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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XVII Legislatura

IV Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 11 di Mercoledì 11 giugno 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Vito Elio , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA IN MATERIA DI SERVITÙ MILITARI

Audizione del Ministro della difesa, Roberta Pinotti.
Vito Elio , Presidente ... 2 
Pinotti Roberta , Ministro della difesa ... 3 
Vito Elio , Presidente ... 6 
Cicu Salvatore (FI-PdL)  ... 6 
Duranti Donatella (SEL)  ... 7 
Zanin Giorgio (PD)  ... 8 
Vito Elio , Presidente ... 8 
Bolognesi Paolo (PD)  ... 8 
Vito Elio , Presidente ... 9 
Pinotti Roberta , Ministro della difesa ... 9 
Cicu Salvatore (FI-PdL)  ... 10 
Pinotti Roberta , Ministro della difesa ... 10 
Vito Elio , Presidente ... 12

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: FI-PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Nuovo Centro-destra: NCD;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia (PI);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ELIO VITO

  La seduta comincia alle 8.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro della difesa, Roberta Pinotti.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva in materia di servitù militari, l'audizione del Ministro della difesa, Roberta Pinotti.
  Prima di dare la parola al Ministro intendo ringraziarLa a nome di tutti i commissari per essere riuscita a trovare il tempo per partecipare alla seduta odierna nonostante i numerosi impegni istituzionali di questo periodo.
  Come Lei sa, avendo seguito il nostro lavoro, oggi si conclude il ciclo di audizioni nell'ambito dell'indagine sulle servitù militari, che è un po’ una tradizione delle Commissioni difesa della Camera e del Senato svolgere più o meno in ogni legislatura. Anche nella scorsa legislatura c’è stato un lavoro cospicuo e importante, compiuto proprio dall'onorevole Scanu.
  Nel corso delle nostre audizioni abbiamo ascoltato un ampio giro di rappresentanti delle comunità locali, di sindaci e di regioni interessati dalle servitù militari. Abbiamo ascoltato anche rappresentanti delle associazioni ambientaliste e di comitati di cittadini, ma naturalmente abbiamo ritenuto che fosse opportuno e doveroso per la nostra Commissione concludere questo ciclo di audizioni, oltre che con Lei, anche con il Capo di stato maggiore della Difesa, Ammiraglio Binelli Mantelli, che abbiamo sentito ieri.
  Sappiamo che il Governo ha in preparazione la seconda Conferenza nazionale sulle servitù militari, che si svolgerà proprio la settimana prossima. È per questo motivo che era stata auspicata la Sua audizione odierna, che è quanto mai opportuna, perché consente alla nostra Commissione di essere messa anche al corrente degli sviluppi di questa iniziativa del Governo, che noi stessi avevamo auspicato e che, d'altra parte, era stata annunciata già all'inizio di legislatura dal precedente Ministro Mauro.
  Sono stati anche da più parti richiamati, onorevole Ministro – La informo di ciò – il ruolo e la possibilità che la nostra Commissione e tutti i parlamentari potessero in qualche misura riversare nella Conferenza nazionale sulle servitù militari.
  Personalmente, anche se abbiamo preso atto che la precedente Conferenza era nata proprio da un ordine del giorno del Parlamento e che l'introduzione dell'allora Ministro Lagorio si rivolgeva innanzitutto ai parlamentari lì presenti, ritengo sia opportuno mantenere in questa fase l'autonomia delle due funzioni rispetto alla Conferenza nazionale che il Governo opportunamente ha indetto. Successivamente la Commissione tirerà le conclusioni della sua indagine conoscitiva con un apposito documento, come è nella rispondenza della prassi e del nostro Regolamento.
  Io credo che si possano trovare formule di partecipazione dei colleghi interessati Pag. 3alla Conferenza, ma su questo ci rimettiamo, naturalmente, alla Sua valutazione e alla Sua consueta disponibilità. Comunque, con oggi noi concludiamo il ciclo di audizioni dell'indagine conoscitiva, dopodiché attenderemo la Conferenza nazionale nel rispetto del termine che ci eravamo prefissati, il 30 giugno, presenteremo il documento conclusivo.
  Tutto ciò detto e premesso, Le do volentieri la parola, ringraziandoLa ancora.

  ROBERTA PINOTTI, Ministro della difesa. Signor presidente, onorevoli membri della Commissione, a premessa del mio intervento vorrei innanzitutto sottolineare come il Governo e la Difesa stiano seguendo con attenzione, come ha detto Lei, presidente, l'attività di questa Commissione in merito all'indagine conoscitiva sulle servitù militari. Dalle varie audizioni sinora svolte non ho potuto fare a meno di rilevare la determinazione con la quale gli amministratori locali hanno prospettato le aspettative del proprio territorio.
  Gli interventi finora condotti, a mio avviso, hanno fatto emergere a fattor comune tre elementi: la richiesta di un maggior dialogo con le amministrazioni centrali, che vengono viste troppo lontane dai problemi quotidiani della popolazione e degli amministratori; la pressante richiesta di supporto per gli aspetti connessi all'occupazione e allo sviluppo economico di quelle realtà che vivono in prima persona le limitazioni imposte dalla sicurezza e dalla difesa del Paese; infine, la richiesta della popolazione di avere certezze che le attività militari si svolgano nel pieno rispetto delle norme ambientali.
  Ho molto apprezzato anche il fatto che da parte dei sindaci e degli amministratori locali non ci sia mai stato un atteggiamento di chiusura nei riguardi della presenza militare. Anzi, c’è sempre stata, come ho già detto, una richiesta di maggior dialogo e di collaborazione. Ed è a questo spirito che impronterò il mio intervento odierno.
  Parlando di servitù militari, mi riferirò, come noto, alle limitazioni imposte ad aree non appartenenti al demanio militare, ma ad esso in genere adiacenti. Queste limitazioni, in realtà, vengono applicate solo in alcuni determinati casi e sempre in un'ottica di salvaguardia e sicurezza per i cittadini.
  Malgrado ciò, sono consapevole che esse limitano in vario modo la libera fruizione della proprietà pubblica e privata. Sono comunque attivi specifici convenzioni ed accordi per la fruizione da parte degli imprenditori locali di porzioni di territorio da adibire a pascolo e di zone costiere per la balneazione. In questo nuovo rapporto di dialogo saranno trattate anche le ulteriori richieste che arrivano dagli amministratori locali e dal territorio di accesso della popolazione su specifici tratti di costa durante il periodo turistico.
  Si tratta di limitazioni che il territorio spesso identifica come un freno al proprio sviluppo sociale ed economico. E allora, partendo proprio dal territorio, vorrei condividere con voi un nuovo modo di vivere e di interpretare le servitù militari, un cambiamento, a partire dalla terminologia, che vuole anche essere uno spunto per fornire risposte nuove ed efficaci alle richieste di semplificazione della burocrazia, di sviluppo economico e di tutela dell'ambiente.
  Da quando mi sono insediata come Ministro della difesa ho ribadito nelle linee programmatiche che ho esposto qui in Commissione l'impegno a «ripensare, rivedere e ridurre», e ciò vale anche per le servitù militari, così come sta accadendo per la dismissione degli immobili della Difesa: si tratta di due percorsi paralleli, ma strettamente legati l'uno all'altro.
  L'inizio di questo nuovo percorso sarà la Conferenza nazionale sulle servitù militari che prenderà l'avvio la prossima settimana. Si tratta di un'iniziativa nata nel 2013 da un impegno assunto dal precedente Ministro, come Lei ha ricordato, presidente, nel corso dell'audizione presso le Commissioni difesa di Camera e Senato del 15 maggio 2013 in merito alla definizione delle linee programmatiche del suo Dicastero. L'iniziativa ha valenza tecnica. Si prefigge, cioè, di realizzare un Pag. 4percorso congiunto di analisi e di individuazione di scelte di tipo metodologico e specialistico da condividere con il territorio.
  Attualmente sono in corso le attività finali di coordinamento e di preparazione dei lavori. In questo ambito si sono tenuti incontri con i presidenti di alcune regioni interessate, nonché riunioni con diverse realtà locali, per esempio università e centri di ricerca, con le quali sviluppare progetti di collaborazione.
  Questo nuovo approccio alla tematica delle limitazioni imposte, così come a quella delle dismissioni degli immobili, procede nell'ambito del processo di revisione dello strumento militare che si sta attuando attraverso gli strumenti delegati dalla legge n. 244, del 31 dicembre 2012, che lo stesso Parlamento ha contribuito sensibilmente a modulare nei contenuti specifici. Fornire risposte immediate, che soddisfino le esigenze sia del territorio, sia di difesa e sicurezza del Paese, rappresenta la sfida del Ministero.
  Per poter cogliere questo risultato ci faremo parte attiva, anzi di stimolo, non solo con gli altri Dicasteri, ma anche con tutte quelle realtà centrali e periferiche di riferimento – penso, per esempio, alle università, agli enti di ricerca e a tutto il tessuto industriale ed economico, privato e pubblico – che devono essere messe in condizione di contribuire al successo di questa iniziativa.
  Ho parlato di difesa e sicurezza del nostro Paese, un tema sempre di attualità e legato anche agli argomenti in questione, sui quali negli ultimi anni in molti hanno espresso il loro pensiero e impegnato le proprie energie. Ora, tuttavia, serve una sintesi che ponga in posizione di maggiore chiarezza i compiti e, quindi, le esigenze di difesa della nazione, sintesi che potrà trovare compimento nel Libro bianco, sul quale stiamo lavorando.
  L'addestramento del personale in uniforme costituisce l'elemento discriminante tra la vita e la morte – uso un termine un po’ forte; noi speriamo sempre che la morte non ci sia mai, ma l'addestramento è uno degli elementi essenziali perché i militari possano svolgere la loro professione col minimo rischio possibile – del militare impegnato, anche laddove sia chiamato ad assolvere il suo compito come soccorritore.
  La tutela della popolazione e la domanda di sicurezza della comunità internazionale richiedono, pertanto, Forze armate adeguate in grado di fornire risposte tempestive ed efficaci. Lo richiede la nostra stessa Costituzione, che definisce la difesa della Patria come un dovere al quale ogni cittadino deve contribuire.
  Il mio Dicastero si è posto l'obiettivo di garantire la sicurezza sul territorio in maniera efficace, al contempo riducendo in modo realistico l'incidenza sullo stesso, con lo scopo di salvaguardare sia le esigenze della Difesa, sia quelle delle comunità locali. Questo obiettivo troverà concretezza a partire proprio dalla Conferenza, durante la quale puntiamo alla firma di lettere di intenti e protocolli specifici su tutto ciò che può essere utilizzato in modo congiunto tra realtà locali ed enti militari. Allo stesso tempo sarà importante capire anche ciò che deve essere restituito al territorio per continuare a crescere in termini socio-economici.
  Nel concreto, durante la Conferenza verranno affrontati e analizzati i seguenti argomenti: stesura di disciplinari per la tutela ambientale relativi ai poligoni e alle aree addestrative militari; valorizzazione e sviluppo delle potenzialità offerte dai poligoni e dalle aree addestrative militari; svolgimento di attività di ricerca congiuntamente al territorio; snellimento delle procedure per l'erogazione degli indennizzi; aspetti connessi alla sospensione delle attività addestrative nei poligoni; valorizzazione dei COMIPA, con particolare riferimento alla tematica dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC); mappatura delle servitù militari presenti sul territorio; situazione dei poligoni e delle aree addestrative militari presenti sul territorio.
  Deve essere chiaro che alla base di queste attività vi è la ferma volontà di contribuire a rilanciare l'economia locale e territoriale. È un processo difficile, ma che Pag. 5diventa possibile se affrontato con spirito costruttivo e collaborativo. Le servitù non dovranno più essere una limitazione, bensì una risorsa condivisa e in ciò sta il cambiamento. Questo, ovviamente, è un obiettivo a cui tendiamo.
  In tal senso la Difesa si farà portatrice delle proposte di progetti di ricerca e potrà condividere eventualmente risorse e strutture. Sono in corso di esame specifiche procedure per il couso delle aree addestrative militari nei periodi di inutilizzo a vantaggio di centri di ricerca, università, consorzi, a tutto vantaggio delle economie locali, dei giovani studenti e ricercatori, degli imprenditori e della società civile.
  Trattandosi di tematiche comuni a tutte le regioni, ho intenzione di proporre il coinvolgimento attivo della Conferenza delle regioni e ho in programma di formalizzare un'intesa specifica con essa, un'intesa di massima alla quale tutte le regioni potranno fare riferimento per avviare questa nuova forma di collaborazione difesa-territorio. Si tratta di forme di condivisione che saranno regolate da specifici protocolli di intesa contenenti le tematiche da sviluppare a seconda delle diverse realtà e contesti locali.
  Aggiungo, inoltre, che tra le proposte che sono state presentate dal territorio, in particolare dai sindaci e dal presidente della Regione autonoma della Sardegna, per mitigare la presenza militare di particolare rilevanza risulta quella che individua forme di collaborazione tra enti territoriali per la creazione di presìdi locali ed accentrati per garantire le attività di protezione civile a difesa dell'ambiente nella lotta agli incendi e per il controllo, in genere, del territorio.
  Non ho dimenticato, inoltre, una serie di iniziative volte a snellire realmente e a velocizzare le procedure per la corresponsione degli indennizzi, che attualmente vedono una strozzatura nella capacità di spesa dei sindaci in relazione al Patto di stabilità.
  E ancora, sempre in tema di indennizzi, i tecnici stanno verificando la possibilità di gestire in maniera ottimale i flussi interni e interministeriali dei fondi allocati per il soddisfacimento di specifiche esigenze, in modo da ottenerne una migliore fruibilità.
  Sul tema ambiente stiamo già concretizzando alcune iniziative immediate: abbiamo iniziato con il Friuli Venezia Giulia – ma siamo anche a buon punto con la Puglia e a breve formalizzeremo il medesimo schema con la Regione Sardegna – lo sviluppo, per esempio, di sistemi di bonifica assolutamente naturali di fitorimediazione, di desalinizzazione dell'acqua, di colture intensive specifiche per diverse tipologie di terreno, attività che saranno sviluppate e gestite in sinergia con le realtà territoriali locali e il Dicastero.
  Non da ultimo, come ho già anticipato, è in corso un censimento dettagliato e specifico delle servitù militari, che sarà oggetto di condivisione e confronto aperto con gli enti locali. Alcuni dati già emersi delineano un quadro positivo in termini numerici e presentano margini di trattativa che potranno essere oggetto di valutazioni congiunte con il territorio.
  Nell'avvicinarmi a concludere questo mio intervento sento il dovere di sottolineare un concetto, che spero voi condividiate, ovvero che tutto possiamo permetterci tranne che mantenere Forze armate che non siano in grado di intervenire quando richiesto. I nostri soldati, marinai, aviatori e carabinieri operano con professionalità e responsabilità sul territorio nazionale e internazionale. La loro competenza è riconosciuta ed è nostro dovere essere certi di aver permesso a loro di avere il massimo livello di preparazione e addestramento possibile.
  La popolazione e le amministrazioni sanno di poter contare su di loro in ogni evenienza perché ogni volta trovano nella Difesa competenza e professionalità, mezzi avanzati e militari addestrati. I nostri uomini e donne sono chiamati dal Parlamento e dal Governo a operare in zone particolarmente pericolose al servizio della stabilità e della sicurezza internazionale. Abbiamo bisogno che lo facciano garantendo capacità operative.Pag. 6
  Come è evidente, per essere ben addestrati hanno bisogno di poligoni e di aree dedicate, ma tutto va visto sempre con un'attenzione particolare anche alla luce della tutela ambientale. Questo è il percorso su cui ci dovremo tutti incamminare per conciliare le esigenze addestrative con quelle del territorio.
  Riguardo poi alla possibilità di spostare l'addestramento e, quindi, i poligoni all'estero, non vi sarebbe, in linea puramente teorica, alcuna pregiudiziale da parte della Difesa. Premesso, però, che al momento non sono state create all'interno dell'Unione europea aree comuni in grado di assolvere a queste esigenze, in questo momento di grave difficoltà economica del Paese ogni scelta – ritengo – debba tener conto delle risorse disponibili. L'ipotesi di impiegare sedi estere determinerebbe il continuo spostamento di militari e mezzi da e per l'estero, con un consistente impiego di risorse economiche, e non solo.
  Si potrebbero, inoltre, presentare seri problemi di affidabilità e continuità nell'attività di addestramento, che dovrebbe sottostare alle scelte e alle priorità dello Stato ospitante. Peraltro, al momento non sussistono in ambito europeo aree addestrative messe a disposizione dai Paesi membri, come ho già detto.
  Proprio in tale ottica vorrei ricordare come le Forze armate già da tempo tendano a posizionare i propri reparti su luoghi situati vicino ai poligoni: si riducono così i costi derivanti dagli spostamenti dalla sede stanziale a tutto vantaggio dell'addestramento, elemento chiave di riferimento per l'attività decisionale. Tutto può comunque essere approfondito insieme senza pregiudizi o facili opportunismi.
  Ebbene, in conclusione, confermando che il Dicastero cercherà sempre efficaci soluzioni in termini di razionalizzazione del proprio strumento militare, valorizzando ciò che esiste e, ove possibile, anche rivedendo confini demaniali e servitù associate, ciò che serve sarà mantenuto, mentre quello che non serve sarà riconsegnato al territorio. Contemporaneamente, punteremo a migliorare le opportunità di sviluppo e le forme di cogestione con le comunità locali.
  Le servitù militari dovranno essere sempre meno una limitazione e, al contrario, diventare una risorsa.
  Per quanto riguarda il tema della Conferenza sulle servitù militari, come Lei ha detto, presidente, si tratta di una Conferenza prettamente tecnica. Le ho portato, però, un invito per Lei e per tutti i membri della Commissione perché può essere interessante seguire i lavori. Non c’è un intervento diretto neanche dei ministri, ma ci sono tavoli tecnici. Ci sono interventi tecnici, però, da questo punto di vista, può essere interessante per chi ha seguito i lavori dell'indagine conoscitiva poter partecipare anche alla Conferenza.

  PRESIDENTE. Io La ringrazio anche per questo segnale di disponibilità e di attenzione verso i lavori della nostra Commissione e, più in generale, del Parlamento, che – per chi conosce la Sua storia e la Sua partecipazione ai lavori parlamentari della stessa Commissione difesa – non è sorprendente.
  Colleghi, il Ministro ha fatto una relazione esaustiva dei temi che noi stiamo trattando. Abbiamo comunque tempo per rivolgere alcune domande.
  Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  SALVATORE CICU. Grazie, presidente. Alla luce dell'audizione del Ministro sono ancora più soddisfatto di aver richiesto ai gruppi della Commissione difesa questa indagine conoscitiva. Sono soddisfatto per diversi motivi. Il primo è perché sicuramente anche dall'audizione del Ministro emerge che dei passi in avanti sono stati fatti.
  Dall'altra parte c’è, invece, la solita insoddisfazione. Il Ministro ha parlato logicamente di difesa, di rapporti col territorio, di cambio di denominazione rispetto al concetto giuridico di servitù, di razionalizzazione e di riequilibrio.
  Io mi vorrei soffermare proprio su questo termine, «riequilibrio». Manca nell'audizione Pag. 7del Ministro, come ho rilevato anche dall'audizione del Capo di stato maggiore della Difesa, proprio il termine «riequilibrio» per quei territori che da troppo tempo sono gravati da un concetto di servitù che, se anche lo dovessimo intendere in un'accezione diversa, resta comunque presenza militare sul territorio e uso del territorio ai fini di una destinazione che troppo spesso inquina, limita, riduce diritti, e prospettive di crescita dello stesso territorio e troppo spesso nega anche quei minimi diritti che, signor Ministro, dai protocolli sono stati individuati, ma vengono continuamente negati.
  Venendo alla domanda, il punto è: per quanto riguarda la Sardegna, ci sono la disponibilità, la volontà, l'obiettivo di riequilibrare e di razionalizzare, riducendo il peso di una presenza militare rispetto a una destinazione addestrativa ? Questo non l'ho ancora capito. E se ci sono, in quali termini e in quali tempi ?
  È chiaro, signor Ministro, che gli aspetti che concernono soprattutto gli investimenti di ricerca tecnologica non possono essere preparati su un territorio perché su quel territorio si possono così compensare tutti gli aspetti negativi, per poi trasferirli in un altro territorio. Mi riferisco a quello che è avvenuto da Salto di Quirra a Bari.
  Quando parliamo di necessità di andare oltre i confini nazionali, io dico: «No, restiamo entro i confini nazionali». Perché dobbiamo andare oltre i confini nazionali ? Creiamo delle aree addestrative all'interno dei confini nazionali cercando di attribuire un peso e un equilibrio rispetto a quello che oggi esiste. Altrimenti non capisco che cosa sia il riequilibrio, non capisco che cosa sia la razionalizzazione e non capisco di che cosa stiamo parlando.
  Sul tema della Conferenza, se i presupposti sono questi, se le basi sono queste, io credo che sarà, mi permetto di dirlo, un ulteriore fallimento nella ricerca di una soluzione che non arriva. Noi stiamo temporeggiando perché sappiamo bene che c’è la necessità di addestrare le nostre Forze armate, e io su questo sono fortemente a sostegno. Tuttavia, ci sono anche i diritti di una comunità e di una regione che non possono ancora vivere nell'attesa di indennizzi, di indennità, di bonifiche, sentendo soltanto spendere parole, non dal 1981, ma da ben prima.
  Oggi siamo in una situazione in cui occorrono risposte. Se può fornirmene, La ringrazio.

  DONATELLA DURANTI. Ringrazio anch'io la signora Ministro e voglio porre sostanzialmente due questioni, perché mi pare che non siano contenute nella relazione che ci ha presentato qui questa mattina.
  Il collega Cicu prima parlava dell'assenza del termine «riequilibrio». Io sono d'accordo e penso che manchi anche un altro termine nella relazione che la signora Ministro ha fatto qui questa mattina. È il termine «incompatibilità». Faccio riferimento, in particolare, all'incompatibilità dei poligoni di tiro e delle aree addestrative all'interno delle aree protette e dei parchi naturali.
  Ieri, devo dire anche con qualche imbarazzo, abbiamo sentito affermare da parte del Capo di stato maggiore della Difesa che nei parchi naturali in cui insistono i poligoni di tiro non avvengono le esercitazioni a fuoco. Bisognerebbe informare i vertici militari, perché, invece, le esercitazioni a fuoco avvengono. C’è appunto il caso del Parco dell'Alta Murgia, che la signora Ministro conosce bene, in cui avvengono le esercitazioni a fuoco e soprattutto esiste un protocollo di intesa, a norma dell'ordinamento militare, tra l'autorità del Parco e le autorità militari, che non viene assolutamente rispettato.
  Il tema, quindi, è quello dell'incompatibilità delle servitù militari e dei poligoni addestrativi e di tiro all'interno delle aree naturali protette. Credo che questo tema dovrebbe rientrare all'interno della Conferenza sulle servitù militari. Chiedo, quindi – questa è la prima domanda; gliene farò solo un'altra – rispetto a questo tema come intenda muoversi e come intenda affrontarlo.
  C’è poi un altro punto che non mi sembra sia stato affrontato nella Sua relazione e che, per la verità, abbiamo Pag. 8soltanto sfiorato nell'indagine conoscitiva in Commissione. Riguarda il capitolo delle servitù militari legate alla presenza di basi straniere, di basi a uso NATO sul nostro territorio.
  Vorrei capire se in occasione di questa Conferenza Lei intenda, signora Ministro, affrontare anche questo tema. Penso che sia arrivato il momento di determinare una modalità di trasparenza e di conoscenza dei regimi che si applicano a questo tipo di basi e di servitù militari, perché, come Lei sa quanto me, la definizione dei Trattati e dei loro contenuti avviene in forma classificata. Io penso che anche rispetto a questo dovremmo lavorare e chiedo se la Conferenza intenda in qualche maniera affrontare questo capitolo.
  Infine, sull'invito che Lei ci ha portato stamattina, anch'io La ringrazio, ma penso che la Conferenza non possa avere solo un carattere tecnico. Già la scelta di svolgere la seconda Conferenza nazionale è una scelta di tipo politico. Anch'io penso, come il collega Cicu, che quella Conferenza debba essere l'occasione per fornire delle risposte.
  Ovviamente questa Commissione alla fine dei suoi lavori presenterà una documento conclusivo. Io chiedo sin da ora che il Governo e Lei, signora Ministro, teniate conto del documento conclusivo di questa Commissione, perché penso che il Parlamento debba essere completamente protagonista e coinvolto, finalmente, in questa seconda Conferenza nazionale così tanto attesa dai territori del nostro Paese, non solo, io credo, dai presidenti delle regioni, ma anche dai cittadini.

  GIORGIO ZANIN. Ringrazio il Ministro anche perché ho osservato una sostanziale coerenza nel linguaggio e nelle espressioni che Lei ha usato nella relazione con quanto abbiamo sentito anche in alcune delle audizioni. In particolare, mi riferisco, per esempio, a quella della Regione Friuli Venezia Giulia, regione da cui provengo.
  Il tema della revisione complessiva, del «ripensare, rivedere e ridurre», a mio parere, dovrebbe ragionevolmente collocarsi proprio dentro quell'ultimo passaggio che Lei ha fatto nella Sua relazione, quello relativo alla chiave europea. Purtroppo, però, la storia ci insegna che nel fare e nel disfare le Forze armate sono oggi intrigate proprio da una massa enorme di suolo e non soltanto, ma anche di strutture e di edifici, che nascono da disegni che evidentemente oggi vanno rivisti.
  La domanda è proprio questa, all'altezza della Conferenza: non sarebbe il caso di forzare un po’, visto che siamo alla vigilia del semestre europeo, proprio in questa chiave ? Il ripensamento degli addestramenti va chiaramente effettuato in una cornice più ampia e io ritengo che su questo un elemento d'uscita fondamentale ci potrebbe stare.
  Per la cronaca, dal momento che è una questione che fa riferimento anche specificamente a quanto Lei ha riferito, cioè all'idea di una riduzione della spesa e della logistica, Le ricordo che i piani di ristrutturazione della disposizione delle Forze armate dovrebbero essere proprio affidati a una coerenza di questo tipo.
  Lei sa, per esempio, perché gliel'ho fatto presente in una stagione ormai trascorsa, quando Lei era sottosegretario, che uno dei punti di riferimento per la dislocazione del Battaglione logistico Ariete rispetto alla sua collocazione a Maniago era la vicinanza con il Poligono del Cellina-Meduna, dove ci sono state alcune vicende.
  In merito Le chiedo, cortesemente, se ha degli aggiornamenti. Lei sa che ci sono state anche proprio in quell'area delle contaminazioni da torio. C’è stato un allarme, segnato anche da un'interrogazione parlamentare a cui non ho ancora avuto una risposta, sulla contaminazione da torio proprio nel Poligono di Cellina-Meduna. Questo, però, è un tema en passant, ovviamente.

  PRESIDENTE. Grazie. Do la parola all'onorevole Bolognesi. Poi lasceremo al Ministro il tempo per concludere.

  PAOLO BOLOGNESI. Ringrazio anch'io il Ministro per l'ampia relazione e mi Pag. 9soffermo su due punti soprattutto. Nella Sua relazione il Ministro ha parlato di collaborazione con le popolazioni, di sicurezza dei cittadini, di salute dei cittadini e via dicendo.
  Io debbo dire che, nell'ambito delle audizioni che abbiamo fatto, il parere dei cittadini che sono toccati da queste servitù è di tutt'altro genere. Ci sono doglianze continue sulla mancata collaborazione, sui problemi di salute, sui problemi di inquinamento, sulla mancata bonifica dei territori. Credo che quello che ho sentito, ascoltando la relazione del Ministro, vada nella direzione di tranquillizzare. Mi auguro che, se prossimamente ci saranno altre audizioni, ci sia quantomeno un avvio di collaborazione e di ascolto dei vari problemi, anche di salute, dei cittadini.
  Un fatto emerso sempre dalle audizioni è che una serie di poligoni di tiro è collocata, come già detto in precedenza dalla mia collega Duranti, presso parchi naturali e zone di interesse paesaggistico.
  Ieri il Capo di stato maggiore, nel rispondere a tale quesito, ha detto che, nel momento in cui si faranno dei parchi naturali, bisognerà chiedere anche il permesso all'autorità della Difesa.
  A parte il fatto che ci sono esercitazioni a fuoco nell'ambito di questi parchi naturali, in cui ci sono anche delle zone di interesse archeologico che c'erano da molto prima che venissero fatti questi parchi. Anche questa credo sia una risposta non adeguata a un discorso di collaborazione nei confronti delle esigenze dei cittadini che si trovano a vivere all'interno di queste situazioni.
  Altra cosa è l'aspetto, che viene sempre più rilevato dai cittadini, della salute. In Sicilia con il MUOS c’è il problema delle radiazioni per quanto riguarda le antenne, sia quelle a bassa frequenza, sia quelle ad alta frequenza, che saranno operanti probabilmente entro la fine dell'anno e che creano un grande allarme sociale. Anche su questo sarebbe bene che ci fossero delle risposte per tranquillizzare questi cittadini. Grazie.

  PRESIDENTE. Signor Ministro, Le do volentieri la parola per la replica, ringraziandoLa ancora per la disponibilità e assicurandoLe, naturalmente, lo spirito di collaborazione istituzionale che sempre investe la nostra attività, nell'autonomia dei due organi costituzionali che rappresentiamo, Parlamento e Governo, ma anche nell'interesse, come ha previsto la nostra indagine conoscitiva, di cercare di contemperare le esigenze di addestramento e di formazione delle Forze armate, che sono esigenze riconosciute anche dalla nostra Commissione, con quelle dei territori e delle comunità locali. Di questo equilibrio noi cercheremo di farci carico anche nel documento conclusivo dell'indagine conoscitiva.
  La ringrazio ancora e Le do la parola per la conclusione.

  ROBERTA PINOTTI, Ministro della difesa. Grazie. Per quanto riguarda l'intervento e la domanda dell'onorevole Cicu, non ho usato il termine «riequilibrio», ma ho usato le altre tre «r», le stesse che avevo usato nella mia relazione programmatica, ossia «rivedere, ridurre e ripensare». Avrei potuto usare anche «riequilibrare». Il senso di quella frase era questo.
  Lei dice che oggi non c’è una proposta concreta di riequilibrio. Ha ragione, perché questo lavoro lo stiamo facendo nell'accordo tecnico con la Regione Sardegna. Con la Regione Friuli Venezia Giulia e con la Regione Puglia siamo un po’ più avanti perché noi ci siamo trovati a impostare questo lavoro sulle servitù mentre c'era ancora la competizione elettorale in Sardegna e, quindi, il l'attuale presidente, nel momento in cui abbiamo cominciato il lavoro, era in corso di campagna elettorale.
  Stiamo, però, lavorando assiduamente. Abbiamo letto con attenzione anche l'audizione che ha fatto il presidente della Regione Sardegna. Io penso che, se noi immaginiamo che il 18 giugno sia il punto finale, commettiamo un errore. È vero che sono trent'anni che non si teneva più una Conferenza sulle servitù militari. Io immagino, Pag. 10però, che questa non sarà un'altra Conferenza dopo la quale aspetteremo altri trent'anni per rivedere i passi avanti. Penso che questo debba essere un lavoro in fieri. Sulla base di quello che abbiamo deciso, della legge n. 244 del 2012 e delle riduzioni che possiamo fare io ritengo che anche la possibilità di ridurre le servitù militari debba andare di pari passo con il lavoro complessivo di riduzione che stiamo facendo.
  Io non immagino questa Conferenza – che è tecnica, perché si vedono degli accordi possibili su tutte le questioni tecniche aperte con le regioni interessate dalle servitù – come un punto che da qui a trent'anni non si riaprirà più. La immagino, invece, come un punto di situazione. Sulla base della situazione, che è in fieri, ne avremo degli altri. Il cantiere deve rimanere aperto.
  Oggi non possiamo aspettarci il punto definitivo. Siamo al momento della trasformazione; non siamo neanche al momento in cui tutto ciò che può essere restituito può essere restituito adesso. Alcune restituzioni possono essere già fatte, ma in questo lavoro in fieri noi dobbiamo immaginare che complessivamente e progressivamente le restituzioni possano essere fatte sulla base delle riduzioni che vedremo.
  Sulla questione di Salto di Quirra e Bari vorrei precisare che non è stato deciso alcunché. C'era un'ipotesi, se non ricordo male, di immaginare anche Salto di Quirra per ipotizzare le esercitazioni rispetto ai droni e alla possibilità in volo.
  A Bari, credo, è stato svolto un convegno che ha parlato di queste cose. Non ci sono, però, decisioni o passi in avanti. Lo preciso perché sui giornali c’è stata una discussione. Dato che, in realtà, la capacità di gestire il tema di come si vola con i droni è una capacità che l'Italia ha sviluppato molto più di altre nazioni – è un'eccellenza in Europa; abbiamo fatto un po’ scuola su questo tema – offrirà delle potenzialità, secondo me, di sviluppo proprio sui sistemi di controllo delle rotte nei cieli dei droni, che devono evitare di presentare dei rischi. In realtà, questo, secondo me, apre opportunità non chiuse. Pongo questa complessivamente come possibilità. Si può, quindi, ragionare su diversi progetti.
  Ci sono delle parole, ovviamente, e ci sono delle intenzioni in questa relazione. Quando è stato necessario, però, ci sono stati anche dei fatti. Sul tema dei pescatori che non ricevevano l'indennizzo, in quindici giorni da quando è stato posto il problema l'indennizzo è stato erogato. Questo lo voglio ricordare, perché, quando ci sono fatti possibili, i fatti avvengono.
  Se lei fa così, onorevole, mi dispiace, perché non è stato semplice ottenere in quindici giorni quello che si stava aspettando da mesi e mesi. C’è stata un'imposizione di volontà politica piuttosto determinata.

  SALVATORE CICU. Non parlo di un ritardo Suo......

  ROBERTA PINOTTI, Ministro della difesa. Le sto dicendo che, dal momento in cui la questione è stata presentata, in quindici giorni l'abbiamo risolta. Le sto dicendo, inoltre, che con i protocolli d'intesa che vogliamo fare con le regioni, non vogliamo che si verifichino più quelle situazioni.
  Su alcune situazioni Lei sa bene che molti fondi non dipendono neanche dalla Difesa, ma da altre amministrazioni. Su questo noi ci prendiamo la responsabilità non di dire: «Non dipendono da noi. Pace». Ci prendiamo la responsabilità di dire: «Non dipendono da noi, ma ci sentiamo responsabili» e, quindi, tali situazioni devono risolversi non con attese eccessive, ma nei tempi determinati e certi fissati dalla legge.
  Per quanto riguarda il tema dell'incompatibilità con le aree protette, noi abbiamo previsto nella Conferenza nazionale, nella seconda giornata, al panel 3, una tavola rotonda su servitù e tutela dell'ambiente. Ci sarà come speaker anche il presidente dell'ente Parco dell'Alta Murgia, dottor Cesare Veronico. Sicuramente in questo panel il tema che Lei ha posto, onorevole Duranti, verrà trattato e discusso.Pag. 11
  Il tema, invece, delle basi straniere della NATO non rientra nella Conferenza nazionale delle servitù militari perché parliamo di accordi internazionali. Non stiamo parlando di servitù. Noi abbiamo delle basi NATO a causa di questi accordi.
  Da questo punto di vista, se si deve discutere di quello, bisogna incominciare a discutere il tema degli accordi internazionali. Dopodiché si può discendere a questo, ma è un tema altro. È vero che è sempre un uso di un territorio all'interno del nostro Paese, ma è un uso che discende da accordi internazionali, non dal concetto di servitù militare.
  Certamente terremo conto della relazione e del lavoro della Commissione, che abbiamo seguito anche con attenzione e poi vedremo le conclusioni.
  L'onorevole Zanin poneva il tema della chiave europea per ridurre. Ha ragione, è un tema importante, ma non è completamente nelle nostre mani. Ad oggi il tema della difesa europea, per quanto molto enfatizzato nei convegni, ha fatto pochi passi avanti perché gli strumenti concreti che possono far accedere a questo sono molto deboli.
  Oggi di fatto o si fa un accordo a ventotto dove tutti dicono: «Benissimo. Procediamo», oppure non si possono fare passi avanti. Una delle possibilità, la cooperazione rafforzata fra Stati, che potrebbe essere un passaggio che ci consente di fare un passo avanti, fino ad ora di fatto non è stata utilizzata.
  L'Italia da sola, quindi, non può decidere. Quello che vuol fare l'Italia nel semestre europeo – immaginare di coinvolgere tutti e ventotto i Paesi sarebbe bellissimo, ma di fatto è poco realistico – è cominciare a proporre delle cooperazioni rafforzate. Ne stiamo parlando con Francia e Germania perché sono nazioni di peso, ma ovviamente siamo disponibili a parlarne con tutti.
  Stiamo cercando di inserire all'interno del semestre europeo la possibilità, su assetti operativi comuni, che possono essere la messa in comune di uomini, ma anche di capacità operative e – perché no ? – si può ragionare certamente anche sulla parte addestrativa, di fare degli accordi affinché attraverso una cooperazione rafforzata ci possa essere un passo in avanti. Altrimenti rimaniamo su questo tema agli obiettivi di principio, ma concretamente non si muove nulla. È sicuramente una speranza che esiste.
  Sulla questione di Maniago ho raccolto il Suo intervento. Ricordo quello che Lei mi aveva detto e l'avevo guardata con attenzione.
  Sul tema del Poligono so che c’è questa interrogazione. Stiamo aspettando la risposta dello stato maggiore della Difesa e poi saremo disponibili alla calendarizzazione.
  Per quanto riguarda ciò che chiedeva l'onorevole Bolognesi, giustamente voi avete sentito in Commissione anche una serie di associazioni e di comitati dei cittadini, che hanno posto una serie di problemi. A volte, però, nascono dei problemi anche laddove non devono sorgere.
  Ricordo l'ultimo incidente che c’è stato con la Regione Sardegna rispetto alla richiesta del COMIPA di poter accedere a Capo Teulada. C’è stato un ritardo nella risposta che ha innescato un meccanismo e sembrava che non si volesse concedere questa autorizzazione. È stato, in realtà, un disguido, ma si tratta di questioni che incrinano la disponibilità al dialogo che, invece, si vuole dimostrare.
  Anche rispetto a questo tema noi vogliamo mettere a punto la massima disponibilità e trasparenza. Vogliamo farlo anche dentro la Conferenza tecnica e il lavoro con i COMIPA, proprio per capire come fare in modo che questi Comitati possano essere il più possibile attivi e possano controllare ciò che devono controllare. Si cercherà, quindi, di rendere più fluido possibile il tutto per evitare che, quando ci sono doglianze o preoccupazioni, non ci siano interlocutori che possono andare sul territorio a verificare. Al tema della salute e dell'attenzione alla salute molta parte verrà dedicata anche all'interno della Conferenza.
  Il MUOS è una situazione a parte. Fa parte di quel discorso che facevo prima sugli accordi internazionali, in questo caso Pag. 12con gli Stati Uniti. Rispetto al MUOS c’è stato anche un lavoro fatto dalle Commissioni sanità e ambiente del Senato in merito a tutta una serie di preoccupazioni. Abbiamo interpellato, ovviamente, tutte le strutture sanitarie che devono effettuare dei controlli. C’è stata, quindi, massima attenzione e massima disponibilità a far sì che non ci debbano essere preoccupazioni rispetto alla salute dei cittadini.
  A volte si creano situazioni di allarmismi, ma bisogna avere anche delle basi scientifiche per valutare i rischi per la salute. A volte ci sono valutazioni scientifiche che dicono che rischi non ce ne sono, eppure si contrastano sulla base di voci o di altre valutazioni.
  Noi abbiamo la massima disponibilità a fare tutte le valutazioni e tutti i controlli, ma io penso che sia anche corretto decidere chi può esprimersi, quali siano i certificatori rispetto ai rischi e se possano affermare che i rischi siano reali oppure non ci siano. A volte ci sono situazioni in cui, nonostante varie certificazioni, non si riesce ad arrivare a una tranquillizzazione della popolazione, che invece è l'obiettivo che noi abbiamo. Non parlo solo di tranquillizzarla, ovviamente, ma di essere tranquilli che non ci siano pericoli.

  PRESIDENTE. Grazie, signor Ministro. Io saluto con Lei anche l'onorevole sottosegretario Domenico Rossi, che è ancora un affezionato componente della Commissione, nel senso che noi siamo affezionati a lui e lo ringraziamo sempre per la disponibilità che il Governo manifesta nel seguire i nostri lavori.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.20.