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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti dell'utilizzo dell'uranio impoverito

Resoconto stenografico



Seduta n. 31 di Giovedì 26 maggio 2016
Bozza non corretta

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Scanu Gian Piero , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro della difesa, Roberta Pinotti:
Scanu Gian Piero , Presidente ... 3 ,
Pinotti Roberta , Ministro della difesa ... 7 ,
Scanu Gian Piero , Presidente ... 19 ,
Cirielli Edmondo (FdI-AN)  ... 19 ,
Grillo Giulia (M5S)  ... 23 ,
Pinotti Roberta , Ministro della difesa ... 25 ,
Grillo Giulia (M5S)  ... 25 ,
Pili Mauro (Misto)  ... 25 ,
Scanu Gian Piero , Presidente ... 28 ,
Pili Mauro (Misto)  ... 28 ,
Scanu Gian Piero , Presidente ... 28 ,
Zardini Diego (PD)  ... 28 ,
Duranti Donatella (SI-SEL)  ... 31 ,
Rizzo Gianluca (M5S)  ... 33 ,
Catalano Ivan (Misto)  ... 34 ,
Scanu Gian Piero , Presidente ... 35 ,
Pinotti Roberta , Ministro della difesa ... 35 ,
Scanu Gian Piero , Presidente ... 40 ,
Pinotti Roberta , Ministro della difesa ... 44 ,
Scanu Gian Piero , Presidente ... 45 

(La seduta, sospesa alle 10.30, è ripresa alle 10.55) ... 45 

Seguito della proposta di relazione in materia di sicurezza sul lavoro e tutela previdenziale nelle Forze armate:
Scanu Gian Piero , Presidente ... 45 

(La seduta, sospesa alle 11, è ripresa alle 12) ... 46 

Zardini Diego (PD)  ... 46 ,
Duranti Donatella (SI-SEL)  ... 47 ,
Catalano Ivan (Misto)  ... 48 ,
Grillo Giulia (M5S)  ... 49 ,
Scanu Gian Piero , Presidente ... 53 

Allegato 1 (Relazione di maggioranza) ... 56 

Allegato 2 (Relazione di minoranza) ... 105

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà: SI-SEL;
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo italiani all'Estero: Misto-ALA-MAIE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera-Possibile: Misto-AL-P;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-USEI-IDEA (Unione Sudamericana Emigrati Italiani): Misto-USEI-IDEA;
Misto-FARE! - Pri: Misto-FARE! - Pri.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIAN PIERO SCANU

  La seduta comincia alle 8.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro della difesa, Roberta Pinotti.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione della Ministra della difesa, Roberta Pinotti, alla quale diamo il benvenuto. Sono altresì presenti l'Ammiraglio Walter Girardelli, Capo di Gabinetto, il Generale di brigata Stefano Del Col, Vice Capo di Gabinetto, il dottor Simone Mazzucca, Consigliere per i rapporti con il Parlamento, il dottor Andrea Armaro, portavoce del Ministro, e la dottoressa Patrizia Proietto, ai quali do il benvenuto a nome dell'intera Commissione.
  Signora Ministro, noi siamo contenti di averla come graditissima ospite nell'ultima tappa di una prima valutazione complessiva che, per il tramite delle audizioni, questa Commissione ha inteso fare per realizzare i compiti che il Parlamento le ha conferito. Conoscendo la sua solerzia nella cura dei rapporti con il Parlamento, non le sarà certamente venuta meno l'opportunità di prendere piena conoscenza dell'attitudine non solo in termini di inchiesta, ma anche in termini di proposta politica che il Parlamento ha sollecitato a questa Commissione.
  A noi è stato chiesto fondamentalmente di approfondire la materia, esercitando anche, se necessario, a monte dell'articolo 82 della Costituzione, i poteri della magistratura, così come Pag. 4avviene in ogni altra Commissione d'inchiesta, senza però rinunciare a svolgere un ruolo propositivo, non solo con una relazione o una giustapposizione di considerazioni, ma anche con la predisposizione di una proposta normativa con il relativo articolato. Questo è quanto abbiamo fatto in cinque mesi.
  L'incontro odierno per noi, senza offesa per quanti lo hanno preceduto, è da considerarsi come il più importante, e non è un caso che abbiamo voluto che fosse l'incontro di chiusura di questa fase ricognitiva e di acquisizione di elementi.
  Si tratta del più importante perché, come è ben noto a chiunque abbia almeno una elementare conoscenza delle cose della politica prima ancora che del diritto, se c'è una Commissione laica questa è la Commissione d'inchiesta, non ci può essere una verità di parte, la connotazione in termini numerici di una Commissione non può essere utilizzata per determinarne il lavoro, quando si tratta di argomenti così importanti che interpellano non soltanto il nostro ruolo pro tempore, ma anche le nostre coscienze non si può costruire una presunta verità di parte.
  Fermamente convinti (mi verrebbe da dire professanti) questa nostra laicità, abbiamo la ferma volontà di proporre alla sua attenzione, come per le vie brevi ci siamo già permessi di fare, il nostro lavoro, per cercare di ottenere un rapporto di intesa il più possibile fecondo con il Governo.
  Forti della nostra laicità e quindi della piena rappresentatività dell'intera Camera dei deputati che ci ha nominati siamo qui per chiedere un'intesa con il Governo. Questo provvedimento al quale abbiamo lavorato non è contro nessuno, ma mira a rendere giustizia in un ambito che lei ben conosce, per restituire credibilità alle istituzioni, passando prima di tutto attraverso una presa di coscienza. Pag. 5
  Noi abbiamo acclarato, signora Ministra, quella che dal nostro punto di vista va considerata come un'insostenibilità dell'attuale condizione. Per ragioni di serietà di ciascuno di noi e di coerenza della Commissione nella propria connotazione collegiale abbiamo accuratamente evitato di scadere in valutazioni di tipo pseudo-politico o pseudo-partitico, tali da inquinare nella loro riduttività la qualità delle nostre intenzioni, quindi non c'è mai stato, né mai ci potrà essere un atteggiamento informato a pulsioni di tipo giustizialistico, un atteggiamento finalizzato a perseguire recondite finalità. Tutto ciò che abbiamo fatto e che intendiamo fare è esclusivamente funzionale alla necessità di trovare una soluzione.
  Noi vorremmo, signora Ministra, noi vogliamo che questa sia l'ultima Commissione. Questa è la quarta Commissione, come le è ben noto, e questo vuol dire che il Parlamento, non le Commissioni che ci hanno preceduto, probabilmente in passato non ha fatto fino in fondo il proprio dovere, e non è possibile, come ovviamente la sua sensibilità le suggerisce, che una materia talmente delicata da richiedere di essere trattata da una Commissione d'inchiesta possa essere portata ad libitum, anno dopo anno, legislatura dopo legislatura. Per noi questa dovrà essere e sarà l'ultima Commissione.
  Ecco perché anche la tempistica rispetto a quella canonica è originale. Noi abbiamo voluto in cinque mesi presentare il frutto del nostro lavoro, avendo isolato i due aspetti che abbiamo considerato i più importanti, quelli relativi alla salute dei lavoratori, quindi alla prevenzione, alla tutela e alla sicurezza del lavoro, e le modalità di tipo procedimentale che governano la fase successiva al manifestarsi di una possibile patologia, perché questa fase spesso è lunga in maniera esasperante. Pag. 6
  Riprendendo il concetto della giurisdizione domestica, che non ho avuto il privilegio di coniare, con molta laicità e serenità abbiamo considerato che in un sistema statuale che, come è necessario, sia fatto di pesi e contrappesi, di controllori e controllati, una giurisdizione domestica rappresenta una contraddizione.
  Questa non è un'accusa, ma è una considerazione che riteniamo originata da un semplice esercizio di buonsenso e che però poniamo come elemento dirimente, perché riteniamo si debba uscire da questo microsistema per risolvere le questioni che ci stanno a cuore.
  Per quanto riguarda il secondo aspetto abbiamo pensato di dover fare ricorso a un istituto che garantisca questa terzietà, l'INAIL, l'Istituto nazionale, quindi ufficiale, del nostro Paese, che è una delle rare espressioni dell'eccellenza del nostro Paese, quindi riteniamo che non vi sia motivo alcuno per cui l'ambito dei lavoratori della Difesa debba essere avviluppato all'interno di una logica a sé stante.
  Signora Ministra, in questa Commissione è risuonata molte volte la parola «specificità», un refrain che scatta tutte le volte che si parla di mondo militare. Senza considerarci dei novelli Leonardo da Vinci riteniamo comunque di aver fatto una scoperta di cui avremmo voluto fare a meno: talvolta la specificità viene declinata in termini di minorità e in opposizione a ciò che ha voluto semanticamente significare il soggetto che ha coniato questo termine. Come lei ci insegna, specificità vuol dire un'attenzione particolare per un mondo particolare, per un ambito della pubblica amministrazione particolare, che è ancora più degli altri apparato servente dello Stato e che in quanto tale merita un'attenzione speciale.
  Paradossalmente, tristemente, riguardo all'aspetto che è oggetto della nostra inchiesta la specificità costituisce una connotazione Pag. 7 in negativo, anziché in positivo. Di questo naturalmente abbiamo parlato anche con i COCER in almeno due circostanze, e abbiamo avuto il piacere di registrare la loro condivisione per il lavoro che abbiamo fatto, ed oggi, quindi, alla vigilia dell'esame formale del frutto del nostro lavoro e della successiva votazione portiamo alla sua attenzione questa proposta, confidando che non possa essere diversa dalla sensibilità politica del Governo perché, essendo il frutto del nostro lavoro un prodotto di civiltà, non riusciamo neppure ad immaginare che ci possano essere resistenze all'interno del Parlamento e fra la proposta del Parlamento e l'atteggiamento del Governo.
  Questo non vuole essere un pensiero declinato in maniera assolutistica, perché non ho né il fisico, né la volontà per fare una cosa del genere, però c'è questa ferma convinzione. Dopo che avremo votato questo provvedimento ci concentreremo su altri ambiti che lei ben conosce, sui quali stiamo già lavorando (sui poligoni, sugli arsenali, sui problemi causati dall'amianto e su tutto ciò che è materia conferitaci dalla Camera dei Deputati come compito di istituto).
  Sperando di non averla fatta troppo lunga, ma ci sono situazioni nelle quali si deve saper rinunciare al piacere della sintesi, la salutiamo, confidando in una forte, robusta, convinta, importante, significativa, rappresentativa azione di sostegno da parte sua, del Governo che lei oggi qui così autorevolmente rappresenta.
  Le lascio volentieri la parola, signora Ministro.

  ROBERTA PINOTTI, Ministro della difesa. Grazie, signor presidente. Mi permetto di aprire questa audizione con quella che penso sia una buona notizia per tutti ed è anche il motivo della mia lettura dell’sms che riguardava questo argomento: finalmente Salvatore Girone può tornare in Italia. Questa Pag. 8mattina all'alba la Corte si è espressa, ha accolto la richiesta italiana e quindi siamo contenti e soddisfatti. Esula dall'argomento ma penso che, essendo un momento parlamentare in cui parla la Ministra della difesa un'ora dopo aver appreso questa buona notizia, mi sembrava giusto condividerla, perché sono certa che sia una soddisfazione per tutti.
  Parliamo invece adesso degli importanti argomenti che avete trattato in questi cinque mesi di intensissimo lavoro, davvero con ritmi importanti che danno conto della volontà che questo lavoro arrivi finalmente a un punto. Mi fa piacere contribuire ai lavori di questa Commissione, voi avete audito già molti importanti, qualificati rappresentanti della Difesa; come ha ricordato il Presidente l'oggetto di questa Commissione è ampio e nel suo ambito risaltano sia tematiche di natura organizzativa sia di natura tecnico-militare, sia medico-scientifica che giuridico-legale.
  Non ultimo, comprende scelte politiche e amministrative, adottate in un arco temporale non breve, e quindi in momenti storici diversi. Il vostro lavoro è molto importante e anche complesso, necessariamente trasversale, cioè attraversa ambiti di responsabilità e domini conoscitivi diversi.
  Anch'io auspico che, come ha già detto il presidente, questa possa essere l'ultima Commissione sul tema a cui state lavorando. Ciò vorrebbe dire che si è giunti a individuare soluzioni che possano ridurre e magari eliminare in maniera definitiva le ragioni per reiterare l'attività dell'indagine parlamentare. Considerata la complessità della materia, il mio intendimento è contribuire provando a mettere a fuoco alcuni aspetti fondamentali, che tratterò nell'ottica e secondo il punto di vista del Ministro della difesa.
  Il Ministro (o la Ministra in questo caso) non è un medico e non può (aggiungo non deve) entrare nel campo della valutazione Pag. 9 scientifica delle patologie che colpiscono il personale e delle cause che le hanno prodotte. Per contro, ha certamente il dovere di sollecitare la migliore tutela possibile per il personale dell'amministrazione, secondo le più avanzate conoscenze del momento.
  I Ministri della difesa che mi hanno preceduta hanno provveduto ad avviare tanto delle specifiche attività di analisi circa le malattie e i decessi, quanto alcune opportune misure di tutela. Questa Commissione ne è al corrente anche perché può giovarsi del lavoro condotto negli anni dalle precedenti Commissioni d'inchiesta istituite dal Parlamento sul medesimo tema (credo sia stato molto importante acquisire e utilizzare il lavoro fatto precedentemente).
  Sappiamo quindi come la Difesa nelle sue articolazioni si sia mossa nel tempo, affidando peraltro, ogni volta che ciò potesse risultare utile, compiti di studio e ricerca a coloro che rappresentavano in quel momento un riferimento per la comunità medica e scientifica. Del resto, ai militari si chiede di operare per la difesa della collettività, mettendo talvolta a rischio la propria incolumità. Ne consegue una conoscenza specifica delle patologie sofferte dal personale alle proprie dipendenze.
  Il dovere di esporsi al pericolo eventuale, tuttavia, non ha costituito, ne potrà costituire un alibi per chi ha la responsabilità di tutelare al meglio la salute del personale stesso. Per questo la Difesa dovrà (cito) «continuare nell'opera di raccolta, analisi, valutazione e diffusione di tutti i dati statistici relativi a morbosità e mortalità del personale civile e militare della Difesa, cooperando attivamente alla ricerca delle cause di insorgenza di alcune patologie nel rispetto del necessario rigore metodologico e scientifico».
  Ho citato volutamente le parole contenute nel Libro Bianco, per indicare che il tema della salute e della prevenzione delle Pag. 10malattie resta centrale nel ragionamento, anche quando parliamo complessivamente di riorganizzazione delle Forze armate o di revisione strategica nel ragionamento di chi in questo momento guida il Dicastero, quindi è un tema a me molto presente.
  Il Ministro (o la Ministra) non decide neppure come far addestrare i soldati o come impiegarli nelle aree di intervento. Ha però la decisiva responsabilità di fare adottare ai comandanti militari le migliori prassi, cioè tutte quelle misure di salvaguardia della vita e della salute dei militari che l'esperienza nazionale e internazionale, oltre che naturalmente la ricerca scientifica, hanno permesso di codificare.
  Su questo tema credo che gli interventi in audizione del Capo di Stato maggiore della Difesa e del Segretario Generale siano stati esaurienti. Il Generale Graziano in particolare ha potuto dare contenuto al concetto di specificità delle Forze armate, parlando delle esigenze addestrative in patria e di quelle operative nelle aree di intervento.
  L'addestramento all'uso delle dotazioni, ad esempio, è un'attività che in misura diversa caratterizza tanto i militari quanto altre professioni, ma tale addestramento non è solo finalizzato all'ottimale svolgimento del proprio lavoro: esso può rappresentare il discrimine fra la vita e la morte allorquando il militare in emergenza sia poi chiamato ad impiegare tali equipaggiamenti, siano essi sistemi d'arma piuttosto che dotazioni di protezione individuale.
  L'operare in zone di crisi comporta inoltre di per sé un rischio. Se inviamo i militari in tali zone, infatti, è perché ci sono pericoli non gestibili in assenza di quell'addestramento, di quelle dotazioni tecniche e di quella cultura operativa che li contraddistinguono. È inoltre altamente probabile che tali aree presentino livelli di degrado ambientale o di agenti patogeni ben Pag. 11superiori rispetto al territorio nazionale, a causa delle devastazioni belliche o magari della condizione di arretratezza preesistente.
  È questa specificità della professione militare che impone alle Forze armate di attribuire tanta attenzione sia alla definizione dettagliata delle procedure più corrette per condurre in sicurezza le esercitazioni, sia all'acquisizione e all'impiego delle dotazioni di protezione, sia infine alle misure di vaccinazioni e profilassi.
  Esistono margini di miglioramento di tutto questo? Certamente sì, e non solo perché ce lo impone il doveroso rispetto delle sentenze che nel tempo hanno cristallizzato una verità processuale che richiede sempre nuove e più efficaci forme di tutela, ma anche perché esistono sempre possibilità di migliorare in un settore che è in costante sviluppo tanto in termini di conoscenze scientifiche, quanto in tema di misure di salvaguardia.
  Pensiamo – solo per fare un esempio – al monitoraggio di agenti patogeni dei quali nei decenni scorsi si aveva scarsa o nulla consapevolezza non solo in ambito Difesa, ma nella società nella sua interezza. Oggi riteniamo di essere in grado di misurare con ragionevole efficacia questi elementi, ma non possiamo certo concludere che non ne esistano altri, tuttora sconosciuti e non esaminati con gli opportuni strumenti.
  Da questo punto di vista uno dei principi da seguire e che costituisce un mio specifico obiettivo è quello di mantenere al livello più elevato le conoscenze scientifiche all'interno del Dicastero, per la comprensione ottimale delle acquisizioni che si raggiungono a livello internazionale su certe patologie e per la conseguente adozione delle migliori prassi. Così è avvenuto ad esempio con il Progetto Signum, acronimo di studio sull'impatto genotossico delle unità militari (al mondo militare gli Pag. 12acronimi piacciono moltissimo), avviato nel 2004 e conclusosi nel 2015.
  Con Signum abbiamo effettuato uno studio sui militari italiani impiegati in Iraq, utilizzando matrici biologiche per valutare l'effettiva esposizione ad elementi genotossici ambientali noti. Non esiteremo a ripetere simili attività ogni volta che risulterà utile ai fini del miglioramento delle nostre conoscenze finalizzate alla salvaguardia del personale.
  Dall'audizione del Generale Magrassi avete potuto trarre precise indicazioni circa l'organizzazione della Difesa nelle sue molte articolazioni in tema di sicurezza sul lavoro. Avete anche ricevuto risposte ai quesiti riguardanti il peculiare regime in materia di sicurezza e prevenzione sui luoghi di lavoro, che si applica ad una pluralità di istituzioni pubbliche fra cui le Forze armate, nel pieno rispetto della legge generale sulla specifica materia.
  La specialità di tale regime, introdotta sin dalla prima applicazione del decreto legislativo n. 626 del 1994 e poi integralmente confermata dal decreto legislativo n. 81 del 2008, non può in alcun modo essere letta come condizione di maggiore tolleranza rispetto ai rischi, ma costituisce una necessaria espressione di quella specificità riconosciuta come pilastro della condizione militare dall'articolo 19 della legge n. 183 del 2010, con riferimento anche all'impiego dei militari in attività usuranti. Credo di condividere quanto ho ascoltato dal presidente in merito a cosa si debba intendere quando si parla di specificità.
  Alle Forze armate per le peculiari attività si richiedono misure di vigilanza stringenti, e ciò è reso possibile anche dal ricorso ad organi sanitari e tecnici in possesso delle necessarie specializzazioni. Si pensi solo a titolo di esempio all'esigenza di assicurare questa azione di controllo anche in luoghi di schieramento Pag. 13 delle nostre forze in teatri di conflitto, oggi in Iraq come ieri e ancora oggi in Afghanistan, ieri in Somalia e in tutti i teatri.
  L'attività condotta dagli organismi di controllo della Difesa è descritta anche dai numeri: dal 2011 ad oggi sono state compiute oltre 2.775 ispezioni e irrogate 193 sanzioni. Ciononostante, ove si ritenesse di inserire negli attuali organismi di controllo elementi esterni all'amministrazione difesa nell'assunto che ciò possa aumentare la tutela del personale militare, nulla contro a questa prospettiva, quando attuata attraverso un'intelligente e fluida integrazione tra le realtà del controllo.
  Per ciò che riguarda le attività addestrative, che so essere uno dei temi ai quali questa Commissione ha dedicato particolare attenzione, mi preme ricordare anzitutto come sia il Capo di Stato maggiore della Difesa sia il Segretario generale abbiano dichiarato in maniera non equivocabile che l'Italia non ha mai acquisito, né mai utilizzato proiettili a uranio impoverito, e che mai si è fatto uso di tali proiettili nei poligoni nazionali.
  Le approfondite analisi compiute anche da soggetti esterni all'amministrazione nelle aree esercitative nazionali hanno confermato l'assenza di tale materiale. Mi sembra importante altresì ricordare come sia in atto un notevole sforzo anche finanziario (parliamo di decine di milioni di euro di investimento) per sviluppare le attività di addestramento simulato, cioè condotto con l'ausilio di sistemi informatici e simulatori, in modo da ridurre il più possibile il ricorso al munizionamento a fuoco.
  Questo progetto nel caso delle forze terrestri è previsto sia avviato nei poligoni di Torre Veneri, Monte Romano, Cesano, Brunico e, se sarà definito l'accordo con le autorità locali, anche Pag. 14a Capo Teulada. Ciò comporterà una riduzione percentuale non trascurabile delle esercitazioni a fuoco.
  Per quanto riguarda le attività operative il generale Graziano ha potuto dettagliare le misure che sono adottate in termini di ricognizione dei luoghi e analisi dei rischi prima che venga schierato un nostro contingente militare. Ad esempio, in queste settimane sono in corso attività di questo genere nei pressi della diga di Mosul, dove stiamo inviando delle nostre unità.
  In sintesi, anche per non ripetere i temi già trattati con molti particolari dai rappresentanti delle articolazioni della Difesa che avete già audito, l'amministrazione sta procedendo su molteplici fronti da molti anni a questa parte, per meglio tutelare la vita e la salute dei suoi appartenenti. Lo sta facendo con attività di prevenzione, di sorveglianza e di protezione, in aderenza con le più avanzate conoscenze scientifiche e con le migliori prassi internazionali.
  Continuerà a farlo e a migliorare, perché, come accennato, siamo in un settore dove il progresso è costante e non vogliamo di certo rimanere indietro.
  Resta l'altro capitolo fondamentale che lei ha citato, presidente, che pure è oggetto delle attività di questa Commissione d'inchiesta. Mi riferisco evidentemente, in relazione ai fattori di rischio esaminati da questa Commissione, alle azioni messe in atto allorquando malgrado tutto un appartenente a questa amministrazione perde la vita o si ammala gravemente. Questa Commissione ha potuto acquisire la piena conoscenza della normativa vigente, si tratta di un complesso di norme stratificatosi negli anni, oggettivamente complesso, che potrebbe essere ancora riveduto e certamente semplificato.
  Credo sia anche giusto spendere qualche parola sulla normativa attuale e sulla principale norma che regola la materia del riconoscimento delle cause di servizio. Mi riferisco al D.P.R. Pag. 15n. 461 dell'ottobre 2001, che, come tutti voi sapete, istituì il Comitato di verifica per le cause di servizio. Questo Regolamento è stato formato e approvato fra due legislature successive, la XIII e la XIV, Governo Amato e primo Governo Berlusconi, di diverso orientamento politico, e nonostante ciò si è ritenuto che esso non andasse modificato in quanto giudicato capace di superare le contraddittorietà nei giudizi medico-legali precedentemente palesatisi.
  Da allora, come è noto, si è avuta una netta distinzione fra gli accertamenti sanitari della malattia e la definizione del relativo nesso di causalità.
  Attualmente la Difesa, attraverso la sua componente sanitaria interna all'amministrazione, segue da vicino la fase degli accertamenti con una competenza specialistica. Anche in questo contesto nulla osta ad una eventuale, intelligente integrazione di tali conoscenze, al fine di incrementare il bacino delle competenze disponibili.
  La verifica del nesso di causalità per contro e per ultimo è rimessa invece ad un Comitato, il cui modus operandi non ha alcun legame funzionale con la Difesa. Si consideri altresì che il Comitato è un organo dello Stato composto da rappresentanti di diverse amministrazioni, compresa la magistratura, e come tale ha l'obbligo di imparzialità di giudizio.
  So che, oltre ad aver analizzato la normativa, avete audito militari malati e le loro famiglie, e immagino la sofferenza di questi passaggi anche perché anche io ho avuto modo di parlare con loro in alcune situazioni, quindi penso sia stato un momento particolarmente intenso che vi abbia coinvolto emotivamente perché sono storie di sofferenza.
  In particolare, recentemente ha avuto una risonanza mediatica importante il caso che ha riguardato il Caporalmaggiore Salvatore Vacca, defunto nel 1999, per effetto della sentenza. Pag. 16Personalmente (parlo di una mia valutazione di sensibilità politica) ritengo che questa vicenda processuale non vada ulteriormente prolungata.
  Tutto ciò detto e chiariti i limiti d'azione del Dicastero, perché io parlo come Ministro della Difesa ma esistono altre parti dello Stato che si occupano di queste cose e che non dipendono dalla mia responsabilità, chiariti i limiti in tema di riconoscimento delle cause di servizio, devo ricordare che il Governo di cui sono parte ha come cifra distintiva quell'apertura alle riforme per la modernizzazione della macchina pubblica e la più completa trasparenza del suo operare.
  In tal senso ritengo che non ci sarà preclusione a considerare ipotesi di innovazione della normativa che regola questa materia, innovazione capace di trovare nuovi punti di equilibrio fra i molteplici interessi pubblici in gioco.
  Ciò che invece va assolutamente confermato e quindi sottratto a qualsiasi innovazione è proprio quel patto (so che lo ha citato il Generale Magrassi e che questo è stato apprezzato dalla Commissione, come sapete i vertici militari dipendono dal vertice politico e ne avevamo parlato insieme, il Generale Magrassi è venuto più volte in audizione e abbiamo avuto modo di confrontarci dopo ogni audizione, e quest'idea del patto che gli ho proposto è nata da un confronto sulle cose che sono emerse) che più volte è stato evocato durante i lavori di questa Commissione, un patto di cui il Ministro della difesa non può che affermarsi geloso custode e garante.
  Ciò significa in termini più concreti che, qualora si accedesse alla prospettiva di attribuire a terzi, come voi avete ipotizzato (lei ha detto, presidente, nell'introduzione che state ragionando sull'INAIL, proposta che può sicuramente essere valutata e avrete la massima disponibilità da parte del Governo a lavorare con voi per la concretizzazione di un equilibrio nuovo dentro Pag. 17una dimensione che deve sempre garantire la peculiarità dell'attività del mondo militare), il militare colpito da malattia non deve percepire l'amministrazione della Difesa come un ulteriore percorso di sofferenza.
  Questo è un punto di quel patto: se un militare soffre, se la sua famiglia soffre, deve sentire l'amministrazione in aiuto, non in opposizione, perché sta vivendo un momento di difficoltà, quindi bisogna cambiare su questo e inserire delle novità, ribaltando questa percezione che alcuni hanno vissuto di un'amministrazione che nel momento di massima difficoltà non era più al loro fianco, ma anzi diventava un ulteriore momento di difficoltà.
  La Difesa non esiterà ad adottare ulteriori misure a tutela e protezione del suo personale e delle famiglie, agendo concretamente per ridurre l'onere, tanto economico quanto morale, che grava su coloro i quali siano stati colpiti da una grave patologia, o siano i congiunti di chi in tali condizioni si trova. Molti sono gli assi di intervento sia per ridurre in maniera netta l'istruttoria burocratica e di conseguenza i tempi che trascorrono prima di arrivare alla definizione del nesso di causalità, sia per sostenere anche psicologicamente le persone coinvolte.
  Per quanto riguarda il sostegno ai militari e ai civili della Difesa e alle loro famiglie è già in atto una procedura volta a migliorare ulteriormente e rendere uniformi le attività che ciascuna Forza armata pone in essere a sostegno del proprio personale. È mio intendimento inoltre far estendere ai familiari dei dipendenti colpiti da gravi patologie le forme di assistenza previste a partire dal 2014 con l'introduzione dell'articolo 1837-bis del codice dell'ordinamento militare ai familiari dei militari impegnati in attività operative o addestrative prolungate. Pag. 18
  Si tratta in dettaglio di consentire ai familiari l'accesso prioritario alle strutture sanitarie militari per prestazioni diagnostiche e terapeutiche, alle mense e all'utilizzo di autovetture per servizi tecnici. La materia è già dettagliatamente regolata. Per chi ha il marito o la moglie lontano e può avere difficoltà perché lontano dalla famiglia d'origine avere una serie di agevolazioni per esigenze diagnostiche e di supporto in momenti difficili pensiamo che sia un importante segnale.
  In questo senso è allo studio la prospettiva di fornire ai medesimi familiari anche assistenza qualificata nel contesto delle gravose incombenze burocratiche che attengono alle fasi del riconoscimento medico-legale dell'infermità. Per uno che sta male, per la moglie o la mamma di qualcuno che sta male trovarsi davanti dei moduli da compilare può essere una difficoltà in più, quindi penso che questo debba farlo l'amministrazione, senza caricare sulle spalle di queste famiglie il peso burocratico della gestione di una vicenda di sofferenza.
  In conclusione, presidente, onorevoli colleghi, la vostra attività d'inchiesta mi ha permesso di conoscere quanto la Difesa nelle sue molteplici articolazioni e attività ponga in essere per la tutela della vita e della salute dei propri dipendenti. Avete però anche evidenziato dei punti critici sui quali l'amministrazione lavorerà.
  Si dice che i militari siano i primi a temere la guerra perché più di ogni altro ne conoscono gli effetti. Lo stesso vale per i rischi nei contesti di lavoro, laddove la professione militare non è facile e certamente espone a rischi consistenti. Questo ha indotto nel tempo ad adottare misure e procedure sempre più efficaci, non si è raggiunto l’optimum perché questo non esiste in un settore in costante evoluzione.
  L'optimum per la Difesa è continuare anche in futuro a investire in conoscenza, prevenzione e tutela secondo le migliori Pag. 19prassi internazionali. Intendiamo anche ottimizzare ogni aspetto che attiene al sostegno del personale colpito da gravi malattie come ai familiari dei deceduti, utilizzando al meglio ogni spazio che la normativa ci concede.
  Nel rispetto delle prerogative di ciascuno non penso che chi ricopre il ruolo di Ministro della Difesa debba andare oltre, giacché è evidente a tutti come alcuni nodi essenziali toccati dalla vostra attività di indagine esulino dal perimetro dell'amministrazione che dirigo, ma il concetto fondamentale di inserire elementi di terzietà rispetto ai percorsi che state valutando è un concetto politicamente condiviso. Grazie per la cortese attenzione.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, signora Ministra. Se è vero che il buongiorno si vede dal mattino, abbiamo concrete speranze che possa essere una buona giornata, ma di questo parleremo più avanti. Prego, collega Cirielli.

  EDMONDO CIRIELLI. Signora Ministro io la ringrazio, perché condivido molto quello che ha detto, l'impostazione, l'equilibrio: mi sembra che abbia colto perfettamente le criticità dell'attuale situazione. D'altro canto, se siamo costretti a fare un'ennesima Commissione d'inchiesta sul tema, è evidente che c'era qualcosa che non funzionava.
  Sicuramente la cosa più fastidiosa è quella che è stata colta in pieno dalla sua relazione e che comunque era stata già messa in luce da altri rappresentanti militari della Difesa: oggettivamente in questi anni i militari, oltre ad essere ammalati e in tanti casi deceduti, e i loro familiari hanno avuto nell'amministrazione un nemico o – peggio – erano trattati come se fossero dei nemici e non delle persone che avevano servito la patria, al netto del merito della vicenda.
  D'altro canto, avevo avuto modo di dire anche per la mia esperienza professionale che il punto di fondo reale è che chi Pag. 20è impiegato in un'attività particolarissima e specialissima che è quella della vita militare, in teatri o in situazioni di rischio, è esposto nel complesso a una situazione assolutamente anomala nel circuito del lavoro, nel senso che è un lavoro completamente diverso e particolarissimo.
  Ci possono essere lavori speciali come il minatore o chi lavora a contatto con elementi particolari, ma c'è da considerare anche l'impiego in situazioni di rischio tra le più disparate e imprevedibili come accade al carabiniere che si può trovare a dover salvare una persona in una casa o una fabbrica incendiata o che sta annegando in una vasca di sostanze chimiche. Sostanzialmente mi riferisco all'imprevedibilità del lavoro, senza arrivare ai teatri di guerra, connessa anche alle ultime tecnologie, che tante volte hanno portato a cose positive (sicuramente ai vaccini) ma anche elementi di imprevedibilità.
  Il punto vero, che dovremmo focalizzare meglio tutti, è la questione del nesso di causalità, non si può automaticamente, per qualunque situazione e senza un accertamento, riconoscere delle causalità, ma credo che vada invertito l'onere della prova, così come per alcune situazioni specifiche legate alle pensioni di guerra, cioè deve dimostrarsi che la persona non ha avuto alcuna conseguenza negativa dalla sua vita militare.
  Ho compreso perfettamente il suo punto di vista relativo all'intervento sui luoghi di lavoro specifici delle Forze armate, che può essere la fabbrica incendiata piuttosto che il deserto o tutto quello che può accadere in un teatro di guerra, per cui una dinamica di un controllo esterno deve prevedere una profonda, complicata integrazione specifica.
  Peraltro i militari hanno reparti altamente specializzati sulle dinamiche del controllo, basta vedere quanto si è fatto per scopi offensivi (in Italia meno, ma comunque, visto che facciamo parte di un'alleanza, abbiamo avuto i benefici delle ricerche di Pag. 21altri) nel settore NBC, cioè la specializzazione delle Forze armate in questi settori specifici con tutto il rispetto dell'INAIL è assai superiore.
  Ciò detto (e lo dico non come deputato, ma come ufficiale), è altrettanto vero che nell'ordinarietà sui luoghi di lavoro dei militari spesso si consentono cose che lo Stato non consentirebbe a nessuna amministrazione privata. Ci sono infatti militari che per mancanza di soldi vivono in caserme prive dei requisiti igienici più elementari se rapportati alle conquiste di civiltà della nostra nazione. Basta verificare in che condizioni dormono tanti militari nelle nostre caserme per rendersi conto che gli stranieri, i quali giustamente si ribellano per le condizioni in cui vengono ospitati in Italia, non vi entrerebbero neppure.
  Questo tema ovviamente attiene non a lei, ma ai vari Governi che si sono succeduti e che hanno tagliato costantemente fondi per le ristrutturazioni. Mi sembra invece che lei vada nella giusta direzione, dobbiamo trovare un sistema che elimini una sorta di impunità di una mentalità burocratica, gerarchizzata, che mira a sbrigare le pratiche o a farle perché vanno fatte per dare una risposta rapida a noi politici e fare bella figura, salvaguardando la funzionalità e l'efficienza dei reparti e della specificità.
  Quello che emerge con chiarezza e mi fa molto piacere come militare è che tante volte in queste quattro legislature (non parlo di parte politica, a scanso di equivoci, perché, se ricordo le cose dette o fatte da Tremonti e Brunetta con banalità contro i militari relativamente alle malattie piuttosto che alle pensioni, così come il Governo Prodi che nel momento in cui aboliva il famoso scalone Maroni dava una delega al Governo per riformare in senso negativo le previdenze dei militari) non c'è stata una piena comprensione della specificità. Pag. 22
  Quello che fanno i militari e le forze dell'ordine non è un lavoro come un altro e ciò va detto portando rispetto al lavoro di tutti; infatti, già solo il fatto di essere impiegati dove il rischio della vita, dell'incolumità personale è l'ordinarietà, il fulcro, il cuore della propria missione implica che tutto il resto deve essere diverso.
  L'idea del patto non può riguardare solo il Ministro della difesa, il patto riguarda la nazione, se una persona rischia la vita non lo può fare solo per soldi, perché altrimenti quanti soldi ci vorrebbero per rischiare la vita? Una persona rischia perché alle spalle ha uno Stato, una nazione.
  Colgo l'occasione per dire una piccola cosa che fa capire quanto siamo stati trascurati come classe dirigente, tanto che grazie al lavoro che abbiamo fatto oggi abbiamo svelato uno squarcio più ampio. Quando abbiamo fatto la legge sulla professionalizzazione militare, avevamo promesso con questo patto ai tanti che andavano in Iraq e in Afghanistan di fare un anno nelle Forze armate e, qualora avessero svolto il loro lavoro senza demerito, sarebbero stati assorbiti dallo Stato nelle Forze armate, nelle forze di polizia o in altri meccanismi.
  Non dimentichiamo che molti precari delle Forze armate sono morti e oggi molti sono disoccupati e, siccome la vita militare è una dinamica non lavorativa, ma psicologica (a volte psicopatologica, lo dico da militare stesso), tanti di questi ragazzi non si sono più inseriti, hanno 30-35 anni e non fanno più niente.
  Voglio dunque ringraziare il presidente e tutti i colleghi perché abbiamo aperto un'ottica su un mondo importante, che credo vada trattato con la sensibilità che lei ha messo in campo questa mattina, con fatti concreti, che significano ovviamente provvedimenti normativi, ma anche risorse adeguate per garantire Pag. 23 che questo patto con uomini e donne sia onorato innanzitutto dallo Stato, perché loro lo onorano ogni giorno.

  GIULIA GRILLO. Grazie, Ministro, mi permetterà un intervento un po’ lungo, però ho delle cose da comunicarle.
  Sinceramente, per quanto possa aver gradito l'ultima frase che lei ha detto sulla sentenza del militare deceduto, non mi sento assolutamente di condividere il resto della sua relazione, perché questa è una Commissione d'inchiesta sulle vittime dell'uranio impoverito ed è la quarta, quindi si discute di questa cosa da tantissimo tempo.
  Il Capo di Stato Maggiore Graziano è venuto a dirci che è tutto a posto, viene fatto tutto bene, si rispettano tutte le misure di sicurezza, e le stesse cose ce le ha dette lei, dicendo che certo si può migliorare. Certamente, Ministro, si può migliorare per arrivare ad un 10 massimo quando sono 8-9, mentre qui come misure di prevenzione, stando a quello che abbiamo raccolto, siamo praticamente a zero, perché i militari che vengono mandati in teatri di guerra nei quali c'è la possibilità di essere esposti a nanoparticelle utilizzano dei dispositivi di protezione individuale (così si chiamano secondo la normativa sul lavoro) che sono assolutamente inefficaci a proteggerli dagli effetti delle nanoparticelle, come documentato da immagini fotografiche portate in questa Commissione.
  La mia prima richiesta come Movimento 5 Stelle, ma sono convinta che vogliano farla tutti i membri della Commissione, è che i nostri militari che dovranno andare in missione, come lei ci anticipava, siano muniti di dispositivi di protezione individuale veramente efficaci a contrastare eventuali effetti patogeni delle sostanze a rischio a cui gli stessi sono esposti.
  Vogliamo anche che siano informati dei rischi che corrono e a tal proposito le leggo quanto indicato nel decreto del 9 aprile 2008 del Ministero del lavoro e delle previdenza sociale, che Pag. 24contiene le nuove tabelle delle malattie professionali dell'industria e dell'agricoltura.
  Questo è un decreto del 2008, che viene utilizzato dall'INAIL. A pag. 39 della Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana in cui è stato pubblicato, quando si parla di malattie causate da uranio e composti, tra parentesi, Ministro, c'è scritto «effetti non radioattivi».
  Nel 2008, quindi, ai lavoratori non militari erano già riconosciute patologie correlate all'uranio per effetti non radioattivi, e qui si sono fatte quattro Commissioni di inchiesta nelle quali fino a questa abbiamo assistito a un balletto indecente del professor Trenta, che prima ci ha fatto tutta una storiella per cui per gli effetti radioattivi non c'è una patologia correlata all'uranio e poi veniamo a scoprire che, nominato consulente in tribunale, stabilisce il nesso causale tra l'esposizione alle nanoparticelle e in quel caso, se non ricordo male, un linfoma, quindi un tumore del sangue!
  Se lo Stato italiano aveva già riconosciuto nel 2008 che per esposizione a lavorazioni con uranio e composti per effetti non radioattivi si potevano riconoscere nefropatie tubulari e altre malattie causate dall'esposizione professionale a uranio e composti, abbiamo fatto quattro Commissioni d'inchiesta per giungere a una conclusione a cui era già arrivato il Ministero del lavoro e delle politiche sociali nel 2008? Ma di cosa stiamo parlando? Ignorantia legis non excusat.
  Non intendiamo quindi tornare su questo, e chiunque si voglia preparare ad alzare barricate con qualunque mezzo, magari a mezzo stampa, per ribadire che non esiste nesso causale tra le patologie e l'uranio troverà dei fermi nemici, glielo comunico perché deve essere chiarissimo. Ovviamente mi riferisco non a lei, ma a tutti quelli che possono avere intenzione di tirare fuori questo argomento. Pag. 25
  Passo all'altra richiesta che facciamo come Movimento 5 Stelle. Poiché lei è il Ministro della difesa, le chiediamo di prendere l'impegno di non opporsi più alle sentenze favorevoli ai militari. Lei questo lo può fare, perché non può intervenire sul Comitato di verifica in quanto non è composto solo da membri della Difesa, però le chiediamo come Movimento 5 Stelle di assumersi questo impegno.
  Peraltro, come lei ben sa, questa Commissione sta lavorando per risolvere in maniera seria e concreta, non in maniera campata in aria come propone qualcuno con cose inattuabili, ma con cose che si possono fare per risolvere i problemi dei militari che in questo momento hanno giudizi in corso e soprattutto per fare in modo che non si ripetano cose che si sono verificate fino a oggi tanto per i dinieghi alle richieste quanto anche per le responsabilità di quelli che anche in ambiente militare sono i datori di lavoro e quindi hanno degli obblighi civili e penali di legge, che devono rispettare per non far ammalare i lavoratori, che in questo caso sono i militari.
  Le richieste quindi sono: non opporsi più alle sentenze, informare i militari, munirli di adeguati dispositivi di protezione. Sono sicura di aver sentito correttamente quando lei ha detto che nei poligoni militari non si usano munizioni a uranio impoverito.

  ROBERTA PINOTTI, Ministro della difesa. Di solito dico cose di cui sono sicura.

  GIULIA GRILLO. Quindi lei è sicura di questa affermazione, perché qui abbiamo sentito dire molto altro e molto diversamente, quindi ritenevo corretto chiederle un chiarimento.

  MAURO PILI. Grazie, presidente. Mi permetto, nonostante la complessità delle dichiarazioni del Ministro, di porre alcune Pag. 26domande e fare alcune considerazioni. Il primo elemento che emerge è che il Ministro ha affermato con assoluta certezza che nei poligoni e nelle basi l'Esercito italiano non ha utilizzato armi con uranio impoverito.
  Questa affermazione non solo è grave, ma è destituita di ogni fondamento rispetto a tutti i processi in atto, e mi permetterò di leggere alcuni stralci, non so se riservati o meno, in questa Commissione, così come ha sostanzialmente avallato, tirandosene fuori, il lavoro del Comitato di valutazione sulle cause di servizio, che è stato difeso da esponenti del Ministero della difesa che sono venuti qui a rendere la propria posizione anche dopo la sentenza del tribunale amministrativo regionale della Toscana, il quale ha detto che questo Comitato opera con il principio della negligenza assoluta, «a stampone» è scritto nella sentenza del TAR.
  Si è quindi utilizzata per la specificità dei militari una procedura a stampone, copia e incolla, senza alcuna attenzione a quello che si andava a valutare, partendo dal presupposto che non ci fosse un nesso causale tra la malattia e l'utilizzo nei teatri di guerra di armi con uranio impoverito e conseguenti nanoparticelle.
  Il Ministro ha affermato che tutto quello che hanno detto i Capi di Stato maggiore della Difesa e il Segretario generale è da lei condiviso. A tal proposito citerei le dichiarazioni rese il giorno dopo dallo stesso Presidente della Commissione in merito a quelle audizioni: il Capo di Stato maggiore della difesa è venuto qui e ha parlato mezz'ora, di cui per venti minuti della malaria. Se il Ministro avalla quel silenzio, quell'omissione su quegli elementi, è assolutamente grave.
  Rispetto a quella dichiarazione che è sembrata di apertura da parte del Ministro e che invece leggo come di totale chiusura rispetto all'affidamento a soggetti terzi, il Ministro ha ripetutamente Pag. 27 dichiarato che è disposta a valutare l'inserimento di soggetti diversi all'interno dei Comitati già esistenti. Lo ha detto con estrema chiarezza e l'ha ribadito anche in conclusione della sua relazione, quindi ha sostanzialmente detto che non si cambia niente, se vogliamo aggiungere qualcosa dentro questi Comitati possiamo parlarne, ma sicuramente non ha fatto un mea culpa rispetto a procedure, strumenti, Comitati che sono in essere, richiamando invece la specificità scientifica del Ministero sul tema della salute, che ha ribadito essere stata assolutamente evidente.
  A questo proposito voglio richiamare il passaggio contenuto nei documenti del processo che sono stati trasmessi alla Corte Costituzionale, da cui emergono alcune dichiarazioni dei comandanti del poligono di Quirra, in cui c'è scritto: «dal 1986 al 2003 sono stati esplosi in quel sito missili anticarro Milan, che avevano nebulizzato e disperso nel terreno consistenti quantitativi di torio radioattivo, e successivamente altri missili anticarro come il Tomahawk, contenenti varie sostanze tossiche come per esempio l'amianto».
  Aggiungono che «omettevano di richiedere in quell'intervento un medico competente iscritto nell'apposito elenco regionale», che quindi dimostrava la volontà di coprire l'utilizzo di quei missili che però è agli atti, documentato per le dichiarazioni rese successivamente da un generale che sono agli atti, il Generale dell'Aeronautica in pensione Francesco Piras, che «precisava altresì che a Perdasdefogu giungevano colonne di mezzi carichi di armamenti, compresi quelli Milan, da far brillare, e insieme a questi anche le ruspe per procedere agli scavi che dovevano contenere il materiale destinato alla distruzione, soggiungendo che al termine del brillamento l'area veniva controllata per verificare la presenza del materiale stesso». Pag. 28
  Aggiungo che c'è tutta una serie di altre dichiarazioni, che metterò agli atti, per esempio del militare artificiere che è stato sentito dalla Squadra Mobile di Nuoro (stranamente il Capo della Squadra Mobile di Nuoro è stato allontanato dalla Questura di Nuoro) il quale conferma, e in decine di audizioni, dal Capo del Centro addestramento del poligono di Quirra al Capo sezione sicurezza, tutti dichiarano la stessa cosa. Come è possibile che, di fronte a decine di testimonianze, il Ministro della difesa venga qui in Commissione specifica d'inchiesta e dichiari che non è stato utilizzato alcun tipo di armamento radioattivo come per esempio quello all'uranio impoverito (mi riferisco ai 1.800 missili Milan)? Credo che questo sia un elemento che si commenta da solo.

  PRESIDENTE. Grazie, collega Pili, è un piacere vederla in Commissione visto che questo piacere non lo possiamo vivere tutte le volte che la Commissione (Commenti onorevole Pili)..., non mi interrompa.

  MAURO PILI. Io ho il 90 per cento di presenze...

  PRESIDENTE. Lei taccia, lei deve tacere, la comicità in certi casi si lascia fuori dalla porta, quindi per cortesia cessi di essere comico. Lei non può venire qui e mostrarsi terrorizzato che questa Commissione possa fare cose serie soltanto perché lei ha bisogno..., per cortesia taccia o la faccio accomodare fuori.

  DIEGO ZARDINI. Grazie, presidente, e grazie ovviamente al Ministro e a coloro che l'accompagnano. Debbo dire che ho avuto la sensazione di aver audito in maniera diversa o un altro Ministro rispetto a qualche collega, però voglio richiamarmi a quella laicità a cui ha fatto cenno il presidente all'inizio perché fin qui, Ministro, abbiamo lavorato davvero con grande laicità, senza guardare ai partiti e senza guardare a maggioranza e Pag. 29minoranza, cercando di arrivare, seguendo un intendimento che era di tutta la Commissione e del presidente, a una conclusione positiva dei lavori di questa Commissione secondo gli impegni che ci sono stati affidati dal Parlamento.
  Da quello che ho ascoltato dalle sue parole mi sento molto confortato che davvero l'intendimento di questa Commissione di essere l'ultima potrebbe trovare conferma. Penso che alcune delle parole che lei ha detto siano molto importanti e vadano nella direzione di dare supporto al lavoro che abbiamo svolto fin qui, in particolare nei termini della semplificazione e della sburocratizzazione, uno dei temi che più ha pesato nei confronti dei militari che si sono ammalati delle varie patologie per le varie cause.
  La conferma che c'è una disponibilità a parlare di terzietà: io non ho compreso, ma l'interpretazione autentica sarà la sua, che ci fosse qualche limitazione rispetto a questa parola «terzietà». Il lavoro della Commissione ha una proposta sostanziale in questo senso, mi pare di capire che c'è apertura a guardare qual è la proposta della Commissione e a lavorare insieme per una proposta seria di superamento di alcune criticità che anche dalle sue parole ho rilevato, quindi consapevolezza che, se ci sono state quattro Commissioni d'inchiesta parlamentari nelle ultime quattro legislature, qualche problema c'era e dobbiamo affrontarlo.
  Pur nella completa laicità con cui abbiamo lavorato, essendo il capogruppo del Partito Democratico non posso non essere orgoglioso del fatto che chi ho di fronte, presidente e Ministro, sono del mio partito e che questo non voglia dire che abbiamo un accento diverso o maggiore o abbiamo approfittato dei numeri che abbiamo in Commissione, ma abbiamo lavorato con grande imparzialità, in maniera giuridica, scientifica, cercando di superare, prendendo anche atto dei lavori delle precedenti Pag. 30Commissioni, delle criticità che abbiamo riscontrato, in particolare quella del nesso di causalità, che viene superata attraverso due parole chiave, che sono il nesso di probabilità qualificata e la multifattorialità.
  Questo è il lavoro di sintesi che può essere offerto fin qui dai lavori della Commissione. Credo davvero che il percorso che abbiamo intrapreso e che oggi si suggella con la sua audizione sia un lavoro appena iniziato per quanto riguarda questa Commissione. Il lavoro poi dovrà essere offerto per le vie parlamentari, la scelta della Commissione, del presidente e di tutti i gruppi è stata quella di questa relazione intermedia, per non arrivare ai lavori solo alla fine della legislatura e affidare nell'incertezza già più volte replicata i lavori necessari in Parlamento alla futura legislatura, quindi un'assunzione nostra di responsabilità che ci conforta nel ritenere che davvero questa Commissione possa essere l'ultima.
  Prendo atto anche di qualche critica fatta da qualche gruppo di opposizione, che in maniera così netta l'ho sentita oggi per la prima volta. Non penso che siamo al punto zero, penso che ci sia ancora molto lavoro da fare, e questa Commissione, come diceva prima il presidente, continuerà a farlo con il rispetto istituzionale e nell'autonomia, come abbiamo fatto fin qui, attraverso un'analisi seria del problema dei poligoni, del problema dei vaccini, del problema dell'amianto, degli arsenali.
  Noi non ci fermiamo, continueremo a svolgere il lavoro che abbiamo fatto con la stessa serietà con cui lo abbiamo svolto fin qui e anche con la stessa attitudine a lavorare insieme a tutte le forze politiche, con tutti coloro che esprimono buona volontà per ottenere risultati importanti, perché attraverso l'innovazione e la trasparenza, che sono le riforme che hanno segnato tutta la maggioranza e il Governo di questa legislatura, vogliamo arrivare davvero a onorare quel patto e vogliamo che la Pag. 31legislazione nel nostro Paese sia efficace per onorare quel patto nei confronti di chi serve lo Stato. Grazie.

  DONATELLA DURANTI. Anch'io ringrazio la signora Ministro per aver accolto il nostro invito a questo che è l'ultimo appuntamento e, come diceva il presidente, il più importante del nostro primo ciclo di audizioni.
  Voglio subito recuperare le richieste fatte dalla collega Grillo, che in un passaggio diceva che erano richieste del Movimento 5 Stelle ma si permetteva di farle a nome dell'intera Commissione, in quanto ritengo che siano richieste che possiamo presentare come Commissione.
  Mi riferisco ovviamente alla richiesta della dotazione di dispositivi di protezione individuale per i nostri militari impegnati in teatri di guerra, all'informazione ai nostri militari e l'impegno a non opporsi più nei procedimenti giudiziari. Questa richiesta emerge con forza anche a seguito delle audizioni dei nostri militari ammalati e dei familiari di militari che purtroppo sono morti.
  Francamente le devo dire, signora Ministra, che, al di là della sua sensibilità che le va riconosciuta, non ho elementi per dire che ci sarà un vero cambio di passo. Lo dico perché sono ormai passati più di tre anni dall'inizio di questa legislatura e non mi sembra che in questi anni sia cambiato l'atteggiamento del Ministero, del vertice politico e dei vertici militari in riferimento al diritto alla salute dei nostri militari e anche dei dipendenti civili della Difesa.
  I lavori della nostra Commissione e l'importante ciclo di audizioni hanno dimostrato con evidenza che nulla è cambiato neppure in questi ultimi anni, per cui l'auspicio è di una vera collaborazione da parte del vertice politico, del Ministero, dei vertici militari, ma registro che ad oggi nulla è cambiato. Pag. 32
  Le voglio dire che noi facciamo sul serio, nel senso che pensiamo davvero che questa debba essere l'ultima Commissione e quando, come ha fatto il presidente nella sua relazione introduttiva, parliamo di superamento della giurisdizione domestica, consideriamo questa cosa davvero dirimente e non ci fermeremo a inserire, così come da lei auspicato, se non ho capito male, elementi di terzietà negli organismi oggi esistenti, ma vogliamo cambiare completamente la normativa e la struttura degli organismi, quindi superare definitivamente la giurisdizione domestica.
  Non è più il momento di definire miglioramenti, ma dobbiamo proprio capovolgere l'impostazione e quindi arrivare a modifiche definitive e radicali.
  Lei più volte, signora Ministro, ha fatto riferimento (penso intenzionalmente) al nesso di causalità, ma è stato già detto che tutto il nostro lavoro e anche l'articolato che farà parte integrante della relazione è basato sulla probabilità qualificata e la multifattorialità, quindi anche da questo punto di vista credo che la sua posizione non sia esattamente conforme a quello che invece noi ci apprestiamo a fare.
  Le voglio fare due domande. Siccome il presidente ha introdotto un altro aspetto al quale ci dedicheremo, in quanto approfondiremo la questione legata ai poligoni di tiro ma anche all'utilizzo dell'amianto nei luoghi di lavoro, sulle unità navali e sugli aeromobili, e poiché ci risulta che molti enti stanno facendo fronte alle bonifiche (come Commissione abbiamo visitato l'arsenale di Taranto e ci è stato riferito che l'arsenale sta facendo fronte alle bonifiche sulle unità navali con risorse proprie e quindi con grandissime difficoltà), le chiedo se pensa invece di mettere a disposizione, all'interno di un piano vero di mappatura e di bonifica dei mezzi militari e dei luoghi di Pag. 33lavoro, risorse appunto dirette del Ministero che siano finalmente utili a risolvere la questione delle bonifiche.
  Vorrei chiederle infine se sia a conoscenza del fatto che ci sono moltissimi casi acclarati di patologie asbesto correlate, di casi di morbilità e di mortalità per l'esposizione all'amianto sia tra i militari che tra i dipendenti civili della Difesa, se sia a conoscenza del fatto che spesso vengono negati i riconoscimenti a seguito dell'esposizione ad amianto, che tuttora è un problema reale, concreto, posto che in molti luoghi di lavoro e su molte unità navali le bonifiche non sono state completate, quindi i lavoratori sia militari che civili hanno ancora a che fare con l'esposizione all'amianto. Grazie.

  GIANLUCA RIZZO. Grazie, signora Ministro. Nella sua esposizione non ha mai fatto riferimento a responsabilità oggettive di chi poteva e non ha fatto, di chi sapeva e non ha detto. Noi abbiamo audito vari attori di questa triste storia legata a vaccinazioni massive (colgo l'occasione per aggiungere come richiesta rispetto a quelle della collega Grillo un vostro impegno affinché vengano controllati i protocolli di vaccinazione), esposizione a nanoparticelle, multifattorialità nella determinazione di patologie che hanno colpito i nostri militari.
  Non ha mai riferito di questi termini, citando una sola volta il termine «uranio», come se fosse stato deciso di censurare questo termine. Li chiamate «genotossici ambientali noti». Se è vostra intenzione alzare bandiera bianca ed affidare al Parlamento la soluzione a questi problemi, noi ne saremo lieti, però avremmo gradito un mea culpa.
  Ricordo che oggi il Presidente Obama va in visita a Hiroshima in memoria dei tanti morti della bomba atomica sganciata sessanta anni fa, però voi non siete stati in grado di chiedere scusa per gli oltre 300 morti e i 30.000 malati causati Pag. 34da incuria nella gestione delle procedure di tutela del personale. Semplicemente questo, grazie.

  IVAN CATALANO. Buongiorno, signora Ministro. Durante i nostri primi mesi di attività tutte le questioni mi sono state chiare riguardo ai profili della nostra indagine e l'unica cosa rimasta non chiarita è il continuo accanimento del Ministero nei confronti di chi fa la richiesta di causa di servizio o ha un procedimento giudiziario in corso.
  Non riesco a capire perché il Ministero continua ad accanirsi nel fare ricorso in sede giudiziaria alle decisioni del primo grado di giudizio, che in alcuni casi riconosce la causa di servizio o comunque un nesso causale.
  Le pongo questa domanda non per metterla in difficoltà, ma perché nell'audire i casi particolari (come ci ha confermato, anche lei ha avuto modo di conoscerli) è difficile non rimanere colpiti dal lato umano della vicenda e quindi venire coinvolti emotivamente. La prima cosa che viene da dire è quindi: «basta, non facciamo più opposizione, queste persone già soffrono, finiamola qui, riconosciamo ciò che è dovuto e non aggraviamo ulteriormente la situazione», non cerchiamo di mettere il dito nella piaga e continuare a dare sofferenza alle persone. Dato che possiamo rinunciare al ricorso, rinunciamo, cerchiamo di non aggravare le sofferenze.
  Vorrei quindi capire perché il Ministero continui con il ricorso in appello, continui a portare per le lunghe le decisioni nei processi giudiziari. C'è un motivo reale oppure è soltanto una questione di procedure interne al Ministero, di questioni legate alla burocrazia, per cui va fatto di default, i funzionari devono portare avanti il loro lavoro così?
  Qual è dunque il motivo per cui il Ministro della Difesa (e lei in quanto Ministro) continua a portare avanti questa attività? Se lei può interromperla, perché non lo fa? Questa è Pag. 35l'unica cosa che non ho capito, presidente, tutto il resto mi è chiaro, condivido le osservazioni fatte sia dalla collega Grillo che dal collega Rizzo e dagli altri colleghi (tranne qualcuno), vorrei soltanto chiarire questa unica cosa che non riesco a capire.

  PRESIDENTE. Grazie, collega Catalano. Lascio la parola alla Ministra della difesa, Roberta Pinotti, per la replica.

  ROBERTA PINOTTI, Ministro della difesa. Non c'è più il collega Cirielli, però nel suo intervento che è stato piuttosto articolato metteva in evidenza alcune specificità delle Forze armate anche su quelli che sono i luoghi di lavoro e da questo punto di vista non c'erano domande specifiche, mi pareva che anche lui riconoscesse l'importanza di questo patto e lo estendesse a un'idea più generale di un patto che la nazione fa con le persone che decidono di fare una professione che ha in sé elementi di pericolo.
  Mi concentro invece sulle domande specifiche e certamente posso dire sia all'onorevole Grillo che all'onorevole Duranti che per quanto riguarda la dotazione di dispositivi di protezione individuale saranno dati tutti quelli che servono rispetto a quelli che sono i fattori di rischio presenti, non fattori di rischio presunti, o meglio anche presunti ma non quelli immaginari. Non è una scelta politica, è una scelta tecnica, sembra quasi in alcuni interventi che abbiate percepito l'organizzazione militare, che a volte è lenta e burocratica, come se fosse disinteressata al benessere del proprio personale, ma così non è.
  Poi ci sono attenzioni maggiori da fare, anche l'onorevole Cirielli diceva di luoghi di lavoro che devono essere verificati, spese nelle infrastrutture che sono state limitate dal fatto che i tagli in esercizio negli ultimi quindici anni sono stati forti. È vero, questi sono elementi che vanno riequilibrati, per la prima Pag. 36volta quest'anno noi facciamo un bilancio dove l'esercizio è la parte che più significativamente avanza, mi pare un più 9 per cento, vorrei di più ma comunque è un segno del fatto che su questo ci deve essere anche un'attenzione di tipo economico.
  La questione dell'uranio impoverito a cui ho fatto riferimento si riferisce alle armi che sono e sono state in dotazione delle Forze armate italiane, quindi non è che non è mai esistito l'utilizzo di uranio impoverito in teatri dove noi siamo stati, ma sto dicendo che le armi usate nei nostri poligoni e che sono sempre state in disponibilità delle Forze armate italiane e vengono attualmente utilizzate non sono armi che lo contengono, e questo è un dato oggettivo che ho riportato.
  Torno alla fine sulla questione delle sentenze, visto che lo richiedeva anche il Vicepresidente Catalano. L'onorevole Pili dice di essere certo di questioni che per quanto riguarda il Salto di Quirra anche la magistratura stessa ha rilevato inesistenti; se non ricordo male, c'è stata un'indagine della magistratura che aveva sequestrato l'area di Salto di Quirra proprio per verificare quali potevano essere i fattori di inquinamento ambientale e alla fine di queste indagini ha detto che non c'erano problemi di questo tipo, quindi non sto parlando di una verifica fatta dal Ministero della difesa al proprio interno, sto parlando di un lavoro fatto dalla magistratura, che ha concluso la propria indagine dissequestrando l'area e dicendo che non c'erano problemi di questo tipo.
  Per quanto riguarda una richiesta di mea culpa, io vi sto parlando di vicende storiche, che sono avvenute in anni nei quali non c'era responsabilità personale e io posso fare dei mea culpa per delle scelte che ho fatto e che possono essersi rivelate sbagliate, in questo caso uno fa mea culpa, rispetto a un problema che voi state analizzando posso aprire disponibilità a Pag. 37modificare della legislazione, perché io ad oggi mi sono attenuta alla legislazione vigente, come deve fare un Ministro.
  Ho citato il nesso di causalità perché oggi la legge di questo parla, ma ho aperto una disponibilità a ragionare sulle proposte della Commissione, e sarebbe stato grave che un Ministro venisse a dirvi che adottava qualcosa che non è scritto nella legge. Se quindi ci sono degli elementi di modifica legislativa da fare, ho detto nella mia relazione che sono disponibile a lavorare con voi, perché avete messo in evidenza delle lacune, delle possibilità di migliorare la situazione.
  L'onorevole Zardini parlava di nesso di probabilità qualificata, che è un lavoro che state facendo in Commissione, ma che il Ministro non poteva citare, perché non è oggi contenuto nelle modalità con cui agisce il nucleo di valutazione che è al MEF, non dipende dal Ministero della difesa ed è una Commissione congiunta.
  Da tutto il lavoro che è stato fatto in questi anni è difficilissimo creare una causa specifica che dica che dall'uranio impoverito o da questa cosa discende questa malattia, mentre il discorso di una probabilità qualificata e quindi anche di concause potrebbe essere invece l'elemento che modifica quello che è stato fino ad ora l'orientamento.
  Questo è un elemento nuovo e importante su cui state lavorando, che può essere il frutto del lavoro di questo di questa Commissione.
  Sull'intervento dell'onorevole Duranti, finora nell'agire da Ministro della difesa ho rispettato le leggi e le leggi in vigore oggi ci dicono che le procedure sono queste, quindi vi ho raccontato quello che è stato fino ad oggi, ma ho aperto rispetto alla possibilità di cambiamento perché mi sembra sia un lavoro importante e ho parlato di elementi di terzietà, ma la vostra proposta, anche per rispetto del lavoro della Commissione, non Pag. 38poteva essere contenuta nella mia relazione, che doveva contenere delle disponibilità a un dialogo sulle proposte che la Commissione farà, quindi il ragionamento (oggi la relazione mi è stata consegnata) che faremo è ovviamente in relazione alle proposte che questa Commissione ha fatto.
  Parlando di terzietà, dal mio punto di vista non vedo alcun problema: oggi il controllo viene fatto dalla Commissione medica militare, se si ritiene che sia più utile e necessario che questo controllo sia fatto con un elemento di terzietà, la terzietà può essere totale, può essere inserita, questo si può valutare, io non ho preclusioni al fatto che questa cosa non sia domestica.
  Riguardo alle bonifiche all'interno delle unità navali ovviamente gli arsenali utilizzano fondi che vengono dati dal Ministero, in questo momento sono stati dati agli arsenali anche più fondi per quanto riguarda le modifiche infrastrutturali che devono essere fatte sia a Taranto in modo significativo, ma anche a La Spezia e anche ad Augusta è stato fatto un lavoro per riuscire a concludere le modifiche strutturali.
  Se ci sono necessità specifiche di bonifica, ovviamente si possono valutare, però gli arsenali utilizzano delle risorse non proprie, che vengono date dal Ministero, non hanno una gestione finanziaria a sé. Se però ci sono necessità di bonifiche specifiche, questa è una cosa che può essere considerata.
  È vero, l'amianto c'è stato sulle navi, c'è stato sui luoghi di lavoro, questo riguarda anche molti luoghi di lavoro civili, molte industrie, Genova, la mia città, da questo da questo punto di vista ha avuto molti problemi, quindi certamente conosco il tema dell'amianto e so che anche nelle strutture militari quando non se ne conosceva la pericolosità è stato utilizzato.
  Per quanto riguarda le modalità di riconoscimento, non mi era mai stato presentato un particolare problema rispetto al fatto che ci fossero molte richieste non riconosciute, però so che Pag. 39la Commissione lavorerà anche su questo ed è un punto che potremmo mettere in evidenza.
  Concludiamo rispetto al discorso delle sentenze. Come funziona? Questa decisione non è una decisione che risale al Ministro, è una decisione nelle mani dell'Avvocatura dello Stato, sulla quale viene chiesto un parere al Ministero della difesa, un parere che non è mai di tipo politico, ma viene dato dalle direzioni del personale dal punto di vista tecnico.
  Quello che vi ho detto qui in Commissione è invece un'indicazione che io darò, perché dal punto di vista della mia valutazione del parere che deve essere dato io non ritengo che in questo caso si debba proseguire nella vicenda giudiziaria. Posso dirvi che questo impegno verrà mantenuto? Non ne ho la certezza, perché l'Avvocatura potrebbe ritenere che da un punto di vista tecnico ci siano elementi di discrasia fra la prima e la seconda sentenza, quindi io non ho il potere di decidere se finirla oppure no, non ce l'ho perché non è dato al Ministero della difesa, anche perché voi sapete che il nesso di causalità non viene definito dal Ministero della difesa, avete approfondito questo tema: è di una Commissione che è da un'altra parte, al MEF.
  Da questo punto di vista quello che posso dirvi è che per i pareri richiesti da quando io sono in carica e in questo caso, visto che è il prossimo che verrà a verificarsi, io non ritengo che le vicende giudiziarie debbano andare avanti. Ripeto però che non posso darvi la certezza assoluta che questo non avvenga, perché il parere viene espresso dal Ministero e sarà espresso in questo senso, ma la decisione non è nelle mani esclusive del Ministero e quindi non posso parlare per l'Avvocatura dello Stato, che peraltro è una parte di Stato che, come sapete, non è gestita dal Ministero dalla difesa.

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  PRESIDENTE. La ringrazio tanto, signora Ministra, anche da parte dei colleghi. Un paio di considerazioni finali. Ritengo di poter e di dover affermare che considero questo incontro di estremo interesse, è naturale che i diversi punti di vista originari di ciascuno di noi possano suggerire una differenziazione nella valutazione, e questo è anche il bello della democrazia, ma nell'esprimere ampia soddisfazione per questo passaggio istituzionale così importante credo di doverla ringraziare perché voglio prendere le aperture che ci sono state e in qualche modo tuffarmi nel bicchiere mezzo pieno, perché non mi ero illuso che ci potesse essere un intervento taumaturgico, che non è nelle disponibilità né del Ministro, né del Presidente del Consiglio o in nessuno di noi.
  Ho però registrato e voglio considerare dal mio punto di vista personale come acquisite alcune aperture che mi sembra possano condurre al raggiungimento del nostro obiettivo. Lei, signora Ministra, ha richiamato il patto di cui ci ha dato conto il Generale Magrassi in occasione delle sue due audizioni e, seppure nel rispetto dei ruoli, cosa alla quale non solo siamo tenuti, ma siamo anche doverosamente attaccati, noi chiediamo su questa materia un patto fra la Commissione e lei, signor Ministro, e lei per conto del Governo.
  Non è un modo surrettizio per poterle attribuire responsabilità che non sono solo sue, responsabilità detto in senso propositivo, non nel senso di eventuali colpe, ma un modo che ci pare estremamente corretto per conferire alla sua persona esplicitamente e formalmente, quindi con il dovuto peso istituzionale, un mandato in quanto prima interlocutrice di questa Commissione, perché ciò che noi voteremo questa mattina sarà il punto di vista della Commissione, ma sarà la richiesta della Commissione. Pag. 41
  Benché a nessuno sia consentito parlare di blindature nel senso della negazione della funzione del Governo e del Parlamento, sento di poterle assicurare, signora Ministra, che la nostra non è una proposta fatta con superficialità, non è una giustapposizione di rivendicazioni condotte in maniera scomposta, soltanto per ottenere in termini demagogici e populistici il plauso di un pezzo di umanità che è nella sofferenza, nella nostra proposta non c'è niente che possa essere ricondotto al terribile vezzo di chi come un avvoltoio volteggia per cercare di nutrirsi di quanti sono caduti e stanno per cadere, c'è un rigore morale, oltre che etico, assoluto, quindi abbiamo confezionato una relazione non per dare risposte alla pancia di chi sta soffrendo, ma per offrire al Parlamento l'opportunità di fare un salto di civiltà che non può più rimandare.
  Benché sia naturale e normale che si possa aprire un dibattito, noi le chiediamo di sostenerci per ottenere ancora maggiori cose rispetto a quelle che nella relazione chiediamo. Noi desideriamo averla al nostro fianco in questa battaglia, è così transeunte ed effimera la nostra condizione che soltanto gli scemi attraversano questa fase della vita dicendo sciocchezze e bugie, e spero di non dovermi iscrivere a questo originale registro.
  Signora Ministra, in una democrazia niente è intangibile, in una vera democrazia soprattutto i vertici debbono sentirsi, perché ontologicamente lo sono, come l'espressione più esposta al controllo della democrazia.
  Faccio questa premessa per dire che l'amministrazione della Difesa come l'amministrazione della giustizia, come l'amministrazione della politica non può godere di una sorta di autodichia o di autoreferenzialità vitaminizzata, in base alla quale ci si debba genuflettere affermando che tutto è perfetto. Non è tutto perfetto e abbiamo visto e toccato con mano che anche Pag. 42nell'amministrazione della Difesa non è tutto perfetto e, nel momento in cui un collega come Cirielli che è anche ufficiale nella vita, fa affermazioni di un certo tipo, non fa che confermare che non è tutto perfetto.
  Spesso l'attenzione relativamente a certi «valori» rivolta ai vertici non è rivolta nella stessa misura a quanti sono sotto i vertici, quindi chiariamo che non ci può essere e non c'è alcun tipo di zona franca, rispetto alla quale, signora Ministra, noi ci collochiamo con estrema serenità, perché siamo i primi a dover riconoscere per onestà intellettuale che noi stessi come parlamentari non sempre siamo l'esempio di ciò che deontologicamente dovremmo essere.
  Non ci sono sacrari rispetto ai quali si debba avere un atteggiamento come se fossero dei tabernacoli di fronte ai quali genuflettersi senza approfondire le cose. Ecco perché noi le chiediamo, se sarà necessario come credo sarà, di esercitare la sua autorevolezza o moral suasion o sensibilità politica anche nei confronti dell'amministrazione della Difesa, perché capisca che si è cambiato registro, perché capisca che c'è una condizione rispetto alla quale non si possono fare tentativi di tipo gattopardesco, che finalmente il Parlamento si accinge a decidere perché l'ambito complessivamente inteso dell'amministrazione della Difesa possa essere vivificato da questo tipo di innovazione.
  Concludo, signora Ministra. È umanamente molto forte e politicamente molto apprezzato ciò che lei ha detto a proposito della sentenza del mio corregionale Vacca, che è morto a 23 anni, e non aggiungo altro perché non voglio volteggiare anch'io. Noi però le chiediamo come Commissione, perché ciò che hanno detto i colleghi Grillo, Catalano, Rizzo, Duranti e Zardini è il parere e il punto di vista dell'intera Commissione, di aprire una sorta di sessione interna per eliminare la conflittualità. Pag. 43
  Ciò che lei ha detto nella sua relazione infatti è vero, e lei che di questa materia si occupa da molti anni ha potuto verificare anche sulla sua pelle che spesso la percezione del mondo militare non è esattamente quella di appartenere ad una famiglia, ad una comunità, soprattutto quando si è schiacciati dalla sofferenza e spesso dal bisogno, perché è notorio che chi si arruola non è figlio di milionari, lo fa certo per la volontà di servire lo Stato ma perché ha bisogno di lavorare, altrimenti non si spiegherebbe perché i tre quarti dei militari appartengono a una certa area del nostro Paese, quindi cerchiamo di essere sinceri, chiari e netti, e di riconoscere che l'estrazione sociale e l'appartenenza regionale sono elementi costitutivi rispetto ai quali ci devono essere risposte politiche forti.
  Noi le chiediamo di marciare (è il verbo giusto in un contesto politico-militare) insieme, le chiediamo di aprire una sessione perché possa essere rivisitato, rivisto, modificato l'atteggiamento dell'amministrazione della Difesa in resistenza rispetto a queste tristissime pratiche, come taluni le hanno chiamate.
  Un'ultima cosa detta naturalmente con il sorriso, anche se forse non sarà necessaria, signora Ministra, perché sono sicuro che le persone giuste avranno seguito questa audizione, che per noi è molto importante e per la quale sinceramente la ringrazio: facciamo in modo che pateticamente non vengano più certe persone a dire che l'asino vola, perché l'asino non vola.
  Fuor di metafora, è stato sgradevole, direi quasi doloroso aver ascoltato da persone che dovrebbero distinguersi e qualificarsi per la rettitudine affermare cose che non stanno né in cielo, né in terra. Sono convinto che lei a partire da questo momento saprà esercitare una sorta di magistero laico, che vorrà dire un segnale esplicito nei confronti di chiunque si occupi di militari e di Forze armate sia a livello di amministrazione Pag. 44 che a livello politico, perché a partire dall'affermazione della verità si inauguri una nuova stagione.
  La ringrazio molto, con estremo slancio, signora Ministra, e ringrazio i suoi collaboratori che sono stati insieme a lei nostri graditi ospiti. Ricordo ai colleghi che immediatamente dopo entreremo in sessione plenaria per l'esame della relazione. Prego, signora Ministra.

  ROBERTA PINOTTI, Ministro della difesa. Volevo dirle, presidente, che la relazione che lei mi ha consegnato la guarderemo con estrema attenzione e con il massimo di apertura possibile per garantire l'obiettivo che voi vi ponete e il funzionamento comunque del settore e delle Forze armate.
  Lei ha detto che nulla è intangibile, io sono d'accordo, ma è importante che si trovino gli strumenti giusti per cambiarlo e sapere che comunque quando sei responsabile devi applicare le leggi. Penso che siamo di fronte ad alcune esigenze in cui alcune normative dovranno essere cambiate e credo che l'autoreferenzialità sia sempre sbagliata, lo sia nelle persone e nelle organizzazioni, quindi da questo punto di vista la sensibilità politica per mandare questo messaggio, non solo dopo questa audizione ma anche da prima, è un elemento che sto introducendo con una certa determinazione.
  Mi dispiace aver capito da quanto lei mi dice che qualcuno è venuto a fare delle relazioni che non sono state adeguate, vi prego di segnalarmelo perché ovviamente io ho concordato soprattutto con il Capo di Stato maggiore della Difesa e con il Segretario generale, non ho guardato le relazioni di altri settori, quindi, se qualcosa vi ha dato l'idea che qualcuno volesse raccontare che gli asini volano, fatemelo sapere perché verificherò.
  Infine, vorrei dirvi che io sono d'accordo sul fatto che occorra una sessione interna per eliminare la conflittualità. Se Pag. 45quindi da un lato non posso assumere impegni su decisioni che non dipendono soltanto da me (quindi non sono reticente sulla questione sentenze, è che io da sola non vi posso dire se la cosa..., e questo sarebbe sbagliato, non è responsabile per chi ha una responsabilità politica assumersi impegni per altri pezzi), vi posso dire però che la mia intenzione è far capire che questa strada reiterata della contrapposizione in giudizio in molti casi (non assolutizziamo anche qui) ha aumentato sofferenze.
  Da questo punto di vista se si trovano modalità di compensazione che possano impedire queste conflittualità, io sono assolutamente favorevole a costruire questo meccanismo.

  PRESIDENTE. Grazie ancora. La seduta è sospesa per cinque minuti.

  La seduta, sospesa alle 10.30, è ripresa alle 10.55.

Seguito della proposta di relazione in materia di sicurezza sul lavoro e tutela previdenziale nelle Forze armate.

  PRESIDENTE. Il secondo punto all'ordine del giorno prevede il seguito dell'esame della proposta di relazione in materia di sicurezza sul lavoro e tutela previdenziale nelle Forze armate.
  A questo fine, riprendendo un impegno assunto ieri, vi informo di avere appena depositato questa relazione. Nella seduta di ieri ho ritenuto opportuno a beneficio della Commissione anticipare alcuni contenuti della nostra proposta di relazione e adesso, se qualcuno di voi avesse piacere di intervenire, potremmo riprendere il dibattito, altrimenti sospenderei la seduta fino alle 12, orario in cui abbiamo concordato di stabilire i termini per la presentazione di eventuali emendamenti. Pag. 46
  Alla ripresa alle 12 ci sarebbero le dichiarazioni di voto e il voto finale. Non essendoci interventi, sospendo la seduta fino alle 12, ed è riconvocata a quell'ora.

  La seduta, sospesa alle 11, è ripresa alle 12.

  PRESIDENTE. Cari colleghi, riprendiamo la seduta essendo trascorse le ore 12. Avverto che il deputato Pili ha presentato una proposta alternativa di relazione, che sarà posta ai voti nel caso in cui la relazione a mia prima firma dovesse essere respinta.
  Il deputato Pili non chiede di intervenire, quindi passiamo alla fase delle dichiarazioni di voto.

  DIEGO ZARDINI. Grazie, presidente. Brevemente, con questo intervento voglio dichiarare il voto favorevole del Partito Democratico alla relazione che lei ha presentato. La ringrazio anche per le modalità con cui sono stati portati avanti i lavori, dove siamo riusciti a fare un lavoro, come lei ha detto in precedenza, in maniera laica, siamo riusciti ad avere (per quello che mi è dato sapere fin qui, ma ascolteremo le dichiarazioni di voto degli altri colleghi) un appoggio largo, che va oltre la maggioranza di Governo, e penso che per l'economia dei lavori, ma anche per gli obiettivi che ci dobbiamo porre da qui in avanti questo sia molto importante.
  I princìpi su cui abbiamo basato tutto il nostro lavoro sono stati anche sostenuti da aperture importanti nell'ultima audizione di questa mattina del Ministro Pinotti, quindi credo davvero che ci siano ottime condizioni. Siamo consapevoli che il lavoro è solo in una prima fase, ora la nostra relazione dovrà essere acquisita dal Parlamento, dove si trasferisce la parte più importante del nostro lavoro, mentre qui in Commissione noi continueremo con la stessa determinazione, ma anche la stessa Pag. 47condivisione, se possibile, i lavori che stiamo portando avanti sugli altri argomenti della Commissione.

  DONATELLA DURANTI. Grazie, signor presidente. Mi lasci esprimere i miei più sinceri ringraziamenti a lei in particolare e a tutte le colleghe e i colleghi, ai nostri validissimi consulenti e agli uffici che ci hanno supportato nel nostro lavoro, ringraziamenti per il clima nel quale abbiamo svolto finora la nostra attività e per il primo risultato importante che abbiamo raggiunto, rappresentato dalla relazione che ci accingiamo a votare, un clima di collaborazione, condivisione e determinazione assolutamente necessario quando si affrontano temi così delicati e sensibili come quelli oggetto della nostra Commissione.
  Voglio subito dire che a giugno 2013, quando depositai la proposta di istituzione di questa Commissione d'inchiesta, non ero ottimista. Inoltre il tempo trascorso dalla presentazione all'effettiva istituzione è stato lungo e aveva aumentato le mie preoccupazioni in riferimento alla volontà del Parlamento di ritenere, come io ritenevo, necessario andare nella direzione della prosecuzione anche in questa legislatura dei lavori intrapresi in passato. Questo perché io valutavo che negli anni i risultati raggiunti non sono stati di certo esaustivi rispetto alla condizione in cui si trovano migliaia di lavoratori militari e civili del Ministero della difesa dal punto di vista dell'esercizio del diritto alla salute e del riconoscimento dei danni subiti.
  Tuttavia ci siamo messi al lavoro da subito, dopo aver ottenuto l'istituzione della Commissione d'inchiesta – voglio ricordarlo – all'unanimità nell'Aula della Camera, abbiamo svolto decine di audizioni in cinque mesi di lavoro molto fitto e puntuale, audizioni che ci hanno dato la possibilità di approfondire, riflettere, conoscere e riconoscere molti profili delle problematiche oggetto di questa Commissione e ci hanno rafforzato nell'intendimento di arrivare a soluzioni definitive entro Pag. 48la fine di questa legislatura, che peraltro corrisponde al periodo che ci siamo dati per la conclusione dei nostri lavori.
  Soluzioni che restituiscano (lo abbiamo detto più volte) giustizia a chi ha sofferto e continua a soffrire, che consentano di uscire da quella che lei, signor presidente, oggi ha definito «insostenibilità dell'attuale condizione».
  Ringrazio i colleghi e lei, signor presidente, per aver più volte richiamato, anche in occasione dell'odierna audizione con la Ministra Pinotti, che continueremo ad approfondire e a proporre soluzioni anche in riferimento alla condizione dei militari impiegati nei poligoni di tiro nazionali, alle popolazioni civili coinvolte, ai militari e ai dipendenti civili della Difesa che hanno operato e operano negli arsenali, negli stabilimenti, a bordo delle unità navali e degli aeromobili, con particolare attenzione agli effetti dell'esposizione all'amianto.
  Voterò convintamente a favore della relazione perché ne condivido il metodo e il merito. Rispetto al metodo ho già detto, nel merito mi preme sottolineare la capacità, che abbiamo avuto e che si esplicita nell'articolato di legge proposto e nella relazione, di tradurre l'uscita definitiva da quella che abbiamo definito «giurisdizione domestica» all'interno del Ministero della Difesa in riferimento alla tutela della salute, alla sicurezza e alla prevenzione nei luoghi di lavoro. Grazie.

  IVAN CATALANO. Grazie, presidente. Mi associo ai ringraziamenti dei colleghi a tutta la Commissione e anche a lei, presidente, e ai consulenti che hanno contribuito a redigere la relazione e a scrivere la proposta di legge che proporremo al Parlamento. Mi auguro che la relazione possa fare emergere in Aula un dibattito interessante, possa arrivare in tempi brevi all'approvazione della proposta di legge che a mio avviso darà una svolta positiva alla risoluzione del problema che abbiamo identificato durante la nostra indagine. Pag. 49
  Annuncio il mio voto favorevole e ringrazio ancora tutti per l'ottimo lavoro che abbiamo svolto.

  GIULIA GRILLO. Grazie, presidente. Cerco di raccogliere la concentrazione delle forze perché sono stati giorni molto intensi, soprattutto per me che ho fatto tantissime cose, come avete visto anche ieri in Aula ho battagliato con i colleghi sul terzo settore.
  Io credo che il Movimento 5 Stelle abbia contribuito fattivamente affinché venissero accolte alcune osservazioni importanti in questa relazione. Vorrei ricordare che sommariamente questa relazione potrebbe ideologicamente essere divisa in due parti. In una prima parte si affronta la tematica relativa alla modifica del decreto legislativo n. 81 del 2008, il Testo unico sulla sicurezza sul lavoro, su cui sono state apportate delle modifiche ad avviso del Movimento 5 Stelle assolutamente corrette e pertinenti, che tendono a specificare e a non derogare più su alcun aspetto in relazione alla responsabilità del datore di lavoro in tutte le sue specifiche articolazioni normative, che con il decreto del Presidente della Repubblica che regola l'ordinamento aveva una serie di vulnera.
  Da questo punto di vista siamo quindi abbastanza soddisfatti, come siamo soddisfatti della proposta di affidare il controllo sull'applicazione della normativa sulla sicurezza e prevenzione nei luoghi di lavoro a soggetti esterni al Ministero della Difesa, come invece avviene oggi.
  Questi sono due punti fondamentali per garantire l'obiettività delle valutazioni ed evitare conflitti di interessi anche potenziali, anche qualora non vi siano stati, evitando che vi possano essere. Per quanto riguarda tutta la prima parte penso che possiamo assolutamente essere sereni. perché ci sembra un ottimo punto di approdo. Pag. 50
  La seconda parte è quella che cambia il meccanismo di valutazione delle domande di causa di servizio, che dall'attuale normativa che prevedeva il doppio passaggio alla Commissione medico-ospedaliera in primo grado e al comitato di verifica in secondo grado, vengono trasferite completamente, a partire dal punto di vista amministrativo, quindi della presentazione dell'istanza, fino a tutta la fase successiva, all'INAIL.
  Crediamo che questa soluzione in questo momento rappresenti sicuramente quella più concreta e più realizzabile, e per questo non ci siamo sentiti di opporci o comunque di sollevare forti critiche e dubbi su questo. Ci conforta sicuramente un aspetto: come sapete, il Movimento 5 Stelle non ama le nomine politiche di cariche tecniche, e ancora oggi l'INAIL ha per fortuna al suo interno personale che al 99 per cento è stato scelto tramite procedure di selezione ad evidenza pubblica.
  Sfuggiamo quindi dalla tentazione, che poteva essere una soluzione alternativa, di creare un soggetto nuovo, terzo, diverso, un'agenzia dove però si sarebbe posto il problema delle nomine, che per il Movimento 5 Stelle nella politica generale di tutte le sue proposte parlamentari è onestamente un problema.
  Questo quindi ci conforta, ci conforta sapere che in INAIL già si fa questo lavoro, perché l'INAIL nasce proprio con l'obiettivo di tutelare i lavoratori nella loro esposizione a sostanze che possano in qualche modo incidere sulla loro salute in ambito lavorativo, quindi riteniamo che ci siano gli strumenti e le competenze per poter far fronte a questo nuovo incarico, anche se su questo abbiamo fatto una richiesta specifica, come lei sa.
  Abbiamo chiesto che le patologie che abbiamo visto in questa e nelle precedenti Commissioni d'inchiesta possano trovare una sponda di riconoscibilità direttamente come malattie tabellate, chiedendo un aggiornamento delle malattie Pag. 51tabellate dell'INAIL, perché nel momento in cui vengono tabellate non c'è l'onere della prova a carico del militare.
  Su questo punto la Commissione si dovrà impegnare ulteriormente, in quanto abbiamo scritto nella relazione che la Commissione dovrà fornire gli elementi conoscitivi a supporto dalla futura decretazione, che comporterà l'aggiornamento delle tabelle.
  Il compito della Commissione meno giuridico però più scientifico (non siamo scienziati ma abbiamo raccolto tanti documenti che possono essere utili) probabilmente arriverà nella seconda parte, il che per quanto ci riguarda è assolutamente fondamentale.
  Lei sa bene, presidente, che il Movimento 5 Stelle ha posto un altro problema importante, quello di tutti i giudizi pendenti, perché ovviamente abbiamo a cuore (non solo noi, ma tutta la Commissione) i militari che hanno dovuto adire le vie legali per vedersi riconosciuto un diritto o per veder annullato un giudizio che negava quel diritto. Si trattava di ricorsi che dovevano essere fatti necessariamente al tribunale amministrativo e che servivano e servono tutt'oggi a dichiarare l'annullamento di un atto amministrativo, che è l'atto di diniego del Comitato di verifica.
  Abbiamo appreso nei vari incontri che ci sono stati che i militari, anche se hanno un giudizio aperto, con la nuova normativa, se dovesse entrare in vigore e non trovare l'ostilità dell'universo mondo, potranno comunque fare la domanda all'INAIL, quindi non c'è preclusione per loro e non sono penalizzati da questo punto di vista. Questo è un altro punto che per noi era molto importante. Non si potevano creare norme ambigue per questi casi, perché non si può creare una legge diversa solo per questo caso o almeno non ora in questo articolato. Pag. 52
  Probabilmente si poteva fare qualcosa di più, ma, alla luce di quello che è stato fatto nelle vecchie Commissioni d'inchiesta (praticamente niente rispetto a quanto è emerso in questa Commissione d'inchiesta in così poco tempo, in questo momento storico, a pochi giorni dalla sentenza che ha messo un punto secondo noi politico, anche se non sono le sentenze che fanno la politica, ma le sentenze insieme alla politica fanno la storia) con lo sforzo che abbiamo condiviso con i nostri consulenti, con tutte le persone che ci stanno vicino e anche con chi in questi anni ha subìto questi problemi, ci sentiamo confortati nel valutare abbastanza positivamente questa relazione, che merita il voto favorevole del nostro Movimento.
  Dico anche per i colleghi degli altri partiti, che spesso ci accusano di utilizzare la demagogia e il populismo, che credo ci siano tempi e modi per tutto. È probabile (non lo neghiamo) che quando andiamo in un talk show, in un luogo dove la comunicazione si fonda su poche parole e pochi messaggi, utilizziamo quelle poche parole e quei pochi messaggi esattamente come fanno tutti gli altri, né più e né meno.
  Quando invece si è in Parlamento e si devono fare degli atti parlamentari concreti, anche i colleghi che lavorano con noi nelle altre Commissioni sanno che noi non presentiamo atti parlamentari campati in aria, privi di senso o irrealizzabili, soprattutto sulla pelle dei cittadini malati, e, siccome chiedere l'impossibile è come chiedere niente, perché, se chiedo tutto per tutti, non avrò niente per nessuno, penso che questo possa essere un buon punto di partenza.
  Sapete che è la nostra prima legislatura, quindi ci stiamo confrontando con questo tema oggi, la collega Duranti sa che anche il Movimento 5 Stelle aveva presentato in Parlamento la richiesta per la Commissione d'inchiesta, ci siamo impegnati personalmente anche su questo tema, quindi credo che in Pag. 53questa nostra prima esperienza stiamo dimostrando con atti concreti cosa fa una forza di opposizione seria, che non vuole fare propaganda, ma vuole veramente ottenere dei risultati importanti per i cittadini.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, collega Grillo. Prima di porre in votazione il provvedimento, vorrei fare una breve dichiarazione innanzitutto per ringraziarvi uno per uno senza eccezioni e per esprimere in maniera esplicita non solo la soddisfazione, ma mi verrebbe da dire la gioia di aver potuto finora condividere e, se Dio vuole, anche per il tempo che rimarrà, con persone come voi un cammino che, come ricordava la collega Duranti, non era partito sotto i migliori auspici.
  Questo nostro cammino non è iniziato con l'avvio della legislatura e anch'io come la collega Duranti avevo fatto qualche brutto pensiero. Desidero quindi ringraziarvi di cuore, credo che questa sia una delle Commissioni più frequentate, più partecipate, ne è dimostrazione anche l'incontro odierno che, come ben sapete, si svolge in una giornata in cui la Camera non ha votazioni in corso.
  Vi prego di voler accettare questo mio ringraziamento anche nella mia inscindibile dimensione personale, perché prima di tutto siamo uomini e donne e poi, quando ci capita, ci occupiamo anche di politica.
  Vorrei poi sottolineare senza falsa modestia che ciò che ho fatto personalmente non sarebbe stato possibile se non avessimo potuto godere di collaboratori straordinari. Lo dico con orgoglio, perché ho cercato di imparare da donne e uomini di straordinaria competenza e di non casuale autorevolezza. Non li cito uno per uno perché sono tanti, ma idealmente anche per voi, se me lo permettete, vorrei stringere loro la mano e ringraziarli. Pag. 54
  Vorrei ringraziare gli uffici, la dottoressa Lai e tutti i collaboratori, i rappresentanti della Guardia di Finanza, dei Carabinieri e della Polizia di Stato che ci hanno dato e ci danno una mano, ringraziare anche le associazioni che hanno concorso ad aprirci gli occhi e tutti coloro che sono venuti in audizione.
  Oggi dovevo dire quella cosa dell'asino che non vola perché mi sembrava necessario che risultasse chiara, però ci sono state al contrario anche audizioni molto interessanti, molto toccanti. Ovviamente penso principalmente a quelle dei familiari degli ammalati e degli stessi ammalati, di fronte ai quali non ci si può porre che in un atteggiamento quasi di sacralità, non devo dirvi io il perché.
  Cosa faremo adesso se, come ci auguriamo, questa relazione sarà approvata? La mandiamo al Parlamento, però io la vorrei illustrare all'opinione pubblica insieme a voi. Non farò una mia conferenza stampa perché questa è la nostra relazione, vorrei organizzare per la ripresa dei lavori dopo la pausa elettorale un incontro aperto alla stampa con tutti voi e i consulenti presenti, per rendere edotta anche la parte che rappresenta l'informazione non solo a titolo cronachistico, ma anche nel merito del tipo di lavoro che abbiamo fatto.
  Credo che questo passaggio di condivisione comune possa costituire un importante segnale perché, se perdiamo, perdiamo tutti, ma, se vinciamo, vinciamo tutti.
  Riprenderemo mercoledì 8 con un ufficio di presidenza in cui vorrei programmare il lavoro, perché dobbiamo fare in modo che almeno fino alla fine di luglio non ci sia interruzione di sorta nelle cose che stiamo facendo e possiamo aver già impostato il lavoro per il mese di settembre, senza perdite di tempo. Pag. 55
  Grazie di cuore ancora a tutti quanti, quando ero ragazzo ci facevano dire in lingua italiana «questo non è che il debutto, continueremo la lotta».
  Pongo in votazione per alzata di mano il testo della proposta di relazione che abbiamo illustrato in materia di sicurezza sul lavoro e tutela previdenziale nelle Forze armate, di cui è relatore il presidente.

  (La relazione è approvata).

  La proposta alternativa di relazione presentata dal deputato Pili è da considerarsi pertanto preclusa.
  Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si riserva di procedere al coordinamento formale del testo approvato.
  Avverto infine che la relazione approvata dalla Commissione sarà trasmessa alla Presidenza della Camera.
  Nel ringraziarvi di cuore, dichiaro conclusa la seduta.

  La seduta termina alle 12.25.

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