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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XVII Legislatura

II Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 10 di Mercoledì 20 luglio 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Ferranti Donatella , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'ATTUAZIONE DELLA LEGISLAZIONE IN MATERIA DI ADOZIONI ED AFFIDO

Audizione di Maria Elena Boschi, Ministro per i rapporti con il Parlamento con delega in materia di adozioni internazionali e pari opportunità.
Ferranti Donatella , Presidente ... 2 ,
Boschi Maria Elena (PD) , Ministro per i rapporti con il Parlamento con delega in materia di adozioni internazionali e pari opportunità ... 2 ,
Ferranti Donatella , Presidente ... 6 ,
Nicchi Marisa (SI-SEL)  ... 6 ,
Scagliusi Emanuele (M5S)  ... 7 ,
Ferranti Donatella , Presidente ... 8 ,
Iori Vanna (PD)  ... 8 ,
Palmieri Antonio (FI-PdL)  ... 9 ,
Nicchi Marisa (SI-SEL)  ... 9 ,
Palmieri Antonio (FI-PdL)  ... 9 ,
Rossomando Anna (PD)  ... 10 ,
Campana Micaela (PD)  ... 10 ,
Santerini Milena (DeS-CD)  ... 11 ,
Ferranti Donatella , Presidente ... 11 ,
Boschi Maria Elena (PD) , Ministro per i rapporti con il Parlamento con delega in materia di adozioni internazionali e pari opportunità ... 12 ,
Bonafede Alfonso (M5S)  ... 14 ,
Ferranti Donatella , Presidente ... 14 ,
Piepoli Gaetano (DeS-CD)  ... 15 ,
Ferranti Donatella , Presidente ... 16 ,
Piepoli Gaetano (DeS-CD)  ... 16 ,
Zampa Sandra (PD)  ... 16 ,
Ferranti Donatella , Presidente ... 16

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà: SI-SEL;
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo italiani all'Estero: Misto-ALA-MAIE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera-Possibile: Misto-AL-P;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-USEI-IDEA (Unione Sudamericana Emigrati Italiani): Misto-USEI-IDEA;
Misto-FARE! - Pri: Misto-FARE! - Pri;
Misto-Movimento PPA-Moderati: Misto-M.PPA-Mod.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
DONATELLA FERRANTI

  La seduta comincia alle 13.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di Maria Elena Boschi, Ministro per i rapporti con il Parlamento con delega in materia di adozioni internazionali e pari opportunità.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'attuazione della legislazione in materia di adozioni ed affido, di Maria Elena Boschi, Ministro per i rapporti con il Parlamento con delega in materia di adozioni internazionali e pari opportunità.
  Ringrazio la Ministra della disponibilità e le do la parola.

  MARIA ELENA BOSCHI, Ministro per i rapporti con il Parlamento con delega in materia di adozioni internazionali e pari opportunità. Ringrazio la Commissione e la presidente per aver creato l'opportunità e aver offerto un'occasione di confronto in tema di adozioni internazionali anche alla luce, come ricordava la presidente, di questo nuovo incarico di presidente della Commissione per le adozioni internazionali (CAI), molto recente. Il 21 giugno scorso, infatti, ho ricevuto la formalizzazione di questa nuova responsabilità.
  Mi fa piacere cercare di dare un contributo all'indagine conoscitiva che state svolgendo su un tema così importante di attualità e, credo, sentito veramente come prioritario da tanti di noi in modo del tutto trasversale, e, quindi, sicuramente con l'attenzione doverosa che è necessaria quando partiamo dai minori e dalla loro tutela come elemento imprescindibile, fondamentale, che poniamo al centro delle nostre riflessioni, anche laddove poi sia necessario adottare delle iniziative legislative o valutare l'opportunità di interventi di vario tipo.
  Per quanto riguarda le adozioni internazionali, sicuramente il nostro Paese in questi ultimi anni si è distinto anche a livello internazionale per dei dati molto positivi. Noi sappiamo che negli ultimi sedici anni, sostanzialmente da quando è operativa la legge n. 476 del 1998, con la quale abbiamo poi dato attuazione alla Convenzione dell'Aja, circa 46.000 minori sono diventati cittadini italiani, nostri concittadini, e sono stati accolti da famiglie di nostri connazionali nel nostro Paese. Stanno crescendo insieme a noi, fanno parte della nostra società, del nostro Paese a tutti gli effetti. Oltre 90.000 uomini e donne italiani hanno avuto, quindi, la fortuna e la possibilità di vivere quest'esperienza delle adozioni internazionali.
  Purtroppo, sappiamo anche che negli ultimi anni c'è una riduzione del numero delle adozioni internazionali. È una riduzione che non riguarda soltanto il nostro Paese, ma è un trend piuttosto costante a livello internazionale. Credo che anche il Ministro della giustizia, proprio qui in sede di audizione, vi abbia fornito dei dati molto puntuali, che quindi non ripeterò, perché risultano ai lavori di questa Commissione, sulla flessione che c'è stata sulle adozioni internazionali. Pag. 3
  Solo per ricordare a titolo esemplificativo, gli Stati Uniti, che restano tuttora il primo Paese a livello internazionale per le adozioni, hanno visto negli ultimi dieci anni, tra il 2005 e il 2015, una riduzione di circa il 70 per cento delle adozioni internazionali, passando da oltre 22.000 adozioni a circa 6.400.
  Ovviamente, sono varie le ragioni che hanno portato a questa riduzione. Da un lato, è diminuito il numero delle famiglie che richiedono di poter adottare dei bambini. Questa riduzione del numero delle famiglie disponibili e che fanno richiesta di adozione sicuramente si è verificata anche nel nostro Paese, dove siamo passati da 8.274 persone che hanno richiesto di poter adottare dei bambini con adozioni internazionali nel 2004, fino alle 3.857 del 2014, quindi con una riduzione progressiva che parte da lontano, costante negli ultimi dieci anni e che non riguarda solo il nostro Paese.
  Come sapete, le ragioni sono varie. Sono, ad esempio, ragioni di carattere economico. Ovviamente, in una condizione di crisi economica generalizzata e diffusa, le famiglie sono preoccupate dei costi che comporta la procedura di adozione, ma anche, ovviamente, valutano in modo diverso la scelta di accrescere la propria famiglia.
  Sappiamo che ci sono, grazie ai progressi della scienza, anche opportunità diverse per diventare genitori, che quindi ampliano la possibilità di valutazione delle coppie rispetto alla propria esperienza. Sappiamo anche, però, che c'è una riduzione di minori che sono adottabili a livello internazionale, perché molti Paesi hanno visto ridurre, in modo anche abbastanza cospicuo, in modo particolare la Federazione russa e la Cina, ma potremmo fare tanti altri esempi, il numero di minori che possono essere adottati.
  Questo dipende da tante ragioni, ma lo possiamo leggere anche in chiave positiva come la possibilità di quei Paesi di far fronte alle esigenze di crescita, educazione e assistenza dei minori a livello nazionale o attraverso adozioni nazionali o attraverso altre strutture, che possono comunque accogliere i minori. Questo ha ridotto anche la possibilità di adozioni che vanno a buon fine.
  Del resto, riteniamo, credo anche in pieno rispetto e osservanza della Convenzione dell'Aja, che l'adozione abbia carattere di sussidiarietà: laddove sia possibile assistere e far fronte alla crescita del minore attraverso la possibilità di una maggiore continuità con la famiglia di origine, con il Paese di origine, questo va sostenuto.
  Per quanto riguarda le procedure di adozione, sappiamo che il nostro Paese ha una disciplina e anche delle pratiche relative all'adozione internazionale, spesso anche considerate un punto di riferimento per altri Paesi. Sono adozioni che hanno una percentuale di esito positivo molto elevato. Voi sapete che c'è una certa difficoltà ad avere un dato statistico puntuale sul numero di adozioni che presentano delle criticità nella fase in cui si viene a costituire la nuova famiglia, quindi dopo che è stata perfezionata l'adozione.
  Tuttavia, se verifichiamo i dati di minori che sono a un nuovo affidamento, o nuovamente in un centro di assistenza, o a una nuova esperienza di adozione perché hanno alle spalle una precedente esperienza negativa, i dati, che risalgono a due anni fa, ci dicono che meno del 4 per cento dei minori in questa situazione hanno avuto alle spalle un'esperienza di adozione non andata a buon fine. È un dato tutto sommato non troppo elevato, pur nella gravità anche del singolo caso in sé in cui purtroppo l'adozione non ha un esito felice. Sappiamo quanto questo incida sia sulla famiglia, che non porta avanti il percorso dell'adozione, sia soprattutto sul minore, che vive una sorta di secondo abbandono.
  Abbiamo, però, delle procedure che purtroppo comportano dei tempi ancora abbastanza lunghi. Questa è una criticità che viene riscontrata da molti. I tempi sono molto lunghi anche nella fase iniziale, che precede la dichiarazione di adottabilità da parte dei tribunali e che riguarda proprio la fase in cui i servizi socio-sanitari devono effettuare le valutazioni e le verifiche.
  Noi sappiamo bene anche che è una situazione molto eterogenea sul territorio. Ci sono regioni particolarmente virtuose, Pag. 4che hanno un'organizzazione molto efficace, una presenza molto radicata sul territorio, e quindi riescono ad avere tempi più rapidi, altre in cui l'attesa è prolungata. Purtroppo, dobbiamo ammettere che non rispettiamo la tempistica prevista dalla legge, siamo oltre i sei mesi e mezzo previsti. Sicuramente, su questo dobbiamo cercare di intervenire per essere più rispettosi dei tempi già oggi previsti.
  A questo fine, vorrei, nel pieno rispetto della disciplina della Commissione per le adozioni internazionali, che si favorissero i tavoli di confronto già previsti con le regioni, che in molti casi però poi non sono stati attivati, che dovrebbero avere proprio lo scopo di condividere le buone pratiche che alcune regioni hanno e individuare, se riusciremo in questo lavoro, anche delle linee guida più uniformi, e che quindi possano garantire su tutto il territorio italiano delle pratiche simili per non creare disparità tra i nostri cittadini a seconda della regione in cui vivono. Bisognerebbe cercare anche di trovare delle modalità più efficaci per queste valutazioni iniziali.
  Sappiamo tutti, infatti, che l'attesa delle coppie che desiderano diventare genitori è bella, ma spesso è frustrante attendere i tempi necessari per essere, tra l'altro, sottoposti a dovute valutazioni, ma che comportano anche uno stress psicologico per la coppia che decide di intraprendere quel percorso.
  Abbiamo anche la necessità non soltanto di garantire la fase precedente all'adozione, quindi cercare di individuare delle modalità per accelerare i tempi precedenti all'adozione, ma io credo soprattutto di rafforzare e lavorare molto sul post-adozione. Il percorso di una famiglia non si interrompe nel momento in cui si perfeziona, si conclude positivamente l'adozione. Inizia una nuova strada, un nuovo cammino, che soprattutto negli ultimi tempi abbiamo visto essere anche più complicato. Molto spesso i bambini adottabili perché in stato di abbandono fin dalla nascita sono diminuiti, mentre aumentano i bambini adottabili, e quindi le adozioni, che riguardano minori con bisogni particolari, quindi anche di una particolare assistenza medica, o di assistenza psicologica o socio-educativa nel loro percorso di crescita.
  Sarebbe, a mio avviso, opportuno immaginare sempre, lavorando congiuntamente con le regioni e con gli enti locali, nel rispetto del loro ruolo, una fase in cui cerchiamo di sostenere maggiormente le famiglie nella fase successiva all'adozione, anche a fronte proprio di questi nuovi casi un po’ più frequenti di bisogni particolari dei minori.
  Abbiamo cercato, credo, in questi due anni, anche in altre iniziative legislative che non riguardano specificamente il settore delle adozioni internazionali, di tenere sempre presente che essere genitori vuol dire essere genitori anche adottivi. Nei vari interventi che, per esempio, sono stati intrapresi e che oggi sono in vigore in materia di conciliazione dei tempi famiglia-lavoro, di estensione della maternità, di congedi parentali, che molti di voi qui presenti in Commissione conoscono per averci lavorato direttamente, sempre è stato salvaguardato il principio di parità rispetto ai figli adottivi, con gli stessi tipi di diritti per genitori che vivono l'esperienza dell'adozione.
  Lo stesso discorso è valso quando sono state previste delle misure di agevolazione fiscale, per esempio, sulle nascite. Credo che sia stato un elemento particolarmente positivo anche prevedere per la prima volta, nell'ambito della Buona scuola, che ci fossero delle linee guida per l'inserimento scolastico dei bambini di famiglie adottive. È ovvio che seguire il percorso dell'adozione nel suo complesso significa avere una visione d'insieme di tutto l'inserimento e la crescita del minore adottato, e non riferirsi semplicemente alle procedure in senso stretto che portano all'adozione sicuramente.
  Sicuramente è necessario incentivare il follow up. Vorremmo avere già una disponibilità di massima, un'interlocuzione con il Garante per l'infanzia, per favorire la fase in cui seguiamo le adozioni e verifichiamo quelle che vanno a buon fine e le criticità che ci sono.
  Anticipo che la Commissione intende anche ripristinare un accesso diretto, quindi un numero a disposizione delle famiglie per poter avere un'interlocuzione costante Pag. 5sia nella fase precedente all'adozione sia nella fase successiva, quindi poter avere anche un confronto, un'assistenza non solo di carattere legale o giuridico, ma, eventualmente, per poter indirizzare a soggetti che possono seguire e aiutare nel percorso dell'adozione per gli elementi anche più di carattere complessivo e psicologico.
  Noi riteniamo che sia molto importante che, anche nell'affrontare le eventuali scelte di carattere legislativo – se il Parlamento deciderà di affrontarle – si tenga presente l'importanza a tutti nota dell'equilibrio tra accelerare le procedure ma garantire comunque quella tutela dei minori che attualmente le nostre leggi garantiscono attraverso percorsi particolarmente attenti, approfonditi, con valutazione preliminare, magari a volte un po’ più faticose per le famiglie che vi si debbono sottoporre, ma che vanno nell'interesse del minore, proprio perché non ci siano esiti negativi successivamente.
  Bisogna cercare di mantenere alto il livello di attenzione e, al tempo stesso, di salvaguardare sempre il rispetto della legalità e della trasparenza anche nel rapporto con gli enti chiamati a svolgere questo ruolo di intermediazione.
  Attualmente, abbiamo 62 enti privati accreditati e un solo ente pubblico. Abbiamo l'intenzione di convocare nuovamente la Commissione per le adozioni internazionali, che negli ultimi due anni non è stata convocata dalla precedente presidenza. La mia prima iniziativa, una volta diventata presidente, è stata quella di chiedere che venissero individuati i sostituti dei membri della Commissione, che nel corso del tempo sono decaduti o si sono dimessi per varie ragioni, per poter reintegrare il plenum della Commissione.
  Una volta terminata questa fase di reintegrazione, mi auguro, già a settembre, di essere in condizione di convocare la Commissione per avere un confronto anche con loro. Cercare di lavorare sempre salvaguardando il rispetto della trasparenza e della legalità nella gestione delle risorse disponibili, eventualmente affrontando, laddove necessario, su singoli casi iniziative che non competono alla Commissione delle adozioni internazionali, ma agli organi giudiziari, ma chiaramente senza fare sconti rispetto a eventuali responsabilità, pure salvaguardando in generale il buon nome che sia gli enti sia il nostro Paese in questi anni hanno acquisito anche a livello internazionale per la propria correttezza, per la capacità di gestire in modo positivo i rapporti con i Paesi in cui c'è la disponibilità ad adottare dei bambini. Si tratta, quindi, anche di ripristinare un rapporto di maggior confronto, collaborazione e periodicità anche con gli enti che devono lavorare.
  Credo che d'accordo con gli enti, e quindi in un'interlocuzione con loro, che deve essere ripresa con regolarità, si possa anche valutare, come già previsto dalla normativa che disciplina la Commissione per le adozioni internazionali, anche la possibilità di valutare forme di coordinamenti e di aggregazione tra gli enti, molto numerosi nel nostro Paese, e più sono gli enti e più è complicata la gestione del rapporto con gli altri Paesi.
  Già oggi è previsto che si debba cercare di incentivare anche forme di maggior collaborazione, coesione e meno frazionamento tra i vari enti che operano, ma riconoscendo il lavoro importante che è stato fatto in molte realtà, anche da un punto di vista della cooperazione internazionale.
  Sappiamo, infatti, che molto spesso l'adozione si accompagna anche a iniziative che dovrebbero favorire i minori che non vengono adottati, che rimangono nei Paesi di origine, con progetti mirati per loro, per l'assistenza, l'educazione e la crescita.
  Credo che sia importante sottolineare come, nel prendere eventuali iniziative, si debba cercare di valutare nel suo insieme il funzionamento della legge sulle adozioni internazionali e il funzionamento da un punto di vista normativo e legislativo della Commissione anche prescindendo da disfunzioni, o comunque carenze organizzative, che obiettivamente nell'ultimo periodo ci sono state e hanno comportato anche delle difficoltà operative e di confronto, che chiaramente tutti vogliamo superare positivamente.
  Bisogna cercare, però, nell'affrontare scelte legislative, di non farsi influenzare da questioni organizzative, che possono essere eventualmente risolte in maniera diversa Pag. 6 e non necessariamente con interventi di altro tipo.
  Ci sarà modo di confrontarci su altri punti che sicuramente non ho toccato. In ogni caso, credo che, pur nella necessità di individuare dei punti di miglioramento sia nella fase precedente l'adozione, per i tempi che la precedono, sia in un maggior impegno nella fase post-adozione, ripristinando un rapporto di maggior collaborazione con gli enti e con le associazioni che rappresentano le famiglie, cercando di continuare nel lavoro svolto di relazioni internazionali con i Paesi stranieri, con i quali il nostro ha rapporti consolidati in tema di adozioni internazionali, si debba cercare di salvaguardare il lavoro che in tanti anni il nostro Paese ha saputo svolgere attraverso le istituzioni pubbliche e gli enti che hanno operato in questi anni.
  Davvero abbiamo rappresentato spesso un punto di riferimento molto affidabile, molto credibile, per i Paesi che dovevano decidere se riconoscere le adozioni a favore dell'Italia e le esperienze positive per le adozioni internazionali concluse nel nostro Paese. Soprattutto, penso al numero elevato, anche confrontandosi con i dati degli altri Paesi, di adozioni internazionali che secondo me sono un elemento, non soltanto di generosità delle famiglie che decidono di intraprendere questo percorso, ma di maggior ricchezza per il nostro Paese.
  Credo davvero che i nuovi cittadini italiani siano una risorsa importante anche per noi. Sono intelligenze, sono capacità, sono prospettive future importanti per il nostro Paese e che credo ci abbiano arricchito in questi anni.

  PRESIDENTE. Ringraziamo molto la Ministra, anche perché è una relazione che delinea una situazione, una fotografia dell'attuale, ma offre anche delle prospettive d'impegno anche da parte del Governo.
  Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.

  MARISA NICCHI. Vorrei ringraziare la Ministra, anche per il quadro del lavoro che ci ha presentato.
  Tutti noi siamo qui perché capiamo che quella dell'adozione internazionale è una questione di grandissima rilevanza, direi etica, molto complessa, che, però, mostra anche esperienze felici. Io, che non amo il calcio, ci tengo a ricordare quella bellissima immagine – non so se la conoscete – di Balotelli, che, in un momento di gioia di un grande gol, attraversa il campo di calcio e abbraccia la sua madre adottiva. Credo che sia un'immagine fantastica di quanto questo abbia un significato positivo, ma che noi sappiamo anche legato a una grande complessità.
  L'altro è un tema generale, e concludo qui poi sulle considerazioni generali, che non riguarda queste esperienze – vi accennava la Ministra alla fine – non riguarda solo il valore di una genitorialità e dei bambini che crescono con amore, quindi casi particolari, ma anche il mutamento che avviene tra noi. I nostri figli, i nostri bambini e bambine crescono oramai, in modo molto diffuso, accanto a esperienze di bambini adottati. Questo è un arricchimento delle relazioni anche di chi è a contatto con queste storie diverse. Siamo sicuramente in un tema che è un grandissimo valore per i bambini e le bambine che devono essere curati per il significato di arricchimento civile o culturale che ha.
  Proprio per questo, è bene mettere a fuoco i problemi. Lei ha delineato un quadro generale, io vorrei puntualizzare quattro punti per capire se il Governo – anche il Parlamento poi verrà investito di questo – intenda affrontarli come punti critici.
  Il primo è molto banale. Le adozioni internazionali costano tantissimo. Molte famiglie non si possono permettere di pagare un'adozione internazionale. Non se la possono permettere in termini economici, organizzativi, perché richiede tempo, l'allontanamento dal lavoro. Questo è un grandissimo problema. Io non so se sia una spiegazione semplicistica legare a questo la caduta, che è un problema, ma questo incide moltissimo.
  Siccome questo è un tema di grandissima rilevanza, su questo punto vorrei capire cosa il Governo intenda intervenire. Finora, vediamo azioni molto controverse. La situazione è critica, ma il primo punto Pag. 7è incentivare e sostenere economicamente. Non si può permettere questa possibilità etica solo a chi se lo può permettere. Ci sono famiglie e genitori all'altezza anche tra chi non ha i mezzi economici e di conoscenza per intraprendere felicemente questo percorso.
  Il secondo punto è il tema delle procedure. Bisogna snellirle, naturalmente ben distinguendo tra quelle che servono a tutelare i bambini. L'ha detto bene, e quindi non lo riprendo, ma ci sono molte procedure assolutamente inutili. Noi abbiamo fatto una proposta di legge che interviene sul tema della documentazione, sull'equipollenza della documentazione, che molto spesso è un atto burocratico che fa impazzire molte famiglie e fa perdere tanto tempo. Un'attenta analisi può permettere di distinguere ciò che serve a tutela e ciò che, invece, è una semplice angheria.
  Il terzo tema, molto complesso, dedicato, è quello della trasparenza sull'azione degli enti. Io vorrei che prima o poi, magari oggi sarebbe meglio, si dicessero delle parole chiare su tutta la vicenda apparsa anche sui giornali relativa alla questione del Congo, delle famiglie e dell'azione molto discussa di un'associazione.
  Quella dei bambini del Congo è una vicenda complessa felicemente risolta. Purtroppo, è stata una lunga agonia, ma meno male è risolta. Ora che quella situazione è risolta, che tutte le famiglie hanno potuto prendere i propri bambini, forse anche per la credibilità di cui lei parlava serve che ci siano parole chiave su quel tema che è venuto fuori sulla non adottabilità, sulla leggerezza con cui si sono considerati adottabili bambini di un villaggio del Congo che non lo erano. Credo che su questo bisognerebbe fare chiarezza. Noi abbiamo fatto anche un'interrogazione.
  L'ultimo tema, che pure ha posto, che va affrontato bene è quello del sostegno del post-adozione. Quello è sicuramente, se parliamo con le famiglie che hanno avuto quest'esperienza, un tema necessario.

  EMANUELE SCAGLIUSI. Ringrazio anch'io la Ministra per la relazione sullo stato delle adozioni internazionali. Ultimamente, erano poche le informazioni su quello che stava accadendo.
  Per quanto riguarda il funzionamento delle adozioni internazionali, e quindi della CAI, in quest'audizione a noi interessa conoscere le possibili modifiche legislative da portare alla Commissione stessa.
  Ci interessa anche capire perché per i due anni e mezzo che sono passati la CAI non si è riunita: per problemi legislativi o erano proprio problemi relativi all'organizzazione, quindi alla competenza? Se sì, perché il Governo non ha fatto niente, visto che il Ministro ha questa competenza dal 21 giugno, come ha ricordato, però La CAI è comunque sotto la Presidenza del Consiglio, quindi sotto la responsabilità diretta del Governo? Il tema è delicato. Ci sono famiglie che per anni hanno atteso per l'adozione, per avere delle semplici risposte dalla CAI.
  La Ministra parlava anche di voler migliorare, e quindi della comunicazione della CAI con i genitori. È una cosa positiva, che però va fatta il prima possibile. Attualmente, la situazione del Congo si è risolta, ma ci sono altre situazioni ancora in stallo, genitori che faticano a trovare risposte. Anche alle interrogazioni parlamentari sono poche le risposte che sono state date sul tema delle adozioni.
  L'ex presidente della CAI, la dottoressa Della Monica, parlava di conflitti d'interesse all'interno della CAI: sono veri questi conflitti d'interesse? Se sì, perché non sono stati risolti prima? Lei ha detto che vuole riunire la CAI a settembre proprio per sistemare questa situazione: perché non si è fatto prima, nonostante le molte interrogazioni che si sono depositate sul tema o la questione che ha sollevato la stampa?
  Naturalmente, si potrebbero fare delle modifiche legislative, anche per dare dei tempi certi e dei costi certi alle famiglie. Alcune delle nostre iniziative sono in una proposta di legge che abbiamo depositato da poco. Speriamo che vengano prese in considerazione nell'eventuale modifica della legislazione, anche magari come prassi da subito nella gestione della CAI, che potrebbe prendere questi suggerimenti, queste proposte che noi del Movimento 5 Stelle Pag. 8abbiamo avanzato per migliorare un po’ il funzionamento della CAI.
  Ultimamente, come ricordava anche la collega, c'è stata una polemica giornalistica sull'operato di alcuni enti. Gli enti, come recita la legge attuale, la n. 184 del 1983, sono autorizzati sotto la vigilanza della CAI. In questi casi di cronaca, cos'ha fatto la CAI? Ha vigilato sull'operato di questi enti che gestivano le adozioni dal Congo?
  Per quanto riguarda la situazione delle adozioni sospese, è in corso una sospensione per quanto riguarda l'Etiopia e non si hanno notizie. Non so se il Ministro ci può dare qualche aggiornamento.
  Questo è un po’ il quadro della situazione. Naturalmente, urge dare anche il sostegno post-adozione. Il Ministro ha riferito di un impegno da questo punto di vista, ma non mi risultano atti governativi o legislativi per quanto riguarda quest'aspetto: ci può chiarire la situazione?

  PRESIDENTE. La ringrazio anche per aver ripreso dei temi che già sono stati oggetto di precedenti interventi in quest'indagine.

  VANNA IORI. Vorrei, innanzitutto, ringraziare la Ministra per questo quadro sintetico ma esaustivo, che ha toccato, davvero, tutte le criticità che ha incontrato chi si occupa del tema delle adozioni, in questi ultimi due anni in particolare. Anche per ragioni di tempo, mi concentrerei su due aspetti.
  Il primo è quello della riduzione del numero di famiglie che richiedono di diventare famiglie adottive, e quindi il tema della genitorialità, delle molte genitorialità oggi. Dico questo anche in relazione al fatto che, in quanto relatrice del parere sul piano nazionale infanzia nella Commissione bicamerale infanzia, ho riscontrato dall'osservatorio che il tema ricorrente era quello della genitorialità, che oggi si presenta con il carattere di criticità diffusa.
  A maggior ragione, quindi, quando la genitorialità riguarda bambini provenienti da altre culture e da altri Paesi, ha bisogno di questo sostegno, per cui mi fa molto piacere che sia stato fatto riferimento al sostegno post-adottivo. Caldeggerei, anche, la preparazione preadottiva, che in teoria potrebbe anche portare a far capire ai genitori di non essere pronti o in grado di svolgere questo sempre più difficile compito genitoriale.
  Il sostegno serve soprattutto quando si tratta di bambini con bisogni particolari. Credo che su questo si debba assolutamente lavorare. Ovviamente, lo snellimento delle procedure e delle pratiche è un aspetto altrettanto importante, ma a mio parere secondario rispetto all'affiancamento psicopedagogico nella preparazione ai genitori.
  Il secondo tema che vorrei sottolineare è la conseguenza di questo. Il fallimento adottivo comporta delle difficoltà anche psicologiche che permangono anche in età adulta e sono, purtroppo, indelebili. E quelle dei minori fuori dalla famiglia per effetto di un fallimento adottivo sono difficoltà che paghiamo tutti, che paga l'intera società. Per questo, l'affiancamento è molto importante.
  Poi c'è il livello degli enti. Mi fa piacere sentir dire dalla Ministra che ha intenzione di convocarli, finalmente – aspettano da tanto tempo – a settembre. Vorrei segnalare che 62 enti sono un numero enorme rispetto agli altri Paesi europei. Chiedo se ci sia intenzione di ridurre questo numero. Mi pare che l'affidabilità sia legata anche alla presenza in più contesti territoriali nel nostro Paese. Un ente presente solo in una micro-realtà territoriale non può permettersi di avere personale adeguato, orari adeguati di ricevimento e d'incontro con gli aspiranti genitori. Chiedo, quindi, se esista quest'intenzione.
  Ancora, l'onorevole Nicchi parlava dei costi elevati. In realtà, a mio parere e per la mia esperienza, il problema è una grande disparità nei costi. Ci sono enti veramente per niente costosi ed enti che chiedono cifre esorbitanti.
  I punti, dunque, sono: ridurre il numero; razionalizzare il funzionamento degli enti; cercare di capire come sono distribuite queste cifre rispetto ai costi che effettivamente gli enti devono sostenere, tutto al fine di accrescere quell'affidabilità e quella credibilità che può rilanciare il nostro Paese ai livelli precedenti, o comunque far Pag. 9riprendere il trend positivo rispetto alla diminuzione che abbiamo registrato in questi ultimi tempi.

  ANTONIO PALMIERI. Mi unisco ai ringraziamenti. La Ministra sa che c'è grande speranza nei suoi riguardi. Sostanzialmente, lei chiede di essere «rimandata a settembre», e noi la rimandiamo a settembre senza un voto negativo in pagella, ma comprendendo il fatto che mettere mano dopo due anni e oltre di incuria, da dato politico, è un'impresa che richiede tempo.
  Sui titoli dei temi siamo tutti d'accordo. È lo svolgimento il punto critico. Rimettere mano al funzionamento della CAI è quello che va fatto. L'hanno già detto i colleghi, è inutile dilungarsi su questo. Aggiungo solo tre piccole considerazioni.
  La prima è questa. Terrei conto anche, per il post-adozione, delle associazioni dei genitori, non solo degli enti, di chi è deputato dal punto di vista istituzionale, regioni e così via. Loro sono un esempio di sussidiarietà vissuta, di autorganizzazione e di competenze disinteressate. Intervenendo a valle, non hanno tutto quello che compete a monte.
  Sul numero degli enti e la questione se funzionino bene, le polemiche hanno coinvolto peraltro un grandissimo ente, forse il più grande, per cui a mio avviso non è tanto una questione di dimensione, quanto di capacità di funzionamento e di vigilanza del rispetto delle norme.
  Quanto al tema della conciliazione, secondo me per i genitori adottivi serve maggiore attenzione. L'equiparazione è sacrosanta, c'è sempre stata con tutti i Governi: in realtà, qui serve «un di più». È diverso l'impatto che ha l'arrivo di un bambino già nato in una famiglia, e quindi l'attenzione dovuta a lui o a lei, rispetto al fatto che nasca un bambino in famiglia.

  MARISA NICCHI. È nato, naturalmente, anche il bambino adottivo.

  ANTONIO PALMIERI. Detto a me, fa un po’ ridere. Condivido. La Ministra sa a che cosa io mi riferisca. Chiarisco solo perché non vorrei essere mal considerato dalla collega Nicchi, di cui ho profonda stima. Arrivando un bambino già grandino in famiglia, c'è maggiore attenzione da parte dei genitori, soprattutto da parte della mamma, che richiede un'attenzione particolare per evitare discriminazioni in base alle quali una donna debba scegliere di stare a casa anche in questa situazione, perché non le è consentito, per esempio, avere un part time.
  Su quest'esempio molto chiaro, trasparente, credo che si possa fare di più appunto in termini di conciliazione, proprio per la particolarità della nuova nascita che genera l'arrivo di un figlio adottivo.
  L'ultima osservazione è sulla scuola. Per la verità, le linee guida sono precedenti la «Buona scuola», di prima del 2014, ma questo è solo un dato statistico. In ogni caso, attengono sempre a questo Governo. La questione vera, veramente un punto importantissimo, è che il successo dell'adozione passa anche dal percorso scolastico. Su questo in Italia c'è ancora poca cultura, anche nel mondo della scuola. È, quindi, una fatica in più che viene chiesta primariamente a queste figlie e a questi figli, e di conseguenza alla famiglia, con tutto ciò che ne deriva.
  Ho già chiesto, quando ero venuto l'altra volta, che anche la Ministra Giannini sia audita in Commissione su questo punto. Penso che sia importante. Lo valuterete voi, poiché sono ospite, adottato anch'io in questa Commissione perché non ne faccio parte, ma credo sia veramente un punto saliente, unitamente, e concludo, al fatto che, se lo Stato fa lo Stato, se il Governo fa il Governo, cioè rispetta le norme, e quindi nel tema dei rimborsi si riuscisse a essere tempestivi, quella sarebbe un'ulteriore carezza nel percorso post-adottivo data ai genitori.
  È importante, non decisiva per il buon esito dell'adozione, ma testimonia il fatto che facciamo tutti il tifo perché quella famiglia, quell'adozione vada a un buon esito. Questo è quello che mi sento di dire, unitamente, come ha detto la presidente e lei stessa, al fatto che questo non è un tema che comporti divisioni di fazioni di partito. È assolutamente un tema di bene comune, sul quale siamo tutti uguali. Siamo tutti dei comunisti, da questo punto di vista. La disponibilità è totale.

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  ANNA ROSSOMANDO. Anche il mio è un ringraziamento non formale, ma di merito, alla Ministra. Intanto, ci ha offerto, come ha ricordato la presidente, e anche i colleghi, una fotografia, un punto della situazione a oggi dopo aver assunto l'incarico di cui tutti siamo lieti. Ci ha detto anche come vede la questione e alcune linee di indirizzo, e non poteva essere diversamente. L'intervento della Ministra e dei colleghi che mi hanno preceduto mi consentono di andare subito ad alcuni punti, per porre una serie di quesiti.
  Signora Ministra, lei ha insistito più volte sulla positività delle esperienze passate, storiche, del Paese Italia su questo tema, e di un'interazione, per esempio con gli enti pubblici territoriali e le regioni, che laddove esiste va bene, ma che andrebbe incoraggiata e rafforzata. Come tema di lavoro ci sarebbe, quindi, quello di individuare sulle varie questioni delle pratiche.
  Questo interseca anche molto il tema che è stato evocato di che cosa succede immediatamente dopo l'adozione, che sembrerebbe concludersi dal punto di vista formale e giuridico, ma in realtà inizia in quel momento. C'è la grande necessità e importanza che ci sia un percorso assistito da questo punto di vista, che veda l'intervento di diversi servizi territoriali.
  Lei ha evocato la questione dei costi, ma è stata ripresa anche da altri. Come si sta, per esempio, nei Paesi esteri? Chiaramente, ci sono delle modalità diverse di questi Paesi. Da un lato, c'è stata l'evoluzione, che è stata ricordata, della quale ovviamente non possiamo che essere contenti, cioè di Paesi stranieri che cercano di sostenere in loco, con la conseguente riduzione di numeri, però c'è un diverso modo di atteggiarsi. Alcuni Paesi, per esempio, preferiscono addirittura in modo esclusivo, cioè senza alternative, l'interlocuzione con un ente pubblico e non con un ente privato. Poi ci sono le varie questioni della trasparenza.
  Condividendo questo percorso argomentativo e analitico delle questioni sul tappeto, faccio presente che insieme a diversi colleghi e colleghe, alcuni dei quali sono anche qui presenti in Commissione, abbiamo presentato una proposta di legge, un lavoro aperto a qualsiasi contributo, che fa tesoro di qualcosa che già esiste, l'esperienza piemontese, ma a cui alcune regioni hanno già aderito, di un ente pubblico che non esclude gli enti privati, li affianca, ma affronta la gran parte delle questioni che anche oggi sono emerse.
  Mi sembra di capire che nel quadro che non può che essere in questo momento generale per argomenti che lei, Ministra, ci ha offerto, comunque si prevede un'articolazione per regioni. Questo non è assolutamente in contrasto con la proposta che può sembrare opposta, dalla regione di farla diventare nazionale. Si potrebbe sicuramente articolare, ma mi pare che vada incontro a molte delle questioni che sono emerse.
  Quella dei costi è pacifica, icto oculi, poi c'è quella dei servizi, perché in quel modo c'è un raccordo con una rete di servizi. Mi permetto di dire anche in relazione al tema della trasparenza, che è stato evocato, credo che quando c'è un ente pubblico, senza volerlo mettere in competizione con altri che pubblici non sono, aiuti ad avere tutti migliori pratiche, migliori procedure. A quel punto, infatti, ci sono delle best practices che possono essere di suggestione a tutti coloro che operano, e darebbe anche molto una mano anche per la questione della riduzione del numero degli enti che è stata ricordata da molti.
  Ho voluto riprendere questi temi per chiedere di prendere in esame, magari non in questa sede – adesso si usa molto quest'espressione, quindi mi scuso ma la uso anch'io – il cantiere aperto dei tavoli, diventati un po’ irritanti. Mi sembra che, in ogni caso, si stia riaprendo un cantiere su questo tema delicato, ma di grande interesse e impatto anche per i nuovi scenari che si stanno aprendo. È vero che si stanno riducendo i numeri, infatti, ma ci sono degli scenari che ci interrogano su questo.

  MICAELA CAMPANA. Anch'io mi associo ai ringraziamenti, anche perché nel corso di quest'indagine conoscitiva, e ringrazio la presidente per come l'ha composta in queste settimane, la maggior parte delle associazioni o degli operatori del settore che hanno avanzato delle richieste ha chiesto per prima cosa i numeri, delle statistiche su alcuni dei Pag. 11numeri che il Ministro ha fornito sulla riduzione e sul trend di riduzione costante delle adozioni internazionali negli ultimi dieci anni. Quello del 70 per cento mi pare un dato molto forte e importante.
  Non torno su alcune delle questioni che hanno già posto sui costi. Vorrei un po’ d'attenzione, invece, sulle procedure, sullo snellimento delle procedure da una parte, ma anche sui criteri d'accesso dall'altra, l'altro tema che la maggior parte delle associazioni e degli operatori del settore ha posto, cioè su chi sono i beneficiari, le famiglie che possono chiedere le adozioni.
  Vedo che diminuiscono i Paesi che dichiarano l'adottabilità di un bambino, soprattutto i Paesi dell'est, ma aumentano i Paesi del centro Africa, ovviamente. Come lei ha ricordato anche in una recente intervista, con alcuni di questi Paesi permangono dei problemi per rapporti con i consolati, gli ospedali di riferimento e con le anagrafi. Anche su questo penso che il lavoro che lei ha tracciato vada assolutamente in questo senso.
  Relativamente alla fotografia che ci ha fatto della riduzione dei bambini adottabili, vorrei capire se incidono anche due casistiche, che sono invece ben presenti nelle adozioni nazionali: da una parte, la restituzione del minore, laddove le adozioni non vanno a buon fine; dall'altra, la presenza di bambini adottabili che hanno problematicità psicologiche e fisiche alle spalle. Questo è l'altro tema che mi pare che nell'indagine conoscitiva sia emerso con molta forza.
  Infine, relativamente al lavoro positivo, anch'io condivido perfettamente tutto ciò che riguarda il lavoro svolto per l'inserimento e per la crescita del minore adottato post-adozione. Lei citava la Buona scuola: anche il Decreto povertà, che incide nel segmento più importante, che riguarda 0-10 anni, delle famiglie con minori a carico in cui sono presenti anche minori adottati, evidentemente è un elemento che va assolutamente in quella direzione.

  MILENA SANTERINI. Prendo la parola solo per ringraziare e fare una brevissima osservazione, non domande. Purtroppo, infatti, dovrò assentarmi, e mi scuso.
  Ringrazio molto la Ministra, perché la regolarità del funzionamento della CAI è la garanzia per una serie di cambiamenti, di modifiche, ma anche semplicemente di buon funzionamento delle adozioni. I temi sono quelli della convocazione della Commissione e del confronto con gli enti.
  Mi occupo da vent'anni di adozioni e ricordo che esistono delle sottocommissioni nella Commissione, che hanno lavorato per anni, ci sono delle linee guida, c'è un regolamento efficace, concordato tra tutti, ci sono regole a proposito di trasparenza, rendicontazione, costi, tempi: occorre farli funzionare bene. Io sono tra quelli che non credono a una revisione in toto della legge, che è una buona legge, certamente, è un aggiornamento – molti punti vanno modificati – ma che si debba garantire questo.
  Mi permetto, quindi, di dire che un tema che aggiungerei è quello del rapporto con i Paesi di origine dei bambini. Le adozioni non sono né troppe né poche. Le adozioni devono essere quelle che rispondono all'interesse del minore. Dove c'è un minore in abbandono, e purtroppo ce ne sono ancora molti nei Paesi meno sviluppati, ci devono e ci possono essere anche adozioni internazionali.
  Il problema è come rafforzare questo tipo di rapporti bilaterali. Questo vuol dire, infatti, garantire non solo che le adozioni si possano fare – spesso, i Paesi d'origine creano problemi – ma che si possano fare in modo legale. Non abbiamo bisogno di scandali. Non abbiamo bisogno di clamore intorno alle adozioni, come è avvenuto.
  Abbiamo bisogno di rapporti efficaci, perché le adozioni sono una sorta di forma di politica estera. L'ho visto girando in questi anni in tanti Paesi. Dobbiamo coltivare, e spesso anche far crescere, il modo che hanno alcuni Paesi di sviluppare le adozioni. Dobbiamo aiutare, affiancare, fare formazione del personale in molti Paesi. Su questo richiamo l'attenzione, perché la Commissione ha un grosso impegno, e aggiungo che va proprio in direzione di nuove forme, potremmo dire, proprio di politica estera.

  PRESIDENTE. Do la parola al Ministro per la replica, se intende rispondere. Eventualmente, Pag. 12 se crede, può mandarci un seguito anche successivamente.

  MARIA ELENA BOSCHI, Ministro per i rapporti con il Parlamento con delega in materia di adozioni internazionali e pari opportunità. Cercherò di rispondere per temi, anche perché alcuni sono stati posti in più interventi da parte dei colleghi, ovviamente anche tenendo presente che, essendo un'indagine conoscitiva su possibile modifiche legislative, poi ci sono domande che attengono a casi specifici, a rapporti con altri Paesi, che forse sarebbe meglio affrontare in altre sedi.
  Alcune risposte, inoltre, non rientrando, credo, nell'ambito del lavoro che state svolgendo in questo momento, nell'ambito dell'indagine conoscitiva, forse richiederebbero un eventuale confronto su quei temi in un altro momento con la vicepresidente, che ha un ruolo operativo. C'è, infatti, una distinzione tra i ruoli, e quindi tra alcune funzioni svolte. Cercherò, però, di rispondere in modo ampio.
  Il tema dei costi è stato posto in più interventi. È uno dei punti che può scoraggiare nella fase iniziale un'adozione. Sappiamo che c'è una certa disomogeneità nei costi che debbono essere affrontati. È naturale, poi, che in parte la valutazione della famiglia che richiede l'adozione riguardi la possibilità di crescita e di sostentamento anche economico del minore, e quindi, comunque, è uno degli elementi che va tenuto in considerazione nella valutazione.
  Al momento, quella vigente per i rimborsi previsti è una disciplina che non pone molte differenziazioni rispetto alla famiglia che adotta, anzi non ne pone nessuna. Sappiamo di essere in ritardo per i rimborsi alle famiglie che hanno già completato la procedura di adozione, perché la CAI sta trattando i rimborsi 2011, come sapete, e li sta trattando perché la vicepresidente si è incaricata, giustamente, di approfondire in modo molto puntuale la correttezza delle spese che sono state presentate, e quindi poi la possibilità di effettuare i rimborsi a fronte delle spese documentate.
  Lo stanziamento, le risorse economiche ci sono. Ho avuto modo di rispondere anche a un question time di recente su questo tema. I fondi attualmente trasferiti e nella gestione del segretario della Presidenza del Consiglio dopo la legge di stabilità ultima intervenuta su questo punto, consentono di far fronte a quell'impegno.
  Se dovessi immaginare una valutazione pro futuro, fermo restando quello che riguarda il 2011, forse, nella valutazione del tipo di contributo alle famiglie si potrebbe immaginare di tener conto della situazione reddituale, dell'ISEE delle famiglie che affrontano le adozioni. Forse può consentirci, dovendo, comunque, gestire delle risorse non illimitate, la possibilità di andare incontro prima a quelle famiglie che magari hanno effettivamente la necessità di un sostegno pubblico per intraprendere e portare avanti la loro scelta di essere genitori adottivi.
  Questo riguarderà il futuro e scelte che dovranno essere affrontate anche tenendo conto del contributo che una regolare convocazione, una regolare interlocuzione con gli enti e le associazioni delle famiglie che fanno parte della Commissione può garantire nel tempo.
  Credo che snellire le procedure sia l'obiettivo di tutti. Credo che fosse un po’ questo il senso della ricerca di un equilibrio: mantenere alta la tutela dei minori, i controlli e le verifiche, ma evitando di gravare con oneri burocratici, spesso sovrapposizioni o richieste di documentazione che magari la pubblica amministrazione può ottenere senza un gravame per il cittadino. Possiamo immaginare interventi più puntuali.
  Sulle possibili modifiche, ritengo che potrebbe essere valutato un aggiornamento del decreto del Presidente della Repubblica, che ha ormai dieci anni, che disciplina la CAI. Probabilmente, le esigenze sono cambiate. Forse anche il tipo di professionalità, di competenze, che possono essere chiamate a contribuire al buon funzionamento della CAI, possono riguardare un tema proprio di relazione con i Paesi esteri e con le famiglie, di percorso socio-educativo successivo all'adozione, quindi, immaginando nell'organizzazione del tipo di competenze un aggiornamento, dopo dieci Pag. 13anni, che possa tener conto di questa parte del lavoro della CAI, oltre ovviamente alla necessità di conoscere bene il quadro giuridico, normativo, nell'interesse della tutela dei minori e della legalità, che do come precondizione dell'operare pubblico.
  Per quanto riguarda il funzionamento di questi due anni, credo che siano stati raggiunti alcuni risultati importanti, compresa, sicuramente, la soluzione delle adozioni in Congo. Come tutti sapete, perché molti di voi l'hanno seguita con atti parlamentari e comunque in questi tre anni – è dal 2013 che seguiamo in Parlamento, in questa legislatura, questa vicenda – fortunatamente poi si è risolta positivamente nonostante le molte difficoltà.
  Lì ci sono più piani. Sappiamo che c'è una dinamica di rapporti internazionali tra Paesi complessi e vicende specifiche su singoli enti. Questo rientra nell'attività che è stata svolta dalla presidente Della Monica prima del mio arrivo.
  Laddove si è ritenuto che ci fossero delle situazioni da parte della precedente presidenza da segnalare alle autorità competenti, sono state segnalate. Credo che questa sia una valutazione che non attiene alla CAI, ma alla giustizia. Se ci sono o meno responsabilità, non possono essere da noi valutate, ma solo essere segnalate come soggetto vigilante come preoccupazioni alle autorità competenti. È anche vero che la CAI in alcuni casi, dove le famiglie hanno scelto di revocare l'incarico, come previsto, si è fatta carico di seguire i minori sino al rientro in Italia.
  Sul tema degli enti, credo davvero che ormai attenga eventualmente a un soggetto diverso la valutazione puntuale. Credo, però, che sia importante che non passi, almeno a mio avviso, anche a seguito dell'inchiesta giornalistica che c'è stata, un concetto generalizzato che poi porta ad avere una sfiducia da parte delle famiglie rispetto alle adozioni. Secondo me, questo sarebbe un elemento negativo non soltanto per gli enti coinvolti, che sono tanti, e quindi è giusto che le responsabilità siano individuali se eventualmente ci fossero, ma soprattutto verso una possibilità di essere genitori o per i minori di poter crescere in un contesto familiare, che secondo me va salvaguardata.
  Ripeto che è una risorsa importante per la famiglia che adotta, per il minore che viene adottato, ma sicuramente per tutta la società, perché quella famiglia, come tutte le famiglie, arricchisce e contribuisce alla crescita della nostra società, della nostra comunità.
  Non vorrei che passasse un messaggio di diffidenza o di generalizzata valutazione negativa. Credo, invece, che sia importante che il percorso delle adozioni prosegua. Anche negli ultimi due anni, il livello di adozioni è stato superiore alle 2.000 unità ogni anno. Credo che sia importante, semmai, cercare, se ci sono le condizioni, di farlo tornare a crescere, ripeto se ci sono le condizioni e nel rispetto delle regole.
  Per quanto riguarda la possibilità di far fronte alle adozioni con minori che hanno particolari problematiche, specie all'inizio, come vengono adesso definite, sicuramente in parte quello rientra – l'ho segnalato – tra le cause della diminuzione delle adozioni. Non tutte le coppie sono pronte a vivere quel tipo di esperienza. Non è l'unica ragione, perché ci sono invece molte coppie disponibili anche in questo senso.
  Quello che possiamo fare è incentivare il percorso di valutazione preventiva. È giusto che ognuno si calibri sulle proprie forze. Non ci sono giudizi di merito su chi è più o meno bravo perché sceglie quel percorso o altro. Non è una valutazione di merito. Credo che il nostro compito sia semplicemente mettere nelle condizioni di valutare al meglio le proprie possibilità di fronteggiare le diverse situazioni e scegliere sempre nell'interesse del minore perché vada a buon fine quell'adozione, se si decide di andare avanti; provare a sostenerli nella fase successiva, quando si deve vivere la quotidianità di complessità maggiori che capitano in tutte le famiglie, a prescindere che siano adottive o meno, e che richiedono un supplemento di sostegno e di aiuto.
  Sul tema internazionale posto da ultimo dall'onorevole Santerini, non è un caso che la CAI debba lavorare in stretta connessione con il Ministero degli esteri. C'è sempre una stretta connessione, proprio perché Pag. 14 hanno relazioni internazionali con i Paesi rispetto ai quali si compiono percorsi di adozione, spesso accompagnati anche da rapporti più ampi di carattere politico istituzionale tra i due Paesi, che frequentemente riguardano anche progetti, come dicevamo, di cooperazione in loco che riguardano sia i minori, che restano nei Paesi di origine, sia la formazione degli educatori che vivono nelle strutture e accompagnano il percorso anche precedente all'adozione, e che sono molto importanti.
  Da questo punto di vista, il nostro impegno è forte. Sappiamo che ci sono alcuni situazioni in sospeso, accordi che possono essere siglati, che sono stati elaborati, e quindi sono ormai maturi, con alcuni Paesi. Confidiamo dopo l'estate di poterli siglare. Sono realtà importanti, che possono consentire ad alcuni bambini di avere una nuova famiglia.
  Sul tema del rapporto tra enti privati e pubblico, oggi è soltanto uno l'ente pubblico, come veniva ricordato, che si affianca all'attività degli enti privati. Io credo che gli enti privati abbiano svolto, in molti casi egregiamente, il loro lavoro in questi anni. Nessuno vuole fare soppressioni forzate degli enti, ma stimolare e coordinare, come è nei compiti oggi della CAI, eventuali coordinamenti o possibili aggregazioni di quelli più piccoli, può consentire un'economia di scala o maggiore efficienza sia nei Paesi stranieri sia in Italia.
  Ripeto che è, però, un percorso condiviso. Non ci sono forzature o scelte, che non competono alla CAI, di chiusura di un ente o meno. La CAI deve soltanto vigilare che quelli che ci sono rispettino la legge, si comportino correttamente, questo sì, non scegliere preventivamente le sorti dei singoli enti.
  Penso che la soluzione migliore sia, comunque, provare a lavorare proprio in base al principio di sussidiarietà con gli enti locali, con le regioni, con chi sul territorio operativamente accompagna le famiglie, soprattutto nel post-adozione, e sono i principali soggetti che coinvolgiamo anche per conoscere le criticità, per aiutarli, se vanno a buon fine le adozioni, perché i Paesi di origine sono davvero particolarmente attenti a questo dato anche nella valutazione di adozioni successive e future.
  Credo che il nostro Paese, con i dati positivi che finora ha avuto per questo profilo specifico, sia stato ritenuto particolarmente affidabile e visto con occhi positivi anche perché il successo delle adozioni solitamente è elevato.

  ALFONSO BONAFEDE. Ringrazio anch'io la Ministra Boschi.
  Chiedo semplicemente una cosa. Mi sembra che i settori di intervento siano abbastanza condivisi sia dalla Ministra sia in tutti gli interventi che ci sono stati, per esempio quello relativo a una maggiore tutela e a una migliore disciplina nella fase post-adozione, ma è evidente che si individuano due possibili direzioni: quella della modifica normativa vera e propria o quella, che mi sembra sia nell'idea del Governo, ma questo probabilmente si vedrà in seguito, di un maggiore coordinamento, una migliore organizzazione, nel quadro normativo attualmente esistente.
  Ora, in entrambi i casi, però, siccome la CAI svolge un ruolo importante e siccome ci troviamo a svolgere quest'indagine conoscitiva proprio per sapere come e dove migliorare l'attuale funzionamento della legge a livello sia legislativo sia organizzativo, mi rendo conto che la Ministra ha questa delega da poco, ma il Governo dovrebbe dire il motivo per cui per due anni la CAI non si è riunita, per consentire eventualmente alla Commissione di avanzare proposte che possano domani evitare che ci siano quelle che sono state considerate e sono oggettivamente delle disfunzioni nell'ambito dell'operatività della CAI.
  Colgo l'occasione, riguardo a quello che dicevo, per ricordare che il Movimento 5 Stelle ha una proposta di legge in tal senso: il Governo contempla la possibilità di intervenire con una vera e propria proposta di legge o con una valutazione delle proposte altrui sulle adozioni?

  PRESIDENTE. Proporrei una mia piccola riflessione, Ministra, riagganciandomi anche a quello che diceva poco fa l'onorevole Bonafede. Ovviamente, noi abbiamo soprasseduto Pag. 15 rispetto alle numerose richieste che ci sono state di audizioni della vicepresidente della CAI, proprio perché nel frattempo è intervenuta la delega per le adozioni internazionali del Ministro Boschi.
  Se, oltretutto, volessimo fare un approfondimento mirato per le adozioni internazionali, dovremmo farlo anche in congiunta con gli esteri. Noi abbiamo svolto un'indagine conoscitiva mirata sul campo adozioni, e ovviamente porteremo in Parlamento la nostra risultanza, anche alla luce delle audizioni che ci sono state a tutto campo, ma non abbiamo fatto un lavoro mirato per le adozioni internazionali, che implicherebbe forse un ragionamento ulteriore, anche se i percorsi per le adozioni per una parte sono gli stessi.
  Proprio perché il percorso è il medesimo per una parte e perché ho capito che c'è un certo sforzo del Governo in questa fase, vorrei rappresentarle, ferme restando che modifiche legislative che ci potranno essere o potranno essere ragionate in via parlamentare, governativa, con commissioni di studio – credo che non sia ancora precluso nessun percorso – e ferma restando la necessità di accorciare i tempi o di renderli più prevedibili, tutti, sia delle adozioni nazionali sia di quelle internazionali, che è emerso un ruolo non omogeneo, o comunque figure non omogenee nei risultati relativi al servizio sociale.
  È ovvio che le sto rappresentando qualcosa che in parte non è di stretta competenza di questa Commissione. Poiché, però, è di stretta competenza di questa Commissione l'intero procedimento che riguarda le adozioni, si deve far carico anche di quello che si è evidenziato. Questo implica anche un ragionamento con gli enti locali allo stato. Ben vengano anche quei tavoli o l'alimentazione di quei tavoli o di linee guida.
  Vorrei rappresentare, però, che la parte del percorso affidata ai servizi sociali prima, durante e dopo, paga lo scotto di restrizioni di risorse in sede locale – abbiamo sentito anche l'Associazione nazionale comuni italiani – o di una formazione non omogenea sul territorio, di una professionalità che si richiede sempre più alta. Pongo il tema di riflessione anche al Governo, se non sia il caso di ripensare anche a figure che non siano strettamente e soltanto collegate all'ente locale.
  Diventano, infatti, figure di stretto supporto del giudice minorile o della sezione famiglia, come la si voglia chiamare, ma comunque nel procedimento. Si tratta di procedimenti che riguardano l'ambito nazionale, di una procedura che ha un effetto nazionale sullo status di figlio, che riguarda le famiglie, e che al tempo stesso però gravita su questi servizi.
  Vorrei porre questo tema, perché non riesco a trovare un'alternativa. Qual è l'alternativa? Come si può vincolare i comuni o gli enti locali a garantire un livello standard uniforme del servizio? Si può, anche magari prevedendo una direzione, una regia nazionale? Poi c'è magari chi se chi se ne occupa più di me, ma io ho capito che questo è uno dei punti fondamentali.
  Do la parola all'onorevole Piepoli.

  GAETANO PIEPOLI. Io vorrei porre solo un tema molto semplice di scenario, e mi riaggancio a quello che diceva la presidente Ferranti.
  È inutile che ci nascondiamo il dato che, quando parliamo di adozione, parliamo di un pezzo importante del rapporto Stato-società, e quindi non possiamo ignorare che le fratture territoriali, e dunque i livelli diversi di capacità dei diversi territori di supportare questi servizi sono micidiali. Di queste diversità credo che il Governo dovrebbe farsi un po’ più carico.
  Come diceva giustamente la presidente Ferranti, relativamente al sovraccaricare gli enti locali in particolare di funzioni formali quando molto spesso fanno fatica a reggere proprio i livelli minimi essenziali dei servizi sociali, soprattutto in settori in cui non è un intervento spot ma un accompagnamento a un percorso, credo che andrebbe molto più monitorato. Il vero deficit, soprattutto nel sud, è la difficoltà di sovraccarico di funzioni degli enti locali.
  Naturalmente, non possiamo nemmeno giurisdizionalizzare tutto. Abbiamo già fatto riforme un po’ singolari circa i tribunali per i minorenni, ma acquisito quello che abbiamo fatto, non possiamo anche lì... A mio parere, sarebbe necessario un minimo Pag. 16di studio di impatto. Dobbiamo avere la forza di capire, se siamo capaci, che cosa succederà nei prossimi cinque anni, sei anni, di queste dinamiche, come questo può avvenire.
  Vorrei porre un ultimo piccolo tema. L'area estremamente fragile dei minori non accompagnati, che sono un universo... Non è questo l'oggetto, però nella mia piccola esperienza...

  PRESIDENTE. No, è un tema enorme.

  GAETANO PIEPOLI. ... nella Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, di identificazione e di espulsione, nonché sulle condizioni di trattamento dei migranti, ma è un pianeta che comunque si intreccia con questa tematica. Dobbiamo cercare di ricostruire, a mio parere, un quadro di insieme, non solo lavorare sui particolari.

  SANDRA ZAMPA. Sarò telegrafica. So che deve andare via e mi scuso, signora Ministro.
  Ho letto, però, già sulle agenzie e il fatto stesso che quello che lei ha detto qui sia andato in tempo reale le consegna bene l'apprensione e le aspettative che ci sono in questo momento. Intanto, la ringrazio anch'io per l'audizione, per le cose che ha detto e per questa volontà di ricostruire.
  Visto che per due anni non si è riunita la CAI, che ci sono state molte tensioni in diversi degli enti che lavorano, nelle famiglie, in quanti attendono ancora e non hanno avuto risposte, e anche in relazione al calo abbastanza significativo, con le ragioni che ha portato, che mi sembrano tutte assolutamente condivisibili, mi domando e le domando se non ritenga opportuno che si possa pensare a una campagna che eventualmente rilanci un po’ il settore delle adozioni internazionali e riapra alla fiducia.
  Quando le famiglie cominciano a non avere più fiducia e i cittadini temono che possa succedere qualcosa... Lei ha parlato di trasparenza, sempre benvenuta, quindi va benissimo. Anche per questo, bisognerebbe provare a ricostruire una relazione di fiducia con questi mondi che attendono e che sono così importanti per il futuro e il destino di molti bambini.
  Già altri colleghi si sono riferiti all'idea che si possa rimettere mano a una legge. Eventualmente, anche questo sarà oggetto di un lavoro. Io sono anche, in questo caso, in Commissione esteri, ma sarà interessante riascoltarla per avere da lei un quadro che ci permetta di capire in quale direzione andare. Gli esteri non si incrociano casualmente, sono un pezzetto della politica, il nostro Governo fa anche questo.

  PRESIDENTE. Ringrazio per questi ultimi interventi flash, constatazioni, per le quali non credo ci fosse bisogno di ulteriori risposte. Eventualmente, ci sarà modo di approfondire ulteriormente il tema. Credo che per quanto riguarda quest'indagine abbiamo concluso oggi.
  Ringraziamo e salutiamo la Ministra.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.25.