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XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti dell'utilizzo dell'uranio impoverito

Resoconto stenografico



Seduta n. 81 di Mercoledì 31 maggio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Catalano Ivan , Presidente ... 2 

Audizione della signora Silvana Miotto, madre del militare David Gomiero:
Catalano Ivan , Presidente ... 2 
Miotto Silvana , Madre del militare David Gomiero ... 2 
Catalano Ivan , Presidente ... 5 
Miotto Silvana , Madre del militare David Gomiero ... 5 
Catalano Ivan , Presidente ... 5 
Miotto Silvana , Madre del militare David Gomiero ... 5 
Catalano Ivan , Presidente ... 5 
Miotto Silvana , Madre del militare David Gomiero ... 5 
Catalano Ivan , Presidente ... 5 
Miotto Silvana , Madre del militare David Gomiero ... 5 
Catalano Ivan , Presidente ... 5 
Miotto Silvana , Madre del militare David Gomiero ... 5 
Catalano Ivan , Presidente ... 5 
Miotto Silvana , Madre del militare David Gomiero ... 5 
Catalano Ivan , Presidente ... 6 
Boldrini Paola (PD)  ... 6 
Miotto Silvana , Madre del militare David Gomiero ... 6 
Boldrini Paola (PD)  ... 6 
Miotto Silvana , Madre del militare David Gomiero ... 6 
Boldrini Paola (PD)  ... 6 
Miotto Silvana , Madre del militare David Gomiero ... 6 
Boldrini Paola (PD)  ... 6 
Miotto Silvana , Madre del militare David Gomiero ... 6 
Boldrini Paola (PD)  ... 6 
Miotto Silvana , Madre del militare David Gomiero ... 6 
Lacquaniti Luigi (Misto)  ... 6 
Miotto Silvana , Madre del militare David Gomiero ... 7 
Lacquaniti Luigi (Misto)  ... 7 
Miotto Silvana , Madre del militare David Gomiero ... 7 
Lacquaniti Luigi (Misto)  ... 7 
Miotto Silvana , Madre del militare David Gomiero ... 7 
Lacquaniti Luigi (Misto)  ... 7 
Miotto Silvana , Madre del militare David Gomiero ... 7 
Lacquaniti Luigi (Misto)  ... 7 
Miotto Silvana , Madre del militare David Gomiero ... 7 
Lacquaniti Luigi (Misto)  ... 7 
Miotto Silvana , Madre del militare David Gomiero ... 7 
Lacquaniti Luigi (Misto)  ... 7 
Miotto Silvana , Madre del militare David Gomiero ... 7 
Rizzo Gianluca (M5S)  ... 7 
Miotto Silvana , Madre del militare David Gomiero ... 7 
Rizzo Gianluca (M5S)  ... 7 
Miotto Silvana , Madre del militare David Gomiero ... 8 
Catalano Ivan , Presidente ... 8 
Miotto Silvana , Madre del militare David Gomiero ... 8 
Catalano Ivan , Presidente ... 9 
Miotto Silvana , Madre del militare David Gomiero ... 9 
Catalano Ivan , Presidente ... 9 
Miotto Silvana , Madre del militare David Gomiero ... 9 
Catalano Ivan , Presidente ... 9 

(La seduta, sospesa alle 15.05, è ripresa alle 15.15) ... 9 

Audizione della signora Teresa Ruocco, madre del militare Fulvio Pazzi:
Catalano Ivan , Presidente ... 9 
Ruocco Teresa , Madre del militare Fulvio Pazzi ... 10 
Catalano Ivan , Presidente ... 14 
Ruocco Teresa , Madre del militare Fulvio Pazzi ... 14 
Catalano Ivan , Presidente ... 14 
Lacquaniti Luigi (Misto)  ... 14 
Ruocco Teresa , Madre del militare Fulvio Pazzi ... 14 
Lacquaniti Luigi (Misto)  ... 14 
Ruocco Teresa , Madre del militare Fulvio Pazzi ... 15 
Lacquaniti Luigi (Misto)  ... 15 
Ruocco Teresa , Madre del militare Fulvio Pazzi ... 15 
Lacquaniti Luigi (Misto)  ... 15 
Ruocco Teresa , Madre del militare Fulvio Pazzi ... 15 
Lacquaniti Luigi (Misto)  ... 15 
Ruocco Teresa , Madre del militare Fulvio Pazzi ... 15 
Catalano Ivan , Presidente ... 15 
Rizzo Gianluca (M5S)  ... 15 
Ruocco Teresa , Madre del militare Fulvio Pazzi ... 16 
Rizzo Gianluca (M5S)  ... 16 
Ruocco Teresa , Madre del militare Fulvio Pazzi ... 16 
Rizzo Gianluca (M5S)  ... 16 
Ruocco Teresa , Madre del militare Fulvio Pazzi ... 16 
Catalano Ivan , Presidente ... 16 
Ruocco Teresa , Madre del militare Fulvio Pazzi ... 16 
Catalano Ivan , Presidente ... 16 
Ruocco Teresa , Madre del militare Fulvio Pazzi ... 16 
Catalano Ivan , Presidente ... 16 
Ruocco Teresa , Madre del militare Fulvio Pazzi ... 16

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
IVAN CATALANO

  La seduta comincia alle 14.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

Audizione della signora Silvana Miotto, madre del militare David Gomiero.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione della signora Silvana Miotto, madre del militare David Gomiero.
  Ricordo che la seduta odierna si svolge nella forma dell'audizione libera e che, ove la Commissione consentisse, i lavori potranno proseguire in forma segreta.
  L'audizione odierna si inquadra nel filone di attività che la Commissione ha dedicato ai militari colpiti da gravi patologie riconducibili ai fattori patogeni oggetto d'inchiesta. In alcuni casi, purtroppo, questi militari non sono in condizioni di venire ad esporre la loro vicenda e le proprie ragioni in Commissione. Abbiamo pertanto recepito le richieste dei familiari e di quanti sono in grado di testimoniare l'esperienza delle vittime.
  Ricordo come sempre che la Commissione è chiamata a svolgere istituzionalmente un'opera di verifica oggettiva dei fatti e di analisi delle cause che hanno condotto all'insorgere di queste gravi patologie.
  Con tale importante premessa, diamo ora la parola alla signora Miotto per la prima audizione all'ordine del giorno.

  SILVANA MIOTTO, Madre del militare David Gomiero. Buongiorno a tutti. Io sono la mamma di Gomiero David. Mio figlio attualmente è ancora vivo, ce lo abbiamo a casa. Sono undici anni che stiamo combattendo. È successo tutto nel 2006.
  Praticamente mio figlio è partito militare normalmente da volontario, come qualunque altro ragazzo. È partito il 4 giugno 2006. Ha cominciato la normale vita militare, ha corso una marcia la domenica, il 18 giugno, ed è arrivato primo della sua compagnia, quindi era un ragazzo sanissimo.
  Era in una caserma grandissima, quella di Montorio Veronese, era appena stato incorporato, non era mai stato all'estero e aveva fatto solamente quindici giorni di militare. Sono stati prelevati 30 ragazzi e messi da parte su tutti i 6.000, tra loro non si conoscevano perché erano appena arrivati. Hanno seguito una dieta speciale, li hanno trattati benissimo, tutti con le stesse caratteristiche: tutti diciotto anni, tutti ragazzi appena arrivati, tutti atleti, tutti che non fumavano e tutti che non bevevano, avevano tutti quanti queste caratteristiche.
  Messi da parte, il sabato vengono chiamati e gli viene detto: «Avete una missione speciale da svolgere e alla fine di questa...» Non gli hanno detto assolutamente niente riguardo a cosa dovevano fare. Loro pensavano a quella benedetta gara che hanno fatto.
  La domenica vengono portati fuori a fare la gara e mio figlio arriva primo su 30 ragazzi. Andiamo la sera a trovarlo, perché noi siamo di Mestre e lui era a Verona, mi disse: «Dai, mamma, vieni su, sono contento. Vieni a vedere cosa ho vinto, ho vinto Pag. 3la coppa». Siamo andati fuori, era un ragazzo normalissimo.
  Il giorno dopo ha fatto le vaccinazioni ed è crollato, è crollato proprio quando ha fatto le vaccinazioni. La prima vaccinazione l'ha sopportata, la seconda iniezione che gli hanno fatto non l'ha sopportata. Si pensava a uno shock anafilattico, ma non era. Lo hanno messo in infermeria.
  Di tutta questa storia ci sono vari punti che non collimano, perché dopo nel corso del tempo siamo riusciti a ricomporre una sorta di puzzle di tutta questa storia. Lui è stato male, praticamente non vedeva, non sentiva, aveva bloccato qualunque sistema: non andava in bagno, non mangiava, è dimagrito venti chili.
  Non capivamo cosa avesse questo ragazzo. Era un ragazzo sanissimo, perché abbiamo i test attitudinali che fanno, quindi se fosse stato malato l'avrebbero scartato. Ha marciato il giorno prima, ma non sarebbe di sicuro riuscito a farcela se avesse avuto questi sintomi.
  È stato mandato in infermeria e loro dopo ci hanno prodotto un rapporto vaccinale. Non abbiamo nessuna carta, non abbiamo nessun tipo di rapporto vaccinale, non abbiamo niente. È stato anche richiesto, ma non ci è stato dato perché non disponibile. Ci hanno mandato delle cose obbrobriose, addirittura con le date cambiate. Hanno diviso subito i vaccini in due tranche, praticamente non fatti tutti il 19, quindi lunedì, ma fatti il 19 e il 22.
  Sono riuscita a recuperare la scheda dell'infermeria. Mio figlio il 20 era già ricoverato in infermeria. Come si poteva intervenire, se fosse vero, il 22 con un'altra vaccinazione, se stava già male? Il 27 lo ritroviamo in infermeria. Il 20 ha sintomi da raffreddamento, il 27 cefalea, astenia, tutto quello che effettivamente aveva, quindi il raffreddore si era già trasformato in qualcos'altro.
  È stato lì quasi fino a fine mese, dopo mi sono impuntata e ho detto: «Portatelo a Milano, portatelo in un centro, non può questo ragazzo star fermo in infermeria e non avere niente». Mi hanno risposto: «Se lo venga a prendere, non c'è niente da fare».
  Sono andata a prenderlo. Vi assicuro che mio figlio, che era 75 chili per 1,78 metri, è venuto avanti sorretto da due militari. Io non riconoscevo mio figlio. Erano passati quindici giorni. Non stava neanche in piedi, è venuto avanti in questo viale sorretto da due militari. Io non ho riconosciuto mio figlio dopo 15 giorni.
  Cosa era successo? Non si sa. Siamo andati a casa e abbiamo cominciato a portarlo in vari ospedali. Cercavamo un problema. Aveva solamente un'adenopatia. Ci dicevano: «È un tumore, è un linfoma». Dicevo: «Cerchiamolo, abbiamo mille risorse adesso per trovare subito, una PET, un qualcosa».
  L'abbiamo portato in ospedale e ci hanno detto: «No, lo rimandiamo a casa». Ho chiesto: «Come lo rimandate a casa? Vi porto un ragazzo che non sta in piedi, con una forma di astenia, ha qualcosa». Effettivamente non stava neanche in piedi. Lo rimandano a casa. Cambiamo ospedale, stessa solfa: «Niente, ha un'astenia, questo è l'atto» e lo rimandano a casa. Siamo andati avanti quasi due anni.
  Nel frattempo, però, in questo arco di tempo che noi stavamo ancora indagando e non capivamo cosa avesse il ragazzo, venne intentato un processo. Praticamente il Ministero della difesa ha intentato un processo contro mio figlio per diserzione, truffa, truffa semplice e truffa aggravata, perché dicevano che non era vero quello che aveva.
  Io adesso sono riuscita anche a recuperare (ci siamo inventati di tutto) il suo stato di servizio. Questo è lo stato di servizio, lo faccio vedere a lei: come vede, c'è tutto. Questi sono i certificati medici fino al giorno della ferma. Non c'era niente di falso, avevamo sia i ricoveri sia i vari certificati medici che lo testimoniavano.
  Considerate che il processo è stato instituito in una settimana. Lui è stato congedato e una settimana dopo c'era già il processo istituito. È successo tutto velocemente. Ci siamo trovati con un ragazzo che non sapevano cosa avesse, eppure ci venivano contro praticamente. Ci venivano contro perché? Perché questo accanimento contro un ragazzo che sta male? Effettivamente stava male. Pag. 4
  Abbiamo continuato per un po’ di tempo e dopo ci hanno detto – sempre in via informale però, perché nessuno ci ha dato una diagnosi, nessuno ha voluto mettere nero su bianco quello che aveva mio figlio – che era un'intossicazione da metalli pesanti, comprovata da vari esami che abbiamo fatto. Praticamente lui nel sangue aveva l'alluminio a 25.58, mentre il range è 0-8, quindi già abbiamo un picco. Abbiamo trovato alluminio, piombo, arsenico, di tutto e di più, tutto questo avvalorato logicamente da esami.
  Ho cominciato un po’ a spaziare in questo mondo, perché cadevo dalle nuvole, non capivo. Siamo partiti da un tumore, cercavamo un tumore e non capivamo sinceramente cosa ci stessero dicendo. Io ho fatto l'infermiera per due anni. Ho chiesto a un mio amico medico: «Fammi un qualcosa». Lui mi ha detto: «Ti faccio una PET total body». Ho detto: «Va bene, vediamo almeno se c'è un tumore, anche il più piccolo lo troviamo da qualche parte».
  Esce questo medico e mi fa: «Per il momento tuo figlio non ha un tumore». Non ci ho più visto, l'ho preso e gli ho detto: «Perché mi dici “per il momento”? Quindi, sai che qualcosa non va e qualcosa si tramuta, perché se tu mi dici “per il momento”...». Mi dice: «No, purtroppo sai che c'è un'intossicazione da metalli pesanti, nessuno mi ha detto niente». Gli ho chiesto: «Ma cosa mi stai dicendo?» Mi ha risposto: «Le vaccinazioni evidentemente gli hanno fatto questo. Succede». Gli ho chiesto: «Cosa possiamo farci?» Mi rispose: «Non possiamo farci niente, ormai ha una concentrazione talmente alta che non possiamo toccarlo».
  In medicina esiste anche l'EDTA (acido etilendiamminotetraacetico), che è un chelante che possono fare. Noi siamo vicino a Marghera, abitiamo a Mestre, quindi succede che magari quando lavorano vengono a contatto con delle materie e si mettono dei chelanti per cercare di togliere queste cose. Purtroppo per David non è possibile perché la concentrazione è talmente alta che si rischia di ucciderlo. È impossibile toccarlo. Abbiamo provato a mandarlo in Belgio, ho provato a mandarlo in Svizzera, ho provato a mandarlo in America, ho fatto mille tentativi, tutti la stessa risposta: «Lasciatelo così com'è e non toccatelo». Ha la tiroide, ha..., praticamente ogni organo è pieno di metalli pesanti e non c'è niente da fare, solamente supportarlo, cercare di fare gli esami ogni tre mesi, sperando che resti tutto com'è.
  Lui attualmente ha un'invalidità al 100 per cento civile e vive una vita che secondo me ha poco e niente della vita, perché mangia come un celiaco, però anche senza latte e glutine, completamente. Per esempio, abbiamo dovuto prendere una macchina che purifica l'acqua, perché non può ingerire ancora metalli, mangia in una pentola solo sua. Niente di questo, niente dell'altro. Abbiamo tolto i dentifrici, qualunque cosa che potesse fargli del male. Se lui beve una lattina di Coca Cola, che è una cosa normalissima per noi, che ha dentro l'alluminio, lui ha un rush e sopravviene un'emorragia nel giro di venti minuti. Si nota subito che cos'ha, perché l'alluminio per lui è micidiale. Abbiamo tolto i colliri, per esempio. Abbiamo adottato varie accortezze, ma di tutto questo nessun medico...
  È stato ricoverato ad Aviano, a un centro nazionale tumori. L'abbiamo portato là, non sapendo cosa avesse. Quando mi hanno detto: «Suo figlio non è nell'ospedale giusto», ho chiesto al medico: «Ditemi in che ospedale lo debbo portare e ce lo porto». Mi ha risposto: «Per suo figlio non esiste nessun ospedale». Non c'è un protocollo medico, loro non mettono le mani. Quando vado con lui mi chiedono: «È stato all'estero?» Se rispondevo «No, è stato qua», mi dicevano: «Allora non possiamo applicare il protocollo Mandelli». Dicevo: «Va bene, ma è umano, ha dei problemi, fategli qualcosa». Niente, loro non mettevano mano.
  Abbiamo avuto il ricovero ad Aviano, gli hanno fatto una colonscopia e hanno scritto: «Si consiglia visita gastroenterologica» come referto. Ho detto: «Scusate, siamo in un ospedale, in un centro nazionale tumori e non c'è un gastroenterologo?» Tutto questo è supportato. C'è tutto questo che vi sto dicendo. Ho chiesto: «C'è un gastroenterologo Pag. 5 che mi dica che cosa ha mio figlio?» Mi dicevano: «Ha delle petecchie, sono delle cose...» Chiedevo: «Dovute a cosa?» Mi rispondevano: «Rivolgersi a un gastroenterologo esterno». La palla andava sempre rimbalzando, non sapevamo veramente cosa fare.
  È stata fatta mille volte richiesta di pensione privilegiata, di questo, dell'altro. C'era allora il generale Debertolis che ci ha ricevuto e ha fatto lui stesso domanda per mio figlio: è stata bocciata anche quella.
  Abbiamo provato anche per l'uranio impoverito. Ci siamo detti: «Proviamo anche quello», dato che hanno trovato anche uranio dentro a mio figlio. Non si sa da dove sia saltato fuori, ma c'è. Ci siamo detti: «Facciamolo». Hanno bocciato anche quella: «Non sussiste. Non c'è».
  L'amarezza che io sto provando in questi anni deriva da tutte queste carte sbagliate, da tutta questa voglia di non mettere in luce, di non ammettere quello che è successo. Io sono qua e dico: «Ammettiamolo, è successo, può succedere. Io prendo l'aspirina e mi fa male, tu la prendi e ti fa bene. Succede. Perché questo accanimento contro questo ragazzo?» Non riesco ancora adesso a capire perché.
  Ci hanno mandato un libretto che non è un libretto, io ho di tutto e di più. Ci hanno mandato delle cose che sono veramente inammissibili da vedere. Questo è quello che aveva fatto nel 2011 il generale Debertolis per David. All'epoca è stato mandato dal generale De Leverano, per esempio, che fra le altre cose non ha neanche voluto ricevermi.
  Vi spiego. Abbiamo fatto anche domanda per la n. 210 per i danni da vaccino. Mi telefona il generale De Leverano, proprio di persona, prima di Natale e mi dice: «Signora, è contenta? A suo figlio hanno concesso la n. 210». Ho risposto: «Grazie che me lo dice in anticipo. Mi fa una cortesia? Mi mandi per favore il referto, così vedo effettivamente». Mi dice: «Sì, sì, non si preoccupi». Il 28 mi ha detto che non gli hanno concesso la n. 210.
  Perché mi chiami e mi dici che c'è e dopo mi dici di no? Allora ho chiesto di incontrarlo, da Mestre sono venuta qua, ma niente, non mi ha neanche voluto ricevere. Quella volta mi ha ricevuto il generale Debertolis, invece.

  PRESIDENTE. Ci lascia tutta questa documentazione agli atti?

  SILVANA MIOTTO, Madre del militare David Gomiero. Sì. Questa è quella dove risultano tutti i metalli tossici attuali.

  PRESIDENTE. Possiamo tenerla pubblica?

  SILVANA MIOTTO, Madre del militare David Gomiero. Può tenere tutto quanto.

  PRESIDENTE. O per lei c'è bisogno di riservatezza in alcuni punti?

  SILVANA MIOTTO, Madre del militare David Gomiero. No. Questo è quello che avevamo fatto e ci hanno detto di no. Questa è tutta la documentazione precedente.

  PRESIDENTE. La acquisiamo. Dunque, è tutta documentazione libera, acquisita agli atti?

  SILVANA MIOTTO, Madre del militare David Gomiero. Sì.

  PRESIDENTE. La mettiamo in ordine. Ci sono anche gli elenchi dei vaccini che ha fatto?

  SILVANA MIOTTO, Madre del militare David Gomiero. Sì, questa ce l'ha completa il presidente. Intanto le faccio vedere. Questi sono tutti i test attitudinali che ha passato.

  PRESIDENTE. Lei vuole aggiungere qualcos'altro o possiamo passare la parola ai colleghi che vogliano fare qualche domanda?

  SILVANA MIOTTO, Madre del militare David Gomiero. Sì, se mi vogliono fare qualche domanda io dopo rispondo.

Pag. 6

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  PAOLA BOLDRINI. Signora, al di là ovviamente di questo racconto davvero paradossale e assurdo di quello che è successo a lei e alla sua famiglia, perché uno ha diritto di sapere che cosa ti hanno inoculato, non è che uno dica: «Va bene, non lo», oppure ti produca dei dati che non sono veritieri. Credo che sia nel diritto della persona sapere esattamente...

  SILVANA MIOTTO, Madre del militare David Gomiero. La interrompo un attimo. Io ho dei cani e sul libretto ho riportato cosa hanno fatto. Sono cani. L'ho sempre detto. Io di mio figlio non ho assolutamente niente.

  PAOLA BOLDRINI. Il lotto da cui proveniva la vaccinazione...

  SILVANA MIOTTO, Madre del militare David Gomiero. Il presidente ha tutta questa documentazione. Come potete vedere, è un lotto che riguarda 662 persone, ma non è nominativo di mio figlio. Lo abbiamo richiesto e questo ci hanno dato: un lotto con tutti i vaccini, però non nominativo di mio figlio. Abbiamo richiesto la scheda vaccinale e non c'è.
  Per esempio, questa è di quand'era in infermeria. Mio figlio c'era il 20, quindi come fai a toccarlo il 22 e fargli un vaccino il 22? Come fai a dividermi i vaccini in due volte? Perché me li dividi? Era già in infermeria. Il 27 luglio lo ritroviamo in infermeria, dopo cinque giorni di riposo lo ritroviamo il 27.

  PAOLA BOLDRINI. Signora, la mia domanda è: oltre a suo figlio, visto che faceva parte di questo gruppo di 30 ragazzi, anche gli altri hanno avuto la stessa...

  SILVANA MIOTTO, Madre del militare David Gomiero. Questa è una bellissima domanda. Io ho chiesto più volte: «Ditemi che fine hanno fatto i 30 ragazzi, se hanno subìto gli stessi danni, se hanno avuto problemi». Avevano tutti il fisico stressato, avevano fatto tutti la stessa marcia, avevano tutti le stesse tipologie. Io ho solamente una foto, che ho recuperato io, di questi 30 ragazzi, perché mi sono mossa, ho telefonato a tutti gli APT. All'inizio mi dicevano che erano sul monte Bondone, invece erano sul Monte Pasubio. Mi sono messa là e ho telefonato.

  PAOLA BOLDRINI. Quindi lei non si è messa in contatto con le famiglie dei ragazzi? Suo figlio non le ha detto...

  SILVANA MIOTTO, Madre del militare David Gomiero. Non sono riuscita. Come facevo? Io ho solamente una foto. Ho chiesto più di una volta, il 16 dicembre di qualche anno fa abbiamo avuto incontro al quale era presente la dottoressa Cimmino, c'erano varie..., ho chiesto: «Ditemi cos'è successo. Se è successo solo a mio figlio, avrà fatto una reazione, era già predisposto». Io non metto in dubbio niente. Ha capito? Io non sto qua a sindacare. È successo, basta, è successo, tanto non si può tornare indietro, è impossibile tornare indietro, però non vedo perché non riconoscerglielo.
  Io ho questo, un ragazzo con la distrofia muscolare, più piccolo di quattro anni, e mio marito, che era un carabiniere, che è in pensione prima del tempo perché è andato in depressione. Ne ho tre a casa. Io non ce la faccio e devo mantenerli, perché per mio figlio nessuno mi ha dato niente.

  PAOLA BOLDRINI. Comunque, signora, lei dice che non sa gli altri chi sono, però anche lì un registro di presenza delle persone secondo me...

  SILVANA MIOTTO, Madre del militare David Gomiero. C'è un registro di uscita e di entrata che abbiamo richiesto, ma non ci hanno detto assolutamente mai niente di questi 30 ragazzi.

  LUIGI LACQUANITI. Saluto la signora Miotto. Vorrei dirle che il suo racconto è drammaticamente surreale, drammaticamente incredibile, ma non posso dirglielo Pag. 7perché in questi due anni ne abbiamo sentite davvero tante, dalla Ministra in giù.
  Lei nel suo racconto ha fatto riferimento a vari episodi, a varie questioni. Ha fatto riferimento, però, anche ad un processo dopo il congedo, immagino si sia trattato di un processo davanti ad una corte militare...

  SILVANA MIOTTO, Madre del militare David Gomiero. Militare, esatto.

  LUIGI LACQUANITI. Quindi non era ancora stato congedato?

  SILVANA MIOTTO, Madre del militare David Gomiero. No, era congedato.

  LUIGI LACQUANITI. Vorrei che si soffermasse brevemente su questo aspetto, cioè cosa gli è stato contestato e a che punto è questo processo.

  SILVANA MIOTTO, Madre del militare David Gomiero. Eccolo qua. Lo vuole vedere?

  LUIGI LACQUANITI. Se ci potesse sinteticamente dire di cosa si tratta...

  SILVANA MIOTTO, Madre del militare David Gomiero. Mi scrivono: «Gomiero David» – mio figlio – «è indagato per il reato di diserzione aggravata e truffa militare pluriaggravata in continuazione, perché il militare, in servizio presso l'85° RAV di Verona era in esecuzione di un medesimo disegno criminoso. Il 3 luglio 2006 non faceva rientro al corpo né si presentava ad altro ente militare, rimanendo assente senza giusto motivo». Tuttavia, io ho lo stato di servizio che mi dice che li ho mandati, infatti è stato assolto. Io ho lo stato di servizio originale, che mi dice che mio figlio ha sempre mandato tutti i vari certificati medici.

  LUIGI LACQUANITI. Quindi, c'è stata un'assoluzione?

  SILVANA MIOTTO, Madre del militare David Gomiero. Un'assoluzione piena.

  LUIGI LACQUANITI. Vorrei capire se questo processo è stato intentato quando già da parte vostra sono state eccepite determinate situazioni.

  SILVANA MIOTTO, Madre del militare David Gomiero. No.

  LUIGI LACQUANITI. Vorrei capire molto sinceramente se il processo è stato utilizzato per...

  SILVANA MIOTTO, Madre del militare David Gomiero. Noi non avevamo fatto assolutamente niente, stavamo cercando di capire cosa avesse il ragazzo, poi in una settimana ha avuto il congedo.

  GIANLUCA RIZZO. Grazie, signora. Io devo dire che ho trovato il racconto agghiacciante. È pur vero che in questi due anni di Commissione uranio ne abbiamo sentite davvero tantissime, come diceva il collega in precedenza, però probabilmente ogni volta racconti di questo tipo fanno scaturire dei sentimenti forti, ed è ovvio sentendo le sue parole.
  Infatti, si fa sempre più presente questo spettro, questo duplice mostro, che in parte è la malattia e in secondo luogo è la burocrazia, il fatto di non poter sapere, di avere questo spettro dietro le spalle ma non sapere né chi, né come, né perché. Alla fine si cerca un diritto che non arriva.
  Al di là di questo, io le vorrei chiedere e, quindi, chiedo anche al presidente se è possibile acquisire i 30 nominativi di quel gruppo di ragazzi e la loro attuale posizione, se sono in servizio o in quiescenza.
  Inoltre, facendo riferimento a quel rapporto vaccinale che a quanto pare non è mai arrivato, nonostante la vostra richiesta, io chiedo al presidente...

  SILVANA MIOTTO, Madre del militare David Gomiero. Abbiamo chiesto un rapporto vaccinale, ma abbiamo chiesto anche la scheda vaccinale. Ci è arrivata una scheda in bianco.

  GIANLUCA RIZZO. Io chiederei al presidente se è possibile acquisire la scheda, il Pag. 8rapporto vaccinale e tutti i documenti inerenti, semplicemente questo.

  SILVANA MIOTTO, Madre del militare David Gomiero. Mi sono arrivate effettivamente le risposte, ma sono risposte incongrue. Praticamente ci hanno fornito delle risposte che non stanno né cielo né in terra, addirittura hanno sbagliato i giorni.
  Quando mi è arrivata una di queste benedette risposte alla mia richiesta del libretto sanitario di mio figlio e delle vaccinazioni che sono state fatte, sempre divise in due, 19 e 22, mi è arrivato il 19 giugno 2011. Io guardo sopra ed era targato, mi sembra, a febbraio-marzo 2011. Chiamo e chiedo: «Scusi, devo portarlo a fare il richiamo? Perché non collima qualcosa». Mi dicono: «Ma come non collima?» Io dico: «C'è scritto 2011, ma è successo nel 2006. Magari c'è qualcosa che non va. Avete sbagliato data, 18 e 19». Mi hanno risposto: «Sono errori che si possono fare». Ho detto: «Sì, ma con questi errori si uccidono anche le persone, però». Lui mi ha risposto: «Ringrazi dio che suo figlio è vivo», come per dire: «Che cosa vuoi?» Io voglio una risposta.
  Io tante volte mi sono scontrata. Ho fatto mille viaggi qua, sono andata dai colonnelli, sono andata dappertutto a parlare. Se un colonnello ti dice: «Io non ho figli, non so cosa fargli e neanche li voglio perché sono guai», allora ti casca il palco. I figli non sono guai, non sono mai guai, neanche se stanno male. Non puoi rispondermi così. Mi ha detto: «Infatti, mi hanno messo qua perché io non ho figli e riesco a risponderti così». Non puoi rispondermi così oppure rispondermi: «Ringrazi dio, stiamo aspettando gli eventi». Cosa state aspettando? Che mio figlio muoia? Io in undici anni questa frase l'ho sentita mille volte: «Stiamo aspettando gli eventi». Stai aspettando cosa? Che mio figlio muoia? Non muore, è là, sopravvive, purtroppo, con un tenore di vita molto ridotto.
  Adesso, per essere qua io, ho chiesto gentilmente di essere ricevuta a quest'ora, perché è un problema per me venire giù in giornata. Infatti, sono venuta giù stamattina e rientro stasera. Devo avere una signora che gli sta dietro, un qualcuno. Io ne ho tre a casa. Non ne ho uno, ne ho tre. Avevo mio marito, ma se ne è andato anche lui, quindi non ho più nessuno.
  Vorrei farvi capire che non rovina la vita solamente del ragazzo, rovina tutta la famiglia. In questi anni non abbiamo avuto niente, quindi, oltre a quello, devi anche pensare che devi lavorare, perché devi mantenerlo. Io sono arrivata a fare tre-quattro lavori, uno ufficiale e tre in nero. Non ho nessun problema a dirvelo. Lo faccio per mantenere lui, non ho la Ferrari in garage. Mantengo lui.

  PRESIDENTE. Quindi non ha ottenuto nessun tipo di risarcimento né indennizzo?

  SILVANA MIOTTO, Madre del militare David Gomiero. No, mi sono arrivati solamente (io sono sincera), quando sono venuta giù quel benedetto 16 dicembre, che c'erano tutti riuniti, 1.000 euro in busta paga una tantum. Io ho detto: «L'elemosina a me non serve, perché con 1.000 euro io non ci faccio niente per mio figlio». È stata veramente una beffa. Io quando sono arrivata a casa non sapevo come dirlo a mio figlio, perché lui è là: «Hai fatto? Sei arrivata? Mi hanno dato qualcosa? Hanno riconosciuto?» Lui vive nella speranza che qualcuno dica: «Sì, effettivamente è successo».
  Lui è andato in depressione per questo. Non hanno capito che lo stavano uccidendo ancora di più. Prima c'è stato il processo e lui diceva: «Io non ho fatto niente. Perché mi hanno fatto un processo?» L'abbiamo portato in ambulanza a Verona, non stava neanche in piedi. Quando il giudice l'ha visto..., ha voluto alzarsi dalla carrozzina che non camminava, è andato con l'avvocato fin davanti al giudice. Pesava 48 chili, signori, un ragazzo che prima ne pesava 75. Ha detto: «Io sono qua, io vengo avanti camminando». È venuto avanti, il giudice l'ha guardato e ha guardato il pubblico ministero. Il pubblico ministero ha detto: «Io mi vergogno di essere qua». Non ha aggiunto parola il pubblico ministero. Gli hanno detto: «Ha qualcosa da dire?» Ha risposto: «Io mi vergogno di essere qua».
  Telefona ancora il pubblico ministero per vedere come sta David. Ha detto: «Perché Pag. 9 con tanti malfattori che trovo, che effettivamente hanno fatto cose che non vanno bene, era lampante, perché fare una cosa così?» Ci hanno risposto che è partito per un errore dell'amministrazione.
  Me lo uccidi ancora di più, me lo uccidi ancora di più così. Chi non ha figli forse non riesce a capire, non riesce ad arrivarci. Mio figlio ha tentato il suicido non so quante volte, io l'ho preso per i capelli e non mi vergogno. Lui mi diceva: «Perché mi tieni qua?». Gli dicevo: «Perché devi stare qua. Devi stare qua».
  Lui ti dice: «Sono un involucro». Effettivamente è un involucro, non è rimasto niente di quello che faceva, di come si comportava, è cambiato completamente. Ha l'ipofisi che non funziona, quindi lui è a letto fino alle 16.30 del pomeriggio, mangia, è su tutta la notte. Non ha più neanche un ciclo vitale e non riusciamo a metterlo a posto, perché non puoi togliere i metalli in nessuna maniera, non riusciamo, non è possibile. Abbiamo provato in tutti i modi, non è possibile. Ha una concentrazione talmente alta che lo uccidi, quindi teniamolo com'è, però non è vita.

  PRESIDENTE. In riferimento alla richiesta dell'onorevole Rizzo, credo che la Commissione debba acquisire gli atti e lo faremo. Lo riferirò al presidente, chiedendogli di mandare una lettera al gabinetto (poi individueremo se direttamente al Ministro) per acquisire la documentazione dei 30 ragazzi, perché questo ci darà indicazione anche in merito alla nostra indagine su come procedere, ci dirà se questi ragazzi hanno avuto anche loro delle patologie o dei danni, in modo tale da verificare se c'è un rapporto di causalità.

  SILVANA MIOTTO, Madre del militare David Gomiero. Io ho sempre chiesto: «Ditemelo. È successo solo a mio figlio? Va bene, è successo».
  Peraltro, quando hanno fatto le vaccinazioni un medico non era presente, c'erano crocerossine. Se fosse stato uno shock anafilattico, chi lo salvava? Chi lo salvava che non potevano somministrare salvavita? Un medico deve essere sempre presente quando vengono fatte le vaccinazioni. Non c'erano, solamente crocerossine. Non abbiamo niente che attesti niente. Erano tutte crocerossine, non c'era un medico, che per legge deve essere là.

  PRESIDENTE. Questo è uno dei problemi che abbiamo appurato in diverse audizioni sul tema.

  SILVANA MIOTTO, Madre del militare David Gomiero. Niente, non c'era niente. L'hanno buttato là praticamente. Cosa lo tenevano a fare là? Quando io ho detto: «Mandatelo da qualche parte, altrimenti chiamo l'avvocato e me lo vengo a prendere, non potete lasciarlo in infermeria». Mi hanno risposto: «Tanto non c'è niente da fare, se lo venga a prendere». Quindi sapevano già che non c'era niente da fare. Se uno mi risponde così, sapeva già che non c'era niente da fare. Io vi assicuro che quando l'ho visto non ho riconosciuto mio figlio, ed erano passati quindici giorni, era il 29.

  PRESIDENTE. Ringrazio la signora Miotto per il contributo che ha fornito ai lavori della Commissione e per la documentazione che ci ha lasciato agli atti e dichiaro conclusa la prima audizione all'ordine del giorno.

  La seduta, sospesa alle 15.05, è ripresa alle 15.15.

Audizione della signora Teresa Ruocco, madre del militare Fulvio Pazzi.

  PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta e passiamo ora al secondo punto all'ordine del giorno, che prevede l'audizione della signora Teresa Ruocco, madre del militare Fulvio Pazzi. Ricordo che anche in questo caso la seduta si svolge nelle forme dell'audizione libera e che, ove la Commissione consentisse, i lavori potranno proseguire in forma segreta.
  Come già rilevato all'inizio della precedente audizione, sottolineo che anche nell'esame dei casi più gravi riguardanti militari vittime delle patologie oggetto dell'inchiesta Pag. 10 l'attività della Commissione non intende arrogarsi il compito di stabilire le verità scientifiche o di giudicare l'operato dei singoli uffici o titolari di azioni amministrative, ma può certamente farsi soggetto promotore di azioni di accertamento di eventuali responsabilità o di mediazione, soprattutto laddove si tratti di casi di particolare delicatezza e rilievo umano.
  Do, quindi, la parola alla signora Ruocco, alla quale manifesto la solidarietà e la comprensione della Commissione per il grave caso che l'ha condotta qui, chiedendole di illustrare alla Commissione la vicenda relativa a suo figlio e le ragioni che l'hanno indotta a chiedere di parlare davanti a questa Commissione.

  TERESA RUOCCO, Madre del militare Fulvio Pazzi. Buonasera a tutti. Scusate l'emozione, perché non sono abituata di solito a parlare con tanta platea. Io sono la mamma di Fulvio Pazzi che nel 2000 parte per il militare, in Bosnia esattamente, prima in Italia sei mesi, poi sei mesi in Bosnia e poi ritorna. In effetti, fa diciotto mesi di militare.
  Mio figlio, già a sentire la difesa, nel periodo in cui era in Bosnia – ha fatto sei mesi in Italia e poi sei mesi in Bosnia – secondo la difesa dell'Avvocatura dello Stato, aveva già le prime avvisaglie della malattia. Mio figlio muore con un linfoma non Hodgkin. Aveva solo vent'anni.
  Detto questo, a distanza di tempo, quando vado a leggere i documenti, scopro queste notizie. La prima domanda che mi sono fatta è come mai tengono diciotto mesi in servizio mio figlio. Posso capire i primi sei mesi. Nei secondi sei mesi vi accorgete della malattia e poi lo tenete ancora sei mesi, sicché in tutto diciotto mesi, e non me lo curate, non mi informate?
  Addirittura il ragazzo, in effetti, torna a casa perché doveva partecipare ad un concorso per rimanere i quattro anni successivi. Non lo fanno partecipare. Lui dice: «Mamma, mi congedo, torno a casa e poi parto da zero». Lui si congeda a ottobre del 2001 e torna a casa.
  Già a dicembre mio figlio aveva la malattia; in famiglia non avevamo idea di questa malattia, anche perché io sono vedova. Ho perso mio marito a 32 anni, ho cresciuto due figli, tra cui questo ragazzo, che aveva cinque anni quando è morto il padre, chiaramente con tutte le problematiche del caso.
  Alla fine arriviamo verso gennaio-febbraio e mio figlio dimagriva a vista d'occhio, con una febbricola. Il medico curante me lo curava per le malattie di stagione, perché eravamo arrivati a gennaio e febbraio. Questo ragazzo era molto vivace, molto attivo, si muoveva che era un capolavoro, l'unica cosa era che lo vedevo dimagrire. In quel periodo si era fidanzato e pensavo avesse una vita un po’ sregolata, come tutti i ragazzini che a vent'anni corrono appresso alle ragazze.
  All'inizio di maggio, un sabato pomeriggio, lo porto alla guardia medica di un paese vicino a Napoli, Marano, dove mi chiedono di fare una radiografia. Questo il sabato pomeriggio. Il lunedì mattina vado al Monaldi di Napoli, facciamo la radiografia e scopro la malattia di mio figlio. Era al secondo grado.
  Inizialmente, per riprendermi, ci ho messo del tempo. Nel 2007 mi reco al centro documentale di Napoli, dove noi siamo stati residenti, e poi i miei figli sono napoletani.
  In conclusione, la dottoressa Scarpati mi dice: «Presentiamo una domanda, vada come vada». Nel 2009 mi accettano la causa di servizio al 100 per cento, compreso il danno biologico, ma non la vittima del dovere: ho ricevuto ben 5 dinieghi.
  Dopodiché, durante la vigenza della penultima Commissione, quella passata presieduta dal Presidente Costa, mi faccio audire per ben due volte, intanto il Comitato continuava a sostenere che a me non spettava perché non vi erano i presupposti.
  In una seduta straordinaria, suppongo, perché avevano già chiuso tutta la finanziaria, con 94 casi riconosciuti – io sono stata il novantanovesimo; la Finanziaria aveva dato 30 milioni di euro per i tre anni 2008, 2009 e 2010 –, il dottore ... non so..., il colonnello, o generale forse della medicina militare, Marmo, riconosce mio figlio vittima del dovere. Pag. 11
  Penso che tutti i ragazzi dovrebbero essere riconosciuti, io ho un elenco del 1995 con ben 50 casi. Nel frattempo, mi sono documentata, ho letto e sono venuta qui per chiedere la medaglia d'oro per mio figlio, anche se mi viene risposto che la medaglia d'oro viene data alle vittime del terrorismo.
  Mio figlio poteva non fare il militare perché già l'aveva fatto il fratello precedente e, non avendo il padre, poteva starsene a casa. In casa mia però portiamo da sempre rispetto per lo Stato ed io allo Stato ho affidato i miei due figli, perché entrambi hanno fatto il militare a servizio dello Stato.
  Oggi chiedo allo Stato la medaglia d'oro per mio figlio, perché quando è andato in Bosnia poteva mettere un piede su una bomba e saltare per aria, poteva essere attaccato dai terroristi: io non so in quanto tempo si muore quando si salta in aria, ma so cosa vuol dire assistere all'agonia di un figlio per un anno e vederlo morire.
  Oggi, secondo voi, chi ha più diritto? Sono vittime tutti, perché qua non facciamo la vittima in più o meno. Sono tutti morti, tutti ammalati. Mi domando chi ha sofferto di più, una madre che vede il figlio morire, o un figlio consapevole di andare in un luogo di guerra e di poter essere ammazzato?
  Allora, io mi chiedo se non sia possibile uniformare la materia e dare a tutti la medaglia d'oro, non si possono fare discriminazioni.
  Oggi sono arrabbiata, me lo faccia dire, perché io sono molto diretta, sono una mamma che oggi deve far ricordare suo figlio, non voglio sia dimenticato come i nostri nonni che sono andati in guerra e ci hanno lasciato una democrazia che stiamo usando male.
  Qualche anno fa ho frequentato il presidente Falco Accame, che oggi è molto anziano e credo non più in grado di essere molto attivo, anche se ho avuto tanto insegnamento da quell'uomo. Lui mi ha sempre detto: «Teresa, non bisogna far dimenticare le cose, perché noi italiani siamo abituati a dimenticare». Io per questo chiedo che mio figlio e tanti ragazzi devono essere ricordati.
  A quell'epoca, il presidente mi faceva chiamare le famiglie. Diceva: «Si è riaperta la Commissione d'inchiesta. Se chiedete, può darsi che i vostri figli avranno onore». Io non ho mandato mio figlio in Bosnia per farmelo pagare dallo Stato a chili, non è così, non è sempre così, anche se, per carità, ci sono genitori che naturalmente pensano al beneficio economico. Io personalmente no, mio figlio non l'ho potuto curare perché lo Stato mi ha riconosciuto la causa di servizio dopo nove anni dalla sua morte.
  All'epoca io ero vedova, non avevo un posto di lavoro fisso e mio figlio non l'ho potuto curare bene. È rimasto al Cardarelli di Napoli, con tutti i pro e i contro della situazione. Io lavoravo a giornata e, se non riuscivo a lavorare, non avevo lo stipendio, non avevo soldi.
  Detto questo, pretendo da chi di dovere che mi riconosca mio figlio e, insieme a lui, tanti altri perché quando parlo, parlo anche per gli altri. All'epoca, ho telefonato alle famiglie e alcuni genitori mi rispondevano: «Signora, non ce la facciamo più. Non vogliamo niente perché ogni volta che si parla di nostro figlio, noi ci ammaliamo» Personalmente, essendo stata riconosciuta la causa di servizio a mio figlio, ho dei benefici, come lo psicologo, per esempio. Non ci sono mai andata perché, se non si impazzisce quando lo tieni a letto in ospedale, dopo dieci anni non mi serve più a niente, ormai sono già pazza. A cosa serve curarmi dopo dieci anni?
  Scusate, ma questo è il mio pensiero, probabilmente molto duro, ma sono una persona piuttosto provata, ho perso il padre giovanissima, ho allevato due figli e uno l'ho perso.
  A marzo scorso le sezioni unite hanno sentenziato che noi, genitori o parenti delle vittime del dovere, siamo equiparati alle vittime del terrorismo. Io voglio la medaglia, anche perché i soldi li spendo per i miei nipoti, non prendo una lira dei soldi di mio figlio: ho tre nipotini e cerco di farli star bene. A questo punto mi chiedo: come mai devo fare causa per avere un diritto, quando le sezioni unite hanno stabilito che l'equiparazione vale dai 258 ai 500 euro? Pag. 12Perché la gente è costretta a fare causa al tribunale del lavoro e poi il tribunale del lavoro ti dà ragione e, nello stesso momento, voi date i soldi a chi fa causa? Perché aggravare di più le condizioni dell'economia dello Stato? Fare causa significa soldi e tempo. Anche le sezioni riunite l'hanno deciso; fino ad ora la legge era un po’ sibillina e non si riusciva a capire, ma ora è chiara.
  Alla dottoressa Paolotti ho detto che in alcuni casi hanno pagato, perché a chi si rivolge al tribunale del lavoro viene dato un risarcimento? Significa che le sezioni unite non sono un tribunale? Bisogna rivolgersi a un ulteriore tribunale, quello del lavoro, per avere che cosa? Un diritto che in maniera graduale dice che ci spetta?
  A me questo fatto di fare causa ad un diritto lo trovo assurdo. Ripeto, lo trovo assurdo, perché noi buttiamo soldi inutilmente. I tribunali sono pieni e poi riceviamo dei soldi dopo che abbiamo fatto centinaia di cause. È un diritto? Perché non lo date d'ufficio? Perché io vi faccio una richiesta e non mi viene dato nulla?
  Addirittura, tempo fa, ho chiesto mi venisse inviato il resoconto di quello che mi avevano dato, perché ogni tanto mi è arrivato qualcosa; gli ho chiesto di dirmi cosa mi spettava e cosa no. Per ben quattro o cinque volte mi hanno detto che i loro conteggi erano stati fatti bene. L'11 maggio – lo ricordo perché è il compleanno dell'altro mio figlio – mi è stato recapitato un decreto nel quale risultava che nel 1997 avevano sbagliato non dandomi la pensione, ma che stava per arrivarmi. Ad ogni modo, la dottoressa Paolotti sostiene che, se io continuo, lei si rivolgerà a chi di dovere: questa è la difesa.
  L'altro mio figlio – ne avevo due, uno l'ho perso –, il più grande, che oggi tiene 44 anni, quando aveva vent'anni, è partito militare volontario ed era paracadutista. A distanza di anni si è congedato, ha svolto la sua attività, e così via. Quasi per onorare il fratello che aveva perso, di undici anni più giovane di lui, si è arruolato volontario. Infatti, noi abbiamo la possibilità di far arruolare: ti danno il posto di lavoro eventualmente, questo sempre come compenso ai familiari delle vittime.
  Mio figlio supera il concorso e tutte le prove fisiche e va a Capua. Lui è padre di tre figli, naturalmente. Va a Capua esattamente tre anni fa, quasi quattro anni fa. Addirittura prende un elogio, perché – ripeto – è un ragazzo volenteroso e poi i miei figli, non per niente, li ho educati con tutta la moralità del mondo.
  Detto questo, mio figlio va a Capua e fa il suo bel tirocinio, dopodiché, chiaramente, chiede di fare concorsi o andare in missione perché con 1.400 euro al mese con tre bambini a carico, mi dica lei.
  Prima gli dicono che può fare tutto, dopodiché lo Stato Maggiore sostiene che mio figlio è troppo vecchio. Io chiedo: «Perché è troppo vecchio?». Perché il Ministero della difesa ci ha messo nove anni per riconoscermi la causa di servizio? Mio figlio ha 44 anni, ma se mi avessero prontamente riconosciuto la malattia, o me l'avessero comunicato, si sarebbe trattato di 14 anni in meno, cioè trent'anni. Oggi, da 30 a 44 anni, non mi puoi dire che mio figlio non può esercitare perché è vecchio. A chi bisogna rivolgersi per evidenziare questa grossa responsabilità se non morale, di fatto? Noi siamo vittime in tutti i sensi.
  Io sono vedova e, naturalmente, non avendo il marito, i benefici li ho presi solo io, perché la legge dice che vanno ai genitori. In questo caso, il genitore è uno e io ho chiesto: «Scusate, dovrebbe essere un bene ereditario, un vitalizio, che io potevo prendere anche tutto insieme, come è avvenuto per Marco Diana al quale sono stati liquidati 930.000 euro, e poi le pensioni e tutti i casini che leggiamo tutti i giorni sui giornali». A me questo non è stato dato, ma mi chiedo: i figli non sono tutti uguali? Le vittime non sono tutte uguali? Mi hanno risposto: «No, gentile signora, dipende a quale avvocato ci si rivolge. Se si va da un avvocato che è in grado di far valere i diritti si aumenta il prezzo, altrimenti il figlio vale 200.000 euro». Mio figlio di vent'anni vale 200.000 euro, Marco Diana, sul quale poi abbiamo scoperto che ci sono tante cose che non vanno bene, 930.000 euro più tutti gli extra a vita. Pag. 13
  Ho chiesto se fosse un bene ereditario affinché potessi prendere tutto insieme per dare qualcosa a mio figlio garantendogli così sui 1.400 euro. Questo non mi è stato concesso perché, purtroppo, non c'è il padre. Se c'era il padre, prendevamo due vitalizi. Non c'è il padre e si perdono, a favore di chi non si sa.
  Detto questo, vuol dire che mio figlio non è l'erede. Perché gli avete dato l'ecoindennizzo e il posto di lavoro se non era l'erede legittimo del fratello? Ti rispondono chiudendo le carte, non ne vogliono sapere più di tanto, ma una risposta la voglio, anche negativa: se c'era il padre, questi soldi sarebbero andati anche al figlio? Quest'ultimo è disgraziato due volte, perché non ha il padre e perché non gli spetta. Ma dove sta scritto?
  Un ragazzo che conosco molto bene, di cui non faccio il nome per ovvi motivi, è stato licenziato in malattia, ha vinto il ricorso al TAR, ma ancora oggi non gli viene riconosciuto niente. Questo ragazzo è invalido al 50 per cento: alla fine ti rispondono che non ci sono i fondi, che non c'è questo, che non c'è quell'altro.
  Un certo colonnello Calcagni, che io vedo tutti i giorni e che mi ha minacciato più di una volta, racconta che all'epoca in Bosnia ha fatto poche ore di volo e si è ammalato di epatite. Attenzione, è diventato colonnello nel ruolo d'onore! Gli diamo 57.000 euro all'anno per mandarlo in Inghilterra a curare sapete che cosa? Lui è uno che gareggia con la bicicletta e, addirittura, il CONI gli ha inflitto quattro anni di sospensione perché è stato trovato positivo al doping, e non è la prima volta. Noi lo teniamo, gli diamo una pensione da colonnello, il ruolo d'onore, tutte le medaglie del mondo, 57.000 euro all'anno per mandarlo in Inghilterra con l'accompagnatore e alla fine il signore dice che lui si è preso l'epatite raccogliendo morti e feriti.
  Mi domando: un elicotterista che fa? Lascia l'elicottero in aria, scende, piglia i morti e i feriti e si infetta? Da quando in qua l'epatite viene associata alle vittime del dovere? E poi a mio figlio non volete dare la medaglia? La medaglia voglio. Mio figlio è morto a vent'anni e il signore di cui sopra ora ha, addirittura, una malattia psicosomatica e ha pure seguaci, perché non è solo lui. Ce ne sono altri. Ha una malattia psicosomatica, una malattia inventata. Per mio figlio ho dovuto vivere l'agonia per un anno intero e per cinque volte mi avete dato il diniego.
  Cosa volete dalla gente? Perché non hanno protetto mio figlio quand'era ammalato? Il signore sostiene di assumere 300 pillole al giorno, lo dichiara su tutti i giornali, sta sempre nelle prime pagine. Addirittura è andato anche a RAI 1.
  Come fa uno che si ossigena per 12 ore in una camera iperbarica, viaggia con l'ossigeno, a fare gare in bicicletta? Io sono una mamma, voglio assolutamente giustizia, giustizia per tanti ragazzi che non vengono presi in considerazione. Sa quante mamme rinunciano perché non ce la fanno più a combattere? E come mai poi vediamo questi casi e nessuno dice niente?
  Addirittura, il Presidente Costa intervenne personalmente all'ASL di Brindisi per fargli avere i benefici, l'accompagnamento. Al riguardo, vi è stata anche un'audizione, gli atti sono pubblici potete consultarli. E poi mi dicono che non c'è l'equiparazione – l'aumento da 258 a 500 euro – perché non ci sono i fondi. Perché a questa gente vengono dati i soldi gratis come falsi invalidi e nessuno interviene, mentre i nostri figli vanno a morire ed io il mio non l'ho potuto curare?
  Non sono invidiosa, ma penso alla giustizia. Hanno rilasciato un certificato a mio figlio che attesta il suo ferimento in servizio: questa cosa la dice lunga. Se è stato ferito in servizio, perché poi non gli si dalla medaglia e la si riconosce solo alle vittime del terrorismo? Poi di che tipo di equiparazione si parla visto che, riguardo ai benefici delle vittime del terrorismo, prende i soldi la moglie? Addirittura, se non si è sposati e poi ci si sposa, si prende la pensione. Sei generazioni, figli, nipoti, cugini, e poi qualcuno che è ammalato non lo fate curare?
  Mio figlio non l'ho potuto curare, non chiedevo niente. Io ero capofamiglia come un uomo, senza un posto di lavoro fisso. Oggi bisogna prendere atto che si sprecano Pag. 14tanti soldi e non viene resa giustizia ai tanti ragazzi che se la meritano.
  Io mi sono rivolta a chi di dovere per questo ragazzo, per dargli una mano, fino a che non gli veniva riconosciuto un diritto. Certi fantomatici presidenti di associazioni, che poi stranamente sono quasi sempre colonnelli, mi dicono: «Mi porti i documenti. Faccia questo e faccia quell'altro». Se dico che questo ragazzo deve essere aiutato, non parlo per me, ma parlo per un terzo, per la sua famiglia che deve essere aiutata. Che cosa manteniamo a fare le onlus se al momento opportuno non ci aiutano?
  Al Cardarelli ce n'erano tre di associazioni, nessuna delle quali attraverso i suoi rappresentati venne a darmi una mano. Addirittura, il 14 agosto – mio figlio è morto il 24 agosto – un signore mi disse di rivolgermi al Tribunale dell'ammalato perché gli infermieri erano tutti in ferie e nessuno gli fece la chemioterapia.
  A me non possono dire che mi sono indurita nel carattere, oggi perlomeno sto cercando di dare una mano a qualcuno e gradirei interveniste per far luce su certi fatti.
  La dottoressa Paolotti non mi può rispondere che, se continuo ad usare questi toni, provvederà nelle sedi più opportune. Cosa vuole fare, mi vuole querelare perché ho detto che a delle persone vengono riconosciuti diritti «aumma-aumma»? È la verità. Loro sanno anche questo, tanto è vero che il Comitato di verifica mi ha dato cinque dinieghi. Mio figlio era ammalato di tumore ed è morto di tumore. Come mai Calcagni ha ottenuto un riconoscimento dal Comitato di verifica con l'epatite? Epatite da metalli pesanti? Ma cosa stiamo dicendo? Anche la persona più stupida sa che l'epatite è un virus. Facciamo l'eroe nazionale con l'epatite? E i morti di cancro?

  PRESIDENTE. Le devo chiedere di attenersi alla sua vicenda.

  TERESA RUOCCO, Madre del militare Fulvio Pazzi. Sulla mia vicenda credo di aver terminato.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  LUIGI LACQUANITI. Grazie, presidente, e grazie alla signora Ruocco per questa testimonianza. Naturalmente, presento anche la mia – e penso anche dei miei colleghi – solidarietà. Le chiederei, però, per quanto si possa trattare di ricordi dolorosi, di tornare un po’ indietro ai giorni, a quei mesi in cui suo figlio ha cominciato a stare male e, in maniera molto sintetica, di farci la cronistoria di quel periodo lì, quindi il rientro in Italia, i ricoveri a cui è stato sottoposto presso eventuali ospedali militari prima di arrivare al Cardarelli e i referti eventualmente rilasciati dai medici militari.

  TERESA RUOCCO, Madre del militare Fulvio Pazzi. Mio figlio non è stato mai chiamato per sottoporsi a visite periodiche, nonostante il Protocollo Mandelli le prevedesse – ne sono certa – per coloro i quali tornavano in Italia da missioni all'estero.
  Le dico di più: mio figlio più grande è stato in Somalia. Quando tornò presentava problemi che non attribuimmo al servizio. A distanza di anni, a causa del batterio che si annida nella sua gola, mio figlio deve fare ogni anno una penicillina, anzi esattamente una chemicillina, perché altrimenti a distanza di 30 anni rischia una paralisi totale, diventa paralitico.
  Io non ho chiesto ancora oggi – mio figlio è militare – danni allo Stato, perché a me non piace «lucrare». Ricordo che mio figlio Fulvio quando tornò dalla Bosnia – perché è di lui che stiamo parlando, il più piccolo – non pensammo potesse avere una malattia acquisita, assolutamente no; tant'è vero, che il medico curante pensava fosse una malattia di stagione. Gli dava l'antibiotico per la gola, perché i primi sintomi furono una tosse strana, con un po’ di febbre, febbricola.

  LUIGI LACQUANITI. Mi scusi se la interrompo. Rientra dalla Bosnia e sta già male?

Pag. 15

  TERESA RUOCCO, Madre del militare Fulvio Pazzi. Diciamo... no, perché è stato ancora sei mesi. Ha fatto diciotto mesi, i primi sei mesi normali in Italia, a Codroipo, i secondi sei mesi in Bosnia e poi è rientrato ed è stato ancora sei mesi a Codroipo: era nella cavalleria.

  LUIGI LACQUANITI. In questo periodo non c'è stato alcun ricovero? Non è stato male?

  TERESA RUOCCO, Madre del militare Fulvio Pazzi. Solo due giorni è stato ricoverato nell'infermeria della caserma, quando è rientrato, con febbre e vomito.

  LUIGI LACQUANITI. Qui abbiamo un referto, qualcosa di questo?

  TERESA RUOCCO, Madre del militare Fulvio Pazzi. Sì, ci sono, c'è la cartella clinica.

  LUIGI LACQUANITI. Chiedo, presidente, se si può acquisire tutto questo materiale. A questo punto, vorrei che venissero sentiti in audizione testimoniale anche i dirigenti sanitari che operavano durante il ricovero del figlio della signora Ruocco e anche, per quanto riguarda l'audizione precedente, presidente, i dirigenti sanitari che operavano durante il ricovero del figlio della signora Miotto. Inoltre, chiedo di acquisire anche il materiale relativo alle vaccinazioni, insomma tutto il materiale documentario che possiamo acquisire.

  TERESA RUOCCO, Madre del militare Fulvio Pazzi. La domanda che mi pongo riguardo ai vaccini da somministrare è se hanno fatto il Neotyf e il Vivotif a tutti i militari. Come mai, a distanza, mi pare di due anni, nel 2003-2004, è stato ritirato dal commercio il Vivofit, tanto per dire?
  Oggi c'è l'altro mio figlio che sta in infermeria, perché ha fatto un corso e sta in infermeria, e mi dice: «Mamma, probabilmente hanno solo cambiato l'etichetta esterna, ma i vaccini continuano ad essere somministrati con nonchalance». Al riguardo, penso che i vaccini facciano bene, probabilmente allo stato puro, se però vengono conservati e conservati male, oppure ne fanno dei cocktail...
  Per esempio, all'epoca parlai con il medico della caserma di mio figlio e chiesi: «Dottore, lei che ha fatto i vaccini a mio figlio, che cosa ne pensa?». Lui disse: «Per me si tratta di un cocktail di fattori». Chiaramente, se si somministra un vaccino, uno solo, si abbassano le difese immunitarie della persona. Se invece se ne fanno quattro o cinque, a giorni alterni uno per l'epatite e l'altro per il tifo, all'interno dell'organismo non si scatena una guerra? Io sono ignorante, non sono una persona che ha studiato medicina.
  Riguardo al Comitato, penso che le visite dovrebbero essere fatte presso il distretto militare e non demandate ad un organismo non composto da medici. Scusate, ma che ne capisce un Comitato di cancro? Un esperto magari può prendere un abbaglio, pensate ad uno che non è esperto. Il Comitato è un organo dell'amministrazione, fa parte del Ministero dell'economia e delle finanze, come può stabilire se una persona è ammalata o meno, o se gli spetta o non gli spetta un diritto?
  Il Comitato, secondo me, è un organo che è stato istituito per dare dinieghi, ma non essendo composto da esperti come può arrogarsi questo diritto?
  Perché mio figlio non è stato visitato una volta tornato dalla Bosnia? Come si fa a tenere un registro di ammalati quando nessuno scrive cosa succede nelle caserme? Come si fa? Quando ho intentato causa sono stata io a comunicare che mio figlio era malato di cancro, se no neanche lo sapevano. Se è stato in Bosnia, prendete i nominativi di coloro i quali si sono recati all'estero. Poi ci sono anche i casi in Italia causati da una concomitanza di fattori.

  PRESIDENTE. Devo far presente che tra un po’ ci saranno votazioni in Aula. Do la parola al collega Rizzo e poi chiudiamo l'audizione.

  GIANLUCA RIZZO. Grazie, presidente. Grazie, signora per il racconto. Purtroppo, abbiamo premura, ma volevo chiederle che tipo di incarico aveva suo figlio in Bosnia.

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  TERESA RUOCCO, Madre del militare Fulvio Pazzi. Esploratore.

  GIANLUCA RIZZO. Può farci pervenire una memoria in cui ci fa un dettaglio di tutti gli spostamenti di suo figlio all'estero, e in quale base, per avere più contezza? Ovviamente, mi associo alla richiesta del collega per quanto riguarda l'acquisizione di documenti.

  TERESA RUOCCO, Madre del militare Fulvio Pazzi. Sì, anche se allo Stato Maggiore hanno tutto, perché quando si fa una richiesta per qualche riconoscimento si deve allegare tutta la documentazione, tra cui le cartelle cliniche.

  GIANLUCA RIZZO. Ci fa avere questa documentazione?

  TERESA RUOCCO, Madre del militare Fulvio Pazzi. Sicuramente.

  PRESIDENTE. Per quanto riguarda le richieste del collega Lacquaniti, le riferirò al presidente e poi ci riserveremo di valutarle in Ufficio di presidenza. Ringrazio la signora Ruocco per la sua audizione, riferirò al presidente il contenuto delle sue richieste. La ringrazio per le parole che ha detto in merito al suo caso, però, purtroppo, per quanto riguarda quei fatti e quelle persone terze che ha citato, alcune cose non sono di nostra competenza e, quindi, non possiamo occuparcene direttamente. Lei sa che comunque quanto ha detto rimane nella sua responsabilità.

  TERESA RUOCCO, Madre del militare Fulvio Pazzi. Io mi sono permessa di dire certe cose perché so che una commissione d'inchiesta, sia al Senato sia alla Camera, può esercitare gli stessi poteri della magistratura. Voi, secondo me, avete il dovere – lo chiedo da cittadina – di indagare se la gente dice il vero o il falso, altrimenti si tratterebbe solamente di chiacchiere da salotto.

  PRESIDENTE. Questa è una cosa che noi faremo senz'altro.

  TERESA RUOCCO, Madre del militare Fulvio Pazzi. Io vi sto seguendo molto, veramente.

  PRESIDENTE. Riferiremo al presidente quanto da lei richiesto e l'esito di questa sua audizione e poi prenderemo le nostre decisioni in Ufficio di presidenza.
  Ringraziando ancora tutti, dichiaro conclusa la seduta odierna.

  TERESA RUOCCO, Madre del militare Fulvio Pazzi. Vi ringrazio della disponibilità che avete dato. Grazie mille.

  La seduta termina alle 15.55.