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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XVII Legislatura

III Commissione

COMITATO PERMANENTE SULL'ATTUAZIONE DELL'AGENDA 2030 E GLI OBIETTIVI DI SVILUPPO SOSTENIBILE

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Martedì 5 luglio 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Spadoni Maria Edera , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'AGENDA 2030 PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE

Audizione del Direttore per le relazioni esterne del Fondo globale per la lotta all'AIDS, la tubercolosi e la malaria, Christoph Benn.
Spadoni Maria Edera , Presidente ... 3 ,
Benn Christoph , Direttore per le relazioni esterne del Fondo globale per la lotta all'AIDS, la tubercolosi e la malaria ... 4 ,
Spadoni Maria Edera , Presidente ... 7 ,
Vella Stefano , Responsabile del Dipartimento del Farmaco presso l'Istituto Superiore di Sanità ... 7 ,
Spadoni Maria Edera , Presidente ... 8 ,
Quartapelle Procopio Lia (PD)  ... 8 ,
Locatelli Pia Elda (Misto-PSI-PLI)  ... 8 ,
Spadoni Maria Edera , Presidente ... 8 ,
Benn Christoph , Direttore per le relazioni esterne del Fondo globale per la lotta all'AIDS, la tubercolosi e la malaria ... 9 ,
Spadoni Maria Edera , Presidente ... 11 

ALLEGATO: Documentazione depositata dall'audito ... 12

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà: SI-SEL;
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo italiani all'Estero: Misto-ALA-MAIE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera-Possibile: Misto-AL-P;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-USEI-IDEA (Unione Sudamericana Emigrati Italiani): Misto-USEI-IDEA;
Misto-FARE! - Pri: Misto-FARE! - Pri;
Misto-Movimento PPA-Moderati: Misto-M.PPA-Mod.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
MARIA EDERA SPADONI

  La seduta comincia alle 10.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Direttore per le relazioni esterne del Fondo globale per la lotta all'AIDS, la tubercolosi e la malaria, Christoph Benn.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, l'audizione del Direttore per le relazioni esterne del Fondo globale per la lotta all'AIDS, la tubercolosi e la malaria, il dottor Christoph Benn, che è accompagnato da Stefano Vella, responsabile del Dipartimento del Farmaco presso l'Istituto Superiore di Sanità, e da Marco Simonelli, rappresentante del Friends of the Global Fund Europe.
  Con l'odierna audizione prende, dunque, avvio l'indagine conoscitiva di cui, assieme alla collega Quartapelle, mi sono fatta promotrice e che è stata deliberata dalla Commissione esteri nella seduta del 14 giugno scorso, indagine il cui svolgimento è delegato al Comitato che ho l'onore di presiedere. Si tratta di un'indagine molto attesa, riguardante temi cruciali per lo sviluppo e la pace internazionali e su cui la stessa Presidenza della Camera ha promosso l'istituzione, presso le Commissioni permanenti, di Comitati, ai sensi dell'articolo 22, comma 4 del regolamento, delegati alla trattazione di temi connessi all'Agenda 2030, secondo le rispettive competenze.
  Ricordo che il Fondo globale per la lotta all'AIDS, la tubercolosi e la malaria è un'istituzione finanziaria che sostiene i Paesi nella loro lotta contro le tre pandemie citate. Il Fondo non mette, peraltro, in opera programmi sul campo. Infatti, il personale del Fondo è interamente basato a Ginevra ed è composto da figure professionali provenienti da più di cento Paesi diversi.
  Il partenariato del Fondo pone in essere ogni sforzo al fine di ottenere il massimo impatto dall'impiego delle risorse investite, adottando procedure innovative. Un lavoro comune ha permesso di salvare oltre 17 milioni di vite, a partire dal 2002, e di fornire servizi di prevenzione, di trattamento delle malattie e di presa in carico di milioni di persone. Tale sforzo è servito a rivitalizzare intere comunità, a rafforzare sistemi sanitari locali e a rimettere in sesto l'economia dei Paesi colpiti.
  Desidero anche rammentare che ancora nell'anno 2.000 l'AIDS, la tubercolosi e la malaria sembravano malattie impossibili da eradicare. I considerevoli sforzi messi in campo, come si è già accennato, dal Fondo globale per la lotta all'AIDS, la tubercolosi e la malaria hanno, dunque, portato a una netta inversione di tendenza, con i benefici citati. La strategia del Fondo per il periodo 2012-2016 ha fissato come obiettivo quello di salvare 10 milioni di vite nel corso del quinquennio che si concluderà il 31 dicembre di quest'anno. Stando alle proiezioni attuali, tale obiettivo sta per essere raggiunto, così come quello, relativo allo stesso periodo, di un massimo di 180 milioni di infezioni evitate sino alla fine dell'anno. Pag. 4
  Attualmente i programmi attivi del Fondo globale sono 496, in oltre cento Paesi. Quanto all'alimentazione del Fondo, occorre evidenziare che la gran parte dei finanziamenti proviene dal settore pubblico, con il 95 per cento dei fondi provenienti dai Paesi donatori – attualmente oltre cinquanta – e il restante 5 per cento versato da imprese profit, fondazioni, imprese sociali, filantropi e iniziative di finanza innovativa.
  Come evidenziato anche da alcune ONG attive nel settore, i principali donatori hanno sempre mantenuto un andamento stabile, a eccezione del nostro Paese, che pure ha partecipato alla creazione del meccanismo globale del Fondo stesso, nel 2001, nel corso del vertice del G8 che si tenne a Genova. I contributi annuali italiani sono, infatti, costantemente saliti, dai 49 milioni di dollari del 2001 fino agli oltre 180 milioni di dollari l'anno nel periodo 2006-2008, per poi interrompersi dal 2009. Ciò ha comportato una perdita sia di credibilità sia del seggio unico all'interno del consiglio di amministrazione del Fondo. Dal 2014 l'Italia ha ripreso a erogare contributi – 100 milioni di euro per il periodo 2014-2016 – collocandosi all'ottavo posto tra i maggiori donatori pubblici, dalla costituzione del Fondo a oggi.
  Nell'ambito del nuovo meccanismo legato alla riforma della cooperazione italiana allo sviluppo, introdotta con la legge n. 125 del 2014, si collocano gli impegni del nostro Governo ad aumentare le risorse di aiuto pubblico allo sviluppo, impegni che hanno l'obiettivo di collocare l'Italia al quarto posto tra i maggiori donatori in ambito G7 entro due anni.
  Prima di cedere la parola al nostro ospite, rammento anche che la Commissione affari esteri, di cui questo Comitato affari costituisce articolazione, ha recentemente approvato la risoluzione n. 8-00186, a prima firma della collega Quartapelle, che — ricordo – impegna il nostro Governo: a formalizzare, in occasione della sessione finale della quinta Conferenza di rifinanziamento del Fondo globale, un significativo rafforzamento dell'impegno dell'Italia per il triennio 2017-2019, a conferma del rinnovato impegno italiano nell'ambito della cooperazione internazionale allo sviluppo; a promuovere, accanto al rafforzato impegno finanziario, un ruolo politico più attivo dell'Italia in seno alla struttura di governo del Fondo globale, in sinergia con le priorità nazionali di politica estera di cooperazione internazionale, assicurando di monitorare e incidere sulle decisioni che riguardano la trasparenza e la rendicontazione nella gestione dei programmi di finanziamento, e il sostegno ai sistemi sanitari nazionali dei Paesi beneficiari, nonché il pieno coinvolgimento dei Paesi fruitori e della società civile nelle fasi decisionali.
  Nel ringraziare nuovamente il dottor Benn per aver raccolto l'invito a essere udito dal nostro Comitato, lo invito a prendere la parola per svolgere il suo intervento.

  CHRISTOPH BENN, Direttore per le relazioni esterne del Fondo globale per la lotta all'AIDS, la tubercolosi e la malaria. Grazie per avermi invitato dinanzi a questo Comitato. È davvero un piacere essere con voi, questa mattina, per parlare del Fondo globale.
  Grazie per la Sua eccellente introduzione, Presidente. Lei ha già trattato alcuni dei punti su cui volevo soffermarmi e, allora, continuerò a parlarne. Sono lieto di essere qui anche con il professor Vella e con Marco Simonelli, che sono miei amici.
  Questo incontro di oggi segue il grande evento che si è svolto presso l'Istituto Superiore di Sanità il 27 giugno, proprio su questi temi, vale a dire il ruolo del Fondo globale rispetto alla salute globale e alla realizzazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile per il 2030. Abbiamo avuto, in quella data, una giornata densa di incontri molto proficui; c'è stato l'annuncio sul quale tornerò in seguito e si è posto l'accento sull'importanza del settore privato. Quella sera c'è stato anche un grande e importante ricevimento. Grazie ancora per avermi invitato qui. La mia presentazione è in italiano, ma io parlerò in inglese.
  La prima domanda è che cos'è il Fondo globale. La presidente ha già citato alcune delle cifre che presenterò. Voglio sottolineare Pag. 5 che noi vediamo il Fondo globale come una straordinaria organizzazione del ventunesimo secolo, creata per accelerare i progressi e porre fine alle epidemie di AIDS, tubercolosi e malaria.
  Il Fondo globale rappresenta anche il risultato di un autentico e straordinario movimento globale, che ha dato slancio a tutte le persone che vivono a contatto con AIDS, tubercolosi e malaria, centinaia di migliaia di organizzazioni della società civile in tutto il mondo, che hanno lottato e si sono impegnate per creare un fondo affinché si potesse garantire a tutti, a prescindere dal Paese di nascita, ricco o meno ricco, l'accesso a un livello minimo di prevenzione, assistenza e cure. È un passo straordinario, se ci pensiamo. Rappresenta un modello, a riprova di come il mondo si sia riunito per lottare contro queste malattie, rafforzare i sistemi sanitari e avanzare verso gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Si tratta di uno strumento straordinario di solidarietà globale. Questo è il nostro modo di vedere il Fondo globale.
  Noi coinvolgiamo tutte le istituzioni, i governi, la società civile, il settore privato e anche i parlamentari. Siamo stati in grado, grazie a tutti questi soggetti, di creare questo Fondo, con il quale spendiamo 4 miliardi di dollari l'anno per programmi in più di cento Paesi in tutto il mondo. Abbiamo sempre avuto una stretta collaborazione con l'Unione interparlamentare e lavoriamo con i parlamentari, non soltanto in Paesi donatori come l'Italia, nell'ambito del vostro Comitato, ma anche in America Latina, Asia e Africa. Con loro avviamo consultazioni. Per un'organizzazione come il Fondo globale è molto importante guardare ai finanziamenti internazionali, ma anche ai finanziamenti nazionali, che sono altrettanto importanti per sostenere la lotta a queste malattie e il rafforzamento dei sistemi sanitari.
  Il nostro è un movimento straordinario, con il quale siamo stati in grado di sostenere Paesi e attuare programmi per salvare vite umane. Queste sono le ultime cifre, che mostrano quante persone ricevono cure antiretrovirali: 8,6 milioni di persone, oggi. Queste persone ricevono sostegno ogni giorno, perché queste cure durano tutta la vita. Negli ultimi quindici anni abbiamo rafforzato la nostra azione in una misura che non ha precedenti. Abbiamo testato e curato più di 15 milioni di persone, salvandole dalla tubercolosi, e abbiamo aiutato i Paesi a distribuire più di 600 milioni di zanzariere. Si tratta di risultati straordinari, resi possibili dai contributi dei governi e del settore privato.
  Lei, Presidente, ha citato le conferenze di rifinanziamento. Stiamo organizzando la nostra quinta Conferenza di rifinanziamento. L'ultima si è tenuta nel 2013 a Washington D.C. Abbiamo avuto il primo grande incontro, ospitato dal governo del Giappone, nel dicembre dello scorso anno. Adesso stiamo avanzando verso la prossima Conferenza di Montréal, in Canada, che si terrà il 16 settembre.
  Da numerosi attori abbiamo ricevuto già annunci che anticipano i loro prossimi impegni finanziari. Noi non ci limitiamo ad attendere che si tengano le conferenze di rifinanziamento, per essere informati sugli impegni finanziari dei vari Paesi. Tutti i Paesi che si sentono pronti a rendere pubblici i loro impegni finanziari sono liberi di fare annunci ufficiali, perché, in questo modo, si dà nuovo slancio alla nostra azione e noi possiamo giungere alla Conferenza finale certi di poter raggiungere i nostri obiettivi. Stati Uniti, Commissione europea, Canada, Giappone, Francia e, soprattutto, di nuovo, l'Italia, hanno annunciato i loro prossimi contributi al rifinanziamento. Siamo molto grati dell'annuncio, fatto di recente dal Sottosegretario Della Vedova, che vedete qui nella diapositiva, nel corso dell'evento che ho citato prima. L'Italia si è impegnata ad aumentare il proprio contributo fino a 130 milioni di euro per il prossimo triennio. Ringrazio voi e tutti i parlamentari che hanno dato il proprio sostegno. Lei, presidente ha citato la mozione che è stata presentata alla Camera e al Senato: misure del genere sono sempre molto importanti, perché incoraggiano i governi e consentono loro di formulare annunci come quello di cui abbiamo parlato. Grazie ancora del vostro sostegno. Pag. 6
  Siamo in attesa della conferenza che si terrà in Canada e che promette di essere davvero una conferenza straordinaria. Il primo ministro Trudeau si è impegnato personalmente, quando ha annunciato la conferenza, nello scorso mese di maggio, dichiarando che avrebbe invitato numerosi leader da tutto il mondo e sappiamo che il primo ministro del Canada è molto interessato a mantenere e rafforzare le relazioni tra il suo Paese e l'Italia. Credo che la Conferenza sia un passo importante in questo senso.
  La presidente ha fatto cenno alla storia dell'Italia nell'ambito del Fondo globale. Si tratta di una storia particolare. C'è stato sempre un forte partenariato tra l'Italia e il Fondo globale, che risale all'epoca del G8 di Genova. L'Italia è stata sempre uno dei principali donatori del Fondo globale. Adesso siamo in una fase per cui vorremmo che l'Italia potesse confermare il proprio ruolo di partner e di contributore fondamentale. Lei, presidente ha parlato della posizione dell'Italia nel 2007-2008, poi c'è stato un calo dei contributi e adesso l'Italia sta riacquistando il proprio ruolo come uno dei donatori forti all'interno del Fondo.
  Lei, presidente, ha parlato del seggio unico dell'Italia nel Consiglio di amministrazione, quando era un donatore forte. Quel seggio, poi, è andato perduto, qualche anno fa. Al momento, l'Italia fa parte della delegazione della Commissione europea, per cui partecipa alle riunioni del Consiglio di amministrazione e delle commissioni e al processo decisionale. Ma considero il rifinanziamento e l'impegno annunciato dal Governo italiano un passo importante per riportare l'Italia ad avere il ruolo forte che ha sempre avuto. Il prossimo Vertice G7, che verrà ospitato dall'Italia il prossimo anno, sarà fondamentale per confermare il ruolo del vostro Paese in relazione allo sviluppo, al finanziamento allo sviluppo e nell'ambito del Fondo Globale.
  Questi sono i numeri relativi alle vite salvate, che nel tempo sono aumentati in maniera cospicua. «Vite salvate» vuol dire quante persone sono vive oggi grazie agli investimenti effettuati attraverso il Fondo globale. Il nostro obiettivo è di 22 milioni di persone vive grazie ai nostri investimenti entro la fine di quest'anno. Con i rifinanziamenti già annunciati – e che speriamo di ottenere in Canada – contiamo di poter includere altre 8 milioni di persone, per raggiungere la cifra totale di 30 milioni di vite salvate entro la fine del prossimo periodo di rifinanziamento.
  Voglio parlare brevemente anche della strategia del Fondo globale, che rappresenta il centro della nostra attività e che spiega le modalità e le ragioni dell'azione del Fondo. I quattro principi fondamentali approvati lo scorso mese di aprile dal Consiglio d'amministrazione del Fondo globale rappresentano il nucleo della nostra strategia per i prossimi sei anni, fino al 2022. L'obiettivo è ottimizzare l'impatto della lotta contro HIV, tubercolosi e malaria. Se vogliamo porre fine entro il 2030 a queste malattie, per raggiungere l'Obiettivo numero 3 tra quelli di sviluppo sostenibile, non dobbiamo limitarci a investire nella lotta alle malattie, ma dobbiamo farlo nella maniera più efficace ed efficiente possibile per ottenere il massimo impatto. Questo è il nostro obiettivo e il modo in cui strutturiamo la nostra attività.
  Un altro elemento essenziale è quello di creare sistemi sanitari resilienti e sostenibili. Lo facciamo già da alcuni anni, ma sicuramente questa è – e continua ad essere – una priorità del nostro Fondo. Attraverso i massicci investimenti che conduciamo, potenziamo i servizi sanitari, aiutiamo i Paesi a formare gli operatori del settore sanitario, per migliorare l'assistenza da essi fornita, i sistemi di approvvigionamento e fornitura, i sistemi di gestione finanziaria, le infrastrutture sanitarie, i trasporti. Tutto questo fa parte di un sistema sanitario che funziona bene e che consente alle persone di accedere ai servizi sanitari essenziali. È il centro della nostra nuova strategia.
  Un altro elemento fondamentale è promuovere e proteggere i diritti umani e la parità di genere. Noi sottolineiamo questo, non solo perché crediamo nella nostra agenda dei diritti umani e dell'uguaglianza, ma perché senza questi elementi non riusciremmo Pag. 7 a raggiungere l'obiettivo di ottimizzare la lotta a queste tre malattie. Le due cose vanno di pari passo, non si contraddicono a vicenda. Soprattutto l'HIV e la tubercolosi sono malattie che colpiscono le categorie di persone svantaggiate, emarginate, spesso criminalizzate: in molti Paesi colpiscono le comunità LGBTI, le comunità carcerarie e, in misura sproporzionata, le giovani ragazze e le donne. Quindi, tutta la nostra strategia punta ad affrontare proprio questo problema e aiutare i Paesi più colpiti a raggiungere i nostri obiettivi.
  Questi sono alcuni degli elementi più importanti della nostra nuova strategia. Altri elementi importanti per il futuro sono i seguenti. Dobbiamo continuare a differenziare la posizione dei vari Paesi lungo il continuum di sviluppo, per cui esistono Paesi più poveri e Paesi a medio reddito, ma tutti sono colpiti ugualmente da queste tre malattie. Oggi, la maggior parte delle persone colpite da HIV e tubercolosi vive nei Paesi a medio reddito e non in quelli a reddito basso. Occorre agire, ma occorre farlo in maniera diversa, e, inoltre, noi chiediamo e ci attendiamo che i Paesi a medio reddito prestino attenzione ai loro investimenti. Altri elementi della nostra strategia sono il rafforzamento dei sistemi sanitari, l'uguaglianza di genere e un altro elemento importante è quello che chiamiamo «ambiente operativo difficile». Noi viviamo in un mondo molto fragile. Molti dei programmi che sosteniamo vengono attuati in Paesi che sono colpiti da guerre civili e altri conflitti. Alcuni Paesi sono in fase di disintegrazione, per cui occorre avere un approccio diverso, se si vuole avere successo nell'attuazione di quei programmi. In ogni caso, sappiamo che questo è possibile: abbiamo numerosi esempi di questo genere. Anche in Paesi come la Somalia e l'Afghanistan sosteniamo programmi da moltissimi anni, ma dobbiamo approcciare i vari Paesi in modo diverso, a seconda delle circostanze e dei partner con cui si può lavorare.
  Un altro elemento è la necessità di lavorare con donne e ragazze. Sappiamo che, soprattutto in Africa, le ragazze e le donne sono colpite da HIV in modo smisurato, spesso in misura dieci volte più alta del tasso di infezione, a causa di violazioni delle norme di genere e di violenze sessuali. Se non riusciamo a superare tutto questo, non riusciremo a ottenere l'abbassamento del tasso di infezione in quei Paesi. Per questo abbiamo rafforzato i legami con alcuni Paesi. Per esempio abbiamo appena lanciato un nuovo programma e lavoriamo a stretto contatto con le autorità del Sudafrica, per dare aiuto a ragazze e giovani donne, consentendo loro di accedere ai programmi, non soltanto per ricevere assistenza sanitaria, ma anche assistenza legale, sostegno psico-sociale e profilassi, nonché cure sanitarie post-violenza. Sono tutti elementi fondamentali, se vogliamo avere successo nella lotta all'HIV in quei Paesi.
  Il Fondo globale dimostra che è possibile arrivare a risultati significativi. Se il mondo si riunisce e mette insieme le proprie risorse e tutti i diversi partner, è possibile ottenere risultati straordinari. Crediamo che la fine di queste malattie e la realizzazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile siano a portata di mano. Bisogna, però, continuare con gli investimenti e adattare sempre le nostre strategie alle necessità dei Paesi. In questo modo, crediamo di poter contribuire alla nostra missione, che è quella di indirizzare e investire ulteriori risorse per porre fine alle epidemie e sostenere il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.
  Con questo pongo fine alla mia presentazione e resto in attesa delle vostre domande.

  PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Benn, per la sua presenza e per averci esposto le attività del Fondo globale.
  Chiedo a Stefano Vella e Marco Simonelli se desiderino intervenire.

  STEFANO VELLA, Responsabile del Dipartimento del Farmaco presso l'Istituto Superiore di Sanità. L'Istituto, avendo creato anche questo nuovo centro, ritiene che, pur essendo qualcosa di straordinario, il Global Fund sia il tassello di qualcosa di ancora più grande e cioè la salute per tutti. Pag. 8
  È un esempio straordinario di che cosa si potrebbe fare. La lotta contro l'HIV e contro le altre malattie è stata straordinaria, perché ha coinvolto la società civile, i politici e l'economia. È un modello che potremmo usare per lottare contro altre diseguaglianze, non soltanto nei Paesi del sud del mondo, ma tra tutte le popolazioni.
  Questo concetto di allargamento lo sta seguendo anche il Global Fund. È un modello per andare oltre e per curare altre diseguaglianze, come quelle dovute alle malattie croniche. C'è un terribile problema di malattie croniche emergenti. Il Global Fund si occupa di altro, ma il problema è sempre quello della diseguaglianza nell'accesso alla salute.

  PRESIDENTE. Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Ringrazio i nostri ospiti. La mia domanda riguarda il ruolo dell'Italia. L'Italia ha partecipato alla fondazione del Fondo globale ed è stata leader nel lancio di questa iniziativa. Oggi che voi vi presentate con una nuova strategia e, a fronte del contributo aumentato dell'Italia e di una disponibilità a esserci ancora una volta, quale può essere il valore aggiunto o il ruolo per un Paese come il nostro, in una iniziativa che vede tanti donatori bilaterali, ciascuno con le proprie caratteristiche, con i propri punti di forza e di debolezza?
  Lo chiedo perché, come sapete bene, siamo in un'epoca di ripensamento del nostro intervento in termini di cooperazione. La Commissione europea sta spingendo molto affinché l'Italia cerchi di concentrarsi su alcuni settori e ambiti, nell'ottica di una divisione del lavoro e di una specializzazione che dovrebbe rafforzare, da un lato, il nostro contributo e, dall'altro lato, la nostra capacità di leadership. Un feedback da parte vostra credo sia particolarmente utile.

  PIA ELDA LOCATELLI. In aggiunta a quello che ha già ha chiesto la collega Quartapelle, vorrei sottolineare che trovo davvero ben fatta la strategia per il periodo 2017-2022, che prevede quattro linee strategiche. La prima mi sta particolarmente a cuore perché riguarda la protezione e la promozione – aggiungerei io – dei diritti umani e della gender equity. È una delle priorità del mio impegno politico, da una vita. Insieme a questo, ci sono l'ottimizzazione dell'impatto della lotta contro le tre malattie che questo Global Fund sostiene, maggiori risorse e sistemi sanitari più resilienti e più sostenibili. Mi pare una strategia perfetta.
  Vorrei capire meglio, rispetto a queste quattro linee strategiche, che parte hanno gli elementi strategici che si riferiscono alla differenziazione lungo il continuum dello sviluppo. Posso avere qualche elemento in più per capire bene questo aspetto? Mi pare di averlo intuito, ma vorrei che venisse esplicitato.
  Sono naturalmente contenta che si investa su donne e bambine. L'investimento sulle bambine e sulle adolescenti è una garanzia assoluta per il futuro.

  PRESIDENTE. Vorrei porre anche io qualche domanda.
  Parto dal presupposto che gli obiettivi e i risultati che avete ottenuto, soprattutto quei 22 milioni di vite salvate negli anni 2005-2015, sono eccellenti. Mi è piaciuta molto la strategia 2017-2022. Come diceva la collega Locatelli, c'è un focus sulla promozione e la protezione dei diritti umani e dell'uguaglianza di genere e concordo in pieno con Lei, direttore quando dice che investire nella salute e nella tutela delle ragazze è investire in un futuro migliore.
  Visto che stiamo parlando di finanziamenti cospicui, vorrei sapere qual è la percentuale relativa ai costi di gestione del Fondo globale. Prima, Lei citava la Conferenza di rifinanziamento in Canada e immagino che abbia dei costi. Gli uffici a Ginevra hanno dei costi. Vorrei sapere qual è il rapporto tra le entrate e le spese in pubblicità, organizzazione ed altro.
  Uno dei principi su cui si basa il Fondo globale è quello del finanziamento performance based. Esiste, cioè, una correlazione tra il finanziamento e i risultati comprovati. Vorrei, quindi, sapere quali sono i Pag. 9principi e le modalità che utilizzate per monitorare l’effectiveness delle vostre azioni.
  La terza domanda riguarda le relazioni con governi che non brillano per trasparenza e corretta governance. Visto che anche determinati governi ricevono soldi perché ci sono progetti governativi, in che modo gestite il fatto che questi stessi governi non garantiscono la dovuta trasparenza?
  Do la parola ai nostri ospiti per la replica.

  CHRISTOPH BENN, Direttore per le relazioni esterne del Fondo globale per la lotta all'AIDS, la tubercolosi e la malaria. Grazie per le eccellenti domande che avete posto e alle quali sono felice di rispondere.
  Per quanto riguarda il ruolo dell'Italia, parto da un quadro più ampio. Il Fondo globale fu creato come un insieme di finanziamenti, perché era chiaro che AIDS, tubercolosi, malaria e alcune questioni legate allo sviluppo non potevano essere affrontate con programmi e iniziative bilaterali di singoli governi. Anche se il governo degli Stati Uniti investisse miliardi di dollari in programmi bilaterali, non potrebbe essere mai tanto efficace come riesce ad essere l'intera comunità internazionale, mobilitata insieme per indirizzare gli investimenti nei settori dove è più urgente agire.
  Noi riusciamo a farlo, e lo facciamo in un modo non politico, per riprendere una delle vostre domande. Il Fondo globale riesce a investire anche in Paesi con i quali molti altri Paesi non avrebbero relazioni bilaterali, per varie ragioni politiche. Il Fondo globale si concentra solo su Paesi bisognosi e su come vincere le malattie e attuare le proprie decisioni. Questo è stato l'auspicio del Fondo globale e credo che stia funzionando. Allo stesso tempo, riusciamo a lavorare specificamente con singoli Paesi per legare il lavoro bilaterale a quello multilaterale. Lo stesso facciamo con l'Italia.
  Per citare un esempio, il giorno dopo la nostra grande Conferenza del 27 giugno scorso ho trascorso un'intera giornata con la mia squadra al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Ho incontrato il Ministro, molti rappresentanti di ONG italiane e altri partner, per capire come unire il lavoro bilaterale, quello della nuova Agenzia per la cooperazione, al lavoro delle ONG italiane e del Fondo globale. Abbiamo già a disposizione un memorandum di intesa che abbiamo firmato due anni fa e lo aggiorneremo per riuscire a coinvolgere di più le ONG italiane e a far lavorare meglio a livello bilaterale la nuova Agenzia e il Fondo globale.
  Non abbiamo mai avuto uno scambio così intenso, come in questo momento, con l'Italia. È il risultato del rafforzamento di una collaborazione che non riguarda soltanto le iniziative finanziarie – il denaro –, anche se è molto importante che l'Italia torni a bordo come donatore, ma va ben oltre, perché noi vogliamo, appunto, rafforzare le relazioni con l'Italia. Ci sono sicuramente Paesi prioritari, come, per esempio, l'Etiopia, che abbiamo visitato. Alle nostre Conferenze abbiamo avuto ministri della sanità di Paesi come Sudan e Burkina Faso. Vogliamo coinvolgere tutti. Vogliamo che l'Italia e i suoi aiuti allo sviluppo diano un contributo più efficace, lavorando a più stretto contatto con il Fondo globale.
  Per quanto riguarda la differenziazione, quando abbiamo iniziato la nostra attività c'erano centocinquanta Paesi che avevano bisogno urgentemente di aiuto, perché non c'erano cure per le persone affette da AIDS e non c'erano programmi validi per affrontare la malaria. Avevamo bisogno di programmi e abbiamo trattato tutti nello stesso modo. C'era una piccola squadra del Fondo globale in ogni Paese oppure alcune squadre supportavano quattro o cinque Paesi insieme. Ci siamo concentrati, in egual misura, sulla Nigeria, che ha un'enorme popolazione, così come sulla Guinea Equatoriale o altri Paesi dell'Europa orientale o dell'America Latina.
  Col tempo, abbiamo considerato le diverse esigenze dei Paesi e la loro posizione su quello che chiamiamo il continuum di sviluppo. Ci sono Paesi enormi, con una struttura decentralizzata come Nigeria o India, dove siamo dovuti arrivare al livello Pag. 10dello Stato per essere efficaci nell'assistenza sanitaria. In altri Paesi più piccoli, invece, si riescono a fornire farmaci e altri prodotti, ma non si riesce ad avere lo stesso genere di enfasi. Per questo non facciamo che ristrutturare continuamente la nostra attività e il nostro segretariato, per ottimizzare il nostro sostegno a questi Paesi.
  La situazione nel 2016 è diversa dal 2002. I Paesi sono molto diversi tra loro. Ci sono Paesi che hanno fatto registrare progressi sul piano economico, per cui possono farsi carico di un maggior quantitativo di spese e servizi, ma, di solito, il Fondo globale ha, comunque, un ruolo molto importante da svolgere. Rispondo così alla domanda che riguarda la promozione dei diritti umani. Cito alcuni esempi. Il Sudafrica è un Paese in cui il livello di violenza sessuale è molto alto e l'esperienza del primo contatto sessuale per tante giovani donne è di tipo costrittivo. Il rischio, quindi, di contrarre l'HIV è molto alto. Quando abbiamo fatto partire la nostra attività in Sudafrica, fornivamo per lo più farmaci per curare l'AIDS e la tubercolosi. Adesso questa parte del lavoro può essere svolta dal governo stesso. Di fatto, ora il governo del Sudafrica paga l'82 per cento del programma per l'AIDS. Si tratta di una cosa straordinaria, è quello che volevamo: il nostro Fondo ha iniziato la propria attività e poi ha passato il testimone al governo del Paese.
  I programmi che si concentrano sulla parità di genere e sui diritti umani, invece, non sono sostenuti dal governo del Sudafrica, perché non sono una priorità per loro. E, quindi, in alcuni casi, il Fondo globale può avere un ruolo catalizzatore. Si tratta di un fattore molto importante: se si vuole sconfiggere queste malattie, occorre concentrarsi sui diritti umani, sul genere, sui diritti delle donne. A volte, i Paesi ci chiedono di aiutarli a sviluppare alcuni programmi in cambio di collaborazione sui diritti delle donne e sui diritti umani. Posso citare Cina, Russia e molti altri Paesi in cui i governi non erano impegnati sul piano sanitario per le categorie più emarginate. Addirittura in Cina il governo negava l'esistenza dell'AIDS perché riguardava coloro che facevano uso di sostanze stupefacenti e la parte più emarginata della popolazione, ma abbiamo facilitato l'avvio di programmi che adesso sono finanziati totalmente dallo Stato. Noi non diamo più neanche un dollaro alla Cina, ma il programma sta ancora continuando.
  Il nostro ruolo è dare avvio a qualcosa che, a volte, non è completamente sostenuto dal Governo locale. Nel tempo, questo fatto può trasformarsi in un vantaggio. Il Governo cinese, per esempio, ci ha detto che abbiamo insegnato loro come lavorare con la società civile, perché prima non erano in grado di collaborare con le associazioni che si occupano di tossicodipendenza o con la comunità gay. Ora, riconoscono che questo è vantaggioso per la salute dei cittadini. Abbiamo, spesso, il ruolo di facilitatori della promozione dell'agenda per i diritti umani e per la parità di genere. Questo fa parte della cosiddetta differenziazione, che non riguarda sempre solo il denaro, ma, a volte, anche l’input politico.
  Per quanto riguarda i costi operativi, uno dei principi del nostro Fondo, sin dalla sua creazione, è stato non aprire uffici nei vari Paesi, ma lavorare solo da Ginevra. Il che poteva essere un rischio, sicuramente, in quanto la nostra presenza nei Paesi è minore, ma l'alternativa sarebbero costi amministrativi molto più alti. Noi compariamo i nostri costi operativi con la quantità di sovvenzioni che gestiamo. La percentuale è inferiore al 3 per cento. I costi operativi sono, cioè, tra il 2,5 per cento e il 3 per cento delle sovvenzioni. È un tasso molto basso per qualunque organizzazione internazionale. Spendiamo 4 miliardi di dollari per programmi e meno del 3 per cento di questa cifra copre i costi operativi. Ci consideriamo un buon modello.
  La seconda parte del nostro lavoro consiste nel controllare come viene speso il nostro denaro. È necessaria sempre una forma di controllo per essere sicuri di come sia speso il nostro denaro. Impieghiamo un sistema su tre livelli. Da un lato, le nostre squadre-Paese esercitano un controllo diretto, visitando i Paesi di cui sono responsabili e stipulando un vero e proprio contratto. Non ci limitiamo a consegnare il Pag. 11denaro a un Paese e a fidarci di come venga utilizzato. È un contratto: voi fornite le medicine, i programmi e le zanzariere e noi vi chiediamo di rendere conto di quello che fate. È una questione di trasparenza. La società civile di ogni Paese può vedere quanto denaro viene speso per cosa e per quali servizi e questo funziona. Utilizziamo anche degli studi contabili, che verificano sul posto. Pagare questi studi contabili fa parte dei costi operativi, ma è un investimento necessario. È un costo, ma comunque molto inferiore all'apertura di uffici nei vari Paesi in cui operiamo.
  Infine, abbiamo un Ufficio dell'Ispettore generale che è molto attivo, con un'unità contabile e un'unità investigativa. I dipendenti dell'Ufficio visitano regolarmente i Paesi, effettuano revisioni contabili e indagini e pubblicano rapporti. Se rileviamo una cattiva gestione, la rendiamo nota in modo trasparente e questo ha conseguenze. Dallo scorso anno, abbiamo avviato una campagna di relazioni pubbliche in quei Paesi affinché chi non si sente trattato correttamente, chi rileva casi di corruzione o, invece di ricevere farmaci gratuitamente, attraverso il Fondo globale, è costretto a pagare e chi vede violati i propri diritti possa denunciare ciò al nostro Ispettore generale, attraverso una linea dedicata, un numero verde e una politica di protezione di chi sporge denuncia. Anche nei Paesi africani si può chiamare un numero dedicato e si sa a chi rivolgersi se si ritiene che il denaro non sia stato speso correttamente.
  Il nostro Ispettore generale conduce numerose indagini nei vari Paesi, che sono pubbliche e visionabili sul nostro sito e spesso producono conseguenze. In questo modo, cerchiamo di creare un equilibrio tra una spesa operativa che tentiamo di contenere e l'esercizio di una funzione di controllo nei vari Paesi, per garantire che il denaro venga utilizzato in maniera efficace e trasparente. La trasparenza e il coinvolgimento della società civile in quei Paesi sono elementi fondamentali per noi. Spero di avere risposto in maniera esauriente a tutte le vostre domande.

  PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Benn, per le risposte molto interessanti e dettagliate. La documentazione da lui consegnata sarà pubblicata in allegato al resoconto di questa seduta (vedi allegato). Dichiaro quindi conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 10.45.

ALLEGATO

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