Sulla pubblicità dei lavori:
Realacci Ermete , Presidente ... 3
INDAGINE CONOSCITIVA SULLA GREEN ECONOMY
Audizione del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Stefania Giannini.
Realacci Ermete , Presidente ... 3
Giannini Stefania , Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ... 4
Realacci Ermete , Presidente ... 8
Abrignani Ignazio (FI-PdL) ... 8
Realacci Ermete , Presidente ... 9
Giannini Stefania , Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ... 9
Abrignani Ignazio (FI-PdL) ... 9
Bratti Alessandro (PD) ... 9
Giannini Stefania , Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ... 9
Bratti Alessandro (PD) ... 9
Zolezzi Alberto (M5S) ... 9
Dallai Luigi (PD) ... 10
Bianchi Mariastella (PD) ... 10
Busto Mirko (M5S) ... 10
Mannino Claudia (M5S) ... 11
Realacci Ermete , Presidente ... 11
Giannini Stefania , Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ... 11
Realacci Ermete , Presidente ... 12
Giannini Stefania , Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ... 12
Realacci Ermete , Presidente ... 12
Giannini Stefania , Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ... 12
Abrignani Ignazio (FI-PdL) ... 12
Giannini Stefania , Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ... 13
Realacci Ermete , Presidente ... 14
ALLEGATO: Documentazione consegnata dal Ministro Stefania Giannini ... 15
Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: FI-PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Nuovo Centro-destra: NCD;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia (PI);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ERMETE REALACCI
La seduta comincia alle 13.40.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).
Audizione del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Stefania Giannini.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla Strategia energetica nazionale e sulle principali problematiche in materia di energia, l'audizione del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Stefania Giannini.
Ringrazio il Ministro per aver accettato il nostro invito. Le Commissioni riunite VIII (Ambiente, territorio e lavori pubblici) e X (Attività produttive, commercio e turismo) stanno svolgendo da tempo un'indagine conoscitiva sui temi relativi alla green economy, che intendiamo concludere entro la fine di questo mese, prima dell'inizio del semestre europeo di presidenza italiana. Abbiamo condotto l'indagine in maniera molto trasversale, in quanto siamo partiti dall'idea che la green economy non sia un settore produttivo e non coincida con le fonti rinnovabili o con il riciclaggio dei rifiuti, ma sia una chiave trasversale per cambiare tutta l'economia. Essa chiama in ballo, quindi, tutti i settori produttivi: abbiamo ascoltato tutti i soggetti interessati, imprese, sindacati, associazioni, professionisti; soprattutto, abbiamo in corso una grande sfida sui saperi, sulla conoscenza e sull'innovazione e per questo ascoltiamo lei.
Sappiamo che anche questa è una sfida trasversale, in quanto sta emergendo una forte sensibilità sul tema. Come ho potuto constatare qualche giorno fa all'Università degli studi Roma Tre, anche a livello universitario non vi è un corso ad hoc, in quanto occorre che questi temi penetrino in tutte le discipline.
Da un'indagine svolta da Unioncamere e dalla Fondazione Symbola risulta che il 40 per cento delle assunzioni dell'anno scorso sia legato alla green economy, ossia al fatto che le imprese hanno effettuato investimenti in campo green. Questa percentuale sale al 61 per cento per le assunzioni in ricerca e sviluppo. È chiaro che c’è una sfida dei saperi in questa materia.
Approfitto dell'occasione anche per chiederle, poiché si tratta di una sfida che attraversa tutti i saperi e tutti i settori, se il Ministero si stia organizzando in merito, dal momento che si parla di un investimento consistente e positivo sulla qualificazione del patrimonio edilizio scolastico, che evidentemente dovrà essere collegato anche alla messa in sicurezza antisismica. Oltre la metà delle nostre scuole è stata costruita prima che venissero emanate norme antisismiche e di risparmio energetico. Le nostre scuole sono spesso molto arretrate da questo punto di vista. Secondo i dati della Consip, l'insieme del patrimonio edilizio italiano consuma 5 miliardi di euro all'anno di energia e le scuole consumano 1 miliardo e 300 milioni Pag. 4di euro: è possibile ridurre enormemente tale consumo, con vantaggio per le spese pubbliche.
Vorrei capire come si stiano selezionando i progetti e quali garanzie ci siano che tali risorse, positive anche per i loro effetti occupazionali anticiclici, siano finalizzate – come chiede, peraltro, anche l'Europa – al consolidamento antisismico e al risparmio energetico.
Do quindi la parola al Ministro Giannini per lo svolgimento della relazione.
STEFANIA GIANNINI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Grazie, presidente. Buongiorno, onorevoli deputati. Grazie per l'invito. Ho cercato di interpretare l'esigenza che è alla radice dell'indagine che state conducendo su un tema molto caro non solo alle due Commissioni coinvolte, ma all'intero Paese. Cercherò di illustrare il tema, anche nella prospettiva di ricerca e innovazione del settennio europeo che ci accingiamo a iniziare, mettendo in evidenza sostanzialmente due aspetti. Il presidente mi invita a fornire dati anche su un terzo aspetto, che francamente non avevo direttamente incluso nella mia relazione, ma che facilmente posso esporvi sul piano del metodo e dei contenuti: vi forniremo a breve anche i dati.
Mi concentro ora sulle azioni che il Ministero sta ponendo in essere sul piano della ricerca in questo settore tematico cruciale e strategico, con particolare riferimento al quadro europeo. Credo che questo sia l'elemento che ha spinto le due Commissioni a svolgere l'indagine conoscitiva in questione.
Non mi soffermo sui contenuti e sul valore del concetto di green economy. Esso è nato negli anni Ottanta in ambito anglosassone e poi si è sviluppato in tutta la cultura occidentale, particolarmente in quella europea, penetrando più che in maniera verticale, ossia con specifici insegnamenti e specifici settori di riferimento, in maniera pervasiva e diffusa, in ambito sia accademico, sia di ricerca collegata al mondo dell'innovazione e, quindi, della produzione industriale.
Mi permetto solo di citare alcuni dati che rappresentano un approfondimento rispetto a quanto lei ha prima affermato. Nel 2013 il 42 per cento delle assunzioni dei giovani, cioè al di sotto dei trent'anni, da parte delle imprese italiane si è registrato proprio in quei settori che effettuano investimenti cosiddetti green e che rappresentano il 22 per cento del totale: si tratta di una cifra significativa. Tra le assunzioni, la tipologia di contratto a tempo indeterminato raggiunge il 52 per cento, per arrivare al 40 per cento per tutti coloro che non sono connessi al settore green. C’è, quindi, una tendenza a fidelizzare e a stabilizzare personale qualificato che nelle aziende possa occuparsi stabilmente di questo settore.
Complessivamente, se guardiamo al settore più propriamente inseribile nel cosiddetto R&D, ossia nella ricerca e sviluppo, il totale delle assunzioni del 2013 da parte delle aziende italiane rappresenta il 61 per cento, secondo il Rapporto GreenItaly. Questo è un dato estremamente significativo. Tutto ciò ci porta a dire che l'opportunità dell'investimento in ricerca legata all'economia verde – ma io direi anche all'economia blu, l'altro segmento che si è aggiunto al settore dell'ecologia di sistema, che risale agli anni Ottanta e al report del Governo britannico sulla green economy, nel quale per la prima volta questa espressione viene citata – riguarda un investimento in crescita sia di tipo quantitativo, sia di interesse tematico, sia di possibilità di sviluppo. I percorsi di sviluppo attraverso cui si può immaginare di operare – in proposito, l'European Environment Agency ha pubblicato una relazione molto accurata sui temi di carattere generale – sono l'aumento della prosperità e il conseguente miglioramento della qualità della vita, senza che ciò comporti un peggioramento dello stato di salute, e prevedono tre differenti princìpi che devono essere applicati: innovazione e riqualificazione dei processi produttivi, mirando a ridurre gli impatti e ad aumentare l'efficienza dell'impiego delle risorse; incentivazione del rapporto tra sistema pubblico della ricerca – in particolare, Pag. 5quelli più legati alla green economy sono i settori dell'energia, dei trasporti e dell'ambiente – e il sistema produttivo privato; promozione di una cultura diffusa della responsabilità, che a livello di promozione di saperi non specialistici, in questo caso, ma di cultura acquisita a livello sociale, spetta anche alla scuola e a quegli strumenti educativi che non sono necessariamente legati alle competenze universitarie.
Noi abbiamo a che fare, in sostanza, con un capitale naturale che deve essere messo a buon frutto sul piano industriale, rientrando in questa nuova filosofia di green e blue economy, con una ricerca di base che si colleghi sempre più intimamente a questo tipo di sviluppo e di produzione industriale e con una diffusione culturale che deve permeare la società a tutti i livelli, anche al di fuori dei settori specialistici. Questi sono i tre pilastri su cui lavorare e su cui il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca è, direttamente o meno direttamente, coinvolto.
Vorrei concentrarmi sulla descrizione accurata di quello che il Ministero ha fatto e sta facendo in questo specifico capitolo. Le azioni che il MIUR ha sostenuto nel settore cosiddetto della green economy si collocano nell'ambito del Programma operativo nazionale Ricerca e competitività, cofinanziato attraverso risorse nazionali e fondi europei, che nel settennio 2007-2013 è stato sostenuto dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca con 109 progetti in ambito di energia, con questa specifica etichetta. Sessantasei di questi progetti sono stati finanziati direttamente e il resto è stato finanziato attraverso bandi di competenza del Ministero dello sviluppo economico, con il quale l'interazione con riferimento a tale capitolo è molto fitta. L'importo complessivo è pari a poco più di 600 milioni di euro: tale cifra non è particolarmente consistente rispetto a quelle che l'Unione europea destina a questo specifico settore, ma ha comunque un suo valore. Nel documento che ho depositato unitamente alla relazione, sono dettagliatamente descritti i progetti ed è possibile trovare una descrizione di quanto viene fatto specificamente in ogni settore. Oltre al finanziamento di attività di ricerca orientate a sviluppare una conoscenza di base in ambito green economy, attraverso il Fondo per gli investimenti nella ricerca scientifica e tecnologica (FIRST), destinato a università e ad enti pubblici di ricerca, il Ministero ha destinato 266 milioni di euro a trenta progetti vincitori dell'avviso pubblico per lo sviluppo e al potenziamento di otto cluster tecnologici nazionali. Molti di questi cluster sono costruiti intorno alle traiettorie cosiddette di sviluppo tecnologico, scientifico e imprenditoriale del Paese. Tutti e otto affrontano temi che io definirei «chiave», cruciali per il settore dell'economia verde. In particolare, si tratta dei seguenti cluster: fabbrica intelligente (che contiene un'insita specifica allusione al tema dell'ecosostenibilità), chimica verde, mezzi e sistemi per la mobilità di superficie terrestre e marina, agrifood, tecnologie per le smart community e tecnologia per gli ambienti di vita.
Sono 456 i soggetti coinvolti direttamente in questa parte della «clusterizzazione» FIRST: 112 appartengono al mondo della ricerca pubblica e 344 a quello della ricerca industriale. Come vedete, c’è un orientamento molto forte anche di investimenti attratti dal mondo industriale. Quando parlo di ricerca pubblica, parlo di università, di enti pubblici, di istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, di tutto ciò che rientra nel settore di ricerca attiva pubblica. Tra questi soggetti, 140 sono grandi imprese private e 204 piccole e medie imprese. Molte sono start-up. C’è anche un forte orientamento alla valorizzazione, nel settore della green economy, delle giovani competenze e del fenomeno dell'autoimprenditorialità.
L'investimento complessivo di 266 milioni di euro, che vanno ad aggiungersi ai circa 600 milioni di euro ai quali prima facevo riferimento, si articola in 170 milioni di euro di contributo alle spese e 96 milioni di euro di credito agevolato. C’è anche una parte destinata proprio all'iniziativa Pag. 6specifica o dei singoli progetti o delle singole iniziative imprenditoriali. Ognuno di questi otto cluster rappresenta, nel rispettivo ambito di attività, una rete ampia e inclusiva di quelle che possiamo definire le eccellenze italiane che operano su tutto il territorio nazionale in campo di green economy. Per questo motivo è legittimo, credo, aspettarsi da ciascun cluster la capacità di attrarre, oltre a questi fondi (utili per l'avvio dell'attività), ulteriori investimenti, sia pubblici, sia privati, che possono essere immaginati come finalizzati allo sviluppo e all'impiego di capitale umano qualificato. Mi riferisco a quanto prima affermava il presidente, in relazione a un crescente numero di corsi di post graduation, di dottorato, che nelle università italiane si stanno costituendo e rafforzando in questo settore, con un obiettivo finale, quello di incrementare la qualità dei prodotti di ricerca e, quindi, la loro competitività, prima europea e poi internazionale.
Per rafforzare questo lavoro dei cluster, che è relativamente recente, sono state intraprese altrettanto recentemente due azioni: una task force, in particolare, per il recupero dei pagamenti pregressi, sia sui bandi cluster, sia sui bandi smart city, che risalivano al 2012. Si tratta di un'iniziativa che è stata molto positiva, ma che finora ha lasciato quote residue di possibile recupero.
Su questo tema il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca sta lavorando insieme al Ministero dell'economia e delle finanze, in modo che non risultino sprechi o non vi siano risorse non impiegate, considerato che l'investimento ammonta a quasi un miliardo di euro.
In secondo luogo, da parte bottom-up dei rappresentanti di questi otto cluster, di ambito sia pubblico, sia privato, è arrivata una forte sollecitazione che ci ha spinto a costruire un sistema di governance e di coordinamento tra i cluster stessi, in modo che ci possano essere addensamenti tematici, approfondimenti e, quindi, azioni anche di sistema che mettano più a capitale comune le iniziative che vengono prese.
Questo mi sembra uno sforzo che ci porta anche a finalizzare meglio gli investimenti fatti finora e le attività in corso, sia pubbliche, sia private, nell'orizzonte di Horizon 2020 che è il nuovo grande programma di finanziamento della ricerca europea che investirà il settennio 2014-2020 con 78 miliardi disponibili. Molti di questi fondi sono anche, direttamente o indirettamente, relativi al tema della green economy e della blue economy.
Proprio ieri si è tenuta a Bruxelles una sessione formale sulla ricerca e sul settore spaziale. Per quanto riguarda la ricerca, l'Italia ha presentato, come presidenza entrante, un programma di cooperazione euromediterranea che ha come obiettivi tematici principali l'acqua e il cibo: si tratta di temi intimamente collegati a questo settore. Inoltre, il 22 aprile di quest'anno l'Italia ha presentato la versione definitiva dell'accordo di partenariato fra l'Italia stessa e la Commissione europea, relativamente al censimento di fondi strutturali e di investimento e alle potenzialità che si pongono oltre a Horizon 2020. Tale accordo è finalizzato all'utilizzo dei Fondi strutturali di investimento europei (ESIF), che forniranno una quantità di risorse disponibili molto imponente.
Questo documento prevede l'integrazione degli aspetti ambientali che ho citato, negli undici obiettivi tematici che sono stati identificati. In ciascuna di queste scelte tematiche settoriali si dovrà esplicitare il possibile riferimento al macrotema della green economy. Cito, ad esempio, l'ecoinnovazione, la bioeconomy, la blue economy, tutti sottosettori che possono essere poi riferiti e, quindi, tematicamente aggregati all'interno dei macroprogetti.
Posso esemplificare, presidente, senza addentrarmi nella griglia degli obiettivi tematici, che sono tanti e articolati, rimando alla relazione scritta per un approfondimento.
Ad esempio, l'obiettivo tematico n. 1 è rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l'innovazione. Il documento sottolinea che l'Italia ha recepito e interpretato Pag. 7in modo molto coerente con le proprie caratteristiche distintive questo approccio alla politica di sviluppo innovationdriven indicata dalla Commissione europea per tutto il settennio 2014-2020 e definita Smart Specialisation Strategy, che in fondo è la S3, uno dei pilastri e degli orientamenti basilari in questo settore.
Questo approccio, ovviamente, richiede l'individuazione di specifici percorsi di crescita sostenibile basati sull'innovazione, che tengano conto delle competenze locali e dell'opportunità tecnologica e di mercato globale, ma anche della possibile integrazione con il mondo imprenditoriale, sia di alto livello, in senso dimensionale, sia a livello delle piccole e medie imprese che anche sul piano nazionale sono molto coinvolte, anche numericamente più coinvolte in questo settore rispetto ai grandi gruppi.
Inoltre, all'interno della Smart Specialisation Strategy si è inteso estendere al sistema delle PMI in campo agricolo e agroalimentare un'intensificazione degli investimenti in ricerca e sviluppo, in particolare quelli finalizzati alla valorizzazione del paesaggio e al miglioramento dell'efficienza energetica e delle risorse. Si tratta di un insieme di iniziative che mirano a destinare i fondi a specificazioni che sono anche di tipo ambientalista, per usare una definizione forse un po’ arcaica, ma che richiama un tema che dovrebbe diventare un pilastro dello sviluppo dei prossimi anni, ossia la difesa e la tutela del paesaggio, nonché l'accordo di questo tema con lo sviluppo dell'economia verde e dell'economia blu in campo marino.
Un altro esempio interessante è quello dell'Obiettivo tematico 10, che prevede di investire nell'istruzione, nella formazione, nella formazione professionale per competenze e nell'apprendimento permanente. Esso cofinanzia interventi formativi che intendono non solo inserire nuove professionalità in questo specifico settore di mercato, ma anche riqualificare professionalità già mature. Anche questo è uno dei settori in cui vi è una distribuzione piuttosto equilibrata tra l'investimento delle nuove risorse, dei giovani che devono acquisire una specializzazione e poi entrare nel mercato del lavoro, e una necessaria riqualificazione del personale già maturo, che ha bisogno di aggiornarsi su questi temi specifici.
Per concludere, non posso non fare un riferimento all'importanza di Horizon 2020 come programma quadro che complessivamente finanzia il settennio 2014-2020, peraltro con un'imponente assegnazione di risorse, ossia 78 miliardi di euro. Questo è l'unico capitolo, insieme a quello della mobilità, Erasmus Plus, in cui si è registrato il segno «più» nel bilancio della Commissione europea. Vi ricordo questo aspetto, che mi sembra importante, anche ai fini di una cultura e di una sensibilità dell'economia verde e di tutto ciò che essa comporta e, quindi, di una «ecosensibilità». Si tratta di un programma che procede per aggregazione tematica, con un approccio specificamente ed esplicitamente interdisciplinare, finalizzato a far affrontare alla società europea e, quindi, agli Stati dell'Unione, le cosiddette grandi sfide sociali le societal challenges che avrete sicuramente visto in altre occasioni di riflessione, in questa e in altre sedi. Si parla dell'invecchiamento della popolazione, del cambiamento climatico, del tema dell'acqua e della purificazione delle risorse e dell'approvvigionamento delle risorse soprattutto in zone del Sud dell'Europa, che rischiano, in qualche caso, un esaurimento o una penuria di accesso. Si parla di sicurezza alimentare, di salute e di benessere dei cittadini. Sono questi i grandi temi, le grandi sfide che solo con un approccio interdisciplinare e con un collegamento veramente molto stretto tra questa ricerca curiosity driven, stimolata da un approccio squisitamente sganciato dall'attività produttiva, e una ricerca applicata a questi temi possono trovare soluzioni innovative, anche di lungo termine e di sostenibilità.
Da qui sono derivati anche i temi che conoscete molto bene, sicuramente più di me, sviluppati anche in ambito OCSE, dell'introduzione di altri parametri di valutazione, oltre al PIL, della qualità della vita, il famoso indicatore benessere equo e Pag. 8sostenibile (BES): si tratta di un movimento culturale a livello europeo e, mi permetto di aggiungere, forse anche con uno spettro più ampio a livello internazionale. L'ambito OCSE è sempre pionieristico rispetto ad alcuni temi, anche nei confronti della Commissione europea, almeno nel campo della ricerca, e crea un orizzonte molto importante, foriero di grandi opportunità.
Il Governo italiano, presidente, ha la grande e straordinaria opportunità di presiedere questo semestre e di essere, quindi, il traghettatore tra la vecchia e la nuova Commissione europea: sarà inoltre mio onere e mio grande onore promuovere la ricerca e, in alcuni casi, la ricerca e lo sviluppo, congiuntamente con il Ministero dello sviluppo economico. Credo, quindi, che gli sforzi che sono stati fatti finora debbano collegarsi ancora più direttamente a questa grande macchina europea, che ci offre una grande possibilità di essere protagonisti.
Per quanto riguarda l'edilizia e i temi dell'efficientamento energetico e del miglioramento, su un patrimonio scolastico che per l'80 per cento è costituito da edifici molto precedenti, risalenti agli anni Settanta e Ottanta, i criteri di costruzione e di ammodernamento in chiave di risparmio energetico sono uno degli obiettivi del grande Piano nazionale di finanziamento dell'edilizia.
Ovviamente, questo riguarda gli edifici nuovi e, quindi, una percentuale sicuramente non maggioritaria nel plafond delle risorse destinate. Ci sono anche gli interventi di recupero, laddove, naturalmente, è possibile farli.
PRESIDENTE. È sempre possibile, anche se magari non al 100 per cento. Inoltre, c’è da considerare anche la sicurezza antisismica. Sicuramente, la maggioranza delle nostre scuole è stata costruita prima che venissero emanate le norme antisismiche e sappiamo che questo è un problema.
Io ringrazio il Ministro per la relazione molto puntuale. Prima di dare la parola ai colleghi per le domande, ne vorrei formulare due, stimolate dalle sue considerazioni. Una riguarda i fondi europei.
L'Italia, in realtà, è stata «rimandata» dall'Europa per il primo Piano di utilizzo del quadro comunitario di sostegno 2014-2020, perché esso era carente proprio in campo ambientale. L'Europa ci dice che il 20 per cento di tutti i fondi deve essere finalizzato a iniziative di mitigazione o di adattamento. Per mitigazione si intende riduzione delle emissioni di CO2, ivi incluso il risparmio energetico, e per adattamento la difesa idrogeologica e così via.
Il primo Piano che noi abbiamo consegnato a Bruxelles non rispettava tale quadro. Immagino che questa situazione valga anche nel campo della ricerca. Probabilmente, l'Europa chiede che almeno il 20 per cento dei fondi per la ricerca sia finalizzato in queste direzioni. Cosa si sta facendo in merito a tale aspetto ?
Aggiungo una seconda questione, su cui però non chiedo una risposta. Ho letto che si parla di un riassetto generale degli enti di ricerca. Sarebbe interessante se in questo riassetto, le finalità e le missioni venissero aggiornate anche alla luce dei nuovi indirizzi necessari nelle politiche.
Ringrazio il Ministro Giannini per la completezza della sua relazione e do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
IGNAZIO ABRIGNANI. Signor Ministro, prendendo spunto da quanto affermato dal Presidente Realacci, anche a me piacerebbe rivolgerle domande diverse, ad esempio sul credito di imposta sulla ricerca. Ritengo, però, che, per correttezza anche nei suoi confronti, io mi debba limitare all'argomento in discussione oggi. Parlare del credito d'imposta nella ricerca sarebbe interessante, ma non è questa la sede per farlo, perché oggi lei è venuta qui a parlare di green economy.
Sul tema c’è indubbiamente un concetto di fondo che riguarda il rapporto ambiente-scuola, legato a quello che bisogna fare. Come sempre, però, bisogna fare Pag. 9le cose avendo a disposizione le risorse necessarie, e questo è un altro grande problema.
Ho un figlio che frequenta l'università, uno il liceo e uno l'asilo. Ognuno ha i suoi problemi che sono riconducibili a obiettive carenze della scuola pubblica. Mi rendo conto che si tratta di un problema di risorse.
Quanto all'efficientamento energetico di cui lei ha parlato alla fine del suo intervento, io ritengo che, al di là dell'aspetto costruttivo, esso possa liberare risorse, perché oggi un efficientamento energetico realizzato in maniera corretta arriva a far risparmiare il 30 per cento della bolletta. Per curiosità del tutto personale, vorrei capire qual è il costo dell'energia nelle nostre scuole.
PRESIDENTE. Si tratta di 1,3 miliardi di euro all'anno.
STEFANIA GIANNINI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Sì, il risparmio sarebbe pari a circa 400 milioni di euro.
IGNAZIO ABRIGNANI. A questo punto, ritengo che un Piano programmatico a risorse date come risparmio potrebbe essere utilizzato in maniera positiva. Io ritengo che il Ministero – su questo la sollecito –, partendo dalla green economy, debba impegnarsi a programmare gli interventi di cui, come diceva il presidente Realacci, hanno bisogno le nostre scuole, non solo dal punto di vista dell'efficientamento energetico, ma anche rispetto al suolo e all'aspetto sismico.
ALESSANDRO BRATTI. Grazie, signor Ministro. Sono arrivato un po’ in ritardo e, quindi, non so se lei abbia già accennato al tema dei cluster sulla chimica verde. In generale vi ha accennato, ma vorrei sapere, specificatamente sulla chimica verde, quale tipo di sinergie abbiate in piedi anche con il Ministero dello sviluppo economico. Secondo me, sulla questione della chimica verde, oltre alla presenza di imprese italiane molto importanti, occorre porre attenzione al tema della riqualificazione dei siti industriali e a quello delle bonifiche. Credo che ci sia un filo conduttore molto importante.
La seconda questione è più specifica, ma credo che lei ne sia al corrente: è stata oggetto di alcune interrogazioni ed è importante anche per la credibilità dell'azione che il Governo sta mettendo in campo. Mi riferisco al tema delle smart cities. Il bando è stato emanato nel 2012 e prevedeva circa 20 milioni di euro, soprattutto per i giovani ricercatori, per la riqualificazione urbana. È un bando interessante, ma per la sua applicazione si stanno riscontrando problemi seri. Questi ragazzi hanno già iniziato a lavorare, perché il bando è triennale, e stanno impiegando risorse proprie.
STEFANIA GIANNINI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Si riferisce al bando 2012, in merito al quale ho già parlato.
ALESSANDRO BRATTI. Chiedo scusa, ma sarebbe veramente importante anche per la credibilità del Governo, visto che non si tratta di tantissimi soldi, inviare a questi ragazzi un segnale positivo, un segnale importante. Questi ragazzi hanno partecipato ai bandi, li hanno vinti, sono stati ammessi al finanziamento e hanno cominciato a lavorare, ma le piccole imprese che si sono create in diversi posti in Italia rischiano di saltare per aria. È una raccomandazione che segnalo al Governo.
ALBERTO ZOLEZZI. Io sottolineo all'attenzione del Ministro tre problemi. Alcune questioni sono già state affrontate, come quella relativa all'amianto nelle scuole. Sembra che vi siano ancora da 2.400 a 3.000 scuole con presenza di amianto. È in corso di discussione una risoluzione presso la Commissione Ambiente, nella quale cercheremo di inserire anche tale problematica.
In merito alle scuole localizzate in comuni siti di interesse nazionale (SIN), sono emersi da poco i dati dell'aggiornamento dello studio SENTIERI, che sono Pag. 10piuttosto impegnativi. Su questi dati avete un'interfaccia tra Ministeri ? È importante che ci sia una spinta dal Ministro dell'ambiente per le bonifiche delle aree SIN. La vicinanza delle scuole ad attività produttive, comprese le centrali, non è presa in considerazione da nessuna linea guida regionale. Abbiamo segnalazioni di casi davvero anomali di centrali di combustioni varie proprio accanto alle scuole.
LUIGI DALLAI. Pongo due domande rapide, una delle quali già accennata dal presidente Realacci, sul riordino degli enti di ricerca. Vi sono direttive sull'attuazione dei protocolli europei per l'efficientamento energetico e l'Enea è la figura istituzionale adibita al monitoraggio e al controllo. Abbiamo, peraltro, il CNR, numerose accademie e anche un ente non vigilato dal MIUR, ma dal Ministero dell'ambiente, l'ISPRA, dedicati al monitoraggio e anche all'approfondimento, non applicativo, ma di ricerca pura, sul cambiamento climatico e sulla qualità dell'aria e dell'ambiente. Le chiedo se ci può illustrare sommariamente, per sommi capi, le linee per il riordino di tale settore.
La seconda domanda è relativa ai bandi europei e ai fondi europei per la ricerca. Abbiamo un problema oggettivo di accesso ai fondi europei, in quanto le nostre strutture di ricerca sono molto spesso finanziate attraverso bandi locali, emanati da amministrazioni locali e regioni. Si tratta di progetti molto applicativi e anche molto limitati.
Questi progetti evidentemente vanno a influire sulla qualità della ricerca e, quindi, sulle pubblicazioni dei ricercatori, i quali poi si trovano a non avere curricula sufficienti per partecipare a bandi europei. Ci può dire cosa intende fare il Ministero per agevolare quanto meno finanziariamente la ricerca pura, per poi accedere ai finanziamenti europei ?
MARIASTELLA BIANCHI. Ringrazio il Ministro. Vorrei unirmi alle considerazioni del presidente Realacci e del collega Bratti sull'attenzione al clima da parte dell'Unione europea e, quindi, anche del nostro Governo e sull'attenzione alla chimica verde.
Chiedo, però, più specificamente, se vi sia una valutazione o un indirizzo per orientare in modo prioritario gli strumenti di credito o di sostegno alla ricerca verso tecnologie verdi, green economy, sistemi di accumulo, energie rinnovabili, bioeconomia, economia circolare e tutto ciò che ci può venire in mente e che può ulteriormente venire in mente, se i ricercatori lavorano in questa direzione, per sostenere finalmente una politica industriale del nostro Paese che vada nella direzione giusta e che noi auspichiamo.
MIRKO BUSTO. Parlare di green economy significa parlare di ecoefficienza, ossia di modi diversi di produrre e di condurre la vita quotidiana, cercando di disaccoppiare la crescita al consumo di risorse e le emissioni di inquinamento. Si parla di questo disaccoppiamento in chiave europea.
L'ecoefficienza, però, non è sufficiente. Bisogna cominciare a svolgere un altro tipo di discorso, di cui sento parlare pochissimo, che riguarda il concetto di ecosufficienza. Si comincia a parlare, infatti, di «ecosufficienza». Ciò significa elaborare stili di vita interna alternativi, modi di vita alternativi che ci permettano di andare oltre l'abbassamento dei consumi.
Il Total Material Requirement, elaborato dal Worldwatch Institute, è un indice che valuta il quantitativo totale di risorse utilizzate. È stata svolta un'analisi interessante che evidenzia come, rimanendo invariata la ricchezza misurata con il PIL attuale, per mantenere una sostenibilità delle produzioni sia necessario aumentare l'ecoefficienza del 90 per cento, mentre, mantenendo la crescita economica costantemente al 3,5 per cento, la percentuale sarebbe del 99 per cento. Questo ci fa capire che occorre investire anche in ecosufficienza.
Di recente ci siamo occupati di alimentazione: si è parlato di sicurezza alimentare e di cambiamento climatico legato alla sicurezza alimentare, perché l'agricoltura Pag. 11verrà probabilmente danneggiata dall'aumento delle temperature e potranno così ridursi le produzioni. Bisogna fare ricerca per capire se sia possibile elaborare stili di vita alimentari alternativi. Lo dico perché di recente, nel 2006, la FAO ha svolto uno studio, che si chiama Livestock's Long Shadow, secondo il quale il 70 per cento dei suoli agricoli mondiali è usato per l'allevamento. Tale attività genera oltre il 18 per cento di emissioni globali di gas serra. In quest'ottica, risulta abbastanza ovvio a chi fa un'analisi compiuta, estesa oltre i confini del proprio Paese, che sia necessario ripensare a cosa mangiamo, a cosa mangeremo nei prossimi secoli, a quali diete dovremo adottare, ma non si fa ricerca in quest'ambito.
Abbiamo contattato l'Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (INRAN) del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (CRA) che si occupa del tema e dovrebbe svolgere attività di ricerca: ha fatto ricerca, per esempio, sulla dieta mediterranea, ma non su come nutrire il pianeta, la popolazione italiana e la popolazione di questo pianeta nei prossimi 50-100 anni. In quest'ottica, le chiedo se sia il caso, secondo lei, di investire in ecosufficienza, ovvero di ripensare gli stili di vita. Non basta la green economy.
CLAUDIA MANNINO. Interverrò molto velocemente. A proposito di chimica verde, in Commissione Ambiente, in questi giorni, abbiamo esaminato il decreto legislativo recante attuazione della direttiva europea n. 33 del 2012, relativa alle quantità di zolfo nei carburanti marittimi. Esaminando il testo con riferimento a ciò che lo zolfo contenuto nei carburanti per la navigazione marittima comporta, ci si è resi conto che c’è un duplice problema, forse anche triplice. Bisogna incentivare il trasporto marittimo delle merci, che si concentra prevalentemente sulle navi. Già questo aspetto presuppone un nuovo modo di produrre il carburante, che deve comportare un minore impatto. Con la chimica verde si fa già un passo avanti su questo fronte ? Peraltro, la Comunità europea ci dice già che, da un lato, questo prodotto non è ancora disponibile e, dall'altro, che servono controlli più stretti verso i produttori dei carburanti. Contemporaneamente, si rischia l'ennesima procedura di infrazione, perché questo carburante con una percentuale dello 0,5 per cento di zolfo dovrebbe essere utilizzato obbligatoriamente dal 1o gennaio 2015.. Tuttavia, la produzione industriale nazionale, ma anche esterna all'Italia, è ancora arretrata rispetto a questo metodo. Vorrei sapere se c’è un'accelerazione in tal senso, anche perché si rischia che, a fronte delle procedure d'infrazione, si incentivi nuovamente un trasporto su gomma che è, invece, sicuramente molto più di impatto rispetto a questo tipo di trasporto. Con riferimento alle piccole e medie imprese, vorrei sapere se valutate l'ipotesi di estendere questo vincolo, con apposite agevolazioni per il settore, non solo alle navi, ma anche alla pesca, nell'ambito della quale si utilizza una fetta molto importante delle tipologie di mezzi che attraversano i nostri mari e utilizzano i nostri porti.
PRESIDENTE. Grazie, collega Mannino, anche se il Ministro Giannini non ha la competenza specifica in materia.
Do la parola al Ministro Giannini.
STEFANIA GIANNINI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Senza addentrarmi in temi, ahimè, molto specialistici, apprezzo e ammiro la competenza tecnica dei colleghi intervenuti.
Presidente Realacci, la relazione della Commissione europea effettivamente indica, tra i miglioramenti da apportare, anche l'orientamento che l'investimento in programmi di ricerca sia almeno al 20 per cento. Nel documento che abbiamo inviato in replica un mese fa, abbiamo ripreso anche questo argomento: si tratta di tradurlo nel finanziamento e nell'incentivazione su quei programmi specifici.
Riguardo a uno dei temi sollevati dall'onorevole Bianchi, effettivamente, l'incentivazione formalizzata non è menzionata – non ho memoria di programmi che Pag. 12eroghino risorse se si tratta di sistemi di accumulo –, ma risulta soprattutto all'interno del quadro della relazione della Commissione europea sulla precedente gestione dei fondi strutturali, che riguardava alcuni temi, tra cui quello della green economy nella sua complessità, nonché Horizon 2020, che è permeato proprio da tali argomenti, sia specificamente, sia indirettamente.
In ordine agli enti di ricerca – tema sollevato dal presidente e dall'onorevole Dallai –, nel Consiglio dei ministri in cui il Ministro Madia ha presentato le linee guida per la riforma della pubblica amministrazione, si è specificamente dedicato un capitolo all'aggregazione e alla razionalizzazione degli enti di ricerca: si tratta di due termini che hanno un valore molto preciso.
Vi è la necessità, anche molto urgente, di svolgere una riflessione che non è solo del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca – che è il Ministero competente, in quanto esercita il controllo su 12 dei 22 enti di ricerca esistenti nel Paese (è stato citato, in proposito, l'ISPRA) –, ma è condivisa con gli altri Ministeri più direttamente coinvolti – in particolare il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e il Ministero dello sviluppo economico – e, in un ambito più generale, con il Consiglio dei ministri.
Il tema relativo allo spazio è in intima condivisione con quello della difesa, ovviamente: Si tratta di un intero capitolo che, secondo me, è urgente e importante mettere sul tavolo.
Ritengo necessaria un'aggregazione tematica. Non so se l'idea che altri Paesi hanno come modello, in alcuni casi in corso di realizzazione, in altri in corso di superamento, dell'Agenzia unica per la ricerca – una struttura che di solito si colloca, a seconda dei modelli istituzionali, presso la Presidenza del Consiglio –, sia la soluzione possibile e migliore per l'Italia. Tale questione dovrà essere urgentemente affrontata, senz'altro con un intento di razionalizzazione, al fine di evitare sovrapposizioni, che non portano mai a un buon fine.
Procedo in maniera analitica. Il vicepresidente della X Commissione Abrignani mi ha rivolto domande su ambiente e scuola e sulla necessità di efficientamento energetico mirato, con fondi e politiche che lo incentivino. Rispondo anche in merito al tema dell'edilizia, perché noi su questo sostanzialmente possiamo lavorare. La nostra interazione sul tema deve avvenire di concerto con il Ministero dell'ambiente, che ha destinato al nostro settore 300 milioni di euro per l'efficientamento energetico. Affronteremo il tema in Consiglio dei ministri con il Ministro Galletti nei prossimi giorni. Non è sicuramente una cifra esaustiva per i bisogni, che sono tanti.
PRESIDENTE. Ministro, come abbiamo detto anche al Ministro Galletti, non c’è solo il problema dei 300 milioni di euro, ma anche il problema di «condizionare» i 3 miliardi di euro.
STEFANIA GIANNINI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Il sottosegretario Reggi sta seguendo molto da vicino tale problematica, unitamente al capitolo relativo all'edilizia. Tuttavia, bisogna distinguere. È chiaro che le nuove edificazioni sono, per definizione, mirate a questo obiettivo, considerate la certificazione obbligatoria, nonché una cultura e una sensibilità indiscutibilmente ormai diffuse.
Sul piano, invece, dell'adeguamento delle vecchie strutture e del restauro, laddove è necessario, a volte, vi sono richieste che non necessariamente intervengono su questo aspetto. Andrebbe inserito. È un possibile spunto.
PRESIDENTE. Lo chiede anche l'Europa.
STEFANIA GIANNINI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Non posso dire che sia formalizzato ad oggi, ma è sempre possibile farlo.
IGNAZIO ABRIGNANI. La mia richiesta è proprio di inserirlo, come auspicio e come progettualità, di indicandolo come una priorità.
Pag. 13 STEFANIA GIANNINI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Questo c’è. Bisogna poi formalizzarlo, perché si parla di poco più di 3 miliardi di euro: cifra pari a dieci volte quella da lei menzionata, che riguarderà circa 10.000 interventi in tutto il Paese, considerando che i plessi sono complessivamente 8.000, ma gli edifici singoli sono molti di più, circa 45.000. Si tratta, sostanzialmente, di un quarto del patrimonio edilizio nazionale, il che non è poco.
Sui cluster avevo detto, ma volentieri lo ripeto, che, oltre a una costante e fitta interazione con il Ministero dello sviluppo economico, che è necessaria e va nella direzione auspicata da lei, c’è un altro aspetto che avevo citato ed è contenuto nella relazione. Stiamo cercando di mettere in coordinamento e in possibile aggregazione tematica tra di loro i cluster, in modo tale che non ci sia una dispersione di patrimonio innovativo e anche di patrimonio produttivo.
Per quanto riguarda i bandi smart, ho creato una task force con il Ministero dell'economia e delle finanze perché mi sono resa conto che vi sono delle perdite nel sistema. Alcune derivano dal ritardo dei pagamenti da parte del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca. In questo senso abbiamo cercato di accelerare, nei limiti del possibile, quanto già non fosse avviato burocraticamente, che era un percorso a dir poco farraginoso. Ormai è così. Il bando era quello e va rispettato, anche nei tempi di pagamento, ma soprattutto nella gestione dei fondi. Quanto alle questioni sollevate dall'onorevole Zolezzi, relative all'amianto, alle scuole in zone siti di interesse nazionale (SIN) e alle scuole vicino alle attività produttive a rischio o comunque non felicemente collocate, si tratta di temi ben presenti all'attenzione del Ministero. Il discorso relativo all'amianto rientra più facilmente nella politica di restauro e di rivisitazione. Gli altri, invece, sono un po’ meno evidenti, sia quello relativo alle scuole in zone SIN, in correlazione con il Ministero dell'ambiente, sia quello relativo alle zone a rischio. Senz'altro, un capitolo che deve essere preso in considerazione è quello relativo alla collocazione «infelice» in zone produttive, realizzate negli anni Settanta, ma anche più recentemente, di molte scuole italiane, di cui ho contezza de visu. Credo che non ci sia nemmeno un censimento su questo tema e la ringrazio per il suggerimento.
In merito alla questione degli enti di ricerca ho già parlato.
Riguardo alla regionalizzazione di parte dei fondi, purtroppo, il coinvolgimento delle regioni è un principio che deriva dall'Electrical Safety Foundation International (ESFI) e dai fondi strutturali di investimento. Stiamo cercando di chiamare a raccolta le regioni inadempienti, che non sono poche, alcune in maniera anche molto gravosa. Per il futuro dobbiamo vedere come gestire al meglio la questione. La cabina di regia è del sottosegretario Delrio, ma noi stiamo partecipando attivamente. Peraltro, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha diminuito la gestione dei fondi strutturali da 5 miliardi di euro di sei anni fa a 1 miliardo e 600 milioni di euro quest'anno. C’è un quid pluris che mi sfugge. Devo capire quale elemento di recupero si possa fare sulla nuova partita. Con riguardo a questo tema ho risparmiato la parte iniziale proprio perché sapevo che in questa sede si tratta di temi noti e probabilmente anche già ben approfonditi. Tuttavia, ho predisposto un capitoletto sull'economia disaccoppiata e sui temi, da lei citati, relativi ai lifestyle in necessaria trasformazione. Dal punto di vista più limitato al perimetro di cui mi occupo, ritengo importante il concetto dell'educazione alimentare e, quindi, del lavoro che si può svolgere sulle scuole. Come iniziativa specifica abbiamo individuato il Feeding the Planet, il tema Expo del prossimo anno. Dedicheremo, quindi, l'anno scolastico 2014-2015, anche in collaborazione con il Ministero delle politiche agricole e forestali e con il Ministro Martina, a un lavoro nelle scuole che punti proprio a questi temi.
Certamente l'impatto di questi elementi, dal punto di vista culturale e non Pag. 14della gestione politica – quindi, dal punto di vista di quello che si può e si deve fare nell'incentivazione ad alimentarsi con alcuni prodotti piuttosto che con altri e di sviluppare certe politiche agricole piuttosto che altre –, è un capitolo molto più ampio, che deve riguardare il Governo nella sua globalità.
Per quanto riguarda l'istruzione, ho ritenuto importante attivare comunque un warning all'interno delle scuole italiane, perché la cultura alimentare è importante non solo nel senso al quale lei allude. Pensiamo ai dati relativi all'indice di obesità in aumento: il 10 per cento dei bambini italiani è obeso – non in sovrappeso, ma obeso –, il che è chiaramente allarmante rispetto alla nostra cultura mediterranea e alla nostra tradizione. Questo è l'ambito in cui mi sono sentita doverosamente di potermi muovere. Forse è un modesto contributo al tema dell'ecosufficienza, in una prospettiva, però, di lungo termine, certamente non immediata.
L'ultimo tema sollevato è quello relativo al trasporto marittimo. Francamente, non so fornire una risposta specifica. Il grande progetto ex articolo 185 del Trattato di funzionamento europeo, che riguarderà il semestre di presidenza e avrà bandiera italiana, ma con la condivisione di tutti i Paesi dell'Unione, è finalizzato ai due pilastri water e food: ieri abbiamo avuto anche la conferma molto importante dei Paesi del Nord, che sulla prospettiva euromediterranea, nelle prime fasi svolte nei mesi precedenti, alle quali non ho assistito, avevano espresso alcune perplessità.
Nel capitolo water, la declinazione del trasporto marittimo e delle questioni sollevate dall'onorevole Mannino è sicuramente uno dei temi di cui si è discusso. Su quanto questo si possa tradurre in un provvedimento che assicuri la messa in sicurezza per il gennaio 2015, però, francamente non le so fornire una risposta in questa sede.
PRESIDENTE. Di questo, peraltro, ci dobbiamo occupare nello schema di decreto legislativo sui carbocombustibili, che a breve dovremo esaminare.
Grazie, Ministro. La sua relazione è veramente completa. Le rivolgo una raccomandazione in merito ai capitolati di appalto per le scuole su quei fronti. Ognuno, altrimenti, lavora guardando il mondo dal buco della serratura. Se, quando si mette mano alle scuole, non si pensa anche alla sicurezza antisismica, al risparmio energetico e all'amianto, alla fine si devono trovare i fondi per porre riparo ai danni.
Autorizzo la pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dal Ministro Giannini (vedi allegato).
Ringrazio il Ministro Giannini per la presenza e dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 14.30.
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