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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XVII Legislatura

V Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 4 di Martedì 17 settembre 2013

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Boccia Francesco , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA NELL'AMBITO DELL'ESAME CONGIUNTO DELLE COMUNICAZIONI DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO E AL CONSIGLIO «VERSO UN'UNIONE ECONOMICA E MONETARIA AUTENTICA E APPROFONDITA – CREAZIONE DI UNO STRUMENTO DI CONVERGENZA E DI COMPETITIVITÀ» (COM(2013)165 FINAL) E «VERSO UN'UNIONE ECONOMICA E MONETARIA AUTENTICA E APPROFONDITA – COORDINAMENTO EX ANTE

Audizione del Vicepresidente della Commissione europea, Olli Rehn.
Boccia Francesco , Presidente ... 3 
Rehn Olli , Vicepresidente della Commissione europea ... 3 
Boccia Francesco , Presidente ... 7 
Galli Giampaolo (PD)  ... 7 
Romano Andrea (SCPI)  ... 8 
Palese Rocco (PdL)  ... 8 
Guidesi Guido (LNA)  ... 9 
Marcon Giulio (SEL)  ... 9 
Carinelli Paola (M5S)  ... 9 
Boccia Francesco , Presidente ... 10 
Librandi Gianfranco (SCPI)  ... 11 
Boccia Francesco , Presidente ... 11 
Rehn Olli , Vicepresidente della Commissione europea ... 11 
Boccia Francesco , Presidente ... 15

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FRANCESCO BOCCIA

  La seduta comincia alle 12.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Vicepresidente della Commissione europea, Olli Rehn.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'esame congiunto delle Comunicazioni della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio «Verso un'Unione economica e monetaria autentica e approfondita – Creazione di uno strumento di convergenza e di competitività» (COM(2013)165 final) e «Verso un'Unione economica e monetaria autentica e approfondita – Coordinamento ex ante delle grandi riforme di politica economica previste» (COM(2013)166 final), l'audizione del Vicepresidente della Commissione europea, Olli Rehn.
  Ringrazio il Vicepresidente Rehn per la sua presenza e per la sua disponibilità. La sua audizione ci consente di chiudere l'indagine conoscitiva sulla quale la Commissione bilancio ha lavorato in questi mesi, relativa all'esame congiunto delle Comunicazioni della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio «Verso un'Unione economica e monetaria autentica e approfondita – Creazione di uno strumento di convergenza e di competitività» e «Verso un'Unione economica e monetaria autentica approfondita – Coordinamento ex ante delle grandi riforme di politica economica previste».
  Sono presenti con il Vicepresidente Rehn, Karolina Leib, membro del Gabinetto, Marco Buti, direttore generale della Direzione generale Affari economici e finanziari della Commissione europea, Emilio Dalmonte, vicedirettore della Rappresentanza in Italia della Commissione europea, Anguel Beremliyski, addetto stampa Rappresentanza in Italia della Commissione europea, Antonia Carparelli, funzionario della Direzione generale Affari economici e finanziari della Commissione europea, Simon O'Connor, portavoce del Vicepresidente Rehn, Luisa Malentacchi, interprete.
  Do la parola al Vicepresidente Rehn.

  OLLI REHN, Vicepresidente della Commissione europea. Grazie e buongiorno onorevole presidente e onorevoli colleghi. Il dialogo con i parlamenti nazionali è un elemento chiave della nuova governance economica europea. Pertanto, sono davvero lieto di essere qui con voi oggi per parlare del cammino verso la ripresa in Italia e in Europa e delle sfide comuni che dobbiamo affrontare insieme.
  Onorevole presidente, onorevoli commissari, innanzitutto vi ringrazio dell'invito. Sono molto lieto di ritrovarmi a Roma, presso il vostro Parlamento e di fronte alle vostre Commissioni. Questo è stato, nel recente passato, un appuntamento annuale. Ricordo che un tempo, quando ero Commissario per l'allargamento, il senatore Napolitano era seduto in uno di quei seggi laggiù.Pag. 4
  Mi congratulo innanzitutto con l'Italia per la riuscita del salvataggio della Costa Concordia avvenuto ieri.
  Prima di entrare nelle noiose questioni economiche, so che un mio connazionale è ultimamente salito agli onori della stampa italiana e spero che l'ingaggio di Kimi Raikkonen da parte della Ferrari sarà fonte di ispirazione non solo per la Ferrari, ma anche per l'Italia nel suo complesso. Per essere chiari, purtroppo, il talento non basterà. La Ferrari, come l'Italia, incarna una grande tradizione di stile e di capacità tecnica, ma per vincere nella gara della crescita globale bisogna avere il motore più competitivo ed essere sempre pronti a modificare, a cambiare e ad adeguarsi.
  L'Italia è la terza economia dell'Eurozona in ordine di grandezza e, quindi, non può permettersi di far andare a singhiozzo il motore della crescita. Il motore dell'economia italiana ha bisogno di un'urgente revisione e non può perdere tempo in dispute ai pit stop. Spero, quindi, che l'Italia guidi con due mani sul volante e che rimanga fermamente in pista.
  La situazione della pista sta migliorando, perché l'estate ci ha portato alcuni segnali incoraggianti, secondo cui le economie dell'Eurozona si stanno avvicinando al punto di svolta che da tanto tempo attendevamo. È in corso l'inizio di una graduale ripresa nell'area dell'euro, che speriamo si consolidi nei prossimi mesi e acquisti slancio durante l'anno prossimo, in cui dovremmo vedere anche un miglioramento dei dati sull'occupazione. Ciò dimostra che la nostra strategia di consolidamento di bilancio differenziato e di riforme economiche a sostegno della competitività, una volta applicata, ha successo, funziona e apre la strada a una ripresa sostenibile della crescita, dello sviluppo economico e dell'occupazione.
  Ci sono, però, ancora differenze considerevoli tra i diversi Stati membri. In alcuni Paesi, tra cui l'Italia, i dati recenti sulla crescita economica sono stati, purtroppo, deludenti. Sono dolorosamente consapevole del fatto che in alcuni Stati membri la disoccupazione è ancora troppo elevata. Le condizioni di credito troppo rigide, specie per le piccole e medie imprese, seguitano a rappresentare un collo di bottiglia molto grave, che ostacola la crescita. Sono consapevole anche delle difficoltà di molte famiglie italiane e di molte piccole e medie imprese nell'ottenere prestiti a tassi accettabili.
  Dichiarare, quindi, che la crisi è finita sarebbe prematuro. Tutti noi sappiamo che questa crisi non è un normale rallentamento ciclico, ma affonda le sue radici negli insostenibili squilibri macroeconomici che abbiamo lasciato accumularsi nell'ultimo decennio. Nel caso italiano questi squilibri assumono la forma di un elevato livello del debito e un lungo declino della competitività, in particolare di quella legata ai prezzi, che ha sofferto moltissimo. I costi unitari della manodopera sono aumentati più rapidamente rispetto al resto dell'area dell'euro, situazione che risale già al 1998.
  Per questo motivo sia in Europa, sia in Italia noi dobbiamo avviare le riforme economiche. Ci vorrà una forte volontà, ma, lo ripeto, non c’è margine di manovra per indulgere in forme di autocompiacimento. L'Unione europea ha perseguito con coerenza una strategia globale per risolvere la situazione delle finanze pubbliche mentre attuava le riforme economiche per la crescita. Questo ha rafforzato la fiducia nell'economia europea tra gli operatori del mercato e l'opinione pubblica.
  Per conseguire un ulteriore miglioramento della fiducia degli investitori e dei consumatori e rafforzare la domanda interna, un fattore fondamentale è ovviamente la stabilità politica. Nel caso dell'Italia, dove l'economia mostra ancora segni di debolezza e stiamo ancora attendendo la crescita, l'incertezza politica frena gli investimenti e la ripresa tanto necessari.
  Questo è il contesto in cui l'Unione europea ha chiesto collettivamente all'Italia di adottare azioni e interventi urgenti. Mi riferisco alle raccomandazioni del Consiglio. Nel mese di luglio, all'unanimità, il Consiglio ha espresso una serie di raccomandazioni Pag. 5dirette a tutti gli Stati membri, ivi inclusa l'Italia. Specificamente, nelle raccomandazioni del Consiglio dirette all'Italia si parlava della riduzione del debito pubblico, dell'attuazione di riforme del mercato del lavoro e dei prodotti e di migliorie al funzionamento della Pubblica amministrazione e del sistema giudiziario.
  L'onere fiscale sul lavoro in Italia è elevatissimo, tra i più alti in Europa, ragion per cui il Consiglio ha raccomandato all'Italia di spostarlo, togliendolo dai fattori di produzione, per incoraggiare la crescita economica.
  Sono passati tre mesi da luglio. Qual è adesso la posizione dell'Italia ? Si stanno realizzando passi in avanti per migliorare il contesto economico, affrontare gli annosi problemi della giustizia civile e combattere la disoccupazione giovanile, per esempio attraverso il programma di garanzia per i giovani, ma sono fondamentali anche alcune riforme strutturali protratte per valorizzare il potenziale di crescita italiano e per affrontare in maniera decisiva una disoccupazione che è arrivata al 12 per cento in luglio e che è elevatissima tra i giovani. Si è attestata, infatti, al 39 per cento, sempre a luglio.
  Inoltre, la recente decisione di abolire l'IMU sulle prime case per il 2013 ha suscitato e suscita preoccupazioni per quanto riguarda lo spostamento dell'onere fiscale dai fattori di produzione verso altri cespiti.
  Valuteremo, come è nostro dovere, l'impatto della programmata service tax sotto questi profili, una volta che in seno al Governo italiano saranno convenuti i dettagli concreti della proposta e questa sarà trasmessa alla Commissione europea e all'Eurogruppo.
  All'inizio dell'anno noi avevamo raccomandato al Consiglio di sospendere la procedura per il disavanzo eccessivo per l'Italia, ragion per cui l'Italia è uscita dalla procedura per disavanzo eccessivo. La procedura è chiusa, dunque, ma l'Italia dovrà essere all'altezza degli impegni assunti, come il Governo italiano ha più volte dichiarato.
  Rilevo ciò perché la stabilità di bilancio è fondamentale per consentire all'Italia di avviare il proprio altissimo debito pubblico, pari a circa il 130 per cento del PIL, sulla strada di una riduzione costante e intraprendere un percorso sostenibile a favore della crescita e dell'occupazione. Sono fiducioso che le autorità italiane nel loro lavoro sul bilancio questo autunno terranno presenti tali priorità. Per la prima volta il bilancio italiano sarà poi oggetto di valutazione approfondita da parte della Commissione europea e, in una fase successiva, dell'Eurogruppo.
  Presidente e onorevoli deputati, negli ultimi tre anni l'Unione economica e monetaria ha attraversato un periodo di profonde riforme, realizzate congiuntamente da Stati membri, Commissione e Parlamento europeo. In uno spirito di partenariato, e mi sembra davvero che di tale tipo di relazione si tratti, Stati membri e Parlamento europeo hanno incaricato la Commissione di formulare il suo parere sui progetti di bilancio di ogni Stato membro, e in particolare dei Paesi dell'Eurozona. Il nostro ruolo, quindi, sarà quello di verificare se le scelte politiche nazionali siano conformi agli impegni assunti dagli Stati membri a livello europeo, per garantire che gli Stati membri pratichino quello che predicano dal punto di vista delle politiche di bilancio e delle riforme economiche.
  Ci potremmo chiedere che cosa significhi concretamente tutto ciò. Cercherò di spiegarlo. Entro il 15 ottobre tutti i Paesi membri dell'euro dovranno presentare i progetti di bilancio per il 2014 alla Commissione europea e all'Eurogruppo. A novembre la Commissione europea procederà a una valutazione dei progetti di bilancio per valutare se gli interventi proposti siano conformi alle regole di bilancio europee e alle pertinenti raccomandazioni del Consiglio. Il nostro parere verrà reso pubblico e potrà essere considerato come una voce indipendente che concorrerà al dibattito sui bilanci nazionali, i quali, però, in ultima analisi, sono deliberati a livello nazionale.Pag. 6
  Se il progetto di bilancio non è conforme agli impegni assunti, la Commissione europea ha il dovere di chiedere alcune correzioni, mantenendo la vigenza delle normali regole di bilancio. Se uno Stato membro viola i valori di riferimento del Trattato per quanto riguarda il disavanzo e/o il debito, la Commissione dovrà adottare i passi necessari e aprire la procedura per disavanzo eccessivo.
  Io sono fiducioso che il Governo italiano e i membri delle competenti Commissioni del Parlamento italiano siano pienamente consapevoli delle implicazioni di queste regole, che sono state co-definite anche dall'Italia e da essa sostenute in sede di Consiglio.
  I recenti regolamenti hanno introdotto importanti riforme, che sono ora in fase di attuazione, con opzioni per un'ulteriore integrazione di bilancio. Gli attuali trattati hanno infatti esaurito il loro potenziale e non ci offrono più margini di manovra verso un'autentica Unione economica e di bilancio. Noi siamo pronti ad assumerci la responsabilità di una maggiore integrazione economica e di bilancio.
  So che l'Italia è tradizionalmente favorevole a questa maggiore integrazione, seppure le nostre argomentate raccomandazioni sulla politica di bilancio e le riforme strutturali sono a volte criticate dagli Stati membri, anche nei casi in cui gli Stati membri stessi ci avevano incaricato di elaborarle. “A volte” è un eufemismo. Dagli Stati membri siamo criticati molto spesso, e in pari misura. Fintantoché però gli Stati membri non si rendono pienamente conto che le riforme sono fondamentali per il coordinamento delle politiche economiche nell'area dell'euro, secondo il dettame del trattato, io temo che l'Europa non andrà molto avanti sulla strada di un'integrazione economica e di bilancio più profonda e autentica.
  Un'Unione di bilancio più autentica e approfondita può essere creata soltanto con una profonda dinamica democratica a livello nazionale ed europeo. Ogni passo compiuto verso una maggiore solidarietà e verso la messa in comune dei rischi economici deve accompagnarsi con un'assunzione di maggiore responsabilità e prudenza di bilancio, con un'ulteriore condivisione della sovranità, nonché con un'integrazione più approfondita dei processi decisionali. Questo è il principio che ispira la Commissione europea nel suo tentativo di costruire un'Unione economica e di bilancio che sia forte quanto già lo è l'Unione monetaria.
  Dobbiamo anche affrontare i punti deboli che ancora permangono nel settore bancario e che rappresentano un problema che riguarda anche l'Italia. Per esempio, i passi avanti nell'attuazione dell'Unione bancaria sono fondamentali per rafforzare la fiducia dei mercati e attribuire un fondamento alla stabilità finanziaria di lungo periodo in Europa.
  Al proposito abbiamo adottato la settimana scorsa il Meccanismo unico di vigilanza per le banche dell'area dell'euro, un passo significativo dopo il voto del Parlamento europeo, con una grande e ampia maggioranza. Il passo successivo è la creazione del Meccanismo unico di risoluzione delle crisi bancarie, che comprende sia un'Autorità, sia un fondo. Su questo la Commissione ha presentato una proposta in luglio. L'obiettivo sarà quello di garantire che i soldi dei contribuenti siano utilizzati in casi eccezionali e in modo limitato.
  I fondi per la risoluzione delle crisi bancarie dovrebbero provenire in linea primaria dal settore bancario stesso, ragion per cui noi abbiamo proposto di accompagnare l'Autorità europea di risoluzione delle crisi bancarie con un fondo comune finanziato dal settore.
  Presidente, onorevoli commissari, concludendo, l'Unione bancaria necessita di un avvio solido e forte, con una revisione rigorosa della qualità degli attivi. I test previsti per l'anno prossimo sono una componente fondamentale della nostra strategia complessiva per una crescita sostenibile e per un miglioramento dell'occupazione.
  Ricorderete, non più tardi dell'anno scorso, le speculazioni e i timori delle forze di mercato rispetto a una crisi dell'euro iniziata in Grecia, una Grecia Pag. 7travolta dall'instabilità politica. Invece di perdere vecchi membri, stiamo, in realtà, per acquistarne uno nuovo, la Lettonia, che ha condotto in maniera determinata riforme economiche e una linea di rigore di bilancio.
  Attraverso un processo molto impegnativo ma relativamente breve, la Lettonia si è lasciata alle spalle il suo programma di aggiustamento ed è tornata a forti dati di crescita economica, più o meno al 4 per cento per quest'anno e per l'anno prossimo, con la disoccupazione in calo dal 13 per cento a meno del 10 per cento. Il 1 gennaio 2014 la Lettonia aderirà, quindi, all'area dell'euro. Il paese ha dato prova di quella capacità di adeguamento e quella cultura della stabilità che sono vitali per la partecipazione all'Eurozona.
  Complessivamente, quindi, i recenti dati positivi sull'economia europea dimostrano che la nostra strategia economica comune funziona e può aprire la strada a una ripresa sostenibile e al miglioramento dell'occupazione.
  Le nostre strategie si fondano sulla riforma e l'ammodernamento del modello economico e sociale europeo, senza aggrapparci a nostalgie per lo status quo che porterebbero soltanto al declino economico permanente dell'Europa, facendo di noi un pezzo da museo per il resto del mondo, e senza smantellare il modello europeo. Noi crediamo infatti nella combinazione tra cultura della stabilità, impulso imprenditoriale e giustizia sociale, ma vogliamo riformare in maniera autentica, ammodernando l'economia sociale di mercato a beneficio della crescita sostenibile e della creazione di posti di lavoro in Europa. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, Vicepresidente Rehn. Mi pare che i temi dell'indagine conoscitiva siano stati indirettamente sviscerati da questa relazione, insieme a temi di attualità.
  L'ordine dei lavori sarà il seguente: daremo la precedenza a un intervento per gruppo e poi, in funzione dei tempi che abbiamo a disposizione, ci sarà lo spazio per tutti i colleghi che vorranno intervenire.
  Do quindi la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  GIAMPAOLO GALLI. Ringrazio anch'io il Vicepresidente Rehn. Credo che questi rapporti e interazioni fra la Commissione europea e il nostro Parlamento siano particolarmente importanti, anche perché talvolta si ingenerano incomprensioni che è bene chiarire.
  Non fa parte delle incomprensioni, ma vorrei ricordare che questo Parlamento ha approvato il Programma di stabilità dell'Italia e, quindi, l'obiettivo è innanzitutto di uscire dalla procedura di infrazione e poi di rimanere comunque all'interno del 3 per cento con il disavanzo nel 2013. È, io credo, sentimento comune il fatto che dobbiamo rimanere nel quadro delle indicazioni europee e degli impegni che abbiamo assunto, anche a livello costituzionale, per quanto riguarda il disavanzo di bilancio e la necessaria riduzione, nei prossimi anni, del debito pubblico, che in Italia è molto elevato.
  Vorrei porre una domanda al Vicepresidente che riguarda il tema della competitività, che è al centro dell'analisi della Commissione, giustamente, perché la competitività è strettamente connessa al tema della crescita.
  Nelle analisi della Commissione europea c’è un chiaro divario di competitività, che emerge dai dati, fra i Paesi core e i Paesi cosiddetti della periferia dell'Europa. Tale divario è dall'inizio dell'euro, valutabile, a seconda delle misure che si scelgono, fra i 15 e i 20 punti percentuali, per esempio in termini di costo del lavoro per unità di prodotto. Questo divario è in gran parte dovuto – anche in questo caso seguo le analisi della Commissione europea – a un andamento molto moderato dei salari, soprattutto in Germania. La differenza è quindi dovuta, e arrivo alla domanda, non tanto a differenziali di crescita della produttività, quanto a differenziali di crescita delle retribuzioni per addetto e delle retribuzioni Pag. 8orarie. È molto difficile recuperare questo gap, quale che ne sia la causa, con le riforme strutturali, che pure sono necessarie, sul mercato del lavoro e sul mercato dei prodotti che voi ci consigliate.
  Si pone, pertanto, un problema di riequilibrio salariale fra i Paesi del core dell'Europa, per usare il linguaggio che voi utilizzate, e quelli della periferia. Mi chiedo come voi pensiate di affrontare questo problema, posto che non può essere una soluzione quella per cui in Italia, in Spagna e negli altri Paesi cosiddetti della periferia ci sia un lungo periodo di disoccupazione che porti a ridurre le dinamiche salariali. Questa non è sicuramente una soluzione auspicabile, dati anche i limiti che i trattati pongono alla Banca centrale europea per quanto riguarda l'inflazione, la quale, tuttavia, in questo momento non mi pare un problema.
  Come usciamo da questo, che è stato il grande shock asimmetrico, o uno dei grandi shock asimmetrici che hanno colpito l'Unione europea e che in questo momento ci stanno mettendo moltissimo in difficoltà ?

  ANDREA ROMANO. Vorrei ringraziare anch'io il Vicepresidente per la sua presenza e cogliere due punti nel suo intervento sui quali soffermarmi.
  Il primo è il riconoscimento degli sforzi che ha fatto l'Italia negli ultimi anni in termini di finanza pubblica e di trasformazione economica, riconoscimento importante, soprattutto in un clima di antieuropeismo come quello che da più parti vediamo montare nel Paese.
  Il secondo è il punto finale della sua introduzione, quando il Vicepresidente ha ricordato come vi sia il rischio in Europa di un approccio nostalgico allo status quo, che evidentemente l'Europa non può permettersi, e come vi sia la necessità, a maggior ragione di fronte a questo rischio, di politiche orientate alla crescita e alla modernizzazione. Ripeto, anche questa è la risposta più efficace che deve essere articolata rispetto ai rischi di antieuropeismo esistenti anche nel nostro Paese.
  In termini più precisi, traendo da ciò spunto per la mia domanda, ho rilevato nell'intervento del Vicepresidente una riflessione critica, o quanto meno una preoccupazione, su provvedimenti recentemente presentati dal Governo in merito alla tassazione degli immobili. Nello specifico il Vicepresidente ha citato un elemento di preoccupazione relativo al rallentamento dello spostamento della pressione fiscale da lavoro e produzione a patrimoni e cose. È un punto che il mio gruppo parlamentare ha più volte sottolineato e sul quale ci apprestiamo a svolgere, in sede referente, il nostro lavoro di correzione al provvedimento sull'IMU.
  La mia domanda al Vicepresidente è appunto questa, ossia se riconferma questa valutazione quanto meno preoccupata sul punto dell'IMU e se, più in generale, lui e la Commissione rilevano una valutazione preoccupata sulla struttura del sistema fiscale italiano, una struttura che noi consideriamo eccessivamente sbilanciata su lavoro e produzione piuttosto che su cose e patrimonio.

  ROCCO PALESE. Ringraziamo il Vicepresidente Rehn per l'attenzione e per la relazione che è stata svolta questa mattina, ricca di tante riflessioni e di tanti dati importantissimi e vitali per il nostro Paese, nonché per il riconoscimento degli sforzi fatti nel nostro Paese.
  Uno dei grandi problemi del nostro Paese è il forte divario di condizioni economiche e sociali, ma anche di sviluppo e di prospettiva, tra una zona del Paese, il Nord, e il Sud dello stesso, con le regioni dell'Obiettivo 1.
  Vorrei sapere, se non oggi in seguito, se l'Unione europea sta prendendo in considerazione, in riferimento alle risorse stanziate dall'Europa per ridurre il divario – mi riferisco agli interventi di coesione e convergenza per le regioni dell'Obiettivo 1 –, la possibilità di non calcolare ai fini del Patto di stabilità interno le risorse per gli investimenti che occorrono per l'eventuale diminuzione del divario tra Nord e Sud del Paese.Pag. 9
  L'altro elemento è, in un contesto rilevato anche in questa relazione, quello della disoccupazione, in particolare giovanile. Domando se l'Europa non ritiene, visto che il problema non riguarda solo il nostro Paese, ma anche l'intera zona euro, di individuare interventi straordinari che contemplerebbero anche la risoluzione della crescita.

  GUIDO GUIDESI. Ringrazio anch'io il Vicepresidente e vorrei porgli due domande.
  La prima riguarda il modello fiscale da adottare in Italia, preso atto delle differenziazioni evidenziate anche da chi è intervenuto prima di me e di alcune differenze tra territori di questo Paese, differenze dal punto di vista non solo dello sviluppo, ma anche e soprattutto del rispetto di alcuni coefficienti fiscali di bilancio. Le chiedo se, secondo lei, l'adottare in questo Paese un modello fiscale più territoriale possa aiutare a promuovere, attraverso un principio di responsabilità, una miglior coesione del Paese, soprattutto dal punto di vista del rispetto degli equilibri del bilancio.
  La seconda domanda che le pongo riguarda il Fiscal Compact. Dal suo punto di vista, ritiene che l'Italia sia in grado, mediante riforme strutturali, di rispettare il Piano di rientro relativo al debito pubblico ?

  GIULIO MARCON. Ringrazio anch'io il Commissario europeo Olli Rehn per la sua presenza e per il suo intervento oggi alla Camera dei deputati. Volevo chiedergli se l'enfasi che lui ha giustamente posto sulla necessità di una riduzione del debito pubblico anche per il nostro Paese e sulla stabilità dei conti finanziari non sia, in realtà, poco controbilanciata a livello europeo e, quindi, anche nelle politiche della Commissione europea, da un'altrettanto adeguata enfasi sulla necessità di politiche per la crescita, che sono quelle di cui avrebbero bisogno l'Europa e anche il nostro Paese per assicurare la stabilità dei conti pubblici.
  Noi riteniamo che la difficoltà di molti Paesi, anche per la tenuta dei conti pubblici, derivi oggi proprio dall'assenza di politiche per la crescita e, quindi, da una decrescita del PIL, come è il caso del nostro Paese, e quindi da un'assenza di entrate che causa poi uno squilibrio dei conti pubblici. Mi chiedo se il Vicepresidente non ritenga che ci sia ancora una scarsa attenzione a livello europeo per quelle politiche della crescita in grado di assicurare stabilità ai conti pubblici.
  Approfitto dell'occasione per porre una seconda domanda, associandomi anche a quanto ha chiesto l'onorevole Romano sulla preoccupazione che lei ha manifestato rispetto al provvedimento relativo alla tassazione sugli immobili che il nostro Paese, in questo Parlamento, sta approvando. Le chiedo cioè se l'aver posto nel nostro Documento di economia e finanza, presentato dal precedente Governo, alcuni obiettivi rispetto al programma Europa 2020, inferiori a quelli che l'Europa ci chiede, non assicuri al nostro Paese una minore capacità di competitività e di crescita.
  Vorrei sapere, in sostanza, se l'aver sottovalutato l'impegno del nostro Paese nel raggiungimento degli obiettivi che il programma Europa 2020 ci chiede, in realtà, oltre a determinare un minor benessere e un minor conseguimento degli obiettivi di benessere sociale che noi auspichiamo per il nostro Paese, non causi anche una minore capacità dal punto di vista della competitività economica e della crescita per l'Italia.

  PAOLA CARINELLI. Ringraziamo anche noi il Vicepresidente.
  Spendo innanzitutto due parole sul suo intervento. Noi siamo rimasti un po’ perplessi quando lei ha parlato del fatto che le riforme sono fondamentali. Sicuramente le riforme sono fondamentali, ma è anche fondamentale che queste riforme possano essere decise dagli Stati membri e non da un organo esterno.
  Oltretutto, lei è venuto a parlarci di stabilità. Io spero si renderà conto che in un momento politico tanto delicato venire Pag. 10a parlare di stabilità è un'ingerenza della quale noi siamo veramente molto preoccupati.
  A proposito, invece, delle raccomandazioni del Consiglio di cui parlava prima, ci chiediamo se queste raccomandazioni si possano considerare consigli o minacce, anche alla luce delle dichiarazioni del Presidente del Consiglio dei ministri Letta, di cui avrà sentito sicuramente parlare nei giorni precedenti.
  Pongo un paio di domande, invece, sullo strumento di convergenza e, in particolare, sulle due comunicazioni della Commissione, le nn. 165 e 166. Ci chiedevamo se l'intenzione della Commissione europea fosse di considerare questo strumento di convergenza obbligatorio per tutti i Paesi dell'area euro ed eventualmente, nel caso così fosse, quali sarebbero le conseguenze per i Paesi che non intenderanno partecipare a questo strumento di convergenza.
  Volevamo anche chiederle se, secondo la sua opinione, sarà possibile, anche alla luce delle situazioni economiche e politiche mutate negli ultimi anni, aprire un dibattito presso l'Unione europea riguardo le eventuali exit strategy dall'Unione economica e monetaria. Ci sembra importante anche poter parlare di questi argomenti, sui quali finora è stato impossibile avere un dibattito.
  Alla fine, come ultima domanda, vorremmo un suo commento riguardo le recenti dichiarazioni di Blanchard, del Fondo monetario internazionale. Converrà con noi che è evidente che le politiche di austerity hanno provato la loro inefficacia. La situazione in cui ci troviamo adesso dimostra che non hanno sicuramente funzionato. Nei giorni scorsi Blanchard ha affermato senza mezzi termini che nei periodi di forte crisi, come quello che stiamo vivendo, è necessario spendere a deficit. Vogliamo sapere lei che cosa pensa al riguardo.

  PRESIDENTE. Essendo intervenuti i gruppi, se ci sono altri colleghi che intendono parlare, li prego di segnalare la loro disponibilità. Mentre raccogliamo le iscrizioni, pongo io una domanda al Vicepresidente e chiedo scusa ai colleghi se faccio riatterrare la discussione sull'indagine conoscitiva. Noi abbiamo il dovere di completare il lavoro svolto insieme in questi mesi e, quindi, approfitto della presenza del Vicepresidente Olli Rehn per porgli formalmente alcuni quesiti sullo strumento di convergenza e di competitività.
  Vicepresidente, nella risoluzione del Parlamento europeo non appare chiaro quali sarebbero la natura e il valore giuridico degli accordi contrattuali, che sembrano evocare strumenti di diritto privato. Su questo le chiederemmo, anche sulla base della discussione che c’è stata nella nostra Commissione, una sua valutazione.
  Sempre restando allo strumento di convergenza e di competitività, anche in merito al ricorso a strumenti negoziati di natura bilaterale anziché a regole erga omnes, nell'audizione con il viceministro Fassina c’è stato un confronto tra la nostra Commissione e, quindi, il Parlamento e il Ministero dell'economia e delle finanze. È emerso che tali strumenti potrebbero non garantire l'unitarietà e la coerenza complessiva delle strategie da perseguire. A questo riguardo, le chiedo, anche in ragione delle ricadute di alcune scelte adottate da singoli Paesi dell'area euro e dell'Unione nel suo complesso, un suo parere.
  Soprattutto dovrebbero essere meglio chiarite, e certamente lei può aiutarci, le ragioni per cui gli obiettivi da perseguire potrebbero essere più efficacemente realizzati attraverso il ricorso a tali accordi, anziché attraverso le procedure vigenti per il coordinamento ex ante delle strategie macroeconomiche nell'ambito del semestre europeo.
  Più in generale, le sottolineiamo, a margine dei lavori svolti in Commissione, alcuni aspetti relativi alla posizione del Parlamento europeo sui quali vorremmo un suo parere.
  Il Parlamento europeo ribadisce che la governance dell'Unione europea non deve violare le prerogative del Parlamento europeo e dei Parlamenti nazionali, specialmente quando è previsto un trasferimento Pag. 11di sovranità. In particolar modo, per quanto riguarda la comunicazione sul coordinamento ex ante delle principali riforme di politica economica, il Parlamento europeo chiede che il nuovo strumento di coordinamento sia integrato nel processo del semestre europeo e che al Parlamento europeo stesso sia attribuita la facoltà di intervenire a garanzia proprio della responsabilità democratica. Vorremmo un suo conforto da questo punto di vista, anche se ipotizziamo la risposta.
  Per quanto concerne, invece, lo strumento di convergenza e di competitività, sempre il Parlamento europeo ha sottolineato come tale strumento debba essere lanciato solo a seguito dell'individuazione degli squilibri sociali e delle esigenze in termini di grandi riforme strutturali, con opportuno coinvolgimento, anche in questo caso, del Parlamento europeo, del Consiglio dell'Unione europea e dei Parlamenti nazionali.
  Restando sempre al Parlamento europeo, chiedo una sua valutazione sulla riflessione connessa al fatto che il nuovo strumento debba essere parte integrante del bilancio dell'Unione europea, sebbene non ricompreso nei massimali del quadro finanziario pluriennale, in modo tale da garantire il pieno coinvolgimento del Parlamento europeo.
  Questo è per completare il lavoro fatto dalla Commissione europea, un lavoro, a nostro avviso, prezioso per il Parlamento italiano.
  L'intervento della collega Carinelli mi consente di riprendere un suo passaggio, che ho appuntato in inglese per evitare problemi di traduzione. Io l'ho capito esattamente come lei l'ha detto e, da questo punto di vista, concordo. Sarebbe opportuno, però, vista la discussione nel nostro Parlamento, che lei ci tornasse su.
  Quando lei dice «Budgetary stability is essential if Italy is finally to put its very high public debt on a declining path», io capisco la frase esattamente così come lei l'ha letta. Questo è il nostro impegno e non potrebbe che essere questo, considerate l'origine del nostro debito e le modalità di gestione dello stesso.
  Se è vero che la Commissione europea dice «We're ready to take the responsibility for a greater economic and fiscal union», io penso che questo passaggio, se lei lo chiarisse ulteriormente, ci consentirebbe di avere temi ulteriori da approfondire, soprattutto quando gli aspetti connessi alla valutazione delle politiche europee prendono binari che non sono collegati all'oggetto stesso delle riforme in atto, ma a fisiologici confronti politico-culturali.
  Do la parola all'onorevole Librandi e a eventuali altri interventi – abbiamo ancora qualche minuto – e poi lasciamo la replica finale al Vicepresidente.

  GIANFRANCO LIBRANDI. Le rivolgo uno speciale welcome, perché sono un parlamentare imprenditore e lavoro tantissimo con i Paesi nordici, specialmente con la Finlandia.
  La mia è una domanda molto tecnica. Voi state lavorando sull'Unione bancaria. L'Italia sta soffrendo tantissimo perché ha una lenta uscita dalla problematica della recessione della situazione economica, soprattutto perché noi imprenditori abbiamo difficoltà a ricevere il credito dalle nostre banche. Nelle altre nazioni – parlo per esperienza, perché ho società anche nelle altre nazioni – è facile ricevere il credito proponendo un programma di lavoro o un progetto.
  Io propongo di inserire in questa Unione bancaria anche un codice di comportamento delle banche che sia armonizzato su tutta l'Europa e soprattutto che permetta alle aziende di accedere al credito anche nelle altre nazioni europee, in modo tale che si creino competitività e opportunità di sinergie tra le banche e le aziende. Questo sarebbe un fatto sicuramente risolutivo per la nostra economia.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, do la parola al Vicepresidente Rehn per la replica.

  OLLI REHN, Vicepresidente della Commissione europea. Grazie, presidente e onorevoli commissari. Vi ringrazio per le domande estremamente pertinenti, anche Pag. 12se alcune sono complesse e difficili. Noi condividiamo l'obiettivo ultimo di garantire il ritorno dell'Europa, nonché dell'Italia, alla ripresa economica e stiamo lavorando insieme verso una crescita sostenibile e verso la creazione di occupazione, insieme alla sostenibilità di bilancio. Cercherò di fare del mio meglio per rispondere alle domande, a iniziare da quella dell'onorevole Galli sulla competitività dei diversi Paesi europei.
  Il contesto è che nel primo decennio dell'euro, dal 2000 fino alla crisi di Lehman Brothers nel 2008, abbiamo assistito a una divergenza molto marcata della competitività tra i cosiddetti Paesi core e i Paesi della periferia, dell'ordine di 15-20 punti in termini di costo unitario del lavoro, come lei stesso ha sottolineato, rispetto ai salari tedeschi.
  È vero che non si tratta tanto di un problema di produttività, quanto piuttosto di retribuzione nominale aumentata in quell'arco di tempo, in combinazione con i disavanzi delle partite correnti simultanei in molti Paesi, disavanzi che si sono ampliati indebolendo cumulativamente la posizione finanziaria netta di molti Paesi. Questo è il vero problema dell'Eurozona.
  I problemi di bilancio sono importanti, ma il contesto reale è proprio questo grande, insostenibile squilibrio macroeconomico. Per questo motivo dobbiamo attivarci su diversi fronti.
  Passo all'asimmetria di cui lei ha parlato. Ci sono tre gruppi di Paesi, grossomodo. Da un lato, vi sono la Germania e altri Paesi in avanzo, che hanno visto aumenti salariali moderati e compatibili con l'aumento della produttività. In altri Paesi ci sono stati aumenti salariali superiori all'aumento della produttività, nell'intervallo.
  Ci sono poi altri Stati membri, i nuovi Paesi membri, la Slovacchia, la Repubblica ceca, l'Estonia, la Lettonia e la Lituania, in cui sono cresciuti sia la produttività, sia i salari.
  Infine, vi è un gruppo di Paesi, tra cui quelli che voi conoscete meglio, anzi che noi conosciamo meglio, ossia l'Italia, la Francia e la Finlandia, che gradualmente perdono la loro fetta di mercato sull'economia mondiale.
  Questa è la tendenza degli ultimi dieci anni, accompagnata da una marcata divergenza dei costi unitari del lavoro, con limitate correzioni anche negli ultimi due anni. La Spagna, il Portogallo e persino la Grecia, per non parlare dell'Irlanda, che è un caso molto chiaro, sono Paesi che hanno iniziato a ridurre il costo del lavoro, hanno migliorato la crescita delle esportazioni e si trovano in una fase di riequilibrio. La Francia, l'Italia e la Finlandia appartengono, invece, al gruppo di Paesi che non sono ancora riusciti veramente a realizzare questo riequilibrio.
  Per quanto riguarda il policy mix complessivo dell'Eurozona – dobbiamo occuparci anche di questo – siamo giunti alla conclusione che, per sostenere al meglio la crescita economica, la Germania dovrebbe rafforzare la sua domanda interna con misure e riforme strutturali e la Francia e l'Italia la loro competitività e il loro potenziale di crescita con riforme economiche.
  Questo sarebbe, dunque, il mix ottimale: avere un rafforzamento della domanda interna in Germania e in altri Paesi in avanzo, mentre le altre grandi economie dell'Eurozona, la Francia e l'Italia, con riforme autentiche valorizzerebbero e rafforzerebbero il loro potenziale di crescita. Questa è la strategia e questa è stata anche l'essenza della raccomandazione della Commissione approvata dal Consiglio a luglio.
  L'onorevole Romano, l'onorevole Guidesi e altri hanno fatto riferimento a questioni inerenti la fiscalità. Per quanto riguarda la fiscalità e le riforme avviate dall'Italia nell'ultimo periodo, la Commissione accoglie favorevolmente gli interventi recentemente attuati in alcuni settori, segnatamente i passi positivi per iniziare ad affrontare l'alta disoccupazione giovanile con incentivi all'assunzione per le aziende e disposizioni volte a migliorare l'uso dei fondi UE e le garanzie a favore dei giovani. Pag. 13Sono riforme che hanno bisogno, però, di un'attuazione coerente in tutto il territorio.
  Anche il pacchetto approvato durante l'estate e gli ulteriori interventi annunciati per l'autunno per migliorare il contesto imprenditoriale e la semplificazione amministrativa e affrontare i problemi radicati nel sistema della giustizia civile sono passi positivi. In materia tributaria il Consiglio, come sapete, ha raccomandato di spostare la pressione fiscale dai fattori di produzione verso i beni immobili e i consumi.
  Sotto questa luce la recente decisione di abolire l'IMU sulle prime case per quest'anno va nella direzione opposta, questo è ovvio, rispetto alla raccomandazione del Consiglio. Tuttavia, se ben configurata, la nuova service tax potrebbe – ripeto potrebbe – essere coerente con la raccomandazione del Consiglio sulla tassazione. Dipende da come sarà configurata. Sarà importantissimo far sì che ciò avvenga.
  Se noi raccomandiamo di spostare la pressione fiscale dai fattori di produzione, infatti, non è un caso. Dietro vi è una ratio economica solidissima: noi vogliamo sostenere la crescita economica e ovviamente dobbiamo, in questo senso, favorire i fattori di produzione. Al tempo stesso, è importante che i nuovi interventi non mettano a repentaglio il conseguimento degli obiettivi di bilancio.
  Poi c’è la questione dei fondi strutturali. Sono lieto di poter affermare che sono stati realizzati progressi importanti nell'anno passato per migliorare l'assorbimento da parte dell'Italia dei fondi strutturali, una questione che in passato è stata problematica. Ci sono ancora ritardi, però. L'economia del Paese, le famiglie, le imprese e la gente si avvantaggerebbero molto da un uso rapido ed efficace dei fondi strutturali.
  Il trattamento degli investimenti nel Patto di stabilità interno non è di competenza dell'Unione europea o della Commissione europea. Le regole nazionali, però, devono essere coerenti con il Patto di stabilità e crescita europeo. Una direttiva sulle regole di bilancio nazionali è parte integrante della riforma della governance economica cosiddetta del Six-Pack, realizzata nel 2010-2011, che attualmente disciplina la nostra azione per quanto riguarda le politiche di bilancio.
  La tassazione a livello regionale è una competenza squisitamente nazionale. Non vogliamo entrare in questo argomento. Spetta agli Stati membri decidere la struttura della propria fiscalità.
  C’è stato un riferimento, almeno indiretto, al rispetto della regola del debito. Il conseguimento cioè degli obiettivi di bilancio a medio termine, che implicano per l'Italia un disavanzo strutturale dello zero per cento e un bilancio strutturalmente in equilibrio nel 2014, nel rispetto della regola del debito, a condizione che gli impegni attuali vengano rispettati e che vengano concordate misure compensative, laddove si creino buchi di bilancio in altri capitoli. A questa condizione non serviranno interventi aggiuntivi per rispettare la regola del debito e, quindi, l'Italia è in linea per quanto riguarda il conseguimento del pareggio strutturale di bilancio. Questo è un dato molto importante per il Paese e per l'economia dell'Italia.
  Sono state poste poi una domanda dall'onorevole Marcon sulle strategie della crescita e un'altra riferita alle dichiarazioni del mio buon amico Olivier Blanchard, capo economista del Fondo monetario internazionale, un autorevole studioso sui cui manuali molti di noi si sono formati negli ultimi decenni. Abbinerò queste due domande.
  Per quanto riguarda le strategie della crescita, durante la crisi abbiamo perseguito una strategia duale: da un lato, promuovere il sostegno alla crescita sostenibile e all'occupazione attraverso riforme e investimenti e, dall'altro, parallelamente, garantire la sostenibilità di bilancio.
  Come ha evidenziato Blanchard, la politica di bilancio è collegata alla crescita economica. Noi siamo pienamente consapevoli dell'effetto delle politiche di bilancio sulla crescita economica. Con riferimento al dibattito sui moltiplicatori keynesiani, in un contesto di crisi economica, con una Pag. 14politica monetaria basata su tassi d'interesse pari a zero, che non è più in grado, quindi, di esercitare una funzione di stimolo, la domanda è: quale sarebbe stata una possibile alternativa ? L'incertezza sugli obiettivi di bilancio nell'Eurozona, infatti, ha fatto aumentare lo spread, il differenziale e i tassi d'interesse e ha fatto sì che molti Paesi si trovassero esclusi dai mercati finanziari. Sappiamo quello che è successo in Grecia, in Portogallo e in Irlanda.
  Ricordo bene i problemi molto gravi dovuti agli elevati rendimenti dei titoli di Stato e all'elevato spread dei tassi di interesse per questi Paesi nel 2010-2011, problemi che hanno portato all'esclusione di tali Paesi dal finanziamento dei mercati. Ciò è poi sfociato in un sostegno condizionale a quei Paesi da parte dell'Eurozona e del Fondo monetario internazionale.
  Non si è trattato di decisioni facili, né per i Paesi in questione, né per l'Eurozona, come ben sapete. Abbiamo dovuto assumerle per preservare l'integrità dell'Eurozona, oltre che in nome della solidarietà. Si tratta di Paesi che adesso stanno attuando profonde riforme economiche e un profondo aggiustamento strutturale per ripristinare la loro sostenibilità economica. In alcuni Paesi alcuni interventi sono stati coronati da successi più rapidi, mentre in altri i successi sono più lenti.
  Ricorderete bene che anche in Italia ci sono stati momenti in cui il Paese si è trovato di fronte a una situazione molto grave dal punto di vista dell'elevato differenziale dei tassi d'interesse e dello spread, situazione dovuta alla mancanza di credibilità delle politiche di bilancio.
  Anche oggi, se noi raffrontiamo l'Italia e la Spagna e guardiamo lo spread sui titoli a dieci anni, o anche a due anni, i tassi a breve, vediamo che l'Italia aveva in passato tassi più bassi. Non è più così. Ora la situazione è un po’ testa a testa, ma la Spagna ha superato l'Italia per quanto riguarda i tassi a breve. Ciò accade in funzione della credibilità sia delle politiche di bilancio, sia delle politiche di crescita ed è anche dipendente dalla stabilità politica dei Paesi.
  Sono d'accordo con Blanchard, e non da oggi, sul fatto che, una volta che noi possiamo permetterci di avere un ritmo di aggiustamento di bilancio un po’ più lento, lo possiamo adottare, perché a quel punto l'impatto sulla crescita economica a breve nei Paesi vulnerabili sarà inferiore. Questa nel 2010-2011 non era, però, un'opzione aperta, perché le politiche di bilancio dell'Eurozona non erano credibili, i disavanzi erano al 7 per cento e ci trovavamo in caduta libera.
  Ora sono cambiate ben tre situazioni. In primo luogo, abbiamo recuperato la credibilità delle politiche di bilancio e continuiamo l'aggiustamento in Italia e in altri Paesi dell'Eurozona. In secondo luogo, l'intervento decisivo della BCE con le operazioni di rifinanziamento a lungo termine e la decisione nell'estate del 2012 sulle transazioni finanziarie hanno stabilizzato i mercati obbligazionari. In terzo luogo, la governance economica rafforzata ha creato un quadro di medio periodo credibile ed efficace per le politiche di bilancio e per le riforme strutturali.
  Per questi motivi oggi c’è maggiore fiducia nei confronti dell'Eurozona e degli Stati membri della stessa, ma si tratta di una fiducia fragile. Dobbiamo continuare a mantenere l'impulso per rafforzare ulteriormente la fiducia e tornare stabilmente sulla strada della ripresa economica.
  Per quanto attiene alle riforme e alla questione dello strumento di convergenza e competitività, è un'idea presentata nel nostro Piano per un'Unione economica autentica e approfondita, alla fine dell'anno scorso. In merito mi sono state poste domande dirette da parte del presidente e di altri parlamentari.
  Più o meno nel mese di novembre noi presenteremo alcune proposte. Riteniamo che questo strumento dovrà sostenere le riforme economiche nei Paesi cosiddetti core e anche nei Paesi cosiddetti periferici, con incentivi finanziari che consentiranno ai Paesi stessi di decidere e di attuare Pag. 15meglio le riforme economiche a sostegno della crescita economica e della sostenibilità di bilancio.
  In uno spirito di apertura e di sincerità, come voi ben sapete – mi conoscete – vi confido che non c’è ancora un accordo completo tra gli Stati membri e in seno al Consiglio sullo strumento di convergenza e competitività. Spero che raggiungeremo in materia magari non una chiarezza totale, ma almeno una chiarezza maggiore, e presto. Sarebbe anche utile per orientare il lavoro della Commissione.
  Il coordinamento ex ante delle riforme strutturali è molto importante. Stiamo realizzando un progetto pilota in seno all’Economic Policy Committee. Sulla base dell'esito di questo progetto decideremo.
  Pensiamo ai cosiddetti spillover, ossia alle ricadute tra gli Stati membri. Rappresentano un punto importantissimo, perché una riforma in un singolo Stato membro può avere una ricaduta positiva o negativa in un altro Stato membro. O anche la mancanza di riforme, che in genere ha ricadute negative. Per questo motivo è importantissimo consultarci all'interno dell'Eurozona.
  Sia la Commissione, nelle raccomandazioni specifiche ai singoli Paesi, ma anche in una raccomandazione rivolta all'intera Eurozona, sia il Fondo monetario, nelle consultazioni ai sensi dell'articolo IV, pongono orientamenti politici all'Eurozona, proprio per tenere conto delle ricadute economiche transfrontaliere tra i diversi Paesi, perché l'area dell'euro, in particolare, è caratterizzata da una fortissima interdipendenza economica.
  Con riferimento al ruolo del Parlamento europeo, esso è già stato rafforzato. Noi siamo favorevoli a un ulteriore potenziamento del ruolo del Parlamento europeo e del suo dialogo economico con la Commissione. Io vorrei vedere un rafforzamento del dialogo anche con gli Stati membri.
  Infatti, nel caso in cui uno Stato membro non assolva ai propri impegni europei per quanto riguarda le politiche economiche e le politiche di bilancio, dato che ciò ha ricadute su altri Stati membri, mi sembra normale che il ministro delle finanze di quello Stato debba spiegare perché il suo Paese si discosta dagli impegni europei, creando problemi per altri Paesi membri dell'Eurozona. Il Parlamento europeo, secondo me, è proprio la sede adatta per seguire queste questioni nell'ambito del dialogo economico.
  Grazie, presidente. Spero di aver risposto alla maggior parte delle domande. Sono naturalmente disponibile a rispondere anche ad altre.
  Avevo omesso di rispondere a una domanda sulla dimensione sociale dell'Unione economica e monetaria. Presenteremo una comunicazione su questo aspetto. Non ricordo la data precisa, ma è già in calendario. Presenteremo una proposta fra poche settimane, durante il mese di ottobre, da cui emergerà la linea della Commissione sulla dimensione sociale della Unione economica e monetaria, un elemento importantissimo per lo sviluppo dell'Unione economica e monetaria.

  PRESIDENTE. Grazie, Vicepresidente. La Commissione, a questo punto, completerà il lavoro iniziato nei mesi scorsi sull'indagine conoscitiva. Penso che il contributo della giornata di oggi ci consentirà davvero di fornire le risposte ai quesiti che erano emersi nelle ultime audizioni e negli ultimi nostri incontri.
  Nel ringraziare ancora il Vicepresidente Rehn, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.10.