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XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo

Resoconto stenografico



Seduta n. 83 di Giovedì 9 novembre 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Catania Mario , Presidente ... 2 

Audizione del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai rapporti con l'UE Sandro Gozi:
Catania Mario , Presidente ... 2 
Gozi Sandro (PD) , Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai rapporti con l'UE ... 2 
Catania Mario , Presidente ... 8 
Senaldi Angelo (PD)  ... 8 
Bordo Franco (MDP)  ... 9 
Cenni Susanna (PD)  ... 9 
Cariello Francesco , Presidente ... 10 
Gozi Sandro (PD) , Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai rapporti con l'UE ... 10 
Cariello Francesco , Presidente ... 11 

ALLEGATO: Documentazione presentata dal sottosegretario Gozi ... 12

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
MARIO CATANIA

  La seduta comincia alle 8.35.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

Audizione del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai rapporti con l'UE Sandro Gozi.

  PRESIDENTE. Abbiamo oggi il piacere di ascoltare il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con la delega ai rapporti con l'Unione europea, l'onorevole e collega Sandro Gozi.
  Già un paio d'anni fa, se ricordo bene, il Sottosegretario aveva dato a questa Commissione un contributo di una qualità effettivamente elevatissima, il che ci ha indotto, come ben sapete, a chiedere un aggiornamento sulla materia a distanza di tempo, che ci servirà a chiudere la relazione del collega Senaldi.
  Non credo di avere altre cose particolari da aggiungere. È ben ovvio che l'audizione riguarda tutte le tematiche della disciplina dei diritti di proprietà intellettuale, del diritto d'autore, della tutela dell'origine del prodotto, nella prospettiva del quadro internazionale e comunitario.
  Non indugio ulteriormente e do la parola all'audito.

  SANDRO GOZI, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai rapporti con l'UE. Grazie, presidente. Anche io sono contento di avercela fatta a essere qui con voi oggi. Prendendo una media di 8-10 aerei alla settimana, a volte è un po’ difficile far coincidere l'agenda con le esigenze delle Commissioni, ma vi ringrazio di questa seconda opportunità.
  È un'audizione omnibus, per me, perché mi avete chiesto di intervenire su una serie di temi molto orizzontali, che riguardano aspetti europei, aspetti internazionali, e quindi ha dovuto essere preparata da un lavoro di coordinamento che ha riguardato varie amministrazioni, che ringrazio.
  Credo che sia interessante, per riprendere il discorso che avevamo lasciato nella mia precedente audizione, indicare quali sono le tre macroaree sulle quali è importante concentrare la nostra attenzione oggi.
  La prima è quella degli accordi internazionali, soprattutto degli accordi commerciali. Parlando di accordi commerciali, essendo competenza esclusiva dell'Unione europea, facciamo riferimento agli accordi tra Unione europea e altri partner. In particolare, direi che l'evoluzione più rilevante è avvenuta, come lei, presidente, sa bene, con l'accordo tra Unione europea e Canada.
  La seconda riguarda lo stato dell'arte nella dimensione internazionale della lotta alla contraffazione, o meglio, nella cooperazione, europea in particolare, e anche internazionale, nella lotta alla contraffazione.
  La terza, che comunque mi sembra essere legata ai vostri lavori e ai vostri interessi, riguarda il tema del diritto d'autore e a che punto siamo, soprattutto a livello di Pag. 3negoziati europei, sul tema del diritto d'autore. Da ultimo, vi darò un aggiornamento, perché siamo in una fase di transizione sul tema del cosiddetto made in e del negoziato europeo per quanto riguarda il made in.
  Il fatto più rilevante che è accaduto – parto dal primo punto – da quando ci siamo visti l'ultima volta è certamente la conclusione e l'entrata in vigore in via provvisoria dell'accordo economico e commerciale globale tra Unione europea e Canada, entrato in vigore appunto in modalità provvisoria il 21 settembre di quest'anno, provvisoria perché in attesa del completamento di tutti i processi di ratifica nazionali per la parte che poteva già entrare in vigore.
  Sotto questo profilo, il punto più rilevante è quello delle indicazioni geografiche.
  Su quest'accordo possiamo dire quello che vogliamo, fare tutte le polemiche che vogliamo, ma ci sono le cifre, i dati, i numeri, che invece sono testardi, e i numeri dicono che con l'accordo col Canada noi aumentiamo tutele, o meglio diamo tutele a indicazioni geografiche che fino a oggi non hanno nessuna tutela per quanto riguarda il rispetto del mercato canadese.
  I canadesi attraverso l'accordo riconoscono, da zero tutele a qualsiasi indicazione geografica europea, tutele per 171 indicazioni geografiche comunitarie europee. All'interno di queste 171, la parte del leone la fa l'Italia, perché all'interno di queste 171 ci sono 41 indicazioni geografiche italiane, che rappresentano il 90 per cento del valore delle esportazioni di prodotti DOC e IGP in Canada. Senza il CETA non avremmo come europei tutela per questi 171 prodotti; come italiani non avremmo tutela per i 41 prodotti, cioè non avremmo tutela per il 90 per cento delle attuali esportazioni europee verso il Canada. Il Canada, che è di origine di common law ed è un sistema anglosassone, non riconosce, come invece nel continente a livello comunitario, una tutela e una disciplina specifiche delle IGP e delle DOC, ma privilegia solo il sistema dei marchi. Da questo punto di vista, quindi, sono i canadesi che hanno aderito al modello giuridico di tutela specifica delle IGP e delle DOC europee.
  Con l'entrata in vigore del CETA, per tutte le IG inserite nella lista di protezione l'uso improprio del nome è vietato, cioè l'uso improprio che i canadesi fanno dei nomi di alcuni prodotti italiani ed europei è vietato, anche se l'origine vera del prodotto è indicata o se vengono utilizzate le indicazioni geografiche in traduzione o se è accompagnata da espressioni quali «tipo, genere, stile, imitazione» o simili. Tutti questi casi, per quanto riguarda i 171 IGP che vi ho indicato, sono assolutamente vietati.
  Riduciamo così molto in quest'accordo col Canada non solo la violazione dal nostro punto di vista delle IGP, ma lottiamo anche contro il fenomeno dell’Italian sounding, che sapete quanto incida e quanto tolga mercato ai nostri prodotti. Il Canada ha, tra l'altro, convenuto che tutti i prodotti offerti dall'Unione europea potranno godere di un livello di protezione paragonabile a quello conferito dal diritto dell'Unione europea.
  La lista che vi ho indicato si aggiunge a quella delle IG dei vini – per quanto riguarda l'Italia, si parla di oltre 300 casi – e anche di altre indicazioni geografiche tipiche.
  L'altro punto che consideriamo un passo in avanti molto rilevante di quest'accordo è che la lista è aperta. L'accordo prevede, cioè, eventuali successive integrazioni dei prodotti tutelati nel mercato euro-canadese. Potranno essere decise congiuntamente da un comitato misto italo-canadese. Nell'insieme, queste disposizioni rappresentano una maggiore tutela, ma anche un reale vantaggio economico per tutti i produttori europei, e in particolare per le piccole e medie imprese di questo settore.
  Per la cronaca, l'altro accordo commerciale di cui avevamo parlato l'ultima volta era il TTIP, ma non ci perderemo molto tempo. È un accordo congelato. Personalmente, non lo vedo in ottima salute, quindi eviterei di togliere tempo a voi e al sottoscritto parlando di un accordo che almeno è messo nel freezer, dove secondo me resterà almeno tre anni, tre anni e mezzo. Quando lo toglieremo dal freezer, ne faremo qualcosa. Pag. 4
  Passerei ad aggiornarvi sul secondo tema che avevamo già trattato l'ultima volta, e cioè il contrasto alle frodi e alle contraffazioni nel settore agroalimentare.
  Vi avevo informato sull'attività innanzitutto italiana del comando Carabinieri politiche agricole e alimentari, che svolgono a tutela del diritto d'autore e della qualità dei prodotti il contrasto alle frodi e alle contraffazioni nel settore agroalimentare. Ovviamente, l'attività del comando Carabinieri politiche agricole e alimentari è proseguita. È un'attività di monitoraggio che sempre più in questo ultimo periodo si è estesa anche alla rete internet e al commercio transnazionale. È rivolta alla tutela della produzione nazionale del consumatore europeo.
  In effetti, i numerosi casi di falso di made in Italy all'estero e di indebita evocazione di denominazioni protette nazionali costituiscono delle pratiche illecite, traggono in inganno il consumatore circa l'origine e circa la qualità del prodotto e sono anche potenzialmente dannose per la salute. Questi traffici, quindi, non solo violano le norme in materia commerciale e di tutela dei prodotti, ma mettono a repentaglio anche la tutela della salute dei consumatori.
  A tal proposito, come vedrete in dettaglio nella documentazione che vi abbiamo distribuito, per mancanza di documentazione di rintracciabilità della filiera – non devo spiegare a questa Commissione di che cosa si tratti – sono stati sequestrati in Italia alimenti destinati ai lattanti nonché 3.600.000 uova potenzialmente dannose per la salute. Questo è per darvi un esempio dell'attività, che vuole essere sempre più capillare, di prevenzione e di lotta alla contraffazione che stanno svolgendo in Italia, ma tenendo conto, come ho detto, della dimensione ormai transnazionale e non solo nazionale di tutti gli aspetti legati al commercio anche di prodotti che possono incidere sulla salute, i militari del comando Carabinieri politiche agricole e alimentari.
  Nell'ultimo anno, sono state sequestrate anche centinaia di tonnellate di prodotti agroalimentari anche di provenienza estera, poiché falsamente indicati quali made in Italy, ovvero indicanti menzioni non veritiere circa il cosiddetto metodo di produzione biologica.
  Anche per quanto riguarda il settore delle denominazioni d'origine disciplinato dal regolamento europeo 1151/2012, si sono registrati diversi interventi in Italia e altrettante segnalazioni alle autorità dei Paesi esteri, non solo Stati membri dell'Unione europea, ma anche Stati terzi, relativi alla commercializzazione di prodotti falsamente evocanti denominazioni tutelate dalla nostra legislazione. Questo è per quanto riguarda un aggiornamento sul lavoro del comando dei Carabinieri competente in materia.
  L'altro aspetto su cui ho detto che la problematica si fa sempre più acuta e che è oggetto anche di negoziati legislativi a livello europeo – evidentemente, è necessario un aggiornamento, non solo per l'attività illegale di contraffazione, ma per l'evoluzione tecnologica e delle pratiche commerciali – riguarda il tema della contraffazione e della pirateria on line, cioè il tema delle piattaforme digitali, dell’e-commerce e, all'interno di questa tematica, anche gli sviluppi relativi al diritto d'autore nel mercato unico digitale.
  In generale, è vero che l'Italia ne fa un uso minore, o meglio i produttori italiani ne fanno un uso minore rispetto ad altri Paesi, ma è evidente che internet è diventato il mercato principale per l'accesso e la distribuzione di contenuti protetti da copyright. È, quindi, sulle piattaforme on line che dobbiamo intensificare dotandoci di nuovi strumenti per lottare contro la contraffazione, contro la pirateria informatica, e sviluppare nuovi metodi di tutela del diritto d'autore.
  Il ruolo delle piattaforme on line è stato rilevato innanzitutto dalla Commissione nel quadro del mercato unico cosiddetto digitale, su cui stiamo lavorando. Anche se stiamo registrando qualche ritardo in alcuni negoziati e vista la difficoltà politica e legislativa di costruire il mercato unico digitale quando si parla di diritti d'autore, vorremmo comunque entro il 2019 aver realizzato i pilastri legislativi del mercato unico digitale. All'interno di questo, certamente Pag. 5 quello delle piattaforme on line è un ruolo centrale.
  La Commissione lo ha rilevato della comunicazione dal titolo «Le piattaforme on line e il mercato unico digitale. Opportunità e sfide per l'Europa». Il punto è aggiornare il regime di responsabilità relativo ai prestatori di servizi nelle piattaforme on line. Perché?
  È definito direi in un'altra era geologica. Pur essendo un'area geologica digitale, parliamo del 2001. Visto il progresso sia delle tecnologie sia dei volumi commerciali on line, è evidente che la direttiva sul commercio elettronico va aggiornata, perché è stata concepita in un'epoca in cui le piattaforme on line non presentavano le caratteristiche e la portata che hanno oggi.
  Parliamo, quindi, di aggiornare una direttiva dopo 17 anni per venire incontro a una preoccupazione crescente, cioè la condivisione equa del valore generato da alcune delle nuove forme di distribuzione di contenuti on line lungo la cosiddetta catena del valore. I titolari dei diritti, infatti, lamentano difficoltà nell'autorizzare l'uso dei loro contenuti on line, e soprattutto nella remunerazione del loro lavoro. È il cosiddetto tema che i tecnici e gli esperti definiscono value gap.
  Stiamo negoziando a livello europeo una nuova normativa settoriale del diritto d'autore. È oggetto di negoziati proprio in questo periodo, in queste settimane, in questi mesi, la nuova proposta di direttiva sul diritto d'autore, sul copyright, ed è oggetto di negoziati tra Consiglio dei ministri, in particolare il Consiglio competitività per quanto riguarda il Consiglio dei ministri dell'Unione europea, e il Parlamento europeo.
  Uno dei punti critici su cui stiamo lavorando nelle sedi comunitarie per quanto riguarda la nuova direttiva sul diritto d'autore è quello dell'articolo 13, cioè la disposizione che riguarda l'utilizzo di contenuti protetti da parte di prestatori di servizi della società dell'informazione che memorizzano e hanno accesso a grandi quantità di opere e altro materiale caricati dagli utenti.
  In particolare – voglio soffermarmi su questo punto – la nuova disposizione prevedrebbe l'obbligo da parte degli internet service provider di adottare, in collaborazione con i titolari dei diritti, idonee misure per l'utilizzo delle loro opere o misure per impedire che talune opere siano messe a disposizione senza il consenso dei titolari.
  Quali sono queste misure su cui stiamo lavorando? Segnalo, in particolare, l'impiego di efficaci tecnologie di riconoscimento del contenuto; l'allestimento di misure di protezione delle opere, ad esempio per individuare automaticamente il contenuto (musica, film) che i titolari dei diritti abbiano licenziato; la fornitura ai titolari di diritti di adeguate informazioni sul funzionamento delle misure stesse, perché spesso gli autori meno tutelati non conoscono questi nuovi strumenti messi a loro disposizione; ovviamente, la messa in atto di efficaci meccanismi di reclamo.
  È uno dei punti più complessi. Non sfuggirà ai commissari che si incontrano e si scontrano due tipi di interessi: l'interesse a sviluppare al massimo il commercio on line e quello a massimizzare i profitti da parte di coloro che gestiscono le piattaforme on line, e l'interesse di chi produce i contenuti a vedere tutelati i contenuti che ha prodotto. È fondamentale, però, per avere una tutela aggiornata dei diritti d'autore, trovare un equilibrio tra i service provider e i content provider, cioè tra coloro che danno il servizio di accesso on line e coloro che danno i contenuti che quel servizio offre.
  Nei negoziati ovviamente l'Italia ha preso una posizione molto sensibile, perché non vuole certamente bloccare lo sviluppo del commercio elettronico e non vuole bloccare lo sviluppo di queste piattaforme on line di nuova generazione, ma è molto sensibile alla tutela dei diritti d'autore. Noi riteniamo di avere un interesse particolare, volto a tenere nel massimo conto le esigenze del mondo della creatività nelle sue varie forme.
  Vogliamo anche che si tenga conto della recente giurisprudenza europea, che chiarisce il concetto di comunicazione al pubblico per quanto riguarda il ruolo attivo Pag. 6che gli internet service provider svolgono nel momento in cui mettono a disposizione delle opere.
  La nuova disposizione dovrebbe prevedere che siano gli Stati membri a prescrivere che un fornitore di servizi della società dell'informazione che archivia o sia attivamente coinvolto nel fornire accesso al pubblico a opere protette da copyright o ad altri materiali protetti caricati dagli utenti anche attraverso l'ottimizzazione della presentazione e della promozione di tali opere stia eseguendo un atto di comunicazione al pubblico. Deve tenere conto, quindi, della recente giurisprudenza comunitaria, che chiarisce il concetto di comunicazione al pubblico e che certamente impone nuovi doveri e nuovi oneri al cosiddetto internet service provider. Questo è per quanto riguarda il negoziato della direttiva sul copyright.
  La Presidenza estone di turno vorrebbe avanzare, nell'ambizione della Presidenza vorrebbero chiudere il negoziato durante quel semestre. Non so se sarà possibile. Mi sembra un negoziato che sarà destinato a proseguire il prossimo anno, ma certamente per le vie brevi potrò tenere informati i commissari dell'andamento dei negoziati.
  Sempre per quanto riguarda la tutela del diritto d'autore, ma più di tipo interno italiano, come avevo già evidenziato nella precedente comunicazione, a livello nazionale stiamo operando – passiamo alla dimensione italo-italiana, non più euro-italiana – attraverso il nuovo regolamento in materia di tutela del diritto d'autore adottato dall'Agcom. È il regolamento di cui avevamo già parlato la volta precedente, il n. 680 del 2013, che consente di intervenire più celermente rispetto al rimedio giudiziale attraverso procedure di notifica e di rimozione delle violazioni di contenuti autoriali indebitamente diffusi on line.
  Vi ricordo che le sanzioni che possono essere emesse in base a questo regolamento prevedono la rimozione dei contenuti che potrebbero costituire una violazione del diritto d'autore, e nei casi più gravi, anche la violazione massiva dei diritti d'autore, e possono comportare fino all'oscuramento del sito Internet.
  Dopo quaranta mesi di attività svolti dall'Agcom alla luce di questo regolamento, sono pervenute 850 istanze, di cui 844 per violazioni on line e 6 per servizi media, a dimostrazione dell'evidenza del fenomeno della violazione del diritto d'autore perpetuata on line.
  Dove sono collocati i server e i gestori di hosting? Principalmente, negli Stati Uniti, nei Paesi Bassi, a Singapore. Le società afferenti ai siti hanno spesso le proprie sedi legali nelle Seychelles, a Panama, e potete voi a caso aggiungere alla lista che vi sto fornendo.
  Un ulteriore ambito di rilievo per la lotta alla contraffazione sul piano internazionale concerne la partecipazione della Guardia di finanza al cosiddetto policy cycle, il ciclo programmatico, dell'Unione europea per il contrasto alla criminalità organizzata nei tre anni, che ormai vanno a scadenza, 2014-2017.
  Che cos'è il policy cycle? È una di quelle forme strutturate di cooperazione internazionale e transnazionale di cui avevamo parlato nella precedente audizione, che mira a rafforzare la cooperazione e lo scambio di informazioni, soprattutto l'attività di prevenzione, oltre che di indagine e di repressione, per quanto riguarda la criminalità organizzata transnazionale all'interno del territorio dell'Unione.
  Tra le priorità di intervento individuate in questi tre anni, vi è anche la contraffazione di merci con impatto sulla salute e la sicurezza pubblica. In quel settore, il Corpo della guardia di finanza ha assunto a livello europeo, in questa forma di cooperazione tra le varie amministrazioni aventi questi compiti, il ruolo di capofila.
  Dal punto di vista dei risultati specifici, voglio ricordare che i reparti del Corpo della guardia di finanza, nel periodo che va dal gennaio 2016 al settembre 2017, hanno sequestrato e oscurato 1.123 siti Web a seguito di palesi violazioni riscontrate in materia di contraffazione. L'impegno del settore è in fase di progressiva crescita, tanto che, a fronte di 455 siti oscurati nei primi nove mesi del 2016, nell'analogo periodo, Pag. 7 nei primi nove mesi del 2017, ne sono stati messi on line 503.
  Un'altra importante iniziativa sviluppata in questo settore dal Corpo della guardia di finanza riguarda l'attivazione, a partire dal 1° gennaio 2014, del Sistema informativo anticontraffazione, finanziato in parte dall'Italia e in parte dall'Unione europea, praticamente un sistema applicativo in grado di fornire un quadro aggiornato circa l'azione complessiva svolta dalla Guardia di finanza nel contrasto al mercato del falso.
  Come Italia, siamo stati molto attivi in questi anni. Abbiamo utilizzato, in particolare, la Presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea nel secondo semestre del 2014 per sviluppare nuove forme di coordinamento a livello legislativo e a livello di ruolo delle autorità nazionali nella lotta contro la frode e nella lotta contro le contraffazioni, lavorando in maniera molto intensa sia con Europol sia con l'ufficio di lotta antifrode dell'Unione europea, cosiddetto OLAF.
  Sempre in questa forma di coordinamento e di cooperazione transnazionale, la Commissione europea, a cui fa capo l'Osservatorio europeo sulle violazioni dei diritti di proprietà intellettuale, si è posta come promotrice della cooperazione tra Stati membri dell'Unione europea e le associazioni dei produttori, dei commercianti e dei consumatori per garantire l'applicazione delle norme che tutelano i cittadini e le imprese dai beni e dai prodotti che non soddisfano standard di sicurezza.
  L'attività in questi anni, sempre in questo ciclo politico, come detto, dell'Unione europea, si è ovviamente concentrata sulla contraffazione via web, ma anche su un altro fenomeno che deve preoccuparci sempre di più, e cioè la vendita di farmaci illegali, falsificati o contraffatti.
  In tale ambito, le attività di contrasto doganale sono svolte anche attraverso un'importante attività di collaborazione internazionale, alla quale come Italia partecipiamo da vari anni, che è la cosiddetta operazione Pangea, specificatamente rivolta alla lotta contro la vendita di farmaci illegali, falsificati o contraffatti.
  Nella documentazione che vi ho lasciato ci sono molti di più i dettagli. Se siete d'accordo, passerei agli ultimi due temi. Cito solo, rimandando agli atti, le informazioni su come sta funzionando il piano d'azione doganale tra Unione europea e Cina. Ne avevamo parlato nella prima audizione: nella documentazione che vi lascio, presidente, c'è un aggiornamento sul funzionamento del piano tra Unione Europea e Cina.
  Passerei, quindi, a sviluppare l'ultimo tema, la tutela del diritto di proprietà intellettuale e gli sviluppi in questa materia.
  Come è noto, abbiamo portato avanti varie iniziative per migliorare il sistema dei marchi e per migliorare il sistema della tutela del made in Italy. Per quanto riguarda il sistema dei marchi d'impresa, siamo riusciti a livello europeo, grazie alla nostra Presidenza, a far adottare una nuova direttiva in materia di marchi d'impresa, recepita, se non vado errato, con la legge di delegazione 2016, ma vado a memoria – verificatela – quindi si tratta adesso di seguire il lavoro di recepimento interno attraverso i decreti legislativi e gli altri decreti attuativi.
  Siamo ancora lontani, invece, da un accordo e da una disciplina soddisfacente sul tema della cosiddetta sicurezza generale dei prodotti e la sorveglianza del mercato, cioè il made in.
  È stato un negoziato molto complesso. Il primo tentativo non ha portato a esiti soddisfacenti ma siamo riusciti a impedire che la Commissione europea ritirasse completamente la proposta, e quindi rinunciasse a disciplinare in maniera per noi soddisfacente il tema.
  Siamo in attesa di nuove proposte da parte della Commissione europea, che nel programma legislativo 2017 si è impegnata a presentarle. Queste nuove proposte dovrebbero arrivare il 20 dicembre. Secondo gli elementi di informazione ottenuti presso la Commissione, il nuovo pacchetto legislativo dovrebbe comprendere sia elementi di sorveglianza del mercato sia elementi di sicurezza del prodotto, con una forte attenzione per esigenze di Paesi come l'Italia proprio per quanto riguarda la tutela della Pag. 8proprietà intellettuale e la necessità di migliorare, di rafforzare la lotta contro la contraffazione.
  Il cosiddetto pacchetto beni, goods package, come si dice nel gergo comunitario, dovrebbe contenere anche norme volte a impedire ai beni contraffatti di arrivare sul mercato, consentendo alle autorità di sorveglianza di svolgere la propria funzione in maniera più efficiente.
  Sempre in base alle nostre informazioni, ci sarebbe la determinazione da parte della Commissione di combattere le violazioni dei diritti di proprietà intellettuale e le contraffazioni anche attraverso la stipula di appositi accordi, memorandum of understanding, con le grandi piattaforme di vendita on line, cioè Amazon, Alibaba, tanto per fare alcuni esempi; con le grandi compagnie di trasporto; col settore bancario, questo al fine di sbarrare l'accesso al mercato a tutti i produttori e rivenditori di beni contraffatti.
  Per l'ultimo punto, presidente, che ritengo di menzionare, rimanderei alla documentazione per tutte le ulteriori iniziative che riteniamo andrebbero prese a livello europeo, a livello di policy, a livello politico, oltre a misure specifiche e normative, se necessario, per rafforzare ulteriormente la tutela doganale delle IGP e delle DOC.
  C'è una serie di misure, che in caso di domande specifiche posso citare, ma in ogni caso gli onorevoli commissari le ritroveranno nella documentazione che vi ho consegnato.

  PRESIDENTE. Non avevo dubbi che anche questa volta avremmo avuto un apporto di qualità notevole per il nostro lavoro. Sicuramente, per il collega Senaldi quest'apporto è fondamentale.
  A minuti dovrò purtroppo assentarmi, ma quando lo farò, il collega Cariello presiederà al mio posto.
  Do la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni. Ci sono stati dei fatti di notevole interesse, a mio parere anche elementi di novità, come tutta la tematica relativa alla responsabilità degli Internet service provider nell'ambito della negoziazione comunitaria che riguarda la nuova regolamentazione sul diritto d'autore. Mi sembra una pista molto importante da seguire, ma non voglio anticipare nulla e do la parola al collega Senaldi.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
FRANCESCO CARIELLO

  ANGELO SENALDI. Ringrazio il Sottosegretario Gozi, che è riuscito a fare un quadro anche complessivo. Erano vari gli argomenti, ma è riuscito davvero a fornirci tanti elementi di riflessione, anche per concludere il lavoro che abbiamo in corso.
  Vorrei sottolineare due aspetti, e fare quindi anche due domande al sottosegretario. La prima riguarda gli aspetti dei controlli doganali.
  Noi abbiamo fatto una missione a Bruxelles e abbiamo avuto – lo devo dire molto francamente – delle sensazioni negative relativamente alla volontà di alcune strutture europee nel contrasto alla contraffazione.
  In particolar modo, ci siamo resi conto in maniera molto evidente di come l'attenzione che l'Italia sta mettendo anche nei confronti dei consumatori, della sicurezza dei consumatori rispetto alle merci importate, non sia così condiviso e comune nei confronti di altri Paesi.
  In particolar modo, abbiamo verificato, ci è stato detto anche in maniera molto aperta, che ci sono normative doganali differenti, nel senso che ci sono dei controlli più laschi e più semplificati nel nord Europa, che fanno sì che molte merci possano entrare da quel punto nell'Unione europea. Anche la relazione dell'onorevole Cenni riguardo al distretto di Prato metteva in risalto proprio quest'aspetto: dal nord arrivano fino a noi anche merci che entrano senza particolari controlli.
  Che cosa si può fare su questo primo aspetto? Lei ha già accennato nella relazione ad alcune questioni relative alle dogane, ma credo che sia le dogane sia gli organi di controllo europei debbano fare uno sforzo ulteriore. Vorrei dire che si dovrebbero uniformare alle best practice e Pag. 9alle capacità italiane di contrasto al fenomeno.
  Il secondo aspetto riguarda quell'accordo denominato ACTA, un accordo mi sembra sottoscritto dai Paesi europei, ma che poi il Parlamento europeo non ha più ratificato, anzi ha respinto in termini di attenzione e di contrasto alla pirateria informatica. Su questo ci sono delle novità? Che cosa si sta facendo e come si può procedere?

  FRANCO BORDO. Interverrò brevemente. Innanzitutto, ringrazio il sottosegretario. Io farò una puntualizzazione e una domanda. La puntualizzazione riguarda l'accordo tra Unione europea e Canada, il CETA.
  Lei, signor sottosegretario, ha evidenziato degli aspetti che potrebbero essere positivi per il nostro Paese. Penso che nell'elenco bisognerebbe anche riportare le ricadute che possono esserci, che penso siano negative, per il sistema produttivo del nostro Paese, non evidenziate da una forza politica o da alcune forze politiche, ma ormai da un movimento di opinione e di portatori di interesse sempre più ampio, ma anche a livelli istituzionali, sempre più diffuso. Centinaia di comuni hanno adottato delibere in tal senso, di contrarietà al CETA, come anche mi sembra già sei o sette regioni del nostro Paese, che equivalgono al 35-40 per cento della popolazione rappresentata. Su questo penso che ci sarebbe bisogno ancora di una buona dose di prudenza.
  La domanda è questa: riguardo alla tutela del marchio, in modo particolare per la questione della confezione anonima, considerato che rischia di contrastare parecchio anche con l'azione di tutela che rivendichiamo giustamente del made in, quale atteggiamento sta tenendo il nostro Paese su questo versante?

  SUSANNA CENNI. Ancora una volta devo davvero ringraziare il Sottosegretario Gozi, perché riesce sempre a rappresentarci un quadro completo e trasversale, che è utile ed è stato utile in questi anni al lavoro della Commissione.
  Il collega Senaldi ha già fatto un passaggio sui porti e sulla determinazione a livello europeo di vigilare sull'ingresso in Europa, quindi anche nel nostro Paese. Io, però, vorrei farle una domanda di carattere un po’ più generale, se vogliamo più trasversale. Questo tema che durante la nostra missione a Bruxelles abbiamo percepito, cioè di una convinzione forse non così forte come quella che c'è nel nostro Paese a considerare una priorità la lotta alla contraffazione, io mi sento di trasmetterglielo, con degli interrogativi, anche attenendomi magari una risposta che mi dimostri il contrario.
  Dico questo perché durante i mesi passati, soprattutto quando abbiamo fatto le audizioni finalizzate alla relazione che analizzava i rapporti tra contraffazione e criminalità organizzata, tutti gli organismi internazionali più autorevoli ci hanno posto questo tema sul tavolo.
  Abbiamo, cioè, davanti a noi una previsione di ulteriore crescita del fenomeno contraffazione a livello globale, siamo dopo gli Stati Uniti il Paese che registra il maggior numero di prodotti contraffatti: o c'è una convinzione di tutti i Paesi a dare una connotazione, un riconoscimento prioritario a questo contrasto, o rischiamo, nonostante il grandissimo lavoro che la Guardia di finanza e le Forze dell'ordine stanno facendo, di non riuscire a vincere questa battaglia, o quantomeno ad attenuare le dimensioni del fenomeno.
  Nel momento in cui alcune autorità con compiti di vigilanza alzano le braccia di fronte all'ingresso di prodotti, dicendoci che c'è un tema che riguarda il fatturato e la movimentazione dei grandi porti e che, se sono troppo fiscali, pongono un problema di fatturato e di movimentazione di lavoro, diventa davvero difficile mettere in campo tutto il resto e pensare che tutto il resto ci aiuterà a combattere questo fenomeno. Ovviamente, dal momento in cui sono entrati in Europa, i tir e tutti gli altri strumenti di trasporto su terra non vedranno più controlli, come è giusto che sia in virtù delle norme che caratterizzano la libera circolazione delle merci. Pag. 10
  La mia, quindi, è una riflessione di carattere più generale affinché nelle occasioni di negoziazione di carattere europeo, ma anche internazionale, questo tema venga nuovamente messo sul tavolo. Se davvero siamo il secondo Paese al mondo dopo gli Stati Uniti, purtroppo questo tema, che ci fa preoccupare per le conseguenze economiche e lavorative e tutto quanto ormai conosciamo del fenomeno, mi fa anche sospettare che alla fine in tutto il resto dei Paesi non ci sia questa volontà così grande di condurre questa battaglia.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, prima di passare la parola al Sottosegretario Gozi, vorrei aggiungere, a delle considerazioni del collega Bordo sul CETA, che se non sbaglio siamo in una fase transitoria in cui il CETA appunto è andato in attuazione provvisoria prima che gli Stati membri lo ratifichino in maniera complessiva. Questa è la parte che vorrei fosse chiarita in quest'audizione.
  Do la parola al sottosegretario per la replica.

  SANDRO GOZI, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai rapporti con l'UE. Sul CETA ho indicato io che è un'applicazione provvisoria. Io so del movimento e del dibattito. Ripeto con molta franchezza che le cifre hanno la testa dura. Facciamo pure tutti i movimenti che vogliamo, le delibere che vogliamo, ma le cifre hanno la testa dura: prima del CETA, zero tutele; col CETA, 171 tutele; prima del CETA, zero tutele per i prodotti italiani; con il CETA, 41 tutele per prodotti che sono chiave, che rappresentano il 90 per cento delle nostre esportazioni. Poi ognuno può avere le sue posizioni.
  Facciamo attenzione a evitare di demonizzare accordi commerciali che possono essere dei modelli. Facciamo attenzione a demonizzare una politica commerciale dell'Unione europea essendo noi uno dei principali esportatori al mondo, perché non ci conviene. Demonizzare gli accordi commerciali è per l'Italia come spararsi sui piedi. Dobbiamo certamente portare avanti accordi commerciali che siano il più possibile su misura delle esigenze del mercato europeo, in particolare del mercato italiano. Se c'è un accordo che va nella direzione del modello delle tutele europee, è proprio l'accordo tra Unione europea e Canada. Se poi diamo seguito alle varie delibere e a una confederazione agricola in particolare, arriveremo a rinunciare alle tutele per il 90 per cento delle esportazioni italiane verso il Canada. Possiamo farlo. Si può fare tutto. Io ritengo che sia un errore commerciale, politico e strategico, ma questa è la mia posizione. Su questo registriamo una diversità di vedute, ma, ripeto, guardiamo a prima del CETA, senza il CETA, e con il CETA. Alla fine, le tutele si fanno così e l'Italia rimane un Paese che ha bisogno di esportare, se è vero che le imprese che si sono riprese dalla crisi sono tutte legate all’export.
  Non dico, ovviamente, che fosse il caso dell'intervento del collega Bordo, ma in generale avere un atteggiamento di tipo protezionistico o di tipo demonizzante degli accordi commerciali, come si sta facendo adesso in vari momenti in Europa, è autolesionistico. Vi dico con grande franchezza quello che penso, ma dobbiamo anche discuterne, perché sono temi importanti.
  Non ho informazioni specifiche sulla confezione anonima, quindi non improvviso e mi riservo di informarmi attraverso i funzionari, i colleghi, in particolare il Ministro Calenda. Se voleste audirlo, sarebbe forse utile, visti i temi, che per la maggior parte sono temi del MISE. Vi consiglierei di farlo. Se, però, il ministro non si muove, ci muoveremo noi per chiedere ai suoi funzionari informazioni relative alla confezione anonima.
  Non ci sono novità, collega Senaldi, rispetto all'ACTA.
  Vengo all'ultimo tema, quello più politico. Io sono d'accordo con voi. Nell'Unione a 27, anzi a 28 al momento, ci sono delle diversità di atteggiamenti di legislazione e di interessi. È chiaro che più un Paese è industriale produttore, come l'Italia, e più ha interesse e necessità di garantire una priorità al tema della lotta alla contraffazione. Più un Paese, invece, è unicamente Pag. 11commerciale e ha meno industria manifatturiera, e meno sarà incentivato a fare della lotta alla contraffazione e della tutela dei marchi una priorità.
  Questo è un tema politico aperto, che vediamo sia nelle diversità legislative nell'Unione europea per quanto riguarda i controlli doganali, come voi avete indicato, sia nelle diversità di atteggiamento rispetto a un tema che va un po’ oltre l'oggetto di quest'indagine, ma politicamente legato, quello degli investimenti cosiddetti predatori extraeuropei in Europa.
  Alcuni Paesi, come l'Italia, la Francia, la Germania, hanno assunto iniziative, e la Commissione europea adesso è venuta sulle nostre posizioni, volte ad aumentare la nostra capacità di screening, di verifica di quali tipi di investimenti vengono fatti in Europa – se sono produttivi, ci piacciono; se sono predatori, che magari investono solo per portare via il know how, e quindi anche l'oggetto della proprietà intellettuale, non ci piacciono – mentre altri Paesi ritengono che sia pericoloso porre delle restrizioni a investimenti extraeuropei nel momento in cui c'è bisogno in questo e quell'altro Paese di aumentare gli investimenti esteri diretti.
  C'è stato un dibattito al più alto livello al Consiglio europeo di giugno, dibattito aperto dal Presidente Macron, sul quale siamo intervenuti attraverso il Presidente del Consiglio Gentiloni a sostegno delle proposte francesi, di aumentare le possibilità di verifica e di tutela degli investimenti esteri. Ci sono altri Paesi, anche Paesi non necessariamente liberisti, come la Grecia o il Portogallo, che, avendo bisogno di molti investimenti esteri, sono più reticenti a introdurre queste forme di verifica, che sono un altro aspetto della realtà della tutela della proprietà intellettuale del know how.
  Il primo è la violazione palese, importando dei prodotti contraffatti; la seconda non è una violazione palese, ma è un trasferimento di know how attraverso meccanismi legali, ma di investimenti non convergenti con i nostri interessi. Questo è un tema su cui dobbiamo lavorare, perché ci sono delle diversità di vedute, delle diversità di interessi in Europa. È un tema politico. Ringrazio la collega Cenni, con cui condividiamo l'importanza, la pericolosità e anche la necessità di fare una battaglia.
  È lo stesso tipo di visione che è emersa sulla tutela del made in, è esattamente la stessa, la struttura industriale diversa di vari Paesi. Alcuni hanno un'industria, altri non ce l'hanno. Chi non ce l'ha, privilegia il commercio; chi ce l'ha, ovviamente vuole privilegiare le tutele di un'industria, di una produzione corretta e legale nel rispetto delle norme. Questo è il tema aperto su cui dobbiamo, nelle dovute maniere politiche e legislative, dare battaglia. Si tratta di un interesse nazionale, che non è solo italiano, ma condiviso da vari Paesi. Sono almeno dodici o tredici i Paesi nell'Unione europea che condividono le nostre battaglie.
  È vero che in materia doganale è più difficile, perché vige in materia di fiscalità la regola dell'unanimità. Favorire maggiori convergenze anche a livello legislativo in materia fiscale e doganale è più difficile rispetto ad altri aspetti del mercato interno. Mentre il mercato interno, infatti, è ormai deciso da tanto tempo a maggioranza qualificata, e quindi si possono costruire delle maggioranze che vanno anche nell'interesse da noi auspicato, in materia fiscale e doganale o si è tutti d'accordo o non si può legiferare. Questo, certamente, è un ulteriore ostacolo di tipo giuridico rispetto a una situazione politica certamente molto complessa.

  PRESIDENTE. La ringraziamo ancora per quest'audizione. Abbiamo avuto molti spunti anche per integrare le precedenti relazioni. Dispongo che la documentazione presentata sia allegata al resoconto stenografico della seduta odierna e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.30.

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ALLEGATO

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