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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVII Legislatura

Commissioni Riunite (XIII-XIV Camera e 9a-14a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 5 di Mercoledì 8 febbraio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Sani Luca , Presidente ... 3 

Audizione di Paolo De Castro, primo vicepresidente della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo sulle prospettive di riforma della politica agricola comune (ai sensi dell'articolo 127-ter, comma 1, del Regolamento della Camera dei deputati):
Sani Luca , Presidente ... 3 ,
De Castro Paolo , primo vicepresidente della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo ... 4 ,
Sani Luca , Presidente ... 8 ,
Formigoni Roberto , Presidente della 9a Commissione del Senato della Repubblica ... 8 ,
Gallinella Filippo (M5S)  ... 9 ,
Bertuzzi Maria Teresa  ... 10 ,
Zaccagnini Adriano (Misto)  ... 11 ,
Amidei Bartolomeo  ... 12 ,
Oliverio Nicodemo Nazzareno (PD)  ... 13 ,
Sani Luca , Presidente ... 14 ,
Schirò Gea (PD)  ... 14 ,
Candiani Stefano  ... 15 ,
Sani Luca , Presidente ... 16 ,
De Castro Paolo , primo vicepresidente della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo ... 16 ,
Sani Luca , Presidente ... 19

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare-NCD-Centristi per l'Italia: AP-NCD-CpI;
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà: SI-SEL;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Scelta civica-ALA per la costituente libera e popolare-MAIE: SC-ALA CLP-MAIE;
Civici e Innovatori: (CI);
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera-Possibile: Misto-AL-P;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-USEI-IDEA (Unione Sudamericana Emigrati Italiani): Misto-USEI-IDEA;
Misto-FARE! - Pri: Misto-FARE! - Pri;
Misto-UDC: Misto-UDC.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA XIII COMMISSIONE
DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
LUCA SANI

  La seduta comincia alle 14.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di Paolo De Castro, primo vicepresidente della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo sulle prospettive di riforma della politica agricola comune.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, sulle prospettive di riforma della Politica agricola comune, dell'onorevole Paolo De Castro, già Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali nella XIII e nella XV legislatura ed attualmente primo vicepresidente della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo. Cogliamo quindi l'occasione per rivolgergli le congratulazioni per la recente elezione e formulargli gli auguri di buon lavoro. L'onorevole De Castro è oggi qui anche in veste di relatore sul cosiddetto regolamento omnibus che contiene misure rilevanti anche in materia di politica agricola comune.
  Innanzitutto, desidero ringraziare l'onorevole De Castro e i suoi collaboratori per aver accolto il nostro invito. Ci tengo a sottolineare che è per noi di estrema importanza, soprattutto dopo il Trattato di Lisbona, intensificare i rapporti tra le Istituzioni europee e quelle nazionali al fine di creare quel dialogo e quel coordinamento indispensabili nella definizione delle politiche agricole.
  Saluto anche il Presidente Formigoni e il Presidente Bordo.
  L'incontro odierno si svolge in un momento cruciale nell'ambito del percorso che porterà alla definizione dei contenuti della prossima riforma della PAC 2020. Risale, infatti, a pochissimi giorni fa (il 2 febbraio) l'avvio, da parte della Commissione europea, di una consultazione pubblica di tre mesi sulla Politica agricola comune dopo il 2020.
  A tale proposito, nello scorso mese di dicembre, il Presidente della Commissione Jean-Claude Juncker e il Commissario all'agricoltura Phil Hogan hanno annunziato che la riforma del 2020 dovrà «garantire alcune regole base per assicurare una maggiore resilienza dei mercati, una produzione agricola più sostenibile e un migliore ricambio generazionale».
  Un primo passo in tal senso potrebbe, dunque, essere compiuto attraverso le proposte in materia di agricoltura contenute nella proposta di regolamento della Commissione (2016) 605, recante il riesame intermedio del Quadro finanziario pluriennale (Qfp) 2014-2020, all'esame del Parlamento europeo, che, pur non potendo configurarsi come una revisione di medio termine, dà avvio a una riflessione complessiva sulle scelte da compiere anche in vista di una riforma complessiva della Politica agricola comune dopo il 2020.
  La proposta di regolamento, così detto «omnibus», per l'agricoltura, prevede la modifica di tutti e quattro i regolamenti di base della politica agricola comune: il regolamento Pag. 4 1307/2013 sui pagamenti diretti (agricoltore attivo, giovani, sostegno accoppiato), il regolamento 1305/2013 sullo sviluppo rurale (gestione del rischio, strumento di stabilizzazione del reddito), il regolamento 1308/2013 sull'organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli (settore ortofrutticolo e contingenti tariffari) e il regolamento 1306/2013 orizzontale (disciplina finanziaria, disimpegno automatico, sanzioni amministrative).
  Mi sono qui limitato a citare per titoli gli ambiti di intervento delle ad indicare, molto succintamente, proposte di modifica più significative, lasciando all'onorevole De Castro il compito di entrare nel dettaglio delle misure ivi previste.
  Do subito la parola all'onorevole De Castro. Seguiranno poi gli interventi dei rappresentanti dei Gruppi e, a tal riguardo, per organizzare al meglio i nostri lavori, suggerirei che intervenga un deputato o un senatore per ciascun Gruppo parlamentare in modo tale da terminare quest'audizione intorno alle 15.
  Prego, onorevole De Castro.

  PAOLO DE CASTRO, primo vicepresidente della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo. Ringrazio il Presidente Sani, il Presidente Formigoni, il Presidente Bordo e tutti i colleghi, che rivedo con molto piacere, per avermi dato questa opportunità. I tempi sono stretti; al Parlamento europeo, come sapete, ci siamo abituati. Cercherò, quindi, di procedere in modo molto rapido per utilizzare il poco tempo a disposizione anche per rispondere a domande e a richieste di chiarimenti da parte vostra.
  Innanzitutto, occorre chiarire che stiamo parlando di un regolamento omnibus che noi, per semplicità, chiamiamo «riforma di metà percorso della PAC»; in realtà, si tratta di alcuni piccoli aggiustamenti, più che di una vera e propria riforma di metà percorso.
  Tuttavia, queste proposte che sono state raggruppate sotto la definizione di «semplificazione della Politica agricola comune», in realtà, come ha appena anticipato il Presidente Sani, incidono su tutti e quattro gli atti legislativi della PAC. Come voi ben sapete, quando si rivede un atto legislativo la possibilità di intervento da parte del Parlamento e del Consiglio – le due Istituzioni che hanno poteri legislativi a Bruxelles – comprende la facoltà di apportare modifiche anche su argomenti diversi da quelli proposti dalla Commissione e, nella fattispecie, dal Commissario Hogan.
  Questo regolamento omnibus va inserito all'interno di un percorso di riforma della PAC post2020. Per questo motivo riteniamo che gli aggiustamenti possibili debbano comunque mantenersi all'interno di un binario abbastanza stretto – ci siamo dati queste regole a livello di Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo – per contenere le centinaia (speriamo non le migliaia) di emendamenti che i colleghi produrranno.
  Queste regole riguardano sostanzialmente l'invarianza di bilancio. Si tratta di cambiamenti che devono essere approvati entro quest'anno, in modo da mettere in condizione gli Stati membri di attuare queste modifiche dal 1° gennaio del 2018. Pertanto, è evidente che non ci possono essere modifiche finanziarie. Allo stesso modo, non si può rimettere in discussione l'accordo politico che nel 2013 fu oggetto, come ricorderete, della riforma della PAC attuale, che rimane quello. Il regolamento omnibus serve per fare questi aggiustamenti, che però lasciano ampio spazio di intervento, come tra pochi minuti vi dirò.
  Nel frattempo, la Commissione ha già preannunciato, immediatamente dopo l'avvio della consultazione pubblica annunciata con molta enfasi dal Commissario Hogan, un Libro Bianco, ossia una sorta di comunicazione, che verrà presentato in autunno sulla PAC post 2020.
  La Riforma con la «r» maiuscola sarà quella della PAC post 2020, il cui dibattito inizierà già da quest'anno e di cui questo regolamento omnibus può essere considerato una piccola anticipazione che, tuttavia, ci consente di andare nella direzione – che rispecchia la volontà della larga maggioranza all'interno della Commissione per l'agricoltura – di semplificare la vita ai nostri agricoltori e magari anche alle amministrazioni Pag. 5 pubbliche che devono applicare queste norme europee.
  Di cosa si tratta? Intanto partiamo dalla proposta della Commissione. Non intendo dilungarmi, ma ci sarebbe da fare una piccola premessa di carattere procedurale. Questo è un regolamento omnibus: si chiama così perché dentro non c'è solo la materia dell'agricoltura, ma ci sono addirittura interventi in sei diversi ambiti; sei diverse Commissioni lavorano contemporaneamente.
  Il percorso che ha scelto la Commissione Juncker è dunque molto complicato e – devo dire – anche molto criticato. Potete immaginare che adesso tutte le Commissioni che hanno potere esclusivo nell'ambito degli argomenti di loro competenza devono incastrare la loro tempistica di esame con quella di tutte le altre Commissioni, per poi far confluire il testo, alla fine, nella Commissione bilancio e controllo budgetario, che deve esprimere il voto finale per poi andare in Aula. È un percorso veramente complicato, ma non mi dilungo oltre su questo. Se qualcuno dei colleghi vorrà chiedere qualcosa al riguardo, entrerò nel merito della questione.
  Cosa propone il Commissario Hogan in questi quattro atti legislativi che riguardano la PAC?
  Il primo capitolo riguarda l'agricoltore attivo e la disciplina facoltativa per gli Stati membri. Di fatto, viene rimesso in discussione tutto quel potente dibattito, che molti colleghi qui presenti ricorderanno, che aveva riguardato la definizione dei criteri per stabilire chi è un agricoltore e chi non lo è, chi ha diritto a ricevere i benefici della PAC e chi non ce l'ha. Su questo ci fu una lunga discussione nel nostro Paese; adesso la Commissione fa una sostanziale marcia indietro e lascia facoltà agli Stati membri di definire quali siano i criteri corretti per essere considerato soggetto beneficiario.
  Il secondo grande capitolo è quello dei fondi per la stabilizzazione dei redditi. La proposta del Commissario abbassa la soglia di indennizzo dal 30 al 20 per cento per i fondi settoriali. Questo è forse il tema più importante all'interno del regolamento omnibus.
  Il terzo capitolo concerne l'introduzione delle azioni di formazione per le organizzazioni dei produttori. Qui si interviene nell'OCM unica, in particolare nell'Organizzazione comune di mercato ortofrutta, e si allarga la flessibilità per i progetti delle OP (ossia per i Piani operativi cosiddetti delle Organizzazioni dei produttori) anche alla formazione, sempre con fondi comunitari e si introducono strumenti tecnici e organizzativi finalizzati alla migliore gestione dei rischi.
  Infine, si prevede l'eliminazione del tetto alle risorse nazionali per i pagamenti a favore dei giovani agricoltori. Questo è un altro aspetto molto interessante su cui, tra l'altro, la Commissione Agricoltura della Camera ha lavorato molto. Vengono ampliate le possibilità di accesso alle risorse e vengono eliminati i tetti per quanto riguarda i giovani agricoltori.
  Queste sono le proposte. Come avrete compreso, non sono proposte eclatanti, ma sono interessanti e ci offrono la possibilità, sempre sotto quel cappello della semplificazione della PAC, di intervenire anche in altri ambiti.
  Vi sintetizzo ora ciò che probabilmente sarà oggetto del rapporto che presenterò in Commissione Agricoltura – anche questo è bene sapere per la tempistica – entro il mese di marzo, per poter aprire, quindi, successivamente la fase emendativa e arrivare a un voto in Commissione al più tardi nel mese di maggio. A giugno ci deve essere la combinazione di tutti i lavori delle Commissioni. Presumibilmente – questa è una decisione ancora in itinere – non ci sarà un passaggio d'Aula, ma si andrà direttamente nei triloghi con il Consiglio e con la Commissione, in modo da accelerare il percorso. Al massimo entro settembre-ottobre dovrebbe essere tutto approvato e votato per dare la possibilità agli Stati membri di poter applicare le norme dal 1° gennaio 2018.
  Vi riporto questa tempistica anche ai fini dell'organizzazione dei lavori delle vostre Commissioni: per fare in modo che i pareri dei Parlamenti nazionali possano essere ufficialmente raccolti nel dibattito del Parlamento europeo devono comunque Pag. 6arrivare entro marzo per poter rientrare nel criterio di sussidiarietà.
  È evidente che, intervenendo sul testo legislativo dei pagamenti diretti, la voglia di semplificare all'interno del greening è fortissima in Commissione. Il dibattito è stato molto, molto intenso. Alcune idee sulle quali riteniamo che si arriverà a una conclusione positiva riguardano, per esempio, la semplificazione del settore della diversificazione – con riferimento al quale ricorderete le tre regole del greening – escludendo le aziende più piccole.
  Ricorderete che la diversificazione scatta a partire da 10 ettari di superficie aziendale. Un'idea che si va formando è quella di alzare questa soglia a 15 ettari, in modo da rendere meno complicata la vita ai piccoli agricoltori, pur mantenendo l'impianto così com'è, dunque senza alcun cambiamento di ordine, ma questa sarebbe un'idea di semplificazione.
  Un'altra idea di semplificazione importante riguarda tutti i criteri di esenzione all'interno delle superfici ecologiche. Vi ricorderete che tutti gli agricoltori hanno l'obbligo di mettere a riposo il 5 per cento della loro superficie. Ebbene, in quel 5 per cento c'è una tabella di equivalenza di colture che possono essere praticate – ad esempio, penso al caso delle proteine, che è il più interessante, e alla produzione di soia o di altre importanti piante proteiche – con una serie di complicate percentuali che non danno diritto all'intera superficie, ma solo al 75 per cento che deve essere considerato all'interno di EFA.
  Tutto questo elenco noi lo semplifichiamo e lo portiamo quasi per tutte le colture a uno: chi fa colture proteiche è nell'ambito dell'EFA, punto e basta. Si tratta, quindi, di un'idea di semplificazione importante.
  In più, proponiamo un maggiore riconoscimento del valore ambientale delle superfici risicole in relazione agli obblighi di diversificazione colturale. Anche in quest'ambito c'erano state delle limitazioni che noi eliminiamo.
  Neanche quelle che vi ho appena elencato sono delle rivoluzioni, ma si interviene in maniera un po’ più coraggiosa rispetto alla proposta del Commissario anche nell'ambito del greening. Quindi, andiamo a intervenire senza stravolgere l'attuale riforma, ma offrendo delle possibilità aggiuntive agli agricoltori e semplificando la vita per i più piccoli.
  Entriamo, invece, in quello che è il capitolo, secondo noi, più importante, ossia gli obiettivi che hanno guidato il Commissario nel ridurre la soglia di indennizzo dal 30 al 20 per cento per i fondi mutualistici. Comprenderete che questo è un tema importantissimo. Quando parliamo di danni e di strumenti mutualistici per aiutare gli agricoltori che hanno subìto un danno o che hanno la possibilità di accedere a questi fondi mutualistici, è difficile raggiungere la soglia perché si tratta di un 30 per cento di calo del reddito medio aziendale. Se abbiamo avuto il danno in una coltura, o se abbiamo avuto un crollo solo in una coltura, non è detto che quella coltura incida tanto da portare il calo alla soglia del 30. Pertanto, la proposta del Commissario è stata da tutti giudicata molto positiva e interessante. Questo abbassamento della soglia dal 30 al 20 per cento è anche coraggioso, perché, vi ricordo, che scendere sotto il 30 significa andare a intaccare i princìpi della scatola verde del WTO: fino al 30 per cento si sta all'interno della scatola verde; se si riduce la soglia, come il Commissario propone, al 20 per cento, si esce dalla scatola verde.
  Questo aspetto è stato affrontato più volte, credo anche spesso nei vostri dibattiti in Commissione: noi ci attacchiamo sempre a questi criteri del WTO, ma poi, in realtà, il resto del mondo fa quello che vuole. Sembra che queste rigide regole del WTO esistano solo per l'Europa! Quindi, abbiamo apprezzato questo coraggio del Commissario.
  Cosa proponiamo a tal riguardo nella nostra proposta, che probabilmente farà parte del testo – ripeto – a fine marzo? Proponiamo di estendere questo principio del passaggio dalla soglia del 30 a quella del 20 per cento a tutte le forme di indennizzo che riguardano non solo i fondi mutualistici, ma anche le assicurazioni. Ovviamente, questo ha a che vedere anche con i Pag. 7danni che possono subire le colture per cause di natura climatica e ambientale. Proponiamo, quindi, un'estensione di un principio a tutto tondo e credo che ciò possa rappresentare una buona notizia.
  Questo significa anche che l'Europa intraprende un primo passo rilevante rispetto agli strumenti di gestione del rischio che, come voi sapete, probabilmente, nell'ambito del dibattito sulla PAC post 2020, rappresenteranno il cuore della nuova futura possibile riforma della PAC, volta a trasformare questa massa di aiuti diretti per i quali oggi l'Europa impegna quasi il 70 per cento della PAC (stiamo parlando di una cifra importante di 27-28 miliardi di euro) in una massa di forte e robusto sostegno agli strumenti di gestione del rischio. Parliamo ancora in termini di dibattito in corso e non vorrei essere troppo entusiasta, ma questa è l'idea che vorremmo perseguire.
  È un po’ quello che, in realtà, gli Stati Uniti hanno già fatto da tempo con il loro Farm Bill, trasformando di fatto gli aiuti diretti in una pluralità di strumenti che, in quel caso, sono prevalentemente assicurativi. Noi potremmo utilizzare un pacchetto, un insieme di strumenti volti ad aiutare gli agricoltori a gestire meglio queste fasi di incertezza dei mercati, che, come sapete, sono sempre più importanti e sempre più forti. Ormai la volatilità dei prezzi rappresenta una costante dovuta alla instabilità dei mercati e certamente anche ad una crescita di domanda a livello mondiale molto forte, che rende questo aumento e poi questa forte riduzione dei prezzi non più fenomeni rari, ma ormai fenomeni costanti.
  Tra l'altro, in questi giorni stiamo verificando una ripartenza significativa dei prezzi, che comincia anche, in alcuni casi, a far riflettere e magari a far rivedere quella fiammata che nel 2007-2008 segnò un momento di grande preoccupazione, perché i prezzi aumentarono in misura rilevante, quelli dei cereali più del 50-70 per cento e, in alcuni casi, più del 100 per cento, portando anche seri problemi in diversi parti del mondo. Le stesse primavere arabe nacquero in parte anche a seguito di quell'impennata dei prezzi. Questo è il mondo in cui viviamo: un mondo di incertezza.
  La PAC si avvia, timidamente con il provvedimento omnibus, ma, io credo, in maniera molto più robusta con la riforma del 2020, verso una politica agricola che impegni gran parte delle sue risorse a creare delle reti protettive e degli strumenti di sostegno laddove il mercato da solo non è sufficiente o mette gli agricoltori in condizione di rischiare gran parte del loro reddito.
  Aggiungo un ultimo punto relativo all'OCM. Non si sono registrate posizioni distanti rispetto all'OCM unica proposta dal Commissario con l'idea della formazione cui ho fatto cenno. Noi vorremmo approfittare del regolamento omnibus per inserirvi all'interno alcune conclusioni di quella task force europea che – ne avrete sentito parlare – il Commissario aveva istituito sugli squilibri di potere all'interno della filiera. Tante volte abbiamo discusso sul fatto che gli agricoltori e i consumatori sono la parte debole, poiché le parti a valle sono più forti e riescono a incidere nel mercato in quanto guidano l'andamento dei prezzi. Questa task force che il Commissario ha istituito è pervenuta a delle conclusioni importanti, non ultimo anche sull'economia contrattuale; noi le facciamo proprie all'interno dell’omnibus.
  Alcune di queste idee sono, tra l'altro, particolarmente care al nostro Paese. Ricordo l'estensione, per esempio, di tutte le misure del pacchetto latte. Ricordate nel pacchetto latte la programmazione produttiva? Forse ce ne siamo dimenticati, ma scade; se non la rinnoviamo, nel provvedimento omnibus tutto questo tema post 2020 non c'è. Quindi, è molto importante che ci sia l'estensione del pacchetto latte, come ci devono essere anche altri possibili indirizzi sul piano contrattuale per favorire un dialogo più forte tra gli attori all'interno della filiera.
  Passo all'ultimo punto, così poi possiamo aprire il dibattito. Su un aspetto in particolare ci siamo espressi davvero negativamente nei confronti della proposta del Commissario e ritengo di potervi anticipare Pag. 8che c'è un largo consenso su quello che sto per dirvi. Mi riferisco al tema dell'agricoltore attivo, su cui vi è stato un dibattito molto acceso che ha portato all'elenco contenuto nella cosiddetta blacklist, riferita a tutti i soggetti che non dovevano percepire aiuti comunitari, e a una discussione sui tre criteri. Tutto ciò sembra che venga spazzato via in questa proposta del Commissario. Di fatto, il Commissario Hogan dice: gli Stati membri facciano quello che vogliono. Noi non lo possiamo accettare. Ritengo senz'altro che il mio rapporto dirà questo, e credo che questa posizione emergerà anche alla fine del dibattito e del voto in Commissione.
  Noi non vogliamo questo, non lo accettiamo. Seppur comprendiamo che in alcuni Stati membri ci siano state difficoltà applicative, riteniamo – e non credo che questo punto sia molto negoziabile, almeno da parte nostra – che non si possa mettere in discussione quello che fu un punto di forza della riforma del 2013, che noi non vogliamo modificare in alcun modo.
  Colleghi, sono intervenuto molto brevemente e anche un po’ superficialmente, come vi avevo preannunciato, anche perché quest'audizione, tra l'altro, avviene proprio in un momento in cui stiamo per mettere a punto queste linee di intervento che – ripeto – saranno presentate a fine marzo in Commissione agricoltura.
  Ritengo di potervi dire che nel campo della semplificazione per il greening, nel campo dell'OCM per l'ortofrutta e nel campo dell'estensione anche di alcuni strumenti di economia contrattuale e di altri strumenti che già esistono, tutto possa essere oggetto – e ovviamente sarà oggetto – di emendamenti e di interventi, per anticipare poi il grande dibattito sulla riforma post 2020, che mi auguro possa iniziare anche con una partecipazione significativa del nostro Paese.
  L'apertura del dibattito pubblico è già avvenuta e ci aspettiamo molti contributi, spero anche dal nostro Paese, proprio per arrivare all'obiettivo che crediamo necessario, ossia una PAC più attenta alla gestione dei rischi piuttosto che una PAC che alla fine, nel lungo periodo, arrivi a distribuire questi 2-300 euro a ettaro, che poi per l'agricoltore, in fondo, poco incidono in termini di miglioramento del suo reddito e della capacità competitiva dell'azienda sul mercato.
  Grazie a tutti. Naturalmente sono disponibile a fornire alcune ulteriori informazioni da distribuire ai colleghi che desiderano averle.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole De Castro.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ROBERTO FORMIGONI, Presidente della 9a Commissione del Senato della Repubblica. Grazie anche da parte mia, onorevole De Castro, per l'illustrazione di un tema che è certamente destinato a fornire materia di lavoro anche per le nostre Commissioni.
  Vorrei partire con una domanda molto banale, se si vuole. Mi interesserebbe avere la sua valutazione sulle possibili ricadute, positive o negative, sulla situazione della nostra agricoltura. È evidente che è questo che ci interessa visto che ci muoviamo nell'ambito di una situazione europea che è in forte ripensamento, come lei ha ben descritto sia pure sinteticamente.
  Parto da una constatazione che tutti abbiamo davanti. Sappiamo che gli agricoltori, soprattutto in questo periodo, sono esposti a rischi economici crescenti e anche diversificati settore per settore. Diventa, quindi, sempre più strategica la possibilità per gli Stati membri di intervenire con strumenti di stabilizzazione del reddito, anche strumenti specifici per ciascun settore, ovviamente partendo dai settori interessati da più bruschi cali del reddito.
  Lei ritiene che questa proposta di regolamento sia adeguata, per quanto riguarda il nostro Paese, ad aiutarci a fronteggiare una situazione di questo tipo? Quali spazi ci sono per modifiche che aiutino l'Italia, il Governo italiano e il Parlamento a essere più efficaci in questa direzione?
  Ed ancora, in base a tutto il pacchetto che lei ha illustrato, che suggerimento si Pag. 9sentirebbe di fornire a noi, al Parlamento nazionale? Quali misure ritiene potranno essere utili per massimizzare l'impatto economico dei nuovi strumenti previsti dal regolamento?

  FILIPPO GALLINELLA. Grazie, presidente De Castro. Farò una considerazione sulle proposte del Commissario Hogan che lei ha descritto per capire quanti spazi di manovra abbiamo anche noi per migliorare le proposte relative alla politica agricola attuale e del futuro.
  Innanzitutto, credo che sugli agricoltori attivi (come libera scelta degli Stati membri) occorra essere precisi, perché non vorremmo che adesso qualche banca voglia mettersi a fare l'agricoltura. La paura è questa. Dobbiamo considerare anche la situazione Stato per Stato. Ho visto che nella relazione che è stata fornita avete snocciolato tanti dati; sarebbe anche interessante vedere quanti soggetti sono stati esclusi nei vari Paesi dall'applicazione delle regole sull'agricoltore attivo. Se tale applicazione ha escluso l'1 per cento di tutti i precedenti e se poi risultasse che tali soggetti facevano un altro lavoro, in questo caso allora possiamo dire che ha funzionato; una diversa valutazione si ha invece nel caso in cui l'applicazione ha escluso tutti, perché allora c'è qualcosa che non funziona. In Italia mi sembra che sia stato escluso circa l'1 per cento, quindi proprio male non ha funzionato.
  Riguardo alla questione dell'IST (Income Stabilization Tool), credo che sicuramente estendere all'intero comparto assicurativo, che è quello che per quanto riguarda il PSRN assorbe la maggior parte delle risorse europee, sia una cosa giusta. Anche per quanto riguarda i fondi per la stabilità è una cosa giusta arrivare al 20 per cento, ma c'è un altro strumento che forse qui è poco utilizzato, proprio per i motivi che ha esposto lei, che è proprio la stabilizzazione del reddito. Anche in quel campo portare dal 30 al 20 la percentuale potrebbe essere sicuramente interessante.
  Non so se in Europa si ponga attenzione a polizze tipo quella del ricavo garantito. In altri Paesi, come Canada e Stati Uniti, funzionano e sicuramente sono uno strumento interessante.
  Vorrei capire poi, passando agli spazi di manovra in più che ci sono, se sono previste agevolazioni per quanto riguarda la cooperazione, perché l'Italia ha un milione di aziende agricole da 10 ettari circa. È chiaro che in un mercato internazionale in cui le aziende sono più aggregate, più strutturate e più grandi, la diversificazione, che da un lato fa ricco il Paese di tanti colori, lo rende debole dal punto di vista del mercato. Quindi considerare la PAC legata alla cooperazione agricola sarebbe una possibilità interessante.
  In merito al regolamento 1307/2013 vorrei sottoporre alla sua attenzione una riflessione sull'articolo 52 che concerne l'aiuto accoppiato. Le risorse vengono spartite ex ante ovvero immaginando che ci siano delle colture in difficoltà con lo storico. Non sarebbe forse meglio creare un fondo con quei soldi, ovviamente a livello europeo, per andare a gestire tutte le risorse in ristrutturazione del mercato o intervenire se c'è una crisi?
  Questo punto si collega anche alla questione, che lei ha accennato, della riprogrammazione produttiva. Adesso il Commissario con riferimento al latte ha attivato la procedura dell'articolo 222 dell'OCM, ma è volontaria. L'Unione europea può mettere in discussione un controllo dell'offerta per la stabilizzazione dei prezzi con delle risorse? Se il meccanismo funziona su base volontaria e poi qualcuno non lo fa e tira l'acqua al suo mulino, sicuramente il meccanismo non funziona.
  In relazione al greening abbiamo svolto una riflessione all'interno del nostro Gruppo su come funziona il sistema considerando quel che accade nel panorama italiano, ma credo che la riflessione si possa estendere a tutti i Paesi. Si tratta di pensare a misure diverse per le aree svantaggiate e per quelle non svantaggiate. L'Italia ha il 50 per cento di aziende agricole per il 35 per cento di superficie in aree svantaggiate. Non si possono applicare le stesse regole, al di là della dimensione aziendale, per le aziende che stanno in pianura e quelle collocate in montagna o in collina. L'area montana europea Pag. 10 potrebbe essere una superficie da considerare con regole più facili, anche perché, se l'idea della Commissione è quella di aumentare l'occupazione e il presidio del territorio in posti complicati, devono esserci minori difficoltà per lavorare.
  Riguardo allo sviluppo rurale, osservo che ci sono delle aree, soprattutto in Italia, ma sicuramente anche in altri Paesi, in cui la vocazione ambientale e l'impatto paesaggistico sono più importanti dell'aspetto produttivo: penso ad agrumeti caratteristici, ad alberi monumentali, a uliveti monumentali. Si potrebbe prevedere una misura specifica obbligata nei PSR: se un agricoltore tiene bene quel posto, perché ha una valenza ambientale e paesaggistica importante, è fondamentale dargli un contributo, perché, viceversa, se non gli si riconosce un reddito, quegli ettari sono sprecati e, alla fine, vengono abbandonati, come è successo sicuramente in Italia.
  In merito al quadro finanziario, con riferimento alla Brexit, voglio porre una domanda sulla vicenda dello sconto inglese, sulla quale il nostro Gruppo ha presentato anche una mozione votata dall'Aula. I soldi che negli anni l'Italia e la Francia hanno dato all'Inghilterra, il cosiddetto vecchio sconto inglese fatto con gli accordi di Fontainebleau del 1984, si potrebbero recuperare: vorrei capire se nel quadro finanziario si affronta questo aspetto.
  Ho messo tanta carne al fuoco. Se potrà risponderci, gliene saremo grati.

  MARIA TERESA BERTUZZI. Ho atteso questo momento, che arriva un po’ in ritardo rispetto a quella che ci eravamo prefigurati come la nostra verifica di medio termine su una politica comunitaria che già in fase iniziale ha occupato tempi che ci sarebbero serviti per arrivare a questo momento avendo a disposizione dati relativi alle misure che erano state faticosamente individuate, per poter riflettere su aggiustamenti da realizzare sulla base della rendicontazione di medio termine ed anche per prepararci al post 2020. Così non è stato. Credo, però, che lo sforzo che si è fatto in questo provvedimento onnicomprensivo di entrare comunque in tutti e quattro i regolamenti sia un'occasione importante perché consente comunque degli aggiustamenti su temi che continueranno ad essere centrali, non solo perché su questi abbiamo concentrato la nostra attenzione nella discussione precedente, ma soprattutto per l'impostazione che vorremmo dare al futuro.
  Mi soffermo su alcuni spetti che continuano a rappresentare delle questioni aperte, centrali, e sulle quali credo che dovremmo fare tutti uno sforzo, soprattutto per il post 2020, per configurarle al meglio tenendo presente ciò che desideriamo debba diventare l'agricoltura italiana. Si tratta di un'agricoltura che in questi anni ha fatto dei grandissimi sforzi per correggere fattori che hanno creato problemi economici, sociali e ambientali e che ha fatto assumere agli agricoltori un ruolo attivo nello sviluppo del nostro Paese nei momenti di crisi.
  Mi soffermo su tre questioni che lei ha citato. La prima è quella della gestione del rischio. Secondo me, abbiamo ancora tanto da riflettere. Credo che la questione fondamentale su cui dobbiamo soffermarci è che sino ad oggi ragioniamo in termini di effetti del rischio quando questo si è già concretizzato. Stiamo cercando di costruire delle misure che intervengono nel caso in cui gli effetti negativi di una situazione non controllata si sono determinati. Parlo del reddito e delle calamità naturali.
  Il grande sforzo che stiamo facendo è quello di realizzare le condizioni, laddove l'imprenditore agricolo non arrivi autonomamente a sostenere la propria azienda, per creare delle misure tampone ex post. È possibile, secondo lei, avviare un ragionamento che indirizzi le nostre misure anche su forme e strumenti di prevenzione di quei rischi?
  Le faccio un esempio per tutti. Nel caso in cui si sono verificate delle calamità naturali, spesso, laddove vi sono stati investimenti innovativi e tecnologici, gli effetti di quelle stesse calamità sono risultati più contenuti. Ed allora, non è questa l'occasione per cominciare a ragionare non su come tamponare gli effetti dell'evento quando questo si è già realizzato ma, invece, ragionare in modo fermo e determinato, Pag. 11 su come puntare a un'autonomia delle imprese agricole e, quindi, sul modo in cui aiutarle a mettersi nelle condizioni di ridurre in via anticipata il rischio?
  La seconda questione che, come sa, a me sta molto a cuore, è quella dei giovani. In questi anni credo che la politica, insieme al mondo agricolo, sia riuscita a dare centralità al tema. Ricordo che nel 2008, quando arrivai in Parlamento, questo era uno dei tanti temi sul tappeto. Oggi credo che sia diventato a tutti i livelli, da quello europeo a quello regionale e nazionale, uno dei temi che vengono analizzati e centrati in qualsiasi dibattito.
  Anche in questo ambito, però, credo che per il 2020 dobbiamo fare uno sforzo superiore. È importante iniziare a togliere un po’ di maglie che imbrigliano la definizione di «giovane». Va bene anche qui togliere il limite del numero dei titoli, ma credo che lo sforzo che dovremmo fare sia quello di connettere al termine «giovane» non solo un dato anagrafico, bensì anche una nuova modalità di conduzione dell'impresa. Si tratta di affiancare al concetto anagrafico di giovane non il giovane che fa impresa, ma l'impresa che diventa giovane attraverso una modalità nuova di conduzione della stessa.
  Credo che siano ragionamenti di cui il nostro Paese possa farsi promotore rispetto anche ad altri temi che sono ancora aperti e su cui non si è riusciti a raggiungere una decisione a livello comunitario. Mi riferisco alla questione della definizione dell'imprenditore attivo. Credo, onorevole De Castro, che la sua presa di posizione corrisponda alla presa di posizione che il nostro Paese deve avere su questo tema, pur nella consapevolezza che non siamo arrivati alla definizione che avremmo immaginato seguendo l'idea di riconoscere effettivamente chi produce e genera anche ricchezza per il Paese. Non ce l'abbiamo fatta, ma la strada è tracciata e tornare indietro sarebbe veramente anche una presa in giro nei confronti di chi rispetto a questo ha fatto delle scelte precise.
  La terza questione che credo sia determinante in questo ambito è quella del biologico, che non è stata affrontata dal vicepresidente De Castro, ma è un tema per noi determinante. Ci saranno sviluppi, da qui alla fine di questo mandato della Commissione, per quanto riguarda il relativo regolamento?

  ADRIANO ZACCAGNINI. Ringrazio il vicepresidente De Castro per l'introduzione agli aggiustamenti all'attuale regime della PAC che saranno oggetto di discussione in sede europea. Credo che vada sottolineato come questa verifica di medio termine avvenga con tempi un po’ più lunghi rispetto a quelli auspicati e come la possibilità di avere dati e analisi sarebbe stata molto utile, e lo sarà comunque, soprattutto per il post 2020.
  La PAC – va ricordato – nasce nel 1960 per assicurare sicurezza alimentare, ma purtroppo tante aziende sono scomparse per la distorsione del mercato. La moderazione nell'uso delle risorse naturali non è stata veramente efficace e il cibo industriale si è diffuso molto, portando con sé vari problemi di salute. Sono, quindi, da ricalibrare gli obiettivi della PAC, soprattutto per il post 2020, cosa che, però, è possibile anche ora, nel medio termine.
  Vado a esporre brevemente alcuni obiettivi che sono dei princìpi generali sui quali la PAC dovrebbe essere ricalibrata, proprio per diventare uno strumento più incisivo e utile all'Unione. Chiedo al presidente De Castro quali di questi obiettivi possono trovare un punto di caduta nel post 2020 e diventare concretamente misure da attuare e su quali, invece, vede maggiori difficoltà anche nel medio-lungo periodo.
  Innanzitutto, il primo punto riguarda la questione della sicurezza e della sovranità alimentare sviluppata nei territori.
  Il secondo punto riguarda la promozione della numerosità degli agricoltori, a scapito delle grandi concentrazioni, che assicuri produzione di cibo di qualità.
  Un altro punto e principio da seguire è quello di una produzione ambientale sostenibile. Serve un supporto pubblico per questa transizione, cosa che si sta facendo, ma che probabilmente non basta.
  C'è poi la questione del reddito dignitoso e dei prezzi equi e, quindi, della regolazione pubblica degli strumenti del mercato Pag. 12 e delle produzioni. Le quote devono essere usate con buon senso per gestire domanda e offerta, proprio per venire incontro a quelle distorsioni del mercato che si citavano e creare delle reti protettive che, invece, possano tutelare il reddito e la dignità del lavoro degli agricoltori.
  Occorre valutare meglio le minacce che arrivano dai trattati di libero scambio. Quando ci sono in ballo delle questioni tanto grandi, è chiaro che non sempre alcuni settori dell'attività economica in Europa, in particolare l'agricoltura, potrebbero beneficiarne. Occorre, quindi, fare valutazioni attente da questo punto di vista.
  Aggiungo poi il tema della promozione dei mercati locali e regionali, con l'adozione di standard semplificati per i piccoli volumi, in particolare. Si tratta di semplificare questo tipo di accesso al cibo locale e alla filiera corta.
  Occorrono poi strumenti mutualistici e assicurativi per coprire i rischi climatici e di salute che sono stati esposti. Ci saranno delle misure di aggiustamento proprio in questa direzione?
  Ed ancora, penso al supporto pubblico al lavoro agricolo, alle aziende agricole in territori svantaggiati, all'installazione di nuove aziende, al cibo di qualità, alla protezione della biodiversità, all'acqua e al clima.
  Si tratta di rivitalizzare le aree rurali per il ricambio generazionale e di fornire supporto pubblico per il rispetto dei diritti umani, del benessere animale e della non discriminazione dei lavoratori migranti.
  Ci vuole meno supporto all'agricoltura industriale: in un contesto globale che sta mutando, credo che l'Europa giochi un ruolo molto importante soprattutto per il rispetto dei diritti umani, anche di quelli dei migranti lavoratori.
  Occorre incrementare il ruolo dei cittadini nelle politiche agricole attraverso la partecipazione.
  Penso, infine, all'innovazione come matrice per lo sviluppo dei piccoli agricoltori e per le agricolture familiari e contadine. Aggiungo che, condividendo varie proposte che sono state avanzate dai colleghi intervenuti precedentemente, credo che i pagamenti ecosistemici per il mantenimento dei territori potrebbero essere un incentivo e una chiave per dare integrazione al reddito, ma soprattutto per contenere il dissesto idrogeologico e mitigare anche gli effetti dei cambiamenti climatici. In relazione a questo, concludendo, chiedo quali siano realmente le prospettive che ci sono per sostenere maggiormente l'agricoltura di piccola scala e familiare.

  BARTOLOMEO AMIDEI. Parto dall'ultimo punto esposto dal vicepresidente De Castro, anche perché non sono riuscito ad arrivare puntuale, ma ho ascoltato le sue ultime battute su un passaggio molto veloce sulla PAC, in cui diceva che 2-300 euro non sono poi così importanti per gli agricoltori.
  Io sono un po’ preoccupato da quest'affermazione, perché, quando si parla di colture estensive, i 2-300 euro si fa fatica a marginarli in un ettaro di terreno. Nel momento in cui mancassero questi, ahimè, le aziende agricole, che sono già in crisi, lo sarebbero ancora di più.
  Al di là dei tanti temi, visto che il tempo a disposizione è molto limitato, io vorrei porre l'attenzione su un aspetto. Spesso si fa finta che quest'aspetto non esista, se ne parla e non lo si affronta mai, in fondo. Per analogia, anche se può sembrare che centri poco, questo tema viene affrontato nello stesso modo in cui si discute della prostituzione in Italia, che nessuno vuole e di fatto continua ad esistere: è come per gli OGM, che nessuno vuole, ma di fatto continuano ad esistere.
  Questo vuol dire che in Italia siamo di fronte a una scelta molto netta e chiara del Governo, dicendo «no» addirittura alla sperimentazione in pieno campo. Al di là delle convinzioni personali, scientifiche di ognuno di noi, resta un fatto oggettivo: si devono regolamentare in maniera chiara i prodotti che arrivano dall'Europa tenendo conto delle diverse scelte che sono state compiute dagli altri Paesi europei, come accaduto per i mangimi OGM o per la soia o il granoturco, tuttora quotati nelle nostre borse merci e, tra l'altro, quotati circa un 4-5 per cento in più rispetto ai prodotti convenzionali, con il paradosso che questi mangimi Pag. 13vengono utilizzati e consumati e noi, come Paese Italia, ci ostiniamo a dire «no» addirittura alla sperimentazione a pieno campo.
  Devono essere fatte delle scelte chiare, che siano in primo luogo nell'interesse dei consumatori e, in secondo luogo, nell'interesse degli agricoltori, che, di fatto, commercialmente vengono anche penalizzati. In merito, potremmo aprire un discorso legato ai residui negli alimenti, ai profili tossicologici dei prodotti, ai disciplinari e ai protocolli, ai quali, in un'Italia molto ligia, gli agricoltori – le parla un agricoltore, onorevole De Castro – si attengono, ma che vengono tranquillamente superati dai prodotti che entrano da altri Paesi e che non devono rispettare le nostre stesse stringenti regole. Mi fermo qua, ma credo di aver aperto un discorso che meriterebbe un capitolo a parte. Grazie.

  NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Grazie, presidente Sani. Accolgo il silenzioso invito a contenere l'intervento, pur nella duttilità di un italiano nato in Calabria.
  Ringrazio l'onorevole De Castro per questa relazione e formulo, anche a nome del Partito Democratico, gli auguri di un buon lavoro, che sia in funzione non solo della promozione dell'agricoltura europea, ma anche e soprattutto dell'agricoltura italiana.
  Ho preso atto del regolamento omnibus e anche della tempistica che ci ha fornito l'onorevole De Castro. Credo che di tale tempistica noi delle Commissioni Agricoltura di Camera e Senato dobbiamo fare tesoro, perché abbiamo, oggi, in discussione alla Camera, ma penso anche al Senato, delle risoluzioni in materia di PAC. Noi del Partito Democratico abbiamo presentato alla Camera una risoluzione che offriamo come contributo a tutta la Commissione, perché non vogliamo metterci una bandierina sopra per dire che questa è del Partito Democratico, anche perché questa risoluzione nasce da un lavoro fatto anche con le nostre realtà territoriali. Noi vogliamo offrirla al contributo degli altri Gruppi perché vogliamo dare più forza all'Italia e a lei, onorevole De Castro, per poter andare in Europa a dire come la pensano gli agricoltori italiani, di cui noi vogliamo essere interpreti.
  Il Commissario Hogan precisa che non si tratta di una riforma, ma di un impegno di semplificazione della PAC, che aveva assunto fin dall'inizio del suo mandato. I cambiamenti appaiono prevalentemente di natura tecnica e non modificano né il livello di sostegno agli agricoltori, né gli strumenti della PAC. Rimangono, quindi, confermati i pagamenti diretti spacchettati, le attuali misure di mercato e le misure anche di politica di sviluppo rurale.
  Onorevole De Castro, sin dall'inizio lei ha evidenziato che si tratta di un'occasione importante per migliorare la PAC, ma noi, come Parlamento, come possiamo aiutare questo percorso e come possiamo dare una mano, affinché queste semplificazioni avvengano veramente?
  Devo dire che la Politica agricola comune è stata oggetto negli ultimi anni di profonde revisioni, tese sia a rendere il comparto più competitivo e autonomo a strumenti di mercato, sia a rispondere a un'attività produttiva sostenibile per l'ambiente. Il comparto si è visto, quindi, esposto a profondi cambiamenti: l'abbandono del controllo della produzione attraverso l'abolizione delle quote, la riduzione degli interventi a sostegno del mercato, la globalizzazione dei mercati e gli accordi di libero scambio hanno esposto il settore a situazioni di turbolenze e di volatilità dei prezzi nei mercati agricoli, con ridotti, se non nulli, margini di profitto per gli agricoltori.
  In questo quadro, il Presidente Juncker, nel discorso sullo stato dell'Unione, ha associato il tema dell'agroalimentare ad un dato a lungo trascurato: il numero delle imprese e delle persone impiegate nel settore primario ammonta a 44 milioni. Dopo molto tempo, torna finalmente a essere protagonista una dimensione economica, in cui emerge e viene fatto valere il fattore umano, inteso come capacità del settore agricolo di generare occupazione e lavoro. Noi abbiamo visto in Italia, anche per merito di alcune misure varate al Governo, come questo sia stato possibile e quanta Pag. 14occupazione abbiamo creato con l'agricoltura e con queste misure, anche in territori difficili come il Mezzogiorno.
  Il modello dell'agroalimentare europeo e italiano dovrà ripartire dal fattore umano per confermare i propri valori distintivi, basati sulla sostenibilità ambientale, sulla sicurezza alimentare e sulla distintività delle produzioni.
  Le chiedo, signor vicepresidente, nella definizione delle ipotesi di distribuzione delle risorse tra i Paesi membri del pagamento base, com'è possibile considerare, in aggiunta al parametro della superficie agricola utilizzata, altre variabili, in grado di rappresentare il contributo che l'azienda fornisce all'economia e all'occupazione, quali il livello di occupazione e il valore aggiunto?
  Per quanto riguarda la semplificazione, la maggior parte delle nuove misure sono di natura tecnica, perché non hanno l'ambizione, anche se lo speriamo, di semplificare la PAC. La complessità della PAC denunciata dalla realtà degli agricoltori e degli operatori agricoli dipende da misure troppo articolate. Le chiediamo, onorevole De Castro, quali elementi di semplificazione sono perseguibili con l’omnibus.
  Per quanto riguarda il PSR e i danni alle aziende agricole per gli eventi sismici, vorremmo che lei si esprimesse sui cambiamenti del regolamento omnibus che consentiranno di finanziare la ricostruzione delle nostre aziende danneggiate dal terremoto.
  Sulla gestione del rischio, importanti modifiche sono state previste per lo strumento di stabilizzazione del reddito. Il sostegno per tale strumento è concesso soltanto in casi debitamente giustificati, dove il calo del reddito, come lei ci ha detto, supera del 20 per cento il reddito medio annuo del singolo agricoltore e non più del 30. Questa è una delle novità importanti del pacchetto di riforme. Lo strumento di stabilizzazione del reddito nella sua versione originale era troppo rigido, per cui, con queste modifiche, si cerca di far ripartire questo strumento, che finora è rimasto solo sulla carta.
  Lei, onorevole De Castro, si è impegnato a presentare questo emendamento per consentire la riduzione dal 30 al 20 per cento anche per le assicurazioni agevolate. C'è concordanza di intenti nel Parlamento europeo e nella Commissione su questa modifica? Com'è possibile migliorare la competitività del settore agricolo e aumentare la percentuale di valore, che esso rappresenta nella filiera agroalimentare?
  Infine, vorrei sottolineare tre aspetti e porre tre domande. Com'è possibile che la componente accoppiata dei pagamenti diretti possa svolgere più un ruolo anticiclico, agganciato all'andamento dei prezzi, che di aiuto settoriale? Noi abbiamo visto con l'ultima elaborazione dell'accoppiato uno «spezzatino» indecoroso, fatto anche dalla Conferenza Stato-regioni, che ha spalmato su tanti settori tante risorse, ma che non ha portato ad alcuna soluzione e ad alcun aiuto concreto.
  Ancora, quali strumenti attivare per mantenere alta l'attenzione sul ricambio generazionale con politiche al servizio dei giovani, che facilitino non solo l'ingresso di questi ultimi nel settore agricolo, ma anche attività di formazione e di consulenza, che li accompagnino nello sviluppo della propria azienda?
  Infine, sull'agricoltura attiva è stato detto molto, voglio soltanto aggiungere una considerazione. Credo che gli italiani si siano anche attrezzati, per cui non vorrei che, dopo aver fatto tanto per capire come affrontare questa misura, si crei un'ulteriore condizione in cui dover trovare altri sistemi di assestamento. Grazie.

  PRESIDENTE. Ho altre richieste di intervento, però non abbiamo tempo a sufficienza. Vorrei dare per un attimo la parola all'onorevole Schirò, come rappresentante della XIV Commissione della Camera, e poi al senatore Candiani. Mi scuso con gli altri, che hanno chiesto di intervenire, ma non abbiamo il tempo.

  GEA SCHIRÒ. Grazie, presidente. Sarò brevissima, più breve del collega Oliverio.
  Innanzitutto, vicepresidente De Castro, grazie di essere qui e complimenti per averci presentato questo regolamento. Pag. 15
  Al centro vedo il fulcro rappresentato da ciò che viene definito «sistema di sostegno multifunzionale», sostenuto dai due pilastri e con una maggiore flessibilità tra i due pilastri. C'è una conseguenza, a cui pensavo e su cui vorrei confrontarmi: noi abbiamo un sistema regionale, per cui una maggiore flessibilità implicherebbe anche un sistema macroregionale, per certi versi, il che è stato un po’ accennato.
  Procedo per flash per non occupare troppo tempo.
  Bisogna considerare, secondo me, anche un'altra cosa, che ha già detto il collega Oliverio e che io dico in modo diverso, perché lui è stato più elegante. Ho fatto il conto di una sestupla autorizzazione, perché questa, più o meno, è la burocrazia cui un agricoltore va incontro. Probabilmente non compete al regolamento e probabilmente potrebbe essere una parte dell'intervento dei Parlamenti nazionali, però sarebbe molto importante arrivare ad una sorta di autocertificazione le cui modalità di realizzazione poi si individueranno, per avere un'autorizzazione a monte europea e una locale per semplificare. Io sono contraria sempre agli aiuti e alle economie compassionevoli. Ci sono molti aiuti diretti, ma, a fronte di una responsabilità personale, anche la rapidità dell'investimento e del progetto aiuta lo sviluppo.
  C'è un ultimo punto, che non mi sembra sia emerso ma forse è sfuggito a me. Non si parla, volendo favorire un'agricoltura giovane, di nessun incoraggiamento a un sistema mutualistico cooperativo, che in questo campo potrebbe essere estremamente utile e di sostegno reciproco.
  Vorrei sapere quanto di questo regolamento è stato concepito quando ancora si discuteva del TTIP, e quanta parte del regolamento è arrivata al tramonto del TTIP. Lo chiedo perché – la mia è, più che altro, una considerazione culturale e intellettuale – c'è qualcosa al suo interno che lascia in sospeso una revisione o una ripresa dei trattati di libero scambio. Grazie.

  STEFANO CANDIANI. Grazie, presidente. Farò veramente un flash, vista l'ora tarda a cui siamo giunti. Vorrei fare una considerazione che si riallaccia a quanto detto prima.
  Troppe volte, in queste settimane, visitando le situazioni calamitose, sia prima quella del terremoto, sia successivamente quella legata alla grande nevicata che ha sommerso le zone dell'Abruzzo, ho sentito ripetere che ci sono difficoltà frapposte da regolamenti o pseudo-regolamenti comunitari nell'attribuzione di aiuti. Non stiamo parlando del cosiddetto «aiuto di Stato», ma di supporto all'emergenza e di come portare un aiuto in funzione di un agricoltore, che ha una situazione nella quale non può più operare.
  In merito, chiedo una riflessione ovviamente al Governo, ma anche una riflessione essenziale a livello europeo, perché nel caso delle emergenze e del post-emergenza, oltre all'utile funzione del sostegno accoppiato, devono essere viste le regole in ragione della situazione da risolvere. C'è un aspetto che non va trascurato e di cui si può avere una buona lettura dalle tabelle che stanno in fondo alla documentazione che è stata predisposta in vista di questa audizione. Basta guardare due realtà contigue: ci sono la Francia con 27 milioni di ettari e l'Italia con 12 milioni, ma ci sono da una parte 472.000 imprese e dall'altra parte ce ne sono 1 milione 100.000.
  È chiaro che questi numeri ci dicono che la nostra agricoltura ha bisogno di essere considerata per la sua peculiarità, perché, se a livello europeo non c'è una considerazione riguardo alla peculiarità, si rischia semplicemente di creare delle costanti tensioni su una modalità di fare agricoltura, che per noi non è l'estensione, fino ad arrivare ai paradossi per cui i titoli stessi di conduzione (argomento che appartiene a tutta la penisola) diventano ostacolo per potere avere l'attribuzione dei fondi europei, in ragione del fatto che le aziende sono piccole e anche le strutture imprenditoriali delle aziende sono legate a piccoli appezzamenti e non a grandi estensioni.
  Queste sono considerazioni che noi in Commissione ovviamente svilupperemo e sulle quali chiederemo che si era fatta una considerazione a livello europeo.

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  PRESIDENTE. Do la parola all'onorevole De Castro per la replica.

  PAOLO DE CASTRO, primo vicepresidente della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo. Intanto grazie delle tante domande e della profondità di alcune di queste, che ovviamente non riuscirò a soddisfare appieno, perché alcuni di voi hanno sollevato, tra l'altro, temi a latere del regolamento omnibus e della riforma della PAC, che richiederebbero approfondimenti. Mi farebbe davvero molto piacere avere uno scambio di opinioni con voi sul modo di vedere della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, quindi cercherò di stare all'interno dei temi trattati dal regolamento omnibus, seguendo la sequenza delle domande.
  Intanto, al Presidente Formigoni, posso rispondere che le valutazioni sono certamente positive. Ora, se lo saranno di più o di meno ovviamente dipenderà dalla nostra capacità e – mi auguro – anche dalla vostra capacità, con il contributo che potrete dare con l'approvazione di atti che potrebbero essere discussi in Commissione Agricoltura a Bruxelles entro fine marzo.
  Voglio ricordare, a proposito delle ricadute nel nostro Paese, che, con il Ministro Martina, abbiamo stabilito già subito una cabina di regia, il 20 dicembre scorso, e molte delle cose che ho detto e che sono maturate all'interno di questa discussione sono anche frutto del dibattito avvenuto nel Consiglio dei ministri dell'agricoltura europea.
  Ricordo anche che l'Italia è leader per gli strumenti di stabilizzazione del reddito (IST): siamo l'unico Paese che ha messo una misura nazionale per un miliardo e 600 milioni di euro, quindi siamo senz'altro all'avanguardia. Ora, ovviamente bisogna farla funzionare, e farla funzionare meglio, infatti alcune delle novità che vi ho detto agiranno in questo senso.
  L'onorevole Gallinella ci ha offerto tantissimi spunti. Intanto, mi soffermo subito su uno di questi che è stato richiamato anche da altri colleghi: l'aiuto accoppiato. Al di là dell'applicazione che ne abbiamo dato noi in Italia e che, come l'onorevole Oliverio diceva, è un po’ discutibile e frammentata, la preoccupazione in realtà – lo dico anche ad alcuni colleghi che lo avevano chiesto all'inizio – riguarda il fatto che venga del tutto cancellato l'aiuto accoppiato, vale a dire che non venga più data la facoltà agli Stati membri di utilizzarlo con riferimento a tutte le colture, perché purtroppo la sua utilizzazione ha creato delle vere e proprie distorsioni.
  Nel caso italiano, questo è accaduto di meno, ma, se guardiamo il caso europeo, abbiamo, per esempio, la Francia che utilizza l'intero ammontare del pacchetto di aiuti accoppiati, che è quasi di un miliardo di euro (900 milioni), nella zootecnia, mentre al confine con la Germania, si verifica una distorsione perché in Germania non è stato dato neanche un euro alle aziende zootecniche perché in quel Paese non hanno utilizzato l'aiuto accoppiato. In quel caso c'è una distorsione evidente tra le aziende che fanno lo stesso mestiere a dieci chilometri di distanza, perché uno ha un aiuto importante e l'altro non ha niente. Lo stesso vale per lo zucchero in Polonia, che rappresenta un grande problema per la Germania, perché i polacchi hanno stabilito un aiuto consistente a ettaro per le barbabietole, che invece non è stato dato in Germania.
  Questa applicazione «ad Arlecchino» sta portando all'eliminazione dell'aiuto accoppiato. Non sarà certamente la mia relazione a spingere in tal senso, anzi io cercherò di mantenere quanto più possibile ferme le decisioni del 2013. A riguardo, vi devo anche dire che dubito che riusciranno a farlo nell'omnibus, anche se i tentativi certamente ci saranno con emendamenti volti a togliere gli aiuti accoppiati.
  Voglio anche accennare, a proposito del coraggio del Commissario nel proporre l'abbassamento dal 30 al 20 per cento della soglia, che ci spingiamo anche ad aggiungere un'idea di polizza sui ricavi che sarà inserita nella relazione che presenterò a fine marzo. Mi riferisco a polizze sui ricavi sul modello che gli Stati Uniti e il Canada hanno già introdotto con una copertura più completa degli agricoltori attraverso lo strumento assicurativo. Pag. 17
  Ci sono quindi delle novità – torno sull'intervento del senatore Formigoni – e queste novità sono anche interessanti. Chiaramente, poi, bisogna allargare la platea perché, se allarghiamo la platea, questi strumenti di gestione del rischio possono essere effettivamente applicati, altrimenti, anche per i fondi mutualistici, basta una riduzione del prezzo per farli andare in default subito, perché finiscono i soldi.
  Sul pacchetto latte e sulla questione della base volontaria, non c'è un problema di norma, onorevole Gallinella, ma è un problema di volontà, perché gran parte dell'Europa non vuole che sia obbligatorio. Siamo stati i primi, insieme ad altri colleghi spagnoli, a chiederlo, ma non c'è una volontà, quindi si tratta di vedere come combinare i 27-28 Paesi membri, perché siamo ancora 28 e continueremo ad essere 28 perché ci sarà l'ingresso dell'Islanda, per cui il numero 28 rimarrà. Alcune questioni che lei ha sollevato, in realtà, dipendono dalla nostra applicazione.
  Sul PSR, per esempio, l'onorevole Gallinella diceva che ci sono problemi, ma questi risiedono nell'applicazione italiana. Ricordiamo che, per esempio, la Francia, che è un grande Paese agricolo europeo, ha un PSR uguale per tutto il Paese che consta di 50 pagine e che, se lo confrontiamo ai volumi di ogni regione italiana, fa un po’ invidia, però questo non è un tema che solleviamo adesso.
  Riguardo alla Brexit, non ne parliamo proprio, perché è un tema lunghissimo. Abbiamo avuto un dibattito ieri col Commissario Hogan su questo tema. C'è molta confusione al riguardo e non credo che ci saranno impatti sul commercio. Noto che molti produttori di vino sono preoccupati perché noi esportiamo moltissimo e l'Inghilterra è un mercato importantissimo. Non c'è questo problema, ma bisogna chiedersi come riuscirà la Gran Bretagna ad applicare tutte quelle regole, che oggi sono ancora regole europee, perché, dal momento in cui scatterà l'articolo 50 del Trattato, decadono più di 140 accordi internazionali che ha sottoscritto l'Europa, che ora valgono in Inghilterra e che poi vanno a zero. Tutte le norme, per esempio, di carattere ambientale e di carattere sanitario nonché gli standard non ci saranno più.
  Non sarà facile questo adeguamento, quindi i problemi saranno prevalentemente per gli amici inglesi. Tant'è vero che, quando parliamo di Brexit, pensiamo più a un vaccino che a una malattia, nel senso che qualcuno si potrebbe spaventare, ma non è il caso di farlo oggi, perché oggi la Brexit non c'è, bensì quando ci sarà e quando l'articolo 50 sarà effettivamente applicato.
  Per rispondere all'onorevole Bertuzzi rapidamente sulla prevenzione dei rischi, vorrei dire che questo è un tema da approfondire perché siamo ancora in campi inesplorati. È chiaro che il tema riguarda, anche in questo caso, azioni che possiamo mettere in atto noi, affinché gli agricoltori si attrezzino meglio, in modo da ridurre soprattutto i rischi di carattere climatico-ambientale.
  Sui giovani, qualcosa già c'è, il che non è poco. Voglio sollevare la questione perché so quanto lei sia attenta al tema dei giovani. Quello che c'è nel provvedimento omnibus sui giovani è molto e le assicuro che non sono tutti d'accordo, anche a casa nostra, a estenderlo, per cui lavoriamo su quello che c'è. È importante il fatto che si maturi la consapevolezza della necessità di sfondare tutti questi tetti e concedere ai giovani di più, ma lo dobbiamo fare con convinzione, perché il tema è articolato e non tutti ne sono convinti. Approfitto per dire che questo potrebbe essere un tema da approfondire magari nelle audizioni che dovrete fare anche con le organizzazioni agricole.
  Riguardo all'agricoltura biologica, vorrei dire brevemente che non c'entra il regolamento omnibus. Al momento, mi sembra di poter dire che il regolamento in discussione oramai da un infinito tempo si avvii verso un binario morto per una serie di problematiche, che riguardano solo in parte il Parlamento, perché il relatore, il tedesco verde Martin Häusling, ha una bella fetta di responsabilità, ma c'è anche una parte di responsabilità del Consiglio, perché si sono create condizioni complicate.
  L'onorevole Zaccagnini ha sollevato tanti punti, molti dei quali interessanti e sicuramente Pag. 18 da far entrare nel dibattito anche nella PAC 2020. Moltissimi di questi punti ci sono già e fanno parte dell'attuale dibattito. Invito veramente tutti a partecipare a questa grande apertura che ha fatto il Commissario; l'altra volta furono 20.000 i contributi e questa volta non so quanti ne arriveranno, ma io mi auguro che ce ne possano essere tanti, perché vogliamo davvero aumentare il livello di partecipazione dei cittadini, al punto da aver aperto questo dibattito sul futuro della PAC.
  All'onorevole Amidei, vorrei dire che sarei molto interessato ad aprire un dibattito sul tema delle biotecnologie. Noi abbiamo fatto una scelta come Paese e l'abbiamo fatta in modo chiaro. Voglio ricordare che 17 Paesi europei hanno detto «no», come L'Italia, alla produzione e alla coltivazione di OGM, quindi direi che il tema ormai fa parte delle scelte già fatte.
  Sul futuro, dobbiamo discutere di che tipo di biotecnologie parliamo, perché ci sono campi nuovi, di cui si discute poco – ne approfitto per fare una provocazione – e che, invece, sono straordinariamente interessanti. Lasciamo da parte gli OGM di vecchia generazione e parliamo di biotecnologie, che non spostano geni da una pianta all'altra, ma agiscono all'interno di quel patrimonio genetico. Mi riferisco alle new breeding techniques, alle nuove biotecnologie, quelle che, per esempio, hanno messo a frutto alcune varietà di vite e che sono in grado di combattere malattie importanti, come la peronospora e l'oidio, senza l'uso della chimica. Parliamo di tonnellate di prodotti chimici in meno distribuite sul nostro territorio, che, in alcune regioni del nostro Paese, rappresentano un problema enorme. Al riguardo, credo che sia arrivato il momento di fare qualche riflessione, ma siamo in attesa, come è noto, della Corte di giustizia europea, affinché ci illumini, perché è stato chiesto se si tratta o meno di OGM. Il tema non è banale perché scatterebbero una serie di problematiche.
  Velocemente, all'onorevole Oliverio, vorrei dire grazie per la sua sollecitazione a un impegno futuro. Sulla distribuzione tra i Paesi delle risorse, l'onorevole Oliverio ha toccato un tema che è stato oggetto di grandissime guerre. Voglio ricordare che, però, parte di quelle guerre hanno portato un risultato positivo, anche perché, se avessimo utilizzato solo il criterio di riparto in base alla superficie, l'Italia avrebbe percepito meno della metà di quello che portiamo a casa oggi, perché, com'è noto, l'Italia ha poca terra, ma prende molti aiuti. Ora, se avessimo usato altri criteri, che volevano la Francia e la Spagna, avremmo avuto un risultato diverso.
  Il criterio storico e quello della superficie non sono oggetto di discussione nel regolamento omnibus e credo che non saranno oggetto di discussione neanche nella PAC 2020, semmai il problema è se il calo di aiuti in conseguenza della Brexit, del valore di circa 3 miliardi che entravano nel bilancio della PAC da parte inglese, lo dobbiamo soffrire noi all'interno della PAC oppure con parte del risparmio europeo del rebate.
  Come sapete, l'Europa restituiva con lo sconto britannico quei soldi, quindi dal punto di vista puramente di bilancio l'uscita dell'Inghilterra è neutra e non ci costa nulla, perché quello che dava comunque glielo restituivamo dal 1984 con il rebate.
  Tuttavia, questo dato netto non è uguale in tutte le politiche. Nella PAC, per esempio, questo è a vantaggio dell'Europa. Lo dobbiamo pagare noi o qualcun altro che avrà un beneficio dovrà pagarlo alla PAC? È ancora presto per discutere di questo tema, ma sicuramente i problemi nella distribuzione delle risorse tra Paesi ci sono.
  Sulla riduzione dal 30 al 20 per cento, come ho detto, non ci sono dubbi per quanto ci riguarda, anche se il dibattito è aperto, con emendamenti, battaglie e voto in Commissione Agricoltura. Poi, c'è il dibattito col Consiglio, nel gioco di squadra avviato insieme il Ministro Martina, che, con altri 27 colleghi, fa il lavoro che dobbiamo fare anche noi al Parlamento, per arrivare, durante i triloghi, a una soluzione che possa estendere questo principio, dal 30 al 20 per cento, come incidenza generale e non solo settoriale, perché questo sia esteso a tutto, come norma generale, intervenendo sulle assicurazioni per la grandine Pag. 19o per i danni climatici fino al tema che può riguardare altre assicurazioni.
  All'onorevole Schirò vorrei dire che c'è una questione legata alla burocrazia. Si tratta di tematiche che, in particolare nel regolamento omnibus, sono nei titoli. Molto spesso – me lo faccia dire – scarichiamo la responsabilità di casa nostra a livello europeo. Molta lunghezza nelle procedure è figlia anche di norme più nostre, però certamente molto si può fare. Questo regolamento tenderà certamente a semplificare qualcosa, ma non mi aspetto rivoluzioni.
  Sul TTIP, sinceramente non vedo alcun punto di aggancio, a parte il fatto che oramai il Trattato transatlantico con le dichiarazioni della nuova Amministrazione americana è un tema che possiamo archiviare. Comunque, non c'è alcun collegamento con quanto riguarda l’Omnibus.
  Infine, per rispondere all'onorevole Candiani sulle emergenze, voglio ricordare solo che l'Europa ha dato un contributo enorme per l'emergenza del terremoto in Emilia-Romagna, come i colleghi di quelle zone sanno meglio di me. Vedremo quello che arriverà per la nuova emergenza terremoto, su cui si sta lavorando, ma ad oggi posso dire che l'aiuto è stato importante dal punto di vista dell'ammontare complessivo. Non possiamo attribuire all'Europa le problematiche che dipendono dal modo con cui spendiamo questi soldi e da quanto rapidamente o meno riusciamo a rispondere alla drammaticità dell'emergenza. Non ricordo la cifra esatta, quindi non vorrei sbagliare, ma posso dire che per l'emergenza terremoto in Emilia-Romagna arrivano dall'Europa quasi 700 milioni di euro di sostegno europeo. Quanti ne arriveranno adesso non lo so, perché ovviamente sono frutto di un'analisi che deve fare l'Italia, però certamente il sostegno europeo non mancherà neanche in quest'occasione.
  Colleghi, i tempi sono quelli che sono. Ringrazio veramente tutti.

  PRESIDENTE. Grazie all'onorevole Paolo De Castro e grazie anche ai colleghi delle altre Commissioni e del Senato. Direi di raccogliere l'appello e l'invito che ci ha rivolto l'onorevole De Castro ad approvare atti di indirizzo entro il mese di marzo, sui quali auspico vi possa essere una convergenza fra Camera e Senato, in modo tale da dare più forza anche alle indicazioni che potremmo formulare.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.25.

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