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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XVII Legislatura

II Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Martedì 29 ottobre 2013

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Ferranti Donatella , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA IN MERITO ALL'ESAME DELLE PROPOSTE DI LEGGE C. 1203 DANIELE FARINA E C. 971 GOZI, RECANTI MODIFICHE AL TESTO UNICO DELLE LEGGI IN MATERIA DI DISCIPLINA DEGLI STUPEFACENTI E SOSTANZE PSICOTROPE, PREVENZIONE, CURA E RIABILITAZIONE DEI RELATIVI STATI DI TOSSICODIPENDENZA, DI CUI AL DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 9 OTTOBRE 1990, N. 309, IN MATERIA DI COLTIVAZIONE E CESSIONE DELLA CANNABIS INDICA E DEI SUOI DERIVATI

Audizione di rappresentanti del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza (CNCA).
Ferranti Donatella , Presidente ... 3 
Zappolini Armando , Presidente del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza (CNCA) ... 3 
Ferranti Donatella , Presidente ... 4 
De Facci Riccardo , Vicepresidente del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza (CNCA) ... 4 
Ferranti Donatella , Presidente ... 6 
Farina Daniele (SEL)  ... 7 
Ferranti Donatella , Presidente ... 7 
De Facci Riccardo , Vicepresidente del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza (CNCA) ... 8 
Ferranti Donatella , Presidente ... 10 
De Facci Riccardo , Vicepresidente del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza (CNCA) ... 10 
Ferranti Donatella , Presidente ... 10 
De Facci Riccardo , Vicepresidente del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza (CNCA) ... 10 
Ferranti Donatella , Presidente ... 10

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DONATELLA FERRANTI

  La seduta comincia alle 14.25.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza (CNCA).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, nell'ambito dell'indagine conoscitiva in merito all'esame delle proposte di legge C. 1203 Daniele Farina e C. 971 Gozi, recanti Modifiche al testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, in materia di coltivazione e cessione della cannabis indica e dei suoi derivati, di rappresentanti del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza (CNCA).
  Sulla base di quanto convenuto nell'Ufficio di Presidenza integrato dai Rappresentanti dei Gruppi il 10 ottobre scorso ed essendo stata acquisita l'intesa con il Presidente della Camera, ai sensi dell'articolo 144, comma 1, del Regolamento, propongo lo svolgimento di un'indagine conoscitiva ai sensi dell'articolo 79, comma 5, in relazione all'esame delle citate proposte di legge.
  Nel corso dell'indagine conoscitiva, la Commissione procederà alle audizioni di esperti delle materie oggetto delle proposte di legge, nonché di rappresentanti di associazioni che operano nell'ambito dell'applicazione del Testo Unico sugli stupefacenti.
  Sappiamo, inoltre, quanto il tema riguardante la revisione della normativa del Testo Unico sugli stupefacenti stia emergendo come uno dei punti di maggior rilievo anche nell'ambito della questione generale del sovraffollamento carcerario. Le audizioni, quindi, per quanto abbiano come oggetto specifico le predette proposte di legge, dovranno servire anche (e questo è già stato fatto presente ai soggetti da audire) ad approfondire le diverse tematiche relative all'applicazione del Testo Unico, con particolare riferimento non solo agli aspetti di diritto penale sostanziale, ma anche a quelli relativi al trattamento dei detenuti tossicodipendenti.
  Ricordo, inoltre, che la Commissione ha deliberato poco fa di procedere all'indagine conoscitiva e che, in vista di questa deliberazione, erano già state fissate per oggi le prime audizioni.
  Do quindi la parola al presidente del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza, don Armando Zappolini, che è accompagnato dal vicepresidente dell'associazione, Riccardo De Facci e dal direttore, Riccardo Poli.

  ARMANDO ZAPPOLINI, Presidente del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza (CNCA). Grazie e buonasera. Vogliamo portare il contributo e anche lo sguardo che su questo tema ha il CNCA, il Coordinamento nazionale delle comunità Pag. 4di accoglienza, da più di trent'anni presente nel nostro Paese con 260 gruppi presenti in tutto il territorio nazionale, 170 comunità terapeutiche e molti servizi di riduzione del rischio, di prevenzione e di strada (servizi educativi).
  Sono riflessioni che nascono da esperienze, da incontri, da sofferenze di persone e di famiglie, e chi come noi si occupa del tema apprezza possibilità come questa che ci è offerta oggi di portare questo sguardo anche nelle istituzioni.
  Purtroppo di droga nell'agenda della politica non si parla quasi mai, e nelle cronache solo quando questa produce sofferenze e disastri. Noi chiediamo da tempo – e sappiamo che queste proposte di legge in discussione sono un primo passo – una riflessione di sistema, che nasca da una lettura della realtà, dai cambiamenti avvenuti nel Paese in questi anni anche nel campo delle droghe.
  Pur restando la droga sempre il solito problema che produce sofferenza e marginalità, gli aspetti sono molto cambiati e quindi è quanto mai inopportuno approcciarsi alle problematiche della tossicodipendenza con una visione ideologica, mentre è necessario stare sulla realtà e sui numeri, che nel caso specifico significa denunciare questo devastante mix di carcere e droga.
  Mettere in carcere persone che vivono un problema di dipendenza da sostanze è infatti devastante e inefficace, come devastante e inefficace si sono dimostrate in questi anni una certa cultura salvifica, che alcuni miei confratelli sacerdoti o altri non sacerdoti hanno espresso nel Paese, e una cultura repressiva che ha riempito le nostre carceri di poveracci che necessitavano di altro trattamento.
  Denunciamo anche la fatica del sistema pubblico e privato per la scarsità di risorse, per una rete non sempre efficace fra Governo e regioni e per tante competenze che anche nelle nostre comunità rischiano di implodere per questa carenza di risorse.
  Auspichiamo che, cominciando da questi progetti di legge che vanno a colpire un'eccessiva punibilità penale per consumi e sostanze del genere, si cominci davvero ad affrontare una visione di larghe intese, che metta a fuoco i diritti delle persone e non altre cose.
  I numeri che il vicepresidente De Facci illustrerà danno la misura di quanto sia importante intervenire per modificare una legislazione che sta riempiendo le carceri di persone che dovrebbero essere accolte in altri percorsi educativi e sociali e non vedere solo il volto di uno Stato che si limita a chiuderle in carcere senza farsi carico dei loro problemi.

  PRESIDENTE. Do ora la parola a Riccardo De Facci per la sua relazione.

  RICCARDO DE FACCI, Vicepresidente del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza (CNCA). Sperando che il percorso di queste proposte di legge sia positivo, al di là dei climi e delle situazioni, credo che esse rispondano a un primo elemento importante che denunciamo da parecchio: la forte distanza attuale tra la nostra legislazione sulle droghe e la realtà dei fenomeni che si stanno presentando sul territorio.
  Non lo diciamo noi, ma lo dice l'Europa, e voglio citarvi i numeri evidenziati. L'Osservatorio europeo registra 85 milioni di consumatori di sostanze stupefacenti in Europa (fate voi i conti rispetto all'Italia), con una diminuzione dei consumi classici, a partire da quelli per via endovenosa (la tossicodipendenza classica). Dobbiamo riconoscere però che la nostra legislazione in materia di recupero dei tossicodipendenti è scritta quasi esclusivamente sui parametri della tossicodipendenza classica e punisce, invece, prioritariamente, i giovani consumatori di altre sostanze; quindi è come se, puntando a qualcosa, mirassimo ad altro.
  Con 77 milioni di consumatori di cannabis in Europa e con un'Europa che con la nuova linea strategica per il periodo 2013-2020 richiama i Paesi a un atteggiamento equilibrato, a partire dai quattro pilastri con cui si sta affrontando il fenomeno, quindi la prevenzione, la cura, il controllo dell'offerta e la punibilità dove sia necessario, basata su dati probanti e Pag. 5una conseguente valutazione scientifica rigorosa.
  Dico questo perché, come i numeri nei vostri documenti testimoniano, aumentano i tossicodipendenti in carcere e diminuisce il fenomeno sui territori, aumenta il numero di persone non tossicodipendenti che spesso sono in carcere per possesso oltre le quantità stabilite dalla rigida tabella fissata dalla legge Fini-Giovanardi, che abbiamo contrastato non tanto per una posizione ideologica, ma perché: primo, parifica condotte completamente diverse; secondo, parifica problematiche scientifiche, politiche e culturali profondamente diverse; terzo, con la scusa di aiutare la tossicodipendenza, punisce soprattutto giovani consumatori.
  Noi abbiamo indicativamente – dati che voi non avete – circa 10.000 persone tossicodipendenti in carcere con possibilità di eventuale accesso alle forme alternative, ma solo 4.000 di loro riescono ad ottenerle, perché manca un finanziamento congruo che permetta l'accesso alle comunità terapeutiche, per cui l'intento di punire per educare non si è avverato.
  Inoltre, almeno altre 10.000 persone (e non sono tutti grandi spacciatori) sono in carcere per l'inasprimento della tabella, laddove – permettetemi – una legge che assimila il possesso di 50 euro di cannabis a 300 euro di cocaina è evidentemente una legge ingiusta, perché i 500 milligrammi di principio attivo previsti dalla tabella per la cannabis equivalgono sul mercato (e noi in strada ci stiamo) all'acquisto collettivo da 50 euro – discutibile e criticabile, ma che rappresenta un problema più socio-educativo che sanitario – di un gruppo di giovani che decide di fare un fine settimana.
  Questo non significa legittimare: significa affrontare i dati per la loro realtà, per quello che significano, per i problemi che comportano effettivamente. Io credo che la politica in questo momento si debba domandare a cosa intenda rispondere, quali risposte voglia dare.
  Se dunque abbiamo 10.000 persone che fra l'altro non potranno mai avere una certificazione, perché non esiste una tossicodipendenza da cannabis (e anche il nuovo DSM-5 americano, appena arrivato sta allargando i criteri della certificazione, ma sono pochissimi i casi scientificamente provati di una vera dipendenza da cannabis), abbiamo degli abusi, sui quali bisogna lavorare, ma non è un problema di dipendenza.
  Abbiamo quindi 10.000 persone che sono in carcere per un inasprimento delle tabelle, per la parificazione di fenomeni molto diversi fra loro, che non avranno mai la possibilità di un accesso alternativo perché non sono certificabili come tossicodipendenti. Abbiamo quindi una legge (che abbiamo contestato sui fatti, perché i numeri ce lo dicono e ce lo dicevano) che in realtà voleva punire inasprendo le pene, perché un giovane che fa un acquisto di 100 euro può rischiare da 6 a 20 o 30 anni di reclusione a seconda dei contesti e delle situazioni.
  Come voi avete infatti adeguatamente certificato nel vostro documento che ho trovato molto corretto, si constatano approcci completamente diversi da parte della magistratura e la stessa tabella delle sostanze viene interpretata in un modo o nell'altro a seconda delle dichiarazioni di chi ha effettuato l'arresto.
  Per questo, riteniamo che riportare sulla lieve entità una serie di atteggiamenti legati alla cannabis non sia sposare l'ideologia delle droghe leggere, ma sia l'oggettiva riflessione su un problema che non può essere parificato a un consumo di eroina o di altre sostanze, un problema che, al di là delle semplificazioni ideologiche, nelle nostre comunità riteniamo più socio-educativo e in alcuni limitati casi a piccola valenza sanitaria. Non è prioritariamente in quel campo che si deve sviluppare l'intervento.
  Tutti i dati scientifici ci dicono infatti che questo consumo, che raggiunge l'apice tra i 15 e i 25 anni, e quindi è preoccupante dal punto di vista educativo perché in strada abbiamo anche abusi significativi, dopo i 25 anni si stabilizza in consumi che per dannosità potrebbero essere (lo Pag. 6dice la scienza) parificati o addirittura minori a quelli da consumo di alcol di un certo tipo.
  Riteniamo, dunque, che sarebbe importante iniziare a smontare tutto questo per dare un segnale di avvicinamento alla società reale. Tutte le ricerche dicono che un terzo dei giovani studenti italiani ormai da dieci anni dichiara di aver consumato una sostanza stupefacente, che nella maggior parte dei casi è la cannabis. Questo non ci può tranquillizzare, ma è importante partire da questo dato: al di sotto dei 25 anni, più del 50 per cento dei giovani dichiara di aver fatto questa sperimentazione. Allora la nostra preoccupazione nasce da questa domanda: vogliamo iniziare a ragionare sul segnale educativo, sociale e sanitario che questo dato ci fornisce o vogliamo prima punire, portando in carcere persone che con il carcere non c'entrano niente ?
  In secondo luogo, il livello delle pene, i 6-20 anni di cui parlavo prima, è parificabile a quello previsto per reati gravissimi. Ora, io credo che il criticabile possesso di una quantità di sostanze stupefacenti da parte di un gruppetto di giovani che si rechi in vacanza debba essere sicuramente segnalato e si debbano sicuramente costruire percorsi sociali ed educativi, ma non può trovare il carcere come risposta.
  In terzo luogo, infine, a differenza di quanto si dichiarava all'epoca da parte dei sostenitori della legge, queste persone non avranno titolo per godere di misure alternative e quindi entreranno in carcere e, solo se qualcuno si renderà conto della lieve entità, potranno ottenere gli arresti domiciliari o un affidamento ai territori, mentre altrimenti rischieranno di rimanere in carcere.
  Aggiungiamo un'altra riflessione molto delicata anche al nostro interno sulla stessa coltivazione. Forse bisogna aprire una riflessione importante e iniziare a dire che la coltivazione in sé di una o due piantine è preoccupante, va affrontata, più per le culture e i significati, ma non può essere automaticamente parificata allo spaccio. Lo diciamo per due motivi. Neanche le nostre comunità, qualora queste persone vi avessero accesso, potrebbero intervenire su questi problemi, perché queste persone non hanno bisogno di comunità o di carcere: hanno bisogno di un tutoring educativo, socio-sanitario, sociale, hanno bisogno eventualmente, come proponevano alcune leggi di iniziativa popolare, di impegnarsi in ambiti sociali, di riflettere su come questo consumo incida su alcuni elementi.
  Questi tre punti degli articoli delle proposte di legge al vostro esame aprono quindi una riflessione e ci convincono come segnale, sperando però che la vostra Commissione insieme al Parlamento decida di riprendere in mano una proposta di legge, la n. 309, che ha avuto molti rimbalzi. Noi non siamo congrui con il referendum del 1993, perché in questi anni abbiamo preso decisioni che smentiscono quello che l'esito dell'iniziativa popolare ci aveva detto, perché mentre questa era andata in una certa direzione, la legge è andata in un'altra.
  La legge, inoltre, cancella un finanziamento, che era quello legato a Fondi nazionali dedicati in percentuale specifica, poi ripresi dalla legge n. 45 del 1997 d'iniziativa dell'allora ministra Livia Turco, ma poi completamente spariti.
  Infine, c’è un terzo elemento: anche queste operazioni possono essere utili, ma nel momento in cui ripropongano sul territorio iniziative di intervento preventivo. Attualmente, tuttavia, in circa 18 regioni su 21 non esiste un investimento formale sulla prevenzione a questi temi.
  Infine, anche se lo chiediamo da molto, in Italia non abbiamo nemmeno un Piano nazionale di salute nelle scuole medie inferiori o superiori, e ogni scuola auto-organizza la propria cultura di prevenzione. Di fronte a quei numeri e a quelle situazioni, possiamo portare sulla lieve entità e sensibilizzare sull'aspetto socio-educativo, però poi il territorio rischia di non avere gli strumenti. Grazie.

  PRESIDENTE. La ringrazio molto della sintesi, ma soprattutto dei temi importanti che ha proposto. Do ora la parola agli Pag. 7onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  DANIELE FARINA. Grazie, anche se non so se la mia sarà una domanda. Credo che sia il presidente che il vicepresidente CNCA abbiano colto perfettamente lo spirito di questo breve articolato, che è quello di aprire un dibattito finalizzato ad operare in tempi rapidi delle trasformazioni del Testo Unico sugli stupefacenti.
  In passato abbiamo avuto l'ambizione di grandi riforme di struttura, ma spesso nella brevità delle legislature o anche in legislature lunghe non si è portato a casa alcun risultato. Ciò non vuol dire che questo testo non possa arricchirsi strada facendo, e questo è il senso di queste audizioni, di ulteriori parti che colgono l'aspetto più significativo che ci avete esposto.
  Noi predisponiamo infatti un articolato che può avere una sua efficacia anche in termini di decarcerizzazione, e tra l'altro il meccanismo segnalato nel comma 5 dell'articolo 73 è lo stesso della legge di iniziativa popolare anche se leggermente variato, ed è anche quello suggeritoci dal Ministro Cancellieri nella sua audizione non più tardi di giovedì scorso, che dovrebbe impattare su un numero che attualmente oscilla dai 3.000 ai 5.000 detenuti.
  Tuttavia, se facciamo questa operazione senza avere strutture e servizi, rischiamo di fare un'operazione a metà. Valuterei positivamente anche la soluzione a metà, però questo non collima con quanto invece ci dice l'Europa con le sue strategie disattese in Italia, o quantomeno largamente immiserite negli ultimi anni.
  Non casualmente abbiamo iniziato queste audizioni proprio da una rete di comunità che ha una sensibilità di carattere territoriale, guarda la strada e ha guardato anche – forse più lucidamente di noi parlamentari – gli effetti della legge del 2006, perché l'allarme si gridò fin da allora (parlo almeno per me), però oggi anni di sperimentazione ci consegnano dei risultati tangibili. Credo, dunque, che il legislatore debba partire da quei risultati per intervenire rapidamente, perché sette anni di quella legislazione hanno prodotto danni rilevanti e ogni anno questo si manifesta più largamente.
  Spero che in tempi relativamente rapidi, attraverso l'evolversi di queste audizioni e il contributo del lavoro dei colleghi che spero andranno nella direzione dell'ampiamento dell'articolato e nella sua modifica, si riesca a conseguire questo risultato.

  PRESIDENTE. Non posso che rafforzare le parole dell'onorevole Farina. Le proposte di legge calendarizzate hanno una dimensione più limitata, però anche noi nell'ambito di altre problematiche, in particolare approfondendo la questione del sovraffollamento carcerario, ci siamo resi conto che una larga parte di detenuti è rappresentata da quelli puniti ai sensi dell'articolo 73 della legge n. 309 del 1990 e successive modificazioni.
  Il Ministro Cancellieri ha, inoltre, evidenziato anche la scarsità degli affidamenti in prova al servizio terapeutico, che era la soluzione sollecitata a suo tempo dal legislatore, fino a sei anni di pena massima, come abbiamo ribadito anche nel decreto-legge di agosto, laddove si consente il non ingresso in carcere a chi debba scontare una pena definitiva, che per reati comuni equivale a 3 anni e per quelli connessi con la tossicodipendenza a 6 anni, monte pena sostanzioso. Tale esiguità deriva sostanzialmente dalla mancanza di adeguati finanziamenti.
  Su questo punto, peraltro, volevo fare qualche approfondimento, perché è nostro dovere constatare queste carenze, come stiamo cercando di fare con molto impegno in Commissione, però vorremmo individuare delle strade da percorrere, anche se esulano dalla competenza stretta di questa Commissione, perché il Parlamento deve interagire al proprio interno.
  Abbiamo avuto anche i dati sul costo di ogni detenuto, che ammonta a circa 200 euro al giorno. Anche per questo, vorrei chiedervi, da un lato, quanto costa invece la degenza in una comunità e, dall'altro, Pag. 8come possiamo intervenire per far sì che i fondi siano adeguatamente canalizzati, magari attraverso un fondo nazionale dedicato, perché se ho ben capito i fondi vi arrivano dalle Regioni.
  Alcuni operatori della giustizia ci spiegavano che per i primi sei mesi dell'anno si fanno affidamenti in prova al servizio terapeutico e dopo non si fanno più, perché mancano i soldi. Vorrei capire, in sostanza, dove il sistema non funzioni, perché dobbiamo aprire un varco ed è quello che con questa indagine conoscitiva stiamo cercando di fare, anche andando oltre le proposte di legge all'esame della Commissione.
  Potremmo quindi audire il Ministro della salute e altri, per coinvolgere nella nostra indagine conoscitiva anche altre figure, che però abbiano la possibilità di incidere, perché noi depenalizziamo o riduciamo le pene e cerchiamo di decarcerizzare, ma occorrono strutture sul territorio che permettano di superare la problematica che avvicina alle droghe.
  Vorremmo chiedervi quindi di farci capire se vi sia una soluzione e quale potrebbe essere il percorso da seguire.

  RICCARDO DE FACCI, Vicepresidente del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza (CNCA). Questo è un ragionamento che noi abbiamo avviato tramite il dottor Tamburrino, il Direttore del DAP, anche come riflessione rispetto al Ministero di Grazia e Giustizia.
  Abbiamo due problemi e tre ipotesi. Per ragionare sui costi, attualmente una retta in strutture pedagogiche semplici, più di accoglienza ergoterapica, va dai 35 ai 69 euro al giorno, a seconda delle regioni, quindi abbiamo costi di degenza pari da un settimo a un terzo di quelli carcerari.
  Un secondo elemento è che la Lombardia, la Toscana, l'Emilia-Romagna, quindi regioni anche ideologicamente diverse, stanno investendo su ipotesi di decarcerizzazione delle persone che ne abbiano titolo, perché – voglio ricordarlo ancora una volta – noi oggi abbiamo 4.000 posti ma avremmo 10.000 persone che potrebbero uscire, ma non trovano posto nelle comunità terapeutiche accreditate.
  Le soluzioni sono le seguenti: il passaggio dalla medicina carceraria alla medicina territoriale, che non è stato seguito da un investimento conseguente di risorse in personale. Consideriamo che i SERT rischiano di essere gli unici presìdi all'interno del carcere e spesso vengono caricati anche di altre competenze sanitarie, perché non ci sono altri sanitari che riescono entrano in carcere.
  Inoltre, c’è un secondo elemento che è un quasi totale abbandono, se non in rarissime situazioni, di tutta la problematica alcol e carcere, che ormai sta diventando un problema estremamente grave soprattutto per quanto riguarda popolazioni straniere e marginali. Abbiamo quindi in questo momento un non investimento su un dettato di legge: il passaggio dalla medicina carceraria alla medicina di territorio.
  In secondo luogo, soltanto alcune regioni (e anche in questo caso i virtuosi sono tre o quattro: la Lombardia, la Toscana, l'Emilia-Romagna e ci sta provando l'Umbria) hanno parificato le persone che ne avrebbero titolo provenienti dal carcere agli altri utenti per le comunità provenienti dal territorio. Se quindi una persona ha una tossicodipendenza in carcere certificata, ha titolo per entrare in comunità tanto quanto un tossicodipendente che lo chieda dal territorio.
  Questi possibili nuovi accessi non sono stati assolutamente adeguati, se non in quattro regioni, da un punto di vista dei diritti. C’è quindi una lista d'attesa di persone provenienti dal carcere per un problema anche oggettivo: spesso l'arresto domiciliare, la situazione di forte contenimento, che è una delle poche alternative concesse dai magistrati di sorveglianza, perché va detto che anche la magistratura di sorveglianza con cui abbiamo un dialogo aperto è molto diversa nelle sue maglie, rischia di essere fortemente condizionante per una comunità. Per essere esplicito, un arresto domiciliare in comunità Pag. 9rischia di impedire le vacanze di tutta la comunità o il fine settimana da qualche parte, cioè rischia di essere un peso.
  È necessario considerare l'ulteriore aggravante che molti dei tossicodipendenti in carcere, poiché la tossicodipendenza attuale di strada non è più la tossicodipendenza di 15 o 20 anni fa quando è stata fatta la legge, vivono situazioni di grande marginalità, spesso non hanno grandi risorse e quindi da anni non hanno più un problema di dipendenza, ma hanno problemi connessi alla dipendenza. Hanno infatti commesso reati che magari si sono accumulati negli anni, giungendo a pene importanti, inflitte però a persone che ormai non riuscirebbero nemmeno a pagarsi la tossicodipendenza (scusate la semplificazione) o sono in trattamento farmacologico.
  Questo significa che le persone sono portatrici di un altro problema e non stiamo più parlando di comunità terapeutica: stiamo parlando della necessità di un lavoro alternativo al carcere, per cui la valenza non è tanto la terapeuticità della comunità, quanto un lavoro di risocializzazione, un riaccompagnamento sul territorio.
  C’è quindi un problema di rete che va affrontato con il Ministero della sanità e con le regioni, perché non possiamo chiedere alle regioni, come purtroppo è successo in questi anni, più funzioni e meno rette, cosa che in alcune regioni sta provocando un tappo. Cito un esempio eclatante: siamo arrivati all'estremo per cui un'ASL è stata formalmente premiata dalla propria regione perché in quell'anno un SERT non aveva inviato nessuna persona in comunità terapeutica, quasi nella logica del risparmio, e non si sa quanti ne avrebbero avuto bisogno. Sul carcere questo sta creando liste di attesa di 20, 30, 40 persone.
  Cito due ultime soluzioni ipotizzate anche con il Ministero di grazia e giustizia e con alcune regioni, perché 10.000 persone in questo momento entrerebbero in parte nella lieve entità, in quanto rappresentate dal piccolo spacciatore o dal possessore di più di una sostanza, laddove, se una persona è in possesso di due sostanze per una quantità al di sotto delle tabelle, quasi automaticamente è considerata uno spacciatore, perché si sostiene che non sia in possesso di due sostanze in quanto consumatore, mentre invece questa situazione si sta diffondendo. Continuo a ribadire che non la stiamo legittimando, ma sono i dati oggettivi.
  Abbiamo dunque 10.000 persone, ma potremmo dire anche 5.000 persone, per le quali potrebbero essere immediatamente utili una decarcerizzazione e un affidamento a strutture intermedie territoriali di reinserimento sociale, perché abbiamo situazioni in cui bisogna capire se questo consumo sia stato invasivo. Stiamo parlando di cocaina, di metanfetamine, di altre sostanze che forse non causano una dipendenza classica, ma potrebbero causare problemi di questo tipo.
  La regione Toscana, ad esempio, sta provando a costruire un'alternativa. Ieri il presidente Rossi ha lanciato questa idea di un accordo fra Ministero di grazia e giustizia e regione Toscana per destinare specifici posti in comunità e realizzare due o tre strutture intermedie con uno start up della Cassa ammende del Ministero e un supporto della regione sul risparmio realizzato, a beneficio di persone forse non certificabili come tossicodipendenti ma da riaccompagnare, quindi strutture intermedie territoriali ad alta valenza di accompagnamento.
  È inoltre fondamentale un confronto con la magistratura di sorveglianza, perché, – sebbene Bologna e alcune parti di Torino e di Milano siano delle eccezioni, perché vi sono magistrati di sorveglianza che per situazioni più lievi concedono più facilmente gli arresti territoriali e magari l'accompagnamento da parte di servizi pubblici o privati –, attualmente la magistratura di sorveglianza tende a essere, diciamo così, «molto guardinga», per cui, è molto meno facile un affidamento in comunità o in una struttura protetta, anche per persone che su nostro consiglio potrebbero essere accompagnate sul territorio: in sostanza, si tende a essere rigidi.

Pag. 10

  PRESIDENTE. A quali strutture si riferisce esattamente ?

  RICCARDO DE FACCI, Vicepresidente del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza (CNCA). A quella serie di servizi pubblici e privati intermedi come i SERT e i centri diurni. Ma il nodo è che queste strutture rischiano di non essere valutate in una logica di tossicodipendenza e stiamo parlando di consumatori di cocaina non tossicodipendenti, di consumatori di altre sostanze che magari hanno avuto un episodio di abuso, ma hanno più una problematica legale che di consumo.
  Bisogna quindi lavorare sulla pena, sulla responsabilità, sulla mediazione, sul reinserimento piuttosto che sulla terapeuticità. Ci sono quindi delle proposte per depotenziare l'allarme carcere.

  PRESIDENTE. Vi ringrazio molto e faremo tesoro dei vostri suggerimenti. Questa è la prima audizione nell'ambito dell'indagine conoscitiva, il lavoro quindi proseguirà e sarà sicuramente di approfondimento. Se avrete altri suggerimenti, potrete inviarceli anche per iscritto.

  RICCARDO DE FACCI, Vicepresidente del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza (CNCA). Chiaramente dichiariamo la nostra completa disponibilità rispetto a qualsiasi vostra esigenza.

  PRESIDENTE. Grazie. Nel ringraziare i rappresentanti del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza – CNCA, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.