Comunicazioni del presidente:
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 2
Sulla pubblicità dei lavori:
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 3
Audizione di Elio Cioppa:
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 3 ,
Cioppa Elio ... 4 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 4 ,
Cioppa Elio ... 4 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 4 ,
Cioppa Elio ... 4 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 5 ,
Cioppa Elio ... 5 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 5 ,
Cioppa Elio ... 5 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 5 ,
Cioppa Elio ... 5 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 5 ,
Cioppa Elio ... 5 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 5 ,
Cioppa Elio ... 5 ,
Fornaro Federico ... 5 ,
Cioppa Elio ... 5 ,
Fornaro Federico ... 5 ,
Cioppa Elio ... 5 ,
Fornaro Federico ... 5 ,
Cioppa Elio ... 5 ,
Fornaro Federico ... 5 ,
Cioppa Elio ... 5 ,
Fornaro Federico ... 6 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 ,
Fornaro Federico ... 6 ,
Cioppa Elio ... 6 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 ,
Cioppa Elio ... 6 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 ,
Cioppa Elio ... 6 ,
Fornaro Federico ... 6 ,
Cioppa Elio ... 6 ,
Fornaro Federico ... 6 ,
Cioppa Elio ... 6 ,
Fornaro Federico ... 6 ,
Cioppa Elio ... 6 ,
Fornaro Federico ... 6 ,
Cioppa Elio ... 6 ,
Fornaro Federico ... 6 ,
Cioppa Elio ... 6 ,
Fornaro Federico ... 6 ,
Cioppa Elio ... 6 ,
Fornaro Federico ... 7 ,
Grassi Gero (PD) ... 7 ,
Cioppa Elio ... 7 ,
Grassi Gero (PD) ... 7 ,
Cioppa Elio ... 7 ,
Grassi Gero (PD) ... 7 ,
Fornaro Federico ... 7 ,
Grassi Gero (PD) ... 7 ,
Cioppa Elio ... 7 ,
Grassi Gero (PD) ... 7 ,
Cioppa Elio ... 7 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 ,
Grassi Gero (PD) ... 7 ,
Cioppa Elio ... 7 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 ,
Cioppa Elio ... 7 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 ,
Cioppa Elio ... 7 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 ,
Fornaro Federico ... 8 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 ,
Grassi Gero (PD) ... 8 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 ,
Grassi Gero (PD) ... 8 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 ,
Cioppa Elio ... 8 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 ,
Cioppa Elio ... 8 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 ,
Cioppa Elio ... 8 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 ,
Cioppa Elio ... 8 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 ,
Cioppa Elio ... 8 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 ,
Cioppa Elio ... 8 ,
Grassi Gero (PD) ... 8 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 ,
Cioppa Elio ... 8 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 ,
Cioppa Elio ... 8 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 ,
Cioppa Elio ... 9 ,
Lavagno Fabio (PD) ... 9 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 9 ,
Lavagno Fabio (PD) ... 9 ,
Cioppa Elio ... 9 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 9 ,
Cioppa Elio ... 9 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 9 ,
Cioppa Elio ... 9 ,
Lavagno Fabio (PD) ... 9 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 9 ,
Lavagno Fabio (PD) ... 9 ,
Cioppa Elio ... 9 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 9 ,
Cioppa Elio ... 9 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 10 ,
Cioppa Elio ... 10 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 10 ,
Cioppa Elio ... 10 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 10 ,
Cioppa Elio ... 10 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 10 ,
Cioppa Elio ... 10 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 10 ,
Cioppa Elio ... 10 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 10 ,
Cioppa Elio ... 10 ,
Bolognesi Paolo (PD) ... 10 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 10 ,
Cioppa Elio ... 10 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 10 ,
Cioppa Elio ... 11 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 11 ,
Cioppa Elio ... 11 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 11 ,
Cioppa Elio ... 11 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 11 ,
Cioppa Elio ... 11 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 11 ,
Grassi Gero (PD) ... 11 ,
Cioppa Elio ... 11 ,
Grassi Gero (PD) ... 11 ,
Cioppa Elio ... 11 ,
Grassi Gero (PD) ... 11 ,
Cioppa Elio ... 11 ,
Grassi Gero (PD) ... 11 ,
Cioppa Elio ... 11 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 11 ,
Cioppa Elio ... 11 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 11 ,
Cioppa Elio ... 11 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 11 ,
Cioppa Elio ... 12 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 12 ,
Cioppa Elio ... 12 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 12 ,
Fornaro Federico ... 12 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 12 ,
Fornaro Federico ... 12 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 13 ,
Fornaro Federico ... 13 ,
Bolognesi Paolo (PD) ... 13 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 13 ,
Fornaro Federico ... 13 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 13 ,
Fornaro Federico ... 13 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 13 ,
Fornaro Federico ... 13 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 13 ,
Fornaro Federico ... 13 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 13 ,
Fornaro Federico ... 13 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 13 ,
Fornaro Federico ... 13 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 13 ,
Fornaro Federico ... 13 ,
Cioppa Elio ... 13 ,
Bolognesi Paolo (PD) ... 13 ,
Cioppa Elio ... 13 ,
Grassi Gero (PD) ... 14 ,
Cioppa Elio ... 14 ,
Grassi Gero (PD) ... 14 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 14 ,
Cioppa Elio ... 14 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 14 ,
Cioppa Elio ... 14 ,
Grassi Gero (PD) ... 14 ,
Cioppa Elio ... 14 ,
Grassi Gero (PD) ... 14 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 14 ,
Grassi Gero (PD) ... 14 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 14 ,
Fornaro Federico ... 14 ,
Cioppa Elio ... 14 ,
Fornaro Federico ... 14 ,
Cioppa Elio ... 14 ,
Fornaro Federico ... 14 ,
Cioppa Elio ... 14 ,
Fornaro Federico ... 14 ,
Liuzzi Pietro ... 14 ,
Cioppa Elio ... 15 ,
Fornaro Federico ... 15 ,
Cioppa Elio ... 15 ,
Grassi Gero (PD) ... 15 ,
Cioppa Elio ... 15 ,
Liuzzi Pietro ... 15 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 15 ,
Cioppa Elio ... 15 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 15 ,
Fornaro Federico ... 15 ,
Cioppa Elio ... 15 ,
Fornaro Federico ... 15 ,
Cioppa Elio ... 15 ,
Fornaro Federico ... 15 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 15 ,
Cioppa Elio ... 15 ,
Fornaro Federico ... 15 ,
Grassi Gero (PD) ... 15 ,
Cioppa Elio ... 15 ,
Grassi Gero (PD) ... 15 ,
Cioppa Elio ... 16 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 16 ,
Cioppa Elio ... 16 ,
Grassi Gero (PD) ... 16 ,
Cioppa Elio ... 16 ,
Grassi Gero (PD) ... 16 ,
Cioppa Elio ... 16 ,
Grassi Gero (PD) ... 16 ,
Cioppa Elio ... 16 ,
Grassi Gero (PD) ... 16 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 16 ,
Grassi Gero (PD) ... 16 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 16 ,
Grassi Gero (PD) ... 16 ,
Cioppa Elio ... 16 ,
Grassi Gero (PD) ... 16 ,
Cioppa Elio ... 16 ,
Grassi Gero (PD) ... 16 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 16 ,
Grassi Gero (PD) ... 16 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 16 ,
Grassi Gero (PD) ... 16 ,
Fornaro Federico ... 16 ,
Grassi Gero (PD) ... 16 ,
Liuzzi Pietro ... 16 ,
Cioppa Elio ... 16 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 17 ,
Cioppa Elio ... 17 ,
Grassi Gero (PD) ... 17 ,
Cioppa Elio ... 17 ,
Grassi Gero (PD) ... 17 ,
Cioppa Elio ... 17 ,
Grassi Gero (PD) ... 17 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 17 ,
Cioppa Elio ... 17 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 17 ,
Cioppa Elio ... 17 ,
Grassi Gero (PD) ... 17 ,
Cioppa Elio ... 17 ,
Grassi Gero (PD) ... 17 ,
Cioppa Elio ... 17 ,
Grassi Gero (PD) ... 17 ,
Cioppa Elio ... 17 ,
Grassi Gero (PD) ... 17 ,
Cioppa Elio ... 17 ,
Grassi Gero (PD) ... 17 ,
Cioppa Elio ... 18 ,
Grassi Gero (PD) ... 18 ,
Cioppa Elio ... 18 ,
Grassi Gero (PD) ... 18 ,
Cioppa Elio ... 18 ,
Grassi Gero (PD) ... 18 ,
Cioppa Elio ... 18 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 18 ,
Grassi Gero (PD) ... 18 ,
Cioppa Elio ... 18 ,
Grassi Gero (PD) ... 18 ,
Cioppa Elio ... 18 ,
Grassi Gero (PD) ... 18 ,
Cioppa Elio ... 18 ,
Grassi Gero (PD) ... 18 ,
Fornaro Federico ... 18 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 18 ,
Cioppa Elio ... 18 ,
Fornaro Federico ... 18 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 18 ,
Cioppa Elio ... 18 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 18 ,
Cioppa Elio ... 18 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 18 ,
Cioppa Elio ... 18 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 18 ,
Cioppa Elio ... 19 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 19 ,
Cioppa Elio ... 19 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 19 ,
Cioppa Elio ... 19 ,
Grassi Gero (PD) ... 20 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 20 ,
Cioppa Elio ... 20 ,
Grassi Gero (PD) ... 20 ,
Cioppa Elio ... 20 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 20 ,
Cioppa Elio ... 20 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 20 ,
Cioppa Elio ... 21 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 21 ,
Cioppa Elio ... 21 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 21 ,
Cioppa Elio ... 21 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 21 ,
Cioppa Elio ... 21 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 21 ,
Cioppa Elio ... 21 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 21 ,
Cioppa Elio ... 21 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 21 ,
Cioppa Elio ... 21 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 21 ,
Cioppa Elio ... 21 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 21 ,
Cioppa Elio ... 21 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 22 ,
Cioppa Elio ... 22 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 22 ,
Cioppa Elio ... 22 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 22 ,
Cioppa Elio ... 22 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 22 ,
Cioppa Elio ... 22 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 22 ,
Cioppa Elio ... 22 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 22 ,
Cioppa Elio ... 22 ,
Carra Marco (PD) ... 22 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 22 ,
Carra Marco (PD) ... 22 ,
Cioppa Elio ... 22 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 22 ,
Cioppa Elio ... 22 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 22 ,
Cioppa Elio ... 22 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 22 ,
Cioppa Elio ... 22 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 22 ,
Cioppa Elio ... 23 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 23 ,
Cioppa Elio ... 23 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 23 ,
Cioppa Elio ... 23 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 23 ,
Cioppa Elio ... 23 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 23 ,
Cioppa Elio ... 23 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 23 ,
Fornaro Federico ... 23 ,
Cioppa Elio ... 23 ,
Fornaro Federico ... 23 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 23 ,
Cioppa Elio ... 23 ,
Fornaro Federico ... 23 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 23 ,
Fornaro Federico ... 23 ,
Lavagno Fabio (PD) ... 23 ,
Fornaro Federico ... 23 ,
Cioppa Elio ... 23 ,
Fornaro Federico ... 23 ,
Cioppa Elio ... 23 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 23 ,
Cioppa Elio ... 23 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 24 ,
Cioppa Elio ... 24 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 24 ,
Fornaro Federico ... 24 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 24 ,
Cioppa Elio ... 24 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 24 ,
Cioppa Elio ... 24 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 24 ,
Carra Marco (PD) ... 24 ,
Cioppa Elio ... 24 ,
Carra Marco (PD) ... 24 ,
Cioppa Elio ... 24 ,
Carra Marco (PD) ... 24 ,
Cioppa Elio ... 24 ,
Carra Marco (PD) ... 24 ,
Cioppa Elio ... 24 ,
Carra Marco (PD) ... 24 ,
Cioppa Elio ... 24 ,
Carra Marco (PD) ... 24 ,
Cioppa Elio ... 24 ,
Carra Marco (PD) ... 24 ,
Cioppa Elio ... 24 ,
Carra Marco (PD) ... 24 ,
Cioppa Elio ... 24 ,
Carra Marco (PD) ... 25 ,
Cioppa Elio ... 25 ,
Carra Marco (PD) ... 25 ,
Cioppa Elio ... 25 ,
Carra Marco (PD) ... 25 ,
Cioppa Elio ... 25 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 25 ,
Cioppa Elio ... 25 ,
Carra Marco (PD) ... 25 ,
Cioppa Elio ... 25 ,
Carra Marco (PD) ... 25 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 25 ,
Cioppa Elio ... 25 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 25 ,
Cioppa Elio ... 25 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 25 ,
Cioppa Elio ... 25 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 25 ,
Cioppa Elio ... 25 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 26 ,
Cioppa Elio ... 26 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 26 ,
Cioppa Elio ... 26 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 26 ,
Cioppa Elio ... 26 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 26 ,
Cioppa Elio ... 26 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 26 ,
Cioppa Elio ... 26 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 26 ,
Cioppa Elio ... 26 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 26 ,
Cioppa Elio ... 26 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 26 ,
Cioppa Elio ... 26 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 26 ,
Cioppa Elio ... 26 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 26 ,
Cioppa Elio ... 26 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 26 ,
Cioppa Elio ... 27 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 27 ,
Cioppa Elio ... 27 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 27 ,
Cioppa Elio ... 27 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 27 ,
Cioppa Elio ... 27 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 27 ,
Cioppa Elio ... 27 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 27 ,
Cioppa Elio ... 27 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 27 ,
Cioppa Elio ... 27 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 27 ,
Cioppa Elio ... 27 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 27 ,
Cioppa Elio ... 27 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 27 ,
Grassi Gero (PD) ... 28 ,
Cioppa Elio ... 28 ,
Grassi Gero (PD) ... 28 ,
Cioppa Elio ... 28 ,
Grassi Gero (PD) ... 28 ,
Cioppa Elio ... 28 ,
Grassi Gero (PD) ... 28 ,
Cioppa Elio ... 28 ,
Grassi Gero (PD) ... 29 ,
Cioppa Elio ... 29 ,
Grassi Gero (PD) ... 29 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 29 ,
Grassi Gero (PD) ... 29 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 29 ,
Cioppa Elio ... 29 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 29 ,
Cioppa Elio ... 29 ,
Grassi Gero (PD) ... 29 ,
Cioppa Elio ... 29 ,
Grassi Gero (PD) ... 29 ,
Cioppa Elio ... 30 ,
Grassi Gero (PD) ... 30 ,
Cioppa Elio ... 30 ,
Grassi Gero (PD) ... 30 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 30 ,
Grassi Gero (PD) ... 30 ,
Cioppa Elio ... 30 ,
Grassi Gero (PD) ... 30 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 30 ,
Grassi Gero (PD) ... 30 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 30 ,
Cioppa Elio ... 30 ,
Grassi Gero (PD) ... 30 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 30 ,
Grassi Gero (PD) ... 30 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 30 ,
Cioppa Elio ... 30 ,
Grassi Gero (PD) ... 30 ,
Cioppa Elio ... 30 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 30 ,
Cioppa Elio ... 30 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 30 ,
Grassi Gero (PD) ... 30 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 30 ,
Grassi Gero (PD) ... 30 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 31 ,
Cioppa Elio ... 31 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 31 ,
Cioppa Elio ... 31 ,
Grassi Gero (PD) ... 31 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 31 ,
Grassi Gero (PD) ... 31 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 31 ,
Cioppa Elio ... 31 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 31 ,
Grassi Gero (PD) ... 31 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 31 ,
Grassi Gero (PD) ... 31 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 31 ,
Grassi Gero (PD) ... 31 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 31 ,
Grassi Gero (PD) ... 31 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 31 ,
Grassi Gero (PD) ... 32 ,
Cioppa Elio ... 32 ,
Fornaro Federico ... 32 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 32 ,
Fornaro Federico ... 32 ,
Cioppa Elio ... 32 ,
Fornaro Federico ... 32 ,
Cioppa Elio ... 32 ,
Fornaro Federico ... 32 ,
Cioppa Elio ... 32 ,
Fornaro Federico ... 32 ,
Cioppa Elio ... 32 ,
Fornaro Federico ... 32 ,
Cioppa Elio ... 32 ,
Fornaro Federico ... 32 ,
Cioppa Elio ... 32 ,
Fornaro Federico ... 32 ,
Cioppa Elio ... 32 ,
Fornaro Federico ... 32 ,
Cioppa Elio ... 33 ,
Fornaro Federico ... 33 ,
Cioppa Elio ... 33 ,
Fornaro Federico ... 33 ,
Cioppa Elio ... 33 ,
Fornaro Federico ... 33 ,
Cioppa Elio ... 33 ,
Fornaro Federico ... 33 ,
Cioppa Elio ... 33 ,
Fornaro Federico ... 33 ,
Cioppa Elio ... 34 ,
Fornaro Federico ... 34 ,
Cioppa Elio ... 34 ,
Fornaro Federico ... 34 ,
Cioppa Elio ... 34 ,
Fornaro Federico ... 34 ,
Cioppa Elio ... 34 ,
Fornaro Federico ... 34 ,
Cioppa Elio ... 34 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 34 ,
Cioppa Elio ... 34 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 34 ,
Cioppa Elio ... 34 ,
Fornaro Federico ... 34 ,
Cioppa Elio ... 34 ,
Fornaro Federico ... 34 ,
Cioppa Elio ... 35 ,
Fornaro Federico ... 35 ,
D'Adda Erica ... 35 ,
Cioppa Elio ... 35 ,
D'Adda Erica ... 35 ,
Cioppa Elio ... 35 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 35 ,
Cioppa Elio ... 35 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 35 ,
Cioppa Elio ... 35 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 35 ,
Cioppa Elio ... 35 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 35 ,
Carra Marco (PD) ... 35 ,
Cioppa Elio ... 36 ,
Carra Marco (PD) ... 36 ,
Cioppa Elio ... 36 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 36 ,
Cioppa Elio ... 36 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 36 ,
Cioppa Elio ... 36 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 36 ,
Cioppa Elio ... 36 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 36 ,
Cioppa Elio ... 36 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 36
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
GIUSEPPE FIORONI
La seduta comincia alle 21.05.
Comunicazioni del presidente.
PRESIDENTE . Comunico che, nel corso della riunione odierna, l'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha convenuto di:
incaricare il generale Scriccia di acquisire gli atti processuali relativi all'omicidio, avvenuto in carcere, di Giovanni Chisena;
incaricare la dottoressa Tintisona di acquisire documentazione relativa al personale dell'UCIGOS attivo nel periodo del sequestro Moro nonché alla collaborazione della Polizia italiana con la Polizia criminale della Germania occidentale (BKA) nel periodo del sequestro Moro.
Comunico inoltre che:
il 26 aprile 2017 l'avvocato Michele Leonardi, legale di Anna Laura Braghetti, ha trasmesso una lettera, di libera consultazione, con la quale la sua assistita declina l'invito a venire in audizione presso la Commissione;
nella stessa data il dottor Donadio ha depositato una proposta operativa, riservata, relativa alla dinamica della strage di via Fani;
il 27 aprile 2017 l'avvocato Michele Leonardi, legale di Gabriella Mariani, ha trasmesso una lettera, di libera consultazione, con la quale la sua assistita declina l'invito a venire in audizione presso la Commissione;
nella stessa data è pervenuta una lettera, di libera consultazione, di Rita Algranati, con la quale declina l'invito a venire in audizione presso la Commissione;
il 28 aprile 2017 è pervenuta una comunicazione, di libera consultazione, di Antonio Savasta, con la quale declina l'invito a venire in audizione presso la Commissione;
nella stessa data il giornalista Paolo Cucchiarelli ha trasmesso una nota, riservata, relativa alla ricostruzione della dinamica dell'omicidio di Aldo Moro;
il 2 maggio 2017 il generale Scriccia ha depositato una nota, riservata, con allegata la posizione giuridica di Franco Bonisoli, estratta dagli atti della Commissione stragi, e la sentenza del Tribunale di Palermo, IV sezione penale, emessa il 17 luglio 2013 nel procedimento contro Mario Mori e Mauro Obinu;
nella stessa data la dottoressa Tintisona ha depositato una nota, riservata, relativa ad accertamenti biologici su reperti rinvenuti in via Gradoli e nella Renault 4 su cui fu trasportato il corpo di Aldo Moro;
nella stessa data il dottor Donadio ha depositato una nota, riservata, con allegato il rapporto giudiziario cosiddetto «Grande Oriente», citato da Michele Riccio nel corso dell'audizione del 26 aprile 2017;
nella stessa data il Procuratore generale di Genova, Valeria Fazio, ha trasmesso una nota, riservata, relativa alle infruttuose ricerche di documentazione giudiziaria relativa alla vicenda di via Fracchia;
nella stessa data la dottoressa Tintisona e il generale Scriccia hanno depositato il verbale, riservato, di sommarie informazioni rese da Stefano Lepri, in relazione Pag. 3 a un incontro che egli ebbe con Franco Piperno nell'aprile 1978;
nella stessa data il dottor Donadio ha depositato una nota, riservata, relativa all'acquisizione di ulteriore documentazione giudiziaria relativa al processo contro Paolo Inzerilli e altri, conservata presso la cancelleria della Corte d'assise di Roma;
nella stessa data il Nucleo speciale Commissioni parlamentari d'inchiesta della Guardia di finanza ha trasmesso i dati identificativi, riservati, di una serie di testimoni della vicenda dell'irruzione nel covo brigatista di via Fracchia.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE . Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.
Audizione di Elio Cioppa.
PRESIDENTE . L'ordine del giorno reca l'audizione del dottor Elio Cioppa, che ringraziamo per la sua presenza oggi.
Il dottor Cioppa ha avuto una lunga carriera nella Polizia di Stato. Dal 1968 ha operato a Roma, occupandosi inizialmente di ordine pubblico, poi guidando la sezione antisequestri e antirapine della Squadra mobile. Alla fine di giugno del 1978 fu trasferito al Commissariato Prenestino. Poi, dall'agosto 1978 passò al SISDE, dove rimase fino al 1981. È stato in seguito commissario a Ostia, vicequestore vicario a Roma dal 1992 al 1995 e questore di Nuoro dal 1995 al 1998.
Il dottor Cioppa ha incrociato la vicenda Moro su aspetti specifici, di cui dirò meglio nelle domande che porrò. Non è stato audito dalla Commissione Moro e dalla Commissione stragi, mentre è stato audito dalla Commissione P2 il 18 novembre 1982, oltre che da diverse autorità giudiziarie. Il dottor Cioppa ha, inoltre, riferito alcuni episodi in due volumi editi nel 2011 e nel 2014.
Ricordo al dottor Cioppa che, ove lo ritenga necessario e lo chieda, potrà rispondere anche, in alcuni quesiti che porrò e porranno i colleghi commissari, anche in forma segreta.
Iniziamo col primo quesito. Nel corso del sequestro Moro il dottor Cioppa non fu interessato direttamente alle indagini, ma il suo nome emerse nel corso del primo processo Moro in relazione alla mancata perquisizione del covo di via Gradoli del 18 marzo 1978.
La vicenda può essere riassunta a grandi linee in questi termini. Mi corregga, se riferisco male. Nell'ambito di uno dei controlli effettuati su abitazioni nei giorni immediatamente successivi al sequestro Moro, il 18 marzo del 1978 una squadra del Commissariato Flaminio Nuovo, guidata dal brigadiere Domenico Merola, effettuò un controllo dello stabile di via Gradoli 96. In questa occasione il covo brigatista, però, non fu perquisito, perché i suoi inquilini erano assenti e perché gli operanti non ravvisarono dagli altri condomini motivi di sospettare una presenza brigatista. Uno dei condomini, che risiedeva in via Gradoli da pochi giorni prima del sequestro Moro, tale Lucia Mokbel, dichiarò il 23 novembre 1979 al giudice Amato (e poi in dibattimento al primo processo Moro) che nella notte precedente la perquisizione, quindi il 17 marzo, aveva sentito dei ticchettii simili a segnali Morse provenire dall'appartamento dei brigatisti, che era sul suo stesso pianerottolo. Lucia Mokbel dichiarò di aver segnalato il 18 marzo questo fatto agli agenti di polizia e di averne scritto i contenuti in un biglietto da far recapitare al dottor Cioppa in Questura.
Gli agenti di polizia, sentiti dall'allora vicequestore Alfonso Noce e dal tenente colonnello Giovanni Campo per conto della prima Commissione Moro e poi in dibattimento, hanno dichiarato di non ricordare tale episodio. Messi a confronto con la Mokbel, furono riconosciuti dalla stessa, che però dichiarò non ricordare a quale degli agenti avesse dato il biglietto.
Poiché della perquisizione del 18 marzo non fu stesa alcuna relazione di servizio, la prima Commissione Moro non poté che prendere atto delle divergenze di raccordi Pag. 4 tra gli operanti, da un lato, e la Mokbel e il suo convivente Giovanni Diana, dall'altro.
Segnalo che molti anni dopo, nel 1998 – lei dovrebbe ricordarlo – il ROS acquisì le dichiarazioni di un ispettore del Commissariato Flaminio Nuovo, Consiglio Pacilio, il quale riferì di aver appreso dal suo collega Ferdinando Di Spirito la veridicità del racconto della Mokbel. La stessa sarebbe stata, sempre secondo le dichiarazioni rese al ROS da Consiglio Pacilio nel 199, «in un primo momento, malmenata e ricoverata presso un ospedale di Roma. Poi le fu promessa una somma di denaro, forse 200 milioni, come ricompensa per la sua collaborazione», in Corte d'assise e, in particolar modo, per non aver riconosciuto il poliziotto a cui avrebbe dato il biglietto. Il ROS accertò, Per amore di verità, ricordo che il ROS accertò che nel periodo considerato non risultavano agli atti ricoveri della donna presso ospedali romani.
Fatta questa lunga premessa, le chiedo: lei conferma di non aver ricevuto né biglietti, né segnalazioni, né nulla da parte della Mokbel? Chiese mai ai suoi colleghi del Commissariato Flaminio Nuovo conto di questa vicenda, tanto più che, come lei ha dichiarato in audizione alla Commissione P2, conosceva il brigadiere Merola?
ELIO CIOPPA . Vorrei rappresentare tutto fin dall'inizio, perché è stato un poco frammentario quello che le è stato riferito.
La Mokbel nell'anno 1976, tramite un amico comune – era un mio paesano, era un architetto mio paesano – chiese di voler fare la poliziotta. Per la verità, noi avevamo solo due assistenti di Polizia all'epoca, ben note alla malavita, logicamente, e, quindi, un aiuto in questo campo è sempre positivo.
Infatti, venne da me e io la mandavo spesso allo «Scarabocchio» e in altri locali dove c'era la malavita, anche perché io mi interessavo, a quell'epoca, dei sequestri di persona. Mi interessai di Bulgari, Ortolani, Danesi, Ziaco, D'Alessio; insomma, li ho trattati tutti.
Questa ragazza, dopo la mia cattura di Bergamelli, mi disse: «Elio, io non posso assolutamente rischiare la vita qui» e robe del genere «perché effettivamente è troppo». Le dissi: «Guarda, la tua è una scelta di vita e io non mi oppongo, per l'amor di Dio».
Sapevamo benissimo che il fratello di questa ragazza – le preciso tutto il quadro – all'epoca era un estremista di destra, ma non aveva nessuna influenza, perché, insomma, a noi interessavano le notizie di quelli che allo «Scarabocchio» o in altri locali, quelli di malavita, spendevano; perché, come lei sa, la malavita è soprattutto emulazione. Sono persone che soprattutto vogliono apparire. Infatti, questa donna portò dei numeri di targa e altro e facemmo gli accertamenti, ma piccole cose, niente di più importante.
Senonché, la ragazza se ne andò e non volle più venire alla Squadra mobile, perché ebbe paura, logicamente. Era il periodo dei Marsigliesi. C'era il famoso trio Bergamelli-Bellicini-Berenguer e tutti gli altri, molti dei quali erano poi – e questo lo vorrei rappresentare – dei portaborse ed erano soprattutto quelli che poi successivamente diventarono la banda della Magliana. In definitiva, quelli della banda della Magliana, perché ebbero pochi anni di carcere? Perché il loro era un favoreggiamento, o quantomeno piccoli reati. Quindi, la banda della Magliana si costituisce quando noi togliemmo di mezzo tutti i grossi. Evidentemente proliferò e si divisero le varie zone della capitale per lo spaccio della droga. Non sono stati mai assolutamente di certi livelli, così come erano i «marsigliesi». Mi fermo qui, altrimenti perdo il filo del discorso.
PRESIDENTE . Il dato importante è che lei già sapeva che la Mokbel aveva un fratello estremista di destra, ma nel suo rapporto con lei era interessato alla sorveglianza e all'individuazione dei frequentatori di quei locali...
ELIO CIOPPA . Esatto.
PRESIDENTE . ...e ai contatti con quei portaborse di banditi più seri.
ELIO CIOPPA . Esatto. In definitiva, io tutti i sequestri che ho scoperto, presidente, Pag. 5 li ho scoperti anche e soprattutto attraverso le donne, perché sono quelle che poi, vinte dalla paura di andare a finire in carcere, logicamente, parlano e dicono tanti di quei particolari...
PRESIDENTE . ...che alla fine arrivate a meta.
ELIO CIOPPA . ...che alla fine arrivammo.
Infatti, pedinando una certa Maria Rossi, quando vennero questi «marsigliesi» mi portarono a Zurigo, dove portarono i soldi di Ortolani, Danesi, eccetera, e anche di Lucchini.
Il fatto di Merola: in definitiva, lui andò a perquisire, in quella data che lei ha riferito, via Due Ponti, via Sinisi e, alla fine, via Gradoli. Perché? Io non so se il collega Costa gli aveva indicato quei posti, però sta di fatto che in questi residence – che poi erano una monocamera con bagno, erano piccolissimi appartamenti – normalmente ci stavano sempre prostitute, ma c'era anche terrorismo, sia di destra che di sinistra. Si ricordi Tuzzolino e la sparatoria che ci fu in quei locali.
Quindi, Merola andò a perquisire tutta una serie di appartamenti, fra cui perquisì quello della penultima ...
PRESIDENTE . Quindi, ci andò per questo filone?
ELIO CIOPPA . No, io non sono mai andato...
PRESIDENTE . No, mi riferivo a quel sottufficiale che ci andò.
ELIO CIOPPA . Sì, Merola andò per questa faccenda, perché indubbiamente sarà stato il dirigente a dirgli: «Vai a perquisire quegli appartamenti», perché effettivamente tutta la zona era interessata da quegli appartamenti.
PRESIDENTE . Il dirigente, secondo lei – non lei, che non c'entra niente – indirizzò Merola su quegli appartamenti in modo casuale, cioè poteva andare a via Gradoli come poteva andare in un'altra via, o c'era una motivazione, era una zona a rischio, era una zona vicina...?
ELIO CIOPPA . Che io sappia, tenga presente che io non è che...
PRESIDENTE . Non l'ha disposto lei.
ELIO CIOPPA . Tenga presente che Merola va prima a via Theodoli, a via Sinisi, a via Due Ponti e poi va a via Gradoli. Ecco, via Gradoli è l'ultima delle perquisizioni che Merola effettuò.
FEDERICO FORNARO . Mi perdoni, dottore, chiedo scusa. Che a via Gradoli ci fosse anche un covo o comunque un rifugio di esponenti di estrema destra è un'informazione che ha appreso all'epoca o in epoca successiva?
ELIO CIOPPA . Mi perdoni, non ho capito. Estrema sinistra, non estrema destra.
FEDERICO FORNARO . No, lei ha detto estrema destra ed estrema sinistra. Ha detto entrambe.
ELIO CIOPPA . Sì, perciò lei a chi si riferisce, all'estrema destra?
FEDERICO FORNARO . Sì, in particolare all'estrema destra.
ELIO CIOPPA . Guardi, tenga presente che io all'epoca appartenevo alla Squadra mobile, non alla DIGOS. Quindi, di conseguenza, sono tutte notizie che ho attinte.
FEDERICO FORNARO . Non c'è problema. Le ho solo chiesto se era un'informazione di cui lei era a conoscenza nel 1978 oppure ne è venuto a conoscenza successivamente.
ELIO CIOPPA . Prima, assolutamente prima. Sapevamo benissimo, per la vicenda Tuzzolino, quando spararono e una guardia rimase...
Pag. 6FEDERICO FORNARO . No, questo è molto importante per capire il clima.
PRESIDENTE . Facciamogli raccontare questo fatto di Tuzzolino.
FEDERICO FORNARO . Sì, prego.
ELIO CIOPPA . Tuzzolino con Improta... ci fu una sparatoria con questi estremisti di sinistra e venne colpito un sottufficiale, che poi è rimasto paralizzato, perché una delle pallottole gli recise la spina dorsale, praticamente.
PRESIDENTE . Dove avvenne questa sparatoria?
ELIO CIOPPA . Guardi, non vorrei essere impreciso, ma sicuramente avvenne nella zona Due Ponti.
PRESIDENTE . Quindi è quell'ambiente lì.
ELIO CIOPPA . È sempre lì. Poi, peraltro, prostitute dappertutto.
FEDERICO FORNARO . No, mi perdoni, però, questo è un elemento veramente importante rispetto anche alla vicenda di via Gradoli, a mio giudizio. Lei ci sta dicendo che nel 1978 negli ambienti investigativi romani c'era consapevolezza che quella era un'area in cui c'era una presenza sia di estremisti di sinistra, sia di estremisti di destra.
ELIO CIOPPA . Glielo riferisco e glielo ribadisco, perché dopo quegli episodi...
FEDERICO FORNARO . Per essere chiari – poi farò una mia valutazione finale – questo è molto importante, a mio giudizio. Quindi, lei ci conferma questo elemento.
ELIO CIOPPA . Sì, ma glielo possono confermare quelli della DIGOS ancora più precisamente di me, perché io, le ripeto, ero della Squadra mobile e andavo lì... Ho fatto varie catture in quei residence, ma per gente che aveva ucciso e aveva commesso reati di malavita comune.
FEDERICO FORNARO . In altri termini, così ci capiamo: via Gradoli e quella zona lì non erano una zona come tante altre. Era una zona dove voi sapevate e c'erano sospetti di presenze con queste caratteristiche.
ELIO CIOPPA . Sì, anche con queste...
FEDERICO FORNARO . Dovendo andare a cercare il covo brigatista dove era la prigione di Moro, voglio dire, nel momento in cui vado a cercarlo in quella via lì, che non è uguale a un'altra (se è in un'altra posso anche permettermi di dire che c'è una porta e non la apro), quindi in una via su cui c'è questo clima, diciamo, di sospetto, forse... Perché lei sa qual è il tema: perché non è stata abbattuta quella porta.
ELIO CIOPPA . Sì, ma, sa, di problemi, mi consenta...
FEDERICO FORNARO . No, capisco.
ELIO CIOPPA . Sono state dette tante cose erronee, completamente erronee.
Comunque, vorrei andare avanti sulla perquisizione.
FEDERICO FORNARO . Prego.
ELIO CIOPPA . Durante la perquisizione la Mokbel dice al brigadiere Merola, a quanto mi risulta anche dagli atti: «Guardi, questi due ingegneri» – Borghi si chiamavano, lui e la moglie – «che necessità hanno di battere a macchina con l'alfabeto Morse durante la notte? Stanno tutto il giorno in ufficio e non capisco il perché...». In definitiva, era un'intuizione. Peraltro, poi si dimostrò che non era l'alfabeto Morse, ma la testina rotante della macchina da scrivere IBM. Comunque la Mokbel, siccome voleva fare la poliziotta, aveva dato comunque un indizio o quantomeno un sospetto.
Merola, a quanto mi risulta, le disse: «Vabbè, vada lei dal dottor Cioppa» e lei Pag. 7 rispose: «No, io non ci posso andare, perché se no perdo tutta una giornata. Io lavoro». Non gli volle dire che aveva paura di venire alla Squadra mobile, questo è il succo. E pare che questo Merola si fece dare anche un biglietto in cui la donna si rivolgeva a me dicendo di fare accertamenti su questo ingegner Borghi.
Sta di fatto che Merola esce da quella stanza, sì, perché era un appartamentino composto da una stanza e un bagno, e va a bussare all'ingegner Borghi, all'appartamento vicino, cosa che è stata confermata nel 1983 da Moretti e Balzerani. Tenga presente questo particolare. Merola va a bussare per ben tre volte, non apre nessuno e Merola dice: «Io non posso mica sfondare tutte le porte di Roma» perché all'epoca, se lei si ricorda, Infelisi aveva detto...
FEDERICO FORNARO . Questo è importante. L'ordine era quello.
GERO GRASSI . L'ordine era quello.
ELIO CIOPPA . Sì.
GERO GRASSI . Attenzione: l'ordine era di abbattere le porte o di attendere che il condomino rientrasse.
ELIO CIOPPA . Una volta abbattuta la porta, sì, bisognava piantonare l'appartamento – per forza – fino a quando il condomino non rientrava.
GERO GRASSI . Quindi, là siamo in presenza di un ordine disatteso.
FEDERICO FORNARO . In una zona sui cui c'erano dei sospetti.
GERO GRASSI . Dottor Cioppa, l'ha detto lei: lì siamo in presenza di... Non è così?
ELIO CIOPPA . E come no. Guardi che tutto questo è andato, purtroppo, a scapito mio, perché poi dopo...
GERO GRASSI . Beh, a scapito suo...
ELIO CIOPPA . No, perché sono state dette... Mi consenta di dirle con molto dispiacere...
PRESIDENTE . Non segua l'onorevole Grassi, che tornerà dopo semmai sul punto.
Continuiamo con il racconto.
Onorevole Grassi, le può rispondere tra dieci minuti sulla questione se sia andato a scapito suo, sennò la mandiamo in gazzarra e io non sono interessato alla gazzarra.
GERO GRASSI . No, perché, per come ha detto il dottor Cioppa, sembrava quasi che il morto fosse lui. Il morto è Aldo Moro.
ELIO CIOPPA . Va bene. Vado avanti?
PRESIDENTE . Andiamo avanti.
Quindi, ricapitolando, Moretti e Balzerani confermano che qualcuno bussò.
ELIO CIOPPA . Confermano, nel processo alle BR, che sentirono bussare per ben tre volte alla porta. Dissero: «Alzammo nella circostanza l'otturatore dei mitra. Se fossero entrati, noi avremmo sparato». Ecco, tutto qui. Questo è quanto ne so io. Le ripeto, io non è che ho approfondito più di tanto, perché è roba dell'ufficio politico e della DIGOS.
PRESIDENTE . Però, ha detto due cose importanti: che già in precedenza nelle parti di via Due Ponti c'era stato un conflitto tra la DIGOS ed estremisti di sinistra.
ELIO CIOPPA . Sì.
PRESIDENTE . E che quella zona, non solo via Gradoli, ma tutto il circondario, era zona a rischio, sia per la Squadra mobile sia per la DIGOS, per una pluralità di presenze.
Il brigadiere Merola, prima di bussare a Borghi, parla con la Mokbel e la Mokbel gli riferisce una cosa che doveva essere detta a lei, dottor Cioppa. Merola prende il foglio, poi va là e bussa, decide...
FEDERICO FORNARO . La Mokbel gli dice del ticchettio.
PRESIDENTE . Gli dice del ticchettio. Merola non butta giù la porta e, a questo punto...
GERO GRASSI . Ma il dottor Cioppa dove stava?
PRESIDENTE . Sempre alla Squadra mobile, non è che si occupava di DIGOS.
GERO GRASSI . No, mentre avveniva tutto questo...
PRESIDENTE . Lei quella mattina dov'era, dottore?
ELIO CIOPPA . Io quella mattina non mi ricordo dov'ero. Mi fa una domanda difficile, perché come faccio a ricordarmi? Stavo alla Squadra mobile, indubbiamente. Era il 1978 e, quindi, stavo trattando il sequestro di... come si chiama? Mi sfugge il nome. Quella che correva in automobile...
PRESIDENTE . Amati.
ELIO CIOPPA . Giovanna Amati.
Tutto qui. Io stavo trattando...
PRESIDENTE . Cioppa entra nella vicenda non perché abbia comandato di andare a fare le perquisizioni, ma perché la Mokbel, che conosce dal 1976, voleva fare la poliziotta, e lui la utilizza per fare una serie di servizi esterni a una serie di locali di particolare interesse. La conosce in quel contesto. Poi questa gli dice: «Non sono più interessata». Quella mattina, quando va lì Merola, la Mokbel gli racconta di questo ticchettio. La cosa strana è che colui che era incaricato dal suo dirigente, che non era un dirigente della Squadra mobile, evidentemente, ma del Commissariato...
ELIO CIOPPA . Era Guido Costa.
PRESIDENTE . ... invece di fare tesoro della segnalazione e buttare giù la porta, le dice: «Va bene, lei mi dia questo messaggio. Io lo do al dottor Cioppa». Se c'è una domanda da porre è perché, secondo lei...
ELIO CIOPPA . Perché lui non ha fatto...? Guardi, io, purtroppo...
PRESIDENTE . Dica liberamente.
ELIO CIOPPA . Dico liberamente, perché la verità è soprattutto quella che deve prevalere. Guardi che Merola non ha fatto al momento nessuna relazione, tanto è vero che gli contestarono – non mi ricordo in quale sede – di aver presentato una relazione sulla carta della Polizia di Stato, cosa che all'epoca non esisteva. Ha capito?
PRESIDENTE . Quindi, era una relazione molto posteriore.
ELIO CIOPPA . Posteriore. Quindi, a questo punto, che altro devo dire? Io non posso più dire nulla.
GERO GRASSI . Il termine Polizia di Stato è successivo alla riforma del 1981.
PRESIDENTE . Appunto, è questo che sta dicendo.
ELIO CIOPPA . Questo sto dicendo.
PRESIDENTE . È superfluo dire che a lei quel foglio nessuno glielo portò.
ELIO CIOPPA . No, ancora peggio. Io incontrai nel settembre del 1978 – tenga presente che Moro era morto a maggio – in un locale, un ristorante, nei pressi di via Aurora-via Veneto, la Mokbel, che non vedevo da tempo. Mi disse: «Elio, ma tu hai mai ricevuto da me una lettera?». Io rimasi molto sorpreso e risposi: «Ma scusa, ma quale lettera? Io non ho ricevuto niente». Notai che impallidì e mi disse: «Come, non hai mai ricevuto niente?» Replicai: «Guarda, io non ho mai ricevuto nulla». Ma ritenni che si trattasse di quello che normalmente può chiedere un confidente, cioè praticamente un passaporto o...
PRESIDENTE . Qualche soldo...
Pag. 9ELIO CIOPPA . Qualche soldo, esatto. No, per la verità, la Mokbel non mi ha mai chiesto soldi. Non ho mai dato soldi. Quindi, notai soltanto che lei impallidì e se ne andò. Non so se rendo l'idea. Non mi disse nulla di nulla. E poi, purtroppo, ho appreso...
FABIO LAVAGNO . Posso chiedere una cosa, presidente?
PRESIDENTE . Sì.
FABIO LAVAGNO . Forse lo ha già detto e io non l'ho sentito: perché la Mokbel, visto che vi conoscevate da tempo, il biglietto non l'ha dato direttamente a lei, ma ha usato una terza persona?
ELIO CIOPPA . Perché la Mokbel non voleva più venire alla Squadra mobile, poiché indubbiamente aveva paura. Ecco, questo è il motivo per cui dice a Merola....
Sta di fatto che, purtroppo, è molto triste dirlo, ma, così come ho preso Concutelli e ho preso tanta gente, io – è il mio rammarico e il rammarico di tutti – in quell'occasione, molto rilevante, avrei potuto senz'altro liberare Moro.
PRESIDENTE . Lei si è fatto un'idea del motivo per cui questo Merola non le diede il biglietto della Mokbel? Fu sciatteria, superficialità, colpa grave, dolo, oppure se ne disinteressò? Però, dica la sua opinione.
ELIO CIOPPA . Vuole che io faccia...
PRESIDENTE . Deve dire quello che pensa. Se non lo vuol dire in pubblico, possiamo proseguire in seduta segreta.
ELIO CIOPPA . Merola prima lavorava a Castro Pretorio. Praticamente Castro Pretorio e via Veneto, in definitiva. È uno di quegli appuntati che poi hanno fatto sottufficiali, senza alcuna professionalità. Pace all'anima sua, perché è morto, ma non aveva una professionalità tale che... Non ha capito che quella era una confidente, parliamoci chiaro. È questo che non ha capito.
FABIO LAVAGNO . Non l'ha capito perché non era dotato e, quindi, mancava di professionalità, o perché arrivavano molte...
PRESIDENTE . La sua risposta è stata che era inadeguato.
FABIO LAVAGNO . Perché non era adeguato o perché arrivano tante segnalazioni?
ELIO CIOPPA . Lo stesso fatto che la donna gli disse: «Mi raccomando, dia questo biglietto al dottor Cioppa», o che parlò di me, stava a significare quantomeno un rapporto fra me e lei. Quindi, Merola avrebbe avuto il giusto dovere di segnalare, non dico a me, ma al suo dirigente, o non lo so a chi, ma soprattutto a me. Mi doveva dire: «Dottore, guardi, così...». Che le devo dire?
Sta di fatto che sull'episodio – che è stato poi strumentalizzato, veramente strumentalizzato in malo modo, mi perdoni – io sono stato da Santiapichi, perché nel processo del 1983 venne messo in dubbio anche quello che era successo, addossandomi anche delle responsabilità sulla materia. Santiapichi, che mi disse: «Guardi, io non la voglio interrogare, né perseguirò i quattro agenti, perché io devo fare il processo ai brigatisti». Poi ci siamo rivisti pure una seconda volta con Santiapichi...
PRESIDENTE . Ma lei che idea si è fatta? Oltre a Santiapichi, c'erano anche Infelisi e poi Imposimato. Perché a questi non è mai venuto in mente di interrogarla e di sentirla?
ELIO CIOPPA . Mi perdoni, ma non mi ha voluto interrogare Santiapichi, non mi ha interrogato Infelisi, non mi ha interrogato Imposimato, non mi ha interrogato la prima Commissione Moro. Vuole che vada avanti? Scusi, questa vicenda è stata strumentalizzata, al punto tale che non ho fatto la carriera che dovevo fare. Questa è la verità. Questa è la sacrosanta verità.
Scusi, ma, se c'era un minimo dubbio, non mi avrebbero dovuto chiamare, per un Pag. 10 fatto così grave? Secondo voi, non mi dovevano chiamare?
PRESIDENTE . È che, quando c'è un percorso illogico, io cerco di capire. Allora, il poliziotto era inadeguato. Santiapichi deve processare i brigatisti. Imposimato e Infelisi erano i pubblici ministeri che dovevano cercare i colpevoli...
ELIO CIOPPA . Pubblico ministero e giudice istruttore.
PRESIDENTE . Pubblico ministero e giudice istruttore che dovevano fare tutto quello che dovevano fare. Viene raccontato dalla Mokbel e magari da altri che c'era uno stava lì e che dovevano portare un foglio a lei. E viene in mente di interrogare gli agenti che hanno fatto il sopralluogo e il sottufficiale preposto, che era Merola, ma non di interrogare lei.
Allora, io mi domando: o sono tutti inadeguati, oppure erano in malafede. Qualcosa ci sarà.
ELIO CIOPPA . No, presidente, no. Su questi nomi che ho fatto ho massima stima per la loro professionalità...
PRESIDENTE . Però non l'hanno voluta sentire. Questo è un fatto.
ELIO CIOPPA . No, loro gli accertamenti li hanno fatti. Secondo me, li hanno fatti fare dalla DIGOS questi accertamenti e hanno visto... Infatti, lo stesso Improta, in una nota trasmissione televisiva, disse che io non c'entravo nulla, assolutamente, e che ero una vittima di questa situazione. Questa è la verità.
PRESIDENTE . Questo l'ho capito, però, mi scusi, torno indietro. Visto che hanno fatto tante cose più o meno utili nel corso della totalità dei processi, le sembra normale che la chiamiamo noi a parlare di questa cosa e agli altri non è venuto in mente di chiamarla?
ELIO CIOPPA . Perché mi dovevano chiamare? Che dubbio avevano loro sulla mia persona o sul mio comportamento?
PRESIDENTE . No, ma su quello di Merola aveva un senso capire....
ELIO CIOPPA . Ah, va bene, questa...
PRESIDENTE . Questa è la cosa. Il problema non è perché non hanno chiamato lei, ma perché non hanno chiamato Merola, quando era vivo.
ELIO CIOPPA . Presidente, mi fa una domanda alla quale non so rispondere.
PAOLO BOLOGNESI . Però, anche il fatto stesso che nessuno ha interrogato il dottor Cioppa per sapere se aveva ricevuto o meno il biglietto... Questo glielo potevano chiedere, no?
PRESIDENTE . Sì, ma la cosa ancora più seria è perché non hanno interrogato Merola, a cui la Mokbel dichiara di averlo detto, e di averlo detto prima che andasse a bussare alla porta del covo.
Scusatemi, io capisco tutto, ma i magistrati il primo rullino non se lo ricordano più, non se lo trovano. Non si trovano neanche il secondo. Questa è una cosa singolare. A un poliziotto cui viene detto: «Sento segnali Morse nell'appartamento contiguo», non viene in mente di interrogare la testimone? A me, che non faccio il magistrato, sarebbe sembrato normale interrogare Mokbel, interrogare Merola e poi interrogare la persona a cui avrebbe dovuto portare il biglietto. Fanno un confronto, invece, tra lei e due militari. È un po’ singolare, no?
ELIO CIOPPA . Cioè? Non ho capito.
PRESIDENTE . Abbiamo trovato che hanno fatto un confronto in cui la Mokbel dice che ha visto dei poliziotti e li ha riconosciuti, ma non si ricorda a chi aveva dato il biglietto. Però, non so se in questo confronto c'è Merola.
Pag. 11ELIO CIOPPA . Presidente, mi fa una domanda alla quale io non so rispondere. A meno che non l'abbia fatto per paura, per qualche cosa.
PRESIDENTE . No, la Mokbel lo riconosce. Poi non si ricorda a chi aveva dato il biglietto, ma questo avviene anni dopo, tant'è vero che i ROS riferiscono le dichiarazioni di quel Pacilio, che stava al Commissariato Flaminio che le ho citato poco fa, secondo cui la Mokbel era stata pagata per non parlare.
ELIO CIOPPA . Mi pare una cosa... Non mi pronuncio perché, le ripeto...
PRESIDENTE . Vedo che anche gli avvocati, nel processo, chiedono a Santiapichi di sentire lei e gli altri, e lei non viene sentito.
ELIO CIOPPA . Io sono andato da Santiapichi. Di più non potevo fare. Santiapichi mi ha detto che non intendeva perseguire questi quattro. Mi disse, anzi: «La vicenda è fin troppo chiara. Io non li imputo perché devo fare il processo ai brigatisti».
PRESIDENTE . C'è una via di mezzo tra non spiccare gli ordini di cattura e sapere che era successo. C'è una via di mezzo, no?
ELIO CIOPPA . Voleva dire forse che avrebbe proceduto in seguito, dopo il processo. Non lo so, onestamente.
Comunque, sta di fatto che io mi sono portato...
PRESIDENTE . Su questo punto approfondiremo.
GERO GRASSI . Non è che, se le persone muoiono, diventano sante. Santiapichi fu omissivo durante il processo quando l'avvocato De Gori minacciò in sua presenza Valerio Morucci e disse a Morucci che avrebbe riferito chi era l'informatore di piazza del Gesù. Quindi, il fatto che Santiapichi abbia risposto così sta nella norma.
ELIO CIOPPA . Onorevole, io non sto facendo nient'altro...
GERO GRASSI . Non lo dico a lei.
ELIO CIOPPA . Ho capito perfettamente. Io non faccio nient'altro che dire quello che è a mia conoscenza e soprattutto la verità, perché questa...
GERO GRASSI . Non c'entra lei.
ELIO CIOPPA . In questa vicenda, come lei può ben capire, io mi sono sentito dire che sono stato addirittura a via Gradoli e che mi sono fermato davanti alla porta e me ne sono andato. Le pare una cosa normale, onorevole?
GERO GRASSI . Ha ragione.
ELIO CIOPPA . È veramente allucinante.
PRESIDENTE . Leggiamo in una nota del 7 febbraio del 1981 firmata dal tenente colonnello Giovanni Campo e dal vicequestore Alfonso Noce, lapidariamente: «Secondo le versioni di Gianni Diana e Lucia Mokbel (allegati 5 e 6), la circostanza dei rumori uditi (tipo Morse) è stata segnalata al personale della P. S., che si è recato sul posto il mattino del 18 marzo 1978 per il noto controllo. Ciò non trova conferma nella dichiarazione del sottufficiale che ha capeggiato il servizio (vedasi allegato 2)». Adesso, se lo rintraccio, vediamo pure questo allegato 2.
ELIO CIOPPA . Il sottufficiale si difende, in definitiva, perché – diciamo così – ha commesso una trascuratezza enorme, veramente allucinante, insomma.
PRESIDENTE . Non trova conferma nella relazione che il sottufficiale fa nel 1981, però.
ELIO CIOPPA . Cioè? Che dice il sottufficiale?
PRESIDENTE . «L'anno 1981, nel mese di gennaio, il giorno 7, alle ore 11, nel Pag. 12 Ministero dell'interno, Direzione generale della P.S., davanti a noi vicequestore dottor Alfonso Noce e tenente colonnello Giovanni Campo dei Carabinieri, è presente il brigadiere di P.S. Merola Domenico, in servizio al Commissariato di P.S. Flaminio Nuovo, il quale, su mandato della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla strage di via Fani e sul sequestro e l'assassinio di Aldo Moro e sul terrorismo in Italia, viene interrogato sul servizio da lui effettuato la mattina del 18 marzo 1978 e di cui alla sua relazione di servizio dello stesso giorno, già acquisita dalla predetta Commissione: Confermo la relazione di servizio sopra richiamata ed aggiungo questo appresso. La sera del 17 marzo 1978 ricevetti l'ordine dal mio dirigente, vicequestore Costa, di costituire una squadra e di effettuare, la mattina successiva, controlli degli stabili ubicati nella zona, senza specificare strade e indirizzi, dove si aveva sentore che si potessero nascondere terroristi e delinquenti comuni.
Essendo io a conoscenza che in via Gradoli n. 96 vi era uno stabile di miniappartamenti che venivano locati a persone anche per brevi periodi, ritenni opportuno effettuarvi un controllo. Mi recai, con la squadra, sul posto e iniziai il controllo di tutte le persone presenti negli appartamenti, identificandole. L'operazione, iniziata verso le ore 8, ebbe termine verso le ore 12.30. Non ricordo con precisione il numero degli appartamenti esistenti nello stabile di via Gradoli, ma ritengo superiore a cinquanta; non ricordo neppure quanti appartamenti non furono controllati perché trovati chiusi, ma certamente erano diversi. Terminato il controllo dello stabile di via Gradoli, con la squadra mi spostai in via Vito Sinisi n. 71...»
ELIO CIOPPA . Sì, lì vicino.
PRESIDENTE . «...per localizzare altro stabile composto di miniappartamenti e, successivamente, in via Carlo Pirzio Biroli e via Antonio Labranca – entrambi indirizzi senza numero civico – dove avevo avuto segnalazione di complessi di miniappartamenti. Voglio precisare che la mattina del 18 marzo 1978 fu occupata interamente per il controllo degli appartamenti di via Gradoli n. 96, mentre nelle altre tre vie mi limitai soltanto a effettuare un sopralluogo, per avere la conferma dell'esistenza di miniappartamenti, per eventuali esigenze future. Voglio, infine, precisare che dalla lettura che mi viene fatta della mia relazione di servizio del 18 marzo 1978 può effettivamente rilevarsi l'impressione che io abbia anche controllato gli appartamenti ubicati nelle altre tre vie indicate; in effetti, ribadisco, come sopra detto, che in dette vie ho effettuato soltanto un sopralluogo senza identificare alcuna persona. Circa la segnalazione da parte degli inquilini dello stabile di via Gradoli n. 96 relativa a strani segnali, tipo alfabeto Morse, uditi una notte in quello stabile, escludo, in modo categorico, che mi sia stato riferito da chicchessia qualche cosa di simile. Escludo anche che la segnalazione possa essere stata fatta agli altri elementi della squadra che collaborava all'operazione, perché altrimenti mi avrebbero avvertito».
Questo è quello che Merola dichiara nel 1981.
ELIO CIOPPA . Che motivo c'era?
PRESIDENTE . È diametralmente opposto a quello che dicono la Mokbel e Diana.
FEDERICO FORNARO . Le dichiarazioni della Mokbel a quando risalgono?
PRESIDENTE . Le dichiarazioni della Mokbel e di Diana sono negli allegati 5 e 6. Gianni Diana il 2 febbraio 1981, convocato su delega della prima Commissione Moro, dichiara al tenente colonnello Giovanni Campo: «Ho abitato in via Gradoli 96 dall'inverno 1977-78 fino al 1979. Ricordo di essere stato interrogato nel giorno in cui fu scoperto il covo e in quella occasione ho riferito che in una notte, dopo l'eccidio di via Fani (ma ora non so precisare quando), la mia ragazza, Lucia Mokbel, mi aveva svegliato per farmi ascoltare dei rumori che lei riteneva fossero del tipo Morse». Questo è Diana.
FEDERICO FORNARO . Quello che sarebbe poi diventato suo marito?
Pag. 13PRESIDENTE . Sì.
FEDERICO FORNARO . E anche agente dei Servizi?
PAOLO BOLOGNESI . È nel 1978 che lo interrogano?
PRESIDENTE . No, nel febbraio 1981.
Questo è ancora prima, del 1979; la Mokbel viene interrogata esattamente il 23 novembre 1979: «I segnali si interruppero per dieci minuti, poi ripresero». E poi: «Avevo comunque l'impressione che qualcuno stando su una terrazza o all'aria aperta trasmettesse o ricevesse segnalazioni Morse. Il fatto accadde quattro o cinque giorni dopo l'eccidio di via Fani e il sequestro dell'onorevole Moro. Aggiungo che il 16 marzo stavo poco bene e rimasi a letto».
FEDERICO FORNARO . «Quattro o cinque giorni dopo» vuol dire dopo il 18 marzo, allora.
PRESIDENTE . Sì, questo è quello che dice nel 1979.
FEDERICO FORNARO . C'è una discordanza di date.
PRESIDENTE . «Gianni rincasò verso le 13 e mi informò dei delitti che erano stati commessi. Non sentivo alcun rumore sospetto provenire dal pianerottolo o da altra direzione. La mattina dello stesso giorno in cui avevo sentito gli strani rumori e poche ore dopo da ciò, e cioè verso le 7.30, bussarono alla porta alcuni agenti in borghese». Quindi, la Mokbel fa confusione sui giorni, quando dice «quattro o cinque giorni dopo l'eccidio», però si ricorda bene che bussarono quella mattina.
FEDERICO FORNARO . Le date certe sono il 16...
PRESIDENTE . Lei dice che il 16 stava male e non successe niente.
FEDERICO FORNARO . È il giorno del sequestro. Quindi, di notti ci sono quella del 16 e quella del 17, perché il 18 vengono fatti i controlli.
PRESIDENTE . Infatti, Lucia Mokbel dice: «La mattina dello stesso giorno in cui avevo sentito gli strani rumori e poche ore dopo da ciò, e cioè verso le 7.30, suonarono alla porta alcuni agenti in borghese».
FEDERICO FORNARO . Vuol dire che sente i rumori, sostanzialmente, la notte del 17, non quattro o cinque giorni dopo.
PRESIDENTE . Sì. Non li ho fatti io gli interrogatori.
FEDERICO FORNARO . No. Ma risulta agli atti quale attività svolgeva quello che poi diventa il marito della Mokbel?
PRESIDENTE . «Informai degli agenti di quello che avevo sentito. Uno degli agenti scrisse anche su un foglio di carta le mie dichiarazioni, che io ho sottoscrissi».
FEDERICO FORNARO . Ho fatto una domanda precisa. Dottor Cioppa, lei sapeva quale attività...
ELIO CIOPPA . Non lo conosco proprio. Non ho mai saputo né che lei abitava in via Gradoli, né di questo marito, di questo Diana. Non sapevo nemmeno che si era sposata con questo Diana. Pensavo che era un suo uomo, così.
PAOLO BOLOGNESI . Scusi, la Mokbel era una sua informatrice? Come la si può definire?
ELIO CIOPPA . No. È rimasta non dico pochi giorni, ma qualche mese a fare praticamente quello che ho detto prima. In definitiva, lei voleva fare la poliziotta. Poi, quando si rese conto che uno dei banditi si accorgeva che lei andava raccogliendo i numeri delle targhe, o scattava fotografie, oppure diceva il nome di colui il quale spendeva tanto, e robe del genere, allora lei Pag. 14 si preoccupò e se ne andò. Indubbiamente ritengo che abbia avuto qualche minaccia.
GERO GRASSI . Quindi, questo presuppone che la Mokbel non sapesse il mestiere del fratello.
ELIO CIOPPA . No, guardi, io il fratello non l'ho mai conosciuto, mai visto, mai sentito.
GERO GRASSI . Dottor Cioppa, io non ho detto niente di questo. Ho affermato che quello che lei ha detto della Mokbel presuppone che la Mokbel non sapesse la professione nobile del fratello. Tutto qua. Perché se uno che vuol fare il poliziotto, nel 1978, e ha un fratello che fa il contrario, lei sa meglio di me che il poliziotto non lo fa.
PRESIDENTE . Le è durata poco questa aspettativa.
ELIO CIOPPA . È durata poco. Nel giro di due o tre mesi se ne è andata.
PRESIDENTE . Può darsi sia stato anche il fratello a indurla a più miti consigli.
ELIO CIOPPA . Scusi, mi permetto, in modo irriverente, di farle una domanda. Scusi, lei, se conosce una donna, magari anche una prostituta, non accoglie le dichiarazioni di questa donna, quando le fa una «soffiata»? E allora perché io dovevo andare a cercare se questa donna era d'accordo o meno con il fratello, o robe del genere? Non lo so.
GERO GRASSI . Chi gliel'ha chiesto?
ELIO CIOPPA . Lei lo sta dicendo... perché il fratello faceva il contrario di quello che faceva lei.
GERO GRASSI . Io non le ho fatto una domanda. Ho fatto una considerazione e vorrei ricordare...
PRESIDENTE . Il perché la Mokbel se ne è andata credo che sia preciso.
GERO GRASSI . Guardi, dottor Cioppa, siccome lei mi ha «puntato» due volte, io vorrei ricordare una cosa: che, se noi stiamo qui, non è per un capriccio. È perché la gestione del caso Moro è stata fatta così come riscontriamo, perché, se fosse stata fatta da tutti con i crismi della legalità, noi non saremmo qui oggi. Quindi, io non mi sono rivolto a lei. Ho fatto una considerazione relativa al rapporto fratello-sorella. Punto, finito. Sembra quasi che la colpa sia nostra, che stiamo cercando di capire la verità.
PRESIDENTE . No, il dottor Cioppa ha detto un'altra cosa. Ha detto che vuole evitare che gli venga affibbiata anche la colpa di avere un rapporto con la Mokbel perché il fratello era terrorista...
FEDERICO FORNARO . Il collega Grassi ha detto un'altra cosa, assolutamente condivisibile. Ha detto: se questa persona voleva fare la poliziotta, aveva però un problema grosso come una casa, cioè il fratello, che era un estremista di destra. In quel clima lì difficilmente si veniva assunti o si vinceva il concorso da poliziotti. Questo ha detto. Ha detto una cosa completamente diversa, a meno che il fatto di avere un fratello nell'estrema destra in quella fase non fosse – come sembra naturale – ostativo per entrare in Polizia.
ELIO CIOPPA . Ma non doveva entrare in Polizia.
FEDERICO FORNARO . L'ha detto lei.
ELIO CIOPPA . Io non ho mai detto...
FEDERICO FORNARO . Ma come? L'ha detto! Non stiamo mica scherzando.
ELIO CIOPPA . Guardi che io ho parlato di confidente.
FEDERICO FORNARO . No, no. Lei ha detto... Abbia pazienza...
PIETRO LIUZZI . L'ha detto lei.
Pag. 15ELIO CIOPPA . Ho detto che la donna voleva fare il concorso in Polizia?
FEDERICO FORNARO . Che voleva fare la poliziotta.
ELIO CIOPPA . Voleva fare la poliziotta, nel senso che voleva fare la detective, voleva fare – come le devo dire? – quella che sa determinate cose e le va a riferire, ma io non ho detto che lei voleva fare la poliziotta.
GERO GRASSI . La faceva indirettamente, la poliziotta. Dottor Cioppa, se lei dice che voleva fare la poliziotta, noi capiamo che voleva fare la poliziotta.
ELIO CIOPPA . È meglio precisarlo. Non ha mai detto che voleva fare il concorso. Lei ha detto che le piaceva fare azioni di polizia, in definitiva, cosa che logicamente nessuno le avrebbe mai fatto fare, perché completamente inesperta. L'unico modo per poterla utilizzare era quello di mandarla in determinati locali dove si spendevano soldi, c'erano da annotare le targhe e roba del genere.
PIETRO LIUZZI . Voleva fare azioni di intelligence, in buona sostanza.
PRESIDENTE . La spia.
ELIO CIOPPA . Voleva fare la spia, insomma.
PRESIDENTE . La spia più o meno pagata o con qualche favoretto. Chiamiamo le cose come sono.
FEDERICO FORNARO . È del tutto evidente dalla ricostruzione che abbiamo fatto che uno dei due nostri protagonisti – cioè, da un lato, il brigadiere Merola e, dall'altro, la Mokbel – dice il falso. Sulla base della sua esperienza, lei a quale dei due crederebbe?
ELIO CIOPPA . Per me è Merola che dice il falso e si difende dalle accuse che gli piovono addosso, perché soltanto dopo ha capito la gravità della situazione che aveva creato. Quindi, si difende. Nega, in definitiva. Nega che la Mokbel gli abbia dato quel biglietto, nega che la Mokbel gli abbia detto dell'alfabeto Morse, nega tutto, proprio per mettersi in difesa.
FEDERICO FORNARO . Però, in questa logica, che è stringente, c'è una contraddizione. Nel racconto che Merola fa dell'attività ispettiva dice che va subito in via Gradoli e va subito a cercare quel condominio con quegli appartamenti. In qualche modo, è una sua iniziativa andare lì, perché i suoi maggiori sospetti potenziali erano in quella via e non in altra. È contraddittorio poi con il fatto che, invece, avrebbe, a questo punto, sottovalutato un'indicazione come quella.
ELIO CIOPPA . Perché, non ha ispezionato pure via Due Ponti?
FEDERICO FORNARO . No, l'ha fatto successivamente. Nella dichiarazione, se il presidente vuole leggerla, Merola dice, in sostanza: «Io vado là perché là c'erano determinate cose».
PRESIDENTE . Era noto che c'erano criminali comuni e terroristi in quella zona.
ELIO CIOPPA . Chiunque fa polizia, non dico Squadra mobile, ma specialmente quelli di quel settore della via Cassia, lo sanno benissimo che in quei piccoli appartamenti, ci sono prostitute, spacciatori di droga...
FEDERICO FORNARO . Non è proprio il posto migliore dove mettere un covo delle Brigate rosse, tra l'altro. Ma questa è una mia...
GERO GRASSI . Se ho capito bene, lei prima ha descritto l'appartamento della Mokbel, giusto?
ELIO CIOPPA . Chi, io?
GERO GRASSI . Sì.
Pag. 16ELIO CIOPPA . Ho detto che era una stanza. Mi è stato riferito che era composto da una stanza e un bagno. Del resto, sono tutti così quegli appartamenti là. Li fece il costruttore... non ricordo come si chiama.
PRESIDENTE . Va bene, se sono miniappartamenti, è così. C'è una stanza, un bagno e un cucinotto.
ELIO CIOPPA . Una stanza, un bagno e un piccolo posto dove poter mangiare. Sono tutti così.
GERO GRASSI . Quindi, lei non lo conosce de visu?
ELIO CIOPPA . No. Conosco tante decine e decine di appartamenti.
GERO GRASSI . Ma quell'appartamento, dottore, lei non l'ha mai visto?
ELIO CIOPPA . Mai visto. Non sono mai entrato in quell'appartamento. Però, le ripeto ancora una volta, sono tutti fatti in quel modo gli appartamenti dei piani inferiori.
Tenga presente che poi superiormente, mi sembra, se non ricordo male, sono appartamenti normali, mentre quelli dei piani inferiori sono tutti monolocali. Quindi, essendo monolocali, siccome non dichiarano nulla...
GERO GRASSI . Dottore, quelli dell'UCIGOS erano monolocali o stavano sopra?
ELIO CIOPPA . Quelli...?
GERO GRASSI . Quelli dell'UCIGOS, in via Gradoli, come erano?
PRESIDENTE . Onorevole Grassi, il dottor Cioppa chiede cosa sono quelli dell'UCIGOS.
GERO GRASSI . Gli appartamenti dell'UCIGOS.
PRESIDENTE . L'onorevole Grassi è a conoscenza che in via Gradoli c'erano...
GERO GRASSI . No, sta scritto agli atti della magistratura. Ci sono sei appartamenti dell'UCIGOS in via Gradoli. Le chiedo se mi sa indicare se erano sopra o sotto. Tutto qua.
ELIO CIOPPA . Guardi, lei queste domande non le deve fare a me, le deve fare a chi di dovere, perché di questo che lei dice le saprò dire forse qualcosa in più: ci stava quel ragioniere che vendeva appartamenti a tutti quanti. Quindi, se lei si riferisce a sei appartamenti, lei è sicuro a chi sono andati questi sei appartamenti? Me lo vuol dire?
GERO GRASSI . Io lo devo dire? Dottore, guardi che là ci stava lei, non io.
ELIO CIOPPA . Io non lo so. Se ne è parlato di sei appartamenti, ma io non è che faccio l'investigazione...
GERO GRASSI . Lì ci stava lei, purtroppo per noi, non c'ero io.
PRESIDENTE . Il dottor Cioppa stava sempre alla Squadra mobile.
GERO GRASSI . Non lì nel posto, voglio dire, ma nella vicenda Moro. Non ci stavo io.
PRESIDENTE . Ma non stava neanche nella vicenda Moro. Stava alla Squadra mobile.
GERO GRASSI . Va bene, ho capito.
FEDERICO FORNARO . Erano alloggi a disposizione del SISDE, dei Servizi.
GERO GRASSI . Dei Servizi, che all'epoca erano UCIGOS.
PIETRO LIUZZI . Ci dica la storia del ragioniere.
ELIO CIOPPA . Si sapeva di un ragioniere presso il quale si andava per conoscere determinate cose di un pregiudicato, Pag. 17 di una prostituta, di una cosa del genere, che era un poco il...
PRESIDENTE . Sensale.
ELIO CIOPPA . Un sensale, bravo, un amministratore sensale, insomma. Non mi ricordo più come si chiamava. Era quello che conosceva bene la zona. Cioè, ci si rivolgeva a lui per sapere...
GERO GRASSI . Presidente, per non passare per bugiardi, c'erano sei appartamenti dei Servizi in via Gradoli...
ELIO CIOPPA . Non mi ricordo, ma può darsi che sia vero.
GERO GRASSI . ...e c'erano quattro appartamenti di un prefetto. Questo è acclarato. Non facciamo finta di non capire. Sto parlando anche di un prefetto specifico.
ELIO CIOPPA . Parisi?
GERO GRASSI . Certo, che lì aveva quattro appartamenti; e i servizi segreti ne avevano altri sei. Il contesto è questo. Non è che io mi sono inventato i dieci appartamenti strani: stavano lì.
Io le ho chiesto se lei, per caso, avendo visitato uno di questi appartamenti, mi sapesse dire se erano al primo piano o al piano rialzato. Tutto qua. Lei mi ha detto: «Non li ho mai visti». A posto.
PRESIDENTE . Su questa prima parte, se non ci sono altre domande, io andrei avanti con le mie.
Nel volume L'uomo che poteva salvare Moro del 2014 lei racconta che il 9 maggio 1978 fu incaricato dal questore De Francesco di recarsi in via Caetani per accertamenti, dopo che era stata intercettata la telefonata di Morucci a Tritto. Giunto nella strada ancora vuota, lei si avvicinò alla Renault 4 e, aperto il portellone, vide il cadavere di Moro.
Perché le faccio questa domanda? Perché c'è un'altra ricostruzione, che a noi è stata fornita dal generale Cornacchia, il quale ha dichiarato che giunse in una via Caetani ancora deserta e che dopo le 13 aprì la macchina con un piede di porco.
Quindi, entrambe le versioni non menzionano la presenza degli artificieri.
ELIO CIOPPA . Presidente, mi perdoni, secondo me la questione è molto breve. Le rispondo brevemente. Ma scusi, le indagini e le intercettazioni chi ce le aveva? Non le aveva il dottor Vito della DIGOS? Per quale motivo doveva avvisare Cornacchia? Me lo vuole spiegare?
PRESIDENTE . Ho capito bene.
ELIO CIOPPA . Tritto riceve la telefonata. La telefonata che riceve Tritto dal «signor Luciani», se non sbaglio, che poi era Morucci, in definitiva, viene intercettata dalla DIGOS e, quindi, il dottor Vito, che era quello che logicamente... Federico Vito era il funzionario, che era quello che seguiva le intercettazioni, non solo di Tritto, ma di tanti altri che stavano sotto controllo, che cosa fa? Manda una sua squadra lì per verificare se effettivamente quello che diceva il Nicolai era vero o meno.
Sta di fatto che mi chiama subito De Francesco e mi dice: «Vai sul posto».
GERO GRASSI . Luciani è un altro. Lei ha detto che Luciani fece la telefonata, ma la telefonata la fece il «dottor Nicolai».
ELIO CIOPPA . Nicolai.
GERO GRASSI . Luciani è un suo confidente.
ELIO CIOPPA . È un mio?
GERO GRASSI . Confidente.
ELIO CIOPPA . Luciani?
GERO GRASSI . Sì. L'ha detto lei, nel libro.
ELIO CIOPPA . Luciani è un mio confidente?
GERO GRASSI . Certo.
Pag. 18ELIO CIOPPA . Potrei vederlo questo libro?
GERO GRASSI . Non lo sa lei che... Non sa chi è Luciani?
ELIO CIOPPA . No.
GERO GRASSI . Glielo dico io. L'ha scritto lei.
ELIO CIOPPA . Mi dica. Chi è questo Luciani?
GERO GRASSI . Luciani è un suo caro amico. Lei le ha dette queste cose, mica le ho dette io.
ELIO CIOPPA . Dopo me lo vado a leggere questo libro, perché effettivamente...
PRESIDENTE . Andiamo avanti.
GERO GRASSI . Per chiarire il mistero: Luciani è Licio Gelli.
ELIO CIOPPA . Luciani è Licio Gelli?
GERO GRASSI . Certo. Lo dice lei, non io.
ELIO CIOPPA . Ah, quando andai a trovare Gelli!
GERO GRASSI . Io non c'ero.
ELIO CIOPPA . Sì, d'accordo, ma lei dice sempre: «Non c'ero». Lei mi deve spiegare allora, a questo punto, che riferimento c'è fra questa vicenda di via Caetani e Gelli.
GERO GRASSI . No, il riferimento è che lei ha detto che Luciani...
FEDERICO FORNARO . È lei che ha detto «Luciani».
PRESIDENTE . Lei, la prima volta, ha citato il nome Luciani. Non si preoccupi. Andiamo avanti.
ELIO CIOPPA . Si faceva chiamare così, Luciani, sì, se non erro, sì.
FEDERICO FORNARO . Il suo era un lapsus.
PRESIDENTE . Sì, però, direi che è accertato che non fu lui a chiamare Tritto! Lo dico per precisione, perché magari domani esce una notizia d'agenzia che riferisce che Gelli ha chiamato Tritto.
Andiamo avanti. Quindi, Cornacchia non poteva andarci, almeno non nei termini in cui ha raccontato.
ELIO CIOPPA . Nel modo più assoluto.
PRESIDENTE . Perfetto.
ELIO CIOPPA . Scusi, l'indagine è della Polizia. Che cosa c'entra Cornacchia?
PRESIDENTE . Lei si ricorda se c'erano questi benedetti artificieri? Poi hanno fatto un sacco di libri sugli artificieri presenti lì. Lei arriva là, apre il cofano e gli artificieri non ci sono.
ELIO CIOPPA . Guardi, quando io sono arrivato... Le dico subito: quando io sono arrivato, ho trovato a breve distanza dalla Renault 4 l'appuntato Coppola, della DIGOS, e ho capito... Ce n'era pure un altro, di cui adesso mi sfugge il nome. In definitiva, gli è stato detto di tenere sotto sequestro la macchina. Non ho chiesto se avevano chiamato o no gli artificieri. Mi sono reso conto, però – purtroppo, è stato d'istinto – che la macchina non aveva fili sporgenti. Ho guardato sotto e sopra e mi sono deciso ad aprire.
Ho alzato la coperta e ho trovato il cadavere di Moro, il quale – devo dirlo per la storia – con grande dignità, perché noi poliziotti guardiamo sempre negli occhi il cadavere, come sa perché lei mi pare che sia medico...
PRESIDENTE . È vero che chi fa l'autopsia lo guarda.
Pag. 19ELIO CIOPPA . Io, personalmente, guardo, perché logicamente, quando andiamo a fare i sopralluoghi, guardiamo se è morto di spavento, se è morto per questioni naturali.... Ecco, questo. Ho visto in quest'uomo la grande dignità, perché indubbiamente se n'era accorto da molto prima che lo volevano ammazzare. Tutto qua.
PRESIDENTE . De Francesco arrivò insieme con lei? Dopo?
ELIO CIOPPA . No. Mi mandò un collega che mi disse: «Va’ a prendere la signora Moro a Monte Mario e portala all'obitorio per il riconoscimento della salma. Nel frattempo, noi la salma la trasportiamo all'obitorio». Così andai a prendere la signora e la portai all'obitorio. Lei era una donna molto dura. Mise le mani nei capelli del marito. Lì trovai la figlia che piangeva a dirotto.
PRESIDENTE . Nel suo libro Quarant'anni di verità lei dice, in sostanza, che nel giugno del 1978, a seguito di un contrasto con l'allora capo della Squadra mobile Masone, lei fu trasferito al Commissariato Prenestino. In quella fase fu contattato da Umberto Ortolani, che lei conosceva per essersi occupato del sequestro del figlio, che le propose, per risolvere i suoi problemi di carriera, di aderire alla P2. Ne seguì un incontro con Gelli, che, secondo quanto lei ha scritto, ebbe un carattere interlocutorio.
Sulla sua adesione alla P2 ci sono alcune difformità nelle sue varie dichiarazioni. Nel libro lei non chiarisce i termini di nessuna eventuale adesione, che precedentemente aveva negato di fronte alla Commissione P2. Nelle informazioni rese alla DIA di Roma il 18 settembre 1999 lei dice: «Intendo precisare, in merito alla mia iscrizione alla P2, risalente al mese di ottobre 1978, che tutto avvenne per esclusivi motivi di servizio, perché ritenevo di poter ottenere notizie sul terrorismo sia di destra che di sinistra, in quanto in quel periodo prestavo servizio presso il SISDE». Ha poi aggiunto che nel 1979 lei non rinnovò l'iscrizione e che incontrò due volte Gelli, una a settembre 1978, quando fu presentato dal vicequestore in pensione Fanelli, e una nel settembre 1980, quando lei chiese a Gelli valutazioni sulla strage di Bologna.
Tutto ciò premesso, può riepilogarci questo suo rapporto con la P2? Il motivo era di infiltrarsi o di rilanciare la sua carriera? Lei sapeva che il generale Grassini era iscritto alla P2? Conosceva altri funzionari di polizia che facevano parte di quella loggia massonica, ad esempio il dottor Antonio Esposito?
ELIO CIOPPA . Sì, Esposito lo conoscevo e lo conosco da una vita.
Le dico subito. La questione nacque col sequestro di Giovanna Amati, perché un mio sottufficiale a piazza Euclide... Tenga presente che c'era un'ordinanza del giudice Imposimato che, in definitiva, ci dava formalmente la possibilità di aprire il fuoco su coloro i quali andavano e praticamente portavano via il denaro dalle mani dei... A piazza Euclide, nell'ultimo percorso che la signora Amati stava facendo, venne avvicinata da due agenti miei, i quali stavano col casco, in motocicletta, e le dissero – questa era la penultima tappa – «Dacci il biglietto che stai raccogliendo», proprio ai piedi della chiesa di piazza Euclide. Lei non volle assolutamente consegnare quel biglietto e lo mise nelle mutandine, dicendo: «Adesso me lo tolga». Lei era un'attrice – era una gran brava persona – e ha deciso la scenografia della cosa. Il sottufficiale, purtroppo, la malmenò. Dico «purtroppo» perché poi, a un certo momento, dovetti litigare e litigai con Masone, Imposimato e tutti quanti. Dicevano: «Che fai, picchi?». E io: «L'ho picchiata io? Non riesco a capire». Sono incidenti di percorso.
Tenga presente che con Masone, persona che io stimo e ho sempre stimato tantissimo, perché per me era un grande professionista, c'era già qualcosa che non andava perché, in definitiva, sia Macera, sia Migliorini, ex questore di Roma, mi dicevano sempre, a ogni cattura che facevo: «Tu sei il vero capo della mobile». Questo davanti a lui. Insomma, si era creata una situazione certamente molto antipatica.
Quindi, io, a questo punto, vidi che Masone non voleva più parlarmi. Infatti, Pag. 20 dopo un mese, il questore De Francesco mi disse: «Cioppa, parliamoci chiaro. Io, purtroppo, devo invitarti ad andare via dalla mobile, anche se sappiamo tutti quanto hai dato, perché purtroppo tu e Masone non vi parlate più. Quindi, di conseguenza, te ne devi andare».
Scelsi il Commissariato Prenestino, perché era più vicino casa. Io abitavo all'Appio Claudio. Andai lì a dirigere il Commissariato. Ci sono stato alcuni mesi. Abbiamo catturato una marea di persone, di pregiudicati eccetera, pure terroristi, i quali si mescolavano fra gli operai, gente comune, come fanno i terroristi. Si mettono sempre nelle abitazioni di gente perbene, di lavoratori soprattutto.
Poi, una volta, io stavo in servizio di ordine pubblico a piazza San Silvestro e un capitano – non ricordo come si chiama, era un capitano dei Carabinieri – mi disse: «Dottore, io la sto cercando da stamattina». Risposi: «Sto qua, in ordine pubblico». Disse: «Sa, il generale Grassini le vorrebbe parlare». Replicai: «Scusi, ma chi è il generale Grassini?». Non lo conoscevo. Mi disse: «Come, lei non conosce il capo dei servizi segreti?». Dissi: «Va bene, mi vuole parlare?». Pensavo chissà che cosa. Lui stesso mi fissò la data e andai. Stava al quarto piano del Ministero dell'interno. Andai lì e Grassini mi disse: «Dottore, io sto prendendo i funzionari e gli ufficiali migliori di tutta Roma per ricostruire il SISDE». In definitiva, che le devo dire? Mi disse pure che lì si prendeva il doppio dello stipendio, per invogliarmi ad andare, ma io ho considerato sempre il SISDE come un lavoro transitorio per poi ritornare alla Squadra mobile, proprio perché ritengo, lo dico con molta modestia, di aver dato tanto alla Squadra mobile.
Quindi, lo considerai un lavoro come un altro, per cui andai al SISDE. Mi mandarono dapprima in piazza Barberini, mi pare che fosse il quarto piano, in un appartamento che una volta era del SISMI. Con grande pena notai che non c'erano nemmeno le sedie. Addirittura mancavano pure le spille per fare i fascicoli. Allucinante, tutto allucinante.
Mi ero portato degli uomini. Trovai pure uomini del reparto operativo dei Carabinieri e comunque dicemmo: «Speriamo che questa storia finisca». Infatti, mi lamentai col capo gabinetto di Grassini e dopo un paio di mesi transitammo in piazza della Libertà, quindi in una zona pratica, dove avemmo dei bei locali.
GERO GRASSI . Quale numero di piazza della Libertà?
PRESIDENTE . Si ricorda il numero civico?
ELIO CIOPPA . No, il numero non me lo ricordo, però piazza della Libertà all'angolo con via... scusate, stasera non ci sto con... come si chiama la via principale di Prati?
GERO GRASSI . Ci siamo capiti. Non si preoccupi. Stia tranquillo. Ho capito.
ELIO CIOPPA . La via principale di Prati qual è? Via Cola di Rienzo? Sì, angolo di piazza della Libertà con via Cola di Rienzo, ecco, lì andammo e facemmo...
PRESIDENTE . Secondo lei, a individuarla fu Grassini o fu Russomanno, che aveva più...
ELIO CIOPPA . Io non le so rispondere. Tenga presente che con Russomanno ci furono delle discussioni per il fatto che io ero stato chiamato a far parte dell'FBI; sulla rivista «People» uscì il mio nome per il kidnapping e Russomanno ci andò al posto mio. Poi Russomanno ebbe quella disavventura con il giornalista del «Messaggero», per la quale andarono a finire dentro tutti e due per rivelazione di segreto d'ufficio eccetera.
Quindi, onestamente, è una domanda alla quale non so rispondere.
PRESIDENTE . Collaborò mai con Fabbri o con Cornacchia nel suo periodo al SISDE?
Pag. 21ELIO CIOPPA . Fabbri era mio dipendente.
PRESIDENTE . Era suo dipendente.
ELIO CIOPPA . Sì. Fabbri, Paoletti, Vacca erano tutti miei dipendenti, e Navarra. Con Navarra della Guardia di finanza facemmo una delle più grandi operazioni mai effettuate. Facemmo l'operazione del professor Fenzi, a Genova, perché Navarra mi disse che un suo confidente... Navarra precedentemente al SISDE era capitano a Massa Carrara, e disse che un suo confidente che abitava a Genova faceva l'amore con una brigatista: «Se ti interessa...». Dissi: «Guarda, non ho mai sentito che una brigatista si mette con la malavita comune». Replicò: «Sai, è uscito dal carcere per rapina» od omicidio o roba del genere. Si era fatto parecchi anni. Dissi: «Mauri’, dobbiamo subito metterci in macchina e andare a Genova. Andiamo a parlare con questo signore. Io non lo voglio nemmeno vedere. Parlaci tu, perché...».
Navarra ci parlò e questo pregiudicato gli disse: «Va bene, ve la do in mano questa donna, la convinco io; però voi mi dovete dare la licenza per un esercizio pubblico, per un bar». All'epoca la polizia dava anche queste licenze, non so se lei se lo ricorda.
Comunque, sta di fatto che andai dal questore di Genova, che mi disse: «Guarda, se è per fini statali, io sono completamente a tua disposizione. Deve essere, però, esclusivamente per fini statali». Va bene. Si chiamò operazione Canepa perché io parlavo con questa donna sul Lungomare Canepa. Avevo paura, logicamente, dell'agguato, perché è chiaro che una donna che era una delle prime a dissociarsi dalla lotta armata, una vipera insomma (non era una donna normale, era proprio una vipera)... Dico questo perché proprio dalla faccia...
PRESIDENTE . Si ricorda pure come si chiamava?
ELIO CIOPPA . Non lo dirò mai. Presidente, non lo dirò mai.
PRESIDENTE . Perché, non è stata mai arrestata?
ELIO CIOPPA . No. Lei mi raccontò di Fenzi e della sua amante a Camogli, delle sue cose; mi raccontò, insomma, del grosso giro di brigatisti che c'era, perché lei si dissociava proprio da questa cosa.
PRESIDENTE . Che anno era, se lo ricorda?
ELIO CIOPPA . Sì, come no? 1980, anni ’80.
PRESIDENTE . Nelle chiacchierate con questa signora brigatista vi è mai capitato di sentir parlare di Senzani?
ELIO CIOPPA . Senzani... Io non mi ricordo...
PRESIDENTE . Lasci stare se lei l'ha letto sul giornale.
ELIO CIOPPA . Senzani non lo conosco (1) .
PRESIDENTE . Non pensi che la domanda sia banale. A me interessa sapere se questa ha parlato prima del 1978 di vicende di Senzani con Fenzi e le BR. Siccome io non ho mai capito perché Senzani entra nelle BR solo dopo...
ELIO CIOPPA . No, parlò di Moretti, Balzerani eccetera, questo sì.
PRESIDENTE . Le disse mai se questi di Genova avevano qualche rapporto con Moretti a Roma?
ELIO CIOPPA . Sì. Lei diceva che era tutto un sodalizio, in definitiva, in cui il «teologo» del sodalizio era questo professor Fenzi. Poi ho fatto una relazione lunghissima, 30 pagine...
Pag. 22PRESIDENTE . Poi ce la leggiamo, la relazione. Tante volte le possa sfuggire qualcosa.
ELIO CIOPPA . La relazione ce l'ha...? Mi farebbe piacere. La diedi a Sica, perché così mi venne data disposizione.
PRESIDENTE . Cerchiamo questa relazione. La mia curiosità è se questa signora, che, bontà sua, si è pentita e, quindi, salvata, le ha raccontato se uno di questi di Genova, magari uno che si chiamava Dura, ha avuto mai niente a che fare con il sequestro Moro o se venne a Roma a dare una mano a Moretti per il sequestro. Non si ricorda?
ELIO CIOPPA . No. Presidente, se lei trova questa relazione, che senz'altro è lunghissima... Logicamente, tutto quello che diceva...
PRESIDENTE . Ma lei ha pure una copia? Perché noi ci potremmo mettere anni a trovare in quale processo è andata a finire.
ELIO CIOPPA . Questa relazione ce l'aveva Domenico Sica, che la diede a Dalla Chiesa. Perché Dalla Chiesa? Perché normalmente le indagini che facciamo il SISDE le dà una volta ai Carabinieri e una volta alla Polizia.
PRESIDENTE . Ricorda se questa sua relazione risale a prima o dopo via Fracchia?
ELIO CIOPPA . Dopo?
PRESIDENTE . Ci fu un'irruzione che sgominò i brigatisti a via Fracchia. Questa roba è avvenuta prima o dopo?
ELIO CIOPPA . Non mi ricordo, presidente. Direi cose inesatte.
Comunque prima di iniziare a parlare con quella donna chiesi: «Scusami, quant'è il tuo prezzo?», perché io, ovviamente, non potevo fare una brutta figura. Mi disse: «Sei milioni». Oggi, secondo me, la pagherebbero sei miliardi, o qualcosa del genere. Dissi: «Scusa, perché solo sei milioni?». Mi venne spontaneo chiederlo. Rispose: «No, perché io me ne vado all'estero. Mi dissocio dalla lotta armata e me ne vado all'estero e così passo la mia...».
Logicamente, in quel periodo i brigatisti andavano tutti quanti a Parigi, no? Si ricorda, no?
PRESIDENTE . Sì, mi ricordo.
ELIO CIOPPA . Quindi, sei milioni valevano per uno o due anni di appartamento...
MARCO CARRA . Preferisce andare in seduta segreta?
PRESIDENTE . Il nome non lo dice intanto, quindi lasciamo perdere.
MARCO CARRA . Lo so, ma magari può agevolare andare in segreta.
ELIO CIOPPA . Non ho capito, presidente.
PRESIDENTE . No dice: se noi passiamo in segreta, lei fa il nome? No.
ELIO CIOPPA . Di questa donna? No. A parte, guardi, onestamente, non me lo ricordo, non me lo posso ricordare. Sono passati quarant'anni.
PRESIDENTE . Ritorniamo al fatto. Per trovare questa sua relazione sua adesso noi a che santo ci dobbiamo votare?
ELIO CIOPPA . Dovrebbe averla... Da Sica passò a Dalla Chiesa.
PRESIDENTE . Quando abbiamo fatto ricerche, abbiamo trovato un paio di fogli nell'archivio di Sica, quindi...
ELIO CIOPPA . Un paio di fogli? Guardi che là sono stati fatti tre rapporti, tre relazioni. La prima è quella che vale, ed è una relazione enorme, in cui racconto tutto.
PRESIDENTE . Che fa lei.
Pag. 23ELIO CIOPPA . Che faccio io. Poi ci furono una seconda e anche una terza relazione, ma sono molto brevi.
PRESIDENTE . Ma lei è sicuro che a casa, nella soffitta, in cantina, da qualche parte non ce l'ha? Perché la vicenda Fenzi, Senzani e queste connessioni per noi è una cosa di grande importanza.
ELIO CIOPPA . Ce l'aveva senz'altro Dalla Chiesa. Sa perché? Perché, come lei ricorderà, fece un gruppo composto da Carabinieri e Polizia.
PRESIDENTE . Al SISDE ce ne sarà una copia? Lei l'avrà mandata a Grassini.
ELIO CIOPPA . Guardi, Grassini l'avrà letta sicuramente, all'epoca. La lesse sicuramente.
PRESIDENTE . Vediamo se c'è all'archivio.
ELIO CIOPPA . Secondo me, ce aveva Sica, anche perché guardi che poi, in definitiva, senza voler sminuire niente e nessuno, in tutta questa relazione c'erano Moretti, Balzerani, Morucci, tutti insomma, e viene arrestato Moretti da un vicequestore che faceva parte del gruppo di Dalla Chiesa. Capito?
PRESIDENTE . Quindi, una serie di cose parte da questa relazione. Vediamo di trovarla.
ELIO CIOPPA . Io non lo so se la trovate. Secondo me, ce l'aveva...
PRESIDENTE . Noi è la prima volta che sentiamo parlare di questa relazione. Non ne abbiamo mai sentito parlare da nessuno.
FEDERICO FORNARO . La donna abitava a Genova? In Liguria?
ELIO CIOPPA . Non glielo so dire perché, le ripeto, questa donna la mise nelle nostre mani quel pregiudicato.
FEDERICO FORNARO . Sì, ma lei dove la incontrava?
PRESIDENTE . L'ha detto, al Lungomare Canepa di Genova.
ELIO CIOPPA . Al Lungomare Canepa. Vedremo di rintracciarla.
FEDERICO FORNARO . Francamente, Morucci con Genova è una novità assoluta.
PRESIDENTE . Moretti.
FEDERICO FORNARO . No, ha detto anche Morucci.
FABIO LAVAGNO . Ha detto «Moretti».
FEDERICO FORNARO . Dopo ha detto anche «Morucci».
ELIO CIOPPA . Lei ha ragione, ma può darsi che mi sia sbagliato su Morucci (2) . Su Moretti e Balzerani sono sicuro al cento per cento.
FEDERICO FORNARO . Prima ha parlato di Moretti e Balzerani e poi successivamente ha citato Morucci, cosa che mi sembrava...
ELIO CIOPPA . Lei mi ricordo che affondò molto su tutto il giro di Fenzi, al tal punto che poi Fenzi, che come lei sa era un ideologo, uno tipo Curcio, tanto per capirci, si dissociò pure lui e si pentì.
PRESIDENTE . Questo ci potrebbe spiegare perché... Ricordate quando abbiamo ascoltato Michele Riccio, che ci ha detto che c'erano i Servizi che tenevano d'occhio...
ELIO CIOPPA . Un attimo solo, presidente. Voglio vedere se tra le carte che ho qui ci sta qualche riferimento a qualche cosa della relazione.
Pag. 24PRESIDENTE . Magari.
ELIO CIOPPA . Ma non credo.
PRESIDENTE . Ricordatevi che Riccio ha detto: «Io ebbi la sensazione chiara che i Servizi già guardavano Fenzi, mentre...»
FEDERICO FORNARO . Fenzi viene trovato sulla base della delazione di Berardi.
PRESIDENTE . Ma c'era un passaggio, quando Riccio, sostanzialmente, dice: «Alcuni che facevano gli appostamenti mi spiegarono che sapevano che una persona a lui cara gestiva un negozio. Lì mi venne il sospetto». Ce l'ha detto la settimana scorsa.
ELIO CIOPPA . Allora erano anni Ottanta.
PRESIDENTE . Comunque, noi già sappiamo che il generale Scriccia la cercherà finché non la troverà.
ELIO CIOPPA . No, non la trovo perché, vede, dal 1982... 1978 e 1982. Il 1980 proprio non lo riporta.
PRESIDENTE . La cercheremo. Andiamo avanti.
MARCO CARRA . Torno un attimo indietro, perché ho bisogno di capire una cosa, dottor Cioppa, relativamente a via Caetani.
Dunque, io non ho letto il suo libro. Gli ho dato un'occhiata rapida adesso e ho cercato di ricollegare le cose che lei ha detto con quanto ha scritto.
Lei nel libro dice che c'è un primo sopralluogo in via Caetani da parte del dottor Federico Vito.
ELIO CIOPPA . No, non è sopralluogo. Vito manda i suoi sottufficiali.
MARCO CARRA . Manda il suo sottufficiale, che porta il nome di...? Non si ricorda?
ELIO CIOPPA . Di questi tre che Vito ha mandato io notai Coppola e un altro – Coppola era un agente DIGOS – che stavano nei pressi della macchina. Non chiesi nemmeno, ma presumibilmente stavano...
MARCO CARRA . Quindi, lei arrivò su ordine del questore De Francesco...
ELIO CIOPPA . De Francesco, sì.
MARCO CARRA . ...e trovò in via Caetani Coppola e un altro, o altri due...
ELIO CIOPPA . No, solo un altro. A quanto ricordo, solo un altro.
MARCO CARRA . ...che si trovavano lì per ordine, o su ordine del dottor Federico Vito.
ELIO CIOPPA . Vito, si capisce.
MARCO CARRA . Lei aprì il portellone...
ELIO CIOPPA . Sì.
MARCO CARRA . ...e successivamente, sulla base dell'ordine che le diede direttamente l'ex ministro Cossiga, chiuse il portellone.
ELIO CIOPPA . No, Cossiga... Arrivò prima Pajetta e poi arrivarono vari esponenti del PCI dell'epoca, perché dalle Botteghe Oscure, come lei sa, si tratta di cento metri. Adesso non mi ricordo...
MARCO CARRA . Sì, cento metri.
ELIO CIOPPA . Molti onorevoli del PCI arrivarono. Poi, successivamente, arrivò anche Cossiga, il quale disse: «Chi è il funzionario?». Mi presentai, ovviamente. Disse: «Lei deve chiamare l'artificiere». Dissi: «Guardi, signor ministro, già è stata aperta la macchina». Insisté: «No, non mi interessa. Lei chiami l'artificiere». Chiamammo l'artificiere, il quale peraltro ritardò pure, tant'è vero che io poi non so se questo artificiere... perché poi io andai via a prendere Pag. 25 la signora Moro. Però, io già l'avevo aperta la macchina e avevo...
MARCO CARRA . Verificato che non c'erano...
ELIO CIOPPA . Verificato che era Moro. Telefonai pure in Questura e confermai che si trattava del corpo dell'onorevole Moro.
MARCO CARRA . Quindi, scusi, lei arrivò e trovò sul posto gli agenti Coppola e il secondo.
ELIO CIOPPA . Sì. Della DIGOS.
MARCO CARRA . Quindi, erano già lì loro. Erano già in via Caetani.
ELIO CIOPPA . Sì, perché l'intercettazione del brigadiere... come si chiama... peraltro mi pare che ho addirittura il verbale... un attimo solo che le faccio sapere subito...
Ecco qua. Si chiama Muscarà il brigadiere...
PRESIDENTE . Che fa l'intercettazione.
ELIO CIOPPA . ...che fa l'intercettazione. Parlò di Tritto, che era pervenuta una telefonata a Tritto.
MARCO CARRA . Sì, certo.
ELIO CIOPPA . «Il corpo di Moro si trova in una Renault rossa targata... parcheggiata... Subito dopo il brigadiere D'Onofrio, l'appuntato Coppola e la guardia Marucci... Mi sono recato in via Caetani dove effettivamente si trovavano... perché nel bagagliaio si trovava...». Lui aveva provveduto al piantonamento dell'autovettura. (3)
MARCO CARRA . Perfetto. Grazie.
PRESIDENTE . Quando lei ha fatto il capocentro a Roma, visto che Grassini alla Commissione P2 dice che lei aveva informazioni sul caso Moro, ci fu qualcosa di rilevante che trovò su Moro o no? Tenga presente che gli atti sono stati declassificati tra il 2011 e il 2014.
ELIO CIOPPA . Io ricordo, e questo lo... Guardi, presidente, io sono una persona...
PRESIDENTE . Questa non è una domanda trabocchetto.
ELIO CIOPPA . Io sono una persona perbene, quindi tutto quello che ho saputo io l'ho trasmesso logicamente all'autorità giudiziaria.
Una volta mi meravigliò il fatto che Grassini, siccome Gelli l'ho visto nella mia vita solo due volte, e meno male dico, meno male, l'ho visto solo due volte...
PRESIDENTE . Poi degli incontri con Gelli ne parlerà. Vada al sodo. Si meravigliò che...?
ELIO CIOPPA . Mi meravigliai che una volta il generale Grassini mi diede un appunto da sviluppare che parlava dell'avvocato Spazzali, poi parlava di Guiso, se non erro...
PRESIDENTE . Ce l'ho qui davanti l'appunto: Guiso, Spazzali, Di Giovanni, Piperno, Toni Negri, Sivieri, Scialoja, Tessandori, Isman e Battistini. Tutti giornalisti, questi ultimi.
ELIO CIOPPA . Mi disse, appunto, di fare accertamenti soprattutto su Spazzali. Poi parlava, però, del sequestro Moro e diceva che il sequestro Moro era stato perpetrato Pag. 26 proprio per il compromesso storico. Io valutai che questa era un'informazione solo di carattere politico, che, quindi, a me non interessava più di tanto, insomma. Era una questione solo politica.
PRESIDENTE . Lei diceva, però, parlando di queste cose, che Gelli era un informatore?
ELIO CIOPPA . Sì, ritenni che Gelli fosse... Dal momento che trovai questo appunto, dissi: «Ma questo fa l'informazione. Che cosa fa?» Per la verità, questa nota, in questo appunto, era precisa.
PRESIDENTE . Quindi, lei ritenne che quell'appunto fosse di Gelli, dato a Grassini e poi da Grassini a lei?
ELIO CIOPPA . Sì, me lo disse lo stesso Grassini.
PRESIDENTE . Ecco, però, Grassini disse a Cudillo che tutto questo era finto.
Lei chiarì che riceveva dal suo superiore, il generale Grassini, biglietti con approfondimenti da svolgere, sulla base di riunioni che Grassini svolgeva con Gelli. Poi, alla Commissione P2, lei rettificò, come ha detto stasera, affermando che Gelli poteva essere, secondo lei, un'ipotetica fonte confidenziale.
ELIO CIOPPA . Sì, certo.
PRESIDENTE . Il generale Grassini, da parte sua, negò questa circostanza sia al giudice Cudillo sia alla Commissione d'inchiesta sulla P2 e disse di ritenere che Gelli fosse, invece, una fonte diretta del Centro di Roma, da lei diretto. Quindi una fonte sua diretta, come capo centro di Roma.
ELIO CIOPPA . Io dissi che Gelli...
PRESIDENTE . No, Grassini disse alla Commissione che...
ELIO CIOPPA . Ah, che era una fonte diretta. Questo non glielo posso dire.
PRESIDENTE . Fonte sua, dottor Cioppa.
ELIO CIOPPA . Ah, fonte mia.
PRESIDENTE . Sì. Glielo ripeto, se no qui non ci capiamo. Lei riceve i biglietti...
ELIO CIOPPA . Ricevo i biglietti da Grassini?
PRESIDENTE . Sì. E dichiara in sostanza al giudice: «Mi sembra strano che Grassini mi dia questi fogli, che, secondo me, provengono da Gelli, che, o era una fonte del Servizio, o era una fonte confidenziale del generale Grassini». Il generale Grassini, sentito dalla Commissione P2, dice sostanzialmente: «No, Gelli, se era una fonte, era una fonte diretta del capo centro di Roma, non la mia».
ELIO CIOPPA . A me non pare. Non lo so.
PRESIDENTE . Grassini dice: «Ho sentito poi – ma l'ho saputo dopo – che il dottor Cioppa, che era a capo di un centro operativo del SISDE, si è incontrato due o tre volte con Gelli perché gli ha chiesto informazioni. Questo a me non era noto, erano incontri che il dottor Cioppa attuava a titolo personale».
ELIO CIOPPA . Sì, a fini istituzionali. Io lo rendevo noto... Scusi, presidente, io gli rendo noto quando l'esito è positivo. Quando l'esito è negativo, che cosa gli devo dire?
PRESIDENTE . Però, ritornando a noi, quell'appunto lei lo riceve da Grassini e Grassini l'aveva ricevuto da Gelli.
ELIO CIOPPA . Lo ricevo da Grassini e Grassini mi dice... Per la verità, poi, nel fare indagini e accertamenti, che poi furono portati avanti, venne pure tratto in arresto, se non erro, l'avvocato Spazzali... Si trattava di un noto terrorista, no?
PRESIDENTE . Sì.
In un rapporto sull'attività informativa svolta dal SISDE nel periodo del sequestro Pag. 27 Moro, pubblicato negli atti della prima Commissione Moro (volume CXXVI, pagina 666) si parla di una fonte denominata «aretino», che fornì nel corso del sequestro Moro «notizie su presunti spostamenti dei carcerieri dell'illustre ostaggio». Lei ha idea di chi fosse questa fonte «aretino»?
ELIO CIOPPA . No, mai sentito.
PRESIDENTE . Ovviamente, lei è consapevole che noi pensiamo che potesse essere Gelli. Per questo glielo chiediamo.
ELIO CIOPPA . Guardi che io con Gelli, presidente...
PRESIDENTE . No, adesso lei non mi deve dire se lo conosceva, ma se potevano chiamare Gelli «aretino». Come non detto.
Per quanto attiene più specificamente alle indagini compiute sulla vicenda Moro, vorremmo sapere esattamente che tipo di approfondimenti, se lo ricorda, lei condusse sulle persone che la furono indicata da Grassini, Guiso e Spazzali. C'è un legame tra questi approfondimenti e il ritrovamento delle carte di Moro a via Monte Nevoso? Chi erano i redattori di «Critica sociale» a cui il Servizio si interessava e perché? Lei ha rifiutato di confermare alla Commissione P2 se si trattava di Umberto Giovine, che è stato ascoltato dalla nostra Commissione. Le chiediamo ora: ci può dare qualche indicazione più precisa?
ELIO CIOPPA . Su che cosa esattamente, presidente? Mi dica su che cosa.
PRESIDENTE . Che indagini ricorda di aver svolto su Guiso e Spazzali?
ELIO CIOPPA . Su Guiso e Spazzali io non feci null'altro che parlare con il collega della DIGOS di Milano, prima col capo centro e poi con la DIGOS; gli dissi: «Guarda, Spazzali...». E lui disse: «È fin troppo noto. L'abbiamo arrestato anche di recente...» Dissi: «Io ti mando tutto questo per lo sviluppo delle indagini», perché era roba di Milano, non di Roma.
PRESIDENTE . Benissimo. Lei sa se questo sviluppo fatto da Milano aiutò a trovare le carte di via Monte Nevoso?
ELIO CIOPPA . No. Questo non glielo so dire.
PRESIDENTE . Chi erano, durante le indagini sui redattori di «Critica sociale» da parte del SISDE, quelli sui quali si concentrava l'attenzione? C'era pure Umberto Giovine?
ELIO CIOPPA . «Critica sociale», se non erro, era Partito socialista. O mi sbaglio?
PRESIDENTE . Sì, era Partito socialista, però si ricorda, in particolare, se c'era qualche persona e soprattutto si ricorda se c'era un motivo per cui furono «attenzionati»? Che so, se c'era corrispondenza che pensavate che arrivasse a Milano...?
ELIO CIOPPA . Non mi ricordo. Non ricordo gli sviluppi di tutte queste indagini che feci. Onestamente, non me lo posso ricordare.
PRESIDENTE . Un'ultima cosa. Lei era ancora al Servizio quando nel maggio 1980 furono resi noti i verbali di interrogatorio di Patrizio Peci e successe la vicenda di Silvano Russomanno e Fabio Isman. Secondo lei, Isman aveva qualche rapporto coi Servizi?
ELIO CIOPPA . Mai sentito.
PRESIDENTE . Quindi, era solo un rapporto personale con Russomanno.
ELIO CIOPPA . Venni a conoscenza di Isman soltanto quando, le ripeto, vennero tratti in arresto. Faccio presente pure che, come le ho detto prima, l'FBI mi voleva e ci andò Russomanno al posto mio.
PRESIDENTE . E ci fu uno screzio. Questo l'ho memorizzato bene.
Io ho terminato. Ci sono altre domande?
GERO GRASSI . Una sola, a cui ha parzialmente risposto.
P2: vuole ripercorrere il suo percorso nel dettaglio? Io le ricordo soltanto, se ho capito bene (se non ho capito bene, chiedo scusa)... Mi pare di aver capito che lei abbia giustificato l'adesione alla P2 per vicende interne alla sua organizzazione e perché ha detto, a un certo punto: «Così avrei capito meglio di che cosa si trattava». No, io vorrei sapere perché lei si iscrisse alla P2.
Tenga presente, per la storia, che anche il generale Dalla Chiesa disse che si era iscritto per sapere dal di dentro, ma io le posso dire che per tutti quelli che si sono iscritti c'è sempre un motivo, che hanno detto dopo essersi iscritti; qualcuno è stato portato, qualcuno ha sbagliato, qualcuno non ha capito. Non ne abbiamo trovato uno che, invece, convintamente abbia detto: «Io mi sono iscritto alla P2 per questo motivo». Vorrei sapere da lei il suo percorso di adesione.
ELIO CIOPPA . Guardi, innanzitutto le faccio presente che io nel febbraio 1986 sono stato sottoposto a procedimento disciplinare, dal quale sono stato prosciolto, per la mia adesione alla P2. Sono stato interamente prosciolto, perché non c'è l'iniziazione. Non c'è innanzitutto la domanda, poi non c'è l'iniziazione, né il verbale. Un rituale del genere dovrebbe essere quantomeno verbalizzato.
Poi, mi perdoni – perché questa è storia, se ci vogliamo dire tutta la verità – la storia dice che io non conoscevo Gelli, e che lo conobbi attraverso Umberto Ortolani, che conoscevo perché lo avevo interrogato varie volte. Non le nascondo che, quando Ortolani seppe dai giornali che io ero stato trasferito al Prenestino – aveva altri due figli oltre ad Amedeo – entrò nel panico, nella paura più totale. Diceva: «Questi altri due figli stanno in Uruguay, ma vengono continuamente in Italia. Vuoi vedere che mi rapiscono pure questi altri due?». Questo è il succo. Ortolani mi portò da Gelli, perché non mi voleva perdere, sotto quell'aspetto istituzionale, di capo dell'antisequestro, per cui mi riteneva a certe vette, a certi livelli. È una sua idea.
Sta di fatto che, se lei mi parla di iscrizione e roba del genere, io dico di no, perché io non ho scritto e non ho fatto niente; sono, però, convinto – guardi con che serietà glielo dico – che sono stato iscritto – non so se rendo l'idea – cioè che qualcuno mi ha iscritto. Se lei vede, l'indirizzo di casa mia è sbagliato. Sono tutti telefoni «passivi», cioè in definitiva telefoni che avevo dismesso da tempo. Scusi, ma in che cosa sono stato coinvolto? Sono stato coinvolto in tutto questo bailamme, ma non si capisce proprio perché tutto su di me. Onorevole, mi deve consentire: io sono una persona che ha dato la vita allo Stato e ai cittadini, però è venuto tutto su di me; la P2 si è fermata su di me. Mi dica lei il perché.
GERO GRASSI . Questa cosa, detta a me, è impropria, perché, se vuole, io le ricordo il suo numero di tessera. Al generale Cornacchia ho detto ugualmente il suo numero, quindi...
ELIO CIOPPA . E ha trovato qualche firma, onorevole? Mi dica: ha trovato qualche firma, scusi?
GERO GRASSI . Se lei va a vedere negli atti della Commissione P2 e analizza tutti i nomi, la sua casistica non è un caso raro.
ELIO CIOPPA . In che senso, scusi?
GERO GRASSI . Nel senso che, quando uno si iscriveva alla P2, non è che faceva la domanda in carta da bollo. C'era qualcuno che lo invitava a iscriversi e molte volte la grafia della pseudodomanda non era nemmeno di chi si iscriveva.
Quindi, il suo è un caso normalissimo. Stia tranquillo. Né, tantomeno, io penso che lei sia l'origine di tutti i mali d'Italia, assolutamente. Lei era uno che, come tanti altri, ha ritenuto di iscriversi alla P2 perché la P2 in quel momento consentiva avanzamento di carriera, vincita di concorsi, posizioni privilegiate all'interno dello Stato.
ELIO CIOPPA . Onorevole, io sono perfettamente d'accordo con quello che lei Pag. 29 dice. Non c'è ombra di dubbio che sia questo. Io, però, fin dall'inizio, parlando sempre con l'avvocato Ortolani, dissi: «Io intendo ritornare alla Squadra mobile, perché non è possibile che ho dato tanto in materia di sequestri, rapine e robe del genere» e lui mi disse...
GERO GRASSI . Probabilmente sarà stata un'ingiustizia nei suoi confronti il fatto del Prenestino, io non lo metto in dubbio, ma io questo non sono in grado di dirlo.
ELIO CIOPPA . Volevo ritornare alla Squadra mobile, perché mi spettava. Di diritto mi spettava.
GERO GRASSI . Dottore, «mi spettava di diritto» in quel campo non ci sta. Lei aveva l'ambizione legittima, anche umanamente e professionalmente, di continuare a fare una cosa nella quale aveva raggiunto grandi risultati, ma vorrei ricordarle che, quando noi parliamo di P2, lei non deve personalizzare la vicenda. C'è stato un blocco di persone che, per motivazioni da me non condivise e certamente... Mi fermo qui.
PRESIDENTE . Sì, però vogliamo riconoscere una cosa? Per voi sarà una vicenda tutta nota, ma la pubblicistica che si è occupata di Cioppa sembra voler implicare che era lì davanti alla porta, che aveva bussato e se n'era andato...
GERO GRASSI . È vero.
PRESIDENTE . ... e che, in virtù di quel mancato ingresso da quella porta, era diventato questore, vicedirettore al SISDE e questo era successo perché era alla P2.
Leggendo semplicemente gli atti, che quelli che hanno scritto libri potevano almeno leggersi, la storia che è andata in onda stasera, non raccontata da Cioppa ma dagli atti, è diversa. Poi uno fa le dietrologie che vuole, però credo che, per verità, ci sia un limite alle sciocchezze che possono essere scritte.
Cioppa non ha mai bussato. Stava alla Squadra mobile. Non ha mai bussato, non c'entrava niente con la DIGOS. Quella signora era una signora che in quel momento amava divertirsi e alla quale piaceva fare l'investigatrice, e Cioppa se ne è «approfittato» per l'antisequestri che faceva allora. Approfittato per avere le notizie, intendo.
Dopodiché, un poliziotto gli doveva dare il biglietto con quella nota e non gliel'ha mai dato e né al giudice istruttore Imposimato, né al pubblico ministero Infelisi, né a Santiapichi è venuto in mente né di interrogare quelli, né di interrogare Cioppa...
ELIO CIOPPA . Né alla prima Commissione Moro.
PRESIDENTE . ...né alla Commissione Moro. E hanno fatto dei verbali che rimandano a una prima relazione di servizio che adesso vorrò vedere, perché, se la relazione di servizio è fatta su carta intestata della Polizia di Stato, allora è predatata. Quantomeno questo fatto che poi Cioppa si è voluto iscrivere alla P2 o non si è voluto iscrivere, come è stato riportato nella pubblicistica, e che, in virtù di quella mancata perquisizione sarebbe diventato questore perché iscritto alla P2, mi sembra uno dei casi in cui uno dovrebbe chiedersi se ci sono gli estremi di calunnia.
Questo per precisione.
ELIO CIOPPA . Infatti, presidente. Scusi, vorrei concludere, onorevole Grassi. Quello che lei ha detto mi è piaciuto, perché questa è la verità. La verità è che quelli che volevano fare carriera.... Non c'è ombra di dubbio. Anziché aggrapparsi alla cordata di alcuni parlamentari che li portano su e roba del genere, si aggrappavano... Che poi all'interno della P2 c'erano centinaia di onorevoli, o mi sbaglio?
GERO GRASSI . No, non c'erano centinaia di parlamentari. Ce n'erano una quarantina.
ELIO CIOPPA . Non lo so, non mi ricordo.
GERO GRASSI . Non vuol dire niente, per carità.
Pag. 30ELIO CIOPPA . Voglio dire solo una cosa. Hanno scritto addirittura che, proprio grazie a Gelli, io ero andato al SISDE in qualità di vicedirettore. Mi perdoni, a parte l'idiozia di questo che scrive una cosa del genere, senza rendersi conto che c'era Parisi che era il vicedirettore, ma è mai possibile accusare di cose...?
GERO GRASSI . Dottore, le chiedo scusa, ma parliamo due linguaggi diversi.
ELIO CIOPPA . Sì.
GERO GRASSI . Io capisco quello che dice lei.
PRESIDENTE . Quindi, capisce anche che abbia un po’ di...
GERO GRASSI . Per carità, capisco anche quello che ha detto il presidente, però non è che lei può pretendere che noi le diamo la medaglia per essersi iscritto alla P2.
ELIO CIOPPA . No, io pretendo...
GERO GRASSI . ...perché il tentativo di sminuire il ruolo della P2 è un sacrilegio, perché nella P2 in Italia alcune persone ci sono state e altre no.
PRESIDENTE . Mi pare di capire che Cioppa della P2 pensa quello che pensi tu e magari, quando l'hanno iscritto, avrà pure pensato che gli era utile.
GERO GRASSI . Sì, questo...
PRESIDENTE . Il punto è che i tempi non coincidono.
ELIO CIOPPA . Presidente, lei ha detto una cosa esatta. Presidente, lei ha detto: «Quando l'hanno iscritto». Questa è la verità.
GERO GRASSI . Qua nessuno si è iscritto.... È come la casa di Scajola: uno ha la casa e non lo sa. Così è la P2. Erano tutti iscritti alla P2 e nessuno sapeva. Oggi è troppo facile dire...
PRESIDENTE . No, lui ha ammesso che la cosa gli poteva essere utile per la carriera. L'ha detto Cioppa. Lo lega a Ortolani. Che ti deve dire di più?
GERO GRASSI . Niente.
PRESIDENTE . Solo che, a differenza di altri, c'è una relazione, che poi se vorrà, onorevole Grassi, potrà approfondire, perché Cioppa era uno di quelli che aveva seguito il sequestro del figlio di Ortolani. Quindi, magari si erano conosciuti per quello. Io solo questo faccio notare.
ELIO CIOPPA . Il padre temeva. Guardi, aveva una paura...
GERO GRASSI . Anche qui, non cerchiamo di sminuire. Ortolani non era San Francesco d'Assisi. Ortolani è quello che con Tassan Din e Di Bella ha fatto tutto quel «manicomio» nel «Corriere della Sera». È quello che sta dietro l'omicidio di Walter Tobagi. Non è che qua potete venire a dire che questi sono tutti francescani, perché così non è.
ELIO CIOPPA . Onorevole, io non l'ho detto.
PRESIDENTE . Chi l'ha detto che è francescano? Ha detto che lui l'ha conosciuto perché ha seguito il sequestro del figlio.
ELIO CIOPPA . Io l'ho interrogato tre o quattro volte.
PRESIDENTE . Perché era figlio di Ortolani non lo doveva cercare?
GERO GRASSI . No, assolutamente.
PRESIDENTE . Meno male.
GERO GRASSI . Siamo in uno Stato di diritto. Ma io, presidente...
Pag. 31PRESIDENTE . Che resti a verbale che Cioppa ha conosciuto Ortolani perché si occupava del sequestro del figlio. Non ha detto né che era santo, né che era buono, né che era bravo, né che era bello.
ELIO CIOPPA . Mi scusi, le voglio far vedere un'altra cosa, presidente, perché forse non gliel'ho fatta vedere. Guardi questo volantino trovato in un covo. Io stavo in tutti i covi dei brigatisti, in tutti i covi c'ero io.
PRESIDENTE . Leggo: «Capo della sezione antisequestri, Squadra mobile di Roma. Dirige il Commissariato Prenestino. È stato il primo ad applicare la ronda di quartiere. Gran figlio... Le pattuglie in funzione sono tre, con a capo un maresciallo... Vicequestore, sta al SISDE dal 1979. È accusato eccetera», con tanto di foto e sigaretta.
ELIO CIOPPA . In tutti i covi delle BR.... Guardi qua, guardi che cosa ho dato allo Stato, e poi mi devo trovare addosso... Insomma, ne convenga, onorevole, onestamente, c'è tanta di quella amarezza in me. Mi può capire.
GERO GRASSI . La capisco. Se lei è stato soggetto passivo di deviazioni da parte di qualcuno, io non ho nessuna difficoltà a chiederle scusa, però vorrei che lei...
PRESIDENTE . Volevo solo ricordare, perché è un passaggio importante, che Cioppa è quello che dichiara che ha ricevuto da Grassini un foglio con una serie di nomi e che Grassini gli ha riferito di aver avuto quei nomi a seguito di un incontro con Gelli, che Grassini stesso ha avuto in una riunione con altri. Lo mette a verbale Cioppa, questo. Poi Grassini invece dichiara che Gelli era un confidente diretto di Cioppa.
GERO GRASSI . Agli atti Grassini dice che Gelli era un confidente...
PRESIDENTE . Dopo.
ELIO CIOPPA . Io debbo ritenere per forza...
PRESIDENTE . C'è il foglio allegato di quei nomi, che Grassini dà a Cioppa dopo una riunione con Gelli.
GERO GRASSI . Presidente, quello che mi sforzo di dire è che oggi, nel 2017, nessuno vuole riconoscere il ruolo della P2, nessuno vuol riconoscere Gelli criminale, nessuno vuol riconoscere nulla. Sono tutti incappati per caso nella P2. Tutto qui.
PRESIDENTE . Per una volta che ti volevo quasi dare ragione... Provavo a dirti che nella deposizione di Cioppa di allora, non di oggi, quel foglio ribadisce un rapporto tra Grassini e Gelli in una serie di riunioni. Questo è un dato importante. È l'unico che ammette. Poi, certo, Grassini lo smentisce, però c'è tanto di foglio che fa riferimento a questa presenza di Gelli nelle indagini su Moro.
GERO GRASSI . Dopodiché, Tina Anselmi stende una relazione del ruolo della P2 nel caso Moro, parla del SISDE, dei Carabinieri, della Polizia eccetera e noi continuiamo a dirci – noi – che la P2 era la Confraternita dell'Addolorata...
PRESIDENTE . Noi, veramente, non diciamo niente.
GERO GRASSI . ...ma così non è.
PRESIDENTE . Nessuno di noi ha mai detto questo.
GERO GRASSI . Presidente, non c'è nessuno che sia venuto qua e che, quando abbiamo parlato della P2, abbia avuto, dopo quarant'anni, il coraggio storico di dire: «Sì». Si ricorda il generale Cornacchia? Esempio pratico.
PRESIDENTE . Il generale Cornacchia ha anche dichiarato che stava lì e magari non c'era.
Pag. 32GERO GRASSI . Il generale Cornacchia ha detto che non aveva la tessera.
ELIO CIOPPA . Cornacchia ce l'ha con me, simpaticamente – Cornacchia lo conosco, abbiamo operato tante volte – perché gli «fregai» Bergamelli, su. Gli è rimasta sempre sul gozzo. Lo dico in tono sportivo, diciamo.
FEDERICO FORNARO . Le chiedo ancora uno sforzo di memoria, ringraziandola comunque per l'audizione di questa sera.
Lei ha accennato, in riferimento a quella donna che era amica dei brigatisti, che lei incontrava a Genova...
PRESIDENTE . No, che era una brigatista.
FEDERICO FORNARO . Non è quello l'oggetto della domanda. Ci siamo capiti. Ha detto che il contatto le venne presentato comunque attraverso un pregiudicato.
ELIO CIOPPA . No, io non ho mai avuto rapporti con il pregiudicato. L'ha avuto il capitano della Guardia di finanza il contatto con questo pregiudicato, perché era una sua vecchia fonte.
FEDERICO FORNARO . Lei, a distanza di tanto tempo, non ricorda chi fosse?
ELIO CIOPPA . La donna?
FEDERICO FORNARO . No, il pregiudicato.
ELIO CIOPPA . No. D'altro canto, non aveva importanza. Quello che mi diceva Maurizio Navarra era oro colato. Diceva: «Questo è uscito dal carcere da poco. È un pregiudicato». Io non è che...
FEDERICO FORNARO . Non deve giustificare...
ELIO CIOPPA . Lei deve convenire che non è che dici: «Come si chiama?».
FEDERICO FORNARO . Le ho fatto una domanda. Non c'era nessun retropensiero da questo punto di vista. Non è che sto pensando perché lei non si debba ricordare.
ELIO CIOPPA . Non si rese conto, però, in quel frangente, che era difficilissimo che una brigatista si mettesse con un uomo della mala comune, o viceversa. È difficile, perché la mala comune è la mala che parla e, quindi, di conseguenza...
FEDERICO FORNARO . Disattende sicuramente le regole interne.
ELIO CIOPPA . Esatto.
FEDERICO FORNARO . Un'ultima cosa, ma si tratta un po’ di una sua percezione dell'epoca, quindi le chiederei di riportare le lancette del tempo al 16 marzo 1978, all'agguato di via Fani e ai giorni successivi, i 55 giorni, anche se lei, come ha ricordato, non ha avuto un'attività diretta in quei 55 giorni. Però, come ci ha descritto questa sera, era una persona che conosceva molto bene Roma, era un investigatore di livello, come lei ha ricordato, in particolare sul fronte dei sequestri e, come ricorda anche nel libro, si occupò del sequestro Amati, che per un certo periodo fu parallelo al sequestro Moro. Avvenne nello stesso tempo.
ELIO CIOPPA . Il sequestro Amati avviene dal febbraio 1978 al maggio 1978, grosso modo lo stesso periodo.
FEDERICO FORNARO . Quindi, erano anche i momenti in cui tra di voi vi parlavate. Il sequestro di Moro fu, ovviamente, una «bomba atomica». Era – immagino – un argomento di cui si parlava.
Rispetto ai primi momenti, perché su questo noi abbiamo molto ragionato e abbiamo chiesto anche testimonianze, negli ambienti della Polizia e negli ambienti che lei frequentava, tra gli investigatori, faceste delle ipotesi su dove Moro potesse essere prigioniero? Per essere chiari, non sull'indirizzo – questo è evidente – ma su una determinata zona di Roma o fuori Roma?
ELIO CIOPPA . Guardi, se fossero stati delinquenti comuni, quelli che io ero abituato a trattare da tanti anni, avrei potuto avere un'idea, ma, trattandosi di terroristi, le ripeto ancora una volta che si mettevano proprio nello stabile dove ci stanno operai, professionisti e così via, proprio per mascherarsi. Non so se rendo l'idea.
FEDERICO FORNARO . Oggettivamente, mi darà atto che via Gradoli non rispondeva a questa caratteristica.
ELIO CIOPPA . No, risponde perfettamente, perché a via Gradoli è vero che ci sono questi appartamenti ai piani primo, secondo e mi pare pure terzo, però alla stessa via Gradoli ci sono tante persone perbene: giornalisti, professionisti e così via. Ne deve convenire. A via Gradoli sa quanti giornalisti ci stanno? Tanti. Giornalisti per dire persone di un certo livello di cultura e roba del genere.
Però, io le dico una cosa...
FEDERICO FORNARO . Allora le faccio un'altra domanda. Quando il 18 aprile 1978 venne scoperta la base di via Gradoli, la cosa la stupì molto, oppure no?
ELIO CIOPPA . La base di...?
FEDERICO FORNARO . Quando si scopre il covo di via Gradoli, il 18 aprile 1978.
ELIO CIOPPA . Sì, va bene. Che cosa...?
FEDERICO FORNARO . La cosa la stupì? Ebbe un moto di stupore nello scoprire di via Gradoli, oppure disse: «Oh, guarda un po’...»?
ELIO CIOPPA . No, ci fu questo, che il procuratore capo Gallucci, in definitiva, voleva assolutamente che io mi aggiungessi ai colleghi che trattavano l'aspetto Moro. Gli dissi: «Io non posso farlo», perché l'intesa era quella, cioè che dove c'era il sospetto si andava – non so se rendo l'idea – e poi si riferiva la cosa.
La stessa cosa l'ho fatta con Concutelli. Per farle capire come si agisce: io ho scoperto dove stava Concutelli a via dei Foraggi, perché ho fatto parlare uno dei NAR eccetera. Però, siccome quella su Concutelli era un'indagine tutta della DIGOS, mi sono presentato regolarmente da Umberto Improta e gli ho detto: «Umberto, guarda che questo NAR, che io non ho arrestato proprio perché ne ho parlato pure con il giudice eccetera... Se l'ipotesi è vera, dobbiamo andare in via dei Foraggi stanotte a catturare Concutelli». Improta mi disse: «Aspetta, allora portalo a Ponte Milvio, questo NAR, e sentilo insieme con quello che tratta la destra, Nicola Simone». Così andammo insieme con Nicola Simone a Ponte Milvio e Nicola Simone mi disse: «Elio, questo ne sa più di me della destra, quindi chiaramente quello che ti dice è la verità. Quindi, si può andare tranquillamente».
L'informatore addirittura disse: «Fate attenzione, che questo è un pazzo. Ha 30 chili di tritolo» e roba del genere. Andammo lì travestiti da Vigili urbani, logicamente, sul retro del Comando dei Vigili urbani, e poi ci mettemmo i corpetti eccetera e trovammo Concutelli.
Il modo di fare è questo. Io appartengo a un altro ufficio. Se vengo a conoscenza, o se qualcuno mi dice qualcosa, io...
FEDERICO FORNARO . Sta dando un'interpretazione veramente... Guardi che lei non è sul banco degli accusati; è stato chiamato per provare ad aiutare tutti noi nella ricerca di elementi che possono servire per ricostruire il più possibile la verità. Nessuno la sta accusando di nulla. Le ho chiesto di richiamare alla memoria se in quei giorni negli ambienti investigativi si aveva il sospetto che Moro fosse ancora a Roma o, per esempio, si pensava che fosse stato portato fuori, nelle chiacchiere tra i colleghi quando prendevate un caffè. Non sto facendo un ragionamento di relazioni di servizio. Non è questo il tema.
Lei era un osservatore privilegiato, perché era una persona esperta di sequestri. È vero che il terrorismo è una cosa diversa, però alcune dinamiche dei sequestri si possono riproporre. Da questo punto di vista, dalla sua esperienza, ad esempio, che Moro fosse nelle vicinanze di via Fani e non fosse Pag. 34 stato portato troppo lontano da lì voi la consideravate tra le cose possibili, oppure lei era convinto che potesse essere stato portato fuori perché, ad esempio, in una villetta era meglio ed era più facilmente difendibile?
ELIO CIOPPA . No. Io ero convinto che stesse anche a una breve distanza dal posto dell'agguato, per un motivo molto semplice: una notizia come quella dell'eccidio degli agenti, del maresciallo dei Carabinieri e poi del sequestro dell'onorevole Moro avrebbe portato, logicamente, centinaia di agenti...
FEDERICO FORNARO . Un dispositivo di sicurezza.
ELIO CIOPPA . ....alla loro ricerca. Quindi, se fossero voluti andare fuori Roma, avrebbero fallito senz'altro, perché, ovviamente, la città era completamente paralizzata con posti di blocco.
FEDERICO FORNARO . Quindi, sulla base della sua esperienza, è verosimile un'ipotesi secondo cui Moro viene catturato e portato in un covo non troppo distante, e poi magari, successivamente, quando le acque sono un po’ più calme, viene trasportato una seconda volta da un'altra parte?
ELIO CIOPPA . Ero più che convinto che stava lì. Le ripeto per l'ennesima volta, è chiaro che i brigatisti si mescolano. È un po’ come avviene in Siria. Lì quelli dell'ISIS che fanno? Si mescolano con gli operai e roba del genere...
FEDERICO FORNARO . Ma in questa logica lei ricorda che ci fu stupore all'epoca, quando le tre macchine usate nell'agguato di via Fani vennero ritrovate a distanza di due giorni una dall'altra nella zona di via Licinio Calvo? Di queste cose lei ricorda qualcosa? Ci fu occasione per parlarne con i colleghi oppure no?
ELIO CIOPPA . Se ne parlò, perché parlare se ne parlava. È chiaro.
FEDERICO FORNARO . Viene preso quasi come uno sberleffo alla polizia, alle forze dell'ordine.
ELIO CIOPPA . No, come sberleffo no. Fin dall'epoca del sequestro eravamo convinti che i brigatisti prima o dopo un errore lo avrebbero commesso, perché erano andati troppo al di là di quelle che erano le loro imprese. Quindi, di conseguenza, stavamo tutti in agguato. Poi Infelisi fece quella famosa circolare, quella che lei ha ricordato prima, che diceva che, dove c'è il sospetto, bisognava sfondare la porta e roba del genere. Quindi, indubbiamente...
PRESIDENTE . Indubbiamente il danno causato da Merola è stato enorme.
ELIO CIOPPA . Sì. È caduto tutto su di me.
PRESIDENTE . Adesso che sia caduto su di lei... È stato un danno enorme nella vicenda.
ELIO CIOPPA . Dico su di me come funzionario di polizia. Per l'amor di Dio, è stato un danno enorme per lo Stato.
FEDERICO FORNARO . Un'ultima cosa che si ricollega, invece, al ritrovamento del corpo di Moro in via Caetani. Le chiedo: successivamente al ritrovamento, quindi al 9 maggio 1978, quale impressione vi fu tra colleghi, tra di voi (e la sua impressione, quindi, in questo contesto) sul fatto che l'ultima prigione di Moro potesse essere vicina al luogo del ritrovamento del cadavere di Moro?
ELIO CIOPPA . No, perché sembrò subito chiaro che i brigatisti avevano sfidato proprio lo Stato, sia per il rapimento Moro, sia perché l'avevano portato vicino al Partito comunista e vicino alla DC. Non c'è ombra di dubbio. Quella era una sfida che i brigatisti facevano allo Stato, in definitiva.
FEDERICO FORNARO . Quell'interpretazione fu dall'inizio marcata, insomma?
Pag. 35ELIO CIOPPA . Sì, subito, perché si diceva: piazza del Gesù e via delle Botteghe Oscure. Stavamo lì, cento metri.
FEDERICO FORNARO . Era vicino, sicuramente. Allo stesso modo, via Caetani è l'inizio del Ghetto.
ERICA D'ADDA . Nel sentiment, non tanto nelle carte o in quanto lei ha scritto, ma sentendola parlare, lei dice: «A noi non è sembrato strano, parlando così tra di noi...»... Eravate evidentemente persone di alto livello per quanto riguarda l'attività investigativa, e avete pensato che via Gradoli potesse essere possibile, perché l'idea era che prima o poi i brigatisti, in fondo, un errore l'avrebbero fatto.
Che cosa avete pensato quando poi, invece, i brigatisti di fatto l'errore apparentemente non l'hanno commesso? Come lei dice adesso: «Però pensavamo che, in effetti, hanno portato questa grande sfida contro lo Stato, portando la macchina lì tra Botteghe Oscure e la sede della DC».
C'è un elemento che, ragionando proprio col sentiment anche della persona comune, non torna. «Prima o poi brigatisti un errore lo faranno», tant'è che anche lei pensa: «Non escono da Roma, perché si mette in moto tutta una macchina investigativa». Però, anche tutta questa macchina investigativa dà da pensare, perché è giusto metterla in moto, ma anche capire che i brigatisti non erano proprio degli imbecilli, vista l'operazione di via Fani.
Quando quell'errore non lo fecero, che cosa pensaste? Quando non si manifestò nulla che dette la sensazione di poter mettere il sale sulla coda dei brigatisti, voi, che eravate un po’ fuori da quelli che effettivamente avevano le indagini in mano, che cosa pensaste tra di voi?
ELIO CIOPPA . Se lei vuole un mio pensiero molto veritiero, io pensai che i brigatisti un errore prima o dopo l'avrebbero commesso. Erano andati troppo al di là. Dissi e pensai che era la fine dei brigatisti quel sequestro Moro, cosa che poi è avvenuta. Era la fine delle loro strategie, era la fine dei loro eccidi, era la fine di varie cose, cosa che si è rivelata vera. Però pensavo che comunque un errore più grossolano l'avrebbero fatto, cosa che, invece, purtroppo...
ERICA D'ADDA . Guarda caso, non l'hanno fatto.
ELIO CIOPPA . Sono con lei, purtroppo non l'hanno fatto.
PRESIDENTE . Il capitano Navarra della Guardia di finanza aveva molte relazioni con il mondo della criminalità organizzata, pure a Roma?
ELIO CIOPPA . No. Ha lavorato sempre a Massa, a quanto ne so io. Negli ultimi anni aveva lavorato a Massa. Comandava la locale compagnia.
PRESIDENTE . Ma lei se l'è trovato ai Servizi?
ELIO CIOPPA . Sì. L'ho trovato ai Servizi. Le ripeto, c'era il capitano della Guardia di finanza, tre ufficiali dei Carabinieri, Fabbri...
PRESIDENTE . Lei si ricorda se nel 1979 il capitano Navarra partecipò a qualche altra attività che consentì l'arresto di Morucci e Faranda?
ELIO CIOPPA . No, non si interessava di terrorismo, nel modo più assoluto. Era proprio il classico finanziere, ottima persona, squisita, ma i finanzieri hanno tutto un altro modo di investigare. Ne parlo con tutto il rispetto. Non si interessava di terrorismo.
PRESIDENTE . Ho capito.
MARCO CARRA . Rapidissimo, solo per capire una cosa che forse ha già trattato.
Rapporto Grassini-Gelli-comitato di crisi: viste anche sue precedenti dichiarazioni che in qualche modo avevano tentato di mettere in relazione questi aspetti della vicenda, le chiedo qualche ulteriore delucidazione al riguardo. Gelli partecipava alle Pag. 36 riunioni del comitato di crisi, detto in modo brutale?
ELIO CIOPPA . No. Io non ho mai visto Gelli. Guardi, io sono stato qualche volta... All'epoca il Ministro dell'interno chi era?
MARCO CARRA . Cossiga.
ELIO CIOPPA . Era Cossiga, sì. Allora no. Io pensavo all'altro ministro precedente. Cossiga spesso riuniva tutti questi vari capi dei vari Servizi e così via. Io non ci sono mai stato.
PRESIDENTE . La domanda che le fa l'onorevole Carra è: questi incontri tra Grassini e Gelli avvenivano al comitato di crisi, istituito durante il sequestro Moro, o avvenivano in separata sede? O Grassini non le ha mai detto dove aveva incontrato Gelli?
ELIO CIOPPA . Guardi che quello che io ho riferito l'ho riferito per dare un contributo, mi creda, perché do sempre contributi alle indagini.
PRESIDENTE . No, io volevo solo capire. Grassini disse solo: «Indaghi su questo foglio perché ho avuto indicazioni da Gelli»?
ELIO CIOPPA . Da Gelli, sì.
PRESIDENTE . Senza specificare: «L'ho visto stamani, ieri, l'altro ieri in una riunione»?
ELIO CIOPPA . No.
PRESIDENTE . Niente.
ELIO CIOPPA . Disse: «Queste sono le indicazioni di Gelli». Si trattava, peraltro, di investigazioni – devo ritenere – precise, perché tutti i personaggi erano personaggi chiaramente invischiati negli aspetti terroristici o in altro.
PRESIDENTE . O nelle comunicazioni.
Se non vi sono altre domande, vi ringrazio. Per quelli che vogliono, giovedì mattina alle 9, si svolgeranno gli accertamenti tecnici del RIS a via Camillo Montalcini 8-10.
Ringrazio il dottor Cioppa e dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 23.20.
(1) Il dottor Elio Cioppa ha precisato, con comunicazione scritta del 23 maggio 2017: «Contrariamente a quanto ho riferito nell'esporre l'operazione Canepa di Genova, conoscevo il professor Senzani perché avevo fatto degli accertamenti su di lui».
(2) Il dottor Elio Cioppa ha precisato, con comunicazione scritta del 23 maggio 2017: «Confermo che mi sono sbagliato, Morucci non c'era».
(3) Il dottor Elio Cioppa ha precisato, con comunicazione scritta del 22 maggio 2017: «In merito al verbale relativo alla telefonata delle BR al professor Tritto delle ore 12.10 del 9 maggio 1978 e al ritrovamento in via Caetani del corpo di Moro, questo è a firma del dottor Federico Vito, il quale, subito dopo la telefonata, si recò in via Caetani con il brigadiere D'Onofrio Domenico, l'appuntato Coppola Angelo e la guardia Marucci Nicola e provvide al piantonamento, con i suddetti agenti, dell'autovettura. Al mio arrivo il dottor Federico Vito non era presente, perché rientrato in Questura; il sottoscritto, ignorando quanto era precedentemente avvenuto, si recò sul posto con 50 agenti messi a sua disposizione, per motivi di ordine pubblico, del Questore di Roma, e aprì il bagagliaio dell'autovettura, rinvenendo il cadavere dell'onorevole Aldo Moro».