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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, di identificazione ed espulsione, nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti e sulle risorse pubbliche impegnate

Resoconto stenografico



Seduta n. 88 di Mercoledì 31 maggio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Gelli Federico , Presidente ... 3 

Audizione del Rappresentante speciale per le migrazioni e i rifugiati del Segretario Generale del Consiglio d'Europa, Tomáš Boček:
Gelli Federico , Presidente ... 3 
Fontana Gregorio (FI-PdL)  ... 3 
Gelli Federico , Presidente ... 4 
Fontana Gregorio (FI-PdL)  ... 4 
Gelli Federico , Presidente ... 4 
Boček Tomáš , Rappresentante speciale per le migrazioni e i rifugiati del Segretario Generale del Consiglio d'Europa ... 4 
Gelli Federico , Presidente ... 8 
Brescia Giuseppe (M5S)  ... 8 
Fontana Gregorio (FI-PdL)  ... 9 
Carnevali Elena (PD)  ... 9 
Gelli Federico , Presidente ... 10 
Boček Tomáš , Rappresentante speciale per le migrazioni e i rifugiati del Segretario Generale del Consiglio d'Europa ... 10 
Stavros Stephanos  ... 11 
Gelli Federico , Presidente ... 12 
Boček Tomáš , Rappresentante speciale per le migrazioni e i rifugiati del Segretario Generale del Consiglio d'Europa ... 12 
Gelli Federico , Presidente ... 12 
Carnevali Elena (PD)  ... 12 
Fontana Gregorio (FI-PdL)  ... 12 
Gelli Federico , Presidente ... 13 
Boček Tomáš , Rappresentante speciale per le migrazioni e i rifugiati del Segretario Generale del Consiglio d'Europa ... 13 
Gelli Federico , Presidente ... 13 

(La seduta, sospesa alle 9.45, è ripresa alle 9.45) ... 13 

Esame della relazione sulle vicende concernenti il centro di accoglienza per richiedenti asilo (CARA) di Mineo (Relatore: on. Burtone):
Gelli Federico , Presidente ... 13 
Burtone Giovanni Mario Salvino (PD) , Relatore ... 13 
Gelli Federico , Presidente ... 15 
Fontana Gregorio (FI-PdL)  ... 15 
Gelli Federico , Presidente ... 16 
Lorefice Marialucia (M5S)  ... 16 
Palazzotto Erasmo (SI-SEL-POS)  ... 16 
Beni Paolo (PD)  ... 17 
Dambruoso Stefano (CI)  ... 18 
Palazzotto Erasmo (SI-SEL-POS)  ... 19 
Fontana Gregorio (FI-PdL)  ... 19 
Gelli Federico , Presidente ... 19 
Burtone Giovanni Mario Salvino (PD) , Relatore ... 19 
Dambruoso Stefano (CI)  ... 20 
Burtone Giovanni Mario Salvino (PD) , Relatore ... 20 
Gelli Federico , Presidente ... 20 
Burtone Giovanni Mario Salvino (PD) , Relatore ... 20 
Palazzotto Erasmo (SI-SEL-POS)  ... 20 
Brescia Giuseppe (M5S)  ... 20 
Lorefice Marialucia (M5S)  ... 20 
Beni Paolo (PD)  ... 21 
Lorefice Marialucia (M5S)  ... 21 
Beni Paolo (PD)  ... 21 
Gelli Federico , Presidente ... 21 
Burtone Giovanni Mario Salvino (PD) , Relatore ... 21 
Palazzotto Erasmo (SI-SEL-POS)  ... 22 
Gelli Federico , Presidente ... 22

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
FEDERICO GELLI

  La seduta comincia alle 8.45.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta. Comunico che per l'audizione odierna sarà assicurato un servizio di traduzione simultanea, essendo stato richiesto dall'audito di poter intervenire in lingua inglese. Dovendo usufruire di un'aula attrezzata per il servizio di interpretariato, che però non è predisposta per l'impianto audiovisivo a circuito chiuso, quest'ultima forma di pubblicità dei lavori non sarà attivata.
  In ogni caso, della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e, ove necessario, anche su richiesta di un commissario ovvero dell'audito, i lavori della Commissione potranno proseguire in seduta segreta. Per assicurare la massima fluidità al dibattito pubblico prego i colleghi di riservare eventuali quesiti da sviluppare in sede riservata alla parte finale della seduta. Prego, inoltre, i colleghi di presentarsi indicando anche il Gruppo di appartenenza, in modo tale che risulti più semplice l'interlocuzione con il nostro audito.

Audizione del Rappresentante speciale per le migrazioni e i rifugiati del Segretario Generale del Consiglio d'Europa, Tomáš Boček.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Rappresentante speciale per le migrazioni e i rifugiati del Segretario generale del Consiglio d'Europa, Tomáš Boček. Gli diamo il benvenuto nella nostra Commissione.
  L'ambasciatore Boček ha pubblicato un rapporto in cui si rileva che l'Italia deve migliorare la capacità di accoglienza del proprio sistema di asilo e le politiche di integrazione, prevenire la tratta di esseri umani e combattere la corruzione nel campo dei servizi collegati all'immigrazione.
  Vedo che lei capisce l'italiano. Benissimo, questo ci aiuta molto. Grazie.
  Il Rappresentante speciale ha, inoltre, sottolineato la necessità di rafforzare la tutela dei minori rifugiati e migranti, esortando le autorità italiane e l'Unione europea ad accelerare l'esame delle richieste di asilo e delle domande di ricollocazione e di ricongiungimento familiare, mettendo in guardia contro le debolezze del sistema dei rimpatri volontari o delle espulsioni forzate, che rischiano di incoraggiare l'afflusso di un sempre maggior numero di migranti economici irregolari.
  Nel rapporto viene sottolineato il contesto generale in cui l'Italia deve affrontare sfide enormi. La presenza record del 2016, con circa 180.000 sbarchi, di cui circa 25.000 minori non accompagnati, non facilita certo questo compito. Per questo servirebbe maggiore solidarietà da parte degli Stati europei per garantire una più equa ripartizione dei richiedenti asilo.
  L'ambasciatore si è anche particolarmente interessato del tema dei minori stranieri non accompagnati. Darei a lui la parola per illustrare i documenti presentati e ogni elemento che ritenesse degno di segnalare alla Commissione.
  Ricordo che l'ambasciatore è accompagnato dal dottor Stephanos Stavros.

  GREGORIO FONTANA. Intervengo sull'ordine dei lavori, presidente. Noi abbiamo Pag. 4chiesto – io stesso l'ho chiesta – ai primi di marzo l'audizione dell'ambasciatore Boček, che ringrazio di essere qui. Sarà molto interessante ascoltarlo stamattina.
  Vorrei sapere, però, la ragione per la quale i componenti della Commissione sono stati forniti non della relazione che l'ambasciatore Boček ha fatto in quasi quindici giorni di missione, ma di un altro documento, che è molto interessante, per carità, ma che non c'entra granché con la missione dell'ambasciatore, che comunque, proprio perché è qui, sarà interessante sentire. Vorrei capire la ragione per la quale è stata omessa la distribuzione del rapporto sull'Italia, che è l'oggetto dell'audizione di oggi.

  PRESIDENTE. Si è trattato di un errore formale degli Uffici, i quali hanno fatto la traduzione di un testo che non è quello a cui lei fa riferimento.

  GREGORIO FONTANA. Glielo fornisco io, così almeno può avere sotto mano il testo.

  PRESIDENTE. Grazie. Do la parola all'ambasciatore Boček.

  TOMÁŠ BOČEK, Rappresentante speciale per le migrazioni e i rifugiati del Segretario Generale del Consiglio d'Europa. Onorevole presidente, onorevoli parlamentari, vi ringrazio per avermi invitato a quest'audizione. Mi incoraggia l'attenzione prestata dalla Camera alle questioni che attengono alla protezione dei migranti e dei rifugiati.
  Mi avete invitato a parlare della situazione dei migranti in Italia sulla base della relazione che ho svolto, ma anche della situazione più generale in Europa, nonché delle politiche di tutela dei minori migranti e rifugiati. Consentitemi di sottoporvi alcune osservazioni e idee che scaturiscono dalle mie missioni conoscitive in diversi Paesi membri del Consiglio d'Europa, nonché dalle mie attività in seno al Consiglio stesso.
  Vorrei spiegare bene dall'inizio quello che il Consiglio d'Europa e io stesso, come Rappresentante speciale, non facciamo: il Consiglio d'Europa non si occupa della gestione delle politiche di migrazione; non siamo un organo di monitoraggio; in quanto Rappresentante speciale per la migrazione e i rifugiati, il mio mandato è raccogliere informazioni sulla situazione nei 47 Paesi membri e proporre assistenza e consulenza per gli Stati membri. Questa è la mia attività principale. Ho svolto missioni conoscitive in Grecia, Turchia, Francia e Italia e tra due settimane mi recherò in Serbia e nella zona di transito in Ungheria.
  Il messaggio principale di cui voglio essere portatore e che vorrei trasmettere a tutti, ovviamente, è che i rifugiati e i migranti sono protetti dal diritto internazionale dei diritti umani, ma questo non basta. Un altro messaggio è quello dello Stato di diritto, in virtù del quale diverso tempo fa abbiamo stabilito una serie di regole per valide ragioni.
  I nostri Paesi hanno sottoscritto la Convenzione europea dei diritti umani. I nostri predecessori l'hanno fatto perché hanno capito che cosa succedeva quando si disprezzava la dignità umana. Ricordiamo atti barbarici che hanno indignato la coscienza umana. Faccio riferimento al preambolo della Dichiarazione sui diritti umani.
  Oggi, però, nel quadro di questa crisi dei rifugiati, di questi spostamenti di massa, alcuni stanno dimenticando il significato di questa Convenzione. Pertanto, io ho il dovere – ma è un nostro dovere – di ricordare queste cose. Oggi dobbiamo sostenere e mantenere questo quadro giuridico internazionale, perché, se non lo facciamo, verranno colpiti non solo i diritti umani dei rifugiati e migranti, ma anche i nostri diritti umani. Questo è l'insegnamento della storia, questo è il mio messaggio e questa è la prospettiva che mi conduce a questa discussione.
  Adesso cercherò di fare qualche osservazione relativa alla mia relazione sull'Italia.
  Ho visitato l'Italia dal 16 al 21 ottobre dell'anno scorso e la mia relazione è stata pubblicata il 2 marzo di quest'anno. Ho visitato strutture di accoglienza formali e Pag. 5informali a Lampedusa, Como, Sicilia e Roma.
  Molte cose sono successe nel frattempo: 108.000 migranti in più sono arrivati nel Paese e non ne sono partiti molti; le autorità italiane hanno salvato molte vite e sono state approvate norme importanti, come la legge n. 47 recante Misure di protezione dei minori non accompagnati o il decreto-legge per accelerare le misure collegate alla protezione internazionale.
  Quali sono state le risultanze principali della mia missione? In tutte le fasi della mia missione di indagine mi ha colpito moltissimo la buona volontà di tutti coloro che si occupano dell'assistenza ai rifugiati e ai migranti che arrivano in Italia. Senza questa buona volontà, sarebbe stato impossibile far fronte a sfide di tale entità: 180.000 rifugiati e migranti sono arrivati in Italia nel 2016, di cui circa 30.000 minori non accompagnati.
  È chiaro che questo gran numero di arrivi si è ripercosso negativamente sul sistema di registrazione dei rifugiati e dei richiedenti asilo e su tutto il sistema di accoglienza italiano. Pertanto, bisognava aumentare le capacità di prima accoglienza per gli adulti, ma in particolare per i minori, per ridurre anche la durata dei soggiorni presso gli hotspot.
  Per esempio, all’hotspot di Lampedusa ho incontrato 13 ragazze minorenni. La metà era nell’hotspot da più di due mesi. In realtà, in linea di principio, il soggiorno massimo deve essere di 72 ore. Anche gli standard dei vari hotspot variano dall'uno all'altro e manca un quadro giuridico interno per quanto riguarda le procedure che si svolgono all'interno degli hotspot.
  Un'altra grave preoccupazione riguarda il traffico di esseri umani. Per quanto riguarda le rotte che attraversano l'Italia, le procedure di sbarco non garantiscono l'identificazione delle vittime di tratta o di altre figure vulnerabili. Gli standard diversi nelle strutture di accoglienza e il fatto che le autorità non monitorino l'esecuzione dei contratti da parte degli operatori privati creano un ambiente propizio a operatori senza scrupoli. Siete consapevoli che ci sono delle indagini in corso per quanto riguarda un presunto coinvolgimento della mafia nelle aziende che hanno vinto gli appalti per la gestione delle strutture di accoglienza.
  Per quanto riguarda le procedure di asilo, la lentezza delle procedure e dei ricorsi porta ad aggravare la carenza di posti disponibili, anche per quanto riguarda le regole per la ricollocazione e il ricongiungimento familiare in ambito UE. Inoltre, c'è un'eccessiva concentrazione di minori non accompagnati in alcune zone che ha portato un po’ a una crisi del sistema di protezione.
  Il numero relativamente basso di migranti economici e di richiedenti asilo respinti che sono rimossi dal territorio italiano contribuisce ad appesantire il sistema di accoglienza e ad incoraggiare gli arrivi. Questo me l'hanno detto alcuni richiedenti asilo respinti.
  Un'altra risultanza della mia missione, che sarà nota a questa Commissione, è il ruolo dei contrabbandieri di esseri umani, che gestiscono reti molto sofisticate dall'Africa del Nord e dalla Turchia. Ovviamente bisogna far fronte a questo contrabbando, ma sono indagini internazionali e questo in parte costituisce un problema.
  Alla fine della mia visita in Italia comunque mi ha incoraggiato la constatazione che nel Paese ci sia una volontà autentica di migliorare il trattamento dei migranti e dei rifugiati che arrivano in Italia.
  Cosa può fare il Consiglio d'Europa? Può offrire assistenza in diverse forme. Oggi avrò incontri con le autorità italiane per uno scambio di vedute preliminare in merito ad una serie di proposte a seguito delle mie raccomandazioni espresse nella relazione.
  L'audizione odierna in Commissione, secondo me, è una valida base non solo per portare avanti un dialogo, ma anche proprio per creare una cooperazione concreta. Come dicevo, il Consiglio d'Europa potrebbe dare assistenza concreta alle autorità italiane, su richiesta di queste ultime, in una serie di settori, per esempio nella protezione dei minori non accompagnati. Potremmo fornire competenze ed expertisePag. 6tecniche per quanto riguarda l'applicazione della legge per la protezione dei minori non accompagnati e anche per la preparazione dei Regolamenti attuativi.
  Siamo pronti anche ad effettuare una valutazione del sistema dei tribunali amministrativi per quanto riguarda l'efficacia della gestione dei casi a livello di tribunale o il riconoscimento dei titoli di studio superiori dei rifugiati. Anche sul riconoscimento dei titoli di studio dei rifugiati esiste un progetto pilota che è in fase di attuazione in Grecia. Potremmo attuare un analogo progetto in Italia.
  Possiamo anche intervenire nel settore della formazione dei giudici chiamati a decidere nei casi di richiesta di asilo per garantire che le sentenze siano conformi alla Convenzione europea sui diritti umani.
  Il Consiglio d'Europa può dare assistenza anche nella lotta al contrabbando, facilitando lo scambio di competenze e di esperienze tra gli Stati membri e anche mettendo a punto le migliori pratiche nel settore.
  Per quanto riguarda il traffico di esseri umani e le accuse di corruzione, la competenza e l'esperienza degli appositi organismi del Consiglio d'Europa, come, per esempio, il gruppo GRETA, il Gruppo di esperti sulla lotta contro il traffico di esseri umani, e il gruppo GRECO, il Gruppo di Stati contro la corruzione, possono essere veramente di grandissimo ausilio.
  Questo è quanto volevo dire sull'Italia. La seconda parte della mia relazione riguarderà la situazione dei migranti e dei rifugiati nel più ampio contesto europeo.
  Se dovessi sintetizzare in una frase la situazione europea, cosa direi? La migrazione di massa ha messo a dura prova il sistema della protezione e della salvaguardia dei diritti umani in Europa. Ci sono forze politiche xenofobe e nazionalistiche che cercano veramente di inficiare la Convenzione europea per i diritti umani con riferimento ai massicci flussi migratori. Vediamo anche, purtroppo, esponenti delle forze tradizionali che seguono questo esempio.
  Quando il sistema creato per contenere l'aggressività, il nazionalismo e l'egoismo inizia a cedere, il nazionalismo inizia ad avanzare e a volte la situazione cambia molto rapidamente. Molti Stati si trovano veramente quasi sul punto di violare i diritti umani sanciti a livello internazionale, mentre altri hanno già attraversato questa linea di demarcazione e stanno violando i diritti umani. Questo, ovviamente, ci preoccupa molto.
  Tutti siamo consapevoli della sfida dell'aumento dei flussi migratori e degli arrivi di massa dei migranti negli ultimi due anni. Le risposte degli Stati europei sono state inadeguate rispetto agli standard dei diritti umani. Alcuni Stati europei hanno puntato sulla sicurezza e hanno usato anche la violenza per bloccare i migranti irregolari o hanno realizzato espulsioni collettive, azioni in contrasto con il principio del non respingimento e che non garantiscono il diritto a richiedere asilo. Inoltre, vanno a colpire anche altri diritti umani dei migranti, come la libertà dai maltrattamenti, in alcuni casi, e addirittura il diritto alla vita.
  Ciononostante, ci sono anche degli esempi positivi. Alcuni Paesi europei che si trovano in prima linea ogni giorno si impegnano per salvare le vite dei migranti. L'Italia si è impegnata a fondo per salvare le vite dei migranti e dei rifugiati anche al di là della propria area di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo. Sono questi gli Stati che sopportano il fardello più pesante per quanto riguarda la garanzia del diritto di chiedere asilo per persone che fuggono dalla guerra, dalle persecuzioni o dalla povertà.
  In altri Paesi, invece, non ci sono procedure di asilo efficaci per nuovi arrivi. Spesso si adduce come spiegazione la crisi creata da questi arrivi di massa, punto di per sé valido, tuttavia, in una prospettiva di diritti umani, l'elevato numero di arrivi non può giustificare il fatto che non si registrino le richieste di asilo e che non ci siano strumenti giuridici di assistenza legale.
  Anche garantire un'accoglienza adeguata ai rifugiati e ai migranti nelle aree di frontiera di alcuni stati membri continua a rappresentare una difficoltà, anche se sono stati compiuti sforzi significativi in vari Pag. 7Stati, come Turchia, Italia e Grecia. Le condizioni di vita in alcuni centri di accoglienza ufficiali sono inadeguate, al di sotto degli standard, e i rifugiati e i migranti che restano al di fuori dei sistemi di accoglienza ufficiali non ricevono assistenza.
  C'è un altro fattore preoccupante che abbiamo visto in alcuni Paesi. Ci sono Paesi che adottano dei deterrenti normativi, prevedendo per esempio la detenzione automatica dei migranti e dei rifugiati, o la loro espulsione automatica. Questo, ovviamente, si ripercuote negativamente sui diritti fondamentali, come il diritto alla libertà, la libertà da maltrattamenti e il diritto a un iter giuridico valido.
  Alcuni problemi molto gravi riguardano i minori non accompagnati. Senza un tutore e la necessaria assistenza i minori non accompagnati sono esposti a rischi molto gravi: la violenza, lo sfruttamento sessuale, il traffico. Spesso le procedure per determinare l'età sono inadeguate o rappresentano anche un'interferenza intrusiva nei i diritti dei bambini.
  I bambini rifugiati e migranti che vivono nei centri di accoglienza or campi improvvisati spesso non ricevono neanche una scolarizzazione e, quindi, sono esposti a rischi di radicalizzazione. Alcuni sono obbligati a lavorare. Malgrado gli sforzi compiuti dobbiamo fare di più anche per quanto riguarda le misure di transizione, per garantire che questi minori vengano accolti nei sistemi scolastici e nelle nostre società, al tempo stesso rispettando il loro patrimonio linguistico e culturale.
  È superfluo ripetere che è necessaria una maggiore solidarietà tra Paesi europei. È un tema molto dibattuto. Per esempio, il bassissimo livello del ricollocamento tra i paesi membri del Consiglio d'Europa che partecipano ai programmi UE e la lentezza del ricollocamento e dei ricongiungimenti familiari hanno aggravato la situazione in Grecia, in Turchia, in Francia e in Italia.
  Il Consiglio d'Europa e altre organizzazioni internazionali hanno lanciato appelli per una maggiore solidarietà tra i Paesi che partecipano al programma di ricollocamento dell'Unione europea, ma sono stati fatti pochi passi in avanti.
  Mi dispiace e mi scuso di non aver potuto darvi un quadro più positivo della situazione dei rifugiati e dei migranti in Europa. Ciononostante, io rimango ottimista per il futuro, perché non possiamo far altro. Bisogna governare la migrazione nel rispetto dei diritti umani. Questo ci consente di garantire la sicurezza e anche di valorizzare la diversità nelle nostre società.
  Le migrazioni sono potenzialmente un grande contributo. Per esempio, la Germania, che ha accolto 1.100.000 migranti negli ultimi due anni, ha avuto un aumento dell'1,9 per cento del PIL proprio legato all'afflusso di migranti. Datori di lavoro e operatori economici hanno compreso il valore della mobilità e della diversità.
  L'ultimo tema del mio intervento, senz'altro non il meno importante, è la protezione dei minori. È questo un tema cui ho dedicato particolare attenzione nelle mie missioni conoscitive. Proprio il Segretario generale mi ha conferito questo specifico mandato. All'inizio dell'anno ho presentato al Comitato dei ministri una relazione tematica sui minori che analizza la situazione sulle base delle risultanze della mia missione.
  Quali sono le aree di maggiore preoccupazione? Identificazione, valutazione dell'età, registrazione e tutela dei minori non accompagnati, condizioni di accoglienza inadeguate, mancanza di misure di prevenzione e di risposte rispetto ai minori che scompaiono, mancanza di alternative alla detenzione, violenza, traffico e sfruttamento, mancanza di istruzione e di integrazione, accesso insufficiente ai servizi sanitari.
  La relazione tematica diceva chiaramente che dobbiamo elaborare una strategia per affrontare queste sfide. Il Segretario generale mi ha chiesto di coordinare la preparazione di un Piano d'azione per proteggere i minori migranti e rifugiati. Abbiamo individuato i settori in cui il Consiglio d'Europa può fornire un contributo valido sulla base della sua ampiezza geografica, del metodo intergovernativo di cooperazione internazionale e del suo solido acquis dal punto di vista dei diritti umani. Pag. 8
  Sono lieto di informarvi che i 47 ministri degli esteri due settimane fa, a Nicosia, hanno approvato questo Piano d'azione. Con questo forte sostegno politico l'organizzazione ha fatto proprio questo Piano. Secondo me, si tratta di una base solida per il nostro obiettivo comune, cioè trattare questi minori come tali. I pilastri principali sono 3: l'accesso ai diritti, una protezione efficace e il rafforzamento dell'integrazione dei minori.
  Sono nove gli obiettivi definiti nel Piano d'azione, con una serie di azioni concrete articolate in tre fasi. In primo luogo, si tratta di individuare gli esperti con valide esperienze nazionali e farli incontrare. In secondo luogo, queste riunioni di esperti debbono sfociare in un risultato concreto, per esempio un manuale, delle linee-guida, un manuale di orientamento e indirizzo e migliori pratiche. In terzo luogo, non dobbiamo limitarci ad avere questo manuale, ma dobbiamo darvi attuazione, con attività di formazione per le persone che ogni giorno si occupano dei minori migranti e rifugiati.
  I diritti dei minori saranno al centro dei vari filoni di lavoro del Consiglio d'Europa, che prevedono: diritti dei bambini, istruzione, sport, partecipazione giovanile, media e altri settori. L'importante è avere linee-guida sulla valutazione dell'età e sulla tutela dei minori, accoglienza in contesti adeguati non detentivi e integrazione linguistica.
  A livello pratico, per esempio, avremo dei cataloghi di buone pratiche in una serie di settori: contrasto al traffico, ripristino dei legami familiari, ricongiungimento familiare e procedure adeguate per quanto riguarda l’iter dell'asilo e dell'immigrazione. Questo Piano d'azione, tra l'altro, ci consentirà di rafforzare la cooperazione con le Agenzie dell'ONU e con l'Unione europea.
  Siamo all'inizio dell'attuazione del Piano d'azione, che va dal 2017 al 2019. Noi abbiamo una forte motivazione a realizzare questi obiettivi, perché questi bambini sono il nostro futuro, sia che rimangano in Europa, sia che tornino nei loro Paesi di origine.
  In conclusione, onorevoli commissari, signor presidente, spero che le osservazioni e le idee che vi ho esposto oggi possano essere un utile contributo alla riflessione di questa Commissione. Per me è stato un onore avere questa possibilità di dialogo. Spero che potrà essere portata avanti ulteriormente con le autorità italiane. Grazie ancora dell'invito. Sono a disposizione per le vostre domande.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, signor ambasciatore, per l'interessantissima relazione che ci ha fornito sia sul quadro italiano, sia sul quadro europeo. Sono molto interessanti anche le proposte operative sulle quali cercare di orientare la missione non solo del nostro Paese, ma dell'intero numero degli Stati membri del Consiglio d'Europa.
  A questo punto, se lei lo permette, darei la parola ai colleghi che si sono già prenotati per porle alcune domande e fare alcuni interventi. Raccogliamo le domande, poi lei potrà, ovviamente, intervenire.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  GIUSEPPE BRESCIA. Grazie, presidente. Grazie all'ambasciatore Boček per essere intervenuto e per averci fornito questa relazione così esaustiva. Vorrei concentrarmi soltanto su un punto in particolare, ossia il sistema di solidarietà tra i Paesi europei che, in questo momento, a mio avviso, e non solo a mio avviso – penso sia sotto gli occhi di tutti – non sta assolutamente funzionando.
  Come lei stesso ha detto, uno dei maggiori problemi in Italia è il fatto che i migranti arrivino ma non escano in alcun modo, né attraverso i ricollocamenti che dovrebbero avvenire nei Paesi membri dell'Unione europea, né attraverso i rimpatri, perché questi sono – abbiamo capito – quasi impossibili, o comunque molto difficili da mettere in pratica.
  La mia domanda è: secondo lei, come si possono far funzionare meglio questi due meccanismi? Per quanto riguarda il ricollocamento, quali leve si possono utilizzare Pag. 9per convincere i Paesi membri ad essere più solidali nei confronti di chi è alla frontiera e, quindi, al centro del Mediterraneo, come l'Italia e la Grecia, che sono in fortissime difficoltà a causa della loro resistenza nell'accogliere e nel ricollocare le persone?
  Forse la domanda ancora più complessa alla quale dare una risposta è: come riuscire ad effettuare i rimpatri sulla base di accordi bilaterali che, però, rispettino i diritti umani? Moltissimi dei Paesi da cui provengono queste persone magari sono sotto una dittatura. Magari ci sono degli interlocutori in questi Paesi con i quali difficilmente si possono stringere accordi di questo tipo senza che vengano lesi i diritti umani. O addirittura ci sono dei Paesi che non hanno dei Governi ben definiti con i quali stringere accordi – penso alla Libia –, con cui quindi si stringono accordi, ma senza la certezza che gli impegni presi possano essere rispettati.

  GREGORIO FONTANA. Grazie, signor ambasciatore, della sua relazione così importante, che mette in luce problemi che, purtroppo, sono noti al mondo politico italiano e, in particolare, a questa Commissione. Penso sia importante soffermarsi su un punto che nella sua relazione ha evidenziato, quello relativo alla concessione della protezione internazionale.
  In particolare, nella sua relazione si parla del fatto che l'Italia sia generosa con la protezione internazionale. Volevo capire a che cosa si riferisce e se, in particolare, si riferisce alla cosiddetta protezione umanitaria, che in Italia è presente, a differenza che in altri Paesi.
  Per quanto riguarda, invece, la questione dell'accoglienza, che è un altro punto fondamentale, quali sono, a suo modo di vedere, i punti deboli del nostro sistema di accoglienza? Lei ha messo in rilievo la questione delle possibili infiltrazioni con la criminalità. Questo è un punto. In particolare, nel sistema organizzativo della nostra accoglienza, a suo modo di vedere, cos'è che non funziona?

  ELENA CARNEVALI. Ringrazio davvero molto l'ambasciatore della sua relazione e del rapporto che ha potuto fare da osservatore nel nostro Paese, nonché del fatto che abbia riconosciuto la generosità dell'Italia. A partire dalla data in cui ha terminato la sua visita alla data di oggi mi sembra di riconoscere uno sforzo autentico anche e soprattutto nell'ultimo periodo per cercare di contrastare tutta la parte relativa alle preoccupazioni e ai fatti veri che si sono già realizzati riguardo soprattutto le infiltrazioni malavitose nel sistema e lo sforzo al quale siamo chiamati per essere sempre più rispettosi della Convenzione dei diritti dell'uomo.
  Mi soffermo su alcune delle considerazioni che lei faceva. Devo dire che sono certa – non solo mi auguro – che la sua disponibilità, avendo già individuato un focus di attenzione e di possibile collaborazione con gli Stati e anche con l'Italia, ci aiuterà sicuramente a migliorare la condizione italiana per quello che riguarda non solo l'accoglienza, ma anche tutto il percorso dall'identificazione fino a una vera capacità di integrazione. Questo è l'obiettivo ultimo al quale dobbiamo tendere.
  Ci sono due osservazioni che vorrei fare. Una riguarda la questione relativa al traffico degli esseri umani. Lei giustamente diceva che le procedure non garantiscono il riconoscimento della tratta. Chiedo se può riuscire a farmi comprendere meglio qual è il punto debole in Italia da questo punto di vista.
  Per quanto riguarda, invece, il sistema di identificazione e di riconoscimento, chiedo se, a suo giudizio, così come stiamo procedendo, stiamo sempre di più riconoscendo e attuando ciò che ci viene chiesto anche dagli accordi internazionali.
  In terzo luogo, vorrei una sua opinione riguardo alle prospettive verso le quali si vorrebbe andare nella modifica del Trattato di Dublino. A mio avviso, se le prospettive sono quelle che si stanno immaginando, non siamo nelle condizioni di facilitare non tanto i Paesi di approdo, quanto soprattutto il riconoscimento dei diritti delle persone che approdano nel nostro Paese, che è un paradigma diverso. Non lo facciamo nell'interesse del Paese Italia. Lo Pag. 10facciamo nell'interesse delle persone che approdano qui.
  Come secondo punto, vorrei soffermarmi soprattutto su una questione verso la quale siamo in questo momento fortemente attenti, ossia la questione che riguarda i minori stranieri non accompagnati. In primo luogo, una domanda. Secondo lei, non sarebbe il caso di riconoscere i minori stranieri non accompagnati? Finalmente abbiamo dato loro una definizione con la legge n. 47 del 2017. Abbiamo, peraltro – credo – anche un riconoscimento da parte vostra su come all'interno di questa legge venga migliorato il rispetto del diritto dei minori in tutte le procedure sulle identificazioni.
  Il punto, anche in questo caso, è relativo a un riconoscimento dei diritti sulla base di un titolo per poter rimanere o espatriare, oppure per poter accedere a un Paese europeo. Alla fine, abbiamo visto che per molti minori una delle soluzioni per poter permanere nel nostro Paese è ancora la richiesta, anche impropria, molto probabilmente, della domanda di riconoscimento della condizione di rifugiato o di asilante. Potremmo lavorare, in questo caso, almeno per quello che riguarda i minori, su una modalità diversa, che possa non solo consentire più facilmente il ricongiungimento familiare, ma anche facilitarne il ricollocamento?
  Il sistema attuale, oggettivamente, non sta funzionando. Per quanto doverosamente e obbligatoriamente il Paese Italia debba garantire il rispetto dei diritti delle Convenzioni dei minori, oltre a quelle sui diritti dell'uomo, c'è un contesto di diritto legislativo che sembra impedire la possibilità che ciò si realizzi. Così è troppo farraginoso. Così non funziona.
  Sarei particolarmente interessata anche alla questione del riconoscimento del titolo di studio. È molto importante questo aspetto, perché ci consente e ci consentirebbe anche, sulla base della legislazione italiana, di far proseguire l'istruzione a questi ragazzi e di farli accedere in modo migliore al sistema di istruzione. Avendo assolto l'obbligo scolastico, ci consentirebbe di farli accedere anche ad una formazione che faciliti l'ingresso nel mondo del lavoro.
  Con riguardo ai Paesi che mettono le persone in condizione di essere detenute e di subire espulsioni di massa, mi auguro che ci sia non dico un sussulto, ma una reazione, perché non è possibile che ci sia una tolleranza. Questa è l'altra situazione che stiamo vedendo, una sorta di tolleranza per chi palesemente vìola i diritti dell'uomo. Credo che questo non corrisponda non solo a ciò che dovremmo attuare, ma neanche ai valori fondanti della nostra Unione europea.
  Per il momento mi fermo qui.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altri colleghi che vogliono fare delle domande, do la parola all'ambasciatore Boček per la replica.

  TOMÁŠ BOČEK, Rappresentante speciale per le migrazioni e i rifugiati del Segretario Generale del Consiglio d'Europa. Grazie per le domande, le cui risposte non sono facili.
  Come migliorare il sistema di solidarietà? Ci sono migliaia di persone che si occupano di questo problema e che ci riflettono. L'idea era una buona idea, ma forse andava attuata in maniera diversa. Non prendo posizione, ovviamente, ma, tenendo presente il retaggio storico-culturale di alcuni Paesi, osservo che adesso è diventato difficile tornare indietro e convincere alcuni Paesi a dare prova di maggiore solidarietà, perché gli elettori in questi Paesi non sono favorevoli. Questa opinione è stata creata da alcune forze politiche e i grandi partiti politici non hanno fatto abbastanza. Quindi, adesso è difficile fare marcia indietro e dobbiamo trovare altri canali per promuovere la solidarietà e anche altre argomentazioni.
  Per esempio, se non si aiutasse l'Italia e se il sistema italiano crollasse, la Corte di Strasburgo potrebbe dire che i Paesi non possono rimandare i migranti in Italia. Questo varrebbe anche per la Grecia e potrebbe essere forse una tessera del mosaico.
  I rimpatri e i ritorni sono due soluzioni per alleviare un po’ il fardello per l'Italia. Pag. 11Mi riferisco al ricollocamento e poi al ritorno per chi non ha diritto alla protezione internazionale. Questa non dovrebbe essere una procedura nazionale, ma dovrebbe essere l'intera Unione europea, con la sua forza maggiore, a gestire queste procedure. So che sono stati già avviati dei passi in tal senso.
  Il ritorno in Paesi governati da dittature non credo sia un problema, perché, se queste persone sono a rischio in tali Paesi, hanno diritto alla protezione internazionale e, quindi, hanno diritto a chiedere asilo in Europa.
  Dicevo che l'Italia è generosa dal punto di vista della protezione internazionale. Parlavo proprio dello status di protezione umanitaria rispetto ad altri Paesi che ho visitato.
  I punti deboli del sistema sono le procedure di follow-up negli hotspot. Le persone rimangono bloccate in questi centri, che non sono stati pensati per una permanenza lunga. Bisogna forse accrescere le capacità delle procedure successive agli hotspot e poi anche la tutela e la protezione, che sono un punto debole del sistema per quanto riguarda i minori non accompagnati.
  Adesso, con le nuove norme di legge, probabilmente la situazione migliorerà e migliorerà anche molto. Anche se mi risulta che la legge sia stata approvata, adesso però bisogna approvare i Regolamenti attuativi a livello ministeriale. Noi – l'ho già detto e lo ribadisco – siamo pronti a fornire assistenza per quanto riguarda la stesura di questi Regolamenti.
  Passando al contrabbando e al traffico, il fatto è che al momento dello sbarco è difficile riconoscere le vittime del traffico e della tratta, ossia fare l'identificazione precoce delle vittime del traffico. Questa è una debolezza del sistema. Non si riescono a individuare sin dall'inizio le vittime del traffico al momento dello sbarco.
  Per emendare il Regolamento di Dublino in che direzione ci muoviamo senza un'accresciuta solidarietà e senza maggiori aiuti? Se i ritorni non aumentano, direi che non andiamo da nessuna parte. Abbiamo partecipato a un dibattito al Parlamento europeo sulla modifica al Regolamento di Dublino. Io ho cercato di dirlo chiaramente, ma, se me lo consentite, per quanto riguarda l'aspetto specifico del Regolamento di Dublino vorrei dare la parola al mio consulente giuridico.

  STEPHANOS STAVROS. Il Regolamento di Dublino è stato oggetto di molte critiche e le proposte della Commissione di emendare Dublino sono state anch'esse criticate. Comprendiamo queste critiche. Per quanto riguarda il Consiglio d'Europa, la nostra prospettiva è che ci sono tre punti suscettibili di suscitare preoccupazione in relazione alla Convenzione dei diritti umani, in primis l'applicazione stessa dei criteri di Dublino.
  Oggi, se una persona arriva in Italia o in Grecia e magari ha dei familiari in altri Paesi dell'Unione europea, l'Italia e la Grecia, sulla base del Regolamento di Dublino, mandano questa persona nel Paese dove ha i suoi familiari. Invece, le nuove proposte ci dicono che, prima di mandare questa persona nel Paese dove ha i suoi familiari, l'Italia e la Grecia debbono verificare l'ammissibilità della domanda di asilo e anche valutare nel merito la domanda di asilo. In pratica, questo potrebbe portare anche alla violazione del diritto alla vita familiare. Questo è un punto debole delle nuove proposte.
  Un altro punto debole riguarda i trasferimenti tra i Paesi del sistema di Dublino. In alcune circostanze, un Paese del sistema di Dublino può rifiutarsi di far tornare una persona in un altro Paese di Dublino, come avviene per la Grecia e in parte per l'Italia. In base alle nuove proposte i criteri per il mancato ritorno diventano più rigorosi e che questo può portare anche alla violazione del diritto di non subire trattamenti disumani e degradanti e del diritto ad avere strumenti giuridici.
  Il terzo punto debole, sempre in relazione alla Convenzione del Consiglio d'Europa, riguarda le penalità e le sanzioni per le persone che realizzano quelli che sono chiamati «movimenti secondari»: se ci si sposta da un Paese ad un altro senza Pag. 12autorizzazione, si viene privati dei diritti sociali fondamentali. Questo violerebbe la Convenzione europea dei diritti umani, la Carta Sociale UE. Quindi, nella prospettiva del Consiglio d'Europa, questi sono i tre principali punti deboli delle nuove proposte.

  PRESIDENTE. Grazie mille per questo chiarimento. Prego, ambasciatore.

  TOMÁŠ BOČEK, Rappresentante speciale per le migrazioni e i rifugiati del Segretario Generale del Consiglio d'Europa. C'erano alcune domande sui minori non accompagnati. Si chiedeva se la nuova legge potrà portare un contributo. Lo spero. Secondo me, si tratta di un passo nella giusta direzione, ma, come dicevo, la cosa importante sono i Regolamenti di attuazione. Siamo pronti a fare la nostra parte anche per accelerare l'emanazione di tali Regolamenti.
  La concessione dello status di rifugiato ai minori non accompagnati basterà? Sarà sufficiente? Probabilmente no. Serviranno anche misure di accompagnamento, che sono previste nella nuova normativa. È necessario, in tal senso, creare un sistema di designazione di tutori efficace, di modo che ogni minore non accompagnato abbia un tutore che se ne prende cura e che attua tutte le misure necessarie.
  I ricongiungimenti familiari rientrano nel nostro Piano d'azione. Sappiamo bene che questo è un grosso problema per i minori in Europa ed è per questo motivo che abbiamo dato a questo tema una grande priorità nel Piano d'azione. Vorremmo anche pubblicare un manuale di buone pratiche da poter diffondere in tutta Europa.
  Con riguardo al riconoscimento dei titoli di studio, lei ha detto che si tratta di un aspetto importante. Concordo. Noi stiamo attuando un progetto pilota in Grecia molto promettente. Se la Commissione e le autorità italiane sono interessate, cercheremo di introdurre questo progetto anche in Italia.

  PRESIDENTE. Grazie, ambasciatore. Non so se i colleghi vogliono approfittare della presenza dell'ambasciatore per fare qualche altra domanda.

  ELENA CARNEVALI. Scusi se mi permetto ancora di ritornare sulla questione dei minori stranieri non accompagnati. Lei sa benissimo che sui 25-30.000 minori non accompagnati arrivati in Italia per la quasi totalità, ossia più del 90 per cento – adesso sulle percentuali non vorrei sbagliarmi, ma è stato detto anche ieri nel rapporto dell'UNICEF – stiamo parlando di 17-18enni. Il margine di riconoscimento della condizione di minori è, quindi, un margine brevissimo.
  Abbiamo visto che, per coloro che riescono a ottenere il riconoscimento dello status di rifugiato, questi riconoscimenti sono molto bassi. Dal punto di vista degli strumenti giuridici del riconoscimento lei sostiene che, come Paese, siamo generosi nella concessione della protezione umanitaria. Dall'altra parte, però, non abbiamo la possibilità di riconoscimento della condizione di rifugiato.
  La domanda che le pongo è: non pensa che il sistema nel suo complesso debba arrivare a riconoscere una condizione particolare per garantire più facilmente percorsi di inclusione e di integrazione, ma soprattutto anche di possibilità? La maggior parte di questi ragazzi non necessariamente viene in Italia per rimanere qui. Molti hanno la volontà di andarsene. Penso a una sorta di riconoscimento di una condizione che ha bisogno non solo di maggiori tutele, ma molto probabilmente di non utilizzare le stesse procedure che stiamo utilizzando per gli adulti.

  GREGORIO FONTANA. Ritorno sulla questione della protezione umanitaria nel quadro della protezione internazionale, perché penso che questo sia – su questo vorrei sapere il suo avviso – un punto debole del sistema italiano. Il fatto di creare una sorta di aspettativa con la protezione umanitaria e con la generosità che l'Italia ha nella protezione umanitaria crea una sorta di aspettativa che poi imprigiona un gran numero di richiedenti asilo all'interno del nostro Paese e di fatto Pag. 13impedisce la possibilità di ricollocare queste persone, in quanto tale protezione non è riconosciuta dall'Europa. Penso che questo sia un punto decisivo anche proprio per favorire la possibilità del ricollocamento.

  PRESIDENTE. Do la parola all'ambasciatore Boček per queste ultime due domande.

  TOMÁŠ BOČEK, Rappresentante speciale per le migrazioni e i rifugiati del Segretario Generale del Consiglio d'Europa. Per quanto riguarda lo status di protezione, la cosa importante è che siano protetti in qualche modo. Che siano protetti sotto la rubrica di rifugiato o che siano protetti con un altro titolo, l'importante è proteggerli ed è una decisione che incombe sull'autorità italiana. I diritti, però, devono essere garantiti. Questo è il punto fondamentale.
  L'importante è anche seguire questo passaggio, questa transizione all'età adulta, in modo che non si blocchi la protezione nel momento in cui questi soggetti compiono diciotto anni. Ci deve essere un periodo – l'ho detto nella mia relazione e rientra anche nel Piano d'azione – in cui questi giovani debbono essere seguiti nel periodo di transizione all'età adulta per aiutarli ad iniziare a lavorare o comunque ad iniziare una nuova vita.
  Per quanto riguarda l'aspetto umanitario, io rappresento il Consiglio d'Europa e quindi non sarò certo io a criticare l'approccio umanitario. Tuttavia non è il Consiglio d'Europa l'organizzazione che si occupa della gestione dei flussi. Pertanto, io mi trovo sempre a perorare la protezione dei diritti umani a prescindere poi dallo status specifico che viene riconosciuto.

  PRESIDENTE. Bene. Ringraziamo l'Ambasciatore Boček per questa sua presenza e per le risposte che ci ha fornito. Ci terremo in contatto per eventuali scambi di collaborazione, così come è stato riferito, perché riteniamo indispensabile e fondamentale un rapporto di collaborazione tra tutti i Paesi membri dell'Unione europea. Questa può essere l'unica strada per tentare di risolvere alcuni dei problemi che anche stamattina sono stati posti dai colleghi e anche da lei stesso.
  Ringraziando i nostri ospiti, dichiaro chiusa l'audizione.

  La seduta, sospesa alle 9.45, è ripresa alle 9.45.

Esame della relazione sulle vicende concernenti il centro di accoglienza per richiedenti asilo (CARA) di Mineo (Relatore: on. Burtone).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame della relazione sulle vicende concernenti il centro di accoglienza per richiedenti asilo (CARA) di Mineo, che è stata predisposta dal gruppo di lavoro. Ovviamente dobbiamo decidere come procedere. Sono stati anche presentati degli emendamenti.
  Do la parola all'onorevole Burtone, che è il relatore del gruppo che ha elaborato questo documento, che è il punto di partenza dal quale la Commissione ovviamente potrà esprimersi.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE, Relatore. Presidente, dirò solo poche battute, anche perché stamani ho ricevuto gli emendamenti che ha presentato il collega Fontana, quindi ho la necessità di fare una valutazione su questi emendamenti per esprimere su di essi un parere compiuto.
  Pertanto, credo che stamani non sarà possibile – a meno che non vogliamo fare una sospensione dei lavori – approvare la relazione così come è stata da me predisposta e con gli emendamenti, perché – lo ripeto – vorrei fare una valutazione. Gli emendamenti sono arrivati soltanto ieri e, quindi, io personalmente non ho avuto la possibilità di valutarli.
  Pur tuttavia, credo che la Commissione al più presto potrà predisporsi all'approvazione definitiva, in quanto la relazione riprende molto del lavoro svolto nelle missioni che abbiamo realizzato, che è Pag. 14stato il punto di partenza, ma anche la parte più significativa che la relazione contiene. Con i colleghi abbiamo cercato di riportare tutto quello che noi abbiamo verificato sul campo direttamente nelle due missioni all'interno della relazione finale.
  C'è poi una parte molto consistente che riguarda le audizioni che abbiamo fatto in questa sede, anche questo un lavoro diretto della Commissione, e infine la documentazione che è pervenuta da altre istituzioni. Sono soprattutto documenti che fanno riferimento a delle indagini giudiziarie che ci sono state e che stanno avendo una loro evoluzione.
  Io ci tenevo a puntualizzare questo aspetto: il lavoro che è stato compiuto e che è stato poi oggetto della relazione trae innanzitutto spunto dalle cose che ha fatto direttamente la Commissione e dalle verifiche che sono state fatte.
  Indubbiamente ci troviamo davanti ad una condizione molto complessa. Il CARA di Mineo – ne abbiamo più volte parlato – viene indicato come il centro più grande d'Europa nelle varie riviste specializzate, ma anche negli organi di stampa. Possiamo dire che questa grandezza non è stata un pregio, ma è stata forse il limite principale, perché c'è stato innanzitutto un processo di anonimato all'interno del CARA. Coloro i quali sono entrati in questa struttura hanno avuto la condizione minima di accoglienza, non hanno avuto le garanzie necessarie dei diritti fondamentali che credo debbano essere al centro dell'attività che deve essere predisposta dal momento in cui vengono prima salvati e poi accolti all'interno della struttura.
  La vicenda del CARA, come noi mettiamo in rilievo, parte in un momento di grande emergenza umanitaria, avendo, però, alcuni connotati che, a parere di chi si è assunto la responsabilità di stendere la relazione, ha mantenuto quando si è passati dall'emergenza alla fase ordinaria.
  Innanzitutto alcuni processi di affidamento non hanno seguito una procedura che invece si necessitava. Tutto ciò ha portato alle conseguenze che sappiamo e che sono state poi oggetto di diverse inchieste giudiziarie.
  Un punto di partenza che viene rilevato nella relazione è che l'onere che è stato finora pagato e che è stato pattuito fin dall'inizio è stato visto come troppo elevato.
  A parere di chi ha assunto la responsabilità di redigere la relazione, il sottoscritto, questo tipo di struttura è stato individuato in un momento particolare, però successivamente ci sarebbe potuto essere un impegno da parte delle amministrazioni competenti, a partire dalle strutture della prefettura, per individuare altre strutture presenti nel territorio che hanno la caratteristica di essere delle strutture demaniali.
  Faccio riferimento, per esempio, agli IPAB (istituti pubblici di assistenza e beneficenza), che sono numerosi in Sicilia e che avrebbero potuto trovare un'utilizzazione in questo ambito, nella misura in cui innanzitutto sono strutture molto più economiche presenti in gran parte del territorio siciliano e in secondo luogo non hanno la caratteristica di grandi edifici, ma sono abbastanza contenute e spesso integrate con il tessuto urbano. Pertanto, danno la possibilità di utilizzare una modalità di accoglienza molto più vicina a dei requisiti umanitari e di diritti fondamentali.
  Vado verso la conclusione, presidente. Ho voluto fare soltanto degli accenni. Non c'è dubbio che una delle cose che abbiamo verificato, soprattutto nella seconda missione che abbiamo fatto, è che, se inizialmente questa struttura presentava alcune caratteristiche di qualità, anche relativamente alla presenza delle abitazioni, man mano questo processo si è logorato.
  Abbiamo avuto modo di verificare che la qualità della vita è ulteriormente peggiorata. Abbiamo visto direttamente la presenza di cani randagi, la presenza di luoghi in cui si sono predisposti dei piccoli negozi e dei bazar abusivi. Abbiamo avuto informazioni dirette da alcuni interessati e interessate, ma anche da parte di organi di polizia e da parte della Pag. 15magistratura, che in quel luogo purtroppo si realizza anche un fenomeno di prostituzione femminile. Il luogo è apparso molto degradato dal punto di vista strutturale, ma anche sociale.
  Non c'è dubbio che poi il caso giudiziario abbia ulteriormente complicato la situazione. Noi ci troviamo davanti a fatti molto gravi, che peraltro vedono una disattenzione da parte degli organi di controllo. Ancora oggi abbiamo notizie che l'attuale direttore è stato oggetto ed è oggetto di una vicenda giudiziaria molto delicata. Noi non vogliamo che qualcuno perda il posto di lavoro, però nella relazione si chiede che venga spostato ad altri compiti, per evitare che ci possa essere ancora questo ruolo così importante da parte di chi ha un capo d'accusa abbastanza delicato e significativo.
  Non c'è dubbio, quindi, che la relazione ha questo aspetto molto critico nei confronti delle scelte che sono state operate. È un aspetto critico che noi più volte abbiamo evidenziato e che ci ha portato nelle varie audizioni anche a contestare la scelta che si stava portando avanti di trasformare una parte del centro in hotspot, scelta che è stata, invece, definitivamente bloccata. Questa è una buona notizia.
  Aggiungiamo, però, che la considerazione finale della Commissione è un giudizio anche politico molto negativo dell'intreccio che si è realizzato tra economia e pezzi significativi della politica, non soltanto locale. Tuttavia, c'è anche una valutazione sul merito dell'utilizzazione di questo centro. La relazione dice a chiare lettere che la richiesta è che il centro venga chiuso al più presto.
  Comunque, ci sono questi emendamenti. Se la Commissione vuole dare un ulteriore tempo per gli emendamenti, io credo, presidente, che si possa convocare più tardi. Io darò un parere sulle proposte emendative. Dopodiché potremo approvarla.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Burtone, per il lavoro che avete fatto. Ovviamente dobbiamo decidere come procedere. Intanto darei la parola all'onorevole Fontana il quale, non facendo parte del gruppo, ha presentato degli emendamenti.

  GREGORIO FONTANA. La relazione presentata oggi sicuramente deve essere approfondita. Io ho cercato di farlo presentando gli emendamenti seguendo il termine fissato. Peraltro – lo sottolineo – è una procedura un po’ discutibile dal punto di vista formale, perché di solito prima si presenta una relazione e poi si dà il termine per gli emendamenti, non è che prima si dà il termine per gli emendamenti e poi si presenta la relazione.
  Io comunque ho presentato gli emendamenti e non ci sono problemi, però noto che, siccome la volta scorsa da lei, presidente, è stato fatto un appello affinché questa relazione fosse il più possibile condivisa e affinché si potesse trovare il più possibile un'unità nella condivisione degli argomenti cardine che sono alla base dei fatti di Mineo, io penso che questa opportunità possa essere ancora cercata.
  La possibilità di dilazionare (non tanto, perché è giusto chiudere al più presto possibile), per far sì che una riapertura dei termini degli emendamenti favorisca una condivisione, mi auguro il più possibile ampia, di questa relazione, potrebbe essere un'opportunità da non perdere, anche perché dall'esame che è stato fatto di questa relazione, magari un po’ sommario, emergono molti punti condivisibili, laddove si denuncia il groviglio degli affari illeciti e delle attività criminali che si sono sviluppati in questo centro. A tal proposito, noi siamo assolutamente d'accordo sul fatto che la relazione sia ferma e decisa sulla denuncia e sul rilievo che deve essere dato a questi fatti.
  Forse, se – lo ripeto – l'obiettivo è quello della condivisione, va ragionato se valga la pena di rivedere alcuni approcci più politici e ideologici che sono contenuti in questa relazione. In alternativa, ogni forza politica presenterà i suoi emendamenti e ci sarà poi il corso normale che in questi casi si segue in una Commissione parlamentare.

Pag. 16

  PRESIDENTE. Nel merito, rispetto alla dichiarazione dell'onorevole Fontana e ovviamente anche sul resto del percorso da intraprendere, do la parola all'onorevole Lorefice e poi all'onorevole Palazzotto.

  MARIALUCIA LOREFICE. Credo che la relazione, per quanto ci riguarda, sia molto ben fatta, perché ricostruisce dal punto di vista del contenuto e, quindi, dei fatti tutta la vicenda Mineo, trattando tutti gli aspetti e non tralasciando niente, dalla dichiarazione dello stato di emergenza, tanto per fare un esempio, alla storia della struttura, dalla funzione di Pizzarotti sia come proprietario della struttura che come membro dell'ATI al ruolo dell'ANAC e al parere della Corte dei conti. Io ho segnato una serie di passaggi che servivano più che altro a me per capire se c'era qualcosa che potevamo ulteriormente proporre.
  Pertanto, se la proposta mantiene questo tipo di impostazione, noi naturalmente voteremo a favore e, quindi, dimostriamo che c'è un'ampia condivisione della questione.
  In relazione a quello che ha detto, invece, l'onorevole Fontana, credo che rilevare le responsabilità politiche sia un passaggio fondamentale, perché la storia di Mineo non è una cosa che ci inventiamo noi. È emerso dalle indagini, così come dalle audizioni che abbiamo fatto con i procuratori, che ci sono delle chiare responsabilità politiche, che secondo noi vanno messe in evidenza. Il modo in cui vengono messe in evidenza è altrettanto condivisibile, perché non stiamo esponendo delle opinioni personali, ma stiamo esponendo la realtà dei fatti, che è quella che è emersa dalle audizioni.
  Come dicevo, viene ripercorso tutto. Il relatore è stato molto bravo anche a prendere in considerazione le varie osservazioni che noi avevamo posto anche nel corso del gruppo di lavoro che si è riunito qualche tempo fa, soprattutto per quanto riguarda determinate situazioni che si creano all'interno del CARA, come, per esempio, gli episodi di prostituzione e di spaccio, le probabili infiltrazioni mafiose e via dicendo. Di questo naturalmente noi non possiamo che ringraziarlo, perché c'è stata una grande apertura da parte dell'onorevole Burtone e del Partito democratico.
  Quanto alle conclusioni, noi avevamo proposto una conclusione che era molto più dettagliata, chiedendo che, oltre a prevedere la chiusura nel più breve tempo possibile, si provvedesse a non mandare più nuovi migranti in quella struttura. Al di là di questo, il fatto che ci sia una posizione che comunque è chiara e che prevede la chiusura del centro per noi tutto sommato può andare bene.
  Ripeto che, qualora non vengano fatte ulteriori modifiche che facciano sì che la relazione prenda una strada diversa rispetto a quella che ha avuto finora, da parte nostra ci sarà la massima condivisione. In caso contrario, naturalmente no.

  ERASMO PALAZZOTTO. La mia personale valutazione su tutta la vicenda che riguarda il CARA di Mineo, che ha portato anche a questa relazione, è che lì si sia consumato il fallimento di tutto il sistema di accoglienza e di gestione delle politiche migratorie nel nostro Paese, con tutti i Governi che hanno attraversato quella fase. Il fatto che noi ne stiamo ancora a discutere, nonostante quello che negli ultimi due anni è accaduto, evidenzia una difficoltà che la politica ha davanti a questa vicenda.
  Chiaramente il mio punto di vista è che l'unica ragione che giustifica la nascita, la creazione e il mantenimento in vita di una struttura che è un abominio nel sistema di accoglienza come quella di Mineo è un interesse speculativo che ha visto coinvolti privati, una parte della politica e anche delle istituzioni.
  Penso infatti che siano evidenti l'assenza di un sistema di controlli e il fatto che sia arrivata la magistratura ad individuare alcune criticità, senza che, nonostante diverse denunce, ci sia mai stato un intervento ministeriale su quel centro, con tutti i Governi che si sono susseguiti.
  Mi è chiaro che questa è una valutazione che ha un punto di vista molto particolare e radicale, che non può essere contenuto in questo modo esplicito nella Pag. 17conclusione. Per quello che mi riguarda, è primario l'interesse di arrivare alla costruzione di una relazione che sia quanto più largamente condivisa possibile da parte di questa Commissione, perché avrebbe una valenza e una forza politica di un certo tipo.
  Io penso che la relazione sia molto equilibrata e, quindi, do merito al relatore del difficile lavoro che è stato fatto per tenere dentro diversi punti di vista. Contiene un elemento per noi imprescindibile. Nella fase analitica ognuno può leggere alcune valutazioni, perché, se c'è un dato oggettivo, è che tutta la parte analitica non tralascia niente di quello che la nostra indagine ha messo in luce. Per quanto concerne ciò che può mancare come valutazione nelle conclusioni, ogni persona che leggerà questa relazione potrà leggerci quello che vuole, senza che questa Commissione debba dividersi sulla valutazione. Questo è il ragionamento politico.
  Ho dato un'occhiata veloce agli emendamenti del collega Fontana, che a occhio e croce attengono a una valutazione politica. Io non condivido l'impianto degli emendamenti, perché riguardo all'autonomia di questa Commissione mi pare che da parte della maggioranza ci sia una dimostrazione proprio nelle parti di contenuto critico rispetto anche all'operato di questo Governo, che emerge abbastanza chiaramente. Quando si dice che c'è stato un fallimento della politica vista in maniera emergenziale, che è uno dei punti ricorrenti, c'è anche un giudizio sugli attuali Governi e su quello che non si è riusciti a fare.
  Se il tema è deresponsabilizzare una parte politica che evidentemente ha le sue responsabilità nella vicenda di Mineo, che nasce e viene gestita durante l'esperienza del Governo Berlusconi...
  Ci è stato qui ricordato che le decisioni su dove ubicare la sede e quant'altro sono state prese a livello di Consiglio dei ministri. C'è una responsabilità che riguarda anche partiti come la Lega Nord che esprimevano il ministro dell'interno.
  Se iniziamo una discussione per cercare di sottrarre alle responsabilità una parte politica o un'altra, credo che non ne usciamo più, quindi da parte di tutti serve un atto di responsabilità a comprendere che questo è un punto di mediazione che tiene dentro una critica complessiva della gestione di questa vicenda come emblematica. Potrebbero esserci giudizi molto più netti. Il fatto che alcune cose non ci sono risponde proprio alla volontà di tenere una relazione quanto più unitaria e forte possibile.

  PAOLO BENI. Anch'io mi associo a quello che è stato detto. Come Gruppo siamo soddisfatti del lavoro. Ci abbiamo messo un po’ di tempo in più del necessario, ma il risultato valeva la pena. Siamo soddisfatti del lavoro fatto.
  Penso che questo tema, che avrebbe potuto facilmente prestarsi ad un uso in chiave di strumentalizzazione politica, sia stato da noi affrontato seriamente, con molta oggettività nella ricostruzione storica, senza fare sconti a nessuno. Mi sembra che lo sviluppo della relazione sia ricco e documentato e che le conclusioni siano equilibrate, quindi credo che sia stato fatto un buon lavoro.
  Faccio seguito a quello che diceva ora il collega Palazzotto proprio per raccomandare. Ovviamente noi non abbiamo niente in contrario se – in considerazione del fatto che c'è stato forse qualche disguido e, quindi, gli emendamenti sono stati presentati ora, non era stato dato esattamente un termine eccetera – il relatore ha bisogno di qualche giorno.
  Personalmente, avendo avuto soltanto il tempo di dargli un'occhiata sul momento, perché le vedo ora, mi sembra che il collega Fontana dovrebbe riflettere sull'inopportunità di alcune di queste proposte emendative, proprio perché tendono a forzare l'impostazione della relazione, che nell'autonomia della Commissione d'inchiesta prescinde da logiche di schieramento e cerca di accertare oggettivamente i fatti relativi a questa vicenda.
  Il giudizio che ne esce fuori, tutto strettamente attinente ai fatti e al merito della materia, senza forzature di tipo ideologico, non è assolutamente tenero né nei confronti dell'ultimo Governo Berlusconi-Maroni, Pag. 18 né nei confronti del Governo Monti succeduto, né nei confronti dei Governi successivi, tanto per essere chiari. Non c'è nessun bisogno di presentare dieci emendamenti che hanno tutti unicamente l'obiettivo di chiamar fuori le responsabilità del Governo di centrodestra precedente. Io capisco, ma, se si entra in questo piano, non se ne esce veramente più.
  Oltretutto, c'è un dato oggettivo e io avrei dei seri problemi a sostenere l'opinione che la scelta dell'emergenza fu una scelta giusta. Io ripeto – e questa Commissione l'ha detto più volte in varie occasioni e da vari punti di vista – che la scelta dell'emergenza fu un errore e che la logica emergenziale è l'errore che sta alla base dei problemi che abbiamo riscontrato a Mineo.
  Non si può rimettere in discussione questo semplicemente per esigenza di parte. Io penso che sia stato un errore grave dal momento in cui quella decisione fu assunta da quel Governo, ma per me lo sarebbe stato anche se quella decisione fosse stata assunta da un altro Governo di un altro colore politico o dall'attuale Governo.
  Comunque, il mio era semplicemente un invito a valutare questo aspetto. Nel merito, la relazione si attiene essenzialmente ai fatti e credo che lo faccia anche la conclusione. Capisco che c'erano opinioni diverse rispetto a come si poteva concludere, ma penso che sia un punto di mediazione ragionevole.
  Pertanto, per quanto ci riguarda, la relazione va bene così. Ovviamente voglio lasciare a ognuno il suo compito, al relatore e al presidente quello di concludere con la valutazione degli emendamenti.

  STEFANO DAMBRUOSO. Oggi ho avuto la possibilità di leggere la relazione presentata dal collega Burtone che, per quanto ho potuto seguire direttamente sin dal primo biennio di incarico in questa Commissione, fino alla prima visita cui ho partecipato con interesse e anche con stimolo propositivo, trovo assolutamente corrispondente alla descrizione di quello che avevamo riscontrato sui luoghi e di quella che poteva essere la nostra posizione propositiva.
  Non ho più seguito, anche perché – risulta agli atti di questa Commissione, ma mi piace ripeterlo senza nessun intento polemico, in una rara possibilità dove prendo il microfono e ho voglia di fare un intervento – più volte avevo sollecitato la chiusura della relazione. Ciò infatti avrebbe evitato di arrivare a una considerazione di tipo squisitamente fotografico, in cui avremmo cristallizzato il fatto che in cinque anni noi, con la nostra posizione politicamente significativa, essendo una Commissione d'inchiesta, dovevamo registrare che nulla era cambiato.
  Sono cambiate soltanto modalità negative di gestione del centro, come legittimamente e in maniera assolutamente obiettiva la relazione riporta, rispetto alla prima fase in cui questa Commissione aveva avuto un avvio con determinati obiettivi, che peraltro poi sono stati prevalentemente registrati dalla magistratura prima ancora che noi potessimo contribuire al lavoro di ricostruzione di quei fatti, cosa che questa Commissione si era proposta di fare sin dal primo giorno della sua istituzione. Comunque la relazione, anche nella sua seconda visita, ha registrato in maniera obiettiva e fotografica quello che sta accadendo e le incompiutezze di una gestione che non è migliorata.
  Questo mi fa riflettere – forse sono riflessioni che possono bastare a me stesso – sull'occasione persa da parte di questa Commissione. Se fossimo intervenuti in una maniera politicamente significativa in una fase antecedente, forse avremmo evitato la possibilità di dire a una relazione obiettiva, che io condividerò perché alla luce di quattro anni di lavoro nella sua obiettività non può non essere accettata...
  Se fossimo intervenuti in una maniera più propositiva, avremmo potuto dare un contributo anche a quella fase che noi invece ci siamo limitati a seguire in termini quasi squisitamente giornalistici prima e di avallo delle cose che avevamo visto sui giornali a seguito di audizioni dei protagonisti principali. Mi riferisco in particolare ad una delle ultime audizioni del procuratore Pag. 19 Zuccaro o degli altri che sono venuti a riferirci quello che avevamo già letto sui giornali.
  Questo è un personale disappunto rispetto a quello che avrebbe potuto fare questa Commissione e che non è stato fatto, proprio perché abbiamo tutti una capacità politica.
  Devo dire che io ho avuto un minore impegno nei lavori di questa relazione, ma questo argomento non basta per non essere in questo caso propositivi nel sollecitare una conclusione che a noi, come organo politico composto, governativo, con una trasversalità che tutti auspichiamo di mantenere nella condivisione unitaria di questa relazione...
  Io non credo che la relazione, anche alla luce dell'esperienza maturata – ci sono un sacco di persone qui che hanno un'esperienza senz'altro maturata in questi quattro anni – possa concludersi solo con una proposta di chiusura del centro di Mineo.
  Escludiamo senz'altro l'approccio emergenziale, che ha causato tutte le conseguenze negative che sono state ricordate dall'ultimo intervento. Proprio perché non stiamo lavorando in termini di emergenzialità, ma abbiamo un lavoro di quattro anni di analisi, di valutazione e di maturazione da parte di persone che prima non avevano professionalità in questo senso e che le hanno acquisite, potremmo permetterci forse di sollecitare un utilizzo diverso dello stesso centro o comunque una proposta che non si limiti alla chiusura in quanto tale, perché quel posto, nonostante la difficoltosa gestione dell'accoglienza, garantisce comunque il posizionamento di un numero elevato di persone.
  Ancora oggi abbiamo visto che la questione migratoria è un fenomeno di difficilissima gestione e soluzione. Abbiamo avuto un prestigioso rappresentante del Consiglio d'Europa, ambasciatore, che, a fronte di domande dirette su soluzioni da adottare, non è stato in grado di dare risposte, se non facendo riferimento a un'assenza di solidarietà che registriamo quasi implicitamente nel fallimento della gestione migratoria che ci ritroviamo a osservare.
  Io mi limiterei soltanto a fare qualche riflessione sul fatto che potremmo, anziché individuare la semplice chiusura, proporre una gestione alternativa o comunque una gestione diversa di quel numero enorme di persone che sono lì collocate.

  ERASMO PALAZZOTTO. Vorrei solo fare una valutazione sulle ultime affermazioni. L'impianto della relazione, ma anche di questa Commissione, è sempre stato quello di dire che uno dei problemi principali era la dimensione del centro, non adatta a gestire accoglienza e processo di integrazione, ma anzi a creare processi di esclusione sociale o di alienazione di chi vi vive. Questo è il motivo per cui alla fine la chiusura nei tempi più brevi possibile è auspicata, a prescindere da tutta la vicenda gestionale. Si tratta innanzitutto dell'impianto dei grandi centri, che vanno chiusi; quindi su questo non potremmo avere un'idea diversa.
  Faccio una mozione d'ordine. Anche alla luce di questa discussione, io penso che nei tempi più brevi possibile (oggi in Aula si voterà la fiducia, quindi non so se ci sono le condizioni per riaggiornare i lavori di questa Commissione) il relatore, insieme all'onorevole Fontana, possa trovare delle sfumature su alcune cose un po’ più spigolose, per arrivare a trovare una sintesi che mi pare sul quadro politico possa essere raggiungibile.

  GREGORIO FONTANA. Come ho accennato nel mio intervento, c'è la condivisione di gran parte dell'approccio. Anche alla luce del dibattito che si è sviluppato in Commissione e della consapevolezza di questo approccio, sicuramente c'è la piena disponibilità a rivedere con il relatore i punti «deboli» per cercare di trovare una soluzione che possa portare immediatamente al ritiro degli emendamenti e a concordare una visione condivisa.

  PRESIDENTE. Bene. Vista anche questa disponibilità, io darei la parola al relatore per decidere un percorso.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE, Relatore. Senza voler allungare eccessivamente, Pag. 20 c'è un problema di ordine procedurale, che è stato richiamato, per cui propongo di riaprire i termini per gli emendamenti. Anche se i colleghi potrebbero non presentarli, formalmente seguiamo un iter rigoroso.
  C'è poi un problema sostanziale. Io credo – i colleghi me ne potranno dare atto – che abbiamo lavorato innanzitutto con serietà sulle cose che abbiamo fatto nelle due missioni. Nella seconda missione abbiamo ascoltato il dottor Zuccaro quando ha fatto delle dichiarazioni in gran parte segretate, quindi noi non abbiamo...

  STEFANO DAMBRUOSO (fuori microfono). Forse hai colto un aspetto polemico...

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE, Relatore. No no, non c'era polemica, assolutamente. Noi in quell'occasione abbiamo avuto alcune notizie che poi sono state segretate, senza alcuna polemica. Abbiamo lavorato tanto sulle cose che insieme abbiamo verificato nelle due missioni, nella prima e nella seconda. Dopodiché, c'è stata una valutazione sulle carte che ci sono arrivate, ma anche sulle tante audizioni che abbiamo fatto qui in Commissione, per un fatto anche sostanziale, presidente: noi abbiamo lavorato cercando di fare tesoro di tutte le proposte.
  Senza voler stravolgere la relazione, io sono disponibile a discutere anche con gli altri colleghi, anche se formalmente non facevano parte del gruppo, per avere tutte quelle sollecitazioni e tutte quelle proposte che possano portare, senza – lo ripeto – cambiare totalmente la relazione o il percorso della stessa, ad una votazione unanime in Commissione.

  PRESIDENTE. Mi sembra di capire che c'è una volontà di riflettere sugli emendamenti che sono stati presentati, nello spirito del tentativo finale di una composizione unitaria, ovviamente, come è stato detto dai vari colleghi, senza stravolgere il testo. Credo che questo sia un elemento fondamentale, altrimenti vanifichiamo il lavoro fatto fino a oggi.
  Dobbiamo decidere i tempi per quanto concerne eventuali altri emendamenti, che io inviterei caldamente a non presentare, perché altrimenti non finiamo più. Chiaramente dobbiamo decidere una data di presentazione massima degli emendamenti. In seguito il relatore ci dirà quando pensa di poter essere pronto per ripresentare una proposta finale, che sia compatibile con gli eventuali emendamenti dell'onorevole Fontana o meno. Si vota e chiudiamo l'analisi del provvedimento.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE, Relatore. Io mi scuso, ma domani pomeriggio e domani mattina non ci sono. Pregherei i colleghi, se è possibile, visto che abbiamo da fare soltanto alcune leggere modifiche – io, tra l'altro, sono ottimista sulla possibilità di trovare un'intesa complessiva – di convocare la Commissione subito dopo la settimana delle elezioni amministrative.

  ERASMO PALAZZOTTO. Ma oggi non ce la facciamo?

  GIUSEPPE BRESCIA. Secondo me, siccome gli emendamenti, nonostante fosse stata stabilita una scadenza precedente alla presentazione, sono stati comunque presentati dall'onorevole Fontana, che credo fosse quello più interessato a presentarli, perché gli altri di fatto non li hanno presentati, se noi stabilissimo una scadenza per gli emendamenti alle 12-12,30 di oggi e ci rivedessimo prima della prima chiama per la fiducia, anche alle 15:30, potremmo chiuderla oggi. Secondo me, rimandare addirittura a dopo...
  Questo lavoro è stato già allungato un po’ troppo. Io non correrei questo rischio, io cercherei di chiuderla oggi.

  MARIALUCIA LOREFICE. Io ripeto anche qui quello che prima ci dicevamo informalmente con l'onorevole Dambruoso. Pensare di continuare a utilizzare quel centro per accogliere i migranti per quanto ci riguarda è assolutamente inconcepibile, per tutta una serie di implicazioni, che Pag. 21sono politiche, che sono criminali, che sono di alienazione dei diritti umani.
  Giustamente l'onorevole Dambruoso diceva: «Noi dovremmo presentare una proposta. Dove mettiamo questi migranti?» L'unica apertura può essere quella di valutare di aggiungere una proposta alternativa, che potrebbe essere quella di sensibilizzare i comuni a partecipare ai progetti SPRAR e, quindi, puntare sui piccoli centri, ma non quella di continuare a utilizzare il centro di Mineo.
  Infatti, per i motivi che sono largamente e in modo molto chiaro espressi in questa relazione, pensare di utilizzare oggi il CARA di Mineo come centro d'accoglienza è una cosa che non è assolutamente tollerabile. Se noi tolleriamo una cosa del genere, finiremo per continuare a essere responsabili, purtroppo, anche di un certo modo di fare politica che ha portato a Mineo.
  Valutiamo, quindi, una proposta, ma che non sia la proposta di utilizzare Mineo. Valutiamo di mettere magari un piccolo inciso in cui diciamo che sproniamo i comuni ad accedere ai progetti SPRAR e ad aiutare i comuni come Mineo a far fronte all'emergenza o all'immigrazione, come la vogliamo chiamare; ma non Mineo.
  Se il presupposto è quello di lasciare un'apertura nei confronti di questo centro, chiaramente noi non sosterremo minimamente questa relazione.

  PAOLO BENI. Faccio un appunto velocissimo rispetto a quello che diceva il collega Dambruoso e anche a quest'ultimo intervento di Lorefice. Sono d'accordo, ma non riapriamo la discussione, altrimenti non si finisce più.

  MARIALUCIA LOREFICE. Era per trovare un punto di incontro.

  PAOLO BENI. Io capisco il ragionamento fatto, ma in questi quattro anni noi non abbiamo fatto soltanto una relazione su Mineo; stiamo facendo anche altre cose. Per esempio, nella relazione che dovremmo fare – se ce ne daranno il tempo – sul funzionamento del sistema nel suo complesso e anche in queste relazioni prodotte, sia in quella sugli hotspot sia in questa, ci sono dei riferimenti propositivi al fatto che deve cambiare il modello, che dobbiamo fare l'accoglienza diffusa, eccetera. C'è anche qui, a pagina 64.
  Il problema non è che noi dobbiamo per forza avere un uso alternativo di quella struttura. La conclusione su Mineo, che mi sembra condivisa quasi unanimemente o forse unanimemente, è che Mineo non va bene. Punto. Questo non vuol dire che la Commissione non sia in grado di produrre proposte. Le ha già prodotte, le sta producendo e le produrrà.
  Pertanto, io non riaprirei la discussione su questo, altrimenti non finiamo più. L'unico punto che c'è stato, anche in virtù dei disguidi di tempo, della mancanza di chiarezza, eccetera, è quello relativo agli emendamenti che sono sul tavolo, che a parer mio – esprimo un parere personale ovviamente, non voglio rubare il mestiere al relatore – sarebbero da rigettare nel merito, perché presuppongono un giudizio politico.
  Tuttavia, nell'ottica che alla fine sul contenuto della relazione c'è una disponibilità all'accordo anche da parte del collega Fontana, molto probabilmente può essere fatto un confronto informale fra il relatore e il collega per valutare il recepimento parziale di alcune questioni, senza forzare il punto fondamentale, che è l'equilibrio sul piano politico che la relazione è riuscita a mantenere e che secondo me non deve essere forzato.
  Se riuscissero a fare questa cosa e ci rivedessimo in tempi brevissimi, magari in giornata, a mio avviso sarebbe l'ideale. Se non sarà così, ovviamente voteremo.

  PRESIDENTE. Io credo che, però, noi oggi dobbiamo concordare una scadenza ragionevole per la presentazione degli emendamenti. Inoltre, bisogna capire se l'onorevole Fontana è disponibile a fare questo lavoro con il relatore Burtone in tempi brevi.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE, Relatore. Io sono disponibile. Se riusciamo entro oggi bene, altrimenti io la prossima Pag. 22settimana non ho la possibilità. Posso cercare l'onorevole Fontana per vedere se lui è disponibile a venire incontro sul tema di fondo che abbiamo utilizzato nella relazione, che è stato quello di un'autonomia di giudizio della Commissione rispetto alla linea del Governo.

  ERASMO PALAZZOTTO. Diciamo che alcune cose si possono smussare...

  PRESIDENTE. Colleghi, avendo nel frattempo acquisito l'indisponibilità dei rappresentanti dei Gruppi a proseguire i nostri lavori nella giornata di oggi, comunico che il seguito dell'esame avverrà il 14 giugno 2017 e che sarà possibile presentare eventuali ulteriori proposte emendative entro le ore 12 di mercoledì 7 giugno 2017. La seduta è tolta.

  La seduta termina alle 10.40.