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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XVII Legislatura

VIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 6 di Mercoledì 2 agosto 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Realacci Ermete , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'EMERGENZA IDRICA E SULLE MISURE NECESSARIE PER AFFRONTARLA

Audizione del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Maurizio Martina.
Realacci Ermete , Presidente ... 2 
Martina Maurizio , Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali ... 2 
Realacci Ermete , Presidente ... 6 
Borghi Enrico (PD)  ... 6 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 7 
Zaratti Filiberto (MDP)  ... 7 
Realacci Ermete , Presidente ... 8 
Braga Chiara (PD)  ... 8 
Realacci Ermete , Presidente ... 9 
Labriola Vincenza (FI-PdL)  ... 9 
Iannuzzi Tino (PD)  ... 10 
Bianchi Stella (PD)  ... 10 
Marroni Umberto (PD)  ... 11 
Busto Mirko (M5S)  ... 11 
Mariani Raffaella (PD)  ... 12 
Realacci Ermete , Presidente ... 12 
Martina Maurizio , Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali ... 13 
Realacci Ermete , Presidente ... 16

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Articolo 1 - Movimento Democratico e Progressista: MDP;
Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD: AP-CpE-NCD;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile: SI-SEL-POS;
Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE: SC-ALA CLP-MAIE;
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Civici e Innovatori: Misto-CI;
Misto-Direzione Italia: Misto-DI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-UDC-IDEA: Misto-UDC-IDEA;
Misto-Alternativa Libera-Tutti Insieme per l'Italia: Misto-AL-TIpI;
Misto-FARE!-PRI: Misto-FARE!-PRI;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ERMETE REALACCI

  La seduta comincia alle 14.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera, nonché la trasmissione diretta sulla web-tv.

Audizione del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Maurizio Martina.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'emergenza idrica e sulle misure necessarie per affrontarla, l'audizione del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Maurizio Martina.
  Ringrazio il Ministro Martina per essere venuto. Sappiamo quanto è importante l'agricoltura e quanto teniamo come Commissione a questo aspetto della nostra economia e del racconto dell'Italia. E lo abbiamo dimostrato con i tanti provvedimenti di cui ci siamo occupati, da quello sui piccoli comuni alle misure di tutela del territorio. Sappiamo anche che l'agricoltura consuma tanta acqua, più della metà del consumo totale, per cui questa audizione è importante.
  Ne approfitto anche per chiedere al Ministro Martina se il tema dell'adattamento ai cambiamenti climatici che si impone in tutti i settori è stato affrontato anche nelle politiche che il suo Ministero sta mettendo in atto. Penso in particolare all'orientamento della ricerca tecnologica e scientifica verso le politiche di adattamento ai mutamenti climatici.
  Chiedo al Ministro se è pensabile che anche i fondi europei destinati all'agricoltura vengano orientati, certamente non da domani ma progressivamente, a premiare quelle forme di agricoltura che adottano innovazioni tecnologiche finalizzate a un uso efficiente e appropriato della risorsa. Infatti, sappiamo che sul fronte dell'irrigazione ci sono in campo scelte molto diverse, che sono importanti non per i prossimi mesi, ma per i prossimi anni e per i prossimi decenni.
  Do la parola al Ministro Martina per lo svolgimento della sua relazione.

  MAURIZIO MARTINA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Grazie, presidente e onorevoli deputati.
  L'audizione di oggi anche per me ha un obiettivo molto importante, che è quello di fare il punto sull'emergenza siccità che ci troviamo a fronteggiare, traguardandola nel breve termine per gli interventi di emergenza che dobbiamo gestire, però anche riflettendo in particolare sul medio periodo, per capire, come veniva detto adesso dal presidente, quali interventi mettere in campo dal punto di vista strutturale.
  Vi ringrazio, quindi, per questa occasione e spero di potervi dare un quadro esaustivo delle riflessioni che stiamo facendo, degli interventi che stiamo impostando e del monitoraggio della situazione che stiamo attuando ormai da mesi.
  È senza dubbio necessario mettere in campo dal nostro punto di vista un mix di interventi atto a fronteggiare la scarsità d'acqua, che si ripercuote con grande impatto su diverse attività economiche, in particolare, come potete immaginare, sul settore agricolo, la cui produzione è fortemente dipendente dall'irrigazione. Pag. 3
  Allo stesso tempo, io credo che sia irrinunciabile impostare subito politiche di forte concretezza rispetto al tema radicale del cambiamento climatico che stiamo vivendo e che ci riguarda sempre più da vicino.
  Le gelate e le abbondanti nevicate di quest'inverno nel Mezzogiorno, per un verso, e la siccità nel Nord del Paese che abbiamo vissuto in questi mesi, per l'altro, sono la rappresentazione più evidente del fatto che il cambiamento climatico non è uno scenario ipotizzabile o in qualche modo ancora da aspettare da qui a qualche periodo, ma sta già entrando nella vita quotidiana delle nostre comunità e del nostro Paese, con capovolgimenti dal punto di vista climatico-ambientale molto radicali.
  Gli strumenti nazionali ed europei a disposizione per far fronte a questi nuovi scenari hanno bisogno certamente di essere aggiornati e irrobustiti, per fornire tutela al reddito dei nostri agricoltori in primis e per dare un futuro al modello agricolo italiano.
  Anche per questo motivo noi abbiamo deciso di dedicare il prossimo G7 agricolo che terremo a Bergamo a metà ottobre proprio al tema delicatissimo della difesa del reddito degli agricoltori davanti alle crisi, in ragione in particolare dei cambiamenti climatici e della volatilità dei prezzi che spesso questi cambiamenti climatici generano sul mercato.
  La gravità della situazione in Italia è legata certamente alla siccità, come dimostrano i numeri. Conoscete meglio di me alcune indicazioni molto chiare. Siamo davanti a una delle situazioni più severe degli ultimi dieci anni. Le precipitazioni sono state complessivamente inferiori alla media climatologica del 6 per cento circa e tale fenomeno ha riguardato soprattutto il settore centro-occidentale del Nord, l'Italia centrale e le isole maggiori.
  Nei primi mesi del 2017 le temperature sono state sopra la media di oltre tre gradi. A ciò si associa una forte riduzione delle precipitazioni: parliamo addirittura di un meno 53 per cento rispetto alla media dei precedenti mesi di giugno. Questo combinato ha prodotto gravi danni alle colture e agli allevamenti e sta causando una sofferenza tutt'altro che irrilevante.
  Secondo le prime elaborazioni, parliamo di una diminuzione di circa il 40-50 per cento per le produzioni di cereali e di una consistente riduzione della produzione, ad esempio, di latte nazionale.
  Il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali sta monitorando, ovviamente insieme al Ministero dell'ambiente, l'evoluzione della situazione realtà per realtà, territorio per territorio. La scorsa settimana abbiamo convocato una riunione tecnica specifica per l'analisi delle diverse esigenze regionali.
  Al momento sono dieci le regioni che si apprestano a richiedere lo stato di calamità a seguito delle eccezionali avversità: l'Emilia-Romagna, il Veneto, la Toscana, le Marche, il Lazio, il Molise, la Puglia, la Calabria, la Sicilia, la Sardegna, cui si aggiunge la provincia autonoma di Trento.
  Siamo pronti ovviamente a rispondere con celerità a queste richieste, assicurando l'attivazione degli strumenti del Fondo di solidarietà nazionale, che – lo voglio ricordare – attiva la sospensione dei mutui e il pagamento dei contributi assistenziali e previdenziali a carico delle imprese agricole danneggiate.
  Con il cosiddetto decreto-legge Mezzogiorno approvato ieri, come sapete, abbiamo esteso l'operatività del fondo nazionale anche alle aziende colpite che avrebbero potuto sottoscrivere assicurazioni ma non l'hanno fatto, tenendo conto dell'eccezionalità del fenomeno siccitoso. Abbiamo esteso la portata del fondo, proprio in ragione del carattere particolare del fenomeno che abbiamo di fronte.
  Grazie a un accordo in via di perfezionamento con la Commissione europea, inoltre, abbiamo stabilito un aumento degli anticipi dei fondi europei della politica agricola comune (PAC) e dello sviluppo rurale di circa 700 milioni di euro, portandoli a quota 2,3 miliardi di euro, per provare a lavorare sul tema della liquidità da mettere a disposizione delle aziende e per favorire il più possibile un flusso di contribuzione economica utile anche ad affrontare Pag. 4 le emergenze derivate da questa situazione.
  La situazione continua a essere puntualmente monitorata. I tecnici del Ministero sono costantemente in contatto con gli esperti regionali e le rappresentanze di categoria.
  Credo che la crisi di queste settimane riporti al centro dell'agenda politica e istituzionale la necessità di una strategia di medio-lungo periodo per la gestione di una risorsa fondamentale come l'acqua.
  Sappiano non da oggi come occorra realizzare investimenti per aumentare la capacità di invaso, in modo da raccogliere più acqua possibile quando cade in eccesso. A oggi noi raccogliamo soltanto l'11 per cento delle precipitazioni e questa è una percentuale troppo limitata. Servono anche piani di investimento pubblici e privati per ammodernare la rete di distribuzione e per accelerare l'adozione di innovazioni sul fronte dell'agricoltura e dell'allevamento di precisione, che aiutino nel risparmio idrico e nel riutilizzo della risorsa.
  Mi rendo conto che non è un tema soltanto agricolo, ma è di grande importanza per l'agricoltura italiana e più in generale per affrontare il tema della sostenibilità complessiva del nostro modello produttivo.
  L'Italia, come sapete, è un Paese ricco di acqua di ottima qualità, distribuita lungo tutta la dorsale appenninica e anche nelle isole maggiori. Abbiamo bacini e abbiamo buone sorgenti. Dobbiamo dotarci di infrastrutture adeguate.
  Per quanto riguarda più specificamente il settore di mia competenza, io voglio approfittare di questa audizione anche per smentire per certi versi alcuni luoghi comuni legati alla percezione che si ha dell'uso dell'acqua in agricoltura. Credo che si possa affrontare il tema guardando alle buone pratiche che anche questo Paese negli anni ha saputo applicare e monitorare.
  È vero che l'agricoltura è il settore che più di altri utilizza l'acqua, come veniva ricordato. Proprio per il suo ciclo produttivo, è inevitabile. La nostra produzione agricola, al pari di quella di Spagna, Portogallo e Grecia, è fortemente dipendente dalla pratica irrigua, dipendenza che negli ultimi anni sta diventando ancora più sistemica, a seguito dei cambiamenti climatici che richiedono interventi di soccorso anche su colture in passato non irrigate, come ad esempio la vite e l'olivo.
  Per quanto riguarda il nostro Paese, la superficie irrigua è pari a poco meno di un quarto della superficie agricola utilizzabile (SAU): 2,7 milioni di ettari irrigati, a fronte di una SAU di poco superiore ai 12 milioni di ettari. Va detto che da questa porzione di territorio si ottiene oggi più del 50 per cento della produzione agricola nazionale.
  Questi sono dati che in linea di massima tutti conosciamo. Quello che spesso si dimentica è che l'agricoltura è un utilizzatore di acqua più sostenibile di quanto non si pensi. In primo luogo, la grande maggioranza di acqua utilizzata a fini irrigui è di origine superficiale e per la gran parte attraverso l'irrigazione viene restituita al reticolo idraulico e torna disponibile per nuovi utilizzi. I grandi sistemi irrigui alimentati dal fiume Po, a partire dalla risicoltura del pavese e del vercellese fino ad arrivare all'ortofrutta dell'Emilia Romagna, fanno tutti riferimento ad acque superficiali.
  I prelievi da falda sono in costante calo, ormai presenti solo in alcune aree del Paese non servite da invasi di idonee dimensioni, e gli investimenti di questi anni sono stati tutti indirizzati alla riconversione degli impianti, proprio per assicurare un maggiore risparmio di acqua e a diffondere la pratica collettiva dell'irrigazione in sostituzione del prelievo del singolo utente, i cui fabbisogni sono difficilmente misurabili e ancor meno programmabili.
  Dicevo degli investimenti realizzati in questi anni, a testimonianza dell'impegno che abbiamo iniziato a sviluppare in particolare da parte del mio Ministero. A partire dal 2007 è stato investito ed erogato oltre un miliardo di euro, che ha permesso l'ammodernamento dei sistemi irrigui di vastissimi comprensori, il passaggio a forme di irrigazione sempre più efficienti, la creazione di invasi di notevoli dimensioni, ma anche un'agricoltura di qualità ad alto valore Pag. 5 aggiunto, oltre alla preservazione di habitat di particolare pregio e alla difesa dei territori dagli eventi climatici estremi.
  Inoltre, nel 2015 abbiamo compiuto una scelta strategica che guarda proprio al medio-lungo periodo. Mi riferisco all'intesa sul riparto delle risorse del FEARS (Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale) destinate all'Italia per il periodo 2015-2020. Sono stati stanziati 300 milioni di euro per la realizzazione di grandi infrastrutture irrigue, con l'accordo di prevedere in favore del settore ulteriori risorse attraverso il Fondo di sviluppo e coesione (FSC), successivamente quantificate in 295 milioni di euro con delibera CIPE del primo dicembre 2016, e di lasciare alla programmazione regionale la realizzazione di interventi infrastrutturali di più modeste dimensioni, come i bacini di accumulo inferiori ai 250.000 metri cubi e il sostegno agli investimenti a livello di singola impresa agricola.
  Si è trattato di una scelta molto importante, innanzitutto perché ha consentito di incrementare la spesa pubblica per il settore grazie al cofinanziamento dell'Unione europea. In secondo luogo, essendo stata fatta fuori dalla logica dell'emergenza idrica, tale scelta ha ribadito l'idea, da non dimenticare, che questo tipo di investimento, per la sua strategicità, deve essere continuo e rinnovato e che occorre reperire sempre nuove risorse per i processi di miglioramento e di ammodernamento dal lato delle innovazioni tecnologiche necessarie.
  Il piano di investimenti programmato nel 2015 e nel 2016 viene ora completato con un'assegnazione di ulteriori 107 milioni di euro in corso di perfezionamento, ai sensi dell'articolo 1, comma 140, della legge di bilancio 2017.
  Con la nuova programmazione, che, come dicevo, ha stanziato 300 milioni di euro con i fondi dell'Unione europea e altri 295 grazie all'FSC, si è deciso di procedere tramite bando pubblico e con criteri di scelta strettamente allineati agli obiettivi di risparmio idrico previsti dalla direttiva quadro sulle acque (direttiva 2000/60/CE), coerentemente con la politica fondata sull'uso efficiente dell'acqua da anni sostenuta dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, che premia gli interventi che intercettano maggiormente i bisogni manifestati a livello di bacino idraulico.
  Per vostra informazione, il bando di selezione delle proposte progettuali, nell'ambito del Programma nazionale di sviluppo rurale 2015-2020, scadrà proprio il 31 agosto prossimo, a fine mese dunque.
  I primi di settembre sarà nominata la commissione per la valutazione dei progetti, che saranno quotati sulla base di criteri oggettivi. Approvata la graduatoria ed emanati i provvedimenti di concessione, i beneficiari potranno ottenere l'anticipo del finanziamento fino al 30 per cento dell'importo del sostegno. L'avvio dei cantieri è previsto per l'inizio del 2018.
  Questi primi 700 milioni di euro devono rappresentare il punto di partenza per una programmazione pluriennale che deve essere inserita stabilmente nella programmazione infrastrutturale del Paese.
  L'agricoltura è pronta a fare la sua parte, anche migliorando, com'è giusto, la propria capacità di gestione della risorsa e aumentandone la sostenibilità.
  In questo contesto rientrano anche gli investimenti in irrigazione di precisione – e con questo spero di rispondere più precisamente al quesito che veniva posto dal presidente – che possono accedere ai benefici previsti dal piano Industria 4.0 e ai finanziamenti legati ai PSR (programmi di sviluppo rurale) regionali.
  La sfida tecnologica ed ecologica che porterà il nostro modello agricolo a essere il più competitivo anche dal lato della sostenibilità passa dall'utilizzo corretto, sostenuto, coerente e costante di questi interventi e di queste misure.
  Ad esempio, essere riusciti nell'ambito di Industria 4.0 a ricavare un pilastro specifico per l'agricoltura 4.0, così come abbiano voluto con il Ministero dello sviluppo economico nell'ultima legge di bilancio, ha aperto obiettivamente uno spazio nuovo di lavoro, soprattutto per le nostre imprese agricole e per il nostro comparto.
  Devo dire che iper-ammortamento e super-ammortamento, nell'ambito di alcune Pag. 6prime rilevazioni dal lato delle leve utilizzate, indicano obiettivamente una strada nuova, che anche le imprese agricole e agroalimentari stanno cercando di percorrere.
  Chiudendo e riassumendo, io sono convinto che ci si debba muovere su più fronti. Il primo è l'asse dell'approvvigionamento, dove sicuramente dobbiamo lavorare per potenziare il sistema degli invasi e per favorire la diversificazione delle fonti di approvvigionamento, al di là degli usi convenzionali, diffondendo il più possibile l'uso irriguo di acque reflue depurate e mettendo a punto tecnologie di ricarica artificiale delle falde.
  Il secondo asse è quello, richiamato a più riprese, della rete di distribuzione, dove è chiaro che il tema è in primis ridurre le perdite dei canali e delle reti, migliorare l'efficienza della distribuzione, favorire l'interconnessione degli schemi irrigui, sia per la gestione ordinaria, ma anche per far fronte alle emergenze, oltre che lavorare ancora per promuovere la gestione collettiva dell'irrigazione.
  Il terzo livello di impegno è certamente legato alle singole aziende. La questione che ci stiamo ponendo è come puntare ancora di più e sempre meglio sull'innovazione per ottimizzare l'uso delle risorse idriche attraverso agricoltura e allevamento di precisione.
  Sono ormai tanti i sistemi di irrigazione automatizzati che possono consentirci un salto di qualità: quello a goccia, quello a goccia interrata, la subirrigazione e altri, che possiamo tranquillamente integrare procedendo nell'identificazione di tecnologie e innovazioni utili.
  Sono sfide che, a nostro giudizio, vanno ovviamente tutte raccolte con un approccio il più possibile integrato con le politiche economiche e la gestione del territorio.
  Da questo punto di vista, io confermo qui l'impegno del mio Ministero ad andare avanti nel lavoro che si è impostato, a perfezionarlo, a migliorarlo, a costruire anche insieme al Parlamento salti di qualità possibili e necessari, anche in ragione della stagione presente, che a mio giudizio, nella difficoltà estrema della sua gestione, ci offre però anche l'occasione per realizzare un salto di qualità strutturale negli interventi.
  Credo che attorno a queste riflessioni e ad altre che la Commissione vorrà offrirci noi possiamo costruire un percorso utile di lavoro.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro. Ci sono molte richieste di intervento.
  Do quindi la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ENRICO BORGHI. Sarò molto rapido, anche perché altri colleghi del gruppo del Partito democratico si sono iscritti e daranno il loro contributo. Io vorrei soltanto esprimere, a nome del nostro gruppo, un giudizio favorevole sulla relazione che il Ministro Martina ha qui sottoposto alla nostra attenzione, soprattutto per un dato che coglie l'aspetto sistemico rispetto al quale dobbiamo lavorare.
  Se c'è un dato che emerge con grande forza da questo ciclo di audizioni, e che credo sarà uno dei tratti caratterizzanti della relazione finale, è il fatto che noi dobbiamo abituarci all'idea che su questi temi occorre lavorare in termini di prevenzione e non più in termini di emergenza.
  Questo è un Paese che sulla logica dell'emergenza ha costruito una retorica e una modalità di intervento eccessive. Dovremmo iniziare a porci il tema dell'approvvigionamento idrico nel mese di ottobre, nel mese di novembre o nel mese di dicembre, non nel mese di giugno, quando ormai è tardi.
  Sotto questo profilo, il quadro che il Ministro ci ha rappresentato, sia dal punto di vista dell'approvvigionamento sia dal punto di vista della rete di distribuzione sia dal punto di vista dell'innovazione e della trasformazione delle modalità con le quali le nostre imprese agricole effettuano l'irrigazione dei territori, è sicuramente un elemento importante.
  Dobbiamo riuscire a cogliere questo obiettivo, perché abbiamo un sistema Paese che deve vincere la sfida dell'innovazione. E la sfida dell'innovazione per noi significa anche accompagnare il sistema delle imprese Pag. 7 dentro il cambiamento e dentro le modalità di impiego di una risorsa che in passato è sempre stata concepita come una risorsa data, illimitata e garantita.
  Oggi, invece, noi sappiamo che l'acqua è una risorsa estremamente preziosa che, quindi, ha bisogno di un quadro di equilibrio dal punto di vista dei luoghi di produzione e dei luoghi di consumo.
  Come il Ministro sa, noi abbiamo già introdotto all'interno del cosiddetto collegato ambientale e successivamente nella proposta di legge sulle aree protette, essendo nel frattempo scaduta, la delega al Governo per l'introduzione del sistema di remunerazione dei servizi ecosistemici.
  Infatti, dobbiamo andare verso una dimensione di armonia, comprendendo che il tema dell'equilibrio ambientale e la capacità di creare un meccanismo di alleanza fra territori produttori e territori consumatori sono alla base della prevenzione, contrariamente a quanto sta accadendo oggi in questa città, in cui i territori circostanti sono su posizioni opposte rispetto alla capitale medesima.
  È chiaro che, se noi costruiamo un meccanismo per cui coloro i quali utilizzano l'acqua ai fini irrigui, ai fini energetici e ai fini idropotabili vengono vissuti in una logica oppositiva rispetto alle realtà che producono, si innesca la rottura della solidarietà nazionale.
  Il secondo dato è la garanzia che vi siano, nel quadro della programmazione, il sostegno degli investimenti pubblici, secondo le direttrici che sono state qui tracciate, e un percorso di accompagnamento alla trasformazione delle imprese.
  Infatti, il passaggio da sistemi di irrigazione tradizionali a sistemi a goccia significa, per esempio, un investimento d'impresa, per cui si richiede anche una capacità di accompagnamento alla trasformazione.

  ALBERTO ZOLEZZI. Grazie, Ministro. Vorrei capire con maggior precisione quale idea avete sul recupero delle acque reflue. È un tema su cui ci interesserebbe avere qualche dettaglio. È un tema sicuramente importante e fattibile. Probabilmente i gestori potrebbero riuscire ad avviare la pratica e magari a coniugare l'esistenza di impianti di depurazione non sempre adeguati, soprattutto nelle realtà rurali, con la distribuzione del refluo, chiaramente depurato adeguatamente, alle colture.
  Un altro tema che le pongo è quello dell'agroenergia. In provincia di Bologna nel 2013 l'Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale Emilia-Romagna stimò al 20 per cento l'aumento del consumo idrico in agricoltura, riferendolo in particolare alla proliferazione di impianti a biogas da matrici agricole.
  Io stesso in provincia di Mantova, in maniera più grossolana, arrivai pressappoco alla stessa conclusione quando gli impianti erano 48. Adesso che sono più di 70 forse la situazione è peggiorata. Il metodo di irrigazione in questo caso non è certamente di precisione o a goccia.
  A tale proposito vorrei sapere se in caso di emergenza ritenete eventualmente di privilegiare il food rispetto al non food.

  FILIBERTO ZARATTI. È evidente che i cambiamenti climatici rendono il problema strutturale; da questo punto di vista anche le risposte ovviamente devono essere di carattere strutturale. Di periodi di siccità nel nostro Paese ce ne sono stati sempre, ma noi sappiamo che nel futuro probabilmente incorreremo in questo problema in modo significativo.
  È positivo che ci siano una serie di soluzioni. Io ritengo, però, che sia difficile pensare di risolvere un problema strutturale in assenza di due elementi fondamentali: la chiarezza dei programmi e degli interventi che dobbiamo fare e gli investimenti necessari. Io ho apprezzato ovviamente l'impianto del ragionamento del Ministro. Ritengo, però, che le risorse messe in campo siano ancora insufficienti per affrontare il problema che abbiamo di fronte.
  Anche rispetto ai programmi operativi rimangono alcune questioni che secondo me devono essere chiarite e alcuni interventi che possono già essere fatti partendo dalle norme esistenti e dalle autorizzazioni concesse alle nostre imprese.
  Faccio un esempio: rendere obbligatorio il recupero dell'acqua piovana per tutti gli Pag. 8interventi di natura edilizia e di ristrutturazione è una cosa che dal punto di vista generale comporta zero euro di investimento per il pubblico, ma che affronta un pezzettino del nostro problema.
  Una serie di proposte interessanti, come quella sull'uso delle acque reflue depurate, presentano problemi di investimento significativi. Noi abbiamo tanti depuratori di terzo livello che producono acque che potrebbero essere utilizzate in agricoltura, ma che attualmente finiscono tutte al mare. Rendere utilizzabili queste acque significa mettere in campo investimenti significativi.
  Tra le molte cose interessanti dette ce ne sono alcune che mi preoccupano. Che significa mettere a punto tecnologie di ricarica delle falde? Significa reimmettere in falda le acque depurate? Su questo punto ovviamente c'è un livello di delicatezza che io invito ad affrontare con molta serietà.
  C'è un tema che invece mi interesserebbe approfondire, Ministro, e che riguarda la funzione dei consorzi di bonifica in questo nostro ragionamento, perché i consorzi di bonifica gestiscono una parte significativa delle nostre acque. La gestiscono tradizionalmente e a volte anche in modo efficace.
  Peraltro, i consorzi di bonifica hanno una disponibilità finanziaria significativa, perché acquisiscono la quota partecipativa di tutti gli agricoltori presenti in quel dato territorio. Ci sono risorse private significative. Sono private nel senso che vengono conferite nel modo indicato, ma hanno una valenza pubblica naturalmente. Inoltre, ci sono risorse pubbliche significative che le regioni in molti casi trasferiscono ai consorzi di bonifica per il controllo delle acque e anche per la gestione delle acque irrigue in quelle zone.
  Di conseguenza, i consorzi di bonifica hanno un ruolo strategico. Io vorrei capire come intendiamo riformarli per renderli più efficaci in vista delle nuove emergenze che abbiamo di fronte, quale ruolo intendiamo affidare ai consorzi di bonifica, che già hanno una funzione importante, e quali sono le risorse pubbliche che vogliamo investire in questa partita.
  L'agricoltura è un asse strategico del nostro Paese. Io ne sono convintissimo e condivido molte delle cose che sono state dette, ma è evidente che noi dobbiamo sostenere questa strategia per il nostro Paese non soltanto con le risorse necessarie e con una visione innovativa dal punto di vista tecnologico, ma anche attraverso le norme, che devono essere adeguate ad affrontare la fase che ci troviamo di fronte.

  PRESIDENTE. C'è un aspetto, sollevato anche dal collega Zolezzi e che io in privato (non perché fosse un segreto) stavo affrontando col Ministro Martina, su cui è necessario un approfondimento.
  Chi ha seguito le audizioni di questo inizio di indagine conoscitiva – che noi peraltro concluderemo a dicembre, per avere il tempo di affrontare tutti i temi connessi – sa che il tema è stato posto non soltanto ieri, durante l'audizione di Utilitalia, ma anche in altre occasioni.
  L'utilizzo delle acque reflue in agricoltura non richiede soltanto investimenti infrastrutturali; è necessario anche capire quale sia il livello di qualità richiesto. Ci è stato detto che da noi il riutilizzo in agricoltura si fa molto meno che in altri Paesi non soltanto perché mancano gli investimenti, ma anche perché le specifiche per l'acqua da irrigazione praticamente coincidono con quelle per le acque potabili, il che rende praticamente impossibile l'utilizzo delle acque reflue.
  Io ho chiesto anche ieri a Utilitalia di farci avere un quadro sintetico delle normative dei principali Paesi europei in materia, per capire che margini abbiamo per attuare il riutilizzo dell'acqua reflua, un tema posto, oltre che dai colleghi Zolezzi e Zaratti, anche dallo stesso Ministro nelle conclusioni.

  CHIARA BRAGA. Nel ringraziare il Ministro Martina per il contributo che ha dato alla nostra indagine conoscitiva dal punto di vista dell'attività, del peso e della rilevanza del settore agricolo, ho due domande molto puntuali.
  Una riguarda la destinazione delle risorse che sono state messe a disposizione Pag. 9per realizzare gli investimenti, 700 milioni di euro circa. Non seguendo il tema nel dettaglio, non rientrando nelle competenze della nostra Commissione, mi chiedo chi siano i destinatari di queste risorse. Sono enti pubblici?
  Rispetto, invece, all'utilizzo degli altri 107 milioni di euro previsti dalla legge di bilancio di quest'anno, vorrei sapere se l'intenzione del Ministero è quella di adottare gli stessi criteri di riparto e di utilizzo oppure di attivare una nuova linea di finanziamento, magari privilegiando alcuni tipi di investimenti.
  L'ultima considerazione, invece, è una sottolineatura. Nel quadro che si sta delineando, anche grazie alle audizioni e alla pluralità dei punti di vista che consideriamo, mi sembra sempre più evidente che le pressioni che oggi vengono a gravare su una risorsa scarsa e preziosa come l'acqua facciano sì che questo approccio integrato, di cui pure lei, Ministro, ci ha parlato, ci imponga forse di riconsiderare in chiave nuova le modalità con cui i diversi soggetti portatori di interesse concordano sulle «regole d'ingaggio» nell'utilizzo dell'acqua.
  Faccio un esempio che il Ministro conosce bene, essendo di origine lombarda come me. I grandi laghi oggi soffrono di un significativo abbassamento del livello, che comporta oggettivamente danni ai territori, perché abbassare il livello dell'acqua ha effetti negativi, ad esempio, sulla tenuta degli argini e delle sponde.
  C'è una competizione, ad esempio, tra l'uso della risorsa idrica per la produzione di energia rinnovabile e l'utilizzo dell'acqua in agricoltura nelle parti più meridionali della Pianura padana.
  Le regole con cui nel tempo si sono definite le modalità di utilizzo dell'acqua tenevano conto di un quadro che è successivamente cambiato, considerate le esigenze e le innovazioni tecnologiche che oggi sono in campo.
  Oltre a sollecitare un'attenzione che sicuramente non mancherà al Ministero, vorrei capire come i vari soggetti interessati possano aprire una riflessione positiva su questi aspetti, che fanno parte delle sfide del nostro tempo.

  PRESIDENTE. Collega Braga, in omaggio alle sue origini lombarde, le segnalo che ieri in audizione ci è stato comunicato un dato interessante: le mancate precipitazioni nei primi sei mesi di quest'anno equivalgono al volume di acqua del lago di Como, che mi sembra lei conosca.

  VINCENZA LABRIOLA. Ministro, vorrei ringraziarla per l'audizione e per la relazione che ci ha fornito, che ha aggiunto sicuramente informazioni ulteriori rispetto a quelle che abbiamo acquisito fino a questo momento.
  Rileggendo con attenzione il testo, rilevo che nella parte finale il Ministro riassume i fronti sui quali bisogna muoversi, prevedendo che possano essere allocate risorse nel prossimo disegno di legge di bilancio. Tuttavia, il Ministro Galletti ci ha detto ieri, in audizione, di non illuderci che nel prossimo disegno di legge di bilancio possano essere programmati finanziamenti in relazione, per esempio, agli invasi o alle tubature, perché siamo a fine legislatura.
  Vorrei sapere se lei, Ministro Martina, durante l'esame del disegno di legge di bilancio prevede di far valere un'indicazione piuttosto che un'altra, in relazione agli invasi, alle tubature e al sistema idrico.
  Un altro aspetto emerso ieri riguarda la definizione di un sistema idrico nazionale, considerato che l'attuale frammentazione di competenze rende farraginosa la gestione in tutta Italia.
  Faccio un altro accenno, non per campanilismo meridionale. Leggo con attenzione che il prossimo G7 agricolo si terrà a Bergamo a ottobre. Vorrei chiedere se a breve si possa prevedere un evento del genere anche nel Sud d'Italia. Un G7 dedicato ad una questione specifica relativa all'agricoltura, anche presentando i prodotti nel Mezzogiorno, quindi nel loro luogo di produzione, può determinare una spinta innovativa nel settore. Questa sarebbe una buona idea, tra l'altro presente anche nei quaderni Svimez. L'Expo è stato un grande evento a Milano, però dobbiamo iniziare a portare gli investitori sui territori nei quali si produce. Questa magari può essere un'ottica diversa, ma al contempo molto interessante, per vedere le cose.

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  TINO IANNUZZI. Io ringrazio il Ministro per la relazione che ci ha reso, che delinea una visione a mio avviso innovativa e moderna, ma pienamente consapevole, del ruolo sempre più importante che l'agricoltura sta assumendo nel nostro Paese, ricordando che negli anni bui di una crisi interminabile l'agricoltura è stato il settore produttivo che meglio ha retto contribuendo al prodotto interno lordo, all'innovazione, all’export e anche alla creazione di nuove imprese e di nuovi posti di lavoro.
  È molto interessante anche la precisazione del Ministro secondo cui i nuovi strumenti di incentivazione fiscale introdotti con le ultime due leggi di bilancio (ammortamenti, iper-ammortamenti e crediti d'imposta) stanno funzionando molto bene in agricoltura. Speriamo che anche le nuove misure, che sono appena state varate nel decreto-legge Mezzogiorno per il sostegno all'imprenditorialità giovanile in agricoltura e al ricambio generazionale, funzionino efficacemente.
  Vorrei sottolineare un aspetto, e su questo reputo molto importante l'indicazione fornitaci oggi dal Ministro. Per quanto riguarda la destinazione delle risorse, concordo sull'impostazione, che concentra sul comparto delle grandi infrastrutture irrigue lungo i tre assi (approvvigionamento, distribuzione e incentivazioni alle aziende complessivamente intese) i finanziamenti derivanti sia dai fondi europei sia dal fondo per lo sviluppo e la coesione, anche per realizzare un meccanismo importante e virtuoso di cofinanziamento, nonché di accumulo delle risorse verso grandi obiettivi.
  Reputo anche giusto aver fatto confluire lì il residuato dei 107 milioni di euro della legge di stabilità 2015, determinando un primo pacchetto di 700 milioni di euro, rispetto ai quali ovviamente affidiamo allo sforzo importante del Ministero il rispetto della tempistica delineata, che consente di dire che i cantieri partiranno all'inizio del 2018 nell'ambito del piano dello sviluppo rurale.
  Penso che si debba procedere in questa direzione, concentrando nelle regioni, previ un adeguato dialogo con il Ministero e un sistema di controllo e di monitoraggio, gli interventi per le opere infrastrutturali di più modeste dimensioni e per il sostegno agli investimenti alle singole aziende.
  Io penso che lungo questa linea si debba insistere. Bisogna, anzi, rafforzare, come diceva il Ministro, il carattere strutturale, la stabilità e la continuità di questo tipo di investimento, che serve a prevenire vicende molto delicate e dolorose come quelle che stiamo vivendo.
  Per tutte queste considerazioni, ritengo molto positivi l'audizione e il contributo del Ministro alla nostra indagine conoscitiva.

  STELLA BIANCHI. Ringrazio il Ministro per la sua relazione e anche per la chiarezza con cui ha espresso priorità assolutamente condivisibili in questo campo.
  Vorrei chiedere tre cose essenzialmente. Come giustamente ha detto il Ministro in apertura, quello che stiamo sperimentando è l'impatto dei cambiamenti climatici che naturalmente, dato il nostro impegno nell'attuazione dell'Accordo di Parigi, insieme a tutti i paesi che lo hanno sottoscritto, contiamo di fermare in tempo utile. Tuttavia, certamente i fenomeni si faranno più intensi nei prossimi anni.
  Mi chiedo se il Ministro e il Ministero stiano valutando un adeguamento della risposta a fronte di minacce via via superiori e, in questo senso, quali iniziative si stiano realizzando.
  Faccio mia una considerazione già espressa dalla collega Braga, che ritengo anch'io molto importante: mi riferisco alle regole di ingaggio per gli usi dell'acqua. Nel nostro Paese abbiamo pensato che si potessero tenere insieme idroelettrico, uso potabile e irrigazione, contando su una dimensione dei ghiacciai che era stabile, ma che purtroppo non lo è più.
  In questo senso, vorrei sapere come il Ministro e il Ministero pensano di poter dare un contributo a questa – immagino – diversa definizione della possibilità di utilizzo dell'acqua.
  La terza domanda è sull'agricoltura 4.0, come l'ha giustamente chiamata il Ministro. Ci sembra un'iniziativa molto importante. Vorrei sapere se ci sono già dei dati, se c'è un monitoraggio delle richieste avanzate, in modo da capire su quali tipi di Pag. 11macchinari, di investimenti e di utilizzo le imprese italiane si sono già dirette.

  UMBERTO MARRONI. Anch'io mi associo all'apprezzamento al Ministro e al Ministero per questa relazione, che mi sembra abbia la caratteristica di intervenire su più punti, vale a dire di non essere una relazione monotematica ma di affrontare le questioni più generali.
  A questo punto, visto che molti colleghi hanno detto cose che pensavo, entro un po’ nel merito. Visto che noi stiamo svolgendo, grazie alla presidenza della Commissione, questa indagine conoscitiva, è importante un punto: i criteri che verranno stabiliti per l'erogazione dei 700 milioni di euro saranno essi stessi un obiettivo politico. Mi riferisco ai criteri previsti dalla commissione.
  Secondo quanto dichiarato dal Ministro, i criteri saranno resi noti i primi di settembre dalla commissione e in base ad essi si procederà con gli investimenti. Saranno oggettivamente essi stessi regolatori di quello che dovrebbe accadere sul territorio, quindi penso che per la nostra Commissione, per chiarezza, sia utile averli.
  Il secondo punto riguarda gli investimenti: come ha detto bene il Ministro, occorre che non siano soltanto investimenti di settore, ma che diventino sempre più strategici per il Paese. Va bene, quindi, l'operazione 4.0. Noi dobbiamo sapere che questa è una delle sfide del futuro, che ovviamente non riguarda soltanto l'Italia, ma riguarda tutto il pianeta.
  Un altro aspetto riguarda il coordinamento con gli enti locali. Perché dico questo? Immagino che ci sia già ovviamente una struttura di coordinamento con gli enti locali, ma secondo me sarà uno dei punti decisivi. Infatti, come abbiamo visto in questa Commissione – faccio l'esempio del lago di Bracciano, su cui si è tanto dibattuto – il coordinamento con gli enti locali riguarda sia l'uso della risorsa idrica ai fini dell'irrigazione agroalimentare sia l'uso potabile. È ovvio che, se si deve costruire un bacino, come ci hanno prospettato anche i consorzi di bonifica, l'opera può essere utilizzata per entrambi gli scopi.
  Questo secondo me è un elemento di sintesi nella realizzazione di infrastrutture importanti: garantire il coordinamento con gli enti locali permette che le due esigenze siano integrate in un sistema idrico.
  Un altro punto importante riguarda la tecnologia, ovvero gli investimenti in ricerca. Quindi si tratta di coinvolgere oltre al Ministero dello sviluppo economico, anche il Ministero competente per la ricerca. In molti altri Paesi si sta facendo. Mi riferisco in particolare alla tecnologia per la desalinizzazione di alcune parti del Paese, che aveva dei costi molto importanti, mentre adesso si sta attivando una linea di intervento per la desalinizzazione da energia solare. Si tratta di investire in ricerca per il futuro.
  In ultimo, ma non per importanza, occorre un piano di risparmio ed efficientamento della risorsa idrica non soltanto per l'uso potabile, ma anche per quello agricolo.
  Questi punti sono già contenuti nella relazione, però secondo me sarebbe importante che la Commissione e il Ministero, con la disponibilità che il Ministro ci ha dimostrato oggi con completezza, proseguissero verso questi obiettivi nei prossimi mesi.

  MIRKO BUSTO. Io vorrei fare una piccola riflessione e chiedere un feedback su questo. Mi sembra di capire che quello di cui abbiamo parlato oggi siano misure di adattamento a un problema: la scarsità idrica.
  Si è certamente in un trend, che è quello del riscaldamento e del cambiamento climatico, i cui numeri – a meno di interventi, promessi ma a oggi non attuati in primis dal nostro Paese, di riduzione importante delle emissioni di gas serra – porteranno la temperatura e anche la disponibilità di precipitazioni a diventare molto più critiche nei prossimi anni.
  Di fronte a questo, noi possiamo e dobbiamo certamente improntare una linea di azione nella direzione di un uso più efficiente e razionale della risorsa idrica. È tutto sacrosanto, però questo è adattamento. Pag. 12
  Dobbiamo ricordarci anche che l'agricoltura è una fonte di emissioni di gas serra piuttosto significativa: secondo la FAO (Food and agriculture organization) è responsabile di circa il 30 per cento delle emissioni di gas serra. I processi sono, per esempio, la fertilizzazione azotata, la nitrificazione e la denitrificazione, l'emissione di ossidi d'azoto, la gestione del letame nell'ambito dell'allevamento. Per esempio, per l'allevamento bovino parliamo di emissioni dirette di gas a effetto serra, in particolare di metano.
  Ci sono una serie di processi che fanno sì che l'agricoltura e l'allevamento contribuiscano in maniera significativa a un fenomeno di cui pagano le conseguenze in termini di minore disponibilità idrica.
  In quest'ottica, l'unica proposta sembra essere l'agricoltura di precisione, che è interessante, perché chiaramente ci dà l'opportunità di ridurre gli input, ovvero la fertilizzazione e il consumo idrico.
  Dall'altra parte, c'è un problema rilevante: la gestione dei suoli, quelli agricoli in particolare, e l'aumento dello stock di carbonio – ossia della capacità di assorbimento del carbonio nei suoli – e quindi il ricorso a pratiche agricole che consentano di fare questo in maniera più efficiente.
  Occorre, quindi, attività di ricerca, non soltanto nell'agricoltura di precisione, che è la punta dell’iceberg tecnologico di un modello agricolo: significa rendere questo modello più sexy, più efficiente tecnologicamente. Un'altra linea di intervento dovrebbe essere volta, a mio parere, a investire in ricerca e sviluppo di pratiche agricole differenti.
  La parola magica che gira – ho visto che ne parlate anche voi – è «agroecologia», un'agricoltura che sia capace di gestire i processi in maniera più intelligente, in modo da usare meglio le sinergie, minimizzare gli input (fertilizzante chimico, fitofarmaci e quant'altro) e, quindi, cambiare il quadro.
  Su questo mi sarebbe piaciuto vedere qualcosa in più, perché ricordiamo – lo ripeto per concludere – che l'agricoltura non è soltanto una vittima della minore disponibilità idrica e, quindi, del cambiamento climatico, ma è anche un attore. Di conseguenza, la mitigazione in campo agricolo è fondamentale.
  Sappiate che l'Unione europea sta lavorando da anni in questa direzione. Ci sono progetti europei – e lo sapete benissimo – che stanno cercando di capire quali possono essere le tecnologie e anche le modificazioni delle pratiche agricole più adatte in questa direzione. Secondo me, andrebbe detto qualcosa in questa direzione anche qui in audizione.

  RAFFAELLA MARIANI. Grazie, Ministro. Lei ha parlato di strumenti di medio-lungo periodo. Io ritengo che, oltre a parlare di emergenza siccità, sia molto utile, come lei ha fatto nella sua audizione, citare anche gli strumenti.
  A tal proposito le domando se il tema delle politiche forestali non debba essere maggiormente enfatizzato. Io ritengo che sul tema degli ecosistemi, sul quale si sta investendo a livello mondiale, non soltanto ai fini di protezione e tutela, ma anche per il loro ruolo di filtro in molte funzioni, dall'approvvigionamento idrico alla prevenzione degli incendi alla riduzione di CO2, si possano elaborare piani che in un certo senso in questi ultimi anni abbiamo visto molto sottovalutati. È come se fossero sempre replicati per default, senza un momento di riflessione e di innovazione.
  Io ritengo che da questo punto di vista ci sia molto da fare, perché alla fine gli interventi si traducono anche in maggiori fattori produttivi e occupazionali. In questa direzione mi domando se dal Ministero, che è competente anche per le politiche forestali, si possa avere un ulteriore contributo e anche una connessione più stretta con gli aspetti di cui abbiamo parlato oggi.

  PRESIDENTE. Peraltro, questo è un tema molto atteso, anche perché c'è un regolamento in gestazione.
  Siccome sta cambiando – lo dico anche alla collega Braga – anche la filiera dell'edilizia, per esempio in relazione a quello che sta accadendo nelle aree terremotate e al dibattito su come si costruisce, il decreto legislativo per la gestione sostenibile delle foreste è molto atteso da intere filiere produttive, che hanno in Italia tutte le fasi. Pag. 13
  Ne approfitto per chiedere un'ultima informazione al Ministro. In questo periodo stiamo discutendo anche della SEN (strategia energetica nazionale). È già un passo avanti, che vede affiancati il Ministero dello sviluppo economico e il Ministero dell'ambiente, in maniera tale da non ripetere quello che è stato fatto con la precedente SEN, che è nata vecchia, è stata superata dai fatti e non ha tenuto conto delle politiche di contenimento dei gas ad effetto serra, degli accordi di Parigi e via dicendo.
  Tuttavia, è evidente che, al di là del rapporto fra i due ministeri, la SEN o è una politica trasversale – pensiamo soltanto ai trasporti, all'edilizia, all'agricoltura e alla ricerca – oppure nasce debole.
  Mi chiedo se il Ministero dell'agricoltura sia stato coinvolto nel percorso della SEN, perché ha senso sia in termini difensivi che in termini offensivi, sia per il biogas che per l'uso della risorsa idrica, tanto per fare due esempi. Inoltre, vorrei sapere se c'è un contributo che il Ministero sta dando e che può fornire anche a noi, perché credo che nel nostro dibattito ci sia utile capire qual è il punto di vista del Ministero.
  Do la parola al Ministro Martina per la replica.

  MAURIZIO MARTINA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Innanzitutto grazie di tutte le sollecitazioni. Provo a rispondere a gran parte degli aspetti molto interessanti che sono stati rilevati.
  Partirei da quest'ultimo spunto, confermando che noi siamo parte integrante di questo lavoro. Naturalmente, il Ministero guida, come sapete, è il Ministero dell'ambiente. Noi ovviamente lavoriamo in stretto contatto con loro nel gruppo tecnico, anche perché, come giustamente ha rilevato il presidente, è necessaria coerenza nella caratterizzazione e nelle modifiche di bandi e strumenti, anche in chiave agricola, in funzione della strategia.
  Nella fase ascendente noi stiamo in scia. Secondo tempi e modalità che il Ministero dell'ambiente predispone, collaboriamo alla definizione della strategia. In seguito dovremo lavorare all'implementazione, al coordinamento e all'allineamento degli strumenti agricoli, in funzione della strategia che viene adottata. Ci siamo e siamo parte di questo lavoro.
  Sono state richiamate questioni secondo me molto rilevanti e decisive. Provo a rispondere un po’ a tutto. Innanzitutto, quanto al tema generale posto, tutte le forme di contributo oggi attivate in favore del settore sono finalizzate alla riduzione delle emissioni.
  Io voglio darvi un dato, perché forse a volte lo dimentichiamo. In questi anni l'agricoltura italiana per diverse ragioni ha cambiato pelle da questo punto di vista: una riduzione del 36 per cento di emissioni di gas ad effetto serra rispetto alla media UE dal settore agricolo vuol dire tanto.
  Io non voglio dire che si tratti esclusivamente di una svolta sostenibile, perché si è verificato un mutamento del quadro economico agricolo che ha portato a questo; tuttavia, c'è anche, secondo me, un cambio di pelle e di orientamento delle imprese agricole, che hanno iniziato a verificare conti alla mano che l'innovazione in chiave sostenibile genera competitività. I margini reddituali di alcune filiere agricole, quando fai innovazione per garantire sostenibilità, sono superiori a quelli di un modello di impresa agricola tradizionale.
  La prova più emblematica è che in alcune aziende della filiera vitivinicola italiana, dove in questi anni si è potuto spingere al massimo su investimenti in innovazione a garanzia della sostenibilità, ad esempio proprio a partire da una modifica degli impianti di irrigazione, si hanno margini reddituali d'impresa superiori.
  Ci sono imprese del Chianti, che hanno fatto in questi anni robuste scelte d'investimento in innovazione proprio sui sistemi irrigui, che ci dimostrano numeri alla mano di aver incrementato la redditività nell'ordine del 10-15 per cento.
  Sarà un caso emblematico, ma dietro la citata riduzione del 36 per cento – è emblematica per suo segno – c'è anche, secondo me, la predisposizione di buona parte delle filiere agricole a lavorare su questo aspetto come chiave di competitività.
  È questa, secondo me, la novità che noi dobbiamo enfatizzare il più possibile: non Pag. 14faccio questi interventi perché devo, esclusivamente in ragione di un quadro generale e di una missione legata, ad esempio, al tema climatico-ambientale, ma connetto la necessità generale al tema della redditività d'impresa.
  Quando vien fuori questo elemento, le accelerazioni dal lato degli investimenti sono impressionanti, perché è evidente che un'azienda cerca anche lo stimolo economico su cui poggiare meglio la propria attività.
  Il nostro sforzo è quello di presentare la svolta sostenibile dell'agricoltura italiana a partire da questi dati: è la leva migliore per spiegare perché bisogna farlo. Se ci date una mano, questo secondo me è un elemento di fortissima attrattività, che incrocia un altro argomento che non abbiamo tempo di affrontare oggi, che ha a che vedere, ad esempio, con la svolta generazionale nel modello agricolo italiano.
  Tassi elevati di presenza di under 40 nell'impresa agricola generano più innovazione e più sostenibilità e portano con sé anche maggiore redditività. È un titolo, però credo che volendo lo si può sviluppare anche per le vie che avete richiamato voi.
  Tutte le attività sono già fortemente orientate al tema della riduzione delle emissioni, enfatizzando la corretta gestione dei concimi azotati, le lavorazioni minime dei suoli per ridurre la perdita di carbonio, la corretta conduzione degli allevamenti per quanto riguarda l'alimentazione e la gestione delicata delle relative deiezioni.
  Tutto questo lavoro di impostazione è dato. Bisogna spingere al massimo, naturalmente aggredendo alcuni nodi che non siamo riusciti ad affrontare fino a questo momento.
  Per quanto riguarda la partita della forestazione, che è stata qui sollevata, mi fa piacere che sia stata giustamente indicata come una delle questioni rilevanti. Confermo che noi stiamo lavorando, nel quadro delle deleghe del collegato agricolo, per fare in modo che a settembre sia pronto il decreto legislativo per la gestione sostenibile delle foreste.
  Questa è una delle questioni decisive che abbiamo davanti, proprio per le ragioni che venivano richiamate prima. A settembre dovremmo essere nelle condizioni di iniziare il lavoro sul testo del decreto legislativo figlio del collegato agricolo.
  Sulle questioni relative ai fondi europei richiamate dal presidente più o meno abbiamo risposto. Mi preme rafforzare il messaggio che gran parte dei fondi europei agricoli sono già destinati all'attuazione di politiche ambientali. È un tema di grande discussione anche in merito alla modellistica della politica agricola comunitaria da qui alla prossima programmazione: greening, non greening, condizionalità, questioni che hanno a che vedere con l'attrazione ambientale delle politiche agricole europee.
  Non sto a elencare i dettagli, però posso assicurarvi che dai pagamenti diretti ai programmi di sviluppo rurale c'è una chiave che raccorda fortemente tutti i profili della questione.
  La mia opinione, dal punto di vista squisitamente politico, è che non c'è destino per le politiche agricole comunitarie, se non in una chiave fortemente ambientale. Questo è un salto di concezione che sta maturando anche a Bruxelles, «banalmente» perché per difendere i budget di sostegno alle agricolture europee devi trovare una chiave interpretativa nuova, che non sia «semplicemente» la chiave della contribuzione diretta secondo il vecchio modello, ma insistendo sempre di più sulla connessione profonda tra modelli agricoli europei e svolta ambientale.
  Più spingiamo su questo legame, secondo me, più riusciamo anche a ridefinire le caratteristiche di investimento pubblico del progetto europeo su questa partita decisiva del settore primario. Meno spingiamo, più difficile sarà far comprendere perché, ad esempio, risorse rilevanti del bilancio europeo vengano ancora destinate, secondo me giustamente, al settore primario.
  Questa è una chiave che costringe, per fortuna secondo me, a una connessione molto più profonda del passato tra agricoltura e ambiente. O troviamo un nuovo codice di interpretazione del modello europeo oppure la situazione sarà sempre più difficile, in particolare per chi deve difendere Pag. 15 le esperienze agricole, perché con quegli strumenti arrivi fino a un certo punto.
  È da qui che passa, ad esempio, tutto il lavoro che stiamo cercando di fare in particolare noi italiani con i paesi del Sud Europa, in ragione di un confronto con i modelli del Nord Europa, rispetto alla partita della gestione dei rischi, sia quando si tratti di eventi calamitosi, ambientali o climatici che complicano radicalmente la vita nel giro di una stagione, sia quando questo porti con sé dinamiche e volatilità dei prezzi sui mercati che sconquassano intere filiere.
  Tutto questo ha molto a che vedere con la comune radice profonda che dobbiamo ricostruire tra sviluppo ambientale e sviluppo agricolo. So che è un titolo, però secondo me ha molto a che vedere con i temi di cui abbiamo discusso questa mattina in audizione.
  Sulla qualità dell'acqua di depurazione, tutti gli argomenti che avete sollevato sono per me materia di confronto molto serio e molto attento. È vero che questo è un tema su cui aprire seriamente un lavoro di ammodernamento e di aggiornamento delle regole di utilizzo. È un tema molto delicato, perché naturalmente l'agricoltura è pronta a fare la propria parte, ma ricordiamo che abbiamo avuto negli anni conseguenze non banali, ad esempio nella gestione delle acque reflue, che, dove non trattate con la massima accortezza, hanno determinato effetti rischiosi.
  Ricorderete il caso dell'escherichia coli, causato proprio dal fatto che all'epoca (non ricordo l'anno), neanche troppo lontana, le acque reflue vennero utilizzate malamente, con gli effetti che conosciamo.
  Detto ciò, è un tema delicato e credo che sia giusto affrontarlo per capire come riusciamo ad aprire una riflessione, in ragione di quello che richiamavate voi, con queste accortezze. Rimane il fatto che noi, come vi ho detto in apertura, dobbiamo certamente lavorare anche su questo fronte.
  Le innovazioni a livello di singola impresa agricola sono incentivabili innanzitutto grazie agli strumenti dei programmi di sviluppo rurale regionali. Quella è la loro vocazione e lì dobbiamo lavorare, con tutti i «se» e i «ma» del caso. Lì c'è la parte consistente delle risorse che potenzialmente possono essere utilizzate per fare innovazione aziendale da questo punto di vista.
  Le innovazioni a livello infrastrutturale naturalmente sono incentivate attraverso il Piano irriguo nazionale. Questo lavoro si è fatto in raccordo con le regioni, come vi dicevo anche in apertura.
  Rispetto ai quesiti posti sul bando in scadenza al 30 agosto, risparmio e riuso sono criteri nuovi e centrali di questo bando, che segue alla perfezione la direttiva acque.
  Rispetto a quello che mi viene chiesto sempre sul bando, cioè chi sono i soggetti potenzialmente coinvolgibili, tutti i soggetti con concessione a derivare tecnicamente sono i potenziali fruitori del bando, ossia tutti i soggetti che hanno la concessione tecnica alla gestione di questa partita.
  Avete ragione: i consorzi di bonifica svolgono un ruolo fondamentale da questo punto di vista. Voglio ricordare, anche se lo sapete, che sono stati recentemente riformati sulla base di linee guida approvate nel 2008 dalla Conferenza Stato-regioni. L'evoluzione della soggettività dei consorzi di bonifica, secondo me, sta portando un salto di qualità non indifferente in tanti territori nella gestione di una parte importante di questi processi.
  Quanto ai criteri, sono stati definiti cinque mesi fa quando il bando è stato emanato. Li richiamo sommariamente: risparmio idrico a livello di consorzio di bonifica o di singola impresa; sostituzione del prelievo da falda per privilegiare, come dicevamo prima, sistemi collettivi; privilegio nel riuso di acque reflue, proprio per le ragioni che richiamavo prima. Già dentro i criteri del bando trovate alcune linee coerenti con quello che ci stiamo dicendo fino a questo momento.
  Più in generale, con un'ultima battuta, rispetto al tema, che avete sollevato anche voi, di come raccordiamo queste politiche in un quadro strategico unitario, non posso che riconfermare che tutta la partita della infrastrutturazione irrigua per noi va condivisa a livello di Governo, collaborando il più strettamente possibile con gli altri ministeri Pag. 16 competenti in materia, ovvero Ministero dell'ambiente e Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in primis.
  Inoltre, questo tema va tradotto sempre di più in chiave europea, perché c'è in ballo una discussione, che non abbiamo avuto modo di fare qui oggi, ma che ha molto a che vedere con noi, su come, anche nel confronto tra Nord e Sud dell'Europa, mettiamo a fuoco il tema delle politiche europee a sostegno dei sistemi idrici con alcuni caratteri di novità. Per quel che ci riguarda, come dicevo in apertura, questo è uno dei pilastri fondamentali di confronto sul prossimo bilancio europeo.
  Per quel che concerne l'agricoltura europea, la ridefinizione degli orientamenti e dello scenario strategico, soprattutto in connessione con la questione ambientale, è il tema che determinerà sempre di più anche il modo con cui noi costruiamo un equilibrio tra spesa e investimento nel bilancio europeo, con riguardo ai modelli agricoli dei Paesi dell'Unione.
  È un aspetto che viene ben interpretato anche dall'attuale Commissario europeo all'agricoltura, che per primo ha posto la questione.
  Secondo me, a noi conviene, per le ragioni che stiamo sperimentando anche in queste settimane, supportare questa scelta e questa collocazione strategica, perché ha molto a che vedere in particolare con l'area mediterranea e centralmente con il destino della politica agricola italiana.
  Credo che su questo tema potremo avere anche prossime occasioni di confronto. Per quel che mi riguarda sono ovviamente a disposizione.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.55.