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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere

Resoconto stenografico



Seduta n. 172 di Martedì 4 ottobre 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bindi Rosy , Presidente ... 2 

Audizione del presidente della regione siciliana, Rosario Crocetta:
Bindi Rosy , Presidente ... 2 
Crocetta Rosario , presidente della regione siciliana ... 2 
Bindi Rosy , Presidente ... 4 
Mattiello Davide (PD)  ... 4 
Bindi Rosy , Presidente ... 5 
Crocetta Rosario , presidente della regione siciliana ... 5 
Attaguile Angelo (LNA)  ... 5 
Bindi Rosy , Presidente ... 5 
Crocetta Rosario , presidente della regione siciliana ... 5 
Lumia Giuseppe  ... 5 
Crocetta Rosario , presidente della regione siciliana ... 6 
Mirabelli Franco  ... 7 
Bindi Rosy , Presidente ... 7 
Mirabelli Franco  ... 7 
Bindi Rosy , Presidente ... 7 
Crocetta Rosario , presidente della regione siciliana ... 7 
Bindi Rosy , Presidente ... 8

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
ROSY BINDI

  La seduta comincia alle 14.10.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

Audizione del presidente della regione siciliana, Rosario Crocetta.

  PRESIDENTE. In merito al calendario dei lavori, avverto preliminarmente che la prevista audizione della sindaca di Roma, Virginia Raggi, già fissata per domani, mercoledì 5 ottobre, alle 14, non avrà luogo a causa di un suo sopravvenuto impegno. Ho, pertanto, già provveduto a inviare alla sindaca Raggi una nuova convocazione per martedì 11 ottobre o, in subordine, giovedì 18 ottobre.
  Comunico, infine, che l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei Gruppi, è convocato per domani, mercoledì 5 ottobre, alle 14.
  L'ordine del giorno reca l'audizione del presidente della regione siciliana, Rosario Crocetta. Il presidente Crocetta è accompagnato dal vicepresidente della regione siciliana, dall'assessore regionale alle attività produttive Maria Lo Bello e dall'assessore regionale alla salute Baldassarre Gucciardi.
  L'audizione odierna fa seguito alla convocazione dello scorso 2 agosto e alle interlocuzioni avvenute a margine di quella seduta, che, come si ricorderà, si era dovuta concludere piuttosto repentinamente a causa delle concomitanti votazioni in Aula alla Camera e al Senato.
  Invitiamo, pertanto, il presidente Crocetta a rispondere alle domande a suo tempo formulate e ad aggiornare e integrare quanto già riferito sui temi dell'audizione, che, come è noto, è dedicata ai temi del ruolo attuale del movimento civile dell'antimafia, della gestione dei fondi europei regionali e delle politiche della regione siciliana nei settori dei rifiuti, dell'acqua e della sanità per la prevenzione e il contrasto alla criminalità organizzata mafiosa.
  Ricordo, infine, che la seduta odierna si svolge nelle forme dell'audizione libera e che, ove necessario, i lavori potranno proseguire in forma segreta.
  Do la parola al presidente Crocetta, il quale mi ha già comunicato che intende svolgere la prima parte dell'audizione segretando. Pertanto, propongo di passare in seduta segreta.

  (Così rimane stabilito. I lavori procedono in seduta segreta, indi riprendono in seduta pubblica).

  ROSARIO CROCETTA, presidente della regione siciliana. Poiché l'altra volta da parte di alcuni parlamentari si era insistito sulle ragioni del rapporto con Confindustria, fornirò poi una copia di tutta la rassegna stampa. Voglio essere molto chiaro, perché questo aggancio è estremamente essenziale per capire il contesto politico in cui avviene storicamente il rapporto con Confindustria da parte del mio Governo. Pag. 3
  Si tratta di un articolo di Claudia Fusani del 13 agosto 2012 pubblicato sul quotidiano L'Unità. Tenete presente che le elezioni si sono svolte alla fine di ottobre del 2012 e che siamo in campagna elettorale, quando allora si parlava di una possibile candidatura di Claudio Fava alla presidenza della regione siciliana.
  Nell'articolo sopra menzionato si riporta proprio l'intervista a Fava, ove si legge la domanda che gli rivolge la giornalista: «Montante, presidente di Confindustria Sicilia, scrive su L'Unità – Antonello Montante era stato intervistato qualche giorno prima su L'Unità – che questo voto può essere un'occasione unica: se saprà rinnovarsi, l'isola può diventare avanguardia di un modello di sviluppo nazionale. Condivide?»
  La risposta di Fava è: «Montante dice di affrancarsi da spesa pubblica e assistenzialismo. Di puntare sulla creatività per valorizzare le risorse che abbiamo, sul mercato e sullo sviluppo. Ne abbiamo parlato finora. Condivido riga per riga».
  Al momento in cui io sono candidato e si parla del rapporto con Confindustria, tutti i candidati alla presidenza della regione, inclusi quelli più critici, come Claudio Fava in questo momento, pensavano a un rapporto con Confindustria, proprio perché in quel momento Confindustria rappresentava un emblema della legalità.
  A onor del vero, tale posizione non era condivisa esclusivamente dal Movimento 5 Stelle. Voglio rappresentare, però, una cosa che non mi sembra meno inquietante, anzi. Quando Grillo va nella zona industriale di Caltanissetta, non incontra Confindustria siciliana, che allora erga omnes era considerata esempio di legalità, ma incontra proprio una serie di imprenditori che erano stati espulsi da Confindustria sulla base del codice etico.
  No comment. Io non ci voglio entrare. Non voglio criminalizzare nessuno. Non voglio accusare i 5 Stelle, ma anche loro erano alla ricerca di incontri con l'imprenditoria. In quel momento scelsi Confindustria.
  In merito all'assessora Vancheri, voglio ricordare che due o tre mesi successivamente, quando uscirono i primi articoli sulla stampa, si è dimessa e non fa parte più della Giunta. Noi siamo stati rispettosi, pur precisando che l'assessora Vancheri è stata un esempio di assessore trasparente e corretto.
  Allego anche alcuni esempi. Si tratta di ministri dell'interno, del procuratore e anche di alcuni attacchi che il mio governo ha subìto proprio da Antonello Montante e Confindustria. Questo per dire che il rapporto non è stato mai idilliaco.
  A onor del vero, io ho creduto in quella prospettiva e in qualche modo credo ancora oggi che le imprese si debbano riscattare. Quindi, non mi pento di avere lavorato in questi anni per creare un'imprenditoria antimafia e anti-racket. Ci continuerò a lavorare. Sicuramente nessuno di noi ha la sfera di cristallo e può predire il futuro o quello che accadrà dopo.
  Voglio presentare ora il lavoro che abbiamo fatto in sanità. Ho un dossier minimo ed essenziale, in cui ometto le notizie irrilevanti delle minacce che mi sono pervenute, che sono iniziate dopo qualche giorno dalla mia elezione con una telefonata dagli Stati Uniti a un mio collaboratore, in cui si diceva che avrei fatto la fine di Mattei.
  Non le ho attribuito particolare importanza, ma questo rapporto con gli Stati Uniti emerge successivamente nella vicenda MUOS (Mobile User Objective System), quando il governo regionale decide di bloccare il MUOS. Emerge nei comportamenti del giornalista Messina, quando mi attacca e addirittura su alcuni giornali internazionali mi accusa di essere molto filopalestinese e filoarabo, sostenendo che mi ero inimicato i servizi di intelligence internazionali degli Stati Uniti.
  Poi ci sono i proiettili che mi sono arrivati carichi, le buste, le minacce ad Antoci, in cui si scrive «Finirai scannato con Crocetta» e altre cose.
  Questo è importante per capire anche il clima. Per carità, non voglio pensare che gli americani volessero ammazzare me in quel momento, ma ho ricevuto questa telefonata. Sono stato abituato a ben altro in termini di minacce in questi anni per preoccuparmi Pag. 4 di una telefonata. Comunque, c'è un clima di questo tipo.
  Poi c'è una serie di denunce che riguardano gli esposti alla procura della Repubblica relativi al Monte dei Paschi di Siena per un'operazione, quella dell'acquisizione della società di riscossione siciliana, la Serit. La società al momento della cessione aveva una scopertura bancaria per 160 milioni di euro e circa 350 milioni di crediti.
  Cosa avviene? Monte Paschi possedeva il 40 per cento delle quote. Serit praticamente aveva il 40 per cento. Quando hanno fatto la cessione, hanno fatto un'operazione – diciamo così – di grande ingegneria finanziaria. Tutti i crediti sono andati a Monte Paschi e tutti i debiti alla Sicilia praticamente, ossia alla Serit. Pertanto, in questi anni abbiamo pagato una scopertura bancaria col 5 per cento di tasso che avrebbe dovuto essere considerata per il 40 per cento a carico di Monte Paschi. Invece di 160 milioni avrebbero dovuto essere circa 90 milioni, o qualcosa del genere. È un calcolo rapido. I 350 milioni avrebbero dovuto essere per il 60 per cento nostri e per la restante parte di Monte Paschi.
  In realtà, in questi anni la Serit ha pagato un tasso d'interesse del 5 per cento sui 160 milioni, quando Equitalia paga l'1 per cento alla stessa Monte Paschi per la scopertura.
  Poi c'è una situazione in cui, relativamente a tutto il debito che è stato pagato allo Stato e alla regione siciliana con un mutuo, con un intervento finanziario, sulla base della legge dello Stato, tutti i soldi trasferiti alla Serit, che è Riscossione Sicilia, sono finiti nelle tasche di Monte Paschi. Noi abbiamo presentato degli esposti e anche un'azione civile.
  Poi ci sono situazioni del patrimonio regionale per una truffa di circa 550 milioni fatta dal governo Cuffaro e ci sono questioni sul demanio regionale. Abbiamo scoperto che i mafiosi in questi anni si sono appropriati di gran parte del demanio della regione, con tutte le denunce che abbiamo fatto, le minacce e le diffamazioni dalle quali sono stato assolto o prosciolto da parte dei soggetti mafiosi.
  Sull'assicurazione in sanità avevamo avuto una gara per 155 milioni in tre anni, che abbiamo revocato quando la media dell'ultimo decennio era stata di 8 milioni di euro l'anno di premi assicurativi. Da 8 milioni l'anno, ossia 24 milioni in tre anni, spendevamo 155 milioni, un'operazione che abbiamo fatto allora insieme a Lucia Borsellino.
  Ci sono anche le denunce fatte nell'ambito della formazione, che hanno determinato anche inchieste giudiziarie di rilevanza nazionale, sul settore forestale, compresi licenziamenti di mafiosi, su Kalat Ambiente, per danni ambientali, e sul Consorzio autostrade siciliane. Sono tutte denunce suffragate dalla documentazione. Sicuramente è importante fornirle alla Commissione antimafia per far capire quale situazione abbiamo avviato in Sicilia e con quale lavoro e con quale spirito l'abbiamo affrontata.
  Ci sono poi alcune attività che hanno riguardato la presidenza e la segreteria della regione. C'è una serie di denunce che ha riguardato proprio il regno di Confindustria, ossia l'IRSAP, l'istituto che coordinava, per capire quando non abbiamo fatto sconti a nessuno.
  Questo era un piccolo promemoria, ma c'è tutta la documentazione sull'attività svolta.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  DAVIDE MATTIELLO. Grazie, presidente. Rinnovo il saluto al presidente Crocetta. Intervengo soltanto per tornare sulla questione che è stata oggetto della mia domanda la scorsa volta rispetto alla Società navigazione siciliana.
  La scorsa volta chiedevo lumi rispetto all'operazione nel suo complesso, con particolare riferimento alla vendita di Siremar da parte di Compagnia delle isole. Avevo fatto sommariamente riferimento ad alcuni atti dell'amministrazione regionale su cui mi sarebbe piaciuto un chiarimento. Sono oggetto di un'interrogazione parlamentare che ho depositato alcune settimane fa, indirizzata Pag. 5 ai ministri delle infrastrutture e dello sviluppo economico.
  Nel ribadire l'interesse per questa questione, direi che è un interesse che aumenta ogni volta che esplode nel nostro Paese il dibattito sul ponte sullo stretto di Messina. Poiché sono tante le ragioni per dire di no a quel ponte e sono tanti gli interessi anche per dire di no a quel ponte, a maggior ragione, vorrei vederci un po’ più chiaro sull'operazione di Società navigazione siciliana.
  Per tutto ciò chiedo di poter consegnare alla presidente, perché siano messi agli atti della Commissione, il testo dell'interrogazione parlamentare e gli allegati dell'amministrazione.

  PRESIDENTE. Vuole aggiungere qualcosa su questo punto?

  ROSARIO CROCETTA, presidente della regione siciliana. Guarderò l'interrogazione scritta ed eventualmente sarà mia cura comunicare qual è la posizione del Governo regionale all'onorevole Mattiello e alla Commissione antimafia.
  Per quanto riguarda la questione di Compagnia delle isole, voglio precisare che una delle prime decisioni che il mio governo prese fu proprio quella di uscire da Compagnia delle isole, proprio per stare alla larga da una serie di vicende, cosa che abbiamo fatto. L'operazione di trasformazione non riguarda la regione. I passaggi di proprietà riguardano soggetti privati. Non ne fa parte la regione siciliana, proprio perché abbiamo voluto rompere questo rapporto sin dall'inizio.

  ANGELO ATTAGUILE. La ringrazio, signor presidente, per averci illustrato punti molto importanti. Volevo farle tre domande.

  PRESIDENTE. Propongo di passare in seduta segreta.

(Così rimane stabilito. I lavori procedono in seduta segreta, indi riprendono in seduta pubblica).

  ROSARIO CROCETTA, presidente della regione siciliana. L'intervento della Protezione civile ha riguardato una rete dell'acquedotto di Messina che, onestamente, avrebbe dovuto essere realizzata dalla società che gestisce l'acqua. Sapete bene, però, come è finita allora la vicenda di Messina, unico caso forse al mondo in cui si dichiarò lo stato di emergenza per la rottura di una condotta idrica. Mi pare veramente paradossale.
  La Protezione civile avrebbe dovuto esclusivamente, fatto quell'intervento, riparare la collina e fare tutti gli interventi relativi a un fenomeno franoso molto complesso. Il progetto esecutivo adesso c'è. Abbiamo ricevuto i finanziamenti all'interno del Patto per la Sicilia siglato con Renzi. Proprio domani sarò da De Vincenti proprio per chiedere di dare la priorità agli interventi e di sbloccare le risorse per gli interventi franosi. Siamo pronti a fare l'intervento.
  Cosa stranissima, accaduta quest'estate, è che la condotta idrica realizzata dalla Protezione civile che doveva fornire l'acqua a Messina ha preso fuoco. Anche questo è uno dei pochi casi mondiali in cui l'acqua prende fuoco.

  GIUSEPPE LUMIA. Presidente, pongo due questioni. Di una prima questione la Commissione parlamentare antimafia si è già occupata. Ne parlo perché la settimana scorsa – volevo che il presidente ci dicesse se anche questo è già allegato agli atti – ha siglato un protocollo di legalità che riguarda il tema della gestione dei terreni pubblici e del demanio pubblico. Sapete, perché la Commissione l'ha anche approfondito, che è stato al centro dell'attentato ad Antoci.
  Il presidente Crocetta e il presidente di allora Antoci siglarono un protocollo di legalità a Messina per mettere sotto controllo antimafia, sotto certificazione antimafia, anche gli interventi sotto i 150.000 euro. Erano degli interventi apparentemente innocui, ma sappiamo che dietro quegli interventi apparentemente innocui da un punto di vista della rilevanza finanziaria si nascondono, invece, giri di miliardi di euro. Pag. 6
  Presidente, poiché questa è una questione che, a mio avviso, non riguarda solo i Nebrodi, volevo sapere intanto dal presidente la scelta che ha fatto per allargare questo protocollo di legalità all'intera regione Sicilia.
  Segnalo alla presidente che questo sarebbe motivo di nostro interesse perché ho anche qui motivo di ritenere che in Calabria, in Campania e in altre regioni abbiamo di fronte lo stesso problema. Ripeto, sono affari di miliardi di euro, non questioni di poco conto, che attengono a una seria antimafia, la quale si deve occupare seriamente di mettere in gioco questo sistema di potere di tale livello.
  La seconda questione che pongo al presidente è l'iniziativa – anche su questa mi rivolgo alla presidente Bindi chiedendole di prestare particolare attenzione – che riguarda il ciclo della carne. Anche questa è una questione esplosiva, dentro cui ci sono un controllo delle organizzazioni mafiose e un assoggettamento della libertà di impresa di molti allevatori onesti, che sono costretti a subire questa presenza e l'intermediazione mafiosa. Vorrei anche in questo caso dal presidente che notiziasse la Commissione antimafia del lavoro che ha indetto attraverso una commissione ispettiva.
  Come ultima questione, c'è stata un'operazione antimafia importantissima nel corleonese. È importantissima perché ha individuato la riorganizzazione di cosa nostra in quel mandamento strategico per l'intera Sicilia e per l'intero Paese, visto che Totò Riina è ancora il capo di cosa nostra.
  Un nipote di Provenzano stava raccogliendo l'organizzazione di quel mandamento. Ho segnalato che un altro nipote, questa volta di Riina, è pronto a raccoglierla. Ho fatto nomi e cognomi. Ho fatto una denuncia pubblica da questo punto di vista attraverso un'interrogazione.
  Cosa emerge, presidente Crocetta? Emerge che due dipendenti della Forestale erano implicati in questa riorganizzazione del mandamento. Poiché anche qui si sono fatte scelte importanti di tutela dei forestali onesti, ma anche di smascheramento di quelli collusi con la mafia, volevo che notiziasse anche su questo punto la Commissione parlamentare antimafia.

  ROSARIO CROCETTA, presidente della regione siciliana. Il protocollo che abbiamo costruito con Antoci, con il presidente del Parco dei Nebrodi e con il sindaco di Troina, che poi firmammo con la prefettura di Messina, è stato adesso esteso attraverso un accordo con tutte le prefetture siciliane. Pertanto, ci saranno dei controlli antimafia che impediranno la questione della gestione dei terreni all'interno dei parchi.
  Dobbiamo stare attenti, perché la partita non è la gestione di questi terreni, che è piccola cosa, ma è tutto l'indotto che si crea attorno a quei terreni, che è riconducibile ad attività illecite che si possono fare su quei terreni, ma anche a tutti i contributi comunitari, che sono di miliardi di euro. Quella che ci può sembrare una piccola questione, in realtà, è una grande questione.
  L'AGEA, l'Agenzia nazionale che gestisce i contributi per pascoli, allevamenti e agricoltori, è oggetto di una serie di truffe estesissime, che avvengono non soltanto in Sicilia, ma anche in Calabria e in altre regioni meridionali. Fanno pensare a un grosso bottino delle mafie che è fatto proprio, in questo caso, attraverso la gestione, mediante procedure legali, di terreni destinati a pascolo o ad altro, ma, in molti casi, anche attraverso l'acquisizione per usucapione di terreni pubblici e, quando questo non può avvenire per legge, avviene con falsi atti notarili e anche intimidazioni che si fanno ai piccoli proprietari di terreni, costretti a volte a cedere per veri atti estorsivi.
  È in corso un'inchiesta di ampie dimensioni nel siracusano, nella zona di Lentini in particolare, che riguarda proprio l'acquisizione da parte della mafia di terreni di piccoli proprietari che sono stati espropriati da cosa nostra di quei terreni, per poter consentire poi queste operazioni di truffe comunitarie.
  Vengo alla questione della carne. Abbiamo licenziato nei giorni scorsi alcuni veterinari perché non avrebbero correttamente verificato le caratteristiche antimafia di una serie di autorizzazioni. Abbiamo Pag. 7verificato, fra l'altro, un traffico illecito, che abbiamo bloccato, di macellazioni. Tutto questo, ovviamente, ci spinge...
  Sul demanio non dobbiamo circoscrivere la questione soltanto allo scontro con la mafia tortoriciana sui Nebrodi. In realtà, il demanio è diventato negli anni un'occasione di ruberie nei confronti della regione, dall'operazione che fece il governo Cuffaro sulla Società patrimonio immobiliare, in cui la regione cedette al 50 per cento i propri immobili a questa società privata e poi se li riaffittò dalla medesima al doppio del prezzo di mercato. Fu una bellissima operazione, che determinò una perdita intorno ai 500 milioni di euro per la regione siciliana, per intenderci.
  Ci sono poi le questioni che attengono le vendite illegali – dico illegali anche se fatte con modalità legali – di immobili e di terreni, persino in area archeologica. Sono cose allucinanti, che abbiamo bloccato. Abbiamo in corso proprio un'inchiesta, che stiamo facendo tutta noi, come amministrazione, di cui informiamo costantemente la magistratura, fra l'altro anche con il mancato pagamento dei tributi per il demanio, anche questo con un danno notevole per centinaia di milioni di euro, che stiamo riscuotendo.
  Aggiungo anche la lotta all'evasione fiscale e la mancata verifica delle informative antimafia e dei soggetti a cui si danno queste cose. Abbiamo trovato una prateria di illegalità che vedeva complici settori della politica, della mafia e della pubblica amministrazione nella gestione di risorse che avrebbero dovuto essere pubbliche e che sono state gestite in modo privato.
  Quanto ai forestali, abbiamo licenziato un bel po’ anche di gente che era stata condannata per 416-bis e continuava a lavorare regolarmente con la pubblica amministrazione e di gente che incendiava i boschi e continuava a sorvegliarli. Abbiamo avuto anche qualche caso di gente che proteggeva la latitanza dei boss.
  Sulla questione della lotta non vorrei che si pensasse che questo aspetto legato al licenziamento di un forestale fosse una cosa per colpire i piccoli pesci. In realtà, abbiamo avuto accusati alcuni soggetti responsabili all'interno dei parchi e dei boschi che coprivano la latitanza di importanti latitanti.
  Il licenziamento è stato un atto di ordine pubblico a tutti gli effetti, cosa che ha riguardato in qualche misura anche una parte degli ex PIP di Palermo. Nella sede dei PIP di Palermo, che sono precari assunti con Progetto Emergenza Palermo, avvenivano riunioni dei mandamenti di cosa nostra palermitana. Praticamente, la cupola si riuniva negli uffici di un'azienda che aveva affidato i servizi di pubblica utilità ai precari da parte della regione. Anche questo appartiene a un passato ormai cancellato.

  FRANCO MIRABELLI. Volevo essere certo che fosse segretato il nome che è stato fatto prima fuori dalla segreta, che faceva riferimento a una cosa...

  PRESIDENTE. Sì. C'è un unico problema, senatore: in quel momento c'era il circuito aperto. Il nome in circuito è andato.

  FRANCO MIRABELLI. Presidente, poiché non è la prima volta che succede, chiederei maggiore attenzione, ma non a lei. Tra l'altro, ho capito che il nome è stato fatto così, senza neanche che fosse collegato a una domanda. Bisognerebbe starci un po’ più attenti.

  PRESIDENTE. Nel resoconto, ovviamente, non ci sarà. Di questo posso dare assicurazioni. Il nome non credo che dirà molto, ma nel circuito ci è finito.
  Presidente, la ringraziamo. Aveva chiesto anche lei di tornare.

  ROSARIO CROCETTA, presidente della regione siciliana. Presidente, voglio ringraziare per la cortesia e la tempestività con cui ha convocato questo incontro lei e anche tutti i componenti, anche perché, dopo un primo incontro un po’ movimentato, il fatto che siano state chiarite cose importanti credo sia importante per tutti noi. Soprattutto sono felice per aver fornito Pag. 8documenti che potrebbero rimanere anche alla storia del nostro Paese.

  PRESIDENTE. Rimarranno sicuramente in archivio.
  Grazie, presidente. Buon lavoro a lei e agli altri componenti della giunta e dell'amministrazione della Sicilia.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.10.