Sulla pubblicità dei lavori:
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 3
INDAGINE CONOSCITIVA SULL'OPERAZIONE INTERNAZIONALE DI DISARMO CHIMICO IN SIRIA
Audizione del Ministro degli affari esteri, Emma Bonino, del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, e dell'Ambasciatore Ahmet Üzümcü, Direttore generale della Organization for the Prohibition of Chemical Weapons (OPCW-OPAC).
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 3
Lupi Maurizio (NCD) , Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ... 3
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 5
Bonino Emma , Ministro degli affari esteri ... 5
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 6
Üzümcü Ahmet , Direttore generale della Organization for the Prohibition of Chemical Weapons (OPCW-OPAC) ... 6
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 9
Gentiloni Silveri Paolo (PD) ... 9
De Pietro Cristina ... 10
Picchi Guglielmo (FI-PdL) ... 11
Compagna Luigi ... 11
Rossi Domenico (PI) ... 11
Alicata Bruno ... 12
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 12
Lupi Maurizio (NCD) , Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ... 12
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 13
Piras Michele (SEL) ... 13
Bonino Emma , Ministro degli affari esteri ... 14
Üzümcü Ahmet , Direttore generale della Organization for the Prohibition of Chemical Weapons (OPCW-OPAC) ... 14
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 16
Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: FI-PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Nuovo Centro-destra: NCD;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia (PI);
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA III COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI FABRIZIO CICCHITTO
La seduta comincia alle 14.50.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-TV della Camera dei deputati.
Audizione del Ministro degli affari esteri, Emma Bonino, del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, e dell'Ambasciatore Ahmet Üzümcü, Direttore generale della Organization for the Prohibition of Chemical Weapons (OPCW-OPAC).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'operazione internazionale di disarmo chimico in Siria, l'audizione del Ministro degli affari esteri, Emma Bonino, del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, e dell'Ambasciatore Ahmet Üzümcü, Direttore generale della Organization for the Prohibition of Chemical Weapons (OPCW-OPAC).
Le Commissioni affari esteri e difesa dei due rami del Parlamento sono oggi riunite in occasione della visita in Italia del direttore generale dell'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, Ambasciatore Ahmet Üzümcü, che saluto e ringrazio per la sua partecipazione ai nostri lavori. Ringrazio, altresì, per la loro disponibilità il Ministro degli affari esteri, Emma Bonino e il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi.
Mi preme sottolineare come le competenti Commissioni abbiano ritenuto di riunirsi in sede di indagine conoscitiva per rimarcare il rilievo della questione. L'operazione internazionale di disarmo chimico in Siria – che attua la risoluzione n. 2118 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, adottata all'unanimità il 27 settembre 2013 – è stata sin dall'inizio sostenuta attivamente dall'Italia per porre fine alle drammatiche vicende della scorsa estate e contribuire alla soluzione del conflitto in corso.
La circostanza per cui la visita dell'Ambasciatore, che lo scorso 10 dicembre ha ricevuto il Premio Nobel per la pace per conto dell'Organizzazione da lui diretta, avviene a pochi giorni dalla Conferenza di Ginevra del prossimo 22 gennaio, accresce l'interesse per il tempestivo smantellamento dell'arsenale chimico siriano nel rispetto dei tempi previsti, vale a dire entro il 30 giugno 2014.
Come è noto, moltissimi Paesi europei ed extraeuropei stanno contribuendo sul piano tecnico, a vario livello, alle diverse fasi di trasporto e di distruzione delle armi chimiche. In tale ottica si inserisce anche il contributo dell'Italia, su cui, prima della relazione dell'Ambasciatore Üzümcü, riferiranno i Ministri Lupi e Bonino.
Sulla base degli accordi precedentemente presi, invito il Ministro Lupi a prendere la parola.
MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Buon pomeriggio a tutti. Saluto i presidenti delle Commissioni esteri e difesa di Camera e Senato e Pag. 4i colleghi parlamentari. Saluto anch'io il direttore generale dell'OPAC, che ci fa l'onore di essere qui con noi.
A me spetta il compito di illustrare gli elementi che hanno portato il Governo alla scelta del porto per procedere alle operazioni che sono previste, primi fra tutti gli elementi tecnici che il Governo ha esaminato al fine di individuare il porto che deve essere maggiormente idoneo sul territorio nazionale, lo ricordo, per il trasbordo delle sostanze chimiche di origine siriana su una nave statunitense. Quella che si effettuerà presso il nostro porto e sul nostro territorio è quindi un'operazione di trasbordo di sostanze chimiche su una nave statunitense.
L'operazione, da effettuarsi secondo gli impegni assunti dal nostro Paese in sede internazionale e in esecuzione della risoluzione dell'ONU n. 2118, è stata studiata per essere effettuata in condizioni di assoluta sicurezza e secondo gli standard operativi definiti a livello internazionale dall'Organizzazione marittima internazionale per il trattamento delle sostanze chimiche in questione, tutte appartenenti alla classe 6.1 del Codice internazionale relativo al trasporto di merci pericolose.
Il Codice, adottato dall'Agenzia delle Nazioni Unite per la sicurezza marittima, regolamenta il trasporto per mare delle merci pericolose per incrementare la sicurezza del trasporto marittimo, facilitandone, nel contempo, la libera circolazione. Esso, infatti, stabilisce alcuni standard internazionali che garantiscono il rispetto di stringenti requisiti di sicurezza e di tutela ambientale, suddividendo le merci pericolose in nove classi che includono prodotti trasportati ogni giorno e normalmente utilizzati nelle attività produttive, tra cui esplosivi, gas, liquidi e solidi infiammabili, sostanze ossidanti, tossiche e infettanti, materiale radioattivo e sostanze corrosive.
Pertanto, il primo elemento che è opportuno mettere in evidenza è che, per quanto classificati come pericolosi, i materiali provenienti dalla Siria rientrano nelle normali classi di pericolosità trattate abitualmente negli scali marittimi italiani e che, come tali, sono imballati e sigillati secondo le procedure previste dalle regole internazionali al fine di garantire la totale sicurezza del trasporto.
La disamina effettuata per pervenire all'individuazione del porto in cui effettuare l'operazione è stata, quindi, condotta considerando che i nostri porti sono in generale dotati delle strutture e dei mezzi atti a garantire la più assoluta sicurezza e che si tratta, in ogni caso, di attività consuete, fermi restando la previsione e l'approntamento di tutte le cautele necessarie per prevenire e gestire eventuali situazioni di emergenza.
Un secondo elemento che ha guidato la verifica effettuata sui porti nazionali è stato incentrato sulla presenza negli scali sottoposti a esame di operatori terminalistici specializzati nelle operazioni di sbarco e imbarco dei materiali in questione e nel loro corretto trattamento.
L'operazione che si andrà a realizzare configura un trasferimento da nave a nave mediante la movimentazione di circa sessanta container da trasferire a mezzo di appositi rotabili e da portare immediatamente sulla nave americana, senza stoccaggio a terra degli stessi. Per le operazioni di cui sopra si è ricercata la situazione ambientale e operativa maggiormente idonea, tenendo debito conto di quegli elementi di professionalità specifica che costituiscono gli unici e imprescindibili presìdi a garanzia della sicurezza.
In sostanza, in relazione alla tipologia delle merci pericolose da movimentare e alla caratteristica delle navi da impiegare, nonché alla metodologia da utilizzare per le operazioni di trasferimento delle merci di cui trattasi, si è reso opportuno procedere alla scelta dei porti che avessero caratteristiche tali da assicurare la sicurezza delle operazioni senza il coinvolgimento dell'ambito cittadino.
La selezione operata in base a tali considerazioni ha portato a restringere la scelta a un numero limitatissimo di porti che attualmente già svolgono operazioni di transhipment di tali merci, assicurando la possibilità di far ormeggiare contemporaneamente Pag. 5più navi porta-container e di poter operare eventualmente sia con gru di terra, sia con rotabili.
Sulla base di questi elementi il Governo ha ritenuto che il porto più adatto per lo svolgimento dell'operazione sia quello di Gioia Tauro, tenendo conto, oltre che delle sue caratteristiche, anche delle informazioni e delle indicazioni fornite dal comandante del porto e dagli operatori specializzati. Nel porto sarà ovviamente assicurata la necessaria vigilanza di port security, sia lato terra, sia lato mare, per tutta la durata delle operazioni.
Va anche precisato che la scelta di Gioia Tauro scaturisce dall'esigenza di allontanarsi il meno possibile dal Mar Mediterraneo centrale e dalla rotta che sarà seguita dall'unità navale statunitense che darà corso alle successive operazioni.
Infine, è utile ricordare che i materiali siriani, per un quantitativo di circa 560 tonnellate stivate in circa sessanta container, costituiscono una quantità di merce pericolosa da considerare assolutamente gestibile e consueta per il porto in esame, che, è utile ricordarlo, ha gestito negli anni 2012 e 2013 oltre 3.000 container di sostanze classificate nella categoria di cui alla classe 6.1 dal codice IMDG, per un totale di oltre 60.000 tonnellate.
PRESIDENTE. Do la parola al Ministro Bonino.
EMMA BONINO, Ministro degli affari esteri. Innanzitutto voglio ringraziare voi tutti, colleghi e presidenti, ma, in particolare, l'ambasciatore Üzümcü per la sua presenza.
Io vorrei solo inserire queste informazioni in un contesto più complessivo. Si tratta in ogni caso, come è stata giustamente definita, della più importante operazione di disarmo degli ultimi dieci anni, molto più importante di quella in corso in Libia, per esempio.
Sono già state ricordate sia le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, sia la decisione del Consiglio esecutivo dell'OPAC. Io credo che l'offerta di un porto italiano per una pura operazione di transhipment si inserisca nella linea che il Governo ha seguito dall'inizio, quella della soluzione politica del conflitto siriano, e non in altre iniziative, che pure erano state paventate.
Credo anche, dalle consultazioni che abbiamo in corso, che questo apra una prospettiva più ampia nella determinazione comune, che si è verificata, di tutti gli Stati parte del Trattato di non proliferazione per creare una zona libera da armi di distruzione di massa in Medio Oriente. Come sapete, questa è una lunga e antica ipotesi, che si materializza attualmente con maggiore consapevolezza. L'adesione della Siria alla Convenzione sulla proibizione delle armi chimiche è un passo importante anche in questa direzione.
Aggiungo che in questo contesto e per questa iniziativa, quella cioè di arrivare a una zona libera da armi di distruzione di massa in Medio Oriente, sarà lunedì in Italia per consultazioni anche il facilitatore finlandese Laajava, proprio per dare già inizio alla preparazione di una conferenza in questo senso.
Altre iniziative politiche in corso, a partire dal drammatico post-incidente di al-Guta del 21 agosto, che voi ricorderete e dal quale iniziò tutta questa operazione, comprendono l'adesione alla Convenzione di Parigi dei pochi Paesi mancanti. In particolare, mancano alla ratifica Egitto, Israele, Angola, Myanmar, Sud Sudan e Corea del Nord. Siamo già attivati per quanto riguarda sia l'Angola, sia il Myanmar. Al di là dei drammi più attuali, avevamo già avviato contatti anche con il Sud Sudan, come avevamo stabilito nel mio incontro a L'Aja con l'OPAC stesso e con l'ambasciatore Üzümcü.
Infine, poiché questo è uno sforzo internazionale, voglio solo ricordare quali Paesi sono coinvolti e a che titolo. Da una parte, ci sono gli Stati Uniti che, come sapete, hanno fornito, oltre alla nave Cape Ray, anche altre apparecchiature mobili per la distruzione di materiale mediante idrolisi a bordo nave.
La Danimarca e la Norvegia hanno offerto una fregata e un cargo ciascuna Pag. 6per il trasporto degli agenti chimici siriani sino al porto italiano e la loro relativa scorta.
La Finlandia ha reso disponibile le proprie capacità di reazione rapida in caso di emergenza anche sul terreno.
La Russia ha fornito veicoli da carico blindati e altro supporto logistico per il trasporto da Homs a Latakia, che, peraltro, è una delle zone ancora in difficoltà.
Il Regno Unito ha offerto una nave e ha accettato di smaltire alcune componenti di priorità 1 (sali B e soluzione B), sul proprio territorio. Ha offerto, inoltre, due veicoli corazzati, cui se ne aggiungono altri sei forniti dalla UE.
La Germania ha offerto non solo attività di addestramento e di sostegno, ma anche la propria disponibilità a trattare, presso il proprio sito di distruzione delle armi chimiche situato a Münster, le sostanze che deriveranno dalla stessa idrolisi.
La Svezia ha messo un aereo a disposizione della missione congiunta alla base ONU di Brindisi.
Ci sono poi diversi contributi finanziari. Nel dettaglio, se i colleghi sono interessati, ho preparato una tabella per quanto riguarda tutti i contributi di questo sforzo internazionale. All'interno di questo, l'Italia ha offerto sia un contributo finanziario che arrivava dal disgelo di alcuni asset siriani, sia, fin dall'inizio, un C-130 per il trasporto degli esperti e adesso il porto per il trasbordo di questi container sigillati.
Nell'individuazione del porto sono state coinvolte e consultate le amministrazioni dell'ambiente, in particolare con la partecipazione dell'ISPRA. Sono stati consultati e hanno partecipato il ministro dell'interno, il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, come avete sentito, il Comando delle capitanerie di porto, il ministero della difesa e anche l'Agenzia delle dogane per il transhipment.
L'Italia si inserisce, dunque, in questo sforzo internazionale e in questo obiettivo di grande operazione di distruzione di armi chimiche, che noi riteniamo possa essere l'inizio per arrivare a una zona del Medio Oriente priva di armi di distruzione di massa.
PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Bonino.
Do la parola all'ambasciatore Üzümcü perché si rivolga alle Commissioni parlamentari.
AHMET ÜZÜMCÜ, Direttore generale della Organization for the Prohibition of Chemical Weapons (OPCW-OPAC). Signor presidente, onorevole Ministro Bonino, onorevole Ministro Lupi, onorevoli senatori e onorevoli deputati, grazie per avermi voluto dare oggi la possibilità di rivolgermi a voi a proposito degli sviluppi che riguardano lo sforzo in corso per eliminare le armi chimiche siriane.
A nome dell'OPAC, vorrei ringraziare l'Italia per l'eccellente sostegno che ha voluto fornire alla missione in Siria. Da tempo l'Italia è un importante partner dell'OPAC nella causa relativa al disarmo chimico su diversi fronti. A nome dell'OPAC vorrei, dunque, ringraziare l'Italia per il generoso contributo che ha voluto fornire mettendo a disposizione un proprio porto per il trasbordo di sostanze chimiche siriane.
Questo si aggiunge a un contributo di 3 milioni di euro al fondo fiduciario per la Siria dell'OPAC e alla fornitura di un aereo militare per il trasporto della prima squadra di ispettori dell'OPAC in Siria. Questi contributi incarnano lo spirito di cooperazione che è alla base dello sforzo internazionale di importanza vitale per la liberazione della Siria dalle armi chimiche.
Nella mia breve presentazione cercherò di fornirvi un quadro, per quanto possibile esauriente, di come verrà utilizzato il contributo dell'Italia all'interno di questo sforzo più ampio. Sarò lieto poi di rispondere a eventuali domande che vogliate rivolgermi.
Onorevoli parlamentari, nei sedici anni trascorsi dalla sua creazione l'OPAC ha monitorato l'attuazione del primo trattato globale al mondo che ha bandito un'intera Pag. 7classe di armi di distruzione di massa, con un sistema di verifica internazionale: la Convenzione sulle armi chimiche.
Sino al verificarsi degli eventi in Siria abbiamo condotto il nostro lavoro davvero dietro le quinte, ma con grande successo. Il Premio Nobel per la pace, assegnato nel 2013 all'OPAC, è un riconoscimento del fatto che questa organizzazione fornisce un contributo essenziale alla pace e alla sicurezza globali.
Sino a oggi i nostri ispettori hanno verificato la distruzione di circa l'82 per cento delle armi chimiche dichiarate nel mondo. Al momento centonovanta Stati sono membri dell'OPAC. Ne mancano sei per raggiungere la completa universalità. Gli Stati che hanno industrie chimiche avanzate sono soggetti a uno stretto monitoraggio e a un regime di verifica concordato dagli Stati parte della Convenzione sulle armi chimiche e condotto dagli ispettori dell'OPAC.
L'OPAC ha un'esperienza comprovata, fatta di successi, nel settore del disarmo ed è ben preparata ad affrontare le sfide future. Ciò include innanzitutto la vigilanza contro la ricomparsa delle armi chimiche attraverso attività di ispezione. La stretta collaborazione con le comunità scientifiche nel mondo sta portando un ulteriore contributo alla nostra efficace attuazione della Convenzione.
Onorevoli parlamentari, è chiaro che il conflitto siriano sta avendo un impatto enorme sul popolo siriano e su una regione del mondo molto delicata. Per quasi tre anni, tuttavia, la comunità internazionale non è stata in grado di ottenere consenso su alcun aspetto del conflitto, un conflitto che sinora è costato la vita a più di 125.000 persone.
Gli attacchi chimici in Siria dello scorso agosto, confermati da un'inchiesta dell'ONU che ha previsto anche la partecipazione di esperti dell'OPAC, ha cambiato la situazione. Per la prima volta la comunità internazionale è stata in grado di concordare un corso d'azione riguardante la Siria, ovvero la rimozione della minaccia costituita da queste armi.
La tensione crescente, come conseguenza della possibilità di un allargamento del conflitto mondiale, ha aiutato la concentrazione degli sforzi diplomatici. La Russia e gli Stati Uniti hanno avuto un ruolo chiave al riguardo. A seguito della mossa della Siria – che ha aderito alla Convenzione sulle armi chimiche il 14 settembre, con accessione formale il 14 ottobre – l'accordo quadro concluso a Ginevra ha aperto la strada a una decisione storica da parte del Consiglio esecutivo dell'OPAC, il 27 settembre, su un programma accelerato di eliminazione delle armi chimiche siriane entro la metà del 2014. Questa decisione è stata confermata all'unanimità in quello stesso giorno dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite con la risoluzione n. 2118.
L'OPAC è stata rapida ad attuare questo programma. La prima squadra di ispettori è arrivata a Damasco il 1o ottobre e il 16 ottobre è stata costituita la missione congiunta OPAC-Nazioni Unite in Siria. Oltre ad aver completato le prime ispezioni delle strutture legate alle armi chimiche, la missione congiunta è riuscita a verificare che tutte le strutture di produzione di armi chimiche in Siria sarebbero state rese inoperative entro la data limite del 1o novembre, ossia un mese dopo. Ciò significa che la Siria non è più in grado di produrre armi chimiche, una tappa fondamentale raggiunta solo un mese dopo la decisione del Consiglio esecutivo del 27 settembre.
La fase successiva presenta, però, sfide ancora più impegnative. Il Consiglio ha agito rapidamente per trovare un accordo sulle condizioni per la completa eliminazione delle armi chimiche in Siria in una decisione assunta il 15 novembre. Questa decisione prevede la rimozione di tutte le armi chimiche da parte della Siria, in linea con una richiesta proveniente dal Governo siriano affinché vengano distrutte fuori dal Paese.
Gli Stati parte forniscono assistenza alla Siria. In linea con la risoluzione n. 2118, la decisione individua anche le sostanze chimiche che devono essere trasportate e stabilisce le scadenze per la loro Pag. 8rimozione e distruzione. Queste sostanze chimiche sono state divise in due categorie, quelle di priorità 1, che includono l'agente mostarda e precursori chimici immediati, e sostanze di priorità 2, che riguardano materie prime chimiche meno preoccupanti. I precursori chimici devono essere combinati con altri precursori per produrre agenti nervini letali, come il sarin, che possono essere poi utilizzati per riempire le munizioni. Questo si fa generalmente poco prima dell'uso.
La decisione del 15 novembre ha reso necessario porre in essere una serie di accordi incrociati molto complessi per il trasporto e la distruzione delle armi chimiche siriane. Questi accordi, a loro volta, hanno richiesto livelli senza precedenti di sostegno e coordinamento internazionali per quella che si può considerare una situazione davvero straordinaria.
Al di là di complicate considerazioni logistiche, un aspetto fondamentale della decisione è rappresentato dagli accordi per lo smaltimento delle sostanze chimiche. Ciò ha richiesto considerevoli esborsi finanziari, coperti dal fondo fiduciario per la Siria dell'OPAC oltre che attraverso procedure di appalto che riguardano il trattamento e lo smaltimento di alcune delle sostanze chimiche da parte di società commerciali.
Il sostegno tecnico molto generoso a opera di partner chiave ha fornito la base per elaborare un Piano dettagliato di trasporto e distruzione, secondo i parametri stabiliti dalla decisione del Consiglio esecutivo. Gli Stati parte mi hanno chiesto di presentare questo Piano al Consiglio e io l'ho fatto il 17 dicembre.
Il Piano prevede che Danimarca e Norvegia forniscano navi e, insieme alla Russia e alla Cina, scorte militari per il trasporto delle sostanze chimiche.
L'agente mostarda e alcune sostanze chimiche prioritarie saranno trasportati in un porto italiano per il trasbordo su una nave americana che provvederà alla loro distruzione in mare. Ciò comporterà un processo testato e consolidato di idrolisi che prevede la scomposizione degli agenti chimici con acqua calda e un composto caustico. L'effluente che ne deriva sarà stoccato e immagazzinato a bordo della nave americana Cape Ray prima di essere trasportato verso altre destinazioni per lo smaltimento.
Alcune delle sostanze chimiche prioritarie saranno trasportate direttamente nel Regno Unito per lo smaltimento presso impianti commerciali in quel Paese. Il resto andrà verso destinazioni ancora da definire. Sinora la Germania si è offerta di ricevere trecentosettanta tonnellate dell'effluente che risulterà dalla distruzione dell'agente mostarda affinché siano smaltite sul suo territorio. Le altre sostanze chimiche saranno trasportate direttamente verso impianti di smaltimento di società commerciali da individuare nel corso del processo di appalto di cui ho parlato. Il processo ha creato forte interesse e si concluderà all'inizio di febbraio.
Tutti questi elementi si combinano per dare vita a uno sforzo collettivo straordinario, in cui ciascuna componente si affida all'altra per garantire il successo. In questo momento il primo carico di sostanze chimiche prioritarie è stato collocato e imbarcato nel porto siriano di Latakia e caricato sulla nave danese.
Mi è già capitato di spiegare i motivi alla base del ritardo nella rimozione di tutte le armi chimiche dalla Siria entro il 31 dicembre, secondo quanto previsto dalla decisione del Consiglio esecutivo del 15 novembre. Questi motivi riguardano la situazione di sicurezza, condizioni meteorologiche avverse, le sfide associate all'approvvigionamento e alla consegna dei beni e dei materiali necessari per il trasporto.
Si è parlato molto anche dei rischi ambientali e per la salute legati ai vari aspetti dell'operazione in corso. Molti di questi commenti si basano su scarse informazioni. Per esempio, si è detto in alcune sedi che le sostanze chimiche saranno gettate in mare.
Per chiarire completamente questo punto in particolare vorrei rassicurare tutti che gettare in mare le sostanze chimiche non solo contravverrebbe agli accordi ambientali internazionali, ma è anche espressamente proibito dalla nostra Pag. 9stessa Convenzione sulle armi chimiche, che sottolinea la necessità di garantire la sicurezza delle persone e la protezione dell'ambiente.
È importante ricordare che queste sostanze chimiche sono classificate giuridicamente come armi chimiche ai sensi della Convenzione sulle armi chimiche. Di fatto sono sostanze chimiche tossiche imballate in container e non sono armi concretamente utilizzabili sotto forma di testate, bombe o proiettili. A eccezione dell'agente mostarda, tutte queste sostanze devono essere combinate con altre sostanze chimiche per diventare agenti attivi per la guerra chimica. Di fatto alcune decisioni del Consiglio esecutivo in materia si riferiscono a esse come a componenti binari per la guerra chimica. Pur essendo pericolose, molte di esse hanno applicazioni commerciali e vengono regolarmente gestite e trasportate da società commerciali nei limiti della normativa che disciplina questo settore. È su questa base che il processo di appalto è stato considerato come un'opzione praticabile.
Per quanto riguarda la distruzione in mare, le tecnologie proposte, come ho già rilevato, sono già consolidate, testate ed efficaci. Ispettori dell'OPAC saranno a bordo della Cape Ray per osservare l'operazione e hanno in materia una formazione specializzata. L'effluente che deriva da questo processo produrrà composti chimici che potranno essere smaltiti in strutture commerciali con rischi minimi.
Tutti gli Stati che partecipano a questa operazione hanno accettato di farlo sulla base del fatto che le loro attività sarebbero rientrate nei parametri di sicurezza sulla base di standard internazionali e delle normative nazionali.
L'offerta dell'Italia di un porto per il trasbordo rappresenta un tassello fondamentale di un puzzle molto intricato. Sarà previsto il trasbordo del carico di container a bordo della Cape Ray sotto l'osservazione ad opera degli ispettori dell'OPAC. Questo permetterà ad altri di subentrare con le loro offerte generose, in particolare gli Stati Uniti, che si occuperanno della distruzione in acque internazionali. La decisione dell'Italia di ospitare l'operazione di trasbordo sarà fondamentale per il successo del processo di distruzione dell'agente mostarda e degli agenti chimici di priorità 1.
Onorevoli parlamentari, la missione per lo smantellamento delle armi chimiche siriane non porrà fine al conflitto in Siria, ma avrà un impatto molto positivo e ampio.
Allo stesso tempo, il consenso che ha spinto alla decisione di eliminare le armi chimiche in Siria ha dato vita a un impeto che ha generato, a sua volta, uno sforzo diplomatico per giungere a una risoluzione politica del conflitto. È stato già raggiunto un accordo sull'organizzazione, alla fine del mese in Svizzera, di una conferenza che riunirà le parti del conflitto. L'OPAC è orgogliosa di aver contribuito a creare questo consesso insieme agli Stati parte, che hanno avuto un ruolo fondamentale nella missione in Siria, come l'Italia.
Vorrei concludere dicendo che mi sono impegnato per consultare tutti gli Stati membri dell'OPAC su tutti gli aspetti di questa missione, anche con aggiornamenti regolari. La mia presenza qui oggi è un segno di questo impegno.
Sarò lieto di rispondere alle vostre domande. Grazie per l'attenzione.
PRESIDENTE. La ringrazio. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni, pregandoli di avere la stessa capacità di sintesi che hanno avuto sia l'ambasciatore, sia i ministri e procedendo con la solita metodologia. Do innanzitutto la parola a un esponente parlamentare per Gruppo.
PAOLO GENTILONI SILVERI. Grazie, presidente. Ministri, ambasciatore, tutte le nostre coscienze sono state colpite dalla catastrofe umanitaria provocata dalla guerra in Siria. L'ambasciatore prima ricordava i 125.000 morti. Non solo, ricordiamo bene che questa guerra ci ha portato molto vicino a un'internazionalizzazione, con rischi addirittura di conflitto globale.
L'Italia ha fatto la sua parte per ridurre la catastrofe umanitaria e scongiurare Pag. 10l'estensione del conflitto. Naturalmente, non può certo non fare la sua parte oggi, nella fase in cui si realizza un almeno parziale disarmo. Non ci possiamo tirare indietro per via di quello che abbiamo fatto finora, per la nostra posizione geopolitica e anche perché, come ricordava il Ministro Bonino, siamo di fronte forse al primo passo di una strategia che può avere ulteriori sviluppi, per esempio la creazione di una zona libera da armi di distruzione di massa in Medio Oriente, che sarebbe una prospettiva strategica fondamentale.
L'Italia non può, quindi, tirarsi indietro. Certamente il Governo e il direttore esecutivo dell'OPAC, che è qui anche per portare un contributo, hanno il dovere di rassicurare le autorità e le popolazioni locali sulle condizioni, le caratteristiche e la sicurezza dell'operazione. Essa si presenta, però, come ci avete appena detto, con caratteristiche molto precise e delimitate nel tempo, come un trasbordo da nave a nave, che, se ho capito bene, dovrebbe durare dalle ventiquattro alle quarantotto ore e di cui la sicurezza credo sia garantita.
Dall'ambasciatore io vorrei sapere solo due cose. Lui ci ha parlato di un ritardo nella fase di trasporto su terra verso il porto di Latakia. Che previsioni fa l'OPAC sull'andamento di questa fase ? Lo chiedo senza rivelare date o giorni, perché ci saranno, immagino, problemi di sicurezza, ma quando si pensa che avverrà il trasbordo previsto nel porto di Gioia Tauro ?
In secondo luogo, in che misura alcune condizioni particolari, per esempio climatiche, possono influenzare lo svolgimento effettivo di questa operazione nave su nave nel porto di Gioia Tauro ?
Infine, certamente c’è un impegno da parte nostra, della politica e del Governo, a ripetere e a chiarire quello che già l'ambasciatore ha spiegato, insieme ai ministri, sulle caratteristiche dei componenti chimici di cui parliamo. Si tratta di sostanze chimiche binarie, che necessitano di una composizione per dar luogo ad armi chimiche.
Non dobbiamo sottovalutare certamente le preoccupazioni delle popolazioni locali, ma dobbiamo prenderci i nostri impegni. In conclusione, la difesa dei diritti umani e la difesa della pace non sono slogan a buon mercato. Sono impegni seri, per i quali noi abbiamo migliaia di soldati che rischiano la vita in questo momento in tanti scenari internazionali.
Quest'anno noi parleremo moltissimo del centenario della Grande Guerra del 1914, la guerra nelle cui trincee francesi nacquero perfino i nomi di molte di queste armi chimiche. Uno dei modi per onorare degnamente questo centenario è, io credo, fornire un contributo a una delle più consistenti operazioni di disarmo chimico degli ultimi decenni.
CRISTINA DE PIETRO. Grazie, signori ministri e signor ambasciatore. Innanzitutto vogliamo esprimere il nostro apprezzamento per gli incessanti sforzi che la sua organizzazione ha compiuto negli ultimi mesi per ristabilire parametri di civiltà e di umanità. Condividiamo appieno la decisione del Comitato dei Nobel per la pace di Oslo, che ha assegnato alla sua organizzazione il premio.
Vorrei cogliere poi l'occasione per fare alcune domande. Come trova il reale livello di collaborazione del regime di Bashar al-Assad e, in particolare, pensa che possa permanere un dubbio che un importante quantitativo di precursori e agenti chimici nervini possa tuttora essere celato in arsenali siriani, oppure sente di escludere questa ipotesi ?
Inoltre, tenuto conto di quanto è stato già detto, chiedo se sente che possa essere confermata e rispettata la nuova agenda, cioè marzo per ultimare la prima fase di smaltimento e giugno per effettuare la distruzione di tutto l'arsenale chimico siriano.
Restano, inoltre, interrogativi per quanto riguarda il processo di distruzione, interrogativi che sono già stati illustrati. In particolare, per quanto riguarda il processo di neutralizzazione delle armi chimiche a bordo della Cape Ray, sappiamo che proseguirà per circa 90 giorni. È possibile sapere se questo processo avverrà in acque internazionali mediterranee o Pag. 11atlantiche ? Soprattutto si può assicurare che saranno prese tutte le possibili precauzioni per evitare potenziali danni ambientali connessi a queste operazioni ? C’è il rischio, per esempio, che la nave danese arrivi prima che giunga la Cape Ray ? In questo caso, le armi rimarranno a bordo della nave danese o dovranno essere stoccate in qualche sito italiano ?
Lei ci ha detto che le armi trasportate saranno in questa prima fase, in questo primo viaggio, in forma binaria. È possibile che nei prossimi trasporti ci sia, invece, la presenza di armi unitarie o di sistemi di dispersione di tipo unitario ?
Infine, vorrei sapere quali sono – lo chiedo più che altro ai ministri italiani – le misure adottate per assicurare che tutte le operazioni riguardanti il carico e lo scarico di questi prodotti dall'imbarcazione avvengano nelle condizioni di massima sicurezza per la cittadinanza e per gli operatori.
GUGLIELMO PICCHI. Ringrazio i ministri e l'ambasciatore per la loro relazione. Quest'audizione è assolutamente importante per informare il Parlamento e, attraverso il Parlamento, l'intera popolazione italiana su questa operazione che, stando a ciò che dicono i ministri, può avvenire in piena sicurezza per le popolazioni locali.
A me pare che l'Italia, ancora una volta, stia facendo la propria parte, si sia mostrata responsabile e sia un membro attivo della comunità internazionale, cercando di garantire pace e sicurezza nell'area mediterranea. Spero anche, però, che gli altri Paesi mostrino, in altri casi, una reciproca solidarietà per i nostri sforzi.
Credo, quindi, che questo sia un buon esempio di best practice che l'ONU è riuscita a mettere in piedi in Siria, per l'efficienza con cui si è svolta la procedura, dalla risoluzione fino a quando siamo riusciti a portare via le armi chimiche dalla Siria.
La domanda che vorrei porre all'ambasciatore è quale sia il grado di certezza che l'OPAC ha sull'effettivo smantellamento della capacità siriana di produrre armi chimiche e anche sui potenziali depositi nascosti.
Inoltre, quali rassicurazioni abbiamo – poiché quello di idrolisi non è un processo che si conclude in poche ore – che tutto il processo venga effettivamente svolto in acque internazionali e che queste acque siano possibilmente non mediterranee ?
LUIGI COMPAGNA. Molto brevemente, mi pare che da parte dell'ambasciatore Ahmet Üzümcü e soprattutto della serietà e del prestigio di un'organizzazione come l'OPAC abbiamo ascoltato un'affermazione molto impegnativa, ma anche molto incoraggiante: dal 1o novembre la Siria non sarebbe più in grado di produrre ulteriori armamenti chimici. Questo sarebbe davvero un traguardo significativo, se pensiamo che, dal punto di vista cronologico, l'adesione formale della Siria alla Convenzione è avvenuta soltanto quindici giorni prima, il 14 ottobre, e che il famigerato tragico attacco risale ad agosto.
Riprendendo quesiti che già la senatrice De Pietro e il collega onorevole Picchi gli hanno rivolto, chiederei alla cortesia dell'ambasciatore se e fino a che punto l'OPAC può essere certa della completezza dell'elenco che le è pervenuto.
Vorrei anche, se possibile, al di là del ritardo riscontrato, che può essere ampiamente recuperabile, conoscere quali sono le scadenze di recupero rispetto alle previsioni, se l'ambasciatore può avere la cortesia di formularle.
DOMENICO ROSSI. Signori presidenti, signori Ministri, in realtà io ritengo che le risposte fornite ai quesiti formulati rispondano abbondantemente anche ai miei dubbi. Ritengo particolarmente importante poter avere non solo una risposta esaustiva sul grado di certezza o di attendibilità dello smaltimento, ma anche e soprattutto una valutazione, perché altro non può essere, sul potenziale eventualmente ancora nascosto e collocato in Siria.
Detto ciò, il mio apprezzamento va in maniera assoluta al Governo. Ritengo che questa operazione si sposi in continuità Pag. 12con la difesa dei diritti umani, della pace e dei valori di libertà e democrazia che questo Paese sta portando avanti in diverse parti del mondo con 6.000 uomini, di cui ci auguriamo che due tornino a casa quanto prima. Si tratta di due persone rispetto alle quali anche quest'operazione deve contribuire a ribadire sotto qualsiasi aspetto la nostra volontà sia di riaverle, sia soprattutto di avere la cooperazione e il consenso di tutte le nazioni che insieme a noi contribuiscono alla pace nel mondo.
BRUNO ALICATA. Ringrazio il signor ambasciatore e i due Ministri. Prendiamo atto dello sforzo complessivo dei diversi Stati, sforzo al quale non si sottrae, come di consueto, il nostro Paese, sempre pronto ad assumere impegni, salvo poi ricevere schiaffi dalla comunità internazionale, come ricordava poco fa il collega Rossi. Mi riferisco alla vicenda dei due marò, ancora reclusi in India sotto il silenzio della comunità internazionale, che nulla ha fatto in ordine a questa vicenda.
Sono grato al signor ambasciatore per aver già risposto alla domanda su un fatto inquietante che era stato riferito dalla BBC, secondo la quale questi rifiuti tossici sarebbero finiti inabissati in fondo al Mediterraneo, tra la Sicilia e la Libia. Mi pare che l'ambasciatore abbia già smentito e ne siamo veramente grati. Le volevo chiedere chi controllerà che ciò, però, non avvenga, chi verificherà che di notte questi rifiuti non vengano scaricati e inabissati in fondo al mare.
Passo a un'altra domanda. I container con gli agenti chimici saranno imbarcati su una nave vecchia di 37 anni, secondo fonti di stampa, sprovvista del doppio scafo, ossia della struttura di sicurezza necessaria per le navi cisterna che trasportano gas o materiali di questo genere. Questa è un'operazione mai tentata prima, come mi pare sia stato affermato dallo stesso ambasciatore. Chi garantirà al 100 per cento l'assenza di rischi nel trasbordo da una nave all'altra e nelle successive fasi ?
Inoltre, volevo chiedere se le armi di distruzione di massa, ossia questi veleni, fossero di produzione solo siriana o se l'OPAC ha riscontrato che appartenessero anche alla produzione di altri Paesi. In questo caso, perché non si è imposto a questi altri Paesi di distruggerli presso il loro suolo e il loro territorio ?
La ringrazio molto, signor ambasciatore.
PRESIDENTE. Do la parola per la replica al Ministro Lupi, poi al Ministro Bonino e, infine, all'ambasciatore Üzümcü.
MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Brevissimamente, per rispondere a quanto di mia competenza rispetto alle giuste preoccupazioni che tutti noi dobbiamo avere nell'assumerci queste responsabilità. A me preme sottolineare il fatto che abbiamo scelto il porto di Gioia Tauro perché è una delle eccellenze che abbiamo. Ogni tanto bisogna andare anche orgogliosi di quello che facciamo nella nostra attività portuale. Questa tipologia di attività è una delle specializzazioni del porto di Gioia Tauro, ed è questa la ragione per cui si è scelto proprio quel porto.
Ricordo i dati che ho citato prima. Voglio, però, sottolinearli di nuovo. L'operazione consta di 560 tonnellate e 60 container. Tra il 2012 e il 2013 il porto di Gioia Tauro ha già trattato prodotti analoghi, della stessa categoria, ovviamente in sicurezza, esattamente come noi chiediamo che avvenga, e con tutti i controlli esercitati da tutti coloro che debbono esercitarli.
Non a caso la collega Bonino ha citato i ministeri che sono stati coinvolti, non solo il Ministero delle infrastrutture, ma anche il Ministero dell'ambiente, il Ministero dell'interno e il Ministero della difesa, proprio perché si esercitasse il controllo, che deve essere ferreo, riguardo a tutte le questioni che abbiamo posto.
Nel 2012 e 2013, dunque, i container che sono stati movimentati a Gioia Tauro sono stati 3.000, per un totale di 60.000 tonnellate. Facendo una media, sono stati 1.500 l'anno, contro i 60 container di questa operazione. Stiamo parlando di Pag. 13materiali di tipologia identica e classificata allo stesso modo in termini di pericolosità.
Ribadiamo che non ci potrà essere e che non ci sarà alcuno stoccaggio a terra. Questa è una delle condizioni fondamentali che noi abbiamo posto.
L'altra preoccupazione è stata quella non solo della possibilità e della verifica che queste operazioni nel porto fossero sempre state fatte in condizioni di sicurezza, ma anche che fossero presenti condizioni di esperienza, specializzazione e alta professionalità. Ovviamente non tutti possono trattare il trasbordo di materiali di questa classe. Evidentemente, queste tre categorie sono state identificate e ritenute presenti anche nei terminalisti del porto di Gioia Tauro. È questa un'altra ragione per cui la scelta è ricaduta su questo porto.
Dal nostro punto di vista, come Ministero delle infrastrutture, questo è un riconoscimento anche della nostra eccellenza e capacità, peraltro in un porto del Sud. Gioia Tauro è uno dei terminali strategici di tutta l'attività portuale in Italia e in Europa. È stato uno dei porti riconosciuti dall'Europa come parte integrante dei TEN-T, cioè dei corridoi fondamentali.
Poste le condizioni di sicurezza ulteriormente a contorno per la delicatezza non solo del materiale trattato, ma anche del contesto in cui si inserisce questa operazione di transloading, io credo che l'attenzione debba essere sempre massima, ma anche che possiamo consapevolmente affermare che tutte le operazioni potranno essere svolte nel massimo della sicurezza.
PRESIDENTE. Chiedo scusa, ma avevo saltato nell'ordine degli interventi l'onorevole Piras, cui do la parola. Chiedo scusa a lui perché non l'avevo chiamato ed ai colleghi per l'inconveniente.
MICHELE PIRAS. Non credo ci sia bisogno di scusarsi per un disguido materiale. Grazie, presidente.
Saluto i Ministri e l'ambasciatore presenti. Vorrei esprimere a nome della mia forza politica, per l'idea che noi abbiamo del ruolo del nostro Paese in politica estera, la soddisfazione per questa operazione, che riteniamo importante.
Riteniamo, infatti, che la compartecipazione a un momento che guarda al disarmo e alla soluzione diplomatica in un'area delicata come quella della Siria sia un ruolo più consono al nostro Paese rispetto a quello che esso svolge in altri contesti internazionali. Mi riferisco a quelli che poi andremo a discutere, così ci dicono le prime notizie, ancora una volta in un articolo unico, senza poter esprimere caso per caso il nostro parere sulle missioni.
Mi chiedo, tuttavia, per quale ragione in questo Paese si debba sempre attendere così tanto per avere notizie certe e circostanziate sulle operazioni che si fanno. In questi giorni, come voi saprete e avrete letto, si sono diffuse mille e una notizia circa l'ubicazione e la modalità del trasbordo. Oggi abbiamo notizie certe, che sono tranquillizzanti anche per le popolazioni locali; è un trasbordo che non tocca terra, non c’è stoccaggio. Perché, però, si è atteso così tanto ? In questi giorni succede di tutto e di più e circola ogni notizia.
In questi giorni succede – vorrei arrivare alla domanda – che Saremar, l'azienda di trasporti che si occupa per conto della regione Sardegna della tratta La Maddalena-Palau, abbia prima ricevuto l'autorizzazione della regione a trasportare materiali pericolosi, esplosivi e armi da La Maddalena al porto di Palau e che poi tale autorizzazione sia stata bloccata.
È una notizia pubblica, comparsa sui giornali, che è stata notata anche dalle popolazioni locali. Voi sapete che nell'arcipelago della Maddalena, nell'isola di Santo Stefano, è ubicato un deposito di munizioni ancora in pertinenza alla Marina militare italiana, in cui ci sono armi e che viene in questo momento parzialmente svuotato. È ovvio che si diffonda un ragionamento di relazione rispetto alla questione delle armi chimiche.
Passo, dunque, alla domanda. L'ambasciatore ci ha descritto la distribuzione, per il momento, della lavorazione delle scorie derivanti dalla distruzione delle Pag. 14armi chimiche in parte in Gran Bretagna e ci ha parlato della disponibilità della Germania ad accoglierne un determinato quantitativo. Ha aggiunto anche che ce n’è una parte per la quale è ancora da decidere da chi sarà smaltita.
Il Ministro delle infrastrutture e il Ministro degli affari esteri, qui presenti, si sentono di escludere un'ipotesi di stoccaggio in attesa di lavorazione di quelle scorie in terra italiana ? Nel caso avvenisse, dove avverrebbe ?
EMMA BONINO, Ministro degli affari esteri. Rispondo a questa domanda perché probabilmente i colleghi ritengono che in altra fase discuteremo delle prospettive politiche che questa operazione apre o aprirebbe. Su questo c’è bisogno di tutti. A me pareva che l'attenzione di oggi fosse più focalizzata sull'operazione in corso in quanto tale. Voglio rispondere, dunque, all'onorevole Piras.
Il 12 dicembre in Parlamento, quando io ho annunciato una disponibilità del porto italiano, ho precisato, ed è scritto a verbale, che non ci sarebbe stato né stoccaggio, né passaggio a terra, se non da banchina a banchina. L'avevo già detto.
Inoltre, avevo detto, parola che ho mantenuto, che agli inizi di gennaio, il 9 o il 16, l'OPAC sarebbe venuta in Parlamento a spiegare la situazione anche per avere i contorni più chiari, per esempio, sui tempi.
Sono stata facile profeta nel prevedere, come infatti è avvenuto, che il carico entro il 31 dicembre non si sarebbe potuto fare, per l'insicurezza del passaggio a terra da Homs a Latakia. A oggi solo una parte dei container è già sulla nave danese. Tutti gli altri devono ancora arrivare.
Certo, si può scegliere di rincorrere le notizie di stampa o si può scegliere di mantenere degli impegni. Noi abbiamo preferito mantenere quest'audizione con voi alla presenza di tutti gli elementi di cui disponiamo, di certezza, di monitoraggio, di tempi.
Della Saremar non so nulla. Sarà anche una notizia pubblica, ma non so nulla, né dipende da me, francamente.
Quello che mi preme sottolineare è che, come in tutti i casi, un Governo ha due possibilità: o rincorrere le notizie di stampa, smentendo o non smentendo, oppure tenere ferme alcune scadenze e alcuni paletti, oltre alla parola data. Il 12 dicembre noi avevamo già chiarito, come Governo, che eravamo disponibili a un puro transloading, senza passaggio a terra e senza stoccaggio dei materiali. Mi sento di dire questo. Si può pensare, invece, che bisogna fare altrimenti. A me sembra che, come rigore istituzionale, sia meglio dare una parola e mantenerla che seguire i tempi dell'informazione.
AHMET ÜZÜMCÜ, Direttore generale della Organization for the Prohibition of Chemical Weapons (OPCW-OPAC). Grazie, signor presidente. Vorrei innanzitutto ringraziare gli onorevoli senatori e deputati per le belle parole di apprezzamento e sostegno per la nostra organizzazione, l'OPAC. Vi siamo grati di questo.
A proposito delle domande sull'impegno e sulla cooperazione della Siria, vorrei dire innanzitutto che la missione per lo smantellamento dell'arsenale chimico in Siria non ha precedenti. È davvero straordinaria. È stata istituita nel bel mezzo del conflitto civile in corso nel Paese. Non c’è mai stata una missione del genere prima e speriamo che non ve ne sia più la necessità.
Per noi, per le Nazioni Unite, questa missione è stata davvero particolare. Anche nella storia delle Nazioni Unite questa è sembrata essere la sfida più impegnativa. Per questo ci sono aspetti molto complessi, che richiedono la cooperazione del Governo siriano, ma anche una stretta collaborazione all'interno della comunità internazionale, tra i membri della stessa comunità internazionale. È importante che tutti i Paesi che sono in grado di farlo diano il loro contributo a questo lavoro internazionale, ed è per questo motivo che è risultato particolarmente apprezzato il contributo italiano.
Per quanto riguarda i progressi, nonostante tutte le sfide, quelli sinora compiuti sono davvero considerevoli. I siriani ci Pag. 15hanno consentito di visitare tutti i siti e gli impianti di produzione. Nel giro di un mese i nostri ispettori sono stati in grado di verificare tutte le dichiarazioni rese dal Governo siriano, che rispondevano alle nostre stime. Non abbiamo potuto contare su mezzi indipendenti di informazione.
Per quanto riguarda il livello di soddisfazione nostra in merito alla cooperazione da parte del Governo siriano, siamo davvero a buon punto. I siriani sono stati costruttivi e aperti. Non sappiamo se ci siano eventualmente altre armi nascoste in Siria, ma abbiamo previsto un meccanismo, ai sensi della decisione del Consiglio esecutivo dell'OPAC e della risoluzione delle Nazioni Unite, che consente a ciascun Paese di muovere eventuali dubbi, affinché gli ispettori dell'OPAC si muovano per andare sul posto a verificare se ci siano ancora armi nascoste o capacità produttive all'interno del Paese.
Possiamo dire con sicurezza, sulla base delle nostre attività di verifica, che la Siria non dispone di capacità produttive che possano essere ripristinate a breve termine. Ogni Paese può ripristinare queste capacità produttive, ma in relazione alla Siria possiamo ritenere che non lo possa fare, ossia che non le sia possibile farlo a breve termine. Con i membri dell'OPAC la Siria si è impegnata a non riprendere queste attività.
Per quanto riguarda i ritardi, noi li definiamo ritardi tecnici. Non siamo stati in grado di rispettare la scadenza del 31 dicembre per la rimozione delle sostanze chimiche di priorità 1 e per la loro conduzione al di fuori del Paese. Una piccola quantità è stata caricata su una nave la settimana scorsa.
Ieri a L'Aja abbiamo avuto un incontro con una delegazione siriana. Stiamo collaborando ancora con le autorità siriane per accelerare questo processo. Per quanto riguarda i tempi del trasbordo, speriamo che esso possa svolgersi all'inizio di febbraio, di sicuro entro la prima parte del mese.
A proposito delle condizioni meteorologiche, non credo che queste possano avere un impatto sul trasbordo. Le attività di distruzione a bordo della nave possono, invece, subire ritardi a causa delle eventuali condizioni meteorologiche. Per questo motivo abbiamo stabilito un lasso di tempo piuttosto largo, tra quarantacinque e novanta giorni, considerando che, quindi, la distruzione a bordo della nave americana possa avvenire al massimo nel giro dei prossimi due mesi.
A proposito dell'itinerario della nave americana, non abbiamo ancora informazioni su quali saranno le acque internazionali all'interno delle quali navigherà. Ci saranno presto delle attività di consultazione. Lo stesso vale per i preparativi del trasbordo. Credo che in Italia si svolgerà presto una riunione tecnica, con la partecipazione anche di esperti dell'OPAC, degli Stati Uniti, della Danimarca e della Norvegia, per calcolare ed elaborare le modalità del trasbordo. Noi disponiamo di esperti molto ben formati, così come accade per gli esperti degli altri Paesi, e ci attendiamo che il trasbordo possa avvenire in tempi molto rapidi e in maniera molto fluida.
È stato chiesto se altre sostanze chimiche potranno arrivare in Italia. Potrei rispondere di no. Si tratta di un'operazione singola. Questo è il nostro Piano.
Mi è stato chiesto, inoltre, se altri Paesi possano eventualmente produrre armi chimiche. Come ho detto durante la mia presentazione, abbiamo centonovanta Stati membri, che si sono impegnati a non produrre armi chimiche. Per quanto riguarda i Paesi che sono ancora fuori dall'organizzazione, non disponiamo di strumenti che ci consentano di verificare se possiedano questi mezzi. Al momento possiamo continuare a sollecitarli e a incoraggiarli ad aderire alla nostra Convenzione quanto prima.
Come sapete, esiste un'iniziativa per il Medio Oriente che viene facilitata dalla Finlandia. L'OPAC contribuisce a questo processo. Speriamo che si possa svolgere una conferenza su questo processo, affinché ci sia uno scongelamento anche all'interno di questa parte del mondo a proposito non solo delle armi chimiche, ma anche delle armi biologiche.Pag. 16
A proposito dell'eventualità di uno scarico del materiale in mare, i nostri ispettori saranno permanentemente a bordo della nave americana e garantiranno che non ci sia alcuno scarico. Non ci sono regole previste in base alla Convenzione e agli standard internazionali, ma io voglio essere sicuro che non ci sia alcuno scarico in mare dei materiali.
A proposito dell'effluente che deriverà dalla conclusione del processo di idrolisi, abbiamo avviato una gara di appalto a L'Aja. Stiamo cercando società internazionali che riescano a smaltire le masse di reazione all'interno di impianti commerciali, analogamente a quanto viene fatto per altre sostanze. Immaginiamo di ricevere presto diversi Piani commerciali che ci verranno sottoposti per lo svolgimento di questa attività.
Speriamo che questa attività si possa svolgere a breve termine. Io sono quasi sicuro che la scadenza del giugno 2014 possa essere rispettata. Potrebbero esserci alcuni ritardi, così come è avvenuto per il 31 dicembre – ci saranno, quindi, scadenze intermedie – ma il nostro obiettivo è quello di giungere alla scadenza del giugno 2014. Cercheremo di accelerare alcune delle nostre attività.
PRESIDENTE. Abbiamo terminato i nostri lavori per quanto riguarda l'indagine conoscitiva. Ringrazio sia l'ambasciatore, sia i ministri. Ringrazio anche i presidenti delle Commissioni affari esteri del Senato e difesa sia della Camera, sia del Senato.
Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 16.