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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere

Resoconto stenografico



Seduta n. 180 di Mercoledì 23 novembre 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bindi Rosy , Presidente ... 3 

Comunicazioni della presidente:
Bindi Rosy , Presidente ... 3 

Audizione del procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo, Teresa Maria Principato:
Bindi Rosy , Presidente ... 3 
Principato Teresa Maria , procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 4 
Bindi Rosy , Presidente ... 4 
Principato Teresa Maria , procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 5 
Bindi Rosy , Presidente ... 6  ... 6

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
ROSY BINDI

  La seduta comincia alle 15.35.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

Comunicazioni della presidente.

  PRESIDENTE. Prima di passare al primo punto all'ordine del giorno, comunico le decisioni assunte nell'ufficio di presidenza che si è appena tenuto. In quella sede, è stata formulata una richiesta da parte dei gruppi GAL, Movimento 5 Stelle, Forza Italia, Lega e Sinistra italiana in merito all'avvio di un'inchiesta della Commissione sulla vicenda dell'incontro del presidente della regione Campania con esponenti della politica locale della stessa regione. La Commissione all'unanimità mi ha incaricato di richiedere preventivamente informazioni urgenti alla procura della Repubblica di Napoli in merito a eventuali indagini in corso, agli atti e ai documenti acquisiti e alla posizione dei soggetti coinvolti, per verificare i presupposti per l'avvio di un'inchiesta da parte nella nostra Commissione, presupposti che naturalmente sono legati al tema mafia. Per verificare se ci sono i presupposti, dunque. Noi abbiamo sempre agito così per avviare le nostre inchieste e anche questa volta ci comporteremo con lo stesso metodo.

Audizione del procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo, Teresa Maria Principato.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo, Teresa Maria Principato, che ringraziamo per la disponibilità e con la quale ci scusiamo, come ci scusiamo con tutti i componenti della Commissione, per il ritardo con il quale iniziamo i nostri lavori.
  L'audizione odierna è dedicata ad un approfondimento sulla vicenda della latitanza di Matteo Messina Denaro, con particolare riferimento al rapporto tra mafia, imprenditoria e massoneria, e al ruolo che queste ultime avrebbero svolto nell'agevolare la latitanza del più pericoloso criminale mafioso ricercato dal 1993 per associazione di tipo mafioso, omicidio, strage, devastazione, detenzione di materiale esplodente, furto e altri vari reati, e condannato in via definitiva a sei ergastoli.
  Questa nostra audizione rientra anche nel filone di inchiesta che abbiamo aperto sul rapporto tra mafia e massoneria che, se mi permettete, vorrei che la Commissione dedicasse alla memoria di Tina Anselmi, che ci ha lasciato recentemente e che ci ha lasciato in eredità un documento, la relazione conclusiva della Commissione da lei presieduta sulla P2, che consiglio a tutti di rileggere anche per orientare il nostro lavoro.
  Credo che in questo modo onoriamo la sua memoria e il suo lavoro, che le procurò una grande popolarità e un grande consenso da parte delle cittadine e dei cittadini di questo Paese, ma le creò anche tanti Pag. 4avversari, forse tante resistenze e qualche nemico all'interno del potere politico e degli apparati del potere italiano, non solo politico, quindi credo che sia in qualche modo doveroso da parte nostra, anche perché chiediamo a lei, al suo coraggio, alla sua competenza e alla sua determinazione di ispirare il metodo e i contenuti del nostro lavoro.
  Nel dare la parola al procuratore Principato, che ringrazio ancora una volta, ricordo che l'audizione si svolge in forma libera e che, ove necessario, i nostri lavori potranno proseguire in seduta segreta. Prego, dottoressa Principato.

  TERESA MARIA PRINCIPATO, procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Grazie, presidente. Anch'io volevo rivolgere un ricordo grato alla memoria di Tina Anselmi, che considero una grandissima donna soprattutto per la modestia del suo agire e per essere sempre rimasta se stessa nonostante la rilevanza delle cose che ha fatto.
  È vero infatti che l'argomento massoneria è un argomento molto scivoloso, rispetto al quale c'è una sorta di resistenza da parte di tanti. Ho ricevuto ad esempio molte lettere da parte di massoni ufficiali, che mi hanno rimproverato aspramente per il fatto che mi occupassi di massoneria (tra l'altro di massoneria deviata) e dessi una connotazione negativa del fenomeno, quindi sono stata bersagliata da queste cose.
  In realtà ci vuole un po’ di coraggio per affrontare l'argomento, ma anche per superare la resistenza degli altri, che mettono in discussione, quasi ridicolizzando le risultanze del tuo lavoro. Questo rende la cosa molto più difficile.
  Per parlare di massoneria dovrei innanzitutto fare una piccola ricostruzione delle peculiarità della mafia trapanese, una mafia con una grossa vocazione imprenditoriale, sicuramente maggiore di quella palermitana, che ha fatto sì che dopo la stagione stragista nel territorio vigesse una sorta di pax mafiosa, volta soprattutto alla salvaguardia degli interessi economici (ed erano interessi di notevolissimo calibro) che si perseguivano.
  Per quanto riguarda la mafia in generale ricordo questa mancanza di effervescenza criminale, determinata soprattutto dalle motivazioni di cui parlavo, ma con una caratteristica in particolare: tutti coloro che escono dal carcere riprendono esattamente il loro posto, anzi vengono attesi dai sodali per la risoluzione di alcune cose, e sono molti quelli che escono, molti quelli che usciranno e ancora una volta stiamo facendo ordinanze di custodia cautelare a carico di personaggi di Alcamo che hanno passato una vita in galera e stanno per essere liberati. Si tratta quindi di una situazione sicuramente allarmante.
  Sappiamo tutti del legame della mafia trapanese con i corleonesi, ricordiamo i rapporti di Matteo Messina Denaro soprattutto dal momento in cui è diventato rappresentante provinciale del trapanese, e le lettere ritrovate a Montagna dei Cavalli in occasione dell'arresto di Bernardo Provenzano, lettere che erano tutte focalizzate sulla soddisfazione o su alcuni contrasti proprio sul raggiungimento di alcuni interessi economici.
  In una di queste, a proposito del contrasto opposto dai Capizzi alla catena Despar che, come tutti sapete, era guidata da Grigoli, personaggio legatissimo a Matteo Messina Denaro. Per appianare questo contrasto Matteo Messina Denaro parla «di una brava persona della quale ci si può fidare». Questa brava persona è Leo Sutera, quel Leo Sutera che nel 2012 stava per farci prendere Matteo Messina Denaro e il cui arresto è stato troncante, cioè ha eliminato ogni possibilità di arrivare con soddisfazione a questa operazione.
  È una cosa che molto difficilmente riuscirò a dimenticare, perché Matteo Messina Denaro, che è abituato a tutti gli artifici della latitanza (ricordiamo che ha vissuto con il padre Francesco latitante per tantissimi anni), dopo un arresto, dopo che anche i sospetti, le attenzioni di un investigatore si soffermano su una persona, immediatamente cambia strada, immediatamente investe su qualcosa di diverso.

  PRESIDENTE. Procediamo in libera o segretiamo?

Pag. 5

  TERESA MARIA PRINCIPATO, procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Sulla situazione dei processi di Matteo Messina Denaro direi di sì, quando parleremo di massoneria probabilmente sarà il caso di segretare.
  Come dicevo, immediatamente cambia strada, va all'estero con tutta probabilità, non gli mancano le occasioni, le modalità e i luoghi in cui rifugiarsi in tutta sicurezza. Questa è una caratteristica di questo latitante, cioè il fatto che procedere a degli arresti, quindi la strategia della cosiddetta «terra bruciata» per lui non è una strategia adeguata (l'ho capito dopo un po’ di tempo).
  Procediamo però per gradi. Matteo Messina Denaro gode nell'ambito della città di Trapani di una protezione che spesso sconfina nella connivenza e addirittura nella condivisione di certi valori e nella contrapposizione rispetto ad uno Stato in cui nessuno crede. Ricordo i grandi manifesti «Matteo torna, abbiamo bisogno di soldi» nelle varie gallerie, e una sola volta, due anni fa, ho letto in un cartello posto al centro della città di Castelvetrano «Matteo sei un pezzo di merda» e ho capito che qualcosa forse stava cambiando.
  Cosa è cambiato in questi anni? In realtà questo consenso, che non viene solo dai sodali, ma arriva anche dalla borghesia professionale, dalla politica, dall'imprenditoria, dalla cosiddetta (tra molte virgolette) «società civile» si è andato in qualche modo affievolendo man mano che abbiamo proceduto all'arresto di un numero notevolissimo di persone. In particolare abbiamo proceduto all'arresto di quasi tutti i familiari di sangue del Matteo Messina Denaro, dalla sorella ai cugini e ai cognati, tutti coloro che gli erano vicini.
  Pensavo che questo potesse suscitare nell'uomo una reazione, ma l'uomo non è un uomo normale, è un uomo molto freddo, molto particolare. Scusate se mi riferisco a questa persona come se l'avessi conosciuta, ma in realtà dopo otto anni di studio approfondito della materia è quasi normale che si ragioni come dopo aver conosciuto una persona.
  Altro momento della strategia che abbiamo adottato è stato quello dei provvedimenti ablativi. Essendo lui, come tutti gli altri trapanesi, così profondamente legato al denaro, agli affari e ai propri interessi, io ho ritenuto di effettuare un'azione convergente rispetto alla sezione misure di prevenzione di Trapani e provvedimenti di sequestro e confisca che (ho qui un elenco che vi lascerò) abbiamo effettuato sulla base delle nostre operazioni che equivalgono a milioni di euro, se pensate che solo la catena di grande distribuzione della Despar è stata oggetto di confisca per 850 milioni.
  Abbiamo agito quindi sul consenso. A parte gli arresti e i provvedimenti ablativi, abbiamo operato delle azioni di disturbo concordate nei confronti di persone, già evidentemente ben delineate, che anche in passato lo avevano agevolato o che sapevamo essere vicine a lui, quindi perquisizioni di immobili, fermi di autovetture con conseguenti perquisizioni.
  Si è trattato di un'azione assillante anche perché in quel periodo, a dicembre 2014, sono riuscita in un'operazione, cioè a firmare un protocollo con il generale Parenti per il ROS e il dottor Raffaele Grassi dello SCO per un protocollo di indagine comune, affinché Carabinieri e Polizia, abbandonando le rivalità tradizionali ormai diventate oggetto di ilarità e di barzellette, lavorassero insieme, non ostacolandosi e dividendosi – da me coordinati – gli obiettivi. Ecco perché abbiamo potuto realizzare tutto questo.
  Anche il nipote del cuore, Francesco, colui che era destinato ad essere il suo successore e che quanto a violenza lo aveva già eguagliato, se non superato, è stato tratto in arresto e sottoposto al 41-bis. Tutto questo per ottenere un affievolimento del consenso da parte di tutti nei confronti di questo latitante, perché a mio avviso era intollerabile (ecco perché ho dedicato anni della mia vita a questo) che lo Stato rinunciasse alla cattura di un latitante che dal 1993 sfugge e che rappresenta per la città di Trapani una primula rossa, quindi una persona da imitare, una persona da ammirare, verso la quale provare, più che una Pag. 6condiscendenza, una vera e propria connivenza.
  Questi sistemi hanno sortito dei risultati, non quelli sperati, ma hanno sortito dei risultati. Innanzitutto si è rotto il muro di omertà che tradizionalmente ha circondato la famiglia di Matteo Messina Denaro.
  Pur non richiedendo di essere inquadrato come collaboratore di giustizia, ha cominciato a rompere questo muro del silenzio sulla famiglia il cugino Lorenzo Cimarosa, il quale dopo l'inizio di una timida collaborazione (tenete conto che Lorenzo Cimarosa era stato detenuto per tre anni per favoreggiamento nei confronti del cognato, reato di cui ci ha detto essere del tutto innocente) ci ha aiutato a inquadrarlo, a capirne quantomeno la struttura mentale. Lo ha definito «un parassita», cioè un personaggio che si nutriva del lavoro degli altri senza peraltro dare niente in cambio, definizione poi condivisa da un collaboratore di cui parleremo successivamente.
  Quando sono stati arrestati il cognato Panicola Vincenzo, marito di Patrizia Messina Denaro, la stessa Patrizia Messina Denaro, Guttadauro Filippo, marito di Rosalia Messina Denaro e padre di Francesco, Filardo Giovanni, figlio di Sant'Angelo Rosa e cugino di Matteo, Filardo Matteo, fratello di Giovanni, il nipote del cuore, Francesco Guttadauro, tutti pensavano che ci dovesse essere una reazione.
  Fu il tempo in cui io fui minacciata di essere destinataria di una partita di tritolo, quello che coincise con l'arresto dei suoi familiari, ma soprattutto con l'ablazione di tanto denaro che per uno come Matteo Messina Denaro come per ogni altro, soprattutto in un periodo come questo, era estremamente importante.
  Non c'è stata solo questa conseguenza positiva, ma, come avrete letto su tutti i giornali, hanno cominciato a collaborare altre due persone, Attilio Fogazza e Nicolò Nicolosi che, arrestati insieme a Giovanni Scimonelli per un omicidio, hanno cominciato a parlare. Anche questo è stato un momento di rottura del muro dell'omertà, ma c'è di più: dalle intercettazioni che man mano sentivamo, perché non ci siamo limitati con questo preziosissimo strumento di indagine, emergevano delle vere e proprie lagnanze, delle valutazioni negative da parte dei sodali nei confronti del latitante.
  Ne abbiamo riportate alcune in una richiesta di custodia cautelare e sono state poi riportate in un'ordinanza, sono di due persone che dicono: «ma questo ha tutta la famiglia dentro, io al suo posto farei scoppiare qualsiasi cosa!», e sostanzialmente il significato è «ma se non pensa alla sua famiglia, come può pensare ai trapanesi, a tutti noi, all'organizzazione da lui capeggiata?».
  Questa è la cosa che più ha preoccupato tutti, questo è stato il primo commento di cui ho parlato perché è pubblico. Di altri non parlerò, però ce ne sono stati altri e molto efficaci sempre contro Matteo Messina Denaro, di grande delusione per la sua lontananza e il disinteresse nei confronti dei suoi.
  Se vogliamo, ora possiamo secretare.

  PRESIDENTE. Propongo di passare in seduta segreta.

  (Così rimane stabilito. I lavori procedono in seduta segreta, indi riprendono in seduta pubblica).

  PRESIDENTE. Ringrazio il procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo, Teresa Maria Principato, per il contributo fornito e rinvio il seguito dell'audizione ad altra data.

  La seduta termina alle 16.45.