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XVII Legislatura

VIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 24 di Giovedì 19 maggio 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Realacci Ermete , Presidente ... 3 

Comunicazioni del Governo del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, in ordine all'inquinamento ambientale in Basilicata:
Realacci Ermete , Presidente ... 3 ,
Galletti Gian Luca , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 3 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 8 ,
Latronico Cosimo (Misto-CR)  ... 8 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 10 ,
Bratti Alessandro (PD)  ... 10 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 12 ,
Pellegrino Serena (SI-SEL)  ... 12 ,
Liuzzi Mirella (M5S)  ... 13 ,
Braga Chiara (PD)  ... 14 ,
Folino Vincenzo (SI-SEL)  ... 15 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 16 ,
Galletti Gian Luca , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 16 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 17 

ALLEGATO: Relazione consegnata dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 18

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà: SI-SEL;
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo italiani all'Estero: Misto-ALA-MAIE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera-Possibile: Misto-AL-P;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-USEI-IDEA (Unione Sudamericana Emigrati Italiani): Misto-USEI-IDEA;
Misto-FARE! - Pri: Misto-FARE! - Pri.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ERMETE REALACCI

  La seduta comincia alle 8.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera nonché la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Comunicazioni del Governo del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, in ordine all'inquinamento ambientale in Basilicata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la seduta delle comunicazioni del Governo del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, in ordine all'inquinamento ambientale in Basilicata.
  Come i colleghi sanno, era stato chiesto di svolgere l'informativa in Aula, ma poi si è deciso di svolgerla in Commissione: darei, quindi, la parola, come avviene per lo svolgimento delle comunicazioni in Aula, dapprima al ministro, la cui relazione è in distribuzione e, in seguito, a un deputato per gruppo. Il ministro, infine, potrà replicare agli interventi.
  Approfitto della presenza del ministro e dei colleghi per svolgere due osservazioni. La prima è rivolta solo ai colleghi dalla Commissione ambiente: ritengo opportuno mettere in cantiere una missione al Parco dei Nebrodi. Immagino che anche il ministro vorrà dare segnali in questo senso. Quello che è accaduto ieri è un fatto di una gravità inaudita. Capiremo tecnicamente come organizzare la missione della Commissione Ambiente, affinché possiamo incontrare il presidente del Parco e verificare la situazione che, con ogni evidenza, è di una gravità particolare sul fronte della legalità e del rapporto tra legalità e ambiente.
  Il secondo punto riguarda le odierne comunicazioni del ministro. Incardineremo nella seduta di martedì prossimo la proposta di legge sulle agenzie ambientali, approvata ieri al Senato, dopo «solo» due anni: cercheremo di approvarla il prima possibile. Non so cosa dirà il ministro, ascolteremo tutti con grande attenzione, ma è evidente che, al di là di altre questioni, una parte dei problemi che ci troviamo a fronteggiare anche in questa vicenda è legata alla sproporzione esistente tra lo Stato e soggetti privati che operano in determinati territori. È chiaro che la non omogeneità di forza tra le varie agenzie ambientali, la mancanza di competenze di rete per fare i conti con processi e tecnologie, che ovviamente non possono essere padroneggiate da qualsiasi punto dell'Italia, sono alla base di una serie di problemi che abbiamo incontrato nel corso di questi anni.
  Vale per questa vicenda, vale anche per l'ILVA di Taranto, vale per altre questioni. La forza del sistema delle agenzie, oltre all'interdizione rappresentata dagli ecoreati, è una questione importante per ridare trasparenza e legalità alle politiche ambientali e fiducia e certezza del diritto ai cittadini.
  Do ora la parola al ministro.

  GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del Pag. 4mare. Innanzitutto, permettete anche a me di esprimere solidarietà al presidente del parco siciliano. Trovo molto opportuna la visita che la Commissione vuole svolgere, alla quale avrei il piacere di partecipare. Signor presidente, signori onorevoli, ho accolto l'invito rivoltomi con piacere, perché mi dà la possibilità di fare il punto sulla delicata questione in materia ambientale che ha interessato la Val d'Agri in Basilicata. Con riferimento alle questioni poste, vi relazionerò di seguito il quadro che emerge, anche sulla base di quanto riferito dalle diverse amministrazioni competenti.
  Il 31 marzo 2016 sono stati eseguiti provvedimenti cautelari personali e reali, emessi dal GIP distrettuale di Potenza nell'ambito dell'indagine nota come «Petrolio ambiente lavoro». Come riferito dalla procura della Repubblica, i provvedimenti cautelari costituiscono l'esito di un approfondito percorso investigativo. L'indagine sul Centro Olio Val d'Agri di Viggiano, in provincia di Potenza, che riguarda 37 indagati a vario titolo e per reati diversi, trae origine da una presunta attività di illecito smaltimento dei rifiuti liquidi prodotti dall'impianto petrolifero di proprietà di ENI.
  Gli accertamenti disposti dall'autorità giudiziaria sulle emissioni gassose e sul sistema di monitoraggio gestito da ENI hanno indotto la magistratura a formulare un'ipotesi accusatoria secondo la quale i responsabili della compagnia petrolifera non seguivano correttamente le procedure di comunicazione da inviare agli enti di controllo in caso di sforamento dei valori emissivi, e sovente nascondevano volutamente sia il contenuto delle segnalazioni trasmesse agli enti pubblici sia le reali cause delle anomalie emissive, determinando un'incontrollata gestione di sostanze chimiche.
  Secondo quanto riferito dal procuratore della Repubblica di Potenza, proprio questi componenti chimici, sulla scorta delle risultanze emerse nel corso delle indagini, sarebbero apparsi come il fattore scatenante di diverse anomalie manifestate sia da parte del ciclo produttivo del greggio sia di quello del trattamento dei reflui liquidi, gestiti dai responsabili dell'impianto con modalità sostanzialmente illecite e di grave impatto ambientale.
  È stato, altresì, disposto il sequestro preventivo di alcune vasche del COVA ENI di Viggiano e dell'impianto di trattamento e smaltimento di pertinenza di Tecnoparco Val Basento Spa, nonché del pozzo di reiniezione Costa Molina 2 gestito da ENI. Il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Potenza ha, altresì, riferito che sono attualmente in corso anche indagini epidemiologiche con analisi in campo e studio della documentazione sanitaria acquisita dal NOE e che le misure cautelari personali e reali sono state confermate dal tribunale per il riesame di Potenza. Nel corso delle indagini, sono state anche rilevate e constatate violazioni in materia di emissioni in atmosfera. Inoltre, l'autorità giudiziaria sostiene che i reflui raccolti in uno dei serbatoi non potessero essere reiniettati nel pozzo, trattandosi di rifiuti speciali pericolosi e non di acque di strato provenienti dalla separazione trifasica del greggio estratto.
  A tali accuse si aggiunge l'omessa adozione di provvedimenti che sarebbero dovuti scaturire a seguito dell'accertamento dei superamenti delle acque sversate nel pozzo Costa Molina 2, dei limiti imposti nell'atto che autorizza la reiniezione, provvedimenti che avrebbero potuto condurre anche alla sospensione delle attività di reiniezione.
  Per quanto attiene, invece, al prosieguo dell'indagine, l'autorità giudiziaria procedente riferisce che sono attualmente in corso ulteriori accertamenti connessi al conferimento di incarico di un consulente tecnico nominato dal procuratore della Repubblica di Potenza il 1° dicembre 2015 per il conferimento sui temi riguardanti le possibili ripercussioni sull'ambiente e sulla salute dell'attività svolta all'interno del COVA di Viggiano. Da parte sua, l'ENI ha affermato pubblicamente di aver rispettato tutte le normative e che in realtà da Viggiano non è scaturito alcun pericolo per le popolazioni e per l'ambiente.
  Tanto premesso sulla questione, la regione Basilicata riferisce che il Centro Olio Val d'Agri opera in forza di un provvedimento Pag. 5 autorizzatorio della giunta regionale, la delibera n. 627 del 2011, rilasciata con relative prescrizioni. In particolare, nel provvedimento viene affidato all'ARPA Basilicata il compito di vigilare sull'osservanza delle prescrizioni dettate, specificando che gli esiti delle attività di vigilanza posti in essere dovranno essere comunicati agli uffici ed enti competenti per la valutazione di eventuali conseguenti adempimenti di competenza derivanti dall'applicazione delle succitate norme in materia di VIA e AIA.
  Inoltre, l'ARPA Basilicata è tenuta ad accertare, secondo quanto previsto e programmato dall'autorizzazione integrata ambientale e con oneri a carico del gestore: il rispetto delle condizioni dell'AIA e delle prescrizioni riportate nella delibera autorizzatoria della giunta regionale del 2011; la regolarità dei controlli a carico del gestore, con particolare riferimento alla regolarità delle misure e dei dispositivi di prevenzione dell'inquinamento, nonché al rispetto dei valori limite di emissioni; che il gestore abbia ottemperato ai propri obblighi di comunicazione e, in particolare, abbia informato l'ufficio compatibilità ambientale regolarmente e, in caso di inconveniente o incidenti che influiscano in modo significativo sull'ambiente, tempestivamente dei risultati della sorveglianza delle emissioni del proprio impianto. Il gestore è, inoltre, tenuto a osservare tutte le prescrizioni riportate nel rapporto istruttorio.
  I campionamenti delle emissioni, cosiddetti autocontrolli, devono essere effettuati dal gestore con la periodicità indicata nel quadro emissioni durante le più gravose condizioni di esercizio dell'impianto per la determinazione di tutti i parametri ivi riportati. Il gestore deve far pervenire con almeno quindici giorni di anticipo alla provincia di Potenza, all'ARPA e al comune di Viggiano la comunicazione con la data in cui intende effettuare gli autocontrolli delle emissioni in atmosfera. I dati relativi ai controlli periodici devono essere trasmessi entro i successivi quindici giorni dall'effettuazione delle misure, allegando i relativi certificati analitici firmati da tecnico abilitato.
  Per quanto riguarda la prescrizione relativa agli scarichi idrici, vengono prescritti i criteri generali per un corretto e razionale uso dell'acqua e viene affidata alla provincia di Potenza, ufficio ambientale, e all'ARPAB il compito di effettuare tutte le ispezioni che si ritengono necessarie per l'accertamento delle condizioni che danno luogo alla formazione degli scarichi.
  Con riferimento alle prescrizioni relative alle emissioni sonore, è stabilito che la documentazione relativa alle campagne di rilevamento del clima acustico e le eventuali misure previste per la riduzione del rumore ambientale deve essere trasmessa dalla regione Basilicata all'ARPAB, all'azienda sanitaria di Potenza e al comune di Viggiano.
  Qualora durante l'esercizio del COVA non dovessero essere rispettati i limiti imposti, il gestore dovrà porre in atto, in tempi e modi appropriati, da concordare con l'ARPAB e la regione Basilicata, adeguate misure di riduzione del rumore ambientale, fino al rientro nei limiti fissati. Le misure dei livelli sonori devono essere effettuate con periodicità annuale e ogni qual volta intervengono modifiche nell'assetto impiantistico e/o nel ciclo produttivo tali da influire sulle emissioni acustiche. I dati relativi ai controlli periodici devono essere trasmessi all'ARPAB, all'azienda sanitaria di Potenza e al comune di Viggiano.
  Infine, con riferimento alle prescrizioni relativamente ai rifiuti, è stabilito che il gestore adotti tutte le precauzioni necessarie riguardo la consegna e la ricezione dei rifiuti per evitare o limitare gli effetti negativi sull'ambiente. Si ricorda che è vietato miscelare categorie diverse di rifiuti pericolosi e rifiuti pericolosi con rifiuti non pericolosi. Il gestore è, altresì, tenuto a effettuare la caratterizzazione chimico-fisica dei rifiuti prodotti, identificandoli con il relativo codice europeo dei rifiuti. Ogni eventuale variazione e/o aggiunta di categoria di rifiuto dovrà preventivamente essere comunicata alla regione Basilicata.
  Riguardo gli eventi di visibilità della fiaccola, si precisa che i dati delle cinque Pag. 6centraline di monitoraggio della qualità dell'aria installate nell'area intorno al COVA sono resi disponibili sia sul sito dell'Osservatorio ambientale della regione Basilicata sia sul sito di ARPAB. A riguardo, la regione Basilicata fa presente che non sono state riscontrate anomalie rispetto ai parametri di legge.
  Tanto premesso, per quanto attiene la raccomandazione dell'Organizzazione mondiale della sanità sul limite di rilascio dell'idrogeno solforato, la regione Basilicata ha approvato nel 2013 le norme tecniche d'azione per la tutela delle qualità dell'aria nei comuni di Viggiano e Grumento Nova. Esse costituiscono uno strumento operativo con l'obiettivo di prevenire le situazioni che possono comportare un deterioramento della qualità dell'aria nelle zone di Val d'Agri interessate da attività di upstream.
  È stata operata, altresì, una riduzione del 20 per cento dei valori limite di qualità dell'aria stabiliti a livello nazionale, scelta operata in analogia con quanto deciso dal Comitato regionale contro l'inquinamento atmosferico.
  Infine, il 12 maggio 2016 l'ufficio compatibilità ambientale della regione ha inviato al Ministero dello sviluppo economico richiesta di ogni utile informazione sulla procedura per la messa in sicurezza e conservazione asset Val d'Agri e di ogni determinazione assunta in merito.
  Con riferimento alle iniziative attuate dal Ministero dell'ambiente, preliminarmente, come già rappresentato in occasione del question time del 6 aprile scorso in Aula alla Camera, in considerazione della forte preoccupazione per le comunità interessate e le diverse istituzioni titolate, nel rispetto delle indagini in corso, ho già richiesto al NOE, Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri, di fornirmi ogni possibile elemento utile per le conseguenti iniziative ministeriali di prevenzione e minimizzazione degli eventuali impatti anche potenziali nonché di contestazione relativamente ai diversi profili della vicenda in argomento.
  Alla luce delle suindicate vicende, su mia indicazione è stato costituito uno specifico gruppo di lavoro, a cui hanno partecipato il comandante del comando generale dei Carabinieri per la tutela dell'ambiente, due rappresentanti dell'ISPRA e le competenti direzioni generali del Ministero dell'ambiente.
  Al riguardo, ferma restando ogni diversa competenza di carattere regionale o di altra istituzione, le proposte iniziali del gruppo di lavoro sono state le seguenti: assicurare la partecipazione del ministero, anche avvalendosi di ISPRA, al procedimento penale, anticipando l'intervento sia nella fase di eventuale incidente probatorio annunciato da ENI, anche al fine di acquisire tutte le perizie tecniche e i documenti utili del caso per le ulteriori necessarie valutazioni. In tal senso, il gruppo di lavoro ha convenuto sull'opportunità di attivare l'Avvocatura distrettuale dello Stato e mettere a disposizione un rappresentante del ministero anche per il tramite dell'ISPRA che assicuri una costante presenza ai lavori.
  Le altre proposte sono: procedere operativamente sollecitando la regione Basilicata, nonché invitando l'ISPRA a effettuare monitoraggi e controlli più estesi e approfonditi sui corpi idrici che potrebbero essere stati danneggiati in quanto ricadenti nelle aree interessate, individuati sulla base di una cartografia dell'area e dei corpi idrici che sarà fornita appositamente dall'ISPRA, includendovi per scrupolo anche il lago del Pertusillo, gravitante nell'area; approfondire la problematica della qualificazione dei rifiuti speciali pericolosi e non alla luce dell'esame di quanto emerso dall'attività investigativa del NOE circa i codici CER; acquisire elementi informativi dagli enti parco coinvolti per competenza territoriale, sollecitandoli, al contempo, a effettuare le possibili verifiche e gli accertamenti di competenza.
  Sulla base delle predette risultanze e degli sviluppi dell'istruttoria della competente direzione generale per lo sviluppo sostenibile del danno ambientale, si valuterà la costituzione del ministero quale parte civile nell'ambito del procedimento penale in corso, ovvero l'avvio delle procedure Pag. 7 di tutela risarcitoria contro i danni dell'ambiente.
  Si segnala, inoltre, che è in corso l'esame del provvedimento relativo all'istituzione del sistema nazionale delle agenzie per la ricerca e la protezione ambientale, a cui faceva riferimento il presidente Realacci all'inizio di quest'informativa, finalizzato ad armonizzare, da un punto di vista qualitativo e quantitativo, le attività delle agenzie sul territorio, nonché a realizzare un sistema integrato di controlli coordinati dall'ISPRA. Le funzioni di indirizzo di coordinamento tecnico dell'ISPRA sono principalmente volte a rendere omogenee, attraverso norme tecniche vincolanti, le attività del sistema nazionale e a disciplinare i livelli essenziali delle prestazioni tecniche ambientali, cosiddette LEPTA. Si tratta di una riforma di cui avvertiamo un'assoluta necessità. Non è possibile, infatti, che in Italia si abbiano tante qualità e modalità di tutela ambientali quante sono le ARPA regionali. Un coordinamento che instauri uniformità di valutazione e giudizio in tutto il Paese sulle delicate questioni ambientali appare, quindi, opportuno e urgente.
  Il ministero ha richiesto all'ARPA Basilicata di attuare un monitoraggio per rilevare l'eventuale presenza, nelle acque superficiali e sotterranee, oltre che degli oli minerali, anche di sostanze chimiche specificatamente connesse con il processo di separazione del greggio dalle acque di strato. È stata, dunque, rappresentata l'esigenza di indirizzare la ricerca sia degli idrocarburi sia dei citati inquinanti specifici nelle acque superficiali e sotterranee, incluse le manifestazioni sorgentizie, il cui bacino di alimentazione ricade anche in parte nell'area limitrofa al suddetto pozzo di reiniezione Costa Molino 2, nonché sulle acque dell'invaso del Pertusillo. Infine, è stato richiesto all'ARPA Basilicata di trasmettere gli esiti delle analisi finora effettuate su acque superficiali di sorgente.
  Con riferimento al fenomeno delle cosiddette fiammate, il Ministero dello sviluppo economico ha specificato che la presenza della fiaccola in impianti di tale tipo è necessaria per la normale gestione in sicurezza degli impianti. Occorre rilevare che la progettazione, la realizzazione e la conduzione e gli automatismi di sicurezza degli impianti del Centro Olio Val d'Agri, peraltro sottoposti ai pareri di altri numerosi enti pubblici (amministrazioni locali, Vigili del Fuoco, Comitato tecnico regionale e così via) appaiono ispirati a criteri della buona regola tecnica, come dimostra la mancanza di effetti di sicurezza indotti all'esterno degli inconvenienti finora verificatisi, e la bassissima incidenza infortunistica registrata.
  Gli eventi di visibilità della fiaccola sono, pertanto, riconducibili a situazioni di intervento delle logiche di blocco allo scopo previste, che testimoniano il funzionamento del sistema di sicurezza passiva degli impianti. A ogni modo, il Ministero dello sviluppo economico precisa altresì che la società ENI ha sempre provveduto a effettuare tutte le comunicazioni previste agli enti deputati alla sicurezza e, in particolare, al competente ufficio tecnico del MISE, che ha impartito all'ENI la prescrizione in materia di sicurezza dei luoghi di lavoro dei lavoratori.
  Peraltro, gli enti di controllo si sono sempre attivati a ogni evento per accertare le cause ed evitare il ripetersi di fenomeni. In particolare, da ultimo, il 12 aprile 2016, è stato disposto dal MISE un sopralluogo per effettuare una valutazione sullo stato di sicurezza degli operatori e dell'impianto stesso. Con specifico riferimento alla sicurezza dei lavoratori, sempre da quanto riferito dal MISE, non sono emerse problematiche e non si sono riscontrate criticità nell'applicazione del piano emergenza impianto interno e/o di evacuazione. In relazione alle problematiche dell'impianto, il MISE ha confermato che gli eventi di visibilità del sistema torcia non hanno causato danneggiamenti all'impianto. Gli episodi di innalzamento della fiaccola sono dovuti a varie cause, fondamentalmente riconducibili a errori umani, mancata fornitura di energia, incidenti di processo. Tali interventi in un impianto minerario complesso, soggetto a modifiche impiantistiche rilevanti, sono avvenuti con un funzionamento regolare del sistema di emergenza e Pag. 8non hanno prodotto il superamento dei limiti emissivi né inconvenienti per la sicurezza del luogo di lavoro.
  Sempre secondo quanto riferito dal MISE, sono state disposte numerose misure volte a ridurre la frequenza e l'entità degli interventi del sistema di emergenza. Tali misure sono state adottate dall'ENI nei termini prescritti.
  In Val d'Agri, come in altri giacimenti, tutto il sistema di produzione e trasporto è un sistema chiuso e controllato attraverso strumenti di rilevazione che permettono di garantire un elevato grado di sicurezza e, in caso di anomalie, l'interruzione immediata del flusso tramite l'attivazione automatica di valvole di chiusura.
  Infine, in base a quanto rappresentato dal Ministero dello sviluppo economico, risulta, quindi, che, in relazione ai compiti svolti dalle amministrazioni statali competenti in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro del Centro Olio, sono state adottate tutte le iniziative necessarie nei confronti dell'operatore per l'implementazione di interventi relativi alla sicurezza degli impianti.
  Per quanto concerne, invece, gli aspetti di tutela dei livelli occupazionali, finalizzati, in particolare, al rispetto della normativa in materia di orario di lavoro, sono in corso accertamenti ispettivi nei confronti di otto aziende operanti nell'indotto. Gli accertamenti sono iniziati prima delle attuali vicende giudiziarie che hanno comportato la sospensione dell'attività produttiva.
  Si precisa che lo stabilimento ENI del Centro Olio Val d'Agri occupa attualmente 270 lavoratori, mentre l'indotto occupa circa 1.969 lavoratori. I dati si riferiscono a 94 aziende e riguardano contratti di lavoro di durata superiore a trenta giorni.
  Si fa, inoltre, presente che, relativamente agli anni 2014, 2015 e 2016, sono state sottoscritte convenzioni tra le aziende dell'indotto e l'Osservatorio paritetico territoriale Val d'Agri riguardanti 972 lavoratori dipendenti, compresi gli apprendisti. Tali convenzioni prevedono erogazioni di circa 1.000 euro lordi ai lavoratori dell'indotto e rispondono a rivendicazioni salariali per l'equiparazione dei trattamenti tra lavoratori in forza all'ENI e lavoratori dell'indotto.
  Con riguardo alle problematiche connesse al fermo degli impianti in conseguenza dei provvedimenti adottati dalla magistratura, sono otto le società e 312 i dipendenti interessati al trattamento di cassa integrazione guadagni ordinaria, sulla base del criterio della rotazione. Sarà cura del Ministero del lavoro e delle politiche sociali continuare a monitorare gli ulteriori sviluppi, al fine di valutare, qualora richiesto, ogni possibile soluzione volta a tutelare la posizione dei lavoratori e delle loro famiglie, tenuto anche conto degli istituti di tutela dei lavoratori finora attivati.
  Da ultimo, si segnala che l'Istituto superiore di sanità ha stipulato un accordo di collaborazione con la regione Basilicata, che si prefigge come obiettivo la valutazione dell'impatto ambientale delle attività antropiche nell'area della Val d'Agri e degli indicatori di salute della popolazione residente nelle aree di interesse.
  Al riguardo, si deposita agli atti una prima analisi fornita dall'Istituto superiore di sanità, che richiederà comunque un successivo approfondimento, a cui il mio ministero fornirà il necessario supporto tecnico. Si depositano, altresì, documenti informativi circa lo stato di avanzamento dei procedimenti relativi ai siti d'interesse nazionale, area industriale della Val Basento e area industriale di Tito Scalo.

  PRESIDENTE. I documenti ai quali il ministro faceva riferimento, dei quali autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato), sono in corso di riproduzione e saranno distribuiti a tutti i colleghi. Ringrazio il ministro per la puntuale informativa.
  Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni, a partire dal collega Latronico, che aveva sollecitato l'informativa su questi temi.

  COSIMO LATRONICO. Anch'io ringrazio il presidente Realacci e il ministro per Pag. 9quest'informativa, che da più parti abbiamo sollecitato, sia in Assemblea sia in sede di Conferenza dei Presidenti di gruppo. Ringrazio il Presidente della Camera, che ha accordato questa modalità.
  Signor ministro, naturalmente a lei non sfugge la delicatezza della partita, che è di natura ambientale. Qui abbiamo il presidente della Commissione di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati, che potrà intervenire nel merito, avendo svolto un sopralluogo, relativamente alla questione, che ha ormai assunto carattere sociale.
  Questo è vero, anzitutto, per l'allarme ambientale delle popolazioni. Io la ringrazio, naturalmente, per lo sforzo che il suo ministero ha compiuto, ma ci sono problematiche che restano tutte da chiarire e c'è un punto di fondo: quella che svolgerà la magistratura inquirente è un'attività che andrà per il suo verso e con i suoi tempi, e quello che immediatamente preoccupa è che un sistema complesso – come quello che avrebbero dovuto costruire, almeno stando agli impegni e alle autorizzazioni ambientali che sono state rilasciate nel tempo sia dai ministeri sia dalle autorità regionali all'ENI – sia messo in discussione, almeno da quanto si rileva dalle ipotesi accusatorie degli inquirenti.
  La prima osservazione che, quindi, svolgo è legata al fatto che non so se la costituzione di un gruppo di lavoro sia uno strumento sufficiente. Certo, appare di tutta evidenza che il sistema di controllo in capo all'Agenzia regionale per la protezione ambientale, se fossero vere le ipotesi poste alla nostra attenzione, appare in tutta la sua inconsistenza. Non si può pensare che la questione si risolva così.
  Occorrerebbe scandagliare davvero quali siano le mancanze della struttura ARPAB per fronteggiare i suoi doveri e se la regione sia in condizione di esercitare questa responsabilità. Se è vero che il ciclo dei rifiuti, sia quelli in acqua, sia quelli in aria, sia quelli trasportati altrove, sono stati realizzati contro le norme – anzi, secondo quanto affermano gli inquirenti, si sono verificate vere e proprie manomissioni ai codici di caratterizzazione – siamo in presenza di una partita grandissima.
  Lei parlava del bacino idrico del Pertusillo, che alimenta tutta la Puglia, la Basilicata e parte della Campania e della Calabria. Non è un problema di cautela. Poi ci occupiamo in via del tutto straordinaria, per ragioni di cautela, del bacino: i corpi idrici sono i primi problemi che dobbiamo verificare. Se fossero vere le ipotesi degli inquirenti – avvalorate, per la verità, anche da un'assunzione di responsabilità del procuratore nazionale antimafia, venuto in Basilicata a confermare che non si tratta di un'indagine fatta così – e se sono veri gli allarmi del presidente Bratti riportati sui giornali circa l'inconsistenza degli strumenti di controllo, credo che il ministero e il Governo debbano fare qualcosa di più per rassicurare le popolazioni e, naturalmente, gli attori.
  Poi c'è una seconda partita, che riguarda l'atteggiamento dell'ENI, che, fino a prova contraria, è un ente di Stato. Io mi auguro che le rassicurazioni del presidente dell'ENI trovino conferma nella realtà, anche se oggi si scontrano con le ipotesi accusatorie. Prendiamo atto che non si è tenuto neanche l'incidente probatorio che era stato annunciato. Non vorrei che le dinamiche tecniche e tecnicistiche legate ai processi portino la partita su altri piani. Credo che ci sia una ragione di sostanza.
  L'ENI è un ente di Stato e, quindi, al ministro e al Governo non può sfuggire che la partita non è solo del Ministero dell'ambiente, ma del Governo, del Ministro dello sviluppo economico, cioè degli organi vigilanti sull'attività dell'ENI. Se fosse vero quello che dice la magistratura inquirente, il Governo avrebbe dovuto già commissariare l'ENI, perché siamo in presenza di un grande player nazionale e internazionale che ha lavorato per modificare i codici e creare un disastro ambientale. C'è un clima troppo grave, per cui la risposta può essere un racconto degli eventi che conosciamo tutti.
  Consentitemi anche di dire, presidente, signor ministro, che è inadeguato un tavolo di lavoro per il monitoraggio degli eventi. Lei ha annunciato la costituzione di una Pag. 10riforma sulle ARPA, che è benvenuta, ma qui siamo in presenza di una situazione straordinaria: il più grande impianto petrolifero in terraferma d'Europa non ha gli strumenti di controllo pubblici che dovrebbe avere.
  Il Governo nazionale ha adottato molte norme di impostazione centralistica in tante materie: dovrebbe farlo anche su questa materia. Dovete scandagliare gli strumenti legislativi sulla base del quadro normativo di cui disponiamo, ma credo sia di tutta evidenza che occorre un'assunzione di responsabilità superiore rispetto all'evento.
  Non debbo dire molte cose. Naturalmente, non posso dichiararmi soddisfatto e prego il Governo, non solo il Ministero dell'ambiente, di svolgere un supplemento di istruttoria. In questi giorni abbiamo letto che l'Italia è stata condannata dalla Corte europea per le vicende dell'ILVA. È stata condannata ed è stata avviata una procedura di responsabilità. Qui siamo in presenza di fatti gravissimi e di un accertamento in corso dell'autorità giudiziaria.
  Per concludere, non credo che possiamo attendere l'esito delle indagini penali, che faranno il loro corso a prescindere da noi. Dobbiamo portare avanti un sistema di assunzione di responsabilità, anche perché c'è un altro risvolto che interessa direttamente il Governo, ossia quello che riguarda l'occupazione. Ci sono 2.000 lavoratori, e forse di più se teniamo conto della vicenda del terminale di Taranto, coinvolti da questa partita. Credo sia dovere nostro creare una condizione perché l'ENI possa riprendere a lavorare in sicurezza, a tutela dell'ENI e di tutti, salvo che non dobbiamo ammettere che lì non ci sono le condizioni per esercitare l'impianto: la mia raccomandazione, signor ministro, nel ringraziarla per quello che ha fatto, è che l'ISPRA e l'Istituto superiore di sanità si assumano una responsabilità straordinaria, quanto è straordinario il caso di cui stiamo parlando.

  PRESIDENTE. Ringrazio il collega Latronico. Il collega Bratti, come è stato detto, in qualità di presidente della Commissione di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati, ha svolto una missione e un'indagine su quei territori. Oltretutto, è uno dei padri della riforma delle agenzie, che speriamo consenta di fare un passo avanti.

  ALESSANDRO BRATTI. La Commissione da me presieduta – di cui fa parte anche la collega Cominelli – non solo ha effettuato una visita approfondita, ma ha completato una serie di audizioni, dai NOE, alle procure, alla regione, all'ARPA, a tutte le associazioni ambientaliste, ai sindaci del luogo. Credo che entro l'inizio dell'estate saremo in grado di consegnare al Parlamento una nostra dettagliata relazione sui fatti che sono capitati e che riguardano il Centro Olio di Viggiano e la questione di cui stiamo discutendo.
  Come veniva ricordato, è una questione complessa di per sé, dalle numerose sfaccettature, con un braccio di ferro che vede tra i protagonisti la procura. Come sapete, ma solo andando per schemi, ci sono tre tipologie di reato. Una è relativa alla questione del cambio codice, cioè all'utilizzo di un codice CER diverso e con un'interpretazione diversa tra ENI e il perito delle procure. Una questione riguarda l'utilizzo improprio delle torce d'emergenza. L'altra questione, che coinvolge pesantemente il sistema di controllo, riguarda un'omissione di controllo da parte dell'ARPA in questo caso, a cui ENI forniva in autocontrollo i dati anche con sforamenti e ARPA non ha controllato. Non si presume che ci sia un'ipotesi corruttiva: c'è proprio un'ipotesi di non controllo nel tema. Su questo aspetto dopo vorrei svolgere due brevi osservazioni.
  Non c'è dubbio che il tema dirimente è la classificazione del rifiuto: si tratta di un'interpretazione completamente diversa su cosa sia l'attività di estrazione petrolifera, su cui si sta giocando una partita molto importante. In realtà, la procura darebbe la facoltà d'uso dell'impianto a condizione che il rifiuto, l'acqua che viene reimmessa, quella tipologia di rifiuto venga classificata in un determinato modo, e quindi sia smaltita in un determinato modo. Su questo l'impresa si è impuntata Pag. 11dicendo che non è così, ma non è solo una questione di principio. Sono due modalità diverse di concepire il tema dell'estrazione petrolifera. La questione rischia, quindi, di trascinarsi per molto tempo.
  Questo, ovviamente, aggiunge problemi a problemi. Oltre a quello relativo alle pressioni ambientali, non indifferente, si aggiungerà e si sta aggiungendo, come sapete e come i lucani sanno bene, un problema di carattere sociale. Per quanto non siano interessati milioni di persone, l'attività è infatti importante, ha un indotto: ci sono persone che lavorano, con tutto quello che significa. I problemi diventano così molto complicati da affrontare, come abbiamo visto in altre situazioni. La questione è, dunque, veramente complicata.
  Io ritengo che, fondamentalmente, vi sia una fortissima responsabilità della regione. L'abbiamo detto in conferenza stampa, a ragion veduta. Ripeto che l'ARPA Basilicata è, come noto, un'agenzia, un ente strumentale che dipende di fatto dalla regione, a servizio della regione. Fin quando non cambieremo la legislazione così è.
  L'ARPA Basilicata consta di 130 persone, di cui una trentina deriva da un'altra struttura, con cui non si è mai riusciti a creare un'unificazione. Stiamo parlando di 130, non di 1.500 persone. Sia il presidente della regione, sia l'attuale direttore, hanno denunciato una serie di problematiche veramente preoccupanti: consideriamo, ad esempio, che i server delle centraline dell'agenzia non funzionano e i laboratori non sono accreditati. Non c'è una controparte, indipendentemente dal fatto che l'impresa possa più o meno avere inquinato. Non è questo il tema. L'impresa può aver fatto, probabilmente, tutto quello che doveva e se non altro i soldi pare che li abbia sborsati, quelli previsti dai primi accordi di programma.
  Il tema vero è che non si può ammettere che una delle agenzie più disastrate d'Italia si occupi di uno degli impianti di estrazione petrolifera più importanti d'Europa. Non è che i sintomi non ci fossero in Basilicata. Tre anni fa arrestarono il direttore per la vicenda dell'inceneritore Fenice a Melfi, spia d'allarme indicativa, dopodiché è stato nominato un altro direttore, indagato perché ha forzato i cassetti scappando via con il blocco delle emissioni, poi è subentrato l'attuale direttore, che, alla domanda circa l'entità del suo budget, non riusciva a rispondere.
  Ritengo che la regione abbia una parte di responsabilità per aver maltrattato e violentato quest'agenzia: sono anche convinto che all'interno vi siano professionalità che qualcosa potrebbero dire. ENI ha pagato le royalty e i soldi che doveva. Ieri abbiamo letto tutti sul Corriere – i lucani lo sanno – che c'è un sindaco che ha 60 milioni di euro bloccati per il patto di stabilità, a causa delle royalty. Parlo del sindaco del comune di Viggiano, che ha sicuramente bellissimi progetti in testa, come piste da sci, ma la prima cosa da fare è dotare di uno strumentario adeguato gli enti di controllo rispetto alle pressioni esercitate su quel territorio. Credo sia il minimo.
  Ministro, credo che un ragionamento di carattere generale vada svolto sul tema della possibilità di costituire un fondo nazionale che possa essere messo a servizio del sistema dei controlli, che, come noto, è in difficoltà non solo lì, ma anche altrove. Le stesse imprese chiedono di essere controllate bene. Alla fine, hanno tutti il vantaggio, soprattutto queste grandi imprese, di avere un sistema di controlli certo, con il quale possono anche crearsi, talvolta, alcune divergenze, ma quello è e quello rimane.
  Chiaramente, qui siamo di fronte all'incredibile, ossia di fronte ad autocontrolli: l'azienda dà le segnalazioni sugli sforamenti e chi deve controllare non controlla neanche. Siamo veramente all'apoteosi. Su questo aspetto credo che un ragionamento debba essere fatto a livello nazionale.
  Sicuramente, invece, ritengo che la legge che approveremo dopo ormai quasi nove anni di gestazione possa dare una mano nella misura in cui le agenzie più fornite possono aiutare quelle meno fornite. Badate bene, purtroppo qui la differenza geografica è fortissima. È forte anche in altre situazioni, ma in questo caso, tra il nord e il centro-sud, la differenza è enorme. Non Pag. 12si può pensare che basti creare un sistema per cui quelle del nord possano dare l'aiuto al sud. Lì c'è da fare un lavoro veramente importante, credo, a livello centrale.
  Signor ministro, mi permetto di farle notare – ma, ripeto, qui ci sono deputati lucani che conoscono benissimo tutta la situazione – che, al di là del monitoraggio, bisogna cercare di capire. La questione, ripeto, non è semplice. È stato richiesto l'incidente probatorio: adesso non so a che punto siano, ma quel tema è dirimente. Delle associazioni ambientaliste ascoltate, nessuna ha chiesto di chiudere quell'impianto, per quanto ci siano tante critiche sulle scelte strategiche iniziali. Tutti hanno chiesto garanzie, che credo siano assolutamente fondamentali e pertinenti. Anche le forze politiche hanno un atteggiamento diverso.

  PRESIDENTE. Ringrazio il collega Bratti, al quale dico che può darsi anche che all'ENI convenga tenere lì quel petrolio, con i prezzi che ci sono.

  SERENA PELLEGRINO. Ringrazio il ministro soprattutto per l'analisi sintetica che ha svolto. Questo documento è assolutamente indispensabile per tutti i cittadini, perché è di facile lettura: tutti hanno capito davvero come stanno le cose. Questo, però, è lo stato di fatto, ministro. Noi vogliamo una sua presa di posizione politica chiara in merito a che cosa intende fare su quel territorio per la salvaguardia ambientale.
  Spesso viene posta la questione della tutela dei posti di lavoro. È verissimo, indispensabile, in quanto tale principio è sancito dal primo articolo della Costituzione, ma non può essere superiore e prevalente rispetto alla tutela della salute non solo dei cittadini, ma anche del nostro pianeta, alla salute del nostro ambiente, alla qualità dell'aria e dell'acqua, che fanno capo al suo ministero, fino a quando non decideranno di «smantellare» anche quello. Purtroppo, infatti, ci siamo resi conto che gli aspetti relativi ai temi del lavoro e dello sviluppo economico sono sempre prevalenti rispetto agli aspetti relativi ai temi ambientali. Su questo vorrei che prendesse una posizione chiara e netta: lei è Ministro dell'ambiente, non delle industrie ambientali.
  Quello che emerge dalla situazione in Basilicata è semplicemente, secondo me, la prima punta dell’iceberg che viene a manifestarsi dopo settant'anni di un'attività e di un'economia fondata sul petrolio, che sta cominciando a cadere a pezzi. Sono convinta di questo e spero che prima o poi ne prenda atto anche l'ENI: bisogna cambiare direzione, perché un'economia fondata sul petrolio darà i suoi frutti negativi da qui ai prossimi vent'anni in maniera chiara e inequivocabile.
  Il cappio dei posti di lavoro non sarà più sufficiente e le indagini sulla salute saranno totalmente prevalenti, come quelle sulla qualità dell'acqua: il bacino in questione comprende non solo la Basilicata, ma anche, e soprattutto, la Puglia, che non ha altra possibilità di approvvigionamento. Stiamo parlando di un bene primario, sicuramente più del petrolio. Fino a 150 anni fa, ministro, abbiamo vissuto tranquillamente senza petrolio, mentre senz'acqua è impossibile. Non possiamo non prendere in considerazione che dobbiamo cambiare e spostare il modello economico. Sono convinta che il suo ministero abbia la possibilità di incidere in questa direzione.
  Un paio di settimane fa, con il presidente Realacci ci siamo trovati d'accordo in merito a un'affermazione: si diceva che, probabilmente, se avessimo dato a tutti gli operai del Sulcis uno stipendio o un budget per andare alle Seychelles o altrove, per vivere in serenità, oggi avremmo guadagnato tutti. Non è detto che quella fondata sul petrolio e sulle fonti fossili sia un'economia di qualità.
  Tutte le analisi riportate dal presidente Bratti – che ringrazio, perché in maniera molto chiara lo ha esplicitato, provvedendo anche, nel giro di brevissimo tempo, a verificare la situazione in Basilicata – hanno delineato perfettamente che lo stato di fatto porterà inevitabilmente a un altro progetto: questo progetto ormai è fallito. L'ENI deve prenderne atto, e anche il Ministero dello sviluppo economico deve Pag. 13prendere atto che bisogna cambiare direzione.
  Ringrazio davvero il ministro anche per l'onestà con cui ha dichiarato come stanno le cose. La situazione è complessa, in quanto coinvolge l'ARPA e l'ISPRA; ricordo, inoltre, che, in sede di modifica della legge sugli ecoreati, non siamo stati in grado di eliminare la parola «abusivamente» e abbiamo promosso l'attività attraverso l’air-gun. È un'operazione volta tutta a salvaguardare quest'attività: penso che trarremo tutti detrimento se continuiamo a procedere in questa direzione.
  Comprendo quanto afferma il presidente Bratti, ossia che un'attività non può essere dismessa dall'oggi al domani. È vero, altrimenti mai nessuno farà le bonifiche, ma non si può neanche pensare di continuare a procedere con un'attività che fa solo danni alla terra e, soprattutto, ai suoi abitanti.

  MIRELLA LIUZZI. Francamente, mi sarei aspettata che nel corso di questa audizione il Ministro dell'ambiente proferisse qualche parola sull'acqua. È vero che stiamo parlando di petrolio, di rifiuti, di un'indagine in corso, ma non credo sia ammissibile non citare neanche la vera risorsa della Basilicata, ovvero l'acqua.
  In atti di sindacato ispettivo a mia firma, presentati al Ministero dello sviluppo economico, ho più volte cercato di ribadire come stiamo deturpando una regione e quelle limitrofe per una pozzanghera di petrolio, mentre abbiamo una risorsa costituita da un oceano d'acqua.
  Sarebbe stato interessante parlare dei dati della potabilizzazione delle acque dell'invaso del Pertusillo, pubblicati dall'Acquedotto pugliese, dai quali emerge che lo stesso ente ammette la presenza di una ventina di metalli pesanti nelle acque. Sarebbe stato interessante parlare del fatto che alcuni pozzi di trivellazione sono limitrofi a invasi d'acqua e sono comunque vicini a falde acquifere, le stesse che danno da bere a diversi abitanti del sud Italia, come è stato già ricordato.
  L'invaso del Pertusillo è di 164 milioni di metri cubi d'acqua. Come è stato detto più volte anche dalle autorità interessate, quest'invaso sarebbe inquinato per attività che non riguardano il petrolio e l'estrazione, che avvengono a qualche chilometro di distanza: una volta lo si è addebitato a un'alga, un'altra volta ad attività zootecniche che si svolgono lì vicino. Sono state date risposte, dal nostro punto di vista, davvero imbarazzanti.
  Credo che tale analisi interessi soprattutto ai cittadini. Noi abbiamo denunciato anche alla Commissione europea l'inquinamento della catena ambientale in Basilicata, dovuto a estrazioni petrolifere. La Commissione europea ha già aperto un pilot e sta chiedendo documenti allo Stato italiano. Purtroppo, da quanto è stato detto, tutta questa analisi si evince in maniera molto superficiale. Io credo che quello che è stato riferito oggi sia assolutamente insoddisfacente, ma dobbiamo analizzare i documenti depositati più nel dettaglio.
  Si è parlato di centraline dell'ARPAB, che, come è stato già ricordato, non hanno funzionato per mesi, come da stessa ammissione del presidente della regione proprio qualche settimana fa, in occasione della visita della Commissione di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati, per mancanza di fondi. L'Agenzia ARPA della Basilicata è totalmente insufficiente, ha poco personale, pochi soldi a disposizione, ma questo è stato già ricordato dal collega.
  Anche sul tema delle fiammate, l'ENI ci ha sempre detto che era tutto a posto e che erano normali problemi di gestione. Una fiamma alta 30 metri a poca distanza da un centro abitato non può essere sempre catalogata in questo modo. Io avevo già presentato un'interpellanza in ordine a questo aspetto: la risposta è sempre la stessa, ma in realtà si tratta, almeno dal nostro punto di vista, di emissioni irregolari di idrogeno solforato, su cui più volte si è basata la nostra richiesta, sia in Aula sia in Commissione, relativa al superamento dei parametri, in Basilicata, di oltre 6.000 volte rispetto alle raccomandazioni dell'OMS. Su questo non c'è mai stata una risposta chiara da parte del Governo. Pag. 14
  Purtroppo, è proprio l'idrogeno solforato a causare le malattie nella popolazione lucana, dove stanno aumentando anche i casi di problemi cardiovascolari e, soprattutto, respiratori. Più volte abbiamo chiesto un'analisi epidemiologica, ma anche qui nessuna risposta nel merito. Potrei parlare approfondendo dettagli tecnici, ma non credo che sia il momento adatto, perché credo che vada fatta proprio un'analisi sulla convenienza a continuare a estrarre petrolio in quella zona.
  Sono anni che il mio gruppo politico presenta denunce in tal senso, così come lo fanno associazioni sul territorio. Ora è emerso tutto grazie a indagini della procura, ma ciò che sta accadendo non ci ha meravigliato per nulla. Sul pozzo di reiniezione Molina 2 è stata detta qualsiasi cosa da parte delle associazioni: sapevamo tutti che qualcosa non andava, ma nessuno ci ha mai rassicurato, nessuno ci ha mai detto nulla e sta andando come sappiamo. Non ci possiamo meravigliare della situazione in Basilicata dopo tutte le denunce e i documenti che sono stati presentati e gli esposti in procura da parte delle associazioni sui dati del dell'Acquedotto lucano.
  Purtroppo, è inutile continuare a parlare sotto il profilo tecnico. Dobbiamo prendere una decisione politica sullo stato in cui si trova in questo momento la Basilicata e sulla situazione del petrolio, che, come abbiamo detto più volte, è a grande profondità e contiene molto zolfo, per cui deve subire il processo Claus, che lo desolforizza, con tutte le fiammate e con lo smaltimento di una serie di rifiuti.
  Conviene continuare a estrarre petrolio con 1,5 milioni di tonnellate di rifiuti da smaltire soltanto dalla Val d'Agri? Queste tonnellate di rifiuti poi vengono portate a Tecnoparco, che tra l'altro è un'area SIN. Le scelte politiche compiute in questo momento, francamente, non hanno più senso, soprattutto per il costo del petrolio. Diciamo chiaramente che all'ENI, in questo momento, conviene estrarre in Basilicata perché vi sono una tassazione bassa e una serie di controlli che vengono sottaciuti da parte delle amministrazioni locali e delle agenzie locali, perché questi non hanno la possibilità finanziaria. Credo che questo sia anche voluto e non lasciato al caso.
  Inoltre, soprattutto negli ultimi tempi, c'è un atteggiamento non chiaro, da parte del presidente della regione Pittella, che, non riesce a dare risposte nel merito di quello che sta succedendo, ma vuole semplicemente fare la sua campagna propagandistica dicendo che è tutto a posto, quando in realtà si è presentato alle elezioni regionali, come ricorderà qualcuno, con un altro tipo di programma. Occorre prendere una decisione politica per la tutela e la salute dell'ambiente.
  Ecco perché dal Ministro dell'ambiente mi sarei aspettata dati più corretti e precisi sulle acque. Noi viviamo di acqua, di agricoltura, di un sistema diverso, che non è quello del petrolio. Tutto quello che sta succedendo, purtroppo, così come la cassa integrazione, tipica di un sistema industriale, non ha senso in questo momento in Basilicata. Dovremmo puntare su altro. Non ha senso continuare a trivellare e a produrre rifiuti vicino a bacini idrici. Non ha senso continuare a inquinare le falde acquifere. Non ha senso continuare a distruggere una regione per il 6 per cento del fabbisogno nazionale di petrolio. Alla fine, in Basilicata produciamo il 6 per cento del fabbisogno nazionale dell'Italia. Se continueremo con le estrazioni, come emerge anche dal decreto cosiddetto «Sblocca Italia», ci resteranno più o meno dieci anni di estrazione, ma ci vorranno millenni per riuscire a bonificare un'area in questo momento davvero gravemente a rischio.
  Davvero tante cose sono state dette e quindi concludo. Non essendoci le risposte o una valutazione politica, oltre che sul livello delle acque e sull'inquinamento delle falde acquifere, non possiamo assolutamente ritenerci soddisfatti. Continueremo con le denunce e l’iter avviato in questi anni. Vedremo se anche la Commissione europea continuerà e seguirà le indagini della magistratura. Purtroppo, è un caso che, andando avanti, si allargherà in maniera esponenziale.

  CHIARA BRAGA. Condividendo molte delle osservazioni del collega Bratti di carattere più generale, vorrei sottolineare un Pag. 15aspetto e rivolgere una domanda al ministro.
  Uno degli elementi più problematici che questa vicenda mette in luce, come è stato affermato da molti, è la debolezza di alcune strutture, in questo caso l'ARPA Basilicata, sul ruolo dei controlli. È un elemento che, naturalmente, ci preoccupa e ha anche ispirato l'iniziativa legislativa. Prendiamo atto che i tempi di approvazione del provvedimento sulle agenzie ambientali sono stati lunghi e dilatati. Forse l'approvazione prima della legge non avrebbe di per sé risolto o limitato questa situazione, ma certamente avrebbe avuto effetti positivi.
  Alla luce, però, di questa condizione, al netto di tutte le vicende e dell'evoluzione delle vicende giudiziarie complesse in corso, chiedo al ministro quali siano le iniziative che il ministero ha messo in campo con le proprie strutture, e con quali strutture, da un lato il ministero e dall'altro ISPRA, per supportare un'attività che egli stesso ci ha rappresentato come problematica dell'ARPA della Basilicata?
  Credo che nella documentazione venga trattata anche l'attività di supporto di ISPRA alla regione, ma in questo caso si tratta di capire come il ministero voglia supportare l'attività di ARPA, e quindi chiederei al ministro di dare un'indicazione in merito.

  VINCENZO FOLINO. Ringrazio il presidente Bratti, che sta lavorando con la sua Commissione su tali questioni. Ringrazio il ministro per la sua relazione onesta, un po’ burocratica, sulla quale solleverò alcune questioni. Per il mio gruppo è già intervenuta la collega Pellegrino. Non c'è dubbio che il tema, anche per come lo ha riportato il presidente Bratti, forse cominci a riguardare un po’ più in profondità le estrazioni. Non so se abbia interesse a estrarre o a posporre le estrazioni, come pensa il presidente Realacci.
  Io so che, al di là delle questioni più generali di principio, quella realtà e quel territorio, che sono urbanizzati, sono stati sottovaluti da parte dell'ENI e degli enti pubblici, nessuno escluso (l'ARPAB, la regione, il Governo), che non li hanno adeguatamente considerati. Si poteva e si doveva far sviluppare un distretto tecnologico avanzato anche in materia di controllo, prevenzione e trattamento dei rischi naturali o artificiali e, invece, siamo di fronte a una sfida totalmente persa, che rischia di avvelenare non solo l'ambiente e la salute, ma anche socialmente e politicamente quella regione.
  Al di là di tutte le questioni di fondo, lì gli impianti ci sono e bisognerà decidere come procedere partendo dal quadro attuale. Nella relazione del ministro, corretta sul piano formale, ciò che si afferma sul piano dei controlli, delle emissioni in aria dello smaltimento dei reflui è sostanzialmente contraddetto dallo stato dell'indagine della procura. Le cose, così come sono riportate, non risultano veritiere dal punto di vista della procura.
  Vi era la consapevolezza dello sforamento dei limiti delle emissione atmosferiche e si è cercato di occultare. C'era una certa consapevolezza anche sui rifiuti, anche se il tema è molto delicato e controverso. Purtroppo, non c'è stato un adeguato controllo da parte del Governo. Devo ricordare, signor ministro, a lei e al Governo nel suo insieme che non è stata data risposta a una mia interrogazione scritta del 21 novembre 2014 – quindi molto prima che accadessero questi fatti – circa i problemi creati dallo smaltimento dei reflui a Tecnoparco in Val Basento.
  Non è stata fornita una risposta neanche a un mio atto di sindacato ispettivo, relativo alle emissioni in atmosfera, del 18 novembre 2015, di un anno dopo, ma oltre un anno e mezzo fa. C'è stata una sottovalutazione complessiva della situazione da parte del Governo. Lo stesso MISE, che dice di avere adottato tutte le prescrizioni e ha controllato lo stato di attuazione delle prescrizioni, secondo me afferma cose non rispondenti al vero e si dimostra, a mio parere, molto acquiescente con l'ENI. Da questo punto di vista, la funzione del Ministero dell'ambiente sarebbe assolutamente fondamentale. Purtroppo, non è proprio così, perché vi è una preponderanza del MISE per gli aspetti economici, Pag. 16mentre dovrebbe essere assolutamente preponderante l'aspetto ambientale.
  Ovviamente, la magistratura fa la sua parte. L'onorevole Bratti afferma che il punto di vista è differente. Nei primi giorni dall'inizio di quest'inchiesta abbiamo sentito parole sbagliate innanzitutto del Presidente del Consiglio, che ha affermato di dover tutelare l'ENI: il Capo del Governo deve tutelare innanzitutto i cittadini, poi anche enti in parte di proprietà dello Stato. Parole sbagliate, anzi offensive e dal sapore un po’ ricattatorio, sono state quelle dell'amministratore delegato dell'ENI Descalzi. Dopo la sentenza del Tribunale del riesame vedo che sono state usate parole molto più ragionevoli.
  Al di là dell'aspetto tecnico, presidente Bratti, relativo alla qualificazione del rifiuto, vi è la necessità che qualcuno sul piano politico, al di là della magistratura, determini i confini e i contorni, anche dal punto di vista tecnico, entro i quali si può procedere e si deve operare. Può anche essere vero che cambi l'estrazione e che quindi i costi di un ciclo produttivo, come dice la procura, siano costosi al punto da far immaginare che si debbano chiudere le estrazioni. Se questo dovesse essere, si dovrebbero chiudere le estrazioni.
  Come ha affermato la collega Liuzzi, infatti, siamo in un bacino di accumulo d'acqua che non serve alla Basilicata, ma alla Puglia. Il Pertusillo è l'unico invaso il cui impianto di depurazione è rimasto di proprietà dell'Acquedotto pugliese o in gestione. La tutela dell'attuale è fondamentale e rappresenta una risorsa da preservare assolutamente.
  Il Governo non ha risposto mai alle interrogazioni di diversi deputati e non ha esercitato alcun controllo sull'ARPA. Se avesse verificato la situazione per rispondere alle interrogazioni, si sarebbe reso conto delle questioni. Ancora peggio, ministro, la regione Basilicata non ha ancora un piano per le emissioni e, soprattutto, non ha ancora il piano di tutela delle acque.
  La invito caldamente e fermamente ad adottare i poteri sostitutivi per procedere all'adozione del piano dalle acque. Sarebbe assolutamente importante e, anzi, fondamentale, anche per ragionare su tutte le questioni che abbiamo di fronte.

  PRESIDENTE. Do la parola al ministro per la replica.

  GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. La discussione svolta è stata interessante e alcuni spunti serviranno anche nel prosieguo della discussione. Sono stato convocato questa mattina per un'informativa su un tema specifico, al quale mi sono attenuto, anche se ci sono altri argomenti su cui vale sicuramente la pena sviluppare un dibattito. La fase di transizione tra i carburanti fossili e le energie rinnovabili è un tema importantissimo. Ne discutiamo in continuazione nelle sedi istituzionali e in convegni anche internazionali. Credo che non sia questo il luogo per affrontare un tema così vasto. Il problema relativo alle acque riguarda la Basilicata e, in generale, il Paese: in Commissione ambiente e in Commissione di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati abbiamo avuto più volte modo di parlare della depurazione nel nostro Paese e dello stato delle acque. È un tema che il mio ministero segue, ma è un tema più generale rispetto a quello che dobbiamo affrontare oggi. Mi limiterei, quindi, al tema all'ordine del giorno oggi.
  Su questo svolgo alcune considerazioni, molto brevemente. Come ho affermato prima, non vi sono autorizzazioni rilasciate dal mio ministero. Questo vuol dire che il mio ministero non ha nessun potere di controllo. Il controllo sugli impianti spetta alla regione e all'ARPAB. Spettava allora e spetta oggi. In base alle leggi vigenti, non posso fare altro che dare un'assistenza tecnica, come sostenevano giustamente l'onorevole Bratti prima e l'onorevole Braga poi, alle competenti istituzioni, alle quali spetta di continuare a svolgere gli approfondimenti e le verifiche. Non posso sostituirmi a loro, perché la legge non me lo permette.
  Il tavolo tecnico che abbiamo costituito presso il ministero con i NOE, l'ISPRA e le competenti direzioni del ministero va proprio Pag. 17 nella direzione di dare tutto il supporto tecnico necessario all'ARPAB e alla regione Basilicata per far fronte alla situazione che si è venuta a creare. E così facciamo. Il tavolo ha svolto un'attività preliminare, come ho avuto modo di specificare, dalla quale emerge che sia l'ISPRA sia il mio ministero sono già a disposizione dell'ARPAB e della regione per qualsiasi supporto tecnico possiamo dare in questo momento. Questa è l'unica funzione che possiamo avere a oggi.
  La stessa funzione, onorevole Bratti, l'abbiamo messa a disposizione per il problema vero del codice CER, cioè per stabilire quali sono i rifiuti pericolosi e quelli non pericolosi. Uno dei primi punti emersi dal tavolo tecnico è relativo proprio alla necessità di dare tutto il supporto necessario all'ARPAB e alla regione Basilicata per definire meglio la tipologia di rifiuti trattata negli stabilimenti in questione.
  Stiamo svolgendo quest'attività di supporto, quindi, semplicemente perché non possiamo fare altro. Non posso effettuare i controlli che ex lege non mi spettano al posto di altri, ma posso fare i controlli che mi spettano e dare l'assistenza tecnica a coloro a cui spettano i controlli.
  È evidente, poi, che viene fuori un punto di debolezza, che spero che il Parlamento affronti in tempi brevi con l'approvazione del disegno di legge sulle agenzie, che in parte risolverà nel tempo – in un tempo medio – il problema. La predisposizione dei LEPTA e delle linee guida da parte dell'ISPRA richiederà un tempo adeguato. Nessuno si aspetti che, approvato il disegno di legge, il giorno dopo vi siano controlli omogenei sul territorio. Ci vorrà tempo per fare in modo che le linee guida vengano predisposte dall'ISPRA e diventino operative e che le varie ARPA le recepiscano.
  Nel frattempo, un altro provvedimento ci aiuta molto: la riforma costituzionale, che nel Titolo V accentra tali poteri, proprio per far venir meno questo tipo di problemi. Non c'è dubbio, infatti, che il frazionamento della materia ambientale non ha prodotto i risultati sperati con la riforma costituzionale del 2001, anzi ha messo in evidenza tutti i problemi. Se oggi abbiamo controlli così differenziati, lo dobbiamo proprio a quella riforma costituzionale, che ha portato in capo alle regioni sia i controlli sia le autorizzazioni. Alla fine, abbiamo visto che il sistema non ha funzionato. Non c'è niente di male, si prende atto che il sistema non ha funzionato, lo si riporta in capo al centro, dove ci sono maggiori competenze, maggiori responsabilità e, soprattutto, una visione unitaria del territorio. Credo che la potenza della riforma costituzionale – non mi stancherò mai di dirlo – sia sicuramente nel far venir meno il Senato o nel ridisegnare il Senato e la funzione legislativa, ma risieda molto anche nella riforma del Titolo V, soprattutto per quanto riguarda la materia ambientale.
  Secondo me, dovremmo affrontare – lo dico anche alla Commissione – un'attività preparatoria rispetto al Titolo V. Lo faremo dopo il referendum, chiaramente, quando sapremo qual è il responso degli italiani, ma credo che da lì in poi dovremo porci davvero il problema di rivisitare le norme attuali alla luce del nuovo Titolo V, se questo sarà il responso degli italiani.
  Ho una precisazione per l'onorevole Folino. Mi sono limitato a riportare i dati che mi sono stati consegnati dalle altre amministrazioni. Per l'audizione odierna, ho dovuto chiedere dati sia al MISE, sia al Ministero del lavoro, sia al Ministero della giustizia, cioè a tutte le altre amministrazioni interessate.

  PRESIDENTE. Ringrazio il ministro e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 10.

ALLEGATO

Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare

Commissione VIII, Camera, 19 maggio 2016

Informativa presentata dall'On. Latronico.
(Questione petrolio-ambiente-lavoro in Basilicata)

  Signor Presidente,
  Signori On.li,
  ho accolto l'invito rivoltomi con piacere perché mi dà la possibilità di fare il punto sulla delicata questione in materia ambientale che ha interessato la Val d'Agri in Basilicata.

*****

  Ecco, con riferimento alle questioni poste, il quadro che emerge anche sulla base di quanto riferito dalle diverse amministrazioni competenti.

  Il 31 marzo 2016, sono stati eseguiti provvedimenti cautelari, personali e reali, emessi dal Gip Distrettuale di Potenza nell'ambito dell'indagine nota come «Petrolio-ambiente-lavoro».
  Come riferito dalla Procura della Repubblica, i provvedimenti cautelari costituiscono l'esito di un approfondito percorso investigativo. L'indagine sul Centro Olii Val d'Agri (c.d. COVA) di Viggiano in provincia di Potenza, che riguarda 37 indagati a vario titolo e per diversi reati, trae origine da una presunta attività di illecito smaltimento dei rifiuti liquidi prodotti dall'impianto petrolifero di proprietà ENI.
  Gli accertamenti disposti dall'Autorità Giudiziaria sulle emissioni gassose e sul sistema di monitoraggio, gestito da ENI, hanno indotto la magistratura a formulare una ipotesi accusatoria secondo la quale i responsabili della compagnia petrolifera non seguivano correttamente le procedure di comunicazione da inviare agli Enti di controllo in caso di sforamento dei valori emissivi, e sovente nascondevano volutamente sia il contenuto delle segnalazioni trasmesse agli Enti pubblici, sia le reali cause delle anomalie emissive, determinando un'incontrollata gestione di sostanze chimiche.
  Secondo quanto riferito dal Procuratore della Repubblica di Potenza, proprio questi componenti chimici, sulla scorta delle risultanze emerse nel corso delle indagini, sarebbero apparsi come il fattore Pag. 19scatenante di diverse anomalie manifestate sia da parte del ciclo produttivo del greggio, che di quello del trattamento dei reflui liquidi, gestiti dai responsabili dell'impianto con modalità sostanzialmente illecite e di grave impatto ambientale.
  È stato altresì disposto il sequestro preventivo di alcune vasche del COVA ENI di Viggiano e dell'impianto di trattamento e smaltimento di pertinenza di TECNOPARCO VALBASENTO SpA, nonché del Pozzo di reiniezione Costa Molina 2, gestito da ENI.
  Il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Potenza ha, altresì, riferito che sono attualmente in corso anche indagini epidemiologiche con analisi in campo e studio della documentazione sanitaria acquisita dal NOE e che le misure cautelari, personali e reali, sono state confermate dal Tribunale per il Riesame di Potenza.
  Nel corso delle indagini sono state anche rilevate e contestate violazioni in materia di emissioni in atmosfera.
  Inoltre, l'Autorità Giudiziaria sostiene che i reflui raccolti in uno dei serbatoi non potessero essere reiniettati nel Pozzo, trattandosi di rifiuti speciali pericolosi e non acque di strato provenienti dalla separazione trifasica del greggio estratto. A tali accuse si aggiunge l'omessa adozione di provvedimenti che sarebbero dovuti scaturire a seguito dell'accertamento dei superamenti nelle acque sversate nel Pozzo Costa Molina 2 dei limiti imposti nell'atto che autorizza la reiniezione; provvedimenti che avrebbero potuto condurre anche alla sospensione dell'attività di reiniezione.
  Per quanto attiene, invece, al prosieguo delle indagini, l'Autorità Giudiziaria procedente riferisce che sono attualmente in corso ulteriori accertamenti connessi al conferimento di incarico ad un consulente tecnico nominato dalla Procura della Repubblica di Potenza il 1 dicembre 2015 per l'approfondimento dei temi riguardanti le possibili ripercussioni sull'ambiente e sulla salute delle attività svolte all'interno del COVA di Viggiano.

  Da parte sua l'ENI ha affermato pubblicamente di aver «rispettato tutte le normative» e che dalla attività di Viggiano «non è scaturito alcun pericolo per le popolazioni e per l'ambiente».

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  Tanto premesso, sulla questione, la Regione Basilicata riferisce che il Centro Olio Val d'Agri opera in forza di un provvedimento autorizzatorio della Giunta Regionale (delibera n. 627 del 2011), rilasciato con relative prescrizioni.
  In particolare, nel provvedimento viene affidato all’ A.R.P.A. Basilicata il compito di vigilare sulla osservanza delle prescrizioni dettate, specificando che gli esiti delle attività di vigilanza poste in essere dovranno essere comunicati agli Uffici ed Enti competenti per la loro valutazione e gli eventuali conseguenti adempimenti di competenza derivanti dall'applicazione delle succitate norme in materia di V.I.A. ed A.I.A.
  Inoltre, l'A.R.P.A. Basilicata è tenuta ad accertare, secondo quanto previsto e programmato nell'Autorizzazione Integrata Ambientale, e con oneri a carico del gestore:

   a) il rispetto delle condizioni dell'A.I.A. e delle prescrizioni riportate nella Delibera autorizzatoria della Giunta Regionale del 2011;

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   b) la regolarità dei controlli a carico del gestore, con particolare riferimento alla regolarità delle misure e dei dispositivi di prevenzione dell'inquinamento, nonché al rispetto dei valori limite di emissione;

   c) che il gestore abbia ottemperato ai propri obblighi di comunicazione ed in particolare che abbia informato l'Ufficio Compatibilità Ambientale regolarmente e, in caso di inconvenienti o incidenti che influiscano in modo significativo sull'ambiente, tempestivamente dei risultati della sorveglianza delle emissioni del proprio impianto.

  Il gestore, inoltre, è tenuto ad osservare tutte le prescrizioni riportate nel Rapporto Istruttorio.
  I campionamenti delle emissioni (auto-controlli) devono essere effettuati dal gestore con la periodicità indicata nel quadro emissioni, durante le più gravose condizioni di esercizio dell'impianto, per la determinazione di tutti i parametri ivi riportati. Il gestore deve far pervenire con almeno quindici giorni di anticipo alla Provincia di Potenza, all'A.R.P.A.B. ed al Comune di Viggiano la comunicazione con le date in cui intende effettuare gli auto-controlli delle emissioni in atmosfera. I dati relativi ai controlli periodici devono essere trasmessi entro i successivi quindici giorni dall'effettuazione delle misure, allegando i relativi certificati analitici firmati da tecnico abilitato.
  Per quanto riguarda le «Prescrizioni relative agli scarichi idrici», vengono prescritti i criteri generali per un corretto e razionale uso dell'acqua e viene affidato alla Provincia di Potenza – Ufficio Ambiente e all'A.R.P.A.B. il compito di effettuare tutte le ispezioni che ritengano necessarie per l'accertamento delle condizioni che danno luogo alla formazione degli scarichi.
  Con riferimento alle «Prescrizioni relative alle emissioni sonore» è stabilito che la documentazione relativa alle campagne di rilevamento del clima acustico ed alle eventuali misure previste per la riduzione del rumore ambientale deve essere trasmessa alla Regione Basilicata, all'A.R.P.A.B., all'Azienda Sanitaria di Potenza (ASP) ed al Comune di Viggiano.
  Qualora durante l'esercizio del COVA non dovessero essere rispettati i limiti imposti, il gestore dovrà porre in atto, in tempi e modi appropriati da concordare con l'A.R.P.A.B. e la Regione Basilicata, adeguate misure di riduzione del rumore ambientale fino al rientro nei limiti fissati. Le misure dei livelli sonori devono essere effettuate con periodicità annuale ed ogni qualvolta intervengano modifiche nell'assetto impiantistico e/o nel ciclo produttivo tali da influire sulle emissioni acustiche. I dati relativi ai controlli periodici devono essere trasmessi all'A.R.P.A.B., all'Azienda Sanitaria di Potenza ed al Comune di Viggiano.
  Infine, con riferimento alle «prescrizioni relative ai rifiuti», è stabilito che il gestore adotti tutte le precauzioni necessarie riguardo alla consegna ed alla ricezione dei rifiuti per evitare o limitare gli effetti negativi sull'ambiente. Si ricorda che è vietato miscelare categorie diverse di rifiuti pericolosi ed anche rifiuti pericolosi con rifiuti non pericolosi.
  Inoltre, il gestore è altresì tenuto ad effettuare la caratterizzazione chimico-fisica dei rifiuti prodotti identificandoli con il relativo codice europeo dei rifiuti (CER). Ogni eventuale variazione e/o aggiunta di Pag. 21categorie di rifiuto dovrà preventivamente essere comunicata alla Regione Basilicata.
  Riguardo gli eventi di visibilità della fiaccola, si precisa che i dati delle cinque centraline di monitoraggio della qualità dell'aria, installate nell'aria intorno al C.O.V.A., sono resi disponibili sia sul sito dell'Osservatorio Ambientale della Regione Basilicata che sul sito di A.R.P.AB. Al riguardo, la Regione Basilicata fa presente che non sono state riscontrate anomalie rispetto ai parametri di legge.
  Tanto premesso, per quanto attiene la raccomandazione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità sul limite di rilascio dell'idrogeno solforato, la Regione Basilicata ha approvato nel 2013 le «Norme Tecniche ed azioni per la tutela della qualità dell'aria nei Comuni di Viggiano e Grumento Nova». Esse costituiscono uno strumento operativo con l'obiettivo di prevenire le situazioni che possano comportare un deterioramento della qualità dell'aria nelle zone della Val d'Agri interessate da attività di upstream.
  È stata operata altresì una riduzione del 20% dei valori limite di qualità dell'aria stabiliti a livello nazionale, scelta operata in analogia con quanto deciso dal Comitato Regionale contro l'inquinamento atmosferico.
  Inoltre, il 12 maggio 2016, l'Ufficio Compatibilità Ambientale della Regione ha inviato al Ministero dello sviluppo economico richiesta di ogni utile informazione sulla «Procedura per la messa in sicurezza e conservazione asset Val d'Agri» e di ogni determinazione assunta in merito.

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  Con riferimento alle iniziative attuate dal Ministero dell'ambiente, preliminarmente, come già rappresentato in occasione del Question time del 6 aprile scorso in aula Camera, in considerazione della forte preoccupazione per le comunità interessate e le diverse istituzioni titolate, nel rispetto delle indagini in corso, ho già richiesto al NOE, Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri, di fornirmi ogni possibile elemento utile per le conseguenti iniziative ministeriali di prevenzione e minimizzazione degli eventuali impatti anche potenziali, nonché di contestazione relativamente ai diversi profili della vicenda in argomento.
  Alla luce delle suindicate vicende, su mia indicazione, è stato costituito uno specifico Gruppo di lavoro, a cui hanno partecipato il Comandante del Comando Generale dei Carabinieri per la tutela dell'ambiente, due rappresentanti dell'Ispra, e le competenti Direzioni generali del Ministero dell'ambiente. Al riguardo, ferma restando ogni diversa competenza di carattere regionale o di altre istituzioni, le proposte iniziali del gruppo di lavoro sono state le seguenti:

   assicurare la partecipazione del Ministero, anche avvalendosi di ISPRA, al Procedimento penale anticipando l'intervento sin nella fase di eventuale incidente probatorio annunciato da ENI, anche al fine di acquisire tutte le perizie tecniche e i documenti utili del caso, per le ulteriori, necessarie valutazioni. In tal senso il Gruppo di lavoro ha convenuto sull'opportunità di attivare l'Avvocatura distrettuale dello Pag. 22Stato e mettere a disposizione un rappresentante del Ministero (anche per il tramite Ispra) che assicuri una costante presenza ai lavori;

   procedere operativamente sollecitando la Regione Basilicata, nonché invitando l'Ispra ad effettuare monitoraggi e controlli più estesi ed approfonditi sui corpi idrici che potrebbero essere stati danneggiati in quanto ricadenti nelle aree interessate, individuati sulla base di una cartografia dell'area e dei corpi idrici che sarà fornita appositamente dall'Ispra, includendovi per scrupolo anche il lago del Pertusillo, gravitante nell'area;

   approfondire la problematica della qualificazione dei rifiuti speciali pericolosi e non, alla luce dell'esame di quanto emerso dall'attività investigativa del NOE circa i codici CER;

   acquisire elementi informativi dagli Enti parco coinvolti per competenza territoriale, sollecitandoli al contempo ad effettuare le possibili verifiche ed accertamenti di competenza;

   sulla base delle predette risultanze e degli sviluppi dell'istruttoria della competente Direzione generale per lo sviluppo sostenibile e il danno ambientale, si valuterà la costituzione del Ministero quale parte civile nell'ambito del procedimento penale in corso, ovvero l'avvio delle procedure di tutela risarcitoria contro i danni all'ambiente.

  Si segnala inoltre che è in corso l'esame del provvedimento relativo all'istituzione del Sistema nazionale per la protezione dell'ambiente, finalizzato ad armonizzare da un punto di vista qualitativo e quantitativo le attività delle agenzie sul territorio, nonché a realizzare un sistema integrato di controlli coordinati dall'Ispra. Le funzioni di indirizzo e di coordinamento tecnico dell'Ispra sono principalmente volte a rendere omogenee, attraverso norme tecniche vincolanti, le attività del Sistema Nazionale e a disciplinare i «livelli essenziali delle prestazioni tecniche ambientali» (LEPTA). Si tratta di una riforma di cui avvertiamo una assoluta necessità. Non è possibile infatti che in Italia si abbiano tante qualità e modalità di tutela ambientale quante sono le ARPA regionali. Un coordinamento che instauri uniformità di valutazione e giudizio in tutto il paese sulle delicate questioni ambientali appare quindi opportuno e urgente.
  Il Ministero ha richiesto all'ARPA Basilicata di attuare un monitoraggio per rilevare la eventuale presenza nelle acque superficiali e sotterranee, oltre che degli oli minerali, anche di sostanze chimiche specificamente connesse con il processo di separazione del greggio dalle acque di strato. È stata, dunque, rappresentata l'esigenza di indirizzare la ricerca, sia degli idrocarburi che dei citati inquinanti specifici, nelle acque superficiali e sotterranee, incluse le manifestazioni sorgentizie, il cui bacino di alimentazione ricade, anche in parte, nell'area limitrofa al suddetto pozzo di reiniezione «Costa Molina 2», nonché sulle acque dell'invaso del Pertusillo. Infine è stato richiesto all'ARPA Basilicata di trasmettere gli esiti delle analisi finora effettuate su acque superficiali e di sorgente.

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  Con riferimento al fenomeno delle c.d. «fiammate», il Ministero dello sviluppo economico, ha specificato che la presenza della fiaccola in impianti di tale tipo è necessaria per la normale gestione in sicurezza degli impianti.
  Occorre rilevare che la progettazione, la realizzazione, la conduzione e gli automatismi di sicurezza degli impianti del Centro olio «Val d'Agri», peraltro sottoposte ai pareri di altri numerosi Enti pubblici (Amministrazioni locali, Vigili del Fuoco, Comitato Tecnico Regionale, ecc.) appaiono ispirati ai criteri della buona regola tecnica, come dimostra la mancanza di effetti di sicurezza indotti all'esterno dagli inconvenienti finora verificatisi e la bassissima incidenza infortunistica registrata.
  Gli eventi di visibilità della fiaccola sono pertanto riconducibili a situazioni di intervento delle logiche di blocco allo scopo previste, che testimoniano il funzionamento del sistema di sicurezza passiva degli impianti.
  Ad ogni modo, il Ministero dello Sviluppo Economico precisa altresì che la Società ENI ha sempre provveduto ad effettuare tutte le comunicazioni previste agli Enti deputati alla sicurezza ed in particolare al competente Ufficio tecnico del MISE, che ha impartito all'ENI le prescrizioni in materia di sicurezza dei luoghi di lavoro e dei lavoratori.
  Peraltro, gli Enti di controllo si sono sempre attivati, ad ogni evento, per accertare le cause ed evitare il ripetersi dei fenomeni. In particolare, da ultimo, il 12 aprile 2016 è stato disposto dal MISE un sopralluogo per effettuare una valutazione sullo stato di sicurezza degli operatori e dell'impianto stesso.
  Con specifico riferimento alla sicurezza dei lavoratori, sempre secondo quanto riferito dal MISE, non sono emerse problematiche e non si sono riscontrate criticità nell'applicazione del Piano emergenza impianto interno e/o di evacuazione.
  In relazione alle problematiche dell'impianto, il Mise ha confermato che gli eventi di visibilità del sistema torcia non hanno causato danneggiamenti all'impianto. Gli episodi di innalzamento della fiaccola sono dovuti a varie cause, fondamentalmente riconducibili a errori umani, mancata fornitura di energia, incidenti di processo.
  Tali interventi, in un impianto minerario complesso, soggetto a modifiche impiantistiche rilevanti, sono avvenute con un funzionamento regolare del sistema di emergenza e non hanno prodotto il superamento dei limiti emissivi, né inconvenienti per la sicurezza del luogo di lavoro. Sempre secondo quanto riferito dal Mise sono state disposte numerose misure volte a ridurre la frequenza e l'entità degli interventi del sistema di emergenza e tali misure sono state adottate dall'ENI nei termini prescritti.
  In Val d'Agri, come in altri giacimenti, tutto il sistema di produzione e trasporto è un sistema chiuso e controllato attraverso strumenti di rilevazione che permettono di garantire un elevato grado di sicurezza e, in caso di anomalie, l'interruzione immediata del flusso tramite l'attivazione automatica di valvole di chiusura.
  Infine, in base a quanto rappresentato dal Ministero dello sviluppo economico, risulta quindi che, in relazione ai compiti svolti dalle Amministrazioni Statali competenti in materia di sicurezza dei luoghi Pag. 24di lavoro del Centro Olii, sono state adottate tutte le iniziative necessarie nei confronti dell'operatore, per l'implementazione di interventi relativi alla sicurezza degli impianti.
  Per quanto concerne, invece, gli aspetti di tutela dei livelli occupazionali, finalizzati, in particolare, al rispetto della normativa in materia di orario di lavoro, sono in corso accertamenti ispettivi nei confronti di otto aziende operanti nell'indotto. Gli accertamenti sono iniziati prima delle attuali vicende giudiziarie che hanno comportato la sospensione dell'attività produttiva. Si precisa che lo stabilimento Eni del centro Oli Val D'Agri occupa attualmente 270 lavoratori mentre l'indotto occupa circa 1969 lavoratori; i dati si riferiscono a 94 aziende e riguardano contratti di lavoro di durata superiore a 30 giorni.
  Si fa presente, inoltre, che relativamente agli anni 2014, 2015 e 2016 sono state sottoscritte convenzioni tra le aziende dell'indotto e l'Osservatorio Paritetico Territoriale Val d'Agri riguardanti 972 lavoratori dipendenti (compresi gli apprendisti). Tali convenzioni prevedono l'erogazione di circa 1000 euro lordi ai lavoratori dell'indotto e rispondono alle rivendicazioni salariali per l'equiparazione dei trattamenti tra lavoratori in forza all'Eni e lavoratori dell'indotto.
  Con riguardo alle problematiche connesse al fermo degli impianti in conseguenza dei provvedimenti adottati dalla magistratura, sono 8 le società e 312 i dipendenti interessati al trattamento di Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria sulla base del criterio della rotazione. Sarà cura del Ministero del lavoro e delle politiche sociali continuare a monitorarne gli ulteriori sviluppi al fine di valutare – qualora richiesto – ogni possibile soluzione volta a tutelare la posizione dei lavoratori e delle loro famiglie, tenuto anche conto degli istituti di tutela dei lavoratori finora attivati.

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  Da ultimo, si segnala che l'istituto Superiore di Sanità ha stipulato un accordo di collaborazione con la Regione Basilicata che si prefigge come obiettivo la valutazione dell'impatto sull'ambiente delle attività antropiche nell'area della Val D'Agri e degli indicatori di salute della popolazione residente nelle aree di interesse. Al riguardo, si deposita agli atti una prima analisi fornita dall'Istituto Superiore di Sanità che richiederà comunque un successivo approfondimento, a cui il Mio Ministero fornirà il necessario supporto tecnico.
  Si allegano, altresì, documenti informativi circa lo stato di avanzamento dei procedimenti relativi ai Siti di interesse nazionale «Area industriale della Val Basento» e «Area industriale di Tito Scalo».