Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconti stenografici delle audizioni

Vai all'elenco delle sedute >>

XVII Legislatura

XIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 13 di Mercoledì 18 ottobre 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Sani Luca , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, sugli esiti del G7 di Bergamo del 14 e 15 ottobre 2017 (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :
Sani Luca , Presidente ... 3 
Martina Maurizio , Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali ... 3 
Sani Luca , Presidente ... 7 
Gallinella Filippo (M5S)  ... 7 
Benedetti Silvia (M5S)  ... 8 
L'Abbate Giuseppe (M5S)  ... 8 
Lupo Loredana (M5S)  ... 9 
Carra Marco (PD)  ... 9 
Falcone Giovanni (PD)  ... 10 
Oliverio Nicodemo Nazzareno (PD)  ... 11 
Zaccagnini Adriano (MDP)  ... 12 
Sani Luca , Presidente ... 14 
Martina Maurizio , Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali ... 14 
Sani Luca , Presidente ... 15

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Articolo 1 - Movimento Democratico e Progressista: MDP;
Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD: AP-CpE-NCD;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile: SI-SEL-POS;
Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE: SC-ALA CLP-MAIE;
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Civici e Innovatori PER l'Italia: Misto-CIpI;
Misto-Direzione Italia: Misto-DI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-UDC-IDEA: Misto-UDC-IDEA;
Misto-Alternativa Libera-Tutti Insieme per l'Italia: Misto-AL-TIpI;
Misto-FARE!-PRI-Liberali: Misto-FARE!PRIL;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI) - Indipendenti: Misto-PSI-PLI-I.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
LUCA SANI

  La seduta comincia alle 14.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, sugli esiti del G7 di Bergamo del 14 e 15 ottobre 2017.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, sugli esiti del G7 di Bergamo del 14 e 15 ottobre 2017.
  Saluto il Ministro e lo ringrazio per la sua presenza. Il Ministro è accompagnato dall'avvocato Cristina Gerardis, capo dell'ufficio legislativo del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, e dal capo di gabinetto, dottor Ferrara.
  L'audizione di oggi ha per oggetto gli incontri svoltisi nell'ambito del G7 Agricoltura che si è tenuto a Bergamo nella scorsa settimana. Sappiamo che l'incontro è stato dedicato ai grandi temi della sicurezza alimentare, della cooperazione agricola e dei cambiamenti climatici e che si è concluso con l'approvazione all'unanimità della dichiarazione di Bergamo, nella quale sono state richiamate, tra l'altro, le questioni della tutela del reddito dei produttori dalle crisi climatico-ambientali, della trasparenza dei prezzi del cibo e della tracciabilità e sviluppo dei sistemi produttivi territoriali.
  Saremmo grati al Ministro se ci potesse fornire anche alcune informazioni sugli esiti dell'incontro, come anche sugli ulteriori eventi svoltisi nell'ambito del G7, dedicati alla riforma della politica agricola comune post-2020, al settore dell'agricoltura biologica e alle indicazioni geografiche, temi sui quali si è anche intervenuti con una presa di posizione comune.
  Do la parola al Ministro Martina per lo svolgimento della sua relazione.

  MAURIZIO MARTINA, Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. Ringrazio il presidente e la Commissione per questa occasione. Colgo questo momento anche per ringraziare i membri della Commissione per il lavoro che abbiamo svolto insieme in questo periodo.
  Dal momento che esattamente un anno fa, proprio qui alla Camera, come ricorderete, veniva approvata la legge contro il caporalato, voglio ringraziarvi per il lavoro che abbiamo sviluppato anche su questo tema decisivo. Direi anche, con una battuta, che in quest'ultimo anno la differenza si è vista, secondo me, proprio sotto il profilo degli interventi che quella legge ha consentito di poter sviluppare sul territorio, in particolare sul versante della repressione di alcuni fenomeni. Rimane ovviamente un tema decisivo su cui siamo ancora tutti impegnati.
  Effettivamente la ministeriale G7 agricola, che si è appena conclusa a Bergamo qualche ora fa, prima della celebrazione della Giornata internazionale dell'alimentazione della FAO (Food and agriculture organization) è stata a mio giudizio un'occasione straordinaria per il nostro Paese. Pag. 4
  Penso che aver organizzato una ministeriale sui nostri temi, con la sensibilità che l'Italia ha provato a sviluppare durante l'appuntamento, abbia premiato. Vi posso riferire il giudizio unanime e convergente di tutte le delegazioni presenti che hanno riconosciuto questo lavoro del nostro Paese. Non lo dico per me, ma lo dico per tutti noi. Tutte le delegazioni e gli ospiti istituzionali intervenuti, dall'Unione europea all'Unione africana, ai grandi organismi internazionali, quali la FAO, l'IFAD (Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo), il WFP (World Food Programme) e l'OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), hanno riconosciuto la peculiarità della proposta italiana dentro questo ambito.
  Tale peculiarità si è sviluppata innanzitutto in una metodologia differente di conduzione di questi G7. Noi abbiamo fortemente voluto un G7 aperto alla società civile e all'associazionismo. Come sapete, avevamo due speaker di ingresso alle due sessioni di merito che davano conto di questa apertura.
  Il primo speaker è stata la Commissaria allo sviluppo rurale dell'Unione africana, che ha introdotto il tema dei nuovi strumenti di gestione dei rischi, in particolare sul versante climatico-ambientale, per difendere la piccola e media impresa agricola. Aver fatto introdurre questo argomento dando voce ad un'esperienza di grande significato come quella dell'Unione africana ha segnato, già di per sé, una grandissima novità.
  Il secondo speaker di ingresso alla seconda sessione di lavoro, quella più legata al rapporto tra sviluppo rurale, cooperazione agricola e fenomeno migratorio, è stato Carlo Petrini, storico fondatore di Slow Food, esperienza della società civile organizzata riconosciuta unanimemente tra le più interessanti e le più qualificate a sviluppare il confronto tra istituzioni e società su questi temi.
  Credo di poter affermare che già solo queste due scelte hanno dato alla nostra riunione ministeriale una giusta direzione, perché hanno reso evidente come l'Italia si collochi in tutto e per tutto tra i Paesi che su questi temi possono sviluppare più efficacemente un rapporto forte tra spazio pubblico e responsabilità privata, tra spazio pubblico e responsabilità associativa, attraverso il coinvolgimento e la partecipazione della società civile.
  Questo è un dato che io voglio rimarcare, perché non so quanti vertici sono stati fatti così. Sono orgoglioso di averlo pensato e concepito così e penso che abbia prodotto dei frutti già solo per il fatto che se ne è parlato e tante persone hanno avuto modo di capire un po’ meglio di che cosa stiamo parlando e quali siano le grandi questioni che attraversano in particolare la prospettiva agricola ambientale del nostro Paese e anche del pianeta.
  Nel merito, il G7 si è concluso con una dichiarazione approvata all'unanimità – anche questo è un dato politico per me rilevante – avente ad oggetto, innanzitutto, la riconferma dell'obiettivo, già esplicitato dai Capi di Stato e di Governo a Taormina, di piena responsabilità dei Paesi G7 nel concorrere all'obiettivo «Fame zero 2030» (il così detto obiettivo 2 dell'Agenda per lo sviluppo sostenibile) con l'assunzione dell'onere e della responsabilità di lavorare di qui al 2030 per far uscire dalla malnutrizione e dalla fame almeno 500 milioni di persone.
  Questa è un'indicazione che noi abbiamo ripreso da Taormina e collocato al centro della Dichiarazione di Bergamo, rafforzandola ovviamente con le sue declinazioni strettamente agricole. Abbiamo detto che la lotta alla fame è innanzitutto una questione agricola, anche solo per il fatto che oltre il 70 per cento di queste popolazioni malnutrite e malfamate si trovano in zone rurali e, quindi, il tema dello sviluppo agricolo è decisivo.
  Abbiamo cercato di declinare questo obiettivo attorno a quattro cinque grandi assi di lavoro che trovate nella dichiarazione finale.
  Il primo asse di lavoro è quello della tutela dei produttori e della piccola e media impresa agricola, ovunque essa sia, di fronte alle calamità naturali e ai devastanti eventi climatico-ambientali che stanno attraversando il mondo, dagli uragani in Nord Pag. 5America alle siccità, agli incendi. Avere posto questo tema al centro della dichiarazione ha significato anche costruire un punto di convergenza anche con Paesi che, rispetto agli accordi generali sul tema del cambiamento climatico, hanno, com'è evidente, qualche punto di differenziazione rispetto alle nostre impostazioni. Segnatamente, ci si poteva aspettare, in particolare dal rappresentante americano, un elemento di distinzione rispetto a questo avendo, invece, lavorato dal basso, a partire dal tema della tutela e della difesa della piccola e media impresa agricola di fronte a questi sconvolgimenti, è risultato più facile costruire anche un quadro di unitarietà della posizione.
  Su questo tema, nello specifico, ci si è fatti carico, come presidenza italiana, di dar mandato alla FAO in particolare di attivare, da qui ai prossimi mesi, uno specifico studio a livello internazionale, per cercare di enucleare un possibile programma di azioni che possa essere messo a disposizione di tutti i Paesi per provare a ragionare e a lavorare sempre meglio su questo fronte.
  In particolare, noi abbiamo bisogno anche di aggiornare la definizione di evento catastrofico in relazione ai suoi impatti sui sistemi agricoli. Avere unanimemente condiviso questo mandato programmatico alla FAO per sviluppare qualche linea strategica sia sul fronte della definizione, sia dal lato dell'impostazione di qualche possibile strumento di intervento, per me è molto qualificante, perché per la prima volta cerchiamo di darci un metodo e circoscriviamo precisamente anche il bisogno. Il primo bisogno è quello di capire quando e come si può intervenire di fronte a un evento catastrofico che ha un impatto diretto su economie a cielo aperto come quelle agricole. Questo è il primo punto fondamentale della dichiarazione.
  Il secondo punto della dichiarazione è un rafforzato impegno di cooperazione agricola con un focus specifico sul continente africano, riconosciuto unanimemente come la frontiera più delicata di questa situazione, e da noi, in particolar modo, considerati i fenomeni a noi noti e le grandi questioni che già abbiamo sul tavolo, in particolare nel rapporto tra Europa e Africa.
  Arrivo al terzo grande punto della dichiarazione per me qualificante. Noi abbiamo ribadito la necessità di rafforzare la trasparenza nella formazione dei prezzi a difesa del ruolo degli agricoltori in tutte le filiere agricole e agroalimentari, soprattutto di fronte alla volatilità dei prezzi e alle crisi di mercato.
  Aver affermato chiaramente che i mercati locali sono mercati fondamentali di riferimento e che noi dobbiamo lavorare sempre di più sul versante della trasparenza nella formazione dei prezzi, per dotare i produttori, nello specifico, di strumenti che li aiutino meglio a reggere il colpo tra ciò che incassano e ciò che spendono per produrre, è un altro tema di grandissima rilevanza, che noi conosciamo tutti bene.
  Aver portato tale questione al centro di una discussione di carattere globale, peraltro con modelli agricoli, alimentari e commerciali molto differenti dai nostri, ad esempio come quelli anglosassoni, per me è un punto assolutamente qualificante. Introdurre la questione della trasparenza nella formazione del prezzo e condividerla con alcuni Paesi non era per niente scontato.
  Il quarto grande punto contenuto nella dichiarazione attiene alla riconferma della strategicità del lavoro sulla lotta allo spreco alimentare. In quest'ambito abbiamo portato le buone pratiche dell'esperienza italiana con la nuova legge in materia, e soprattutto con il lavoro che svolgiamo di incentivo al recupero, caso peraltro unico nel panorama internazionale. Devo infatti rilevare che in base alle esperienze internazionali che conosciamo, la nostra esperienza di incentivo e di coinvolgimento del mondo associazionistico, in particolare nel rapporto di lavoro verso gli indigenti, è di grandissima rilevanza e soprattutto è vissuta da questi Paesi come una buona pratica.
  Il caso più evidente che posso riportarvi è accaduto la sera del sabato, dopo la prima sessione, quando abbiamo chiesto a Massimo Bottura di raccontare l'esperienza del Refettorio ambrosiano per significare Pag. 6 il lavoro che stiamo facendo tutti sul tema della lotta allo spreco alimentare. Posso assicurarvi che l'esperienza specifica del Refettorio è stata presa un po’ a modello da questi nostri colleghi e, nelle prossime settimane, si attiveranno dei contatti proprio per portare questa esperienza anche in altri Paesi. Questo è un elemento che secondo me ci deve rendere orgogliosi del lavoro fatto in questi anni.
  Con il quinto punto della dichiarazione abbiamo riaffermato tutti insieme, unitariamente, la necessità di una maggiore tracciabilità dei sistemi produttivi territoriali e, quindi, l'esigenza di adottare, ciascuno nei propri ambiti, delle politiche concrete per rafforzare la tracciabilità e l'informazione a sostegno dello sviluppo dei sistemi produttivi agricoli territoriali.
  Ciò per noi significa, ovviamente, ribadire la centralità delle indicazioni geografiche. Per altri può significare magari fare un lavoro che va oltre le indicazioni geografiche, ma pur sempre guardando in faccia il grande tema del rapporto tra ciò che si produce e il contesto in cui lo si fa.
  Sta di fatto che sul piano politico e istituzionale l'aver firmato una dichiarazione unitaria, che tra i suoi cinque punti fondamentali prevede il riconoscimento della necessità di una maggiore riconoscibilità, tracciabilità e distintività dei sistemi agricoli produttivi territoriali, è un risultato di grande rilevanza. Potete infatti ben comprendere che essendosi confrontati modelli differenti tra loro, il risultato poteva non essere questo, potevano esserci delle frizioni, anche rilevanti, ed invece, per fortuna, ciò non si è verificato.
  Credo che ciò sia avvenuto perché il nostro approccio è stato vincente dall'inizio alla fine. Abbiamo provato ad affrontare tutti i punti che ho indicato non dal lato di un'analisi ideologica, dall'alto al basso, ma assumendo esattamente il punto di vista dell'interesse della piccola e media impresa agricola.
  Quando si lavora con questo metodo, a mio avviso, anche il tema del cambiamento climatico o della necessità del rafforzamento della tracciabilità e riconoscibilità delle produzioni, diventa un terreno su cui svolgere un confronto più avanzato rispetto a quello dello scontro ideologico su ragionamenti generali che non portano ad affrontare nel concreto questi temi.
  Aver cercato questo approccio, secondo me, è risultato vincente, perché ha consentito a tutti di fare questo passo. Ecco perché ritengo che il vertice sia stato obiettivamente un vertice riuscito, che ha portato a registrare un avanzamento dei punti di condivisione tra i Paesi partecipanti e ha evidenziato, quindi, una capacità della presidenza del nostro Paese di produrre uno spazio nuovo di lavoro, anziché limitarsi a fotografare le posizioni così come le abbiamo conosciute prima del vertice.
  Noi siamo entrati lì con posizionamenti generali e siamo usciti con alcuni impegni specifici, che ci consentono di fare questo passo in avanti. Credo che questo sia in fondo il vero risultato dell'appuntamento che abbiamo avuto.
  Noi abbiamo creato anche un link concreto, operativo e istituzionale tra il vertice che si è tenuto a Bergamo tra sabato e domenica e l'Assemblea generale della FAO che si è tenuta lunedì qui a Roma. Come presidenza del vertice, abbiamo anche condotto i sette Ministri e i due Commissari all'Assemblea generale della FAO.
  Lo dico perché anche in quella sede c'è stato il riconoscimento dell'esperienza italiana. Il fatto che per la prima volta i Paesi del G7 sono entrati da protagonisti unitari dentro l'Assemblea generale è stato frutto del lavoro che noi tutti abbiamo svolto per dare un po’ di peso e di significato a questi vertici, che spesso e volentieri sembrano distanti dalla società civile, inconcludenti, generici. Credo che, per fortuna, abbiamo fatto un bel passo in avanti utile.
  Questi giorni sono stati molto importanti anche per la possibilità che abbiamo avuto di confrontarci con il Commissario europeo all'agricoltura in relazione alle nuove sfide della riforma PAC.
  Innanzitutto sono stati giorni che hanno visto sostanzialmente concludersi il lavoro sul così detto regolamento Omnibus, che noi ovviamente abbiamo seguito dall'inizio e che rivendichiamo, perché nelle nuove misure vi sono novità utili sotto diversi Pag. 7aspetti, dal greening all'agricoltore attivo ad altri strumenti che vengono semplificati.
  Devo dire che è stato un lavoro fatto con grande spirito di squadra da parte di tutti, dagli europarlamentari ai parlamentari fino al Ministero. È un lavoro riuscito.
  La prospettiva della PAC è tutta da animare, nel senso che le attività di confronto con la Commissione sono appena iniziate. Noi abbiamo detto in maniera chiara quali sono per il nostro Paese i cardini fondamentali della riforma o comunque del cambiamento necessario: dalla semplificazione al «no», senza «se» e senza «ma», a una deriva della PAC verso logiche esclusivamente a superficie, che non terrebbero conto, mai e poi mai, della particolarità dell'esperienza agricola mediterranea e italiana in special modo.
  Abbiamo avanzato alcune proposte, tra le quali vi è certamente quella di mantenere e rafforzare, se possibile, le OCM (organizzazioni comune di mercato), e abbiamo provato altresì a enucleare alcune idee. Adesso ci aspettiamo che il Commissario europeo entro qualche settimana presenti una sua prima proposta di impianto generale, per poi svolgere il confronto con gli altri Paesi.
  Come sapete, è del tutto evidente che sulla PAC giocheremo una partita cruciale del bilancio europeo, perché è chiaro che la coperta è quella che è e già ci si è espressi rispetto al budget complessivo del bilancio europeo e, quindi, al suo eventuale incremento o decremento. Il modo in cui verrà allocato quel budget tra le nuove necessità e i nuovi bisogni è, invece, il tema decisivo di questo lavoro preparatorio.
  Si è aperto un confronto anche a Lussemburgo, lunedì scorso, durante il Consiglio europeo agricolo. È apparso già chiaro che uno dei temi di questo confronto sarà quello del cofinanziamento nazionale con Paesi, segnatamente quelli dell'Est, che dicono: «no, non sia mai», e Paesi che si rendono disponibili solo a certe condizioni di obbligatorietà e di unitarietà.
  Vedremo come andrà a finire la discussione. Siamo solo all'inizio, però ovviamente tale questione è decisiva per il futuro del modello agricolo italiano.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Martina. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  FILIPPO GALLINELLA. Ringrazio innanzitutto il Ministro della sua presenza.
  Mi vorrei soffermare su un tema ambizioso del G7 che lei, Ministro, ha citato all'inizio: portare fuori dalla fame 500 milioni di persone. Questo sicuramente è un lavoro ammirevole e ambizioso, però deve determinare dei cambiamenti strutturali non solo a livello internazionale, ma anche a livello italiano, anche perché produrre cibo sano, tracciato, di qualità è un obiettivo di stabilità sociale. Si possono fermare le migrazioni e ci sono numerosi aspetti molto importanti dietro a questo slogan.
  In ambito nazionale – lei, Ministro, lo sa meglio di me – l'Italia dovrebbe aumentare la propria produttività perché, secondo gli indici di autoapprovvigionamento di ISMEA (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), noi siamo carenti di tante materie prime, anche se poi siamo bravi a trasformare e a esportare.
  Occorrerebbe seguire una politica interna legata agli obiettivi di recupero delle terre marginali e di gestione del bosco che cresce e, quindi, consuma terreno agricolo; sarebbe necessario, quindi, fermare il consumo di suolo e lottare contro la subsidenza e il cuneo salino. Occorre recuperare quelle terre, soprattutto in montagna, nelle quali non va più nessuno perché è scomodo e faticoso: è un obiettivo secondo me prioritario non solo per il nostro Paese, ma anche per poter produrre cibo anche per gli altri.
  In ambito internazionale, gli investimenti a favore dei Paesi terzi in questo ambito sono fondamentali. Vi è però una politica che io non ho mai capito e che andrebbe fermata. Mi riferisco al fatto Pag. 8che noi paghiamo i Paesi terzi per andare a pescare nei loro mari con macchinari molto più potenti di quelli in loro possesso, che producono l'effetto di depredare i loro mari e di distruggere lo sviluppo della pesca di quei Paesi.
  Questi sono esempi su cui la politica europea secondo me deve intervenire perché, se non si agisce su questi e altri punti, la politica si riduce solo a uno slogan. Voglio sottoporle questa riflessione.

  SILVIA BENEDETTI. Ringrazio il Ministro per la disamina del G7 agricolo. C'è un argomento che credo sia importante e che è stato riportato nella Dichiarazione di Bergamo: quello della difesa dei prezzi rispetto alla volatilità dei mercati.
  Vorrei capire se è stata fatta anche una riflessione sulla causa: i prezzi non sono volatili per caso, ma dipendono anche da una competizione che è falsata. Sul piano internazionale, ma anche all'interno della stessa Unione europea, non si produce nella stessa maniera e non tutti i produttori partono dalla stessa linea di partenza e, quindi, abbiamo differenze a livello fiscale, di costo del lavoro e rispetto alle normative.
  Vorrei capire se è stato preso in considerazione questo fattore, perché chiaramente possiamo proteggere i nostri produttori finché vogliamo ma, se non risolviamo la causa, sarà difficile dare veramente merito a chi produce seguendo determinati criteri di qualità.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Ringrazio il Ministro per aver relazionato sull'incontro del G7 che c'è stato a Bergamo, però mi sembra che riunioni ministeriali come questa si limitino a essere delle belle iniziative che possono far fare anche bella figura, ma i problemi degli agricoltori italiani restano sempre lì.
  Lei, Ministro, ci ha riferito che si è parlato di intervenire sulla costruzione dei prezzi, ma in Italia sono trascorsi due anni dall'approvazione della legge per l'istituzione delle CUN (commissioni uniche nazionali) per rivedere il meccanismo di rilevamento dei prezzi – non di costruzione – ma le CUN non sono ancora partite.
  Le chiedo, cosa ha detto ai Ministri dell'agricoltura degli altri Paesi a proposito del fatto che i nostri agricoltori hanno dei ritardi nei pagamenti da parte di AGEA (Agenzia per le erogazioni in agricoltura) di otto-dieci mesi rispetto agli agricoltori degli altri Paesi?
  Parliamo di risolvere il problema della fame nel mondo quando abbiamo i problemi dei nostri agricoltori ancora irrisolti. Ci sono una serie di piani di settore che sono fermi da anni, come il piano cerealicolo. Il piano olivicolo ancora non parte e abbiamo un ritardo atavico rispetto agli altri Paesi, rispetto alla Spagna e fra un po’ anche rispetto alla Tunisia che ci sorpasserà in termini di produzione. La ricerca sul piano olivicolo è stata affidata a un solo ente di ricerca, tagliando fuori gran parte degli enti che si occupano di olivicoltura in Italia.
  Immagino che in questo G7 nel confronto con tutti gli altri Ministri lei abbia parlato di questi problemi che abbiamo al nostro interno.
  A proposito di prezzi, c'è la partita della gestione del rischio e del piano di sviluppo rurale nazionale e c'è la partita della stabilizzazione del reddito, che non è stata neanche avviata. Siamo fortemente in ritardo.
  C'è il problema dell'accesso al credito delle nostre aziende. Le nostre aziende agricole oggi hanno un livello di indebitamento altissimo e non riescono ad accedere al credito, anzi non riescono neanche ad avvicinarsi alle banche; non possono neanche più interloquire con gli istituti di credito.
  Questi sono problemi che non sono ancora risolti e non credo che un vertice del G7 possa risolverli. Non riusciamo a risolvere questi nostri problemi interni e vogliamo risolvere addirittura quelli a livello internazionale!
  Non riusciamo a spendere i nostri soldi. Ricordo il disastro dell'OCM vino, Ministro: è qualcosa di scandaloso. Non riusciamo a dare i soldi ai nostri produttori Pag. 9per la promozione del vino, uno dei prodotti di punta del nostro Paese! Allora, tutti questi grandi discorsi che vengono fatti alla fine a cosa servono? Sono solo belle parole?
  Abbiamo tolto i dazi sul riso e sembra che le importazioni di riso siano aumentate secondo alcuni del 700 per cento, secondo altri dell'800 per cento; non abbiamo aiutato gli agricoltori della Birmania, ma forse abbiamo dato i soldi a qualche multinazionale. C'è stato questo passaggio. Loro sono sempre in condizioni pietose, quindi non riusciamo neanche ad aiutarli.
  Ministro, io mi fermo qui perché la lista dei problemi delle nostre aziende e degli agricoltori italiani è lunghissima. Credo che dovremmo concentrarci prima sulla risoluzione dei problemi all'interno del nostro Paese; una volta risolti quei problemi, possiamo realmente porre le basi per cercare di risollevare tutta l'agricoltura e, quindi, anche di risolvere il problema della fame nel mondo.

  LOREDANA LUPO. Io non voglio aggravare la situazione, visto ciò che è già stato detto dai miei colleghi in merito alle problematiche che rimangono irrisolte all'interno del nostro Stato.
  Siccome qui si parla di fame nel mondo, un elemento base che lei stesso, Ministro, cita è quello della biodiversità. La conservazione della biodiversità o del germoplasma è la base essenziale per risolvere un problema che è di natura globale.
  Il mio invito è semplicemente un richiamo al Ministro affinché si comprenda che questo tema non va solo affrontato nelle occasioni giuste, ma va realmente sviscerato. Richiamo l'attenzione del Ministro sul fatto che ad oggi non c'è una reale ricognizione delle banche del germoplasma e che ci si deve adoperare per tempo affinché l'Italia non si ritrovi in condizioni di fame.
  Infatti, se le basi non vengono poste, un domani i nostri agricoltori non avranno cosa coltivare, perché si parlerà di royalty e di sementi modificate che vengono da tutt'altri Paesi. Un buon piano di protezione del germoplasma favorirà, invece, non solo il nostro Paese, ma anche tutti quegli Stati che non si possono permettere un'azione di questo tipo.
  Le politiche per azzerare la fame nel mondo non partono solo dall'agricoltura, che è ciò di cui in questa sede parliamo, ma anche da politiche legate alla pace, ad uno scambio di una serie di merci o all'utilizzo di territori che non appartengono alle Nazioni che discutono di questi temi ma che spesso diventano di queste Nazioni per forze volute.
  L'obiettivo descritto dal Ministro di portare 500 milioni di persone fuori dalla fame entro il 2013 è sicuramente un ottimo e grande obiettivo. Io sono sicura che nella sede del G7 tutte le Nazioni si siano adoperate per risolvere questo problema; tuttavia, il mio invito è rivolto a costruire realmente un modello sostenibile e che sia egualitario per tutti. Confidiamo nell'azione che il nostro Governo può ancora fare e ci auguriamo che si parta dai problemi interni, come diceva il collega L'Abbate, per poi risolvere tutti gli altri.

  MARCO CARRA. Vorrei fare qualche riflessione di ordine politico, perché credo che sia importante che la nostra Commissione rilevi la straordinarietà e l'importanza dell'evento che si è concretizzato a Bergamo, che ha rappresentato, a mio avviso, un indubbio successo per il nostro Paese.
  Come lei, Ministro, giustamente ha ricordato, alla fine di quell'evento si è prodotto un testo estremamente impegnativo e articolato, sul quale si è registrata la convergenza di tutti i Paesi, un dato – voglio rafforzare ciò che ha detto lei, signor Ministro – che non era assolutamente scontato, considerati gli attori in campo e i cambiamenti che sono intervenuti nei contesti nazionali di alcuni di questi attori. Credo che il primo dato significativo sia questo.
  Io la penso in modo diametralmente opposto alle riflessioni di ordine generale che sono state qui espresse da alcuni colleghi che mi hanno preceduto. È del tutto evidente che la nostra forza deriva dal fatto che in questi anni abbiamo visto Pag. 10crescere la nostra credibilità internazionale e abbiamo visto soprattutto rafforzare le politiche agricole ed agroalimentari. Infatti, è chiaro che questi cinque punti che lei, Ministro, ha sintetizzato rappresentano specularmente dei punti sui quali a livello nazionale abbiamo investito molto.
  Qui si coltiva, a mio avviso giustamente, l'ambizione di stare dentro una dinamica planetaria e, quindi, si ragiona su obiettivi estremamente importanti, di respiro molto ampio. Ciò nonostante, è chiaro che questi obiettivi hanno delle diramazioni di carattere locale, quindi nazionale.
  Credo che noi in questi anni abbiamo fatto cose estremamente importanti, che ci autorizzano a dire che i punti sui quali abbiamo trovato la convergenza con gli altri Paesi sono figli di politiche nazionali molto attente.
  In questi anni abbiamo invertito una tendenza. Noi eravamo qui anche nella scorsa legislatura – ma le notizie sono note a tutti, anche a chi non era qui – e abbiamo potuto riscontrare il cambio di passo che è intervenuto.
  Si parla di sostegno al reddito: ebbene, noi abbiamo praticamente eliminato la pressione fiscale nei confronti delle imprese agricole, sostenendo fortemente il nostro sistema agricolo e agroalimentare. Abbiamo investito tanto sui giovani e i provvedimenti approvati sono lì a testimoniarlo. Abbiamo fatto investimenti corposi, non chiacchiere!
  Abbiamo investito sul sostegno alle filiere. Inoltre, quando si parla, ad esempio, di trasparenza, non posso dimenticare le battaglie che abbiamo condotto, a partire da lei, signor Ministro, col concorso di tutti, relativamente ai temi dell'etichettatura, che hanno un significato che ovviamente è molto più pregnante rispetto all'etichetta in quanto tale, che attiene alle questioni affrontate nel contesto internazionale. È stato citato il PSR nazionale: noi abbiamo reso disponibili svariate centinaia di milioni di euro sui temi della tutela del nostro territorio. Sono interventi importanti, che certamente nel giro di qualche tempo andranno a regime, nel senso che saranno utilizzati.
  Dico questo semplicemente per indicare alcuni temi sui quali in questi anni abbiamo fortemente investito, che ritroviamo ovviamente in un ambito molto più ampio, che è quello internazionale del G7, ma anche nel confronto con gli altri Paesi.
  È chiaro che per quanto ci riguarda il giudizio su questa esperienza è positivo, che ovviamente si accompagna a un giudizio altrettanto positivo, ed è semmai ancor più marcato, relativamente alle politiche messe in campo in questi anni in ambito agricolo e agroalimentare.

  GIOVANNI FALCONE. Desidero ringraziare veramente il Ministro per tutto quello che ha fatto. Questa legislatura ormai volge al termine, però sono molto contento di aver lavorato in questa Commissione e di aver dato il mio contributo. Interfacciandomi con le associazioni di categoria quello che è emerso è che sinora non era mai stato fatto un lavoro analogo a quello compiuto in questa legislatura, quindi la ringrazio veramente, Ministro.
  Se oggi siamo arrivati, grazie a un'intuizione del Ministro, ad avere un G7 nel nostro Paese, è una grande opportunità. Vuol dire che noi siamo considerati dagli altri Paesi come protagonisti affidabili, come protagonisti capaci di avere una visione. Prego tutti di guardare al G7 agricolo come un'opportunità, non con timore.
  Io provengo dal mondo dell'impresa e avendo un'opportunità come questa me la giocherei veramente bene. Riuscire a portare avanti alcune tematiche e dei traguardi molto importanti per quanto riguarda la fame nel mondo per me, come italiano e come imprenditore, è un'opportunità da non perdere.
  Io la ringrazio veramente, Ministro, per la lungimiranza e per la capacità che ha dimostrato nel creare le condizioni per poter giocare veramente un ruolo da protagonista. Dunque, giochiamoci questo ruolo, così come ce lo siamo giocati con l'Expo. Siamo veramente capaci di fare le cose. Pag. 11Non dobbiamo aver paura, dobbiamo andare avanti!

  NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Mi associo alle parole del Ministro relativamente all'approvazione della legge sul caporalato e al primo «compleanno» di questa legge. Chi viene da un territorio come quello che mi ha dato i natali e che mi consente di vivere, sa bene cosa significa il caporalato e sa bene come è stato affrontato in questa legislatura. Se ne parlava sempre nelle dichiarazioni stampa, ma mai si era messo mano a un lavoro così concreto e così reale come quello che ha fatto lei, Ministro. Ricordo bene anche le difficoltà che ci sono state in occasione dell'approvazione della legge. Le abbiamo superate tutti assieme, grazie al lavoro del Ministro Martina.
  Non sfugge a nessuno, signor Ministro e signor presidente, che oggi tra l'altro è l'onomastico del nostro presidente, San Luca, anche se lui non ha particolari sensibilità cattoliche! Interpretando il sentimento sia dei colleghi sia dei validissimi collaboratori di questa Commissione, mi permetto di farle gli auguri, presidente.
  Venendo al merito, osservo che ora siamo ai titoli di coda di questa XVII legislatura e abbiamo visto che qualche sfumatura particolare negli interventi dei nostri colleghi ha avuto qualche decibel in più, ma credo che a nessuno di noi sfugga l'importanza di questa legislatura e del lavoro che abbiamo fatto per portare a una centralità forte l'agricoltura nella politica nazionale.
  Questa legislatura è iniziata con un comitato di saggi che voleva addirittura cancellare la nostra Commissione e accorparla ad altre Commissioni. Così è nata la legislatura. Eppure oggi chi non vede quanto lavoro è stato fatto in questa Commissione e quanto ha prodotto questa Commissione?
  Noi ancora oggi, a pochi mesi dalla fine di questa legislatura, come quella canzone che diceva: «Suonavano sempre e non si fermavano mai» continuiamo ancora a lavorare. Credo che in questo quadro si collochi il G7. Forse anche qualche istituzione importante dovrebbe accorgersi del lavoro di questa Commissione in materia di agricoltura.
  Comunque, il G7 agricoltura si è concluso con un successo: l'adozione unanime della Dichiarazione di Bergamo. Si tratta di un grande risultato del Ministro Martina per la rilevanza dei temi affrontati: la fame nel mondo con l'obiettivo di portare fuori dalla fame 500 milioni di persone entro il 2030; l'agricoltura biologica, sulla quale mi soffermerò più avanti; la difesa dei redditi degli agricoltori.
  Sono obiettivi lanciati, importanti e condivisibili. Noi abbiamo aumentato, infatti, gli sforzi per favorire la produttività sostenibile, in particolare in Africa, attraverso la condivisione di buone pratiche per aumentare la resilienza e accompagnare lo sviluppo delle comunità locali. Non c'è una traccia di OGM. Da Bergamo è stata lanciata una sfida per garantire davvero il diritto al cibo di ogni essere umano a qualunque latitudine.
  I temi che sono stati trattati – la tutela del reddito dei produttori dalle crisi climatico-ambientali con il mandato alla FAO, più cooperazione agricola con l'Africa, maggiore trasparenza nei prezzi del cibo, la battaglia contro lo spreco alimentare, la tracciabilità per i sistemi produttivi territoriali – sono titoli, ma ognuno di noi sa quello che il Parlamento e il Governo hanno fatto in ordine a tali titoli. Infatti, i titoli nascondono sicuramente dei provvedimenti che abbiamo approvato. Credo che ognuno di noi debba prenderne atto.
  Ci sono alcuni temi sui quali bisogna ulteriormente lavorare. Mi riferisco alla protezione dei suoli, che lei, signor Ministro, ha già citato nel suo comunicato. La Camera ha fatto il suo compito, ma l'altro ramo del Parlamento deve lavorare su questo tema.
  La biodiversità è un tema che è stato lasciato un po’ in prospettiva in questo G7; forse occorre ulteriormente ritornarci e varare anche qualche decreto su questo tema; lo aspettiamo.
  Credo che il tema fondamentale sia soprattutto l'altra sfida, quella che avete lanciato sull'agricoltura biologica, che rappresenta un'innovazione in campo agricolo e Pag. 12alimentare dell'ultimo secolo, basata su un modello socialmente inclusivo e sostenibile dal punto di vista economico e ambientale.
  I consumi di prodotti biologici crescono a due cifre ogni anno e questa è una grande occasione per l'agricoltura italiana. La collega Terrosi ha molto lavorato su questo tema e abbiamo approvato anche una legge alla Camera, che è in via di definizione al Senato. Speriamo che presto possa essere pubblicata nella Gazzetta Ufficiale.
  Alla luce di questi successi, signor presidente, chiediamo al Ministro come intenda rafforzare il settore dell'agricoltura biologica in Italia, visto che molti consumi di prodotti biologici sono coperti da importazioni da Paesi terzi.
  Inoltre, mi domando se il CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria) possa uscire allo scoperto, battere un colpo, non fare soltanto qualche pubblicazione, come ha fatto anche recentemente sul biologico. Domando anche cosa stia facendo per accrescere la competitività delle imprese biologiche italiane, visto che molti agricoltori lamentano le difficoltà di attingere alla ricerca pubblica nell'agricoltura biologica.
  Ritengo, signor presidente, che il lavoro che abbiamo svolto sia stato rilevante e sia andato sempre nella direzione di sostenere l'azione del Governo. Credo che in questi ultimi mesi di legislatura dobbiamo fare qualcosa in più, perché ritengo che la legge di bilancio ci consenta anche un ulteriore sforzo e un ulteriore impegno.
  Credo che a lei, signor Ministro, al presidente e a tutti noi tocchi una sfida da superare presto: andare nei campi e nelle nostre filiere per dire che probabilmente non c'è mai stata una legislatura così feconda come quella che stiamo vivendo.
  Grazie, signor Ministro.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Signor Ministro, come portavoce e partecipante al Forum alternativo al G7 di Bergamo, con un approccio non ideologico e di parte, cercando di vedere l'aspetto positivo del G7, ma anche dei tanti movimenti di contadini europei che si sono incontrati, vorrei far emergere alcuni contenuti che sono stati stilati nel documento finale del Forum alternativo al G7.
  Tale documento denuncia che le proposte emerse dal G7 sostanzialmente sono le stesse che hanno generato e approfondito la crisi negli ultimi vent'anni: mercificazione del cibo, finanziarizzazione, concentrazione del mercato tra grande industria e grande distribuzione.
  Per giustificarle sono state ostentate propagandisticamente le parole chiave dell'agenda politica, come «sostenibilità», «ecologia», «lotta alla fame» e «diritto al cibo», senza però tradurle in azioni politiche concrete e in risorse adeguate per attuarle in pratica. Invece, questioni centrali come la sovranità alimentare, i diritti dei contadini, l'innovazione sociale e culturale in agricoltura non sono state tenute adeguatamente in conto.
  La politica agricola comune europea non ha fermato la liberalizzazione selvaggia dei mercati con gli accordi CETA (Comprehensive economic and trade agreement), TTIP (Transatlantic trade and investment partnership), il nuovo NAFTA (North american free trade agreement) e la tornata di negoziati dell'Organizzazione mondiale del commercio, che culminerà nel vertice ministeriale del 10 dicembre a Buenos Aires, per promuovere la centralità delle relazioni umane e sociali e dei diritti umani, anche in vista di un momento simbolicamente importante quale la Giornata mondiale per la sovranità alimentare.
  Sostanzialmente l'attacco neoliberista ai beni comuni e al cibo sano per tutti è continuato. La finanziarizzazione e mercificazione, che è il dato più saliente di questi decenni, continua a essere messa in campo da un modello economico-sociale insostenibile. Infatti, sappiamo bene che le risorse naturali sono finite e la crescita infinita di produzione e consumi non è sostenibile.
  Il concetto della gioiosa competizione globale non può garantire benessere a tutti e può soltanto provocare un peggioramento delle condizioni di vita. L'alternativa a questo progetto richiede un ribaltamento di paradigma, che metta al centro il concetto del bene comune a partire dal cibo. Lo sviluppo dell'alternativa richiede di creare Pag. 13consapevolezza, apertura e mantenimento delle vertenze in favore dei diritti dei contadini.
  La liberalizzazione commerciale – come la diplomazia economica definisce alcune volte negoziati quali il CETA e il TTIP – ha premiato i più forti e non potrà che portare danni alle nostre economie.
  Soprattutto è importante leggere le parole che si occupa di commercio e sviluppo, che nel rapporto del 2017 constata come «in netto contrasto con le ambizioni dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, l'economia mondiale rimane sbilanciata in modi che non sono solo inadempienti, ma anche destabilizzanti e pericolosi per la salute politica, sociale e ambientale del pianeta». Rimane in contrasto, invece, la politica esposta al G7. L'agenzia delle Nazioni unite prosegue rilevando che: «Anche quando la crescita economica è stata possibile, sia attraverso picchi di consumo interno, un boom immobiliare o di esportazioni, i guadagni sono stati sproporzionalmente ripartiti tra pochi privilegiati». Oltre vent'anni di globalizzazione, come ammette la stessa WTO, hanno progressivamente paralizzato anche il commercio mondiale, perché altamente concentrato.
  Nel report statistico del 2017 l'organizzazione spiega che «i primi dieci esportatori rappresentano più della metà del commercio mondiale. Le economie in via di sviluppo stanno aumentando la loro partecipazione: la loro quota del commercio mondiale di merci è salita al 41 per cento, mentre i servizi commerciali al 36 per cento. Tuttavia, le quote dei Paesi meno sviluppati nelle esportazioni di merci e servizi commerciali nel mondo sono ancora troppo basse per poter parlare davvero di mercato globale: siamo all'1 per cento.».
  A cosa servono allora i negoziati commerciali in corso? In realtà, servono a mettere in discussione, come ostacoli al commercio, la promozione dei diritti delle persone, dei territori e dell'ambiente e gli standard di qualità dei prodotti e dei servizi, che si traducono in costi per le grandi aziende.
  Il neocolonialismo si esprime attraverso il land grabbing e gli EPA (Economic partnership agreements). Per quanto riguarda il famoso «aiutiamoli a casa loro», noi facciamo esattamente l'opposto con gli accordi commerciali EPA: un durissimo attacco all'agricoltura africana. È tutto basato sul principio dell'esportazione dei loro prodotti. Non parliamo poi del fenomeno già conosciuto del land grabbing.
  Quale cibo, quindi, deve nutrire l'umanità e rigenerare la terra? Di certo non l'agricoltura industriale e la rivoluzione verde, un sistema produttivo lineare, a differenza del sistema produttivo naturale, che è circolare. C'è stata una drastica riduzione della biodiversità agricola. L'agricoltura ha aumentato le produzioni totali, ma non è andata a sfamare i poveri in questi anni. Erano 800 milioni le persone che soffrivano la fame nel 1960 e nel 2016 sono 815 milioni.
  L'agricoltura industriale è causa rilevante dei cambiamenti climatici. Sappiamo benissimo che forse è uno dei settori che più impattano sul cambiamento climatico. Le multinazionali che hanno proposto in questi anni OGM e pesticidi utilizzano in particolare petrolio e pesticidi. Inoltre, esse stanno cercando di acquisire brevetti e, quindi, di appropriarsi del patrimonio genetico di molte piante.
  Dovremmo tornare a una logica circolare, inserendo armoniosamente l'agricoltura nei cicli biogeochimici naturali, recuperando le varietà storiche, proprio perché dobbiamo immaginare nuove sementi adatte alle nuove condizioni ambientali. Questo recupero, però, non deve essere fatto dalle multinazionali, ma dagli stessi agricoltori con la selezione partecipativa.
  In conclusione, questo percorso è stato molto utile per tante reti di agricoltori e contadini europee. A Bergamo è partita una nuova fase, una nuova piattaforma politica riguardo a questo. Credo che il centrosinistra in un campo largo debba tener conto di queste istanze, certamente mediando con le responsabilità di Governo che ci sono.
  Credo che il bilancio dell'operato del Ministro qui presente di questi anni sia positivo, ma ritengo che, proprio perché egli ha la sensibilità e l'intelligenza adatta, Pag. 14debba tenere in conto adeguatamente queste istanze e non scartarle come velleità o altro.
  Ringrazio anche il presidente per il tempo che mi è stato concesso.

  PRESIDENTE. Do la parola al Ministro Martina per la replica.

  MAURIZIO MARTINA, Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. Vi ringrazio per tutti i contributi, quelli costruttivi e quelli critici.
  Il lavoro che abbiamo fatto chiaramente si inserisce dentro una discussione di carattere internazionale tutt'altro che facile. In generale in quei contesti non si va a fare l'elenco delle cose che non vanno a casa propria senza cercare uno spazio di lavoro comune, anche perché ciascuno ha i suoi problemi. Certamente noi abbiamo i nostri e ovviamente riconosciamo che c'è ancora da fare. Sarebbe però come se l'americano venisse a raccontarci dei suoi problemi con gli agricoltori statunitensi perché l'Europa cerca di affermare le indicazioni geografiche negli accordi commerciali con Paesi terzi, oppure se i francesi venissero a dirci che hanno subìto qualche settimana fa la protesta degli agricoltori di quel territorio perché hanno detto «no» al glifosato.
  Tendenzialmente quando si fa questo lavoro si cerca tutti di costruire un terreno di condivisione sulle scelte fondamentali. Io penso che noi ce l'abbiamo fatta, in un contesto complicato dove è del tutto evidente che, in particolare attorno al tema del clima e dei cambiamenti climatici, potevamo avere esiti di natura diversa.
  Ricorderete tutti che alcuni vertici G7 ministeriali svoltisi sotto la nostra presidenza hanno avuto molta più difficoltà a costruire convergenze: dall'energia all'ambiente non è finita come è finita a Bergamo.
  Si può vedere il bicchiere mezzo pieno, come lo vedo io, oppure si può non vedere il bicchiere. Tendenzialmente, secondo me, abbiamo fatto un lavoro utile, perché abbiamo alzato il livello di consapevolezza e vincolato un po’ di più questi attori istituzionali globali a una corresponsabilità, che era il vero tema prima di ogni questione specifica.
  C'è ancora una logica multipolare valida per provare a lavorare insieme e, quindi, a rafforzare i termini della cooperazione o, invece, l'evoluzione delle relazioni internazionali, anche per quel che riguarda noi, sarà solo sullo scenario degli accordi bilaterali, come qualcuno vuole?
  Non voglio introdurre adesso la discussione, però vorrei segnalarvi che la principale questione politica di tutti questi vertici è questa. Se uno non la vede, magari vale la pena di rifletterci un po’, ma la questione è: hanno ancora senso le attività di cooperazione multipolare fra più soggetti che si uniscono e provano a condividere degli obiettivi o, invece, siamo dentro l'epoca degli scenari bipolari, cioè degli accordi che si fanno semplicemente a due?
  È chiaro che ci misuravamo anche attorno a tale questione e Bergamo, nel suo piccolo, ha dato un contributo a sostenere la prima tesi: ossia che serve la collaborazione di più soggetti insieme e che, in particolare, non si bypassano alcuni strumenti istituzionali fondamentali (a nostro avviso, in primis, l'Unione europea) che, invece, sono soggetti titolari di responsabilità e ovviamente di prerogative.
  Avendo lavorato insieme in questo modo, in particolare su alcuni nodi, quali i cambiamenti climatici, da una parte, e il rapporto tra sviluppo rurale e migrazioni, dall'altra, vi posso assicurare che non è stato un G7 ordinario.
  Su questi due temi relativi ai modelli agricoli non si fanno solo chiacchiere o parole; sono, al contrario, due faglie che dividono spesso e volentieri la discussione. Non avremo risolto tutto, ma abbiamo certamente dato il segno che si può fare un passo in avanti importante.
  Di conseguenza, io sinceramente sono molto contento di quello che abbiamo fatto e ribadisco quello che ho detto nel mio intervento introduttivo – sono contento che qualche intervento l'abbia ripreso e vi ringrazio – ovvero che aver presentato un vertice aperto e non chiuso, un vertice partecipato, anche nel dissenso, ma comunque un'occasione per avanzare tutti nella Pag. 15pluralità delle opinioni, è stato per me un segno, non solo di metodo, ma anche di merito.
  Infatti, abbiamo dimostrato che le istituzioni quando vogliono possono aprirsi e, in una logica plurale, guidare una discussione. Questo è quello che è accaduto a Bergamo. Chi l'ha voluto vedere, secondo me, l'ha visto come un bello spazio di avanzamento e come un'occasione; chi non l'ha voluto vedere, sappia che lì si è seminato, secondo me, un terreno tutt'altro che banale, sul quale comunque l'Italia potrà giocare anche nei prossimi mesi per il lavoro che porterà avanti.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.20.