Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Per visualizzare il contenuto multimediale è necessario installare il Flash Player Adobe

Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

Vai all'elenco delle sedute >>

XVII Legislatura

Commissioni Riunite (II e XI)

Resoconto stenografico



Seduta n. 2 di Giovedì 6 ottobre 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Damiano Cesare , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA IN MERITO ALL'ESAME DEL DISEGNO DI LEGGE C. 4008, RECANTE DISPOSIZIONI IN MATERIA DI CONTRASTO AI FENOMENI DEL LAVORO NERO, DELLO SFRUTTAMENTO DEL LAVORO IN AGRICOLTURA E DI RIALLINEAMENTO RETRIBUTIVO NEL SETTORE AGRICOLO

Audizione del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina.
Damiano Cesare , Presidente ... 3 
Martina Maurizio , Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali ... 3 
Damiano Cesare , Presidente ... 6 
Rizzetto Walter (FdI-AN)  ... 6 
Piccolo Giorgio (PD)  ... 7 
Bernini Massimiliano (M5S)  ... 8 
Miccoli Marco (PD)  ... 9 
Placido Antonio (SI-SEL)  ... 10 
Oliverio Nicodemo Nazzareno (PD)  ... 10 
Mongiello Colomba (PD)  ... 11 
Damiano Cesare , Presidente ... 12 
Ferranti Donatella (PD)  ... 12 
Damiano Cesare , Presidente ... 14 
Martina Maurizio , Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali ... 15 
Damiano Cesare , Presidente ... 16

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà: SI-SEL;
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo italiani all'Estero: Misto-ALA-MAIE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera-Possibile: Misto-AL-P;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-USEI-IDEA (Unione Sudamericana Emigrati Italiani): Misto-USEI-IDEA;
Misto-FARE! - Pri: Misto-FARE! - Pri;
Misto-Movimento PPA-Moderati: Misto-M.PPA-Mod.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA XI COMMISSIONE
CESARE DAMIANO

  La seduta comincia alle 14.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva in merito all'esame del disegno di legge C. 4008, approvato dal Senato, recante disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e del riallineamento retributivo nel settore agricolo, l'audizione del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina, che saluto e ringrazio della presenza.
  Do il benvenuto all'onorevole Ferranti, presidente della II Commissione e a tutti i componenti della stessa.
  Il Ministro è accompagnato dal consigliere Ferdinando Ferrara, capo di gabinetto; dalla dottoressa Ilaria Antonini, capo dell'ufficio legislativo, dal dottor Alessandro Apolito, capo della segreteria tecnica.
  Do la parola al Ministro Martina.

  MAURIZIO MARTINA, Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. Ringrazio di quest'occasione le Commissioni e le presidenze, per quest'approfondimento necessario su un provvedimento a mio giudizio cruciale per la nostra attività in ragione delle tante vicende, delle tante situazioni che abbiamo vissuto in questi anni e che ci hanno, giustamente, allarmato e imposto una revisione della strumentazione fondamentale di contrasto a una piaga inaccettabile come quella del lavoro nero e del caporalato in agricoltura.
  Come sapete, abbiamo sviluppato con il Parlamento, al Senato, e certamente anche in precedenza con la Camera dei deputati, con le Commissioni, un lavoro molto articolato, che mettesse in chiaro la portata delle innovazioni necessarie dal lato giuridico, e non solo. Abbiamo ascoltato e cercato di costruire concreti strumenti di innovazione nel contrasto a questo fenomeno.
  Il testo fondamentale di questo disegno di legge accoglie tutto questo lavoro, introducendo significative novità, significative innovazioni, sul fronte penale, ma non solo su quello, voglio ribadirlo.
  L'obiettivo fondamentale è quello proprio di alzare il livello di contrasto, fondamentalmente attorno ad alcuni capisaldi, che io voglio richiamare rapidamente.
  Innanzitutto, la prima vera questione che ci siamo trovati tutti di fronte è la necessità di una riscrittura del reato di caporalato, migliorando gli aspetti che hanno limitato oggettivamente l'operatività della legge in vigore fino a qui. In particolare, la novità che s'introduce non prevede più la violenza e lo stato di necessità, come sapete, ma, ai fini dell'accertamento del reato, il verificarsi sia dello sfruttamento sia dello stato di bisogno del lavoratore. Questo è un importantissimo punto di novità. Pag. 4La violenza, in questo contesto, diventa un'aggravante ai fini della pena.
  Il secondo elemento di novità che pongo alla vostra attenzione è che abbiamo concepito un allargamento del reato con l'introduzione della responsabilità del datore di lavoro. Anche chi sfrutta, al di là della collaborazione diretta dei caporali, sarà, quindi, penalmente responsabile di quanto accade. È un'altra grande novità che responsabilizza il settore, molto più di quanto non sia stato fatto fin qui, e che fa i conti con diverse situazioni che negli anni abbiamo riscontrato noi tutti, ovviamente in particolare la magistratura, quando la difficoltà di applicazione del reato di caporalato si è scontrata proprio con alcune condizioni e alcune situazioni, che oggettivamente impedivano la contestazione del reato proprio su questo fronte.
  Il terzo elemento di novità è che proponiamo l'introduzione, per la prima volta, del controllo giudiziario sull'azienda, con un modello che prevede una figura commissariale che affianca il datore di lavoro e fa, sostanzialmente, proseguire l'attività d'impresa. Anche questo elemento è, a mio giudizio, fortemente innovativo e importante per il settore, perché, nelle rare situazioni in cui ci si è esercitata l'azione fino in fondo di contestazione del reato, ci si è trovati di fronte al rischio che l'attività d'impresa finisse.
  Qui, devo dire in particolare su sollecitazione di diverse esperienze territoriali, abbiamo provato a concepire l'introduzione del controllo giudiziario sull'azienda proprio per evitare che ciò accada.
  Il quarto elemento che voglio richiamare, di novità dal mio punto di vista, è la semplificazione degli indici di sfruttamento del reato, per renderli più facilmente riconoscibili in sede di indagini. Resta, ovviamente, compito del magistrato la valutazione complessiva di questi indici e la loro gravità e incidenza ai fini della sussistenza del reato.
  Noi chiarifichiamo, semplifichiamo gli indici per come li abbiamo ereditati, per come oggi sono, quindi contribuiamo a chiarire meglio gli indici. Questo non toglie affatto lo spazio di valutazione complessiva che in ambito di magistratura ciascun magistrato titolare di indagini e di valutazioni deve poter compiere con assoluta libertà.
  Questi quattro elementi che richiamo sommariamente, che sono a mio giudizio i quattro elementi fondamentali di novità, si aggiungono alla struttura portante della legge, che prevede alcune novità significative, che richiamo rapidamente: l'introduzione della confisca obbligatoria e della confisca estesa anche per questo reato; l'arresto in flagranza; l'estensione della responsabilità degli enti; l'assegnazione dei proventi della confisca al Fondo per le misure antitratta e l'estensione, di conseguenza, dei benefìci del fondo anche alle vittime del caporalato.
  Tengo anche a precisare, in quest'ambito, e mi pare importante farlo, che in materia di contratti di riallineamento contributivo, l'articolo 10 del disegno di legge chiarisce gli aspetti applicativi e interpretativi della norma che li ha introdotti. L'intento interpretativo è rivolto esclusivamente alle situazioni pregresse. Questo intento interpretativo è confermato, peraltro, in maniera incontrovertibile e chiara, a mio giudizio, dalla relazione tecnica che accompagna il disegno di legge e che è stata redatta dal Ministero del lavoro, Ministero competente.
  In ogni caso, su questo punto voglio qui dire che, qualora le Commissioni ritenessero necessario approfondire, costruire ulteriori passaggi che confermino anche in sede amministrativa quest'interpretazione, il Governo aderirà favorevolmente. Tutto quello che può fissare chiaramente questo punto lo dobbiamo fare e lo possiamo fare insieme.
  Tengo, però, a ribadire che la funzione interpretativa della norma è per me chiara, ed è suffragata anche dalla relazione tecnica, direi innanzitutto dalla relazione tecnica, che è stata depositata con il disegno di legge stesso.
  Credo che sia anche doveroso, in quest'ambito, rappresentarvi le importanti novità che la legge introduce in relazione alla rete del lavoro agricolo di qualità. Questo è un lavoro che abbiamo, in particolare, con la Commissione agricoltura. Per me, è un Pag. 5punto qualificante del disegno di legge, perché la scommessa dell'insediamento di una rete del lavoro agricolo di qualità, per come l'abbiamo concepita e voluta, in particolare in un dialogo molto forte con le organizzazioni del mondo del lavoro e con le rappresentanze associative dell'impresa agricola, oggi ha bisogno di un salto di qualità nella strumentazione fondamentale di riferimento.
  Il disegno di legge ci aiuta a fare questo passo, in particolare perché introduce l'articolazione territoriale della rete con compiti di promozione e di modalità sperimentali di intermediazione tra domanda e offerta di lavoro, provando a valorizzare fino in fondo le commissioni provinciali come luoghi veri di interazione su questo fronte.
  Prevediamo, per gli enti locali, la possibilità di stipulare accordi su condizioni favorevoli di trasporto delle persone, ben sapendo che proprio il grande tema del trasporto delle persone in ambito di lavoro agricolo è una delle frontiere più delicate, in cui spesso si annida il lavoro nero e in particolare dinamiche distorsive nel rapporto tra lavoratore e soggetti d'impresa.
  Un terzo elemento qualificante per me è il chiarimento dell'aspetto sulle sanzioni amministrative per evitare l'esclusione delle imprese dalla rete per violazioni di minore gravità. Abbiamo avuto di fronte, a volte, imprese che potevano aderire, ma non lo hanno fatto in ragione di violazioni di minor portata, che hanno al momento impedito l'accesso. Chiarifichiamo anche quest'aspetto e costruiamo, secondo me, un avanzamento dell'accesso alla rete molto importante.
  C'è poi l'inserimento del requisito del rispetto dei contratti collettivi nazionali e territoriali. Non l'avevamo fino a qui e ci pare sacrosanto introdurlo. C'è poi l'ampliamento della platea dei partecipanti alla rete. In questo caso, il lavoro potenziale che si può sviluppare è molto legato al territorio, ancora, e quindi le unioni dei comuni, i patronati, le associazioni di datori di lavoro e di lavoratori, con la possibilità per questi soggetti di lavorare anche in ambito di cabina di regia.
  Credo che sia anche doveroso, in quest'occasione, dar conto di un lavoro molto importante che abbiamo fatto in questi mesi, sostanzialmente in quest'ultimo anno, quando abbiamo iniziato a lavorare con grande tenacia su questo fronte, con il Ministero del lavoro, il Ministero della giustizia, che ringrazio per la collaborazione, con il Ministero dell'interno.
  Abbiamo cercato di definire una strategia unitaria di ambito istituzionale contro questo fenomeno, una strategia che ha avuto, secondo me, in particolare nell'aumento dei controlli territoriali di questi mesi, un punto di svolta molto rilevante. Come sapete, abbiamo aumentato i controlli del 59 per cento rispetto all'anno precedente. Mi permetto di dire che i risultati si sono visti, realtà per realtà.
  Abbiamo introdotto le task force operative con gli ispettori del lavoro, con l'Arma dei carabinieri e il Corpo forestale dello Stato. Abbiamo anche fatto, secondo me, una giusta operazione di riorganizzazione dell'utilizzo dei voucher anche in ambito agricolo. Qui credo che il lavoro che in particolare questa Commissione ha sviluppato, di qui ringrazio, che si è portato a compimento con l'atto del Governo di dieci giorni fa di revisione dall'utilizzo dei voucher, sancisca un punto di novità importante per tutti noi. Lo dico in particolare per il mio settore.
  Abbiamo condotto una discussione non semplice ma doverosa, e, comunque, largamente unitaria, rispetto alla portata delle novità che abbiamo introdotto sull'utilizzo dei voucher, e io sono contento di questo, perché penso che abbiamo fatto un lavoro giusto per tutti. Mi riferisco qui alla novità della riduzione da sette a tre giorni dei termini di utilizzo del voucher dopo la denuncia della sua attivazione, tenendo conto della specificità del settore, di un'economia a cielo aperto, che ha bisogno di un minimo di flessibilità in più rispetto ad altri settori; dell'allineamento alla soglia dei 2.000 euro del tetto dei voucher anche per il nostro settore.
  Non sono innovazioni di poco conto per chi conosce il settore primario, ma io penso che siano innovazioni necessarie, e quindi Pag. 6abbiamo fatto bene a essere parte propositiva di queste innovazioni.
  Io ho finito. Vi voglio ringraziare per il lavoro fatto fin qui e per il lavoro che farete anche nelle prossime settimane e nei prossimi giorni. Credo di dover dire solo un'ultima cosa. Noi abbiamo cercato tutti insieme di guidare un cambiamento utile su questo fronte, non tanto di subirlo ma. Abbiamo cercato di determinare le condizioni per alcune strumentazioni, alcuni strumenti nuovi di contrasto a un fenomeno inaccettabile, innanzitutto, per il settore agricolo, che è parte in causa, danneggiato spesso e volentieri dai fenomeni più drammatici che abbiamo visto negli ultimi anni e che non possiamo accettare.
  Credo che qui contribuiamo a costruire un punto di avanzamento significativo, naturalmente disposti a chiarire, a rafforzare alcuni concetti, ma tenendo ben saldi, se posso dire, i riferimenti fondamentale di questo lavoro, che è già di per sé a mio giudizio un lavoro fortemente unitario e che ci consente davvero di avere una strumentazione unica nel suo genere. Tale è, infatti, il fenomeno, e quindi non possiamo sottrarci a un avanzamento delle attività di contrasto delle istituzioni a questa piaga inaccettabile.

  PRESIDENTE. Ringraziamo il Ministro per questa disponibilità e, soprattutto, per l'intervento di merito sulle questioni.
  Chiederei a chi intende intervenire di dirlo, in modo da regolare i tempi dei nostri lavori.
  Do la parola i colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  WALTER RIZZETTO. Ringrazio il Ministro. Presidente, se vado oltre mi faccia il consueto segno di chiusura.
  Ministro, forse per la prima volta da quando sono qui, mi trovo completamente d'accordo con quanto ha detto, da opposizione a maggioranza in questo caso. Le linee di carattere generale da lei espresse nel suo discorso iniziale, e la ringrazio per essere qui, sono corrette. Lei ha individuato il problema. Non che fosse impossibile individuarlo, ma ha individuato questo problema.
  Per come la vedo io, i problemi sono altri. Mi scuso con i colleghi per il fatto che ripeterò un po’ le argomentazioni che ho portato ieri in Sala del Mappamondo a Commissioni riunite, i problemi sono altri. Nello specifico, il problema, tanto per essere rapidi, è l'articolo 1 di questo disegno di legge, che di fatto cambia una norma del codice penale, gli articoli 603 e 603-bis.
  Come ho ricordato ieri, mi fa piacere che ci sia un piccolo passo avanti. Il presidente Damiano sa meglio di noi che in seno alla legge delega lavoro, il «Jobs Act», la somministrazione fraudolenta fu all'epoca abolita cancellando dal decreto legislativo n. 276 del 2003 gli articoli dal 20 al 28. Adesso, fortunatamente, cerchiamo di rientrare nell'alveo di quella che potrebbe essere considerata secondo me anche una somministrazione fraudolenta, cercando di sanare il problema.
  Ora, ci sono delle problematiche – cerco veramente di essere molto rapido per lasciare spazio – che nello specifico vanno a essere sottolineate e sottolineabili rispetto ai fini del citato articolo: costituisce indice di sfruttamento la sussistenza di una o più delle seguenti condizioni. Non è, quindi, come è stato detto ieri da qualcuno. Una o più di queste condizioni, che tutti noi abbiamo letto, corrispondono di fatto a un reato penale, quindi pesante in termini di normativa.
  Inoltre, Ministro, lei cita giustamente «approfittando del loro stato di bisogno», senza dimenticare che ai fatti commessi mediante violenza o minaccia si applica una pena superiore rispetto a quanto detto in premessa, e da 500 euro di multa si passa a 1.000-2.000 euro, ma pur accertando che lo sfruttamento deve essere esercitato attraverso due elementi (reato di violenza e avvantaggiamento, se così si può dire, dello stato di bisogno), il punto è che in seno al caporalato molto spesso non serve minacciare o avvantaggiarsi dello stato di bisogno.
  Come ricordato, i caporali prelevano le persone, che non serve prelevare con una minaccia, perché loro stessi molto spesso si Pag. 7considerano dei fortunati. Se intervistassimo delle persone che vengono reclutate, scopriremmo che molto spesso si considerano fortunate. Non si sentono minacciate, si considerano fortunate perché hanno un lavoro. Ripeto che, quindi, qui c'è un passaggio che non collima con la realtà.
  Al numero 1 del terzo comma dell'articolo 603-bis del codice penale, introdotto dal citato articolo 1 del disegno di legge, si parla di reiterata corresponsione di retribuzioni in modo palesemente difformi dai contratti collettivi nazionali, ma non necessariamente un'azienda deve sottostare ai contratti collettivi nazionali. Non è detto, e quindi si crea un vulnus in questo caso. Le aziende che non vengono assoggettate ai contratti collettivi nazionali, in termini stipendio ad esempio, di paga oraria, dove possono essere considerate nella giurisprudenza rispetto al reato penale?
  Inoltre, Ministro, io vorrei che lei mi rispondesse su una questione. Scritto così come sta e giace, al netto del fatto che io mi auguro possa essere cambiata la norma emendandola, questo reato penale rappresenta sicuramente un aspetto che deve essere sottolineato sub iudice, nel senso che qui dovremmo risolvere i problemi e non intasare i tribunali, ma questo di fatto è un reato penale che viene esteso a tutti i datori di lavoro, non soltanto a coloro che operano in agricoltura, ma a tutti i datori di lavoro di tutti i settori, anche non intermediati. Se mi premettete la battuta, questo è oltre lo stalinismo, assolutamente.
  Concludo, presidente, ricordando che vorremmo individuare e preservare una norma preziosa, ovvero il sopracitato articolo 603.
  Ieri facevo un esempio «terra terra», ma se lei legge, come sicuramente ha fatto, la condizione di cui al numero 3 del citato terzo comma, e ne basta una per essere considerati caporali, «la sussistenza di violazioni delle norme in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro», prendiamo tutti in questo caso, sia i caporali sia le aziende agricole che lavorano onestamente. Un'azienda agricola che lavora onestamente e che non fa indossare le scarpe antinfortunistiche al proprio dipendente può essere considerata un caporale?
  Ancora, Ministro, vorrei chiederle politicamente se lei pensa – sarà una domanda che può sembrare inutile ma forse è basilare – che questo testo possa essere emendato. Non vorrei, per l'ennesima volta, che facessimo un mero esercizio di stile, per poi arrivare in Aula a litigare politicamente per capire che è un testo blindato.

  GIORGIO PICCOLO. Ringrazio il Ministro. Di solito, la maggioranza delle audizioni si svolgono per chiedere chiarimenti, porre domande, ma anche ieri sono state fatte delle valutazioni, e vorrei fare una premessa da questo punto di vista.
  Ministro, io appartengo a quelli che forse poco tempo fa mettevano il gettone nel cellulare e quindi è chiaro che, avendo questa cultura, ho avuto delle sofferenze quando si è cercato di mettere in discussione i diritti e le tutele. Questa volta, invece – non so se questo vada bene per lei – ho una totale condivisione e una grande vicinanza. Per la prima volta, mi sento anche un po’ orgoglioso da questo punto di vista. Lei parla di legge cruciale. Io credo che sia una legge di civiltà, che arriva forse molto in ritardo.
  A volte, essendoci la capogruppo, il presidente, non approfondisco molto le questioni, perché ho molta fiducia. Stavolta, invece, volevo anche creare qualche problema al nostro relatore. Abbiamo un derby a Roma tra poco. In ogni caso, ho fatto uno sforzo e non ho trovato niente per poter esprimere un qualche suggerimento.
  Questo disegno di legge fa una lotta allo sfruttamento, a una forma odiosa di sfruttamento, e si pone l'obiettivo di difendere i lavoratori più deboli, chi comunque ha meno diritti e meno tutele. Non a caso, anche ieri – questo forse può aprire una nuova stagione – per la prima volta da parte delle organizzazioni sindacali all'unanimità, delle confederazioni e della stessa UGL c'è stato un grande consenso, anche con l'invito a fare presto.
  Io credo, anche rispetto all'intervento di chi mi ha preceduto, che questo disegno di legge si faccia carico anche dei datori di lavoro, cerca di trovare un equilibrio complessivo, Pag. 8 almeno per quei datori di lavoro che vogliono uscire dallo sfruttamento, emergere dal lavoro sommerso. È, quindi, una legge che aiuta questi imprenditori.
  Passo ai tre punti che ha richiamato, poi vengo a quello che voleva essere una domanda. Uno dei tre punti è quello del trasporto e il modo in cui si aiutano le imprese, oltre ai lavoratori, con la questione del trasporto. Diciamo che è complicato avere linee di trasporto per questo tipo di lavoro. L'altro punto è come aiutiamo l'impresa a creare flessibilità su domanda e offerta, come si trovano forme che aiutino la possibilità di usare le risorse.
  Il terzo tema importante, ancora più importante degli altri, è relativo alla questione dei contratti nazionali collettivi – qui si parla degli accordi provinciali – ed è il graduale allineamento, nel senso che si aiutano gli imprenditori, che finora hanno utilizzato lavoro nero, sommerso, nel trasporto, nell'utilizzo delle risorse e anche ad avere un accordo graduale per arrivare al contratto. Credo che questo, dal punto di vista dell'imprenditore che vuole uscirne, sia un grande passo.
  Io penso che questa, oltre a essere una legge di civiltà, oltre ad aiutare a ridurre addirittura forme di schiavitù, di violenza e simili, aiuti anche gli imprenditori a uscire da un rapporto di clandestinità, di sommerso e a porli nella legalità. È, quindi, una legge che si fa carico di questi problemi.
  Forse la domanda è questa. Negli accordi si parla della rete di lavoratori agricoli di qualità: ci sono risorse? Penso che in questa fase iniziale, infatti, ci sia bisogno di risorse aggiuntive relativamente ai trasporti anche da parte del pubblico. Questa è l'unica domanda, di chiarimento più che altro. In ogni caso, non so se le faccio piacere o meno, davvero complimenti a tutti, ma a lei che è riuscito a sintetizzare il dibattito così bene.

  MASSIMILIANO BERNINI. Ringrazio il Ministro.
  Sicuramente, il provvedimento in esame consente di fare un passo in avanti riguardo al contrasto e alla lotta al caporalato e all'intermediazione illecita del lavoro. Lo riconosciamo come gruppo. Tra l'altro, siamo vicini del fatto che in questo provvedimento sono state recepite molte delle intuizioni, degli impegni, contenuti nella risoluzione unitaria approvata a dicembre scorso proprio dalla Commissione agricoltura e dalla Commissione lavoro.
  Come ricordava il Ministro, il provvedimento è incentrato su vari, diversi, elementi. Uno di questi è, appunto, quello relativo alla giusta recrudescenza delle pene e delle sanzioni per il reato di intermediazione illecita del lavoro e dello sfruttamento. A parte alcune sfumature, alcuni elementi che sono stati sollevati da alcuni colleghi, sostanzialmente, quest'impianto ci trova concordi.
  Un altro elemento che, a nostro avviso, necessita di essere attenzionato è quello della rete del lavoro agricolo di qualità, altro elemento su cui è incentrato il provvedimento.
  Ministro, circa un anno fa avete annunciato la Rete del lavoro agricolo di qualità – era il settembre del 2015 – in pompa magna, come strumento risolutivo dei fenomeni di sfruttamento del lavoro, del caporalato, in generale dei fenomeni «neoschiavisti» o «paraschiavisti». Mi sento però di dirle, Ministro, che questo strumento, dati alla mano, è fallito. Qualche tempo fa – lo ricordava anche il presidente dell'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS) Boeri – sono andato a controllare il numero delle aziende iscritte nella Rete del lavoro agricolo di qualità e risultano essere circa 700.
  Forse i dati in mio possesso non sono aggiornati, quindi le chiederei di aggiornarci sul numero delle aziende iscritte nella Rete del lavoro agricolo di qualità e sul target che dovremmo raggiungere, ossia quante aziende auspicate che possano entrare nella Rete del lavoro agricolo di qualità, che sono decine di migliaia.
  La Rete del lavoro agricolo di qualità a nostro avviso fa acqua da tutte le parti, e lei ha detto che questo provvedimento serve anche a ravvivarla, in modo da attirare altri imprenditori. Nella Rete del lavoro agricolo abbiamo la cabina di regia, presieduta allo stato attuale dall'INPS, dai sindacati, dal Ministero delle politiche agricole Pag. 9 alimentari e forestali, dal Ministero del lavoro, dalla Conferenza delle regioni e dalle associazioni di categoria. Quante volte si è riunita questa cabina di regia? Da quello che ci risulta pochissime volte.
  Qualora i soggetti non abbiano intenzione di incontrarsi per varie ragioni come una diversità di vedute (sappiamo come i sindacati la vedano in una maniera completamente diversa dalle associazioni di categoria), come intendete risolvere le conflittualità che possono nascere all'interno della cabina di regia? Queste, infatti, possono inceppare l'efficienza della cabina di regia, quindi della Rete del lavoro agricolo di qualità, e rappresentare un ostacolo alla sconfitta del caporalato e dell'intermediazione illecita del lavoro.
  A nostro avviso, la Rete del lavoro agricolo di qualità non è la soluzione vincente per sconfiggere il caporalato, ma bisogna sicuramente potenziare i centri per l'impiego pubblici, dotarli di strumenti che consentano l'aggancio della domanda e dell'offerta del lavoro in agricoltura, che sappiamo tutti essere molto peculiare per le caratteristiche del lavoro agricolo.
  Da questo punto di vista, il provvedimento continua a essere assolutamente scarno, non è previsto un potenziamento dei centri per l'impiego pubblici.
  Le ho posto alcune domande, alcune riflessioni, spero che ci risponda. Grazie.

  MARCO MICCOLI. Grazie, Ministro. Proverò a capire se lo spirito con cui stiamo affrontando questa discussione per quanto concerne la parte che riguarda il lavoro – meno la parte che riguarda la giustizia e il penale – sia giusto, nel senso che io ho colto anche adesso nella sua esposizione, come nel corso di questo anno negli interventi che lei, il Ministro Orlando, e il Ministro Poletti in particolare avete fatto, lo spirito per arrivare a questo appuntamento.
  L'abbiamo colto insieme, con la risoluzione citata poco fa dal collega Bernini, il dibattito che c'è stato, le audizioni fatte all'epoca, ma anche l'indagine conoscitiva realizzata nella precedente legislatura, le parole forti usate durante quel dibattito da voi Ministri competenti, l'annuncio dopo i fatti drammatici in cui voi avete spiegato al Paese: «il caporalato da oggi in poi lo trattiamo come la mafia» e di conseguenza si agisce in quel versante con la stessa intensità con cui si deve combattere una mafia, quel combinato disposto che oggi abbiamo a disposizione (lei ha ricordato la tracciabilità sui voucher, quindi l'intervento di modifica del Jobs Act, il limite a 2.000 euro).
  C'è quindi un impianto che stiamo per consegnare al Paese. Non condivido (lo dico all'onorevole Rizzetto) le puntualizzazioni che fanno riferimento a possibili interpretazioni distorte dell'impianto complessivo della legge, non possiamo modellare le nostre leggi su possibili aberrazioni di interpretazione da parte della magistratura. Qui parliamo di un contesto: il lavoro agricolo, lo sfruttamento, gli indici che sono chiari, non le scarpe antinfortunistiche, lì ci sono altre leggi che regolano queste vicende, il decreto legislativo n. 626 del 1994, confluito nel testo unico in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro, di cui al decreto legislativo n. 81 del 2008, non questo impianto.
  Questo impianto si rivolge a 430.000 lavoratori, di cui 100.000 sono ridotti in schiavitù, si rivolge ad aziende a cui vengono sequestrati i terreni e che sono il 50 per cento delle aziende che subiscono sequestri per mafia.
  Noi ci rivolgiamo a questo quadro e penso che anche la tempistica sia una questione politica. Forse sono state un po’ forti le parole del premier Renzi, qualche giorno fa, ma le condivido, quando davanti all'Assemblea nazionale della Coldiretti ha detto: «mai più pomodori sporchi di sangue». Termini forti, ma che danno il senso di quello che stiamo facendo.
  Le chiedo, quindi, se dentro lo spirito che ci ha animato in questo percorso non ci sia anche un tema che riguarda la tempistica. Sta per iniziare la raccolta invernale, quella degli agrumi, inizierà nelle zone che sono oggetto dei fatti, a Siderno, a Casal di Principe, a Rosarno. Mi chiedo, quindi, se la tempistica nella discussione che facciamo sia anche un valore aggiunto Pag. 10rispetto all'approvazione di questa legge. Grazie.

  ANTONIO PLACIDO. Molto rapidamente, provo a recuperare un paio di questioni che, per la necessità di procedere velocemente, ieri durante l'audizione non abbiamo messo a fuoco a sufficienza e che costituiscono la base della proposta ed eventualmente delle proposte emendative che avanzerà Sinistra italiana.
  Lo pongo in termini di quesiti al Ministro e gradirei che ci desse un qualche orientamento, perché nella sostanza condividiamo la necessità di fare presto e condividiamo la necessità di avere una norma che abbia questo impianto.
  Anch'io trovo discutibili gli argomenti del collega Rizzetto, dal momento che chiunque si sia misurato con il fenomeno sul piano accademico, ma anche su un piano più ravvicinato da operatore sociale, da operatore sindacale, ha potuto cogliere che all'origine del fenomeno, comunque lo si voglia interpretare, c'è un intreccio assai particolare di legami che stringono il «lavoro» dei caporali al servizio reso alle imprese e ad un ulteriore passaggio, che non vorrei che restasse in ombra perché discutiamo molto di agricoltura meridionale, quello che connette le attività di semina e di raccolta stagionali all'attività realizzata successivamente dall'industria conserviera in qualche caso, di trasformazione in tutti i casi.
  Ritiene dunque il Ministro che valga la pena, per via di questo intreccio assai particolare, di introdurre qualche meccanismo che estenda la responsabilità in solido fino al livello dell'industria di trasformazione?
  Evitando di colpire l'industria di trasformazione, temo, infatti, che si perpetui quel circolo vizioso che tante volte è l'elemento centrale del meccanismo attraverso cui funziona quella parte dell'agricoltura meridionale, per cui ad un prezzo di monopolio fatto dall'industria corrisponde una condizione di difficoltà, in tanti casi che si produce all'istante, e di ricatto nei confronti delle imprese coltivatrici, che ovviamente si scarica sull'anello più debole della catena che sono i braccianti agricoli italiani o extracomunitari.
  L'elemento della responsabilità solidale, quindi da questo punto di vista l'esatto contrario di quello che diceva il collega Rizzetto, forse andrebbe esteso oltre il livello dell'azienda che si serve del caporale, perché c'è un punto sul quale diversamente non riusciamo a esercitare alcuna pressione e che, probabilmente, controlla tutta la filiera produttiva laddove è in quel punto che si realizzano i maggiori profitti a carico del resto della filiera.
  Seconda questione. Al fine di esercitare un'attività ispettiva più incisiva, sebbene da parte nostra non si possa che prendere atto con favore del fatto che si siano significativamente intensificate le attività ispettive e che queste attività abbiano prodotto dei risultati, vorremmo sapere se non sia pensabile l'introduzione di indici di congruità, attraverso i quali si possa induttivamente risalire, prendendo in considerazione la dimensione aziendale, i settori merceologici di cui si discute, alla quantità di manodopera impiegata in relazione alle produzioni realizzate.

  NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Grazie, signor presidente, per questa occasione, e assieme a lei vorrei ringraziare anche la presidente Ferranti per i suggerimenti e l'aiuto interpretativo che in questi giorni ci sta fornendo.
  Chi conosce la mia storia sa che di estremismo non ho mai avuto niente, ma nonostante questo condivido con convinzione il provvedimento che stiamo esaminando, perché ritengo che così facendo il Governo abbia voluto mettere un'attenzione particolare al lavoro e alla dignità della persona umana, vera protagonista del lavoro.
  Per questo condivido con grande forza la relazione del Ministro Martina, perché ha voluto indicarci le novità di questo disegno di legge: la riscrittura del reato del caporalato, l'allargamento del reato con l'introduzione della responsabilità del datore di lavoro, il controllo giudiziario dell'azienda e la semplificazione degli indici di sfruttamento.
  Cito soltanto questi quattro punti per dire che questa architrave ci aiuta a capire per quale motivo sia stato fatto questo Pag. 11provvedimento. Dalle mie parti si dice che, mentre i medici studiano, l'ammalato se ne va, mentre ora inizia un'altra raccolta, quella delle arance, che qualche anno fa ha indotto ad accendere un faro sulla raccolta delle arance di Rosarno, con i fatti che allora hanno colpito tutti noi.
  È vero, nessuna raccolta di pomodoro deve essere insanguinata, ma credo che ognuno di noi oggi debba tentare di far presto, perché spetta a noi dare una normativa così chiara e netta a un settore che ha lasciato tanti dubbi, così come tocca a noi anche difendere il nostro made in Italy che deve presentarsi al mondo in modo specchiato, etico, e la modernità del settore passa, soprattutto, dalle condizioni di lavoro che uno Stato deve saper garantire.
  Per questo il provvedimento deve sanzionare con forza i protagonisti di questi reati, ma deve anche creare le condizioni perché vi sia una rete del lavoro agricolo forte, che si avvalga delle sezioni territoriali, che potranno promuovere iniziative e dare una mano affinché il lavoro diventi sempre più bianco, più chiaro, più trasparente.
  Credo che queste due gambe, la forte accentuazione del sistema sanzionatorio, cosa che abbiamo chiesto quando si sono verificati quei fatti, e la creazione di questa Rete del lavoro agricolo di qualità, debbano guidarci nell'approvare al più presto questo provvedimento.
  Comprendo che non tutte le leggi sono perfette, che occorre anche lavorare per una maggiore chiarezza e una maggiore forza, ma dobbiamo evitare di perdere ulteriore tempo. Oggi sta a noi, non c'è battaglia politica, non c'è né premier, né maggioranza o minoranza: oggi c'è la difesa degli dignità umana.
  L'Italia si sta caratterizzando per questa difesa ad oltranza della dignità umana, quindi facciamolo anche noi in questa sede, perché credo che sia l'unica, vera testimonianza che possiamo offrire ai nostri figli. Grazie.

  COLOMBA MONGIELLO. Grazie, presidente. L'intervento del mio capogruppo mi esime anche dal fare ulteriori osservazioni.
  Oggi chi ha potuto leggere i giornali sa che siamo di nuovo (io sono donna della provincia di Foggia) agli onori della cronaca, qualche giornalista mi ha chiesto se avessi qualcosa da dichiarare e ho detto: «non abbiamo più niente da dichiarare, abbiamo da fare e dare risposta a un fenomeno che richiede non più parole ma azioni».
  L'anno scorso abbiamo dato vita, con la XI Commissione, a una riflessione sul fenomeno del caporalato, lo abbiamo fatto audendo tutti i soggetti delle filiere, tutti gli attori interessati, le aziende, l'abbiamo fatto sulla scorta di due disegni di legge, il mio insieme a quello del collega Miccoli, e bene ha fatto il Governo a voler anticipare questa discussione fin troppo lunga con un provvedimento legislativo.
  Devo dire la verità: ho letto il testo che è uscito dal Senato e non è forse quello che tutti auspicavamo, qualche correzione andava fatta, però mi sono chiesta se sia ancora tempo di aspettare, visto che ormai sappiamo tutto di questo fenomeno, per cui quando qualcuno mi vuole fare una lezione sul caporalato mi fa fortemente arrabbiare perché ormai lo conosciamo perfettamente. Chi si è misurato a livello locale con questo fenomeno da oltre un decennio sa che ci sono stati interventi che non hanno funzionato e non stanno funzionando.
  Il tema è complesso (approfitto della presenza del Ministro Martina) perché va ad intersecarsi con un altro tema di ordine pubblico, il Centro di accoglienza per i richiedenti asilo (CARA), l'accoglienza dei migranti, l'immigrazione clandestina. Il tema è complesso, e sullo stesso territorio quando abbiamo il CARA, l'immigrazione clandestina, i porti, il mare e questa notevole forza lavoro impiegata in colture intensive è ovvio che diventa un problema di natura sociale cui porre rimedio.
  Ecco perché dico che abbiamo fatto bene nel testo, perché uno dei temi affrontati era come punire non solo il caporale che fa intermediazione, ma anche coloro che si avvalgono dei caporali.
  Ho detto dall'inizio che dobbiamo stare attenti perché il tema non è il bulgaro, il rumeno, l'africano, che ovviamente lì vanno Pag. 12per etnie a seconda delle colture, perché anche sulle colture ci sono etnie diverse oppure nei borghi in cui si sono insediati. Il tema è complesso, però noi dobbiamo colpire anche le imprese che utilizzano l'intermediazione clandestina e la manodopera illegale frutto d'intermediazione. Quindi è un testo perfettibile, ma credo che non ci sia più il tempo per poterlo fare.
  Rispondo anche al collega sulla filiera etica, che stava anche nel mio disegno di legge e mi ero anche affezionata molto a questo tema, perché è una responsabilità che va a colpire tutta la filiera. A me è dispiaciuto ieri che qualche mondo dell'impresa non l'abbia fatto emergere, però è il tema del prezzo alla pianta, è il tema del prezzo lungo tutta la filiera, il tema della ricchezza distribuita lungo tutta la filiera e, quindi, significa che noi dobbiamo lavorare perché ciò venga risolto.
  Chiudo su un punto. La Rete lavoro è quella che ha anticipato tutto il sistema, è frutto di un grande lavoro collettivo, sta funzionando, però voglio esprimere un'allerta al Ministro: non dobbiamo controllare solo le aziende che fanno parte della Rete, dobbiamo controllare soprattutto quelle che non fanno parte della Rete. Lo dico perché approfitto di questa occasione.
  C'è anche un altro tema che spero possiamo accelerare, quello dell'accordo con le prefetture per quanto riguarda la rete dei servizi, perché, se non tagliamo il cordone ombelicale dei trasporti, vinceranno sempre i caporali. Oggi leggo che questi migranti potrebbero essere accolti in comuni spopolati, ma i migranti vanno dove c'è richiesta di manodopera, quindi in campagna, per questo vivono nei borghi, altrimenti non avrebbe senso.
  Il tema è complesso, quindi acceleriamo tutte le procedure che abbiamo messo in campo, anche gli accordi con le prefetture, per dare risposte adeguate, perché è finito il tempo in cui scandalizzarsi: oggi è il tempo delle risposte. Questo Governo ha affrontato il tema, l'abbiamo fatto tutti, perché ciascuno di noi ha lavorato perché questo testo giungesse alla fine e ritengo che non ci sia più tempo da perdere.

  PRESIDENTE. Non ho altre richieste di intervento, quindi lascio la parola alla presidente Ferranti.

  DONATELLA FERRANTI. Grazie, presidente, il mio è un brevissimo intervento, soprattutto per ringraziare il Ministro Martina e insieme a lui anche il Ministro Orlando e il Ministro Poletti, che hanno sostanzialmente voluto portare a casa, con un lavoro sinergico in Commissione al Senato, questo testo normativo che ora ci viene all'esame.
  Personalmente lo interpreto, per aver vissuto in Commissione giustizia la normativa anticorruzione, come una risposta forte, rigorosa, ma sempre senza perdere di vista le garanzie per i cittadini, sia lavoratori sia imprenditori, rispetto a un fenomeno non più isolato, sistemico, che crea gravi distorsioni nel mercato del lavoro, che è quello dello sfruttamento della manodopera e, quindi, della dignità delle persone.
  Vedo queste similitudini attraverso l'utilizzazione di alcuni istituti che sono stati ripresi dalla sperimentazione che abbiamo fatto con il modello anticorruzione. Mi riferisco in particolare alla circostanza attenuante della collaborazione, che pone una pena diminuita fino a due terzi, la stessa caratteristica di quella diminuente che abbiamo introdotto nei reati di disastro e inquinamento ambientale e nel fenomeno corruttivo, perché c'è un mondo di omertà che difficilmente fa emergere questa tipologia di reati. Quindi è necessario un intervento con una mano forte, ma con un occhio rivolto, non a premiare, ma a dare una mano a chi ha il coraggio di far emergere certe realtà.
  L'altro istituto che mi piace, e che abbiamo preso da uno dei provvedimenti che ha riguardato l'Autorità nazionale anticorruzione (ANAC), è il controllo giudiziario delle aziende e la rimozione delle condizioni di sfruttamento. Questo controllo giudiziario è stato, peraltro, ripreso in un altro provvedimento oggi al Senato, che riguarda le aziende confiscate alla mafia, e che prevede un affiancamento, un commissariamento per non mandare in rovina l'azienda creando perdite di lavoro. Il principio è che Pag. 13quando entra lo Stato non entra la disoccupazione, ma deve entrare la legalità.
  Questo disegno di legge mi piace perché lo vedo all'interno di un filo rosso che ha condotto le riforme portate avanti in questa legislatura, riforme coraggiose nei confronti sia di reati economici sia di reati ambientali e nel mondo della difesa ambientale e della tutela delle condizioni di lavoro.
  Mi permetto di rappresentare come queste Commissioni debbano avere il coraggio di dare, non dico una via interpretativa alla giurisprudenza che poi farà vivere queste norme se entreranno in vigore, ma a far comprendere un aspetto fondamentale.
  Il collega Rizzetto faceva alcune considerazioni condivise anche da altri colleghi, per cui qualificava le condotte riportate come indici – che già oggi sono indici nel reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro – immediatamente come reato di sfruttamento e intermediazione illecita perché riguardano anche il datore di lavoro. Ma non è così, perché questa impostazione è già contenuta nell'articolo 603-bis del codice penale in vigore, infatti già oggi ci sono questi indici, questi parametri di riferimento che non fanno che dare certezza alla norma, perché più si fa la casistica e più si evita l'arbitrio nelle interpretazioni.
  La poca giurisprudenza, come giustamente diceva il Ministro, i pochi casi che pur sono stati accertati e sono andati in Corte di cassazione (dal 2011 al 2015 abbiamo trovato con il Servizio studi della Camera 5 sentenze della Cassazione) fanno capire come lo sfruttamento non si risolva nella mera violazione delle regole relative all'avviamento al lavoro sanzionato ad altri parametri. Questo è chiaro: quello è un indizio, è un elemento di valutazione, come quando la Guardia di finanza entra in un'azienda per delle violazioni tributarie, trova i libri contabili non in ordine e quello è un indizio, ma non è il reato di frode.
  Si tratta di qualcosa di diverso che andrà corroborato da quello che la stessa giurisprudenza (noi non partiamo da zero) riferisce come sfruttamento, quindi una condotta abituale come il maltrattamento in famiglia, e soprattutto (il Ministro lo diceva e io lo colgo con particolare puntualità) lo stato di bisogno, qualcosa di diverso dalla necessità, che è stato definito dalla giurisprudenza ormai antica e purtroppo attuale nel reato di usura.
  Ho sentito dire più volte in questi giorni (vorrei chiarirlo perché i lavori preparatori danno anche la base per l'interpretazione futura) che chi lavora ha sicuramente bisogno, quindi tutti siamo in condizione di bisogno. Non è così. Lo stato di bisogno, per quello che integra una fattispecie penale, quindi non quello che deve essere il diritto del lavoratore, è giurisprudenza unanime che sia uno stato di necessità irreversibile, che annienta in modo quasi assoluto la libertà di scelta, tale da compromettere fortemente la libertà contrattuale del soggetto.
  Credo che gli uffici che hanno seguìto questa proposta insieme ai Ministri avranno tenuto conto di quello che già la giurisprudenza aveva fatto. L'ultima sentenza che abbiamo individuato è quella del 4 febbraio 2014, molto interessante e della quale vorrei che rimanesse traccia. Qualcuno ha detto che non c'è più l'elemento della violenza e della minaccia come elemento costitutivo del reato, perché è un'aggravante, ma già la giurisprudenza aveva superato questa concezione della necessità di violenza di minaccia.
  Aveva ritenuto, infatti, addirittura, concretarsi l'intimidazione già nell'illegittimo controllo del mercato del lavoro in una situazione in cui i lavoratori non sono in condizione di procurarsi altrimenti i mezzi di sussistenza materiale. Addirittura, in questa fattispecie – che annullava una sentenza del giudice per le indagini preliminari di Foggia – l'intimidazione era nella rinuncia dei lavoratori stranieri privi di adeguati mezzi di sussistenza a chiedere il pur irrisorio compenso pattuito con l'agente per il timore di non essere più chiamati a lavorare, quello che poco prima si diceva.
  Qui non c'è un allargamento delle maglie rispetto alla fattispecie attuale, ma una risistemazione della norma in maniera da farla funzionare, da non renderla sterile e, Pag. 14al tempo stesso, allargandola anche al datore di lavoro. È come se nella corruzione si punisse solo il pubblico funzionario e non si punisse il privato o viceversa.
  È lo stesso sistema che abbiamo fatto nella corruzione, Ministro, anche con la legge Severino. Io ho partecipato ai lavori sulla legge Severino dando lacrime e sangue nella scorsa legislatura – il collega Nicodemo lo sa – che ieri ha superato un ulteriore vaglio di costituzionalità su un ulteriore punto su cui ci eravamo battuti particolarmente, e che quindi fa reggere l'impianto nonostante gli annunci di incostituzionalità, che molte volte in Parlamento costituiscono anche strumento di critica politica. Poi c'è, però, il vaglio effettivo della costituzionalità.
  Ministro, sicuramente il testo sarà perfettibile, ma tutto lo è. Io vorrei dare atto di un lavoro molto meditato, importante. A titolo personale, anche avendo sentito gli interventi dei colleghi, credo che ci siano le condizioni per portarlo a casa in tempi brevi.

  PRESIDENTE. Prima di dare la parola al Ministro, faccio una brevissima osservazione.
  Mi associo alle parole della presidente Ferranti nell'apprezzamento di questo testo, nel riconoscere al Governo di aver compiuto un passo molto importante nella direzione, che tutti auspichiamo, di combattere questo fenomeno gravissimo, quello del caporalato.
  Mi colpisce il fatto che in questi giorni, per fortuna, nella Gran Bretagna conservatrice di Theresa May si cominci a parlare di capitalismo irresponsabile. Sento anche da destra, il che non è del tutto consueto, la critica alla globalizzazione. Io sono totalmente d'accordo con queste impostazioni culturali, che spero facciano piazza pulita di quello che abbiamo subìto da trent'anni a questa parte, una visione liberista e di mercato anche delle relazioni umane.
  Ciò detto, penso che qui mettiamo un piccolo tassello che va nella direzione di favorire il capitalismo sano, quello trasparente, quello che gioca sulla qualità. La rete lavoro agricolo è un'indicazione assolutamente incontrovertibile.
  Mi permetto di fare due osservazioni. La prima è di particolare apprezzamento delle parole del Ministro a proposito dell'articolo 10, per chiarire conclusivamente, a parte la nota tecnica che già esiste del Ministero, che questo testo non ha nessuna intenzione di ripristinare i cosiddetti contratti di riallineamento. Qui si tratta di una situazione pregressa che viene sanata. Per quanto riguarda la Sicilia, ho anche un apprezzamento per la disponibilità data dal Ministro Martina circa un'eventuale interpretazione in sede amministrativa.
  In secondo luogo – lo dico senza voler togliere niente alla Commissione giustizia, ma per competenza di argomento – relativamente ai voucher, ci siamo battuti a lungo sul tema della trasparenza dell'occasionalità. L'aver raccolto, da parte dei Ministri, in particolare del Ministro Martina, la comunicazione accorciata da sette a tre giorni successiva all'inizio dell'utilizzo del voucher – abbiamo compreso le caratteristiche anche meteorologiche della prestazione, che rendono meno tassativa l'apertura della comunicazione – e, soprattutto, aver chiarito definitivamente (l'ha fatto l'altro giorno il Ministro Poletti, l'ha fatto questa mattina il Ministro Martina) la questione del tetto dei voucher in agricoltura, mi pare un fatto molto importante.
  Dei voucher mi intendo, perché li ho introdotti io. Vedo qui onorevoli che mi avevano sollecitato in quella direzione, per quanto riguardava la vendemmia, all'epoca affidata a pensionati e a studenti. Conosciamo la caratteristica particolare dell'agricoltura, quindi ricondurre il tutto al tetto dei 2.000 euro è assolutamente necessario. Diversamente, correremmo il rischio di sostituire il normale lavoro agricolo nelle attività per le quali l'uso del voucher è previsto.
  Con questi chiarimenti, anch'io penso che siamo di fronte a una legge che, come tutte le leggi, può avere i suoi difetti, le sue controindicazioni. Ho apprezzato molto le parole della presidente Ferranti a chiarimento anche di eventuali preoccupazioni per quanto riguarda il cosiddetto fronte Pag. 15penale. Penso anch'io che si debba tener conto di una tempistica legata anche al ciclo del lavoro agricolo, in modo che prima arriviamo a fornire a tutte le forze che operano sul territorio una legge chiara e incontrovertibile che combatte contro il caporalato, e meglio è. Siamo di fronte a un buon lavoro. Svilupperemo la nostra discussione.
  Non mi resta che dare la parola al Ministro Martina, che ringrazio ancora.

  MAURIZIO MARTINA, Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. Anch'io voglio ringraziarvi di cuore per quest'occasione, per i diversi elementi, a mio giudizio rilevanti, che sono stati rappresentati negli interventi. Devo dire che anche per me è stato molto utile l'approfondimento della presidente Ferranti su alcuni punti della proposta, che vanno esattamente intesi per come sono stati rappresentati dalla presidente.
  Io ci tengo molto, perché, come potete immaginare, nel mio giudizio di Ministro delle politiche agricole, il tema del rapporto tra quest'impianto di innovazione, anche penale, e le tante esperienze e situazioni del settore, va interpretato fino in fondo, con la consapevolezza che gli elementi di novità che introduciamo in questo disegno di legge hanno, a mio avviso, il dono di chiarire e perfezionare la strumentazione, a fronte del fatto che fino a qui quel famoso articolo 603-bis si è rivelato insufficiente nel combattere questo fenomeno. Da lì siamo partiti. Sembra semplice.
  Inoltre, vorrei rilevare il fatto che la vera novità di aver immaginato un'interpretazione più estesa del reato, chiarendone la portata, slegandolo dalla violenza e, appunto, codificando meglio la situazione, aiuterà, ma di per se stessa non conclude la necessaria attività che la magistratura dovrà esercitare nel momento in cui si troverà di fronte casi concreti.
  Vorrei anche ribadire il concetto che è stato richiamato: un conto è fare uno sforzo, come abbiamo fatto, di chiarificazione degli indici, un conto è innanzitutto fare riferimento all'articolo 603-bis e ai due punti fondamentali di novità del reato, cioè i numeri 1) e 2) del primo comma del nuovo articolo 603-bis. Non confondiamo le cose. Per dirla in maniera brutale, se mi permettete, a volte si sente in queste ore anche un'argomentazione un po’ semplificatoria, del tipo che si rischia che un'impresa con un lavoratore senza le scarpe infortunistiche rischia addirittura il reato di caporalato: no.
  Quello è un indice. Il magistrato valuterà nel complesso della contestazione del reato di cui sopra, articolo 603-bis, primo comma, numeri 1) e 2), se ci sono anche quegli elementi, ma non si rovescia la situazione. Se non si capisce questo, credo che prendiamo una strada sbagliata. In ogni caso, è stato giusto, e anzi sarà giusto anche nelle prossime ore, evidenziare, spiegare, fare riferimento al testo per come è e per le novità importanti che introduce soprattutto da questo punto di vista.
  Credo che l'audizione sia stata preziosa per tutti, perché contribuisce a far avanzare ulteriormente il lavoro preparatorio, il lavoro di approfondimento della proposta, con ulteriori elementi utili.
  Dico anche, cercando di rispondere ad alcune sollecitazioni, che per la rete del lavoro agricolo di qualità allo stato attuale siamo a 2.300 adesioni, non a 700. C'è stata una crescita, per fortuna. Sono sincero: è una scommessa. Non credo che si possa giudicare la rete del lavoro agricolo già fallita, come fa qualcuno. Non condivido. Anzitutto, bisognerebbe che questo strumento venisse utilizzato e vissuto almeno la metà di quanto stiamo cercando di viverlo noi, anche da altri soggetti, magari quelli che hanno in capo anche il coordinamento di quest'attività. Altro è come queste cose vengono fatte vivere nel concreto.
  Noi stiamo cercando di sfruttare fino in fondo anche questa leva, con la consapevolezza che implementare uno strumento di questo tipo è una sfida. Non c'è alcun dubbio che siamo ancora in una fase embrionale, in cui il tema di come la si rafforza, semplifica, struttura, se ne dà cadenze territoriali, è per tutti, non solo per il Ministero delle politiche agricole. Poi il Ministero delle politiche agricole ci mette il suo. Pag. 16
  Devo dire, francamente, che ci abbiamo messo e ci metteremo tutto quello che possiamo. Ci crediamo. Il fatto che siano in crescita le adesioni per me è un buon segno. Per il fatto che queste adesioni possono crescere ulteriormente, io dico grazie a questa legge. Può essere, secondo me, una scommessa da fare insieme. Le innovazioni strumentali che vi introduciamo per rafforzare la progettualità della rete, secondo me, possono aprire interessanti sviluppi, che probabilmente ci faranno davvero superare anche un po’ di difficoltà macchinose che abbiamo conosciuto fin qui.
  Io non considero fallito questo strumento. Prima di dichiararne il fallimento, vorrei provare a fare in modo che tutti giocassero seriamente quest'occasione. Siccome so che nei territori ci sono anche attenzioni importanti, che se appena apriamo lo spazio a questi strumenti meno orizzontali e più verticali, più di approfondimento, e che questi territori sono pronti a fare la propria parte, io vorrei provare anche a giocare quest'elemento.
  Concludo con un'ultima battuta. Devo essere estremamente sincero, credo che la variabile tempo sia fondamentale. L'hanno detto in tanti interventi. Di certo, lungi da me rappresentare una legge perfetta. Non si tratta di discutere questo, per l'amor di Dio. È sempre perfettibile, ha dei limiti, è tutto vero, ma è di gran lunga un passo in avanti rispetto a quello che abbiamo ereditato e introduce dei forti segnali di novità, utilissimi per contrastare il fenomeno.
  La variabile tempo non è una variabile secondaria, secondo me. Parlo delle istituzioni, Governo e Parlamento insieme, e della loro capacità di reagire in tempi congrui a una piaga, a un fenomeno che va combattuto in maniera più radicale di quanto non sia accaduto fin qui.
  Mi piacerebbe pensare, se mi permettete, al fatto che, come diceva Miccoli, davvero si possa immaginare che con l'avvicinarsi di nuove stagioni di raccolta a breve si doti il Paese di una nuova legge che corrisponda a questo bisogno e a questa necessità. Su questo vi do la mia totale disponibilità, che è quella del Governo intero, del Ministro Orlando, del Ministro Poletti, a lavorare con voi per fare in modo che quest'obiettivo si raggiunga insieme, ancora una volta. Qui c'è la reazione delle istituzioni congiuntamente, la possibilità di fare un passo concreto.
  Permettetemi un ultimo accenno. Abbiamo avuto un dibattito al Senato, per me molto utile e interessante, che ha dato anche il segno di una capacità di vivere questo provvedimento in termini molto aperti. Parlo dell'attività che abbiamo sviluppato tanto in Commissione quanto in Aula, al Senato, e che credo si possa con ancora più forza recuperare alla Camera. Le condizioni per fare tutti un buon lavoro le abbiamo. Quando volete, come volete, il Governo c'è ed è pronto a fare fino in fondo la propria parte, a partire dalle prossime ore.

  PRESIDENTE. Ringraziamo il Ministro Martina.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.50.