza del fenomeno, così come richiesto dal Piano d'azione della Commissione, per dar conto in modo trasparente delle azioni poste in campo in favore dei minori da tutti i soggetti a diverso titolo competenti.
  In tal senso si può richiamare un sistema di vasi comunicanti nel quale, se l'acqua non circola in modo fluido, si rischia Pag. 8 un'inondazione. Se infatti nell'ambito delle strutture governative di prima accoglienza il turnover dei minori è superiore ai 2 mesi e quindi i minori permangono in tali strutture oltre i 60 giorni prima di accedere alla rete SPRAR – termine indicato nella legge n. 142 – vengono a crearsi più sistemi di protezione paralleli con rischi di difformità di trattamento sul territorio nel sistema di protezione rivolto ai minori.
  Al fine di superare questa criticità potrebbe essere utile promuovere una riflessione sul sistema di distribuzione territoriale dei minori non accompagnati sul territorio nazionale, che sappia incontrare la disponibilità degli enti locali all'accoglienza anche introducendo eventuali meccanismi idonei allo scopo.
  Più in generale occorre promuovere, anche a livello dell'Unione europea, l'armonizzazione delle condizioni di ingresso dei minori non accompagnati, alla luce dei princìpi contenuti nella Convenzione di New York, ratificata da tutti i Paesi aderenti all'Unione, quindi a prescindere dallo status di richiedente protezione internazionale.
  La protezione dei diritti dei minori deve essere garantita su tutto il territorio dell'Unione europea e anche nei Paesi che con l'UE stanno cooperando nella gestione dei flussi migratori. Una rinnovata attenzione al tema dell'universalità delle garanzie nel riconoscimento dei diritti fondamentali può costituire una strada maestra da percorrere, per trovare risposte più appropriate ai bisogni di tutela delle varie vulnerabilità che siamo chiamati a tutelare. Grazie.

  PRESIDENTE. La ringrazio.
  Come è prassi nella nostra Commissione, al fine di dare ordine al dibattito darei prima la prima parola a un commissario per Gruppo e successivamente agli altri componenti della Commissione.
  Lascio quindi la parola ai colleghi che desiderino intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MARCO RONDINI. Grazie, presidente. Lei ci ricordava che, ai sensi del Testo unico sull'immigrazione, anche i minori stranieri non accompagnati che non facciano richiesta di asilo non sono espellibili. Però il Testo unico prevede anche che, in caso di minori non accompagnati che non fanno richiesta di asilo, si facciano eventualmente delle ricerche per rintracciare la famiglia d'origine ed eventualmente rimpatriarli. Vorrei sapere se queste ricerche vengono fatte, se vanno a buon fine e quante sono.
  Lei ci ricordava che al compimento del diciottesimo anno di età i minori non accompagnati, anche quelli che non hanno fatto richiesta d'asilo, presi in carico dalle strutture a loro dedicate, hanno la possibilità di convertire il proprio permesso di soggiorno in un permesso di studio o di lavoro. In quanti casi finora è avvenuto? Abbiamo dei dati rispetto al numero di minori non accompagnati che non hanno fatto richiesta d'asilo e che giunti al compimento del diciottesimo anno di età si sono visti trasformare il loro permesso in un permesso di lavoro o di studio?

  ELENA CARNEVALI. Ringrazio moltissimo la dottoressa Congia e il dottor Lombardi, siamo in piena sintonia e concordo soprattutto sulle conclusioni finali. Se infatti ragionassimo partendo del principio che dobbiamo (non è un optional) riconoscere le convenzioni che abbiamo sottoscritto, quindi l'universalità del diritto, probabilmente cambierebbe molto l'approccio che abbiamo nei confronti soprattutto della questione dei minori.
  Ho però da farle alcune domande, e non sono poche. Il primo tema è che i minori non accompagnati censiti al 31 marzo 2016 sono 11.000; non facciamo distinzioni fra quelli che hanno richiesto protezione e quelli che non l'hanno chiesta....

  STEFANIA CONGIA, Direzione generale dell'immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. C'è distinzione.

  ELENA CARNEVALI. Sì, però lei dice che sono 3.900 quelli che hanno fatto richiesta di protezione. Se il primo gruppo è Pag. 9indistinto tra chi ha fatto richiesta o meno, di questi quanti sono i minori che sono riconducibili a questioni legate agli sbarchi? Ci sono infatti anche minori che troviamo sul nostro territorio, ai quali abbiamo l'obbligo di corrispondere quanto ci siamo detti. Di questi 11.000 minori, quanti sono quindi quelli riconducibili agli sbarchi, all'emergenza attuale?
  La seconda considerazione: lei ha giustamente ricordato quali sono gli obblighi e le competenze distribuiti tra gli enti locali, le regioni e lo Stato e ha detto che lo Stato ha l'obbligo di censimento e di monitoraggio. A tutti questi minori abbiamo l'obbligo di riconoscere la figura di un tutore, di una personalità giuridica a loro protezione, al netto della fatica di sapere se abbia qualcuno che può esercitare la potestà genitoriale su questo territorio. A quanti di questi minori (a noi serve per capire l'impatto sul sistema dei tribunali dei minorenni) riusciamo a garantire un meccanismo di protezione giuridica?
  Considerando che, come giustamente ricordava, tutti hanno diritto all'istruzione, a stare all'interno dei servizi educativi e al collocamento in un luogo sicuro, gli 11.000 sono tutti collocati in strutture? Il dato che a noi preoccupa riguarda i minori che sfuggono alla protezione. Adesso che abbiamo migliorato il sistema di identificazione, abbiamo una sorta di tracciabilità per comprendere dove finiscano questi minori?
  Glielo dico perché mi ha colpito in modo molto duro una delle ultime inchieste che il settimanale L'Espresso ha fatto in queste settimane alle porte di Roma. Quanto abbiamo visto in quel dossier fa accapponare la pelle e concordo con lei che la retorica e la commozione non ripaghino questi minori del diritto di protezione. Poiché lei giustamente ha sottolineato che tutti indistintamente avrebbero la necessità di stare in un luogo sicuro, cosa a suo giudizio possiamo fare e cosa si può fare per evitare sfruttamento, prostituzione, tratta? Abbiamo i dati di quanti di questi minori finiscono purtroppo in circuiti che non sono di certo a tutela dei minori?
  Concordo con lei che i mille percorsi integrativi di politiche attive di interventi socio-lavorativi siano di straordinaria importanza, soprattutto in virtù di una capacità di autonomia e di uscita dal sistema, considerando che il 95 per cento è costituito da minori tra i 16 e i 18 anni. Molti di questi ragazzi sono inseribili in percorsi socio-lavorativi. So che è una domanda che può sembrare retorica, non so se sia una questione economica o una questione organizzativa, non so da cosa dipenda, ma 1000 progetti di inserimento lavorativo su questa platea di potenziali fruitori evidenziano l'esigenza di potenziarlo molto di più; cosa prevediamo di fare per raggiungere questo obiettivo?
  Quanti sono attualmente i posti disponibili, considerando che tutti i minori vanno esclusivamente nel sistema SPRAR? Non ricordo più il dato, che ci aveva già fornito, dei posti in accoglienza. So che è stato fatto di recente un altro bando per l'apertura di nuovi posti, non ricordo se siamo arrivati a un esito oppure no.
  Mi ricollego infine alla questione sollevata dal collega Rondini perché, se è vero che tutti i minori hanno diritto a un permesso di studio e di lavoro, ancorché non inseriti in un sistema di protezione, purché negli ultimi 3 anni residenti in Italia, casca l'asino quando devono dimostrare una capacità reddituale che non hanno. Se non ricordo male, questo vale soprattutto per coloro che fanno la richiesta per lavoro. Grazie.

  MARIALUCIA LOREFICE. Al di là della sua relazione, di cui la ringraziamo, la realtà è però molto complicata e non è sempre facile riuscire a gestire i minori non accompagnati. Faccio riferimento alla realtà che conosco meglio, quindi Augusta, Pozzallo, e le dico che sicuramente lì c'è una situazione molto difficile.
  Negli ultimi giorni a Pozzallo la situazione per i minori non accompagnati è diventata particolarmente difficile perché ci risulta che alcuni minori siano nell’hotspot almeno dal mese di febbraio, in condizioni di promiscuità e in una situazione che è difficile già per i migranti adulti, figuriamoci per dei minori non accompagnati, Pag. 10 senza spazi che per bambini o ragazzini sarebbero fondamentali.
  Ci è stata spesso messa in evidenza la difficoltà delle prefetture di riuscire a trovare delle comunità con posti disponibili per ospitare i minori non accompagnati. In questo caso in provincia di Ragusa la prefettura sa quanti posti lo SPRAR abbia a disposizione però, una volta finiti i posti negli SPRAR, bisogna riuscire a collocare i minori che non hanno trovato sistemazione.
  Non sarebbe quindi il caso che il Ministero prevedesse una sorta di «regia centrale», in modo tale che le prefetture, nel momento in cui devono cercare dei posti, grazie a questo sito, a questa regia centrale, possano capire quali comunità hanno posti disponibili per potervi veicolare immediatamente il migrante? Cosa sta facendo il Ministero di fronte a queste oggettive difficoltà per questi minori?
  Mi rifaccio ad uno studio pubblicato, che si riferisce a circa 10.000 minori non accompagnati scomparsi una volta arrivati in Europa, dei quali 5.000 solo nel nostro Paese. Europol parla di un'infrastruttura criminale; cosa sta facendo il nostro Paese per rintracciare questi migranti? Un articolo citava come possibile causa i ritardi e i dinieghi delle Commissioni territoriali. Cosa ha fatto finora il nostro Paese per questi minori che risultano scomparsi?

  PRESIDENTE. Dottoressa, vorrei porle anch'io alcune domande. Il riparto a livello di regioni è il medesimo che avviene con i maggiorenni? Dai nostri dati, che ovviamente sono i suoi, risulta che la Sicilia accoglie il 36 per cento dei minori. Come mai accade questo e la ripartizione nelle regioni non avviene in maniera più omogenea? Questo un po'mi preoccupa.
  Ha un monitoraggio dell'esperienza negli SPRAR? In altre parole, chi sono i soggetti che gestiscono gli SPRAR con riferimento alla tutela dei minori dopo la prima accoglienza, di quali soggetti stiamo parlando? Immagino terzo settore, cooperative. Esiste un censimento di queste esperienze, da parte vostra? Pur essendo sotto tutela dei comuni, c'è un monitoraggio anche per certificare e verificare la qualità delle cose buone che magari stanno accadendo nel nostro Paese e che talvolta non sono per nulla raccontate?
  Nelle proposte conclusive lei diceva che i comuni andrebbero sostenuti e andrebbe migliorato il sistema di accoglienza, che spetta soprattutto ai comuni. Noi abbiamo incontrato spesso i sindaci e l'ANCI rilevando questa fatica e questa difficoltà. Quando parlava di un sistema unico a vasi comunicanti, nella prospettiva dello SPRAR, cioè del sistema che mi pare meglio tuteli e accompagni i minori, cosa si può fare meglio di quanto stiamo facendo rispetto a questo sistema calibrato in particolare per i minori?

  GIOVANNI BURTONE. Come Commissione abbiamo fatto alcune visite ispettive in provincia di Catania e abbiamo visto entrambe le facce della medaglia: esperienze significative di accoglienza vera e altre molto discutibili. Il presidente accennava al monitoraggio, quindi chi deve verificare che l'accoglienza non diventi speculazione e continui a svolgere il suo compito fondamentale basato sulla solidarietà?
  Personalmente ho notizia di cooperative che operano nel settore e quelle più serie sono ormai al collasso, probabilmente stanno tirando i remi in barca. Si trovano tutte in difficoltà ma paradossalmente chi ha un elemento speculativo va avanti, chi invece lo ha fatto con impegno e spirito di solidarietà incontra immense difficoltà. C'è qualcosa – vorrei che questo venisse ben evidenziato – che non funziona nel rapporto tra Ministero, comuni, enti gestori. Dobbiamo capire qual è l'anello in cui il meccanismo si inceppa, perché altrimenti le esperienze più importanti possono saltare.

  VEGA COLONNESE. Vorremmo sapere in dettaglio se siano previsti dei rimpatri assistiti per i minori, quindi conoscere lo schema previsto. Sono arrivata in ritardo – e me ne scuso – quindi non so se a questo abbia già risposto, ma, dato che i requisiti d'accesso alla formazione dei minori non accompagnati risultano molto difficili, c'è stata una semplificazione di questi requisiti Pag. 11per poter rientrare nella formazione? Ci può citare degli esempi di lavoro e quindi di integrazione di alcuni minori non accompagnati?
  Dai dati risulta anche un aumento di minori non accompagnati di origine albanese. Ci potrebbe indicare il motivo di questo ritorno e come si intenda fronteggiarlo con un miglior sistema di accoglienza? Grazie.

  PAOLO BENI. Non faccio perdere tempo perché preferisco ascoltare le risposte nel poco tempo che resta e i temi sono stati già tutti affrontati. Volevo soltanto chiedere, se possibile, sulla questione sollevata dalla collega Carnevali relativa ai minori attualmente nel sistema SPRAR, se possiamo avere dei dati rispetto a quello che vi risulta.
  Per quanto riguarda ad esempio la prima accoglienza in condizione di promiscuità, ci sono dei casi che ci vengono segnalati. Voi avete una rilevazione della situazione degli 11.000 attuali? Questo anche per capire la dimensione del problema, perché è assolutamente giusto quanto lei diceva rispetto alla nuova impostazione per cui dopo una prima, breve accoglienza, tutti devono andare in strutture specializzate e la seconda accoglienza deve rispettare il modello SPRAR, però sappiamo che questo non avviene, quindi bisognerebbe capire la dimensione del problema per adeguarsi allo standard ottimale.
  Vorrei sapere se vi occupate di elaborare dei dati rispetto a quanto succede al momento del compimento della maggiore età, se l’iter del ragazzo si interrompe e se ne perdono le tracce o se è possibile capire cosa sia successo nel frattempo. Ci sarebbero molte altre domande, ma mi fermo qui. Grazie.

  PRESIDENTE. Se non vi sono altri interventi, darei la parola alla dottoressa Congia per la replica.

  STEFANIA CONGIA, Direzione generale dell'immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Alla luce del numero di domande che mi avete posto devo chiedere di quanto tempo dispongo per capire quanto posso approfondire...

  PRESIDENTE. Una ventina di minuti.

  STEFANIA CONGIA, Direzione generale dell'immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Perfetto. Mi farebbe piacere che alcune risposte venissero date dal mio collega, il dottor Lombardi, per la competenza nelle materie di cui si occupa. Proverò comunque ad andare velocemente, scorrendo le domande, che ovviamente fanno riferimento all’iter del minore dal momento dello sbarco fino all'inserimento in questo famoso «sistema di vasi comunicanti» che, se non è oliato, non funziona, si creano degli intoppi intermedi e non si riuscirà a mettere in piedi in modo adeguato.
  Le prime domande riguardano le indagini familiari e i permessi di soggiorno per lavoro e studio. Con riferimento alle indagini familiari, la normativa italiana è stata presa come esempio anche dall'EASO, l'Ufficio europeo che si occupa del supporto sull'asilo, perché abbiamo questo strumento all'avanguardia, per cui i ragazzi collocati nelle comunità d'accoglienza sono sempre presi in carico dagli enti locali di riferimento. L'ente locale chiede a noi come amministrazione centrale di svolgere le indagini familiari per tutti i minori per i quali rileva l'opportunità o la necessità di svolgere un'indagine familiare e conoscere il contesto di origine.
  La conoscenza del contesto di origine è fondamentale, sia per un eventuale ritorno volontario assistito, di cui poi parleremo, sia per conoscere il progetto migratorio di quel ragazzo, quindi capire meglio e formulare eventualmente un progetto di integrazione nel nostro Paese.
  Le indagini familiari vengono svolte, tutti i dati sono riportati analiticamente nel report quadrimestrale (il report che mi sono impegnata a mandarvi al 30 aprile la settimana prossima, ma di cui l'ultimo pubblicato è al 31 dicembre 2015), quindi quanti sono, per quali cittadinanze. Pag. 12
  Nell'ultimo periodo abbiamo svolto 6-700 indagini familiari, non in tutti i Paesi è possibile svolgerle; ovviamente per tutti i minori provenienti da Paesi in situazioni di guerra o conflitti non è possibile. Nel 2015 in Bangladesh disastri ambientali quali tormente e inondazioni hanno impedito all'OIM – l'Organizzazione internazionale per le migrazioni che svolge per conto della Direzione generale le indagini familiari nei Paesi di origine – di svolgere le indagini familiari in quel Paese.
  Faccio presente che facciamo una procedura pubblica (su questo eventualmente sarà più preciso il collega Alessandro Lombardi) per la selezione di un organismo internazionale che svolga queste indagini familiari. A questo lego le varie domande sui ritorni volontari assistiti, laddove in tema di minori preferirei parlare di ritorni, perché sui minori non si possono fare i rimpatri forzati, questo deve essere chiaro a tutti, non si possono fare né per normativa internazionale, né per normativa nazionale.
  Perché possa avvenire un ritorno volontario assistito ci deve essere la volontà del minore che intende rientrare nel suo Paese, attraverso l'indagine familiare e la verifica della possibilità da parte della famiglia nel Paese di origine di riaccoglierlo, ci deve essere l'assenso del tutore, l'assenso dell'autorità giudiziaria e, quando si verifica questa congiunzione astrale favorevole, noi possiamo emettere il provvedimento di rimpatrio volontario assistito, supportando il ragazzo con un progetto di reinserimento nel suo Paese per un periodo di sei mesi.
  Faccio anche presente che i programmi di reinserimento nei Paesi di origine sono pochissimi, perché queste condizioni si verificano in pochissimi casi: quando un minorenne arriva nel nostro Paese solitamente c'è un investimento familiare alle sue spalle, quindi devono essere ripagati i debiti nel Paese di origine. Si tratta di situazioni in cui deve essere rispettato tutto un impianto di garanzie che sui rimpatri volontari assistiti devono essere assicurate.
  In riferimento al permesso per lavoro o per studio, così come previsto dal Testo unico, faccio immediatamente presente che le mie risposte fanno riferimento alle competenze del mio Ministero e che io lavoro per il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, non per il Ministero dell'interno. L'autorità competente al rilascio del permesso di soggiorno è la questura, non siamo noi. Noi diamo un parere sui percorsi di integrazione quando il minore sia stato da almeno 3 anni sul territorio nazionale, monitoriamo tali pareri anche per tipologie di percorsi di studio o di lavoro, nel senso che quando esprimiamo un parere quasi sempre c'è un percorso individuato dalla comunità in cui il minore è stato fino alla minore età, quindi o sta finendo la scuola professionale e magari ha già un tirocinio in prospettiva o c'è una promessa di lavoro, un contratto.
  Spesso vengo chiamata da datori di lavoro che mi chiedono di dare in fretta il parere, perché vorrebbero assumere Tizio che ha compiuto 18 anni e senza una regolarità nel soggiorno non possono fargli un contratto di lavoro.
  È vero che 1.000 sono pochi, ma questi ragazzi hanno anche un'intraprendenza autonoma e individuale, non dobbiamo trovare a tutti un posto di lavoro e una sistemazione, molti sono in territori nei quali l'inserimento socio-lavorativo ha ancora una possibilità.
  Faccio riferimento alle esperienze dell'Opera Don Calabria su Verona, ai Gruppi Appartamento per l'Autonomia in cui ragazzi transitano a 17 anni che ha un tasso di inserimenti socio-lavorativi altissimo, faccio riferimento al programma «Integra» a Roma, che accompagna i ragazzi all'inserimento socio-lavorativo, ma anche a piccole realtà territoriali di alcune regioni meridionali in cui questi ragazzi hanno dei contratti, delle offerte, delle possibilità di lavoro. Stiamo parlando non di alte professionalità, ma di cooperative sociali, di cantine, di realtà in cui ci sono trasformazioni agroalimentari.
  Venerdì ho ricevuto una telefonata da una grande tintoria di Civitavecchia che vuole assumere due ragazzi che hanno appena compiuto 18 anni, due ex minori non accompagnati che hanno finito il percorso educativo di istruzione obbligatoria. Per Pag. 13fortuna quindi l'uomo, con le sue capacità di intrapresa individuali, riesce a trovarsi delle reti.
  Per quanto riguarda la domanda sul censimento dei minori non accompagnati richiedenti asilo, onorevole, devo farle presente che noi siamo competenti sui minori non richiedenti asilo, come la norma specificamente prevede, per questo parlavo di un'uniformità di strumenti che è necessario perseguire. Quando quindi vi fornisco il dato sulle richieste di asilo significa che quel minore esce dal mio censimento nel momento in cui compila il C3 e presenta una richiesta d'asilo, quindi è un dato che va «a cumularsi», in quanto il minore non accompagnato richiedente asilo ha altri strumenti di censimento che fanno riferimento all'amministrazione competente, che è il Ministero dell'interno.
  La Commissione centrale per l'asilo censisce le richieste e i famosi modelli C3 dei minori richiedenti asilo vengono inseriti nella banca dati Vestanet che censisce le richieste.
  Quanti sono riconducibili agli sbarchi? Chiunque rintracci un minore sul territorio dello Stato è tenuto a segnalarlo ad una serie di autorità, ma anche alla nostra Direzione generale, quindi io ho un relata refero, in quanto le questure mi segnalano gli sbarchi e io censisco il dato, ma ovviamente i dati sugli sbarchi che hanno una sufficiente attendibilità sono forniti dal Ministero dell'interno, dall'UNHCR e dall'OIM, quindi ci sono dei focus precisi. Nel report di monitoraggio quadrimestrale ne do conto nel complesso, ma è l'amministrazione competente ad avere il dettaglio di quanti sono i minori sbarcati.
  Vorrei allacciarmi all'altra domanda in merito alla tracciabilità dei minori. Tutti i minori nel nostro Paese sono collocati nelle comunità d'accoglienza autorizzate o accreditate dalle regioni. Lo SPRAR non ha un circuito differente quanto a comunità d'accoglienza autorizzate o accreditate dalle Regioni. Stiamo parlando dello stesso sistema di tutela, protezione e garanzia, della rete territoriale realizzata per i servizi e la presa in carico, ma le strutture di accoglienza sul territorio nazionale sono le stesse dei minori italiani in stato di abbandono, non strutture con una specializzazione ad hoc, proprio perché il rispetto del principio dell'universalità ci impedisce di differenziare e distinguere le strutture.
  Qui mi ricollego all'altra domanda sul monitoraggio. Ovviamente, la regione, che accredita la struttura al funzionamento mantiene anche poteri di verifica del rispetto di quei requisiti per quanto riguarda l'accoglienza sull'intero territorio nazionale, fatto salvo il diritto/dovere di monitoraggio da parte del Ministero dell'interno con riferimento alle strutture governative di primissima accoglienza e delle autorità congiunte Ministero dell'interno e ANCI per quanto riguarda le strutture afferenti allo SPRAR.
  A questo proposito, con riferimento ai posti disponibili nello SPRAR, nell'ultimo report sull'accoglienza in Italia sono stati inseriti i numeri precisi: sono poco meno di 2.000 i posti disponibili all'interno della rete SPRAR.
  Il 22 aprile però è stato pubblicato dal Ministero dell'interno un nuovo bando per la prima accoglienza a valere su risorse europee, che scade il 20 giugno e per il quale sono stanziati 51 milioni, mentre sempre il 22 aprile è stato pubblicato un altro bando con scadenza il 6 settembre e 110 milioni di euro per 2.000 nuovi posti nella rete SPRAR minori; quindi si sta tendendo verso questo sistema.

  ELENA CARNEVALI. Scusi, quanti sono i posti del bando per la prima accoglienza di 51 milioni? E quanti sono i posti totali per la prima accoglienza?

  STEFANIA CONGIA, Direzione generale dell'immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Mille posti giornalieri complessivi. Questo ovviamente è stato pubblicato sul sito del Ministero dell'interno il 22 aprile.

  PRESIDENTE. Colleghi vorrei ricordarvi che audiremo anche il dottor Morcone con la dottoressa Caprara, che probabilmente Pag. 14 su questo ci forniranno informazioni più dettagliate.

  STEFANIA CONGIA, Direzione generale dell'immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Le questure non chiedono la capacità reddituale all'atto della conversione del permesso di soggiorno da minore età o da integrazione minore in permesso per l'attività effettivamente svolta, cioè al primo rilascio al compimento del diciottesimo anno di età devi avere una promessa di lavoro, un percorso professionale, e lo rilasciano anche per studio, quindi in questi casi non è possibile chiedere una capacità reddituale. Anche qui ovviamente le prassi sul territorio sono differenziate, perché le questure hanno dei comportamenti o fanno delle richieste che spesso determinano un minimo di differenziazione a seconda del territorio.
  Per quanto riguarda la situazione molto difficile di Pozzallo e di Augusta, cui faceva riferimento l'onorevole del Movimento 5 Stelle, dico sempre che fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce. Siamo consapevoli che la situazione migratoria in particolare dei minori non accompagnati presenta alcune criticità, però nell'arco degli ultimi anni si è andati verso la creazione del sistema che ho citato – l'intesa della Conferenza unificata, il decreto legislativo 142. Si è scelto di realizzare strutture governative di primissima accoglienza, che garantiscano una capacità ricettiva immediata, e poi come sistema a regime lo SPRAR.
  Stiamo lavorando insieme in modo collaborativo e coordinato, perché questo sistema possa trovare attuazione nel più breve tempo possibile, ma c'è un tempo di realizzazione, cioè i bandi europei, gli avvisi. Chiaramente tutti vorremmo evitare che i minori stessero in un hotspot e a questo proposito una task force dell'Unione europea si sta occupando del tema e sta vigilando con un funzionario dedicato ai minori non accompagnati sulle condizioni di accoglienza subito dopo il loro sbarco.
  Per quanto riguarda il sistema informativo per la gestione dei collocamenti, ringrazio di questa domanda perché è un tema che mi sta molto a cuore e che, fra le righe nell'ultima parte del mio intervento, avevo messo in evidenza. Anch'io penso che sia necessario un sistema informativo unico. Essendo titolari del censimento dei minori abbiamo lavorato a lungo per la creazione di questo sistema informativo e credo sia la strada per il futuro, non solo per dare delle risposte efficaci, ma anche per essere più trasparenti nelle risposte e avere un quadro nazionale complessivo dallo sbarco all'accompagnamento verso l'autonomia di questi ragazzi.
  Cosa fa il nostro Paese per i minori che si allontanano? Su questo ho una visione che non è esattamente in linea con gli articoli di giornale sensazionali. I dati sull'irreperibilità diffusi nei mesi scorsi fanno riferimento a una parte di dati che noi pubblichiamo sull'irreperibilità. Alcuni minori che arrivano nel nostro Paese con progetti migratori specifici non possono essere fermati neanche se diamo loro la migliore struttura d'accoglienza, perché ci è capitato durante l'emergenza Nord Africa di mandare i minori in comunità d'accoglienza a Trento, a Verona, a Torino – che sono l'eccellenza in Europa – ma i ragazzi che hanno un progetto migratorio differente a 16 o 17 anni si allontanano comunque dalle strutture.
  Le strutture infatti non sono chiuse, non sono delle carceri, sono strutture aperte in cui i ragazzi vanno a scuola, escono e rientrano. Se vogliono raggiungere il cugino a Milano e noi li collochiamo in una struttura a Napoli, non si fermeranno neanche se gli offriamo il migliore dei servizi, perché il potere di attrazione della possibilità di trovare un lavoro un domani e di avere una comunità di riferimento è immenso.
  I ragazzi di cittadinanza eritrea, che in passato sono arrivati in numero elevato, non volevano fermarsi in Italia, perché il loro progetto migratorio era destinato al Nord Europa, e non siamo riusciti né a identificarli, né, pur avendoli collocati in comunità d'accoglienza che lavorano benissimo, a farli fermare nel nostro Paese. In questi casi, quando i ragazzi hanno alle spalle un progetto forte, un investimento familiare e personale, si allontanano. Pag. 15
  Quali sono i momenti di maggiore criticità? Dall'analisi e dall'esperienza vi dico che sono quelli immediatamente dopo lo sbarco e quelli legati alle grandi aree metropolitane, dove ci sono i disagi maggiori. La capacità di attrazione di Roma o Milano come di Parigi, Madrid o Amsterdam è molto forte. Ci sono forti comunità di migranti, c'è una forte mobilità e c'è una rete di protezione più o meno legale, ma c'è un appiglio per questi ragazzi nelle aree metropolitane ovviamente più forte. Quelle sono anche le aree in cui si allontanano di più i ragazzi, quindi sia nelle zone di sbarco, sia nelle aree metropolitane.
  Sarà mia cura inviarvi i dati su cosa succede al compimento della maggiore età, comunque nel report c'è un'analisi del tipo di conversioni di permesso di soggiorno per studio e lavoro anche per settori (ristorazione, turismo) perché mappiamo per macroaree i pareri che diamo per il percorso di integrazione.
  Il riparto fra le regioni. Anche questo era uno dei punti che ho trattato alla fine in modo forse troppo soft, diplomatico. Lo spunto di riflessione che volevo dare era proprio questo, perché ritengo che la volontarietà della presa in carico dei minori da parte dell'ente locale non possa dare delle risposte a numeri così elevati. Il meccanismo per gli adulti è la distribuzione su base regionale. Gli altri Paesi hanno scelto in modo differenziato, la Svezia ha normato un sistema che distribuisce sulla base degli enti locali, per cui ogni ente locale che ha un numero di abitanti superiore a X deve prendere in carico X minori in caso di afflusso straordinario; la Germania invece ha normato sull'ambito dei Länder, quindi sul livello regionale, ma comunque ci vuole una distribuzione che abbia un carattere più imperativo da parte delle amministrazioni centrali. Ovviamente non so quale strumento sia opportuno scegliere, ma non si può andare avanti in questo modo, perché non possiamo pensare che rimangano in Sicilia, in Calabria o in Puglia, dove tra l'altro le possibilità di inserimento sono chiaramente minori.
  Esiste un censimento delle strutture. In banca dati al Ministero del lavoro e delle politiche sociali abbiamo tutte le strutture che ospitano i minori non accompagnati sul territorio nazionale. Le comunità in Italia autorizzate e accreditate delle regioni sono circa 2.000, quelle che ospitano minori non accompagnati poco meno di 1.000, distribuite sull'intero territorio nazionale.
  Il censimento della nostra banca dati fa riferimento al minore, quindi è basato su Stefania Congia, ma io so dov'è collocata Stefania Congia, quindi all'interno della banca dati abbiamo questo dato.
  Esperienze molto variegate sui territori. Sì, esperienze molto variegate come in numerosi altri aspetti delle politiche nel nostro Paese, non è l'unico settore in cui le esperienze sono molto variegate. A questo aggiungo il problema del finanziamento. Il nostro Paese ha introdotto un'importantissima novità nel 2012 con la spending review, la costituzione di un Fondo nazionale per i minori non accompagnati. Questa è stata una cosa straordinaria, perché fino al 2012 non esisteva un fondo nazionale e quindi i comuni nel cui territorio venivano rintracciati dei minori dovevano farsene economicamente carico.
  Oggi esiste un Fondo nazionale, con una dotazione di cui vi parlerà Alessandro Lombardi, però lo Stato dà un contributo agli enti locali. Il sistema delle competenze prevede poi che questa multilevel governance si articoli anche nel finanziamento del pro die/pro capite per il minore, nel senso che la Regione ha competenze specifiche in tema di politiche di integrazione, l'ente locale ha competenze obbligatorie rispetto alla presa in carico dei minori in stato di abbandono, quindi, se noi mettessimo a sistema tutte le risorse, dai 45 euro pro die/pro capite previsti nel Fondo nazionale ai contributi messi in campo per diverse azioni da altri soggetti, sarebbe una cosa assolutamente sostenibile.
  Qui faccio riferimento all'altro tema che ho posto alla fine, l'universalità. Quando parliamo di accesso alle prestazioni sanitarie, stiamo parlando di prestazioni sanitarie che sono sul territorio per tutti i ragazzi, italiani e stranieri. Quando parliamo di opportunità per questi ragazzi, stiamo parlando Pag. 16 di opportunità che possono innescare un processo nuovo e interessante anche per i «nostri» minori (se così li vogliamo chiamare), laddove i percorsi di inserimento socio-lavorativo per questo target così vulnerabile sono delle occasioni di riflessione più ampia anche per quanto riguarda i «nostri» adolescenti. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, dottoressa Congia. Prego, dottor Lombardi.

  ALESSANDRO LOMBARDI, Direzione generale dell'immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Sarò brevissimo, due minuti per riprendere innanzitutto uno spunto offertoci dall'onorevole Carnevali relativamente alla limitatezza del target dei beneficiari dell'azione, 1.000 raggiunti dal progetto di inserimento socio-lavorativo. Chiaramente la scelta è stata condizionata dalle risorse disponibili.
  Faccio però due considerazioni. L'anno scorso il Ministero del lavoro e la Direzione generale hanno avuto complessivamente a disposizione per le politiche migratorie poco meno di 7 milioni e 900.000 euro. Di questi, 6 milioni sono stati destinati all'intervento cui faceva riferimento la collega, altri 900.000 euro sono stati destinati alle attività di indagine familiare e al rimpatrio volontario assistito, quindi, su una dotazione di 7.900.000, 6.900.000 sono stati dedicati ai minori stranieri non accompagnati, il che testimonia l'attenzione che il nostro Ministero ha voluto dedicare a questo specifico target della popolazione migrante.
  Come accennava la collega, andiamo a sviluppare con le risorse nazionali un'azione pilota, che con gli opportuni correttivi che emergeranno dall'esperienza sul campo andremo a replicare attraverso le risorse messe a disposizione dall'Unione europea sia con il Fondo asilo, migrazione, integrazione che con il Fondo sociale europeo. Lì potremo contare su risorse più ampie, che per l'intero periodo di programmazione 2014-2020 ammontano a 14 milioni, che ci hanno portato a prevedere il raggiungimento dei 3.000 destinatari.
  Riguardo alle considerazioni dell'onorevole Burtone relativamente al cortocircuito nell'erogazione delle risorse finanziarie, la nostra risposta non può che essere molto limitata, perché dal 1° gennaio 2015 il Ministero del lavoro non ha più la titolarità del Fondo nazionale per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, che è passato al Ministero dell'interno, quindi per le situazioni attuali non potrà che rispondere il Ministero interessato.
  Come Ministero del lavoro abbiamo comunque sempre avuto ben presente la situazione di particolare difficoltà e lo sforzo compiuto dagli enti locali e dalle strutture di accoglienza, come peraltro ha testimoniato l'inserimento nella stessa legge di stabilità del comma che ha previsto la possibilità di utilizzare le risorse residue inutilizzate del vecchio fondo del Ministero del lavoro per una ulteriore ripartizione a sostegno degli oneri assunti dagli enti locali.
  Ciò ha consentito nel 2015 l'adozione di un decreto con il quale si è provveduto alla copertura di quel periodo da fine settembre a dicembre 2013, che a suo tempo era rimasto scoperto nella contribuzione per il solito problema della carenza di risorse. Grazie.

  PRESIDENTE. Nel ringraziare la dottoressa Congia e il dottor Lombardi, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 12.25.