Sulla pubblicità dei lavori:
Gelli Federico , Presidente ... 3
Audizione del prefetto Mario Morcone, capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno:
Gelli Federico , Presidente ... 3 ,
Morcone Mario , capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno ... 3 ,
Gelli Federico , Presidente ... 6 ,
Beni Paolo (PD) ... 6 ,
Brescia Giuseppe (M5S) ... 6 ,
Fontana Gregorio (FI-PdL) ... 7 ,
Rondini Marco (LNA) ... 8 ,
Gelli Federico , Presidente ... 8 ,
Morcone Mario , capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno ... 9 ,
Brescia Giuseppe (M5S) ... 10 ,
Morcone Mario , capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno ... 10 ,
Rondini Marco (LNA) ... 12 ,
Morcone Mario , capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno ... 12 ,
Gelli Federico , Presidente ... 12 ,
Rondini Marco (LNA) ... 12 ,
Morcone Mario , capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno ... 12 ,
Gelli Federico , Presidente ... 13 ,
Morcone Mario , capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno ... 13 ,
Gelli Federico , Presidente ... 13 ,
Morcone Mario , capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno ... 13 ,
Moretto Sara (PD) ... 13 ,
Lorefice Marialucia (M5S) ... 14 ,
Burtone Giovanni ... 14 ,
Carnevali Elena (PD) ... 15 ,
Fontana Gregorio (FI-PdL) ... 16 ,
Morcone Mario , capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno ... 16 ,
Lorefice Marialucia (M5S) ... 18 ,
Morcone Mario , capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno ... 18 ,
Lorefice Marialucia (M5S) ... 18 ,
Morcone Mario , capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno ... 18 ,
Burtone Giovanni ... 19 ,
Morcone Mario , capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno ... 19 ,
Carnevali Elena (PD) ... 19 ,
Morcone Mario , capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno ... 19 ,
Fontana Gregorio (FI-PdL) ... 20 ,
Morcone Mario , capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno ... 20 ,
Gelli Federico , Presidente ... 20 20
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
FEDERICO GELLI
La seduta comincia alle 14.25.
(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, ove necessario, anche su richiesta di un commissario ovvero dell'audito, i lavori della Commissione potranno proseguire in seduta segreta.
Al riguardo, per assicurare la massima fluidità al dibattito pubblico, prego i colleghi di riservare eventuali quesiti da sviluppare in sede riservata alla parte finale della seduta.
Avverto che se non vi sono obiezioni la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta tramite web-tv.
Dispongo, pertanto, l'attivazione dell'impianto.
(Così rimane stabilito).
Audizione del prefetto Mario Morcone, capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del prefetto Mario Morcone, capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno.
Il dottor Morcone è accompagnato dalla dottoressa Caprara.
Chiediamo scusa al perfetto per averlo fatto attendere a causa del nostro ritardo, che però è legato alle votazioni che avevamo in Aula e che, purtroppo, come ben sa, sono sempre difficilmente prevedibili, soprattutto sulla tempistica.
Diamo il benvenuto al signor prefetto, che svolge in questa sede la sua terza audizione con noi. Lo inviterei ad aggiornarci sulle novità che il suo Dipartimento ha predisposto rispetto all'ultima audizione che ha svolto presso di noi, in maniera particolare e puntuale sulla situazione dell'attivazione degli hotspot.
La informo, signor prefetto, che è intenzione di questa Commissione fare missioni proprio a partire dai punti che riteniamo in questo momento di maggiore delicatezza e interesse, cioè proprio a partire dagli hotspot. Abbiamo già calendarizzato delle missioni, in questa settimana e nelle prossime. Ci interessa in maniera particolare un osservatorio, che si potrebbe dire «privilegiato» dal suo dal punto di vista, su quest'aspetto.
Vorremmo anche capire, relativamente ad alcune indiscrezioni giornalistiche riportate su dichiarazioni del Ministro dell'interno a proposito di alcuni processi innovativi del meccanismo di accoglienza e gestione dei migranti, quanto queste anticipazioni si traducano in provvedimenti e in scelte del Dipartimento e quanto, invece, rimangano solo valutazioni di natura squisitamente politica. Vorremmo veramente fare con lei un po’ il punto della situazione su quest'importante fenomeno. Sappiamo bene che tutti i giorni la stampa e l'attenzione dell'opinione pubblica e politica sono rivolte proprio a questo problema.
Cedo la parola al prefetto Morcone.
MARIO MORCONE, capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione Pag. 4del Ministero dell'interno. Ringrazio il presidente e i commissari per avermi offerto ancora quest'occasione per riferire su quello che facciamo, sui nostri problemi e sulle nostre criticità. Cercherò di essere estremamente sintetico nella parte iniziale proprio per dare il maggior spazio possibile, eventualmente, alle domande che potranno approfondire di più un tema estremamente vasto.
Dai dati che forniamo credo regolarmente anche alla Commissione – ma naturalmente se dovesse mancare qualcosa la segreteria potrà sempre chiedercela in qualsiasi momento – risulta che la tendenza quest'anno al 10 maggio segna una piccola diminuzione rispetto allo scorso anno, valutata intorno al 13 per cento.
Naturalmente, io non mi fido affatto di queste percentuali e di questi calcoli, perché tutto è legato ad una serie di variabili che non possiamo considerare con certezza – si chiamano, appunto, variabili – che si riferiscono alle condizioni meteo del mare, sul terreno in Libia, a varie situazioni che evidentemente non ci danno tranquillità. Non ce la danno anche per la prossimità della stagione estiva che sa arrivando e che comunque certamente ci porterà un numero significativo di sbarchi. A questo ci siamo preparati con un piano nazionale e con una road map che abbiamo consegnato anche a Bruxelles. A questo stiamo comunque lavorando con una serie di interventi.
Partiamo dall’hotspot, presidente, un argomento che ha espressamente citato. Come sapete tutti, gli hotspot attualmente in essere, dal 29 febbraio, quando abbiamo aperto quello di Taranto, sono quattro: Trapani, Taranto, Lampedusa e Pozzallo. Qualche problema e qualche criticità – ne parlo apertamente – riguardano l’hotspot di Pozzallo, di dimensioni inadeguate, soprattutto agli sbarchi, che poi ci vengono in qualche misura imposti.
Nonostante tutti i nostri tentativi di coordinamento con le autorità militari o civili che si occupano di salvare i migranti a mare, infatti, evidentemente è poi il comandante della nave che relaziona sulle condizioni della nave stessa e del mare, che decide il porto di sbarco e, soprattutto, il meccanismo di salvataggio di queste persone, che spesso ammontano a numeri molto alti.
Se a Pozzallo arriva una nave con 400-500 persone, noi siamo in grande difficoltà. Questo è il tema su cui stiamo cercando anche un'intesa con l'Agenzia delle dogane e con il Ministero dell'economia per acquisire uno spazio ulteriore e rendere Pozzallo meglio attrezzata. Inoltre, stiamo lavorando a una sorta di struttura esterna all’hotspot – che conoscete o che conoscerete – che sarà con ogni probabilità dedicata esclusivamente dedicata ai minori, con una capacità e soprattutto un tipo di accoglienza assolutamente più qualificata rispetto a quella che offriamo attualmente a Pozzallo.
Per il resto, prosegue l'attività sui temi dell'accoglienza, che è già nota, sia col bando SPRAR, che dovrà dare il frutto di almeno 5.000 posti entro questo mese – se riusciamo, contiamo di portare in Conferenza Unificata l'approvazione della graduatoria il 25 maggio – sia per la nuova apertura dei termini di quel bando SPRAR. Purtroppo, infatti, per i 10.000 posti messi a bando hanno partecipato comuni e progetti comunali solo per 5.600 posti o qualcosa del genere. Riapriremo quindi i termini.
Soprattutto cercheremo di costruire nei decreti correttivi del decreto legislativo n. 142 del settembre 2015 anche dei nuovi meccanismi che evitino la cosiddetta gara e la commissione. Viviamo di gare e commissioni e, onestamente, questo paralizza l'ufficio in maniera imbarazzante. Dato che la gara per lo SPRAR non è prevista da nessuna parte, l'abbiamo inventata noi, se il legislatore, quindi il Parlamento, ce lo consentirà, cercheremo di istituire un albo delle buone pratiche in cui inserire mano a mano, soprattutto sulla base dell'esperienza e delle valutazioni che verranno fatte, i progetti che vengono presentati, senza termini, ma costantemente, a ciclo continuo, senza dover fare ogni volta un bando, una commissione, una selezione, il che è diventato oggettivamente defatigante.
Rimane e si rilancia sempre l'idea di ampliare la platea dei progetti SPRAR, dei Pag. 5progetti comunali, a cui aggiungeremo una serie di incentivi, in parte già annunciati e che in parte stiamo studiando.
Per quanto riguarda le altre questioni, ci sono i famosi centri temporaneamente aperti, un po’ una spina nel fianco, in quanto ci sono tantissime buone pratiche e davvero tantissimi impegni di qualità, anche con reti di associazioni, e ci sono anche però punti di opacità, rispetto ai quali evidentemente continuiamo con i controlli e con i monitoraggi non solo delle prefetture, non solo a livello centrale, ma anche di alcune organizzazioni internazionali, come l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e l'OIM (Organizzazione internazionale per le migrazioni) dell’ex progetto «Praesidium», oggi ridisegnato con alcuni attori del passato.
Per quanto riguarda le commissioni dell'asilo, abbiamo già pronta – ma aspettiamo che passi soprattutto la tornata elettorale, che impegna sotto tanti profili le istituzioni, per presentarla e per chiederne l'adozione – una riforma che le elimini così come le conosciamo, ma lasci in piedi – questa è, almeno, la nostra proposta – una decisione collegiale con giovani laureati in scienze giuridiche o politiche, professionalizzati per questo scopo, così come si fa un po’ in tutta Europa. Si lascerà l'intervista individuale, ma sarà prevista una decisione collettiva, che è maggiore garanzia di qualità della decisione. Contestualmente, la giustizia sta portando o porterà avanti una proposta di revisione della procedura prevista per il ricorso al giudice di primo grado.
Questi sono i temi in campo, assieme alle novità che vengono dall'Europa. Ne segnalo due principalmente. Il Migration compact, di cui certamente avete letto o ascoltato, è un'importante proposta italiana verso l'Africa, che si pone in parallelo rispetto all'accordo tra Europa e Turchia. È una partita a mio avviso molto importante da giocare nei Paesi di provenienza, per i migranti non solo economici, ma comunque per quelli che vanno sotto il nome – in maniera secondo me un po’ generica – di «migranti economici», e cioè di Paesi del West Africa per quanto riguarda il canale del Niger, attraverso cui si arriva in Libia e in Italia, o del Corno d'Africa per quanto riguarda l'Etiopia, la Somalia e l'Eritrea, laddove attraverso il Sudan si arriva in Libia, e quindi in Italia.
Sul Migration compact siamo pronti a dare tutto il supporto possibile in termini di idee, di energie e delle poche risorse di cui disponiamo.
L'altro elemento di novità, almeno dal punto di vista legislativo – ma dell'Unione europea, non nazionale – è la famosa revisione del Regolamento di Dublino. C'è una proposta della Commissione europea, rispetto alla quale francamente al momento manifesto tutte le mie riserve. Dobbiamo approfondirla, perché è una riforma voluminosa, importante, che non può essere valutata in maniera semplificata. La stiamo approfondendo, ma certo l'approccio non è esattamente quello che ci saremmo aspettati.
Le due cose vanno un po’ in parallelo rispetto anche agli sviluppi dell'Agenda Junker, che ancora una volta restano deludenti, tenuto conto che la riallocazione di migranti per quanto ci riguarda si aggira intorno alle 600 persone, un numero che non si può nemmeno paragonare a quello che sarebbe stato se questa policy avesse dato i suoi frutti.
Quanto ai minori non accompagnati, altro tema molto delicato, negli sbarchi continua ad esservi una presenza imponente di minori, soprattutto egiziani, ma non solo. Questo è un tema che ci impegna molto. La dottoressa Caprara, presente qui con noi, è la dirigente dell'Unità di missione per i minori accompagnati.
Abbiamo avviato due bandi nuovi, sia per lo SPRAR minori sia per quanto riguarda la prima accoglienza dei minori, proprio per cercare di costruire mattone dopo mattone questa nuova formula di accoglienza che non avevamo prima, che è passata a noi dal 1° gennaio 2015 in via amministrativa. La legge vigente, infatti, è ancora la n. 328 del 2000. Il nostro auspicio è che il Parlamento possa trovare uno spazio per rivedere una normativa che non corrisponde più, onestamente, allo scenario Pag. 6attuale, alle esigenze attuali. Parliamo di 13.000 minori presenti.
Ci sono ancora due iniziative che mi fa piacere annunciare qui. Se volete, si tratta di piccole cose, ma per noi grandi: il 13 firmeremo con il presidente del CONI un'intesa al Viminale, con cui finanzieremo il CONI perché metta a disposizione tutte le sue strutture in Italia per i minori perché possano praticare sport in tutte le città italiane dove è presente una delegazione del CONI. Questo è un progetto a cui teniamo molto, perché crediamo che sia una cosa importante.
L'altra iniziativa avrà luogo il 18 maggio, avendo concordato con Alleanza delle cooperative sociali una sorta di «Carta della buona accoglienza», che verrà consegnata anche alla Commissione parlamentare, con una serie di indicazioni specifiche su come deve essere realizzata l'accoglienza, con una serie di impegni a cui chiederemo – è un documento aperto – a tutti i gestori di aderire.
Immaginiamo e speriamo che porterà nel tempo – questo è l'obiettivo – ad una selezione sempre più trasparente della qualità dell'accoglienza, marginalizzando sempre più le opacità che non ci meraviglia siano e rimangano assolutamente presenti in un mondo fatto di 4.208 strutture aperte in tutta Italia.
Mi fermerei qui, ma sono pronto a rispondere a tutte le domande che vorranno rivolgermi.
PRESIDENTE. Ringrazio il signor prefetto.
Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.
PAOLO BENI. Mi scuso, perché purtroppo non potrò assistere all'intera audizione. Vorrei porre velocemente alcuni temi.
Una domanda molto pratica riguarda Pozzallo. La struttura esterna di cui parlava dedicata solo ai minori è quella adiacente? Anche in una precedente audizione ci era stato riferito che si cercava di ampliare gli spazi acquisendo una struttura adiacente, che dovrebbe essere di un'amministrazione dello Stato, non ricordo esattamente quale; o invece è proprio un'altra sede?
Sulla questione SPRAR, se ho ben capito – chiedo conferma – immaginate di lasciare aperto il bando, con un bando aperto a esaurimento dei posti, in modo da sfruttare tutte le potenzialità che arrivano dai territori. La ritengo una scelta assolutamente positiva. Domando se non riteniate anche che si possa ulteriormente spingere con altre forme, anche se non saprei dire quali. Sicuramente, per la tipologia, per la definizione del progetto, lo SPRAR non può che nascere dall'adesione volontaria degli enti locali. A quali altri modi per incentivare pensavate? Sicuramente tutti diciamo che quella è la soluzione, che bisogna andare in quella direzione, ma i 10.000 posti non sono stati coperti dai progetti, e questo è preoccupante.
Quanto alla questione del progetto «Praesidium», non ho capito se è ripartito o se è ripartito in altra forma e con quali soggetti.
Arrivo, infine, a quanto ci ha detto sulla «Carta della buona accoglienza», che sicuramente a mio parere corrisponde ad un'esigenza che anche la nostra Commissione ha più volte rilevato nel lavoro di questi mesi, ossia quella di definire standard qualitativi dei servizi da svolgere, linee di comportamento per i gestori dei centri più vincolanti e più stringenti: questo è un documento di linee guida, di intenti, o pensate che sia il presupposto per ridefinire in termini più stringenti anche i capitolati, quindi i vincoli?
GIUSEPPE BRESCIA. Io ho tante, tantissime domande, poiché aspettavo da tempo di poter parlare con lei.
La situazione è chiara: vi trovate a gestire qualcosa che sta diventando ingestibile. Questo però era chiaro sin dall'inizio, perché la situazione a livello europeo ed internazionale è tale che l'Italia si sarebbe per forza ritrovata nella situazione in cui si sta trovando. E siamo soltanto all'inizio, perché con l'arrivo dell'estate la situazione peggiorerà. Pag. 7
Rispetto alla questione di come superare la logica emergenziale, mi chiedo cosa stiate facendo per invertire questa rotta, con i centri che sono per il 70 per cento centri straordinari e soltanto per il 30 per cento centri strutturali, governativi. Lei ha fatto riferimento ad alcuni incentivi per il modello SPRAR, quindi le chiederei di entrare nello specifico e farci capire a quali tipi di incentivi state pensando. Questa è sicuramente la strada da seguire, ma bisogna perseguirla in maniera efficace, perché sembra che attualmente non funzioni e si debba essere più persuasivi nei confronti degli enti locali.
Rispetto alla questione degli hotspot ci sono tantissime perplessità. Tutte le preoccupazioni che avevamo si stanno verificando, perché ho avuto modo di recarmi a Taranto e ho visto la situazione, che non mi è piaciuta, ma mi arrivano notizie assolutamente non confortanti anche da Pozzallo e, soprattutto in queste ultime ore, da Lampedusa. Riguardo a Lampedusa, vorrei chiederle come state pensando di affrontare la situazione, perché una sessantina di persone si stanno rifiutando di rientrare nel centro, vogliono essere trasferite ma si rifiutano di rilasciare le impronte.
Sulla questione delle impronte le chiedo se in tutti i centri hotspot si stiano sistematicamente trattenendo le persone che non vogliono farsi fotosegnalare.
Per quanto riguarda la pratica, sistematicamente adottata negli hotspot, del respingimento differito, laddove tutte le persone vengono suddivise tra «migranti economici» e aventi diritto, a tutti i migranti economici viene dato un foglio di via, vanno per le strade delle città italiane ed entro sette giorni dovrebbero lasciare il nostro territorio, lei ritiene che questo sia uno strumento adeguato? Quanti accordi bilaterali per i rimpatri sono in essere o state pensando di porre in essere per dare concretezza a questi respingimenti che state cercando di adottare? Lei ritiene legittima questa distinzione, fatta in base a non so quale normativa, tra «migranti economici» e aventi diritto?
Infine una domanda che considero decisiva: perché non cercate di coordinarvi con il Parlamento nella ricerca di soluzioni al sistema dell'accoglienza e più precisamente ai lavori di questa Commissione, che da un anno sta cercando di venire a capo di un sistema ingarbugliatissimo? Credo che il lavoro di questa Commissione debba essere valorizzato, ma se il Governo continua ad andare per la sua strada e il Parlamento per un'altra, rischiamo di sprecare entrambi il lavoro e quindi penso sia più proficuo cercare di addivenire a delle soluzioni ragionate insieme. Grazie.
GREGORIO FONTANA. Grazie, prefetto Morcone. Penso che abbia fatto bene a specificare, a fronte del dato tendenziale che ad oggi vede una leggera diminuzione degli sbarchi, che questa leggera diminuzione che tutti auspichiamo è però legata a questioni che non possono considerarsi consolidate, nel senso che già all'inizio dell'anno avevamo avuto addirittura un dato diverso, nel senso che avevamo avuto segnali di un aumento degli sbarchi rispetto agli anni precedenti, quindi penso che in questo momento non ci siano i presupposti per trarre delle conclusioni, se non quelle che già lei ha anticipato, di una grossa preoccupazione.
Un flusso pari o di poco inferiore a quello dell'anno scorso sarebbe già molto significativo; conosciamo le difficoltà che sono state affrontate e non sempre superate lo scorso anno nella gestione dell'accoglienza, specialmente nei mesi estivi.
Il dato è quindi tendenzialmente non confutabile, però lei giustamente ci dice che avete fatto un piano e vi siete preparati, quindi sarebbe importante avere qualche nozione in più rispetto a questa preparazione, perché – ripeto – l'anno scorso sono venuti alla luce molti punti deboli e quindi sarebbe interessante, per evitare gli errori del passato, sapere cosa è stato proposto e preparato.
Per quanto riguarda il problema degli hotspot, come ha detto il collega Brescia, è importante avere un dato costante rispetto a uno degli elementi fondamentali: le procedure di identificazione Ho visto che i dati sono stati in parte comunicati, e questo è importante per avere il quadro della situazione, in particolare dalla sua viva voce Pag. 8avere un avviso rispetto alle difficoltà su questo punto fondamentale dell'identificazione.
Da pochi mesi abbiamo messo in campo nuove procedure, affiancamento delle nostre Forze di polizia con osservatori di Europol, quindi è importante avere un avviso rispetto al primo rodaggio di questa esperienza.
Per quanto riguarda l'accoglienza, che è un altro elemento fondamentale oggetto dei lavori della nostra Commissione, un problema è evidente nei numeri, laddove circa l'80 per cento delle persone accolte sono in strutture temporanee; si tratta del primo elemento che balza agli occhi. In particolare, volevo sapere da lei se abbia un riscontro rispetto alle difficoltà che le prefetture nelle singole province hanno ad avere un feedback rispetto ai bandi per approntare queste strutture temporanee, che sono un elemento assolutamente discutibile e con tantissimi punti deboli, ma sono anche propedeutiche alla famosa preparazione di cui diceva all'inizio del suo intervento.
Se fosse possibile realizzare lo SPRAR con tutte le collaborazioni, i meccanismi e le sinergie che si prevedono, sarebbe sicuramente positivo, ma la realtà è un'altra, è quella dei centri temporanei, di un'accoglienza diffusa che però non è coordinata come i progetti SPRAR.
L'accoglienza diffusa, così come oggi la vediamo nei centri temporanei, è assolutamente carente, perché i migranti sono collocati sul territorio in maniera casuale e non si riesce a controllare la qualità di questa assistenza in maniera opportuna. Sulle famose contestazioni rispetto ai CAS, cui lei aveva accennato la volta scorsa, vorremmo avere un aggiornamento rispetto al feedback del Ministero rispetto ai controlli da effettuare in queste strutture, perché è importante avere il quadro degli esiti che voi avete avuto.
Per quanto riguarda le Commissioni volevamo sapere qualcosa in più rispetto a questo progetto. Come giustamente ha detto il collega Brescia, sia all'interno di questa Commissione che agli atti parlamentari giacciono numerose proposte di modifica e di riordino di questo sistema. Sarebbe interessante che il Governo potesse avviare un confronto, però questa è un'osservazione fatta in termini politici e capisco che lei non può darci tutte le risposte.
MARCO RONDINI. Il Regolamento di Dublino al quale faceva riferimento prevede che lo Stato membro competente sia individuato in base ai criteri enunciati nel Regolamento. Tra questi il Paese d'ingresso ma anche altri criteri, quali i legami familiari e i visti rilasciati da un altro Paese. Cosa fa oggi l'ufficio per verificare questi criteri? Il Regolamento dispone che entro tre mesi venga fatta la richiesta, altrimenti poi si radica la nostra competenza, quindi vorremmo sapere in quanti casi è stata avviata questa procedura.
Per quanto riguarda il discorso delle espulsioni e dei rimpatri, sappiamo che funzionano – lei ce lo ha ricordato – anche sulla base di accordi bilaterali, a fronte del fallimento della politica europea sulla ricollocazione (lei ci diceva che sono state ricollocate solamente 600 persone), visto che noi rimaniamo a misurarci con una situazione che ha raggiunto numeri allucinanti.
Per quanto riguarda invece le persone che non ne avrebbero diritto, i cosiddetti «migranti economici» che non possono vedersi riconosciuto uno status di protezione che permetta loro di rimanere sul territorio europeo, quali e quanti accordi bilaterali sono stati realizzati, in particolare con il Gambia e il Senegal, due dei Paesi dai quali provengono molti degli immigrati che arrivano da noi?
Nella relazione che la Commissione ha compilato, che dà conto dell'attività svolta dalla Commissione d'inchiesta fino a gennaio 2016, si faceva riferimento al progetto del Governo di rilanciare l'attività dei CIE, volontà che in quella relazione veniva ritenuta nota. Cosa è stato fatto? A noi risulta dai dati che mensilmente ci vengono trasmessi che essi sono assolutamente sottoutilizzati. Grazie.
PRESIDENTE. Direi di passare a una prima tranche di risposte, per poi lasciare Pag. 9la parola agli altri tre colleghi iscritti. Mi permetta, però, di secretare questa parte della seduta per porre una domanda.
(I lavori della Commissione proseguono in seduta segreta indi riprendono in seduta pubblica).
MARIO MORCONE, capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. La struttura di cui lei parla, onorevole Beni, è esattamente quella dell'Agenzia delle dogane che io vorrei, ma che non sono riuscito ancora ad ottenere. In realtà i contatti sono stati effettuati a livello territoriale e il direttore dell'Agenzia delle dogane ha esposto le sue ragioni e la sua necessità di tenere ferma la questione. Naturalmente cercheremo di trovare un'intesa con l'Agenzia delle dogane anche a livello centrale, perché il centro di Pozzallo sia meno angusto.
In ogni caso, il centro che stiamo ristrutturando e che sarà pronto a luglio è leggermente distante. È un bel centro che la Regione Sicilia aveva predisposto a suo tempo per la formazione non so in quale settore e che ci ha messo a disposizione. È in ottime condizioni, si tratta semplicemente di adottare dei piccoli accorgimenti e lo stiamo già facendo.
La collega di Ragusa la scorsa settimana mi ha portato a visitare il centro e abbiamo l'assicurazione che prima della pausa estiva il centro sarà disponibile. Si pensa di adibirlo esclusivamente a minori, così da tenerli fuori dal centro di Pozzallo, ferma restando l'iniziativa con l'Agenzia delle dogane.
Sullo SPRAR per adesso parliamo di una riapertura dei termini, ma l'idea è quella di trovare una soluzione normativa che ci aiuti a superare il tema del bando – che peraltro non è previsto dalla normativa, è una cosa che facemmo noi e che oggi, in relazione ai numeri, francamente non ci sembra più adeguata – prevedendo invece un accreditamento permanente, come lei ha ben colto, dei progetti che i sindaci vorranno presentare, con tutte le verifiche di qualità del progetto.
Il progetto «Praesidium» è sempre in atto, ma è articolato diversamente, perché le stesse organizzazioni internazionali – in particolare UNHCR e OIM – ci chiesero di lavorare assieme, ma non più nel pool dei cinque, per ragioni di mandato, per aspetti che attengono alla loro tipicità. Pertanto c'è un progetto «Praesidium» che si muove su due grandi organizzazioni (OIM e UNHCR) e una terza organizzazione (Save the Children) con cui, non avendo potuto avere un rapporto diretto perché non è previsto, abbiamo fatto un bando e che quindi lavora con noi sempre sugli stessi temi.
In qualche modo quindi il progetto è ricomposto, ma non nella stessa maniera in cui lo conoscevamo fino a qualche anno fa.
La «Carta della buona accoglienza» è una cosa diversa dal capitolato d'oneri, che stiamo comunque chiudendo, nel senso che un nuovo capitolato d'oneri sarà pronto fra qualche settimana, poiché è già stato predisposto e stiamo parlandone con l'ANAC per avere una loro riflessione. Si tratta di una serie di impegni che chiediamo di assumere ai gestori che devono sottoscrivere la Carta. Sarà firmata il 18 maggio e, non appena firmata, la invieremo immediatamente alla segreteria della Commissione, così la potrete verificare.
Agli incentivi per lo SPRAR, onorevole Brescia, stiamo pensando. Già abbiamo previsto il finanziamento del 95 per cento del progetto, lasciando il cofinanziamento del comune al 5 per cento; poi ho emanato una circolare più volte, in cui ho cercato di sollecitare la partecipazione ai progetti SPRAR, dicendo che questo non può garantire in assoluto di evitare... però certo, avendo già un progetto SPRAR in essere nel momento in cui si decide un insediamento, se ne tiene conto.
Stiamo pensando anche ad altri incentivi, che non voglio anticipare perché stiamo valutandone la fattibilità tecnica alla luce della normativa.
Gli hotspot vanno bene per Taranto e Trapani; credo che la Commissione vi andrà, quindi constaterete la situazione di persona.
Per quanto riguarda Lampedusa, le riferisco quello che so. Come Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione ho fatto una circolare – che certamente avrete Pag. 10o eventualmente vi invierò – in cui ho chiarito i termini e l'obbligatorietà di consentire la richiesta di asilo in ogni tempo. Peraltro nel mondo giuridico non esiste il «respingimento differito» come istituto giuridico, esiste un ordine dell'autorità ad allontanarsi dal territorio nazionale entro sette giorni.
Perché mi accanisco a dire che non esiste il respingimento differito? Perché la stessa parola «respingimento» offende, perché è di per sé una violazione della Convenzione di Ginevra, quindi parliamo di un ordine dell'autorità per l'allontanamento dal territorio nazionale entro sette giorni.
Questo non toglie – lo ribadisco – che alle persone vada comunque consentito sempre di chiedere asilo, sia nel momento in cui sbarcano e vengono identificate, sia nel momento successivo, qualora in maniera frettolosa venga consegnato l'ordine di allontanamento dal territorio nazionale.
Per quanto mi riguarda, sul tema del migrante economico le dico che è anche questa una semplificazione inventata dal dibattito europeo (non parlo solo di noi). Mi riferisco all'articolo 10 della nostra Costituzione, laddove stiamo parlando di situazioni personali di singole persone, che vanno esaminate persona per persona, non esistono le categorie nazionali per cui i senegalesi sono migranti economici e gli eritrei sono tutti rifugiati, questa è un'invenzione giornalistica in un dibattito molto approssimativo su questi temi.
Io sono ancorato all'articolo 10 della nostra Costituzione e alla Convenzione di Ginevra, per cui ci sono persone che espongono le loro ragioni e rispetto a questo si valuta se rientrino nelle categorie che hanno diritto alla protezione internazionale o non ne abbiano diritto. I termini della questione sono esattamente questi e queste sono anche le ragioni per le quali abbiamo rifiutato – il Parlamento su questo ci ha sempre sostenuto – la lista dei Paesi sicuri, che è il meccanismo tipico per arrivare a queste forme di generalizzazione.
Se l'Unione europea farà una lista di Paesi sicuri come Unione europea, evidentemente noi rispetteremo le regole, come le stiamo rispettando relativamente all'identificazione. Forse anticipo una risposta, ma credo che i colleghi della Polizia di Stato abbiano mandato i dati – se non li avete, ve li faremo avere: siamo prossimi al 100 per cento delle identificazioni, e questa non è un'opinione, ma è un dato verificabile nella banca dati Eurodac, tanto che, nonostante il pregiudizio risorgente di alcuni «amici e parenti» del centro e nord Europa, i toni sul tema dell'identificazione si stanno abbassando e nessuno ha più l'aggressività di qualche mese fa.
Perché non ci coordiniamo con il Parlamento? Lo dico con grande rispetto sia del Governo che del Parlamento, ma non lo dovete chiedere a me, che faccio il funzionario, è un tema che dovete porre in una sede diversa.
GIUSEPPE BRESCIA. Mi permetto di intervenire perché, rispondendo sulla questione delle identificazioni, non ha risposto alla domanda sui trattenimenti: state trattenendo le persone fino a quando non le identificate?
MARIO MORCONE, capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. Come le dicevo prima, questo è un tema che riguarda l'autorità di PS e non riguarda me, io non mi occupo del trattenimento delle persone, anche se voglio chiarire due cose, perché sento il dovere di farlo.
In nessun Paese al mondo è possibile per chiunque di noi andare e rifiutarsi di dare la propria identità, in nessun Paese al mondo e per nessuna ragione. Quindi onestamente, al di là delle regole europee, è impensabile che io arrivi in Italia e ti dica che non voglio farmi identificare e che non voglio dire chi sono, non avendo il documento, passaporto o carta d'identità. Questa è una cosa inaccettabile e non esistono ragioni che lo impediscano.
Sugli strumenti utilizzati parlate con i colleghi della Polizia di Stato, ma è certo che se arrivi in Italia devi dare la tua identità, è un dovere, non ti posso perdonare se non me la dai, io pretendo che tu Pag. 11me la dia perché vieni nel mio Paese e noi italiani in qualunque Paese al mondo dobbiamo esibire il nostro documento.
A questo mi consenta di aggiungere una piccola annotazione. Poiché prima di venire avevo immaginato che mi avreste fatto una domanda su Lampedusa, ho chiamato il prefetto di Agrigento per capire cosa succede e ho naturalmente anche il suo rapporto su questo tema.
Lì ci sono questi nostri amici dell'organizzazione Askavusa che insieme ad un signore spagnolo – che è stato anche fermato – incoraggiano queste persone e le fanno forti rispetto alla mancata presentazione della propria identità e alla partecipazione alla procedura di identificazione. Non solo, ma c'è anche una parte dell'isola che bonariamente, per sentimento solidaristico, si presta a questo tipo di operazioni, in qualche modo incoraggiandoli. Ma io ripeto – lo dico da funzionario dello Stato – che non esiste che vieni in Italia e non dai la tua identità, è una cosa che non esiste, quindi se la devono togliere dalla testa. Non sono il responsabile dello strumento che viene e verrà utilizzato, ne dovete parlare con i colleghi della Polizia di Stato, ma la posizione è esattamente quella che vi ho detto.
Vi manderò subito il piano, onorevole Fontana, l'abbiamo mandato a Bruxelles e oggi pomeriggio ne avrete una copia. Sull'identificazione abbiamo già risposto, siamo quasi al 100 per cento, certo le prefetture sono in difficoltà, però, onorevole Fontana, non mi aspettavo da lei questa domanda, perché sono in difficoltà per un clima che si è creato, un clima che sinceramente trovo abbastanza antipatico.
Io capisco le esigenze dei territori, capisco le esigenze dei sindaci, me ne faccio carico, è chiaro che ho un'esperienza abbastanza consolidata per capire anche le ragioni di chi deve spiegare alla popolazione quello che deve spiegare, però, detto tutto questo, c'è una serie di perfidie insopportabili: non ti allaccio alle fogne perché 500 persone in più mi complicano il sistema fognario, non ti do la variazione d'uso oppure ti mando la ASL e, se non basta, ti faccio una denuncia al Ministero delle infrastrutture, se non basta il Ministero delle infrastrutture ti faccio una denuncia alla Procura della Repubblica.
Onestamente, nel rispetto dei territori, nel rispetto del mandato dei sindaci, che noi sosteniamo in tutti i modi – credo che i progetti SPRAR siano la dimostrazione del sostegno che cerchiamo di dare ai sindaci –, però ci sono comportamenti che francamente da funzionario dello Stato fatico ad accettare, anche perché a me avevano insegnato – non so se sia ancora così – che il sindaco nasce da una parte politica, ma nel momento in cui viene eletto diventa sindaco di tutti e non solo di quella parte politica e risponde alla collettività nazionale, invece non mi pare che i comportamenti si inquadrino in questo tipo di figura che avevo conosciuto.
La riforma dell'asilo è molto importante, noi abbiamo scelto il tema delle Commissioni territoriali già da molti anni perché la Commissione territoriale in quanto organo collegiale fornisce maggiore garanzia di una decisione condivisa e quindi trasparente, però soprattutto la difficoltà di alcuni componenti delle Commissioni a partecipare in maniera stabile e professionale all'attività della Commissione rende necessario riferirci a modelli di altri Paesi come la Germania, la Svizzera, mantenendo però per noi la garanzia di una decisione collegiale, che per noi rimane garanzia di una decisione condivisa.
Vorremmo tuttavia dei giovani neolaureati che abbiano fatto dei percorsi di formazione adeguati, che possiamo selezionare in maniera rigorosissima e che non si improvvisino membri della Commissione a giorni alterni, magari perché strattonati di qua e di là da altre esigenze del loro servizio, garantendo che il tema dell'asilo cresca dal punto di vista della qualità della decisione assunta, perché parliamo sempre della vita delle persone.
Se vuole, onorevole Rondini, le faccio avere i dati e le posso fare un esempio. Lei sa che con l'Austria c'è questo dibattito molto forte anche dal punto di vista politico, ma secondo me soprattutto giornalistico, più che nella realtà. Le posso dire, tuttavia, che le richieste di riammissione di Pag. 12cittadini in Austria dall'Italia riguardano 700 persone, mentre dall'Austria verso l'Italia sono 250.
Questo dimostra che l'Ufficio Dublino con tutti i suoi drammi funziona e che cerchiamo di difenderci rispetto ad una condizione geografica che non ci aiuta, per cui è una battaglia giornaliera, che io ritengo sinceramente segno di una debolezza della politica europea, perché abbiamo visto con la vicenda dei Balcani e in tante altre occasioni che il tema Dublino va assolutamente superato.
Questa è la mia opinione, naturalmente ognuno di noi...
MARCO RONDINI. Questo servirebbe anche a facilitare l'identificazione dei migranti, se a questi venisse spiegato a chiare lettere che possono eventualmente raggiungere i parenti...
MARIO MORCONE, capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. Assolutamente sì. Noi facciamo questa azione per quelli che sbarcano; la portiamo avanti con intensità, attraverso l'EASO, che è una struttura di sostegno per l'asilo, e vari altri organismi. Spesso non ci riusciamo perché il pregiudizio è molto forte, la preoccupazione è grande e si tratta di persone (soprattutto gli eritrei) che vengono da mondi che non hanno il nostro modo di affrontare i problemi, per cui non ci credono o fanno fatica a crederci e, nonostante le organizzazioni internazionali cerchino di convincerli della possibilità di essere ricollocati, evidentemente nutrono dubbi e pregiudizi.
Certamente il tema dei ricongiungimenti familiari in primo luogo e della clausola di sovranità contenuta nel Dublino III ci aiuterebbe tanto, però le devo dire con tristezza che nella proposta che nasce dalla Commissione e che ho letto in inglese – il mio inglese è quello molto approssimativo della scuola serale – mi è parso di cogliere addirittura un restringimento di quei meccanismi che invece erano il presupposto per aprire di più il tema di Dublino.
Lei pone una domanda sui CIE che sono un tema molto delicato, perché qui si scontrano esigenze di sicurezza con la correttezza dei comportamenti, con l'utilità della spesa dei soldi del cittadino italiano, detto molto francamente. È vero che in questo momento non che vengano poco utilizzati, ma che ci sono pochi posti nei CIE, anche perché alcuni sono stati utilizzati diversamente, anche se in maniera temporanea, e questo si vedrà a brevissimo, altri sono costantemente devastati anche perché lei sa meglio di me che normalmente è la gente peggiore a finirci perché, se il poliziotto deve scegliere di portare qualcuno nel CIE, sceglie la persona socialmente pericolosa, non la badante ucraina senza permesso di soggiorno. Il tema quindi è delicato, perché noi li ricostruiamo e loro ce li incendiano.
Naturalmente a questo punto si obietterà se quindi non siano adeguate le misure e le strutture per evitare l'incendio e la devastazione, ma visitate i CIE e ditemi se sono adeguate o meno le misure: è una sorta di circo con le gabbie dei leoni, con separazioni all'interno delle gabbie. È abbastanza imbarazzante. Qualche collega che non aveva idea del tema dell'immigrazione e che per caso si è trovato a lavorarci ha dichiarato che preferirebbe mille volte stare a San Vittore piuttosto che nel CIE di Roma.
Detto tutto questo, però, noi abbiamo l'impegno con l'Unione europea di garantire la disponibilità di 1.500 posti nei CIE e lo rispetteremo, perché, come tutte le regole che abbiamo condiviso in Europa, lo dobbiamo rispettare.
PRESIDENTE. Signor prefetto, abbiamo un'altra raffica di domande.
MARCO RONDINI. Scusi, avevo fatto anche una domanda rispetto agli accordi bilaterali.
MARIO MORCONE, capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. Le chiedo scusa, mi è sfuggito. Gli accordi bilaterali vigenti sono con Tunisia, Egitto, Marocco e Nigeria, e questi funzionano regolarmente. C'è Pag. 13poi un accordo tra polizia italiana e polizia del Gambia.
Per il resto, il Ministro Alfano e il Presidente del Consiglio hanno ripetutamente chiesto alla Commissione di fare accordi di riammissione validi per tutti gli Stati europei, perché questa degli accordi bilaterali è una storia perdente, perché l'accordo presuppone delle risorse da investire, quindi questa partita si è fatta più volte e non ha avuto entusiastica accoglienza in vari Paesi europei.
Questo però è uno dei punti forti del documento Migration compact, che invece sta avendo una buona accoglienza e che speriamo vada rapidamente avanti, perché uno dei temi fondamentali del Migration compact è rappresentato da investimenti e misure verso l'Africa in cambio di accordi di riammissione, di interventi per gestire e frenare la migrazione verso i Paesi europei.
Il problema quindi rinasce e si rilancia attraverso la proposta italiana che va sotto il nome di Migration compact.
PRESIDENTE. Prima di passare la parola ai colleghi, lei ha detto che ci consegnerà il piano che avete predisposto per l'azione preventiva nei confronti delle potenziali affluenze nei prossimi mesi: è questo quello di cui si sta parlando?
MARIO MORCONE, capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. Si sta parlando del piano annuale (il terzo) che abbiamo predisposto per il 2016 e che avevamo già predisposto nel 2015, che abbiamo inviato a Bruxelles assieme alla Road map e agli altri documenti che normalmente ci chiedono. Se la Commissione non dispone di una copia del piano per il 2016, appena torno in ufficio ve ne farò avere copia.
PRESIDENTE. Allora approfitto per chiederle anche il piano che è stato presentato all'Unione europea del Migration compact.
MARIO MORCONE, capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. Il documento del Migration compact è nella disponibilità soprattutto della Presidenza del Consiglio, perché il Presidente Renzi lo sta personalmente illustrando ai colleghi europei, non credo che sia un grande problema farvi avere un draft perché è in continua evoluzione, quindi non è un atto ufficiale, è una proposta, tanto che è nata la discussione sugli Eurobond, proprio perché è un documento in evoluzione alla ricerca del consenso più ampio e condiviso possibile.
SARA MORETTO. Ringrazio il prefetto per l'aggiornamento su una direzione della quale eravamo tutti a conoscenza, ma su cui oggi sono emersi anche degli spunti dagli interventi suoi e dei colleghi. Mi riferisco in particolare agli incentivi per i comuni, che anch'io ritengo vadano strutturati, e a tutta la questione dei rimpatri, quindi per evitare di ripetermi vado direttamente al quesito.
Tenendo conto degli hotspot previsti, quali sono le misure in campo per affrontare, sebbene siano diminuiti, gli arrivi via terra? In particolare mi riferisco al confine del Friuli Venezia-Giulia, giacché nei giorni scorsi ho visto l'annuncio di un'iniziativa regionale per un centro di accoglienza da aprirsi in prossimità del confine, quindi vorrei capire come si collochi questa iniziativa nel sistema nazionale che lei ha esposto.
Il secondo quesito è se esista un disegno, un'idea, un percorso per procedere progressivamente all'alleggerimento di quei centri temporanei che si sono eccessivamente riempiti. Cito il caso del mio territorio, Cona, in provincia di Venezia, dove ci sono 540 persone in una caserma che richiede peraltro degli interventi.
In questo senso, relativamente al bando SPRAR, i nuovi posti che per esempio anche in provincia di Venezia qualche comune ha finalmente proposto possono rappresentare una valvola di sfogo per alleggerire queste strutture o, invece, sono due percorsi separati?
Vengo alla terza e ultima domanda. Lei faceva riferimento a progetti di integrazione, tra cui mi pare molto positivo quello del CONI dedicato ai minori non accompagnati. Per quanto riguarda invece gli Pag. 14adulti, quelle esperienze al momento lasciate all'iniziativa dei singoli comuni per i lavori socialmente utili dei richiedenti asilo vi risultano positive? Possono essere un modello tale da essere portate a un progetto nazionale analogo a quello che avete pensato per i minori, di tutt'altra portata ma comunque con quello stesso spirito di integrazione?
MARIALUCIA LOREFICE. Molto brevemente, io ho alcune domande da porre. Una riguarda la questione dei minori non accompagnati. Anche stamattina, nell'audizione precedente, abbiamo avuto modo di far presente i problemi dei diversi centri. Lei stesso ha citato il centro di Pozzallo, che in questo momento vive una situazione molto delicata anche per i minori non accompagnati, da cui la nostra proposta di mettere i comuni nelle condizioni di poter subito reperire le comunità in cui collocare i minori non accompagnati.
Giustamente, lei ha citato i progetti SPRAR, ha detto che ne verranno creati di nuovi, che una zona del centro di Pozzallo verrà adibita proprio ai minori non accompagnati, ma c'è un problema da risolvere: il problema «adesso». Adesso come facciamo a risolvere questo problema? La principale difficoltà dei comuni è proprio quella di riuscire a reperire dei posti all'interno delle comunità. L'unica cosa che dovrebbero fare sarebbe telefonare comune per comune e chiedere se nelle rispettive comunità hanno dei posti per minori. Immagino che telefonare a 8.000 comuni italiani risulti abbastanza difficile. Perché non creare una sorta di regia, in modo da permettere anche ai prefetti e ai sindaci di individuare subito i comuni in cui ci sono comunità con posti disponibili?
Un'altra domanda riguarda il CARA di Mineo. Immagino potesse attendersi anche questo tipo di domanda. Il CARA di Mineo, come ci risulta dal piano accoglienza 2016, è diventato a tutti gli effetti un hotspot. Io penso che, anche dal punto di vista logistico, immaginare un hotspot a Mineo risulti piuttosto difficile. La prima identificazione avviene al momento dello sbarco e Mineo mi risulta essere un po’ lontano dalle zone di sbarco.
Perché, allora, continuare a puntare su un centro come questo dopo ben tre indagini in corso, un centro su cui potremmo dirne tantissime, compreso che è al centro dell'indagine «Mafia capitale»? Non sarebbe stato, invece, meglio chiuderlo, che è la richiesta che penso sia venuta da tanti ambiti?
A questo proposito, le chiedo anche: quanti migranti – non so se dispone di questi dati – ci sono a Mineo in questo momento? Le cooperative che lavorano all'interno di quel centro sono quelle che ci sono sempre state e che sono al centro dell'indagine?
Per finire, verrei a Ventimiglia, che ci risulta sia stato chiuso. Immagino, però, che, a fronte della chiusura di un centro che ospitava all'incirca 200 migranti, ci sia anche una proposta per ricollocare questi migranti: ha delle informazioni in merito?
GIOVANNI BURTONE. Presidente, io ho solo due domande. Una prima domanda nasce dall'ultima considerazione fatta dalla collega e riguarda il CARA di Mineo. Io non arrivo alla conclusione di chiuderlo, perché penso che i territori debbano contribuire anche con solidarietà. Arrivano ancora tanti migranti e in quel territorio va fatto uno sforzo. Ci sono problemi e io condivido alcune considerazioni che sono state sviluppate. Chiediamo rigore, anche se collateralmente la magistratura sta facendo il proprio corso.
Aggiungo che è vero che non va chiuso, ma mi pare che desti parecchio allarme che si dica che accanto a Mineo, a Vizzini, là dove c'è la presenza di una caserma dell'aviazione, possa nascere un altro centro. Significherebbe, a quel punto, appesantire fortemente quel territorio. Tra l'altro, alcune cooperative nascono proprio in quei luoghi, cooperative che sono sotto indagine. E sono state queste cooperative che hanno avviato un ragionamento anche attorno all'utilizzazione della caserma di Vizzini. Vorrei rappresentare, quindi, questa preoccupazione.
Allo stesso modo, allarma l'ipotesi che su Piazza Armerina possa concentrarsi un'altra iniziativa con la creazione di un campo d'emergenza medico, come si dice. Pag. 15Il mio auspicio è che da parte del ministero ci sia un'attenzione particolare. Se deve esserci una risposta di solidarietà da parte dei territori, che tutto ciò non porti però a creare un forte rigetto in quelle comunità per un appesantimento che si potrebbe determinare.
Formulo una seconda considerazione e concludo, presidente.
Io ho apprezzato molto, prefetto, le cose che ha detto, per l'oggi e per la prospettiva. Vedo che il ministero a mano a mano sta svolgendo un'azione veramente considerevole. Voglio, però, esprimere una considerazione quasi «di allarme» che viene dai territori, che riguarda le comunità per minori ed è di natura economica.
Noi abbiamo visitato parecchie di queste comunità. Alcune sono veramente impegnate con serietà. Abbiamo visto che altre, come abbiamo segnalato, vanno probabilmente estromesse dal sistema. So che c'è anche su questo un riflettore da parte del ministero. Ce ne sono, però, alcune che operano veramente con serietà. Paradossalmente, prefetto, sono quelle in maggiore difficoltà.
Non so se risponda al vero, ma mi dicono che sono mesi, forse anni, che non ricevono le risorse che probabilmente il ministero ha appostato. Non voglio fare un atto d'accusa al ministero – ci mancherebbe – ma chiedo: dove si inceppa il meccanismo? Sono i comuni che non richiedono? Sono le prefetture che non fanno da collante? La pongo in termini dubitativi, perché certo rilevo la protesta da parte di lavoratori che operano – ripeto che lo abbiamo visto – anche con un impegno molto serio in queste comunità.
ELENA CARNEVALI. Mi scuso innanzitutto con voi e con lei, presidente, ma avevo avvisato che per coincidenza con altra audizione non sarei riuscita ad arrivare in tempo, quindi può darsi che ponga delle domande già poste e forse, più che domande, segnalazioni.
A mio giudizio – forse sbagliando – l'esito della valutazione delle commissioni è quello che cambia la vita verso una direzione o verso un'altra. Io insisto nel dire che secondo me uno degli elementi su cui sarebbe necessario intervenire con una certa urgenza sta proprio qui. Oggi è uscita la CEI con una proposta che abbiamo già sentito anche in altre circostanze.
Noi abbiamo conoscenza e informazioni di situazioni molto diverse tra una commissione e l'altra, a seconda dei territori. Abbiamo un altissimo numero di dinieghi. Abbiamo da poco finito la relazione, di cui penso abbia conoscenza, che abbiamo depositato alla Camera dopo il primo anno di lavoro di questa Commissione. Non sono riuscita a trovarla adesso, ma ricordo molto bene che abbiamo riportato anche una sua osservazione di precedenti audizioni, secondo cui non può essere discriminante il Paese di provenienza delle persone, a rischio o non a rischio. Sono le situazioni personali che devono essere valutate.
Io credo che lì ci sia un forte elemento di criticità. Capisco e so anche che c'è un sovraccarico di lavoro, il tema della formazione, per quanto una parte degli operatori comunque si occupino della formazione. So anche di composizioni di commissioni con profili che molto probabilmente non sono i più adeguati. C'è una richiesta forte, che non significa che dobbiamo dare una sanatoria per tutti, ma non può esserci una differenza così plateale come verifichiamo e registriamo sui territori.
In secondo luogo, so che è un tema al quale molto probabilmente state già ponendo attenzione, quindi glielo porto solo qui, come una specie di repetita iuvant. In questo momento, ci troviamo nella situazione in cui, da un lato, stiamo sostenendo faticosamente – voi molto probabilmente più di noi – il raggiungimento di un'accoglienza diffusa. Questo è l'obiettivo che vorremmo come sistema organizzato. Nelle audizioni di stamattina abbiamo parlato anche di una programmazione che tenga conto, dopo la Conferenza Stato-regioni del luglio 2014, di un po’ più di riconoscimento della condizione territoriale, non solo regionale.
C'è, però, anche un tema che ci viene posto e che a mio giudizio potrebbe essere affrontato anche in riferimento alla questione dei lavori socialmente utili. Perché Pag. 16questi progetti abbiano l'obiettivo vero di raggiungimento dell'integrazione, la perseguono soprattutto comuni piccoli, che a volte non sono in grado nemmeno di sostenere piccole e piccolissime spese. Dovrebbe esserci per lo meno il riconoscimento della disponibilità che in questo momento stanno mettendo in campo.
Butto lì una proposta che abbiamo avanzato anche in audizioni svolte nei territori: il riconoscimento di un euro per comune, se possibile, per coloro che fanno accoglienza diffusa, anche quella che avviene tramite i meccanismi prefettizi, che serva in qualche modo a sostenere maggiormente soprattutto i processi di inclusione.
Ovviamente ci sono delle criticità, per quanto devo dire che a mio giudizio – siamo ormai qui da più di tre anni, affrontiamo insieme la situazione dal 2014 come sistema Paese – sicuramente molto è stato fatto. Naturalmente, rimangono delle situazioni di criticità. Non abbiamo mai avuto l'opportunità di andare a Bresso. Lo segnalo, perché mi dicono che sia una situazione, nell'elenco della spesa che ha sentito in questa Commissione, abbastanza compromessa. Credo che ormai siamo a delle tendopoli, a una permanenza molto più prolungata del dovuto. Il tema è nella ricerca di una soluzione. Siamo sempre più a un gatto che si morde la coda.
Vorrei capire da lei se prevede ancora la necessità di aprire nuove strutture di accoglienza e, soprattutto, come intervenire, contenere alcune situazioni, e penso a quella di Bresso, che mi dicono sia un po’ difficile.
GREGORIO FONTANA. Solo una precisazione velocissima. Poco fa ho fatto una domanda al prefetto Morcone, ma forse c'è stato un malinteso e giustamente se ne sarà meravigliato. Non volevo sapere se avesse notizie di comuni che si sottraevano ai progetti SPRAR. Questa è cosa nota. Peraltro, è cosa nota che non siano solo comuni di centrodestra, ma un po’ di tutte le parti politiche. Questo non può essere certo ascritto a una parte politica.
Ci sono molte prefetture che bandiscono i progetti per l'accoglienza temporanea. Questo prescinde dalla volontà delle amministrazioni comunali. Volevo avere il feedback rispetto a queste richieste, che da notizie frammentarie sembrano non avere risposta anche a livello di adesione da parte dei soggetti privati.
MARIO MORCONE, capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. Onorevole Moretto, del Veneto se ho capito bene, sugli arrivi via terra accennavo prima all'onorevole che, come lei sa peraltro, abbiamo effettivamente questa sorta di «trafilamento» – sia attraverso la frontiera di Tarvisio e di Bolzano sia attraverso quella con la Slovenia – di numeri che, nel 2015, sono stati di circa 3.000 persone e, nel 2016, fino a adesso mi pare di 1.500 o qualcosa del genere, che poi vanno direttamente in questura a chiedere asilo. Sono prevalentemente afgani, pachistani, che spesso arrivano incredibilmente entrando dall'Ungheria e transitando in Austria, esattamente il contrario di quello che altri denunciano.
Detto tutto questo, le confermo che in un colloquio con il presidente della regione Friuli Venezia-Giulia mi ha fatto presente, peraltro rilanciando una richiesta che era già del sindaco di Tarvisio – e anzi con la quale quel sindaco mi ha perseguitato mediamente ogni Natale e ogni fine dell'anno che ho trascorso lì – che non voleva che toccassi la caserma Lamarmora. Pare che effettivamente a Tarvisio la caserma Lamarmora sia oggetto di un investimento importante.
Ho risposto al sindaco di Tarvisio e al presidente della regione Friuli Venezia-Giulia che l'atteggiamento del ministero non può essere diverso da quello di un assoluto rispetto delle scelte del territorio, ma aspettandosi delle soluzioni alternative, che il presidente della regione Friuli Venezia-Giulia ha indicato in una struttura dismessa, un autoporto o qualcosa del genere, a Coccau, sempre a Tarvisio, a pochi chilometri dal confine. Ci siamo orientati in questa direzione e vedremo come si svilupperà il discorso.
Per quando riguarda Cona e Conetta di Cona, devo dirle la verità, sono venuto Pag. 17anche a Venezia – città meravigliosa – ma è una storia che ha del paradossale. È chiaro che bisogna mettere quel poveretto del collega di Venezia in condizioni di accogliere le persone. Questa è la partita. Cerchiamo di chiarirci bene. Se pensate che io sia arrogante, potete dirlo, metterlo a verbale, io lo accetto volentieri. Sono ancorato, però, alla Conferenza Unificata del 10 luglio 2014. È chiaro che, finché quella è la Conferenza unificata di riferimento, io mando in tutte le Regioni i migranti nelle percentuali previste da quella Conferenza unificata. Che al Veneto piaccia o meno non mi sposta di un millimetro.
La minaccia costante di fare o di non fare, di non attaccare alla fogna, di non fare un'altra cosa o una serie di altri tentativi di condizionamento arrivano a una persona, a me, che sono a un anno dalla pensione, per cui sono un uomo libero. Dico veramente con grande gioia davanti al Parlamento che sono un uomo libero, quindi non mi sposto di un millimetro. In Veneto verranno esattamente le persone che quella Conferenza Unificata ha previsto in base a quei parametri. La qualità della vita di uno di Treviso vale la qualità della vita di uno di Ragusa. Non so se mi sono spiegato.
Conetta di Cona, o Cona, come si chiama, è stata inventata esclusivamente per l'ostilità – sì, per l'ostilità – di una serie di amministratori – ha detto bene e ribadisco quanto ha detto l'onorevole Fontana – trasversali a tutto lo schieramento politico. C'è chi lo fa per motivi ideologici, chi per emulazione, chi invece perché pensa che, avendolo fatto quell'altro, magari quell'altro guadagna dei voti e lui li perde. Onestamente, per quanto mi riguarda, farò il mio mestiere fino all'ultimo. Quando il Governo deciderà di scegliere un altro al posto mio, io non avrò nulla da eccepire, andrò volentierissimo a casa.
Conetta di Cona, però, o Cona, come si chiama, esiste solo perché non si sono trovate...
Lei ricorderà quello che è successo l'anno scorso per Eraclea. Ricorderà – o lo sa o non lo sa – che anche sulla vicenda di Eraclea ci sono state situazioni brutte, che solo per correttezza istituzionale non abbiamo denunciato. Le famose proteste degli immigrati per cui il cibo non era buono... è chiaro che, se a un eritreo dai 300 euro, fa tutte le proteste che vuoi. Non so se sono stato chiaro, ma mi fermo qua. Il Veneto continuerà ad avere le persone che deve avere.
I poveri colleghi condannati in Veneto, in città meravigliose come Treviso, la stessa Verona, Venezia – una perla straordinaria – naturalmente vivono una condizione di stress quotidiano perché evidentemente dal ministero non facciamo un passo indietro rispetto a questa scelta condivisa da tutti, e loro si trovano di fronte un territorio che fa fatica – per essere garbati – a dare delle risposte.
Proprio delle iniziative dei sindaci per il volontariato stavo parlando prima col Ministero del lavoro, perché volevo verificare la possibilità di sollevare, almeno dal punto di vista economico, i sindaci da alcune spese, come quella dell'assicurazione e altre, in maniere da metterli più in condizione di fare.
In realtà, si sono diffuse molto queste pratiche nel centro nord, meno nel sud. Le generalizzazioni non valgono mai, perché c'è il sindaco intraprendente che lo fa anche nel profondo sud e c'è il sindaco un po’ meno intraprendente che nel profondo nord non lo fa. Certo, questo è oggi, secondo me, il tema. Lo sarà anche l'accoglienza, ma il tema vero oggi è il coinvolgimento di queste persone in certe attività, che siano volontari o di formazione. Il tema integrazione e inclusione sociale è evidentemente strategico per il prossimo futuro. Per i prossimi mesi è davvero strategico.
Onorevole Lorefice, la ringrazio davvero per il garbo e per il tono con cui mi ha rivolto domande invece tutte pesantissime. Anche in questo caso devo dire come la penso. Non so se siano i comuni a non essere in condizione di trovare i posti, se i prefetti a non pagare i comuni o i comuni a non pagare gli amministratori. So però che c'è una vecchia partita non ancora conclusa, che pure mi ha visto con l'elmo in testa, sui 45 euro e gli 80 e i 110. Pag. 18
Noi paghiamo 45 euro e sui progetti SPRAR arriviamo a 54. La Regione Siciliana secondo me male ha fatto nel passato a riversare delle risorse per farle arrivare a 80 e a 110 euro. Non cederemo alla pressione di nessuno oltre i 45 euro, 54 per i progetti SPRAR. Questa è la situazione.
Capisco che chi fino all'altro ieri gestiva questa vicenda con un po’ di larghezza, con molta «agilità», oggi sia in sofferenza. Devo, però, anche dire che proprio la Regione Sicilia, con la dottoressa Bullara, ha svolto un ottimo lavoro, facendo rivedere – mi pare sia stato anche accolto in Conferenza Stato-Regioni, per la seconda accoglienza – dei parametri di riferimento che corrispondono ad un nuovo scenario di ragazzi di 15, 16 anni, a cui non devo dare la bambola di Peppa Pig, ma che devo invece inserire, essendo delle persone formate, in un contesto sociale. Magari nel loro Paese sono anche più adulti di quanto li riteniamo nel nostro, perché evidentemente nei Paesi di provenienza la vita è molto più dura.
A Ventimiglia è andato il Ministro sabato. Può leggere le dichiarazioni del Ministro e saprà che stiamo chiudendo il centro. Credo che le persone che si trovano lì verranno trasferite da Ventimiglia.
Per quanto riguarda il CARA di Mineo, ho già avuto un infortunio una volta su questa storia in Commissione Schengen, ripetuto sul Il Fatto Quotidiano. Poiché sono pazzo, ripeto l'infortunio.
Anzitutto, è un centro d'accoglienza, poi io aspetto sempre le decisioni dell'autorità giudiziaria. Per adesso le decisioni sono quelle dell'autorità amministrativa dell'ANAC, che ha commissariato due quinti di quell'appalto – perché dell'appalto stiamo parlando. La questione politica è altro, dovete parlarne con il Ministro e non con me.
Per quanto riguarda la gestione del CARA, sono stati commissariati due quinti di quell'appalto. Ci sono gli amministratori giudiziari, che dal mio punto di vista sono una garanzia, nel senso che io tratto con lo Stato, cioè con le persone indicate dal tribunale di Roma per gestire quella parte del CARA di Mineo.
Inoltre, abbiamo rescisso il rapporto con il consorzio dei comuni, e ci sarà lì un ottimo viceprefetto, la dottoressa Giuseppa Di Raimondo, che sarà direttore del centro, per cui avremo una gestione diretta del ministero attraverso la prefettura della dottoressa Di Raimondo, direttore del centro, direttamente sul CARA di Mineo. Quanto alla parte inquinata dell'appalto – chiamiamola così – dal punto di vista amministrativo, ci sono gli amministratori giudiziari. Francamente, non saprei bene su quale motivo fondare un'eventuale chiusura del CARA di Mineo tenuto conto che ne abbiamo la gestione diretta. Ripeto, la battaglia politica è un'altra cosa, non dovete parlarne con me.
C'è, invece, un problema di proprietà, quello sì, che mi preparo ad affrontare in qualche maniera, con molte difficoltà. Capite bene due cose non banali: spostare le circa 3.000 persone che ci sono in questo momento per noi non è esattamente una passeggiata; credo che la proprietà abbia già chiesto alla Protezione civile i danni che i migranti hanno procurato nell'emergenza Nord Africa, cioè quando quel CARA è stato effettivamente preso. Naturalmente, sono sicuro che la proprietà farà lo stesso il giorno che noi dovessimo lasciare quel CARA. Sono temi che da funzionario metto sul tavolo perché si faccia una riflessione, non perché abbia delle soluzioni.
Su Ventimiglia le ho risposto.
MARIALUCIA LOREFICE. Ritorno su Ventimiglia perché ci risulta che in questo momento 200 migranti siano comunque per la città. Non che non abbiano il diritto di esserlo...
MARIO MORCONE, capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. Li portiamo via.
MARIALUCIA LOREFICE. No, non voglio che passi un messaggio sbagliato. Vorrei solamente capire. Portarli via non è, secondo me, una...
MARIO MORCONE, capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione Pag. 19del Ministero dell'interno. Il tema è sempre quello a cui abbiamo accennato. Anzitutto, bisogna vedere chi sono queste persone, se sono identificate o meno, da dove vengono e come sono arrivate lì. Poi ha ragione il Ministro, al di là della mia posizione di funzionario, comunque evidentemente allineata a quella del Ministro.
Anche sul piano personale, infatti, ritengo sia impensabile che ci si metta in testa comunque di passare la frontiera di Ventimiglia per andare in Francia quando ti abbiamo dato accoglienza e detto in tutti i modi che non puoi andarci. Non so quante volte i francesi ci hanno riportato indietro queste persone. Continua questo gioco che onestamente è abbastanza imbarazzante. Credo che queste persone saranno portate via. Non saranno torturate, non subiranno alcun danno personale, ma certamente saranno allontanate da Ventimiglia e scoraggiate a tornarci.
Onorevole Burtone, lei sa che Vizzini nasceva sempre col consorzio, perché bisognava fare là un'operazione. Il Parlamento, come sa, aveva stanziato 3 milioni di euro l'anno. Nonostante avessimo comunque dovuto andare avanti con una gara alla quale poi ha partecipato solo il consorzio e pur avendo visto il progetto, non abbiamo tirato fuori una lira: abbiamo rescisso quel tipo di contratto, non pagheremo una lira e lì non nascerà assolutamente nulla.
Per quanto riguarda Piazza Armerina, le confesso che non conosco la questione. Cercherò di approfondire, ma non ne so rigorosamente nulla.
GIOVANNI BURTONE. Avevo accennato ai pagamenti...
MARIO MORCONE, capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. Per quanto riguarda i pagamenti, la dottoressa è come Re Mida: ha un mare di soldi sul capitolo... Devo dire la verità: l'unica cosa su cui non soffriamo sono i soldi per i minori, quindi può darsi che ci sia un problema tra il comune e la prefettura, se vuole lo accertiamo. Anzi, lei come esponente dei territori ha tutta la legittimità per riferirci di situazioni che conosce e noi saremo lietissimi di approfondirle per capire dove sta l'inghippo, perché il Ministero soprattutto sui minori e sullo SPRAR paga tutto rigorosamente e puntualmente.
Se abbiamo sofferenze, le abbiamo sui cosiddetti «centri aperti temporaneamente», ma sullo SPRAR e sui minori finora no, quindi se lei ci fa sapere... Lo dico veramente, perché credo che ne abbia anche il dovere come esponente di quei territori.
Per quanto riguarda l'onorevole Carnevali, sull'esito delle commissioni credo che incida complessivamente un clima, anche una vulgata giornalistica per cui, se sei senegalese, sei un migrante economico. Ne abbiamo parlato prima – lei ancora non era arrivata – ed è un tema molto delicato.
Quello che posso fare è richiamare ai presidenti delle commissioni – che hanno una loro assoluta autonomia perché è un'attività paragiurisdizionale – le normative (l'articolo 10 della Costituzione, la Convenzione di Ginevra) e chiarire ulteriormente che stiamo parlando di vicende personali individuali e che non esistono accelerazioni determinate da una nazionalità anziché da un'altra. Semmai un'accelerazione ci può essere, può riferirsi proprio a quelli che hanno o sono ritenuti titolari di diritto d'asilo, come i siriani e gli eritrei, ma certamente per chi non ne ha diritto devi ascoltare le loro ragioni ed esaminarle con profonda attenzione.
Posso fare questo, perché evidentemente i presidenti delle Commissioni hanno una loro assoluta autonomia.
Rispetto al tema dell'asilo, ho spiegato alla Commissione quali sarebbero le nostre proposte per una revisione di tutto il sistema d'asilo.
ELENA CARNEVALI. Prefetto, mi scusi, come Ministero avete per una sorta di storiografia delle 40 commissioni più quelle aperte... una mappa, gli esiti delle commissioni?
MARIO MORCONE, capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione Pag. 20del Ministero dell'interno. Eccola qua, la deposito in segreteria. Accoglienza diffusa: lei sa meglio di me che è esattamente la strada che tutti insieme abbiamo scelto di percorrere, che l'ANCI è esattamente su questa posizione, che abbiamo peraltro studiato e aspettiamo che ci sia un momento di maggiore spazio per una discussione come questa sull'accoglienza diffusa e sugli incentivi che possiamo trovare per i sindaci.
Non avevo parlato dell'euro a persona come spese generali, perché è un tema che vogliamo approfondire anche dal punto di vista normativo, per capire come presentarlo e se sia presentabile.
Su Bresso, devo fare una passeggiata, e mi fermo qua perché il momento è complicato e voi capite benissimo che dove tocchi crei un problema. Io ho anche il dovere – che sinceramente credo provenga dalla funzione che esercito – di non interferire in alcun modo in campagna elettorale, di non dare alcuno strumento perché il dibattito politico sia avvelenato o alterato per un gesto sbagliato.
Sono assolutamente d'accordo con l'onorevole Fontana, oggi è sempre più diffuso che le gare vadano deserte, e questa per noi è una grande preoccupazione, però è frutto anche di un clima che tutti insieme abbiamo costruito, che non appartiene solo a una parte politica, ma si è creato per tutti i toni alti che abbiamo usato su questo argomento.
GREGORIO FONTANA. Avere dei dati su questa cosa...
MARIO MORCONE, capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. Ci provo.
PRESIDENTE. Passiamo alla segreta per la risposta del signor prefetto.
(I lavori della Commissione proseguono in seduta segreta indi riprendono in seduta pubblica)
PRESIDENTE. Ringrazio il prefetto Morcone per la sua rinnovata disponibilità, visto che è la terza volta che ci confrontiamo per aggiornarci sullo stato d'avanzamento del vostro e del nostro lavoro.
Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 16.05.