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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XVII Legislatura

II Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Martedì 1 luglio 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Ferranti Donatella , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA IN MERITO ALL'ESAME DELLE PROPOSTE DI LEGGE C. 1138  D'INIZIATIVA POPOLARE, C. 1039  GADDA E C. 1189  GARAVINI, RECANTI «MISURE PER FAVORIRE L'EMERSIONE ALLA LEGALITÀ E LA TUTELA DEI LAVORATORI DELLE AZIENDE SEQUESTRATE E CONFISCATE ALLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA»

Audizione di Francesco Menditto, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Lanciano, di Davide Pati, Membro della Presidenza nazionale dell'Associazione Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, e di Luciano Silvestri, Responsabile Ufficio legalità e sicurezza CGIL Nazionale.
Ferranti Donatella , Presidente ... 3 
Menditto Francesco , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Lanciano ... 3 
Ferranti Donatella , Presidente ... 6 
Pati Davide , Membro della Presidenza nazionale dell'Associazione Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie ... 6 
Ferranti Donatella , Presidente ... 8 
Silvestri Luciano , Responsabile Ufficio legalità e sicurezza CGIL Nazionale ... 8 
Ferranti Donatella , Presidente ... 10 
Mattiello Davide (PD)  ... 10 
Ferranti Donatella , Presidente ... 10 
Ferri Cosimo Maria , Sottosegretario di Stato alla giustizia ... 10 
Ferranti Donatella , Presidente ... 11

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: FI-PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Nuovo Centro-destra: NCD;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia: (PI);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DONATELLA FERRANTI

  La seduta comincia alle 15.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione di Francesco Menditto, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Lanciano, di Davide Pati, Membro della Presidenza nazionale dell'Associazione Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, e di Luciano Silvestri, Responsabile Ufficio legalità e sicurezza CGIL Nazionale.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva in merito all'esame delle proposte di legge C. 1138 d'iniziativa popolare, C. 1039 Gadda e C. 1189 Garavini, recanti «Misure per favorire l'emersione alla legalità e la tutela dei lavoratori delle aziende sequestrate e confiscate alla criminalità organizzata», l'audizione di Francesco Menditto, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Lanciano, di Davide Pati, Membro della Presidenza nazionale dell'Associazione Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, e di Luciano Silvestri, Responsabile Ufficio legalità e sicurezza CGIL Nazionale.
  Do quindi la parola al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Lanciano, Francesco Menditto.

  FRANCESCO MENDITTO, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Lanciano. Ringrazio il presidente, la Commissione e il relatore per aver avviato l'esame di questi disegni di legge. Ho depositato una relazione scritta e quindi ci sarà tempo per approfondire tutte le parti tecniche. Utilizzerò i dieci minuti a mia disposizione solo per dare un quadro di carattere generale e per lanciare un grido di dolore, sperando che possa essere raccolto dalla politica.
  Io credo che la Commissione giustizia della Camera – anche se oggi non è rappresentata da grandi numeri – abbia una sensibilità storica in questa materia e possa cogliere l'occasione per intervenire in un settore in cui da anni chiediamo una serie di interventi normativi.
  Mi presento. Sono Francesco Menditto, attualmente Procuratore della Repubblica a Lanciano, in Abruzzo. Sono stato giudice delle misure di prevenzione al Tribunale di Napoli e sono quindi esperto di sequestri, confische e di antimafia. Mi occupo anche di tutto ciò che attiene ad amministrazione e destinazione dei beni.
  Il grido di dolore che lanciano gli operatori del settore, magistrati e associazioni del terzo settore, è che da molti anni sentiamo parlare di modifiche normative pronte, in dirittura d'arrivo, ma non vediamo mai i risultati. Se la Commissione giustizia riuscirà a cogliere l'occasione rappresentata da questo disegno di legge, potrebbe fare qualcosa che è atteso da molto tempo. Vi ricordo che nel 2011 il Codice antimafia è stato corretto grazie all'intervento della Commissione giustizia. Ovviamente c'erano altri deputati.Pag. 4
  Vi darò solo alcuni dati, sperando che così possa essere colta la criticità del problema. Abbiamo attualmente 1.700 aziende e 12.000 beni immobili confiscati definitivamente e acquisiti al patrimonio dello Stato. Abbiamo invece molti più beni in sequestro, cioè beni per i quali i giudici devono ancora decidere sulla confisca definitiva. Si tratta di circa 15.000 beni immobili tra appartamenti e terreni e di circa 2.500 aziende.
  Richiamo l'attenzione sul fatto che abbiamo un numero analogo di beni che i giudici devono ancora decidere se sequestrare o meno. La massa dei beni già sequestrati e di quelli che potrebbero essere sequestrati è quindi enorme. In questi anni c’è stato un incremento esponenziale, ma non ci sono norme che consentano di gestire e destinare al meglio questi beni. Tale è il senso dell'iniziativa che è stata presentata.
  Il grido di dolore che cerchiamo di lanciare riguarda il fatto che va colpita la criminalità da profitto. La criminalità organizzata delinque per accumulare profitti. Così operano i vari tipi di criminalità che vengono colpiti da questi provvedimenti. Se riusciremo a sequestrare, confiscare e riutilizzare questi beni, laddove è possibile rimetterli sul mercato e destinarli a fini sociali, faremo – altri lo diranno meglio di me – una grande operazione di legalità e di lotta alla criminalità da profitto, azione questa che non ha mai visto divisioni all'interno del Parlamento e credo nemmeno all'interno della Commissione giustizia.
  Alcuni degli interventi che chiediamo richiedono risorse. Le risorse ci sono. Non è vero che mancano. Leggerete nella relazione che nel Fondo unico giustizia (FUG) sono depositati 3 miliardi di euro, di cui uno in contanti, ma sono bloccati e inutilizzati per una scelta del Governo. Per legge si potrebbero utilizzare fino al 50 per cento, ma per scelta del Governo se ne utilizza non più del 10 per cento. Le risorse ci sono. Sono soldi tolti alla criminalità organizzata che, come vi sarà spiegato nel dettaglio, potrebbero essere usati per rilanciare i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.
  Poiché sono considerato un esperto in questa materia, invito la Commissione giustizia a non affrontare il tema in maniera settoriale. Non pensiate di risolvere i problemi approvando solo alcuni degli articoli di questo disegno di legge. La soluzione del problema si ottiene solo se lo si affronta in maniera sistemica, altrimenti saranno le solite parole tradotte in qualche norma che non riusciranno a produrre alcun effetto, come già constatiamo da alcuni anni.
  Per venire a temi più specifici, una delle maggiori criticità riguarda il fatto che le aziende sequestrate non sempre riescono a rimanere sul mercato. L'azienda che viene sequestrata rimane sotto sequestro e viene amministrata dall'amministratore giudiziario fino al termine del procedimento penale o di prevenzione, termine che varia tra i sei e gli otto anni. Terminato il procedimento c’è la confisca definitiva, qualora l'azienda non sia stata restituita all'interessato. Il giudice e l'amministratore amministrano per conto dello Stato che confischerà o dell'interessato a cui dovranno essere restituiti i beni.
  Capirete che un periodo di tempo così lungo di incertezza per l'azienda è un problema, tant’è vero che i dati ci dicono che durante i sei, otto anni di sequestro solo tre aziende sequestrate su dieci rimangano operative. Le altre sette falliscono e leggiamo articoli di giornale o cartelli in cui è scritto che lo Stato licenzia e la mafia dà lavoro. Questa è la responsabilità che avete voi e questo è quello che ci sentiamo dire noi quando amministriamo questi beni.
  Dopo la confisca definitiva di quelle tre aziende solo una sarà operativa. I dati sono molto fallaci. Leggerete solo un'audizione del 2012 del Prefetto Caruso, direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC), alla Commissione antimafia che vi quantificherà il numero di aziende operative sulle 1.700 confiscate. Pag. 5Questo numero è trentotto. Potete fare voi il calcolo di quante aziende erano operative nel 2012 rispetto alle tante confiscate.
  Possiamo fare tutte le modifiche normative che vogliamo per dare sostegno a queste aziende, ma se non accorciamo i tempi del procedimento giudiziario, come ci dice la Banca d'Italia in uno studio del 2013 che ho citato, non riusciremo mai a sbloccare la situazione. Nel momento in cui viene sequestrata un'azienda, il primo problema che hanno lo Stato, il giudice e l'amministratore giudiziario è mantenerne l'operatività.
  Un'azienda è una cosa dinamica. Parliamo di un bar, di un supermercato, di un'impresa di costruzioni e così via. Alcune hanno due dipendenti, altre ne hanno centinaia. Sarebbe interessante se poteste vedere quali difficoltà si incontrano nel portare avanti queste aziende. Il giorno in cui si mettono i sigilli è lo stesso giorno in cui le banche bloccano il credito e senza credito nessuno riesce ad andare avanti.
  Per sbloccare il credito bisogna accelerare i procedimenti e adottare le soluzioni che vi sono state indicate. Basterebbe istituire un fondo di garanzia rotativo, che garantisca la banca e dia solidità al credito che viene concesso. I soldi si possono prendere dal Fondo unico giustizia, dove resterebbero come fondo di garanzia.
  L'altro problema che si pone è ciò che deve fare il povero amministratore giudiziario, che si troverà con una serie di lavoratori in nero e con un'azienda che non rispetta le norme in materia ambientale e di sicurezza del lavoro, che dovrà rispettare i contratti collettivi e così via. L'amministratore giudiziario, se non disporrà di un sostegno per far riemergere alla legalità l'azienda, sarà inevitabilmente portato a chiuderla.
  È stata proposta una serie di provvedimenti che potrebbe consentire di avviare l'azienda verso la legalizzazione. Non è complicato. Basta, per esempio, creare un tavolo permanente presso le prefetture dove siedano le organizzazioni sindacali e gli amministratori giudiziari, così da offrire sostegno alle aziende. Occorrono però dei fondi per regolarizzare e legalizzare queste aziende. Anche per questo dovrebbe essere possibile attingere al Fondo unico giustizia oppure – leggerete una serie di proposte concrete – si potrebbe ricorrere al credito di imposta per i lavoratori che vengono regolarizzati.
  Per chi segue la materia forse è cosa nota, ma qualcun altro si potrebbe scandalizzare. Uno dei maggiori problemi dei giudici e degli amministratori è che devono lottare contro lo Stato e la burocrazia di Stato. Spesso, per esempio, nei confronti delle aziende sequestrate vengono emesse le interdittive antimafia. Ci sono norme che prevedono che una persona «in odore di mafia» non possa operare sul mercato e quindi, nel momento in cui a una di queste persone viene sequestrata un'azienda, alcune prefetture emettono un provvedimento che ne blocca l'attività.
  Ancora, non vengono, per esempio, mantenute in vita le concessioni per far funzionare queste aziende oppure non si ha il DURC, il Documento unico di regolarità contributiva relativo ai singoli lavoratori. Ovviamente l'amministratore che prende in carico un'azienda i cui lavoratori non sono in regola non sarà in grado di offrire il DURC. Si tratta di questioni elementari, che i giudici cercano di risolvere con una serie di provvedimenti di notevole impatto, ma sicuramente si potrebbe intervenire sul piano normativo.
  C’è un altro grande tema su cui si è molto ragionato e su cui varie associazioni del settore e i magistrati stanno ragionando. I problemi sono storici. La legge su sequestro e confisca antimafia esiste dal 1982 ed è stata implementata nel 1992. Dovrebbe farci riflettere il fatto che queste leggi nascono dall'assassinio di persone che hanno lottato contro la mafia. Mi riferisco all'onorevole Pio La Torre, a Giovanni Falcone e a Paolo Borsellino.
  Si immaginava che la soluzione potesse essere la creazione di un'Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla mafia che seguisse il bene e desse una mano ai giudici che amministravano fin dal momento del sequestro, offrendo competenze Pag. 6idonee e mettendo insieme amministratori giudiziari e competenze di vari settori, un'Agenzia nazionale che, da un certo momento in avanti del procedimento, fosse in grado di amministrare i beni per alleggerire i giudici e di destinare i beni sequestrati e poi confiscati definitivamente.
  Questo è lo scenario che si immaginava nel 2006, quando è stata proposta l'Agenzia nazionale. Il decreto-legge è poi stato approvato nel 2010 con alcune criticità. Oggi, dopo quattro anni di funzionamento dell'Agenzia nazionale, qualunque magistrato e qualunque persona impegnata nelle associazioni vi dirà che il bilancio è fallimentare. L'Agenzia nazionale non esiste.
  Ci sono norme che i magistrati violano. Mi sento di dirlo anche se questa seduta è pubblica e registrata. A un certo punto del procedimento i beni dovrebbero essere dati in amministrazione all'Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati, ma questa è latitante e il funzionario al quale assegnare quei beni non si trova. I magistrati sono quindi costretti a continuare ad amministrarli. Potrete verificarlo facilmente. Questo è un nodo fondamentale. O lo si affronta oppure il problema finirà con l'incancrenirsi.
  L'Agenzia nazionale si dovrebbe preoccupare anche della confisca definitiva e della destinazione dei beni. Nella relazione sono riportati dati tratti dall'ultima relazione semestrale del Ministero della giustizia che indicano come le destinazioni dei beni immobili, terreni e appartamenti – non parlo delle aziende perché la cifra è zero –, siano passate dalle seicento del 2009 alle sessanta del 2012. Sul sito dell'Agenzia nazionale potrete verificare che i dati sono fermi al 7 gennaio 2013. Questo vi fa capire che o si compie un intervento complessivo e serio, che riguardi anche l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati, oppure sarà difficile attuare e rendere operativi singoli interventi.
  Mi avvio a concludere. Vi ho dato un quadro generale e chiudo dicendo che la situazione – poiché è tutto a verbale, la mia coscienza è tranquilla – è al collasso. L'attuale amministrazione da parte dei giudici potrà continuare per qualche mese, al massimo per un anno o un anno e mezzo. Se non ci saranno interventi concreti, siamo pronti a dichiarare la bancarotta nel settore del sequestro e della confisca dei beni immobili e delle aziende.
  Speriamo che voi sarete in grado di adottare tali interventi.

  PRESIDENTE. Grazie. Il dottor Menditto ha depositato una relazione che sta per essere distribuita e che rappresenta il supporto analitico dell'intervento che ha svolto.
  Vorrei spiegare agli auditi che, anche se oggi la Commissione non è al completo, sono rappresentati tutti i gruppi e questo è l'importante ai fini della discussione futura di questo provvedimento, che è stato incardinato qualche mese fa e sta compiendo il proprio percorso di approfondimento.

  DAVIDE PATI, Membro della Presidenza nazionale dell'Associazione Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie. Buongiorno. Rivolgo al presidente e a tutti gli onorevoli componenti della Commissione giustizia i più sinceri ringraziamenti per questa audizione nonché i saluti del nostro presidente nazionale, don Luigi Ciotti.
  La proposta di legge di iniziativa popolare è frutto di una campagna di raccolta firme nel Paese. È importante dirlo in questa sede e lo confermeranno i rappresentanti del sindacato, che si è fortemente battuto per la presentazione di questa proposta. Essa è frutto di un viaggio in Italia, all'interno anche delle stesse aziende sequestrate e confiscate alla criminalità organizzata. È frutto altresì dell'incontro con tanti giudici, con tanti amministratori giudiziari e con tanti lavoratori di quelle aziende.
  L'apertura della discussione in questi giorni, dopo che Camera e Senato hanno approvato una risoluzione a sostegno della relazione della Commissione parlamentare antimafia, è un fatto molto importante, Pag. 7che salutiamo favorevolmente. È anche importante dare velocità all'approvazione di questa proposta di legge di iniziativa popolare. Bisogna fare in fretta perché il tempo è scaduto. Sulla base dell'esperienza di questi diciotto anni di applicazione della legge sull'uso sociale dei beni confiscati, vi invitiamo a fare in fretta. Non a caso ho aperto citando la raccolta di firme.
  Molti di voi ricorderanno la raccolta di più di un milione di firme nel 1995, dopo le stragi di via D'Amelio e di Capaci, a favore della confisca dei beni. Volevamo rendere più forte l'istituto della confisca, reso possibile grazie al sacrificio di Pio La Torre e di tanti uomini e donne dello Stato e delle istituzioni, attraverso l'uso sociale dei beni confiscati. A diciotto anni di distanza da quella legge possiamo dire che i beni e le aziende confiscati alle mafie possono diventare, in un momento di crisi economica e sociale del Paese, esempi di buona economia e di buon lavoro, esempi che contaminano favorevolmente anche la sana imprenditoria del nostro Paese.
  Il 1° marzo scorso siamo stati in Campidoglio insieme alle quattrocento associazioni e cooperative che dalla Lombardia alla Sicilia gestiscono beni confiscati alla mafia, molto spesso in forma di cooperazione e di impresa sociale. Loro hanno saputo trasformare quei terreni aridi di violenza mafiosa in terreni fertili, commercializzando in tutt'Italia i loro prodotti. Sono cooperative autonome di giovani del territorio.
  Penso alla cooperativa che a Pisa in questi giorni ha preso in gestione un'edicola confiscata alla ’ndrangheta. Penso al «Faber Beach» di Ostia, uno stabilimento balneare sul litorale romano che ora è gestito da una cooperativa legata alla Caritas e alla parrocchia di Ostia. Un altro esempio è la pizzeria «Wall Street». Il presidente della Regione Lombardia in questi giorni è stato a Lecco per sostenere il progetto della pizzeria in un territorio fortemente penalizzato dalla presenza della ’ndrangheta.
  Questo è per dirvi che il disegno di legge all'esame pone le premesse per un lavoro che speriamo sia il più ampio possibile. Noi auspichiamo che in questo disegno di legge possano inserirsi anche integrazioni ed emendamenti, con interventi urgenti sull'Agenzia nazionale e sui beni confiscati, secondo quello che il Governo Letta ha consegnato al Governo e al Parlamento attuali con la Commissione Garofoli, che rappresenta davvero una base di partenza per integrare questo testo.
  È importante farlo e farlo subito perché le quattrocento associazioni e cooperative di cui vi ho parlato prima si sono rimboccate le maniche in questi anni e sono oggi un esempio di legalità e di antimafia sociale presa a modello in Europa. Conoscerete la direttiva europea che è stata approvata nei mesi scorsi. Ebbene, proprio la settimana scorsa eravamo a Lubiana a un vertice europeo di tutte le agenzie che in Europa si occupano di gestione di beni sequestrati e confiscati e abbiamo portato la nostra esperienza italiana come rappresentanti della società civile.
  Vengo alle conclusioni, chiedendovi con forza di fare in fretta. Lo ripeto ancora una volta. Occorre fare in fretta, calendarizzare le prossime audizioni, approvare subito in Commissione la proposta di legge con le integrazioni sull'Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati indicate nella relazione Garofoli e portare subito il testo in Aula per l'approvazione finale. Ve lo chiediamo con forza e con grande umiltà. Ve lo chiedono le tante persone, giovani soprattutto, che ci credono fortemente.
  Vorrei dire ancora due cose. Gli strumenti a sostegno possono essere diversi. Il disegno di legge Garavini parla di fondo per le piccole e medie imprese, di fondo per la crescita. Possono essere effettuati anche degli aggiustamenti alla legge Marcora per sostenere la nascita di cooperative di lavoratori.
  A Trapani abbiamo l'esperienza positiva di una delle poche cooperative di lavoratori nate per la gestione di un'azienda di calcestruzzo confiscata a Giovanni Virga, l'uomo che portava avanti Pag. 8gli interessi di Matteo Messina Denaro. Quei lavoratori li abbiamo visti piangere di gioia quindici giorni fa perché il loro esempio sta contaminando i lavoratori di altre aziende di calcestruzzo – sono più di quindici nel territorio di Trapani – confiscate alla mafia. Insieme al tribunale e alla prefettura stiamo creando una filiera di legalità nel settore del calcestruzzo. È un esempio positivo, ma ce ne sono ancora pochi. Gli strumenti che la legge prevede possono davvero fungere da moltiplicatore.
  Concludo dicendo che la possibilità di dare gambe a queste iniziative viene anche dal mondo dell'imprenditoria italiana. Abbiamo costituito presso Unioncamere un tavolo di lavoro con i sindacati e con i giovani delle associazioni imprenditoriali, che sono tutte rappresentate dall'industria all'artigianato, al commercio, alla cooperazione fino all'agricoltura, affinché le imprese sane del made in Italy possano supportare la gestione delle aziende sequestrate e confiscate. Bisogna però introdurre dei criteri premianti perché le aziende sane possano davvero impegnarsi in tal senso.
  Vi è stato consegnato un documento comune, che sarà illustrato dal dottor Silvestri in rappresentanza di tutti i soggetti che hanno promosso la proposta di legge di iniziativa popolare. Come Libera, invece, abbiamo lasciato un libretto che abbiamo già consegnato al Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica del Ministero dello sviluppo economico (MISE). Nella programmazione dei fondi per il periodo 2014-2020 potrebbero, infatti, essere previsti strumenti importanti per dare sostegno alle aziende confiscate. L'impegno del MISE e del Ministero del lavoro è importante, come importante è coinvolgerli in questa discussione.
  Vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Ci vuole sicuramente una sinergia.

  LUCIANO SILVESTRI, Responsabile Ufficio legalità e sicurezza CGIL Nazionale. Ringrazio il presidente e tutta la Commissione per questa convocazione e questa opportunità. Le motivazioni che hanno spinto alcune tra le organizzazioni sociali più importanti di questo Paese a proporre una legge di iniziativa popolare sono contenute nel testo scritto che abbiamo provveduto a consegnare alla Presidenza. Non le ripeterò, quindi, se non in alcuni aspetti che ritengo fondamentali.
  Queste motivazioni nascono principalmente da un'esperienza decennale che abbiamo maturato sul campo insieme ad ACLI, Arci, Avviso pubblico, Libera, Centro studi «Pio La Torre», Legacoop e SOS Impresa, tutti soggetti che hanno con noi condiviso questo percorso. In più abbiamo messo a disposizione quello che percepivamo nel 2012 in una situazione di estrema urgenza ed emergenza. Capimmo nel 2012 che si stava passando da un fenomeno di sequestri di beni immobili a un fenomeno altrettanto consistente di sequestri e confische di aziende. Non ripeto i numeri. Vorrei ripetere, invece, alcuni esempi per chiarire questo fatto.
  Uno di questi esempi è Suvignano. Non so se qualcuno di voi lo conosce, ma Suvignano, in provincia di Siena, è un bene confiscato in via definitiva alla mafia circa nove anni fa. È il bene più grande mai confiscato alla mafia. È un'azienda agricola di settecento ettari, con dodici casolari, un agriturismo e una villa padronale, ancora in amministrazione giudiziaria. Si è provato a vendere quel bene, che ha un valore di 30 milioni di euro, ma non c’è alcun compratore. Noi ci siamo battuti contro la vendita ovviamente.
  Come sistema Paese, non siamo ancora in grado di utilizzare una risorsa importantissima che, immessa in un circuito di legalità in un territorio pregiato come quello della provincia di Siena, potrebbe dare lavoro e un contributo anche dal punto di vista dell'uscita dalla crisi dell'economia. Sono tantissimi questi casi. Sono sotto traccia, se ne parla poco, ma i numeri che ci ha offerto il dottor Menditto sono eloquenti e sono gli stessi che trovate nel nostro documento.
  Abbiamo capito di trovarci di fronte a un fenomeno che stava esplodendo. Questo Pag. 9fenomeno non riguarda soltanto piccole situazioni produttive. Riguarda per esempio l'eolico sequestrato a Trapani, in Italia e in Europa. Si parla della Sei GDO di Trapani: quattrocento lavoratori tra diretti e indiretti che, non avendo alcuno strumento di sostegno, finiscono per passare rapidamente e improvvisamente da una situazione di lavoro al niente, con impoverimento economico del territorio e disoccupazione che si aggiunge a quella che purtroppo già c’è.
  Non mi dilungo su questo. Come ho promesso, mi concentrerò sul che fare di fronte a questa situazione di emergenza che sta crescendo. Aggiungo solo un dato. Il dottor Pignatone, Procuratore generale della procura di Roma, recentemente ha avuto modo di dire che a Roma, nel giro di due anni, i sequestri e le confische di beni aziendali – non di beni immobili – sono aumentati dell'800 per cento.
  È in atto una grande azione dal punto di vista dell'aggressione ai patrimoni mafiosi, ma non c’è collegamento tra questa aggressione e il riutilizzo dei patrimoni che vengono sequestrati e ricondotti alla proprietà dello Stato. Nella normativa attuale ci sono delle lacune. Noi abbiamo provato, con questa iniziativa, a mettere a disposizione del Parlamento e della politica la nostra esperienza sul campo.
  I lavoratori che si trovano improvvisamente in questa condizione da qualche parte vanno a bussare. Vorremmo evitare che passasse il messaggio secondo cui quando c'era la mafia si lavorava e quando arriva lo Stato non si lavora più. Credo che sia una responsabilità che tutti ci dobbiamo assumere. Fare in fretta, come diceva Pati, è necessario. Noi speriamo di darvi il contributo migliore possibile.
  La proposta di legge si compone di dieci articoli. Gli articoli 1, 2 e 3 si possono riassumere in un'idea che sta dietro l'esperienza che abbiamo maturato, l'idea cioè che, essendo la mafia non una semplice rapina in banca o uno scippo, ma qualcosa che esercita il suo potere attraverso il controllo sociale, bisogna riattivare un controllo sociale di legalità. L'articolo 1, ad esempio, parla del bisogno di costituire una banca dati nazionale delle aziende sequestrate e confiscate, con l'obiettivo di tutelarne la posizione di mercato. La banca dati potrebbe diventare un utile elenco di fornitori per le amministrazioni pubbliche, sul modello delle white list. Io dico di provarci perché potrebbe essere un punto di riferimento importante.
  Inoltre, si parla di garantire il massimo livello di trasparenza delle informazioni relative alle misure di prevenzione sin dal momento successivo al sequestro. In questo modo potremmo orientare più efficacemente la tutela dei lavoratori coinvolti e favorire la tenuta delle aziende sul mercato attraverso il costante aggiornamento della banca dati. Quanto diceva il dottor Menditto a proposito della trasparenza dei dati è drammatico. Dovremmo preoccuparci di redigere una norma di questa natura.
  L'articolo 2 affronta il tema dell'Agenzia nazionale, indicando il bisogno di istituire presso di essa un apposito ufficio dedicato alle attività produttive. Noi abbiamo realizzato che il problema delle aziende confiscate non è un problema di ordine pubblico. È un problema di natura economica e dovrebbe essere affrontato in questa ottica. Permettetemi di dire che l'Agenzia, piuttosto che presso il Ministero dell'Interno, dovrebbe essere allocata presso il Ministero dell'economia, se vogliamo che affronti la gestione dei beni confiscati non come un problema di ordine pubblico, ma come una ricchezza del patrimonio dello Stato che può essere utilizzata e fornire un contributo importante.
  L'articolo 3 si preoccupa della valorizzazione del territorio per rilanciare, anche attraverso le aziende confiscate, nuove opportunità di sviluppo. I soggetti territoriali possono rappresentare un aiuto per l'Agenzia nazionale. Pensiamo non alle articolazioni dell'Agenzia nazionale sul territorio, ma ad esempio alle prefetture, che si potrebbero utilizzare come luogo nel quale l'articolazione nazionale, e cioè il tavolo di confronto permanente con le Pag. 10rappresentanze sociali ed economiche allocato presso l'Agenzia nazionale, si rapporta con il territorio fin dal momento in cui avviene il sequestro.
  Anche l'articolo 10 va in questa direzione perché affronta il tema del riutilizzo, al meglio delle capacità professionali, dei lavoratori. Anche nelle aziende confiscate abbiamo conoscenze professionali acquisite che vale la pena utilizzare. Questi lavoratori hanno bisogno di formazione. Come ricordava Menditto, il cuore della proposta sta nel fondo rotativo.
  Le risorse ci sono e un fondo di rotazione non costa nulla. È vero che ha un costo iniziale, ma quello che chiediamo non è un fondo perduto, ma un'opportunità per superare le difficoltà che si presentano al momento del sequestro, dal credito di imposta al problema delle banche che richiedono l'ipoteca, al rilancio dell'azienda che abbisogna di finanziamenti e che, sotto la pressione delle ipoteche, non ha strumenti.
  Mi scuso per la schematicità, ma potrete fare riferimento alla memoria scritta che vi abbiamo consegnato.

  PRESIDENTE. Grazie. Tutti gli auditi hanno depositato documenti scritti. L'argomento è abbastanza complesso. C’è la competenza della Commissione giustizia, ma occorrerà una sinergia anche con altri interlocutori.
  Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  DAVIDE MATTIELLO. Intervengo solo per ringraziare a mia volta gli auditi di oggi. Credo che l'urgenza posta da questa proposta di legge si misuri anche con i fatti di questi giorni. Penso all'incendio che ha distrutto dieci ettari di terreno nel brindisino o alle intimidazioni che hanno colpito il lido confiscato di Policoro. Credo che tutti quanti avvertiamo la responsabilità di ciò che ha detto il dottor Menditto a proposito del rischio di bancarotta del sistema. È evidente agli occhi di chiunque metta testa sull'attuale situazione.
  Penso che questo nostro lavoro possa farsi forte, da un lato, della già richiamata risoluzione approvata alla quasi unanimità da entrambi i rami del Parlamento, che è figlia della relazione della Commissione parlamentare antimafia sui beni confiscati e le aziende confiscate. Credo che questa risoluzione sia una risorsa per il nostro lavoro.
  Dall'altro lato – e sono contento che sia arrivato il Sottosegretario Ferri – credo possa farsi forte di ciò che aveva detto in audizione il Ministro Orlando. Quando gli avevo domandato esplicitamente se avesse intenzione di intervenire su questa materia, il Ministro Orlando aveva detto di no e aveva espresso apprezzamento per questa proposta di legge. Immagino, quindi, che il Sottosegretario Ferri, rappresentando il Ministro e il Governo, sia qui anche per dare sostegno a questo percorso.
  Volevo dire solo questo.

  PRESIDENTE. Do ora la parola al rappresentante del Governo.

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato alla giustizia. Ringrazio l'onorevole Mattiello. Il Governo è molto interessato a questo disegno di legge. Sottoporrò al Ministro le relazioni scritte che sono state oggi depositate, oltre che il resoconto stenografico.
  Volevo solo aggiungere che nel disegno di legge che riguarda le misure di prevenzione in generale a cui il Governo sta lavorando c’è proprio un punto dedicato alle misure patrimoniali, con un meccanismo collegato all'anticipazione della fase della confisca. Qualcosa è stato già fatto con le ultime riforme, ma si può fare molto di più per intervenire e fornire mezzi più incisivi nella fase della gestione e della confisca. Come tutti sappiamo ormai, è l'economia la vera forza della criminalità organizzata. Prima questi beni le vengono sottratti meglio è.
  Il Governo non sta lavorando in particolare sull'oggetto del disegno di legge, ma lo segue con attenzione. Oltre che i pareri, daremo anche il nostro apporto laddove ce ne sia bisogno. Per quanto riguarda la confisca, invece, stiamo mettendo Pag. 11in atto delle misure che anticipino questa fase perché lo riteniamo essenziale.

  PRESIDENTE. Oggi abbiamo dato inizio alle audizioni e abbiamo preso atto dell'impegno sul punto del Governo, che sapevamo già al lavoro su uno specifico disegno di legge.
  Noi cercheremo con il solito impegno, compatibilmente con i tempi dei lavori parlamentari, di aggregare le varie iniziative attorno a questa proposta e di fare qualche passo avanti, anche grazie ai vostri contributi, rispetto all'Agenzia nazionale per i beni confiscati. La sua istituzione fu un momento importante e credo voluto da tutti, anche se forse la realizzazione lasciò insoddisfatti. Ritengo che abbia bisogno di una rivitalizzazione e di un rafforzamento.
  Ringrazio tutti gli intervenuti e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.50.