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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XVII Legislatura

III Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Martedì 24 gennaio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA STRATEGIA ITALIANA PER L'ARTICO

Audizione del Sottosegretario agli affari esteri e alla cooperazione internazionale, Benedetto Della Vedova.
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 3 ,
Della Vedova Benedetto , Sottosegretario agli affari esteri e alla cooperazione internazionale ... 3 ,
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 8 ,
Manciulli Andrea (PD)  ... 8 ,
Colletti Andrea (M5S)  ... 8 ,
Della Vedova Benedetto , Sottosegretario agli affari esteri e alla cooperazione internazionale ... 9 ,
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 9 ,
Della Vedova Benedetto , Sottosegretario agli affari esteri e alla cooperazione internazionale ... 10 ,
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 10

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare-NCD-Centristi per l'Italia: AP-NCD-CpI;
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà: SI-SEL;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Scelta civica-ALA per la costituente libera e popolare-MAIE: SC-ALA CLP-MAIE;
Civici e Innovatori: (CI);
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera-Possibile: Misto-AL-P;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-USEI-IDEA (Unione Sudamericana Emigrati Italiani): Misto-USEI-IDEA;
Misto-FARE! - Pri: Misto-FARE! - Pri;
Misto-UDC: Misto-UDC.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
FABRIZIO CICCHITTO

  La seduta comincia alle 14.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e la trasmissione sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del Sottosegretario agli affari esteri e alla cooperazione internazionale, Benedetto Della Vedova.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Sottosegretario agli affari esteri e alla cooperazione internazionale, Benedetto Della Vedova.
  Con l'audizione di oggi, ha inizio l'indagine conoscitiva sulla strategia italiana per l'Artico, deliberata nel giugno scorso e recentemente prorogata al 31 dicembre 2017. Ricordo il ruolo di stimolo, nella promozione di quest'indagine conoscitiva, del collega Alli, che è oggi assente per motivi connessi alla sua carica di presidente dell'Assemblea parlamentare della NATO.
  Nel sottolineare come l'Artico, diversamente da quello che credono alcuni giornali, abbia recentemente assunto una rilevanza particolare in seguito ai mutamenti climatici che provocano l'anticipato scioglimento dei ghiacci, sia per i grandi interessi geopolitici collegati alle enormi risorse naturali del suo sottosuolo sia per la conseguente accresciuta rilevanza delle importanti rotte commerciali che consentono collegamenti tra Europa e Asia, assai più rapidi ed economici rispetto ai tradizionali itinerari, do la parola al Sottosegretario Della Vedova affinché svolga la sua relazione.

  BENEDETTO DELLA VEDOVA, Sottosegretario agli affari esteri e alla cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. Desidero innanzitutto ringraziare il presidente Cicchitto e la Commissione affari esteri e comunitari per aver organizzato quest'audizione, che offre l'opportunità di delineare la strategia italiana per l'Artico, una regione di rilevanza crescente per gli equilibri geopolitici mondiali.
  I rischi e le opportunità, che si riferiscono alla trasformazione in atto nell'Artico e che questa Commissione ha molto opportunamente delineato nel programma dell'indagine conoscitiva, sono da tempo ben presenti nella nostra analisi. Peraltro, un'attenzione particolare nei confronti dell'Artico è stata sviluppata già dall'allora Ministro Frattini ed è stata confermata successivamente.
  Il riscaldamento dell'Artico sta avvenendo a un ritmo più veloce rispetto al resto del pianeta, con rilevanti conseguenze sul piano ambientale, economico e di sicurezza. Uno degli effetti più visibili riguarda lo scioglimento dei ghiacci. Tale fenomeno ha toccato il suo apice lo scorso anno, che viene considerato uno dei più caldi dalla storia.
  Sul piano ambientale, le analisi scientifiche indicano chiaramente l'urgenza di adottare misure efficaci su scala globale per mitigare gli effetti del riscaldamento. Con lo scioglimento dei ghiacci, si dischiudono anche una serie di opportunità economico-commerciali, come, in primo luogo, lo sfruttamento degli idrocarburi e delle Pag. 4risorse minerarie, ma anche l'apertura di nuove rotte marittime, che ridurrebbero del 40 per cento le distanze fra Europa e nord-est asiatico.
  Indubbiamente questi fattori hanno alimentato e continuano ad alimentare le ambizioni geopolitiche per l'Artico. Banalmente, per l'Italia e tutto il Mediterraneo, l'apertura di rotte dall'Asia all'Artico significherebbe aggirare il Mediterraneo e i suoi porti, per esempio.
  Il Consiglio artico rappresenta il principale foro multilaterale dove vengono trattate le questioni riguardanti l'Artico stesso. Istituito con la Dichiarazione di Ottawa del 1996, il Consiglio artico ha visto notevolmente aumentare, in questi ultimi vent'anni, la sua autorevolezza nelle questioni artiche e, in particolare, ha saputo dare molta concretezza alla sua attività, prendendo decisioni consensuali e sviluppando iniziative di regolamentazione, sulla base di valutazioni scientifiche precise e aggiornate.
  In generale, il successo del Consiglio artico è anche legato alla sua natura istituzionale altamente flessibile, con un mandato non rigido, che include sia la tutela delle caratteristiche naturali vulnerabili della regione artica sia le esigenze e le aspirazioni dei quattro milioni di persone che vi abitano. Anche senza poteri vincolanti, il valore aggiunto del Consiglio artico risiede nell'equilibrio dinamico che esso cerca di definire tra una serie di attività: utilizzo delle risorse naturali, rese sempre più accessibili dai cambiamenti climatici; prosperità e crescita condivise, basate su sostenibilità e innovazione tecnologica; tutela delle caratteristiche naturali vulnerabili della regione artica.
  Inoltre, il Consiglio artico non trascura l'attenzione per la cultura tradizionale delle popolazioni indigene, che, caratteristica peculiare dell'assetto istituzionale previsto dalla Dichiarazione di Ottawa, prendono parte a pieno titolo, come partecipanti permanenti, ai lavori e alle decisioni.
  Lo scorso ottobre il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha ritenuto utile organizzare alla Farnesina, congiuntamente all'Istituto Affari Internazionali, un evento commemorativo del ventesimo anniversario della Dichiarazione di Ottawa, istitutiva del Consiglio artico, con la partecipazione anche di illustri personalità provenienti dai Paesi artici, al quale sono personalmente intervenuto.
  I vent'anni nel Consiglio artico, ripercorsi anche nel corso dell'evento da noi organizzato, hanno evidenziato l'inatteso sviluppo di questo fronte intergovernativo. Ricordo che il Consiglio artico era privo di un budget dedicato e senza struttura esecutiva, al momento della sua istituzione da parte degli otto Stati artici: Federazione Russa; Canada; Stati Uniti; Islanda; Norvegia; Svezia; Finlandia; Danimarca, incluse Groenlandia e isole Fær Øer.
  Il successo del Consiglio artico si può misurare concretamente oggi, anche per l'atteggiamento assunto, al suo interno, dalla Federazione Russa. L'approccio di Mosca, in quel contesto, si presenta marcatamente più cooperativo rispetto a quello in altri contesti internazionali.
  Inoltre, un altro indicatore inequivocabile di successo è l'accresciuta partecipazione di altri Paesi, in qualità di osservatori. Fin dall'inizio, avevano richiesto lo status di osservatore Germania, Polonia, Regno Unito e Paesi Bassi. Questi sono stati ammessi nel 1998 e, successivamente, è stato il turno della Francia e della Spagna. Nel 2013, sono entrati cinque Paesi asiatici (Cina, Giappone, Corea del Sud, Singapore e India) attirati dalle prospettive di apertura di nuove rotte polari e di più facile accesso alle risorse naturali della regione artica.
  Il 2013 ha segnato anche l'anno dell'ingresso dell'Italia come Paese osservatore. Si tratta di una precisa scelta geostrategica, volta a consentire al nostro Paese di intensificare l'impegno politico, oltre la sua attività sul campo, in quella regione. L'Italia, pur non essendo un Paese che si affaccia sull'Artico, è tradizionalmente attiva nella regione. La nostra presenza trae origine dall'inizio del XX secolo, al tempo delle grandi spedizioni polari. Ricordiamo, in particolare, quella nel 1899 del Duca degli Abruzzi a bordo della nave Stella polare e Pag. 5quella di Umberto Nobile con il dirigibile Norge nel 1926. Io sono stato in visita in Norvegia e ho avuto modo di deporre dei fiori sia alle isole Svalbard, sul luogo dell'ultimo punto di attracco del dirigibile prima della traversata, sia a Oslo, dove è presente un monumento a ricordare l'evento.
  Nel 1920, l'Italia era stata tra i Paesi firmatari del Trattato delle isole Spitsbergen, ora chiamate «Svalbard». Dal 1997, la presenza italiana nell'Artico ha come punto di riferimento Ny-Ålesund, che si trova alle Svalbard appunto, con la base polare Dirigibile Italia, operata dal Consiglio nazionale delle ricerche, che ho visitato nel giugno del 2014.
  La consolidata presenza italiana nell'Artico e la consapevolezza delle profonde evoluzioni in atto, nei tempi più recenti, hanno portato l'Italia a diventare nel maggio 2013, in occasione del vertice ministeriale di Kiruna in Svezia, osservatore del Consiglio artico, ponendo le basi per un ruolo più strutturato e incisivo del nostro Paese nella regione.
  Apro e chiudo una parentesi: la nostra presenza con la base di ricerca scientifica Dirigibile Italia nelle isole Svalbard è rafforzata da quella, ancor più significativa, nella regione antartica, proiettandoci in una posizione importante in ambito internazionale per le ricerche sui cambiamenti climatici, a partire dai due poli.
  A giusto titolo, l'Italia considera, infatti, il Consiglio artico quale principale ambito di discussione e cooperazione sulle complesse tematiche della regione. In particolare, la nostra partecipazione ai lavori del Consiglio artico è più che mai necessaria per comprendere le complesse interrelazioni negli ecosistemi artici e prevedere le loro evoluzioni. L'Italia deve essere pronta a offrire il proprio contributo con la ricerca scientifica e con soluzioni specifiche ad alto contenuto tecnologico.
  Nel 2015, il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha presentato una Strategia italiana per l'Artico, aggiornata nel maggio 2016 e contenente una serie di linee guida per una strategia nazionale, volta a promuovere la pace, la sicurezza e la prosperità nella regione.
  Alla luce di tale documento, possiamo certamente dire che la nostra politica artica stia abbracciando tutti i problemi, toccando vari ambiti: le prospettive politiche e geostrategiche; la cooperazione scientifica e tecnologica; le disposizioni che possano assicurare migliori condizioni di sicurezza; la crescita economica; lo sviluppo sostenibile.
  Il nostro obiettivo politico generale è quello di affermare il nostro impegno per la regione artica, in modo da offrire un contributo significativo per affrontare efficacemente le sfide globali e le nuove opportunità di sviluppo sostenibile nell'Artico, attraverso l'ormai consolidata collaborazione con gli Stati artici in vari campi. La nostra attenzione è principalmente verso gli abitanti della regione e la loro prosperità, tenendo conto, contemporaneamente, dell'esigenza di salvaguardare i fragili ecosistemi artici da un aumento dei rischi naturali e artificiali. Ho avuto l'opportunità di incontrare una delegazione delle popolazioni artiche della penisola scandinava, che hanno anche uno status particolare nei loro Paesi.
  Il nostro documento strategico è altamente sintonizzato sulle priorità condivise con i nostri partner artici. Gli esperti italiani offrono competenze tecniche con lo scopo di migliorare la conoscenza scientifica e le capacità tecnologiche, anche al fine di gestire in modo appropriato l'accesso all'Artico e alle sue risorse.
  Svolte queste premesse, risulta evidente quanto il nostro coinvolgimento nelle tematiche artiche e lo status di osservatore nel Consiglio artico costituiscano per l'Italia rilevanti scelte strategiche, come dicevo, anche alla luce della crescente presenza delle nostre imprese, che in Artico impiegano tecnologie studiate appositamente per minimizzare gli effetti nocivi sul delicato ambiente artico.
  L'ENI, per esempio, è un caso emblematico sia per l'impiego di tecnologie di punta per i suoi impianti estrattivi sia per la politica di coinvolgimento delle popolazioni indigene. Ora, se vi ricordate, un Pag. 6anno o un anno e mezzo fa, è stata inaugurata quella che credo sia la più grande piattaforma offshore in Artico, con criteri tecnologici particolari sia per il rigore delle condizioni di quella zona sia per quanto riguarda il minor impatto ambientale possibile dall'estrazione, in partnership con la Norvegia.
  Da notare è anche la presenza, nel settore spaziale, di e-Geos, che ha sviluppato un sistema di satelliti per il telerilevamento, mentre Fincantieri è leader di mercato per navi adatte alla navigazione nelle acque polari con minimo impatto ambientale.
  L'approccio ispirato alla logica del Sistema Paese, oltre a essere ben presente concettualmente nella nostra strategia artica, si riflette sul piano operativo attraverso il coordinamento degli stakeholder nazionali, curato dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.
  Il gruppo informale di consultazione, il cosiddetto «tavolo artico» presso la Farnesina, è composto dai rappresentanti delle diverse amministrazioni interessate alla regione artica, dagli enti e dalle agenzie di ricerca, dalle imprese, cui si aggiungono cultori della materia. Le riunioni del tavolo artico consentono una regolare cinghia di trasmissione tra il Ministero e i principali stakeholder nazionali. Questi ultimi sono messi al corrente degli sviluppi sul piano politico, derivanti dalla partecipazione alle riunioni del Consiglio artico e, occasionalmente, di altre organizzazioni attive su temi che interessano l'area artica. Viceversa, questi possono fornire il loro punto di vista al Ministero con un quadro di riferimento aggiornato, per valutare gli interessi del Sistema Paese nella regione artica.
  In futuro, l'approccio italiano per l'Artico dovrà tenere in considerazione l'evoluzione delle politiche nei principali Paesi che si affacciano sulla regione, anche alla luce del prossimo cambio di presidenza del Consiglio artico. L'attuale presidenza statunitense (maggio 2015-maggio 2017) ha significativamente intitolato il programma One Arctic: Shared Opportunities, Challenges and Responsibilities. Tale programma denota un interesse crescente, negli ultimi anni, dell'Amministrazione statunitense nei confronti della regione artica. Esso indica la continuità territoriale dallo spazio artico, la dimensione planetaria delle sfide poste dall'accelerazione dei cambiamenti climatici alle estreme latitudini e la complessità degli ecosistemi come fattori che rendono necessaria l'intensificazione della cooperazione internazionale su molteplici piani, al fine di garantire lo sviluppo dell'Artico, preservandolo come zona di pace.
  Sul piano operativo, gli Stati Uniti hanno avviato la razionalizzazione dell'attività del Consiglio artico e hanno promosso una serie di iniziative parallele, come la conferenza Glacier, che si è tenuta ad Anchorage a fine agosto 2015, e la prima riunione ministeriale scientifica dell'Artico, tenutasi il 28 settembre 2016, con l'obiettivo di facilitare la composizione delle sensibilità dei Paesi artici con gli interessi dei partner non artici più rilevanti.
  L'obiettivo di tali iniziative è quello di pervenire a valutazioni oggettive non confutabili, che giustifichino l'adozione di misure efficaci, non solo all'interno del Consiglio artico, ma anche negli altri fori e organismi internazionali, in cui siano trattate le questioni attinenti la regione polare.
  In seguito all'insediamento del Presidente Trump alla Casa Bianca si è in attesa di conoscere quali saranno gli orientamenti della nuova Amministrazione, non solo per l'Artico, peraltro. Un primo riscontro si potrà avere in occasione della prossima riunione dei Senior Arctic Officials, l'organismo esecutivo del Consiglio artico che prepara le decisioni politiche. La riunione è prevista in Alaska dal 7 al 9 marzo. L'11 maggio, a Fairbanks, è prevista la riunione ministeriale conclusiva del biennio di presidenza americana del Consiglio artico.
  Dopo la riunione ministeriale in Alaska, sarà la Finlandia ad assumere le funzioni di Presidenza, da maggio 2017 a maggio 2019. La presidenza finlandese si articolerà sul motto Exploring common solutions. Le priorità finora rese note dal governo finlandese riguarderanno: la protezione ambientale, Pag. 7 seguendo l'impulso della presidenza americana, per com'è stato fino a ora; la connettività, fondamentale per migliorare il tenore di vita delle popolazioni; la meteorologia, settore nuovo e legato anche al potenziale sviluppo delle attività economiche nell'Artico, a cominciare dalla navigazione; l'educazione.
  Da notare come, oltre che sulla componente ambientale, il focus ha puntato sul rafforzamento del progresso economico e sociale delle popolazioni artiche. Ci aspettiamo che la Finlandia, nell'espletare le sue funzioni di Presidente di turno del Consiglio artico, valorizzi l'apporto che danno convintamente anche i partner dell'Unione europea alle tematiche.
  Infine, occorre ricordare che il Consiglio artico non è l'unico foro dove sono trattate le tematiche regionali. La complessità del fenomeno di amplificazione artica dei cambiamenti climatici in atto ha portato in primo piano la regione artica, nel contesto della Convenzione quadro sui cambiamenti climatici. Per l'Italia, l'accordo raggiunto alla COP21 di Parigi resta la pietra miliare per far fronte ai rischi causati dai cambiamenti climatici. Anche in questo caso bisognerà capire meglio quale sarà l'evoluzione dello scenario internazionale.
  Nella prospettiva di un più agevole accesso al mare Artico, le problematiche della regione vengono trattate anche in ambito marittimo. L'Organizzazione Marittima Internazionale (IMO) ha elaborato e negoziato, con l'attiva partecipazione degli Stati artici, il cosiddetto Polar code, ossia l’International Code for Ships Operating in Polar Waters, che è diventato operativo dal 1°gennaio 2017, in modo da standardizzare i requisiti per le imbarcazioni e gli equipaggi che navigano nelle acque polari, riducendone l'impatto ambientale.
  Vi sono, poi, le questioni aperte fra i cinque Stati rivieraschi per la definizione dei confini della piattaforma continentale. In questo caso, si può capire quanto delicata sia la questione, anche perché in tale definizione sono inclusi i confini del suo margine esterno e della zona economica esclusiva, che riguardano l'applicazione della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS).
  Il tema dell'Artico è stato, infine, periodicamente inserito nell'agenda di vari fori internazionali, mettendo in evidenza la generale consapevolezza che le sfide che la comunità internazionale si trova davanti richiedono sforzi concertati su larga scala. Le controversie pendenti in materia di sicurezza militare, di delimitazioni marine e di estensione del margine esterno della piattaforma continentale, che ovviamente è un elemento cruciale per lo sfruttamento delle risorse, potranno essere risolte solo attraverso il diritto internazionale e la cooperazione fra gli Stati.
  In conclusione, la dimensione artica riveste un'importanza crescente nella nostra politica estera. Grazie alle nostre istituzioni di ricerca scientifica e al tessuto industriale e tecnologico, che contraddistinguono il nostro Paese, possiamo contribuire positivamente a far fronte ai problemi ambientali, che hanno un impatto globale e che, quindi, riguardano da vicino anche noi. Dal canto loro, i partner artici apprezzano l'impegno italiano nella loro regione, che ha importanti radici storiche e si fonda su una tradizionale e proficua cooperazione nel campo della ricerca scientifica e delle collaborazioni industriali. Del resto, non è difficile capire perché anche una serie di Paesi rivieraschi abbiano interesse affinché nel perimetro allargato del Consiglio artico entrino Paesi di media potenza, come l'Italia, per fare da contrappeso a Paesi più robusti, che pure si affacciano sull'Artico.
  Data la crescente attenzione della comunità internazionale per l'Artico, sarà importante che l'Italia possa continuare ad assicurare, anche nei prossimi anni, un proprio qualificato contributo. Per tale ragione, ringrazio nuovamente la Commissione affari esteri e comunitari per aver avviato questa indagine conoscitiva, di cui sono molto interessato a conoscere gli esiti, anche in un'ottica di crescente dialogo tra Governo e Parlamento sulla materia. Grazie.

Pag. 8

  PRESIDENTE. Ringrazio il Sottosegretario Della Vedova per lo svolgimento della sua relazione.
  Do, ora, la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ANDREA MANCIULLI. Ringrazio molto il Sottosegretario per la sua esposizione, che rende bene la complessità e anche l'ampiezza del fenomeno, anche perché questo, a mio avviso, non gode dell'attenzione che meriterebbe. Per questo motivo, vorrei significare alcune linee.
  La vicenda dell'Artico non si comprende se non si affianca anche alle forme di un certo espansionismo artico che le principali potenze del pianeta hanno svolto negli ultimi anni. Mi riferisco a una disattenzione che c'è, perché si sottovaluta quest'aspetto. In particolare, sono tre le potenze più attive nel quadro artico, ossia la Russia, la Cina e gli Stati Uniti, con l'esclusione di un mondo più ampio. Ora, se in questo momento noi politicamente non ribadiamo l'importanza del Consiglio artico e quella di starci dentro, nonché il diritto anche di altri attori, sia singoli Stati sia associazioni di Stati e organizzazioni internazionali, noi rischiamo di creare una situazione che ci regala, in un contesto strategicamente rilevante, uno strapotere e una rilevanza, anche sul nostro destino, che pagheremo abbastanza care.
  Naturalmente, sarebbe fin troppo facile accampare, anche in maniera più diretta, gli interessi nazionali. Nel Mare di Barents, come veniva detto, abbiamo la più grande piattaforma di estrazione del petrolio, che è in larga misura italiana e in compartecipazione con il governo norvegese. Oltre il nostro, ci sono altri Paesi, che hanno una rilevante situazione industriale e che hanno delle implicazioni dirette; quindi, perlomeno per questo motivo, bisognerebbe occuparsene.
  Tuttavia, ritengo che comunque quest'aspetto, seppure importante, sia marginale, perché il punto vero è capire che, in una fase di esaurimento delle risorse, l'Artico e l'Antartico diventano i luoghi più appetibili di reperimento di risorse (minerali, petrolio, gas). È evidente che, se noi non costruiamo una prospettiva di governo di questo spazio, anche con l'attenzione verso rilevanze ambientali e verso un destino più ampio, noi commetteremo, più o meno, lo stesso errore compiuto nella storia dell'umanità, quando per secoli i nuovi continenti erano solo appannaggio di alcuni, generando poi le storture che abbiamo dovuto in qualche maniera correggere, strada facendo.
  A mio avviso, questa disattenzione, che a volte diventa ironia, sull'interesse del nostro Paese per tale vicenda non è solo provinciale, ma anche frutto di un'ignoranza, che, a mio avviso, deve essere colmata. Da questo punto di vista, io credo che il Parlamento italiano abbia fatto non bene, ma più che bene e che l'Italia debba difendere la propria presenza nel Consiglio artico, anche per la funzione che può svolgervi, per i propri interessi e per un interesse più generale. Questa è, a mio avviso, una vicenda di grande importanza.
  Anche l'organismo nel quale opero, l'Assemblea parlamentare della NATO, svolgerà una missione alle isole Svalbard all'inizio del mese di maggio, perché, oggettivamente, stiamo assistendo a una nuova fase espansionistica di altri soggetti, che occupano le banchise e che, in qualche maniera, sono tutti intenzionati a creare un orizzonte di non libera circolazione nei mari artici.
  Questo problema deve essere affrontato nell'immediato, perché, se la Cina e la Russia chiudessero il tratto di passaggio a est del Mare di Barents, per tutta la parte nella quale stiamo ci sarebbe un peggioramento inaccettabile delle condizioni e anche delle proprie possibilità. Non bisogna dimenticare che, attorno alle vicende dello stretto di Bering dell'Artico, si sono sviluppate analoghe tensioni a quelle conosciute in altri contesti e che, in questo caso, tali tensioni potrebbero avere un carattere estremamente delicato, anche per il nostro futuro.

  ANDREA COLLETTI. Io non ho ascoltato la relazione quindi farò una domanda al buio. Anche alla luce del cambio di presidenza in seno al Consiglio artico, che ci sarà fra qualche mese, e visto anche che Pag. 9l'Unione europea ha interesse a diventare un membro osservatore permanente del Consiglio artico, ci dovremmo, in un certo senso, anche preoccupare dell'ipotesi che questo intendimento dell'Unione europea possa andare in collisione con gli interessi dell'Italia, quale membro osservatore permanente, nel senso dell'eventualità di perdere la presa che abbiamo su determinati settori. Noi siamo molto bravi rispetto alla questione ambientale, con il lavoro che fa il CNR, anzi direi che siamo in prima linea su quello.
  A parte gli interessi geostrategici, per quanto riguarda, per esempio, i trasporti, che nei prossimi anni avranno una rilevanza sempre maggiore, soprattutto in base agli interessi cinesi, ci poniamo un problema: l'ingresso dell'Unione europea può significare un minor valore per l'Italia, all'interno del Consiglio artico, secondo il nostro Governo? Oppure i due aspetti non sarebbero in conflitto? Inoltre, mi chiedo se sono già state fatte almeno delle riunioni preliminari anche con il governo finlandese, in vista della sua futura presidenza, per capire quali sono i lavori che verranno svolti soprattutto nel prossimo biennio della presidenza del Consiglio artico.

  BENEDETTO DELLA VEDOVA, Sottosegretario agli affari esteri e alla cooperazione internazionale. Ringrazio i due deputati intervenuti. Vorrei ringraziare l'onorevole Manciulli per le annotazioni che ha fatto e che condivido, anche rispetto alla strategicità – by definition – di un tema del genere, che implica tutto, come la sicurezza, non solo negli approvvigionamenti, ma anche in senso stretto, da cui l'interesse naturalmente della NATO. Peraltro, c'è a Longyearbyen, da circa un anno, il birrificio artigianale più a nord del mondo, il cui impianto è stato realizzato da un imprenditore italiano.
  Per il resto, sottoscrivo le considerazioni fatte sull'importanza e sulla centralità del tema, anche perché appunto, non volendo, com'è giusto, considerare prioritari solo gli interessi economici delle aziende, c'è un tema più generale, che ci riguarda, ossia quello dei trasporti. Per esempio, capire cosa sta succedendo significa anche prevedere quali potranno essere le conseguenze o anche i contraccolpi su tutto il sistema portuale italiano.
  Onorevole Colletti, personalmente penso che un'eventuale proiezione dell'Unione europea ci consentirebbe di aumentare la nostra presenza e non di diminuirla, appunto perché l'Italia ha alcune posizioni di avanguardia su alcuni temi ed è evidente che un'eventuale presenza dell'Unione europea potrebbe aiutare a controbilanciare, oltre al fatto che questa è già presente con Paesi artici europei, cioè Finlandia e Svezia. Peraltro, un rapporto molto stretto di cooperazione con la Norvegia finirebbe per dare, a mio avviso, un apporto in più e per valorizzare ulteriormente gli aspetti italiani.
  Nella mia relazione, ho sottolineato alcuni punti, su cui la presidenza finlandese sta lavorando. Naturalmente, è evidente che noi abbiamo rapporti con loro anche su quest'aspetto, per cui l'agenda – ne avevo parlato anche con il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale – è in costruzione e c'è un dialogo, ma lo status è diverso.
  Per quel che riguarda la presenza dell'Unione europea, tutto è in stand by, fermo restando quanto dicevo nella relazione: in quest'ambito multilaterale, la posizione della Federazione Russa è molto più cooperativa con gli altri attori, a differenza di altri fori multilaterali. Rispetto alla presenza dell'Unione europea, la posizione è, fino a questo momento e di fatto, contraria, anche perché è evidente che, in questo caso, gli interessi in gioco sono veri. In tal senso, si spiega, secondo me, anche la prima parte della mia risposta, perché è evidente che una proiezione dell'Unione rafforzerebbe la presenza anche dei singoli Stati membri.

  PRESIDENTE. Non essendoci altri interventi, prima di considerare conclusa l'audizione, vorrei confermare il nostro impegno ad approfondire quest'indagine conoscitiva, checché ne pensino alcuni quotidiani, che non hanno capito di cosa stiamo discutendo.

Pag. 10

  BENEDETTO DELLA VEDOVA, Sottosegretario agli affari esteri e alla cooperazione internazionale. Con riferimento alle risoluzioni n. 7-01162 Cicchitto e n. 7-01168 Di Stefano, approfitto per dire al presidente e alla Commissione che mi è stato segnalato dal Viceministro Giro che anche il connazionale Rodrigo Diamanti è stato liberato e non è più in Venezuela.

  PRESIDENTE. Di questo siamo soddisfatti. Ringrazio il Sottosegretario Della Vedova e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.35.