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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XVII Legislatura

X Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 20 di Lunedì 24 marzo 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Abrignani Ignazio , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA STRATEGIA ENERGETICA NAZIONALE E SULLE PRINCIPALI PROBLEMATICHE IN MATERIA DI ENERGIA

Audizione del viceministro dello sviluppo economico, Claudio De Vincenti.
Abrignani Ignazio , Presidente ... 3 
De Vincenti Claudio , Viceministro dello sviluppo economico ... 3 
Crippa Davide , Presidente ... 10 
Vallascas Andrea (M5S)  ... 10 
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 10 
Benamati Gianluca (PD)  ... 11 
Bianchi Mariastella (PD)  ... 13 
Folino Vincenzo (PD)  ... 14 
Crippa Davide , Presidente ... 15 
De Vincenti Claudio , Viceministro dello sviluppo economico ... 16 
Crippa Davide , Presidente ... 16 
De Vincenti Claudio , Viceministro dello sviluppo economico ... 16 
Crippa Davide , Presidente ... 17 
De Vincenti Claudio , Viceministro dello sviluppo economico ... 17 
Benamati Gianluca (PD)  ... 20 
De Vincenti Claudio , Viceministro dello sviluppo economico ... 20 
Crippa Davide , Presidente ... 23 
De Vincenti Claudio , Viceministro dello sviluppo economico ... 23 
Crippa Davide , Presidente ... 24 
De Vincenti Claudio , Viceministro dello sviluppo economico ... 24 
Crippa Davide , Presidente ... 24 

ALLEGATO: Documentazione depositata dal viceministro Claudio De Vincenti ... 25

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: FI-PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Nuovo Centro-destra: NCD;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia (PI);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE IGNAZIO ABRIGNANI

  La seduta comincia alle 14.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del viceministro dello sviluppo economico, Claudio De Vincenti.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla Strategia energetica nazionale e sulle principali problematiche in materia di energia, l'audizione del Viceministro dello sviluppo economico, Claudio De Vincenti.
  Il professor De Vincenti è accompagnato dalla dottoressa Romano, dall'ingegner Dialuce e dall'ingegner Terlizzese, i tre dirigenti per il settore energia del Ministero dello sviluppo economico.
  Dal punto di vista dell'organizzazione dei nostri lavori, come di consueto, ci sarà l'intervento introduttivo del Viceministro De Vincenti. Dopodiché, i commissari potranno fare le loro domande, al termine delle quali il Viceministro De Vincenti potrà svolgere una breve replica. Sarà sicuramente una replica interessante.
  Do la parola al Viceministro De Vincenti per il suo intervento.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Viceministro dello sviluppo economico. Grazie, presidente, e grazie alla X Commissione per questo invito a discutere insieme la Strategia energetica nazionale e anche la sua attualizzazione a oggi. Abbiamo preparato un documento, che lasciamo agli atti della Commissione e che ovviamente si può distribuire. Naturalmente, non leggerò adesso il documento, che è molto ampio, molto argomentato e, spero, anche ricco di indicazioni su cui gli onorevoli deputati avranno poi modo di riflettere e di discutere, perché per noi la SEN è un processo aperto. C’è un continuo bisogno di interazione prima di tutto con il Parlamento e con le istituzioni per dare attuazione alla SEN e anche per mettere a punto la strategia.
  Richiamo rapidamente alcune caratteristiche della Strategia energetica nazionale che, lo ricordo, venne elaborata durante il Governo Monti. Su un primo documento ci fu un'amplissima consultazione, che si svolse tra l'estate e il dicembre del 2012, in cui vennero coinvolte le istituzioni, a cominciare proprio dal Parlamento e da questa Commissione, per arrivare alla Conferenza unificata, all'Autorità per l'energia e il gas e all'Autorità antitrust. Ci fu un'interazione con la stessa Commissione europea, nonché con associazioni, parti sociali e stakeholder vari. Anche singoli cittadini sono intervenuti in questa consultazione, utilizzando la possibilità di fornire contributi online sul sito del MiSE. La consultazione ha visto diverse riunioni, sia in Parlamento, sia con le associazioni e con le parti sociali.
  Il documento ha avuto, dunque, a suo tempo un'evoluzione importante rispetto alla prima stesura. Quello che poi è stato varato a inizio 2013, con un decreto interministeriale, Pag. 4è stato un documento che aveva alcuni punti fermi, che noi riteniamo sostanzialmente validi tuttora, in quanto individuano linee portanti di lungo periodo su cui impostare la politica energetica del nostro Paese. Tali linee portanti si collocano nell'ambito della strategia energetica che la Commissione europea sta promuovendo e che, in particolare, fanno – e hanno fatto nei mesi scorsi – dell'Italia un interlocutore forte della Commissione europea proprio sul pacchetto cosiddetto clima-energia, sulla roadmap della decarbonizzazione e sulla definizione dei nuovi obiettivi comunitari al 2030 lungo tale roadmap che, come sapete, ha come orizzonte temporale il 2050.
  La Strategia individuava quattro obiettivi chiave. Il primo è un obiettivo di competitività, consistente nel ridurre significativamente il gap di costo dell'energia per i consumatori e le imprese con un graduale allineamento ai prezzi europei. Oggi accentuo questo obiettivo parlando di un più rapido allineamento ai prezzi europei. Poi dirò qualcosa anche sulle misure già prese e su quelle che il Governo Renzi intende adottare.
  Il secondo obiettivo chiave – non li elenco in ordine di importanza, sono tutti sullo stesso piano, naturalmente – è un obiettivo ambientale. Ci siamo proposti, con la Strategia energetica nazionale, e le azioni che abbiamo intrapreso successivamente e su cui stiamo lavorando vanno in questa direzione, di superare gli obiettivi ambientali del pacchetto europeo 20-20-20 come definiti per il nostro Paese e di assumere un ruolo guida nella costruzione della roadmap europea al 2050.
  C’è poi un obiettivo di sicurezza, che per il nostro Paese è estremamente importante. Anche i dati che troverete nel testo scritto lo testimoniano. La nostra dipendenza da fonti energetiche estere è tuttora significativa e lo sarà anche nel medio-lungo periodo, ragion per cui abbiamo bisogno di rafforzare la sicurezza e la diversificazione degli approvvigionamenti, in particolare nel settore del gas.
  Abbiamo anche bisogno di ridurre il più possibile, e qui le rinnovabili svolgono un ruolo importante, in termini di efficienza energetica, la dipendenza dall'estero.
  C’è anche un obiettivo di crescita. Abbiamo bisogno che le politiche energetiche facciano, per un verso, da fattore abilitante della crescita – pensate a quello che ho citato prima, ossia al costo dell'energia come uno degli elementi che creano difficoltà alla competitività del sistema produttivo italiano nel contesto internazionale – ma anche come fattore trainante della crescita. Gli investimenti nel settore energetico, dagli investimenti nelle reti intelligenti agli investimenti nelle rinnovabili, nelle infrastrutture e nell'efficientamento energetico, sono fattori non solo abilitanti, ma anche trainanti della crescita stessa.
  Rispetto a questi quattro obiettivi avevamo definito sette priorità d'azione, tutte volte al loro conseguimento. Al primo posto di queste priorità d'azione avevamo messo l'efficienza energetica. Anche queste priorità di azione vanno lette tutte come molto importanti, ma in questo caso spezzo una lancia su questa prima priorità che, non a caso, è stata indicata come prima. In realtà, l'efficienza energetica aiuta a raggiungere tutti e quattro gli obiettivi di cui parlavo prima, ossia riduzione dei costi per gli utenti italiani, famiglie e imprese, obiettivi ambientali, come è evidente, riduzione delle emissioni di CO2 e sicurezza, perché riduce il fabbisogno di energia e con essa anche la dipendenza dall'estero. Consideriamo, quindi, l'efficienza energetica come fattore trainante della crescita in Italia.
  Il nostro è un Paese molto avanzato sull'efficienza energetica nel contesto internazionale. Questo è uno dei titoli di merito che ci vengono riconosciuti anche in sede europea. Abbiamo sviluppato proprio per questo motivo una serie di tecnologie. Esiste una filiera produttiva intorno all'efficienza energetica, fortemente caratterizzata dal ruolo delle imprese italiane. Puntare sull'efficienza energetica dà fiato al sistema produttivo italiano.
  La seconda priorità d'azione è lo sviluppo di un mercato competitivo del gas naturale e, con questo, anche l'opzione di Pag. 5fare dell'Italia un hub del gas sud-europeo. Occorre un mercato competitivo che riduca i prezzi del gas. Il gas è input fondamentale anche per la produzione e la generazione di elettricità. La riduzione del prezzo del gas ha effetti complessivi di riduzione del prezzo dell'energia nel nostro Paese. A questo scopo è fondamentale, come dirò più avanti, lavorare sulle infrastrutture di rete del settore del gas e sugli impianti – in particolare, penso a rigassificatori e stoccaggi – per fare dell'Italia un hub del gas. Perché fare dell'Italia un hub del gas ? Perché essere Paese di transito e non solo di destinazione significa aumentare in misura notevole la liquidità del mercato del gas e, quindi, la competitività del mercato e, di conseguenza, spingere nella direzione della riduzione dei prezzi nell'ambito dell'integrazione con il mercato europeo.
  La terza priorità d'azione è lo sviluppo sostenibile delle energie rinnovabili. Le innovazioni introdotte in parallelo e anche dopo la SEN – qualcuna la ricorderò in questo settore – sono andate proprio nella direzione di rendere economicamente e socialmente sostenibile lo sviluppo delle energie rinnovabili, che è un passaggio chiave per dare un futuro forte alle energie rinnovabili. Nella SEN sono stabiliti obiettivi molto avanzati nello sviluppo delle energie rinnovabili. Gli effetti, oltre che ambientali, anche di sicurezza, del sistema sono di grande rilievo.
  La quarta priorità d'azione è lo sviluppo di un mercato elettrico più competitivo e delle infrastrutture necessarie a garantire questo, in particolare nelle interconnessioni con l'estero e nell'apertura dei colli di bottiglia che ancora creano prezzi zonali diversi nel nostro Paese. Forse il più rilevante, ma non l'unico, è quello Sicilia-continente. Si tratta di lavorare sulle infrastrutture e sulle regole di funzionamento del mercato, in modo da far sì che la discesa del prezzo del gas si trasferisca in una discesa del prezzo dell'elettricità. Anche in questo senso il tema chiave è l'integrazione nel mercato unico europeo, in modo da avere prezzi allineati a livello europeo.
  La quinta priorità d'azione è un problema molto serio del settore della raffinazione e della distribuzione dei carburanti, che sta soffrendo una crisi pesante, dovuta sia alla caduta della domanda, sia alla crisi economica in questo momento in atto, sia a una competizione molto aggressiva che viene da aree extraeuropee. Tutta l'Europa è interessata da una crisi della raffinazione. Inoltre, si pone un altro problema molto importante, su cui ci siamo battuti a livello europeo, quello dello sviluppo di biocarburanti di seconda generazione, per cui l'Italia è dotata di tecnologie importanti. C’è, quindi, un elemento di possibile traino della crescita.
  La sesta priorità d'azione è lo sviluppo della produzione di idrocarburi nazionali in condizioni di massima sicurezza ambientale. Su questo tema mi soffermerò più avanti, richiamando il nostro ruolo trainante e dirigente nel varo della recente direttiva europea in materia di sicurezza delle attività di prospezione ed estrazione di idrocarburi.
  Infine, la settima priorità d'azione è la modernizzazione del sistema di governance. Non voglio naturalmente ripercorrere tutta la SEN, perché ripeterei un discorso già fatto. Desidero, invece, dirvi qualcosa sugli aggiornamenti. Do, quindi, per scontata la conoscenza della SEN. Vorrei, invece, soffermarmi un po’ meglio su quello che abbiamo fatto e su quello che intendiamo fare. Da questo punto di vista il documento ha svolto e svolge una funzione importante, che il Governo vuole valorizzare, quella di quadro di riferimento che fa da stella polare dei tanti interventi – parte ne abbiamo attuati e altri ne dobbiamo attuare – che trovano poi all'interno di questo quadro una coerenza complessiva di ispirazione.
  Comincio con l'efficienza energetica. La nostra strategia contenuta nella SEN al 2020 si propone di ottenere un risparmio di 15,5 Megatep, cioè milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, di energia finale al 2020 e 20 Megatep sull'energia primaria. La differenza tra i due dati di fabbisogno e consumo finale è dovuta a perdite che si registrano nei processi di trasformazione, Pag. 6trasporto e distribuzione dell'energia. Questi obiettivi quantitativi, 15,5 Megatep sull'energia finale e 20 sulla primaria, significano una riduzione dei consumi di circa il 24 per cento, sia per la primaria, sia per la finale, rispetto allo scenario di riferimento europeo. Sto parlando della riduzione di 15,5 Megatep in valore assoluto o di 20 Megatep sulla primaria rispetto ai consumi a oggi. Come vedrete, ci sono due grafici nel testo (pagine 2 e 3 del documento consegnato) in cui si vede tale riduzione dei consumi. Scusatemi, non è rispetto a oggi. Ho detto una cosa non del tutto corretta. Sono dati rispetto al 2005, il punto di partenza di questa roadmap. Ciò implica la riduzione rispetto al 2005 di 15,5 Megatep finali e di 20 Megatep primari, nonché una riduzione del 24 per cento dei consumi rispetto allo scenario di riferimento al 2010.
  È vero che in questi due anni passati abbiamo già avuto una forte riduzione dei consumi, ma – attenzione – prima di tutto questo è dovuto al fatto che, poiché la crisi economica si è prolungata al di là di quanto sarebbe stato desiderabile se, come è obiettivo del Governo, riusciamo a far ripartire una crescita economica stabile e sostenuta, questa riduzione dei consumi spontanea non ci sarà più. Dobbiamo, pertanto, intervenire con misure di policy. Inoltre, ricordiamoci che l'Unione europea misura i risultati di riduzione dei consumi di energia che otteniamo in relazione alle politiche che li generano e che, quindi, scorpora dal risultato l'effetto automatico, per esempio, di una più bassa crescita del PIL.
  Rimangono, dunque, intatti gli obiettivi che abbiamo fissato nella SEN e aggiungo che, per quanto abbiamo già ottenuto risultati importanti, dobbiamo accelerare il ritmo di crescita del risparmio annuale.
  Gli strumenti principali che abbiamo usato e che intendiamo rafforzare sono strumenti regolatori, per esempio in termini di standard dell'edilizia. Stiamo per recepire la direttiva europea sull'efficienza energetica, che noi italiani abbiamo contribuito fortemente a costruire, in un rapporto forte con l'allora presidenza danese, nel primo semestre del 2012. Gli strumenti regolatori, come anche gli strumenti di incentivo che illustrerò fra poco, svolgono una funzione importante nel decreto legislativo di recepimento della direttiva che stiamo preparando e che presto sarà alla vostra attenzione.
  Tra gli strumenti di incentivo ci sono, per esempio, i certificati bianchi, uno strumento inventato praticamente da noi. Si tratta di uno strumento che oggi si sta diffondendo nel resto d'Europa. Richiede ulteriori messe a punto, ma è certamente uno strumento prezioso, che ha ottenuto risultati molto importanti. L'altro strumento importante, quello delle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio, è stato introdotto nel 2007. L'anno scorso, nel 2013, è stato rafforzato dal Governo Letta innalzando la percentuale dal 55 al 65 per cento e, quindi, staccandola da quella sull'edilizia semplice del 50 per cento. Questo provvedimento in questi mesi ha già generato un effetto importante di ripresa delle spese e degli investimenti nell'edilizia, con riferimento proprio agli interventi di efficientamento energetico. È importante anche il Conto termico, che abbiamo adottato con il decreto del 28 dicembre 2012. Si tratta di un nuovo sistema di incentivazione e di incremento dell'efficienza energetica e di produzione di energia termica da fonti rinnovabili. Tutto questo lo trovate naturalmente spiegato con più dovizia di particolari nel testo che vi ho consegnato.
  La seconda priorità d'azione è lo sviluppo di un mercato competitivo del gas. Ho già ricordato l'importanza del gas. Nella SEN la previsione di lungo periodo è che il mix energetico sarà basato su un ruolo crescente delle rinnovabili, su un ruolo stabile in percentuale del gas e su un ruolo decrescente di petrolio e carbone. In verità, anche sul gas, proprio perché deve compensare gasolio e carbone, c’è una previsione di leggera crescita. È fondamentale per il medio-lungo periodo lavorare a un mercato del gas competitivo, che riduca i prezzi e consenta di garantire la sicurezza degli approvvigionamenti.Pag. 7
  Per quanto riguarda i prezzi, nell'ultimo anno la situazione è decisamente migliorata. Ormai il divario tra prezzi all'ingrosso in Italia e nel resto d'Europa è quasi annullato. Addirittura c’è stato qualche mese in cui noi siamo passati sotto. Questo fenomeno è legato alla pressione dell'offerta che, per alcuni versi, ha risentito bene della differenziazione di fonti che abbiamo già avviato negli anni passati. Per altri versi, però, risente anche di una domanda stagnante o addirittura in riduzione, dovuta alla crisi economica. Dobbiamo, quindi, creare le condizioni perché la ripresa economica non porti a una riapertura del differenziale con l'Europa. Per questo motivo è molto importante, per un verso, la rinegoziazione dei contratti take-or-pay che le maggiori compagnie italiane stanno effettuando e che riceverà sostegno dal Governo italiano, in modo da avere una ricontrattazione che sganci finalmente i prezzi di tali contratti dal riferimento al greggio e li porti nell'indicizzazione a un riferimento ai prezzi del mercato libero. Per altro verso, è molto importante continuare con le misure di liberalizzazione del mercato – ricordo, in particolare, l'avvio, che abbiamo fatto di recente, del mercato a termine del gas – e, infine, con la differenziazione degli approvvigionamenti.
  È vero che il nostro è uno dei Paesi maggiormente in grado di rispettare la regola europea cosiddetta dell'N-1, che riguarda la sicurezza delle forniture ai clienti tutelati introdotta dal Regolamento dell'Unione europea n. 994 del 2010. Sappiamo anche, però, che in situazioni di emergenza – ricordiamo il febbraio 2012; per fortuna non è una situazione che si presenti in questo momento, ma che potrebbe presentarsi laddove la crisi ucraina dovesse aggravarsi – siamo in grado di reggere. Certamente, però, sono situazioni da tenere sotto controllo. Da questo punto di vista occorre ulteriormente integrare le reti di trasporto tra l'Italia e il resto dell'Europa. Snam Rete Gas sta facendo investimenti importanti, che noi stiamo monitorando.
  Dobbiamo anche rafforzare le infrastrutture strategiche di stoccaggio. Siamo ormai messi piuttosto bene, come spazio complessivo di stoccaggio, ma dobbiamo rafforzare la capacità degli stoccaggi di erogare in condizioni di punta, che sono quelle che si presentano in casi di grande freddo, come febbraio 2012 o, in casi, meno augurabili, di crisi di alcuni canali di approvvigionamento. In passato questo ha riguardato, per esempio, la Libia. Oggi, ma non al momento, riguarda la crisi Ucraina.
  Occorre poi realizzare le nuove infrastrutture strategiche di rigassificazione. È stato da poco inaugurato, al largo della costa toscana, il rigassificatore OLT, che ha svolto quest'inverno un ruolo già importante, perché ha consentito, insieme con i criteri di regolazione che noi abbiamo introdotto, di ridurre notevolmente il bisogno di tenere in riserva centrali a olio, con un risparmio già quest'anno di 50 milioni di euro su tali centrali.
  Pensiamo che su questo terreno sia necessario andare avanti con il programma di rigassificatori tracciato dalla Strategia energetica nazionale e, quindi, realizzare i rigassificatori che sono già stati programmati. Segnalo che nel prossimo DPCM che stiamo preparando in materia di infrastrutture strategiche indicheremo gli stoccaggi e i rigassificatori ritenuti strategici per garantire la sicurezza di approvvigionamento del nostro Paese.
  Sempre ai fini della sicurezza è molto importante il TAP. Era già indicato nella Strategia energetica nazionale, ma oggi lo possiamo dire con più forza, considerato che, rispetto a quando stendemmo la strategia stessa, abbiamo avuto la scelta del Consorzio Shah Deniz e del gasdotto TAP al posto del Nabucco. Il TAP è un gasdotto che porta il gas dall'area del Caspio direttamente in Italia, al contrario di quello che sarebbe avvenuto con Nabucco. Noi attribuiamo a questo progetto la massima importanza strategica. Non c’è bisogno, nella situazione di oggi, di aggiungere nulla, credo, sul rilievo strategico che ha l'andare ad approvvigionarsi da fonti diverse Pag. 8da quelle da cui ci approvvigioniamo oggi. Segnalo che i rigassificatori svolgono una funzione essenziale, perché consentono di approvvigionarci da qualsiasi area del mondo e, quindi, rafforzano in misura notevolissima la sicurezza strategica. Essi potranno consentirci di utilizzare la discesa dei prezzi che deriva dalle nuove scoperte di gas e anche dallo sviluppo di shale gas negli Stati Uniti, shale gas che prima o poi sarà destinato ad arrivare sui mercati internazionali.
  Dell'allineamento dei prezzi del gas ai livelli europei ho già detto. Sul prezzo all'ingrosso ormai ci siamo. Sul prezzo all'utenza finale crediamo che si debba accelerare la convergenza verso i prezzi di mercato a termine, come ho ricordato sopra.
  Le energie rinnovabili rappresentano la terza priorità d'azione. I passi avanti che abbiamo fatto negli ultimi anni, e che prevediamo di fare nei prossimi, sono molto consistenti. In termini di obiettivi quantitativi la Strategia energetica nazionale indica al 2020 un obiettivo del 19-20 per cento, superiore a quello stabilito dall'Unione europea per l'Italia, del 17 per cento. Si tratta di 23-24 Megatep di energia finale l'anno prodotta da rinnovabili, con una riduzione importante di emissioni di CO2. Nel settore elettrico l'obiettivo è quello di arrivare nel 2020 a raggiungere una forchetta tra il 34 e il 38 per cento di consumi finali. Ciò significa che le rinnovabili diventeranno, insieme col gas, le due fonti chiave di produzione di energia elettrica nel nostro Paese nel 2020. Nel settore termico rinnovabile l'obiettivo è di arrivare nel 2020 al 20 per cento dei consumi finali contro il 17 per cento europeo, con 11 Megatep all'anno. Nel settore dei trasporti si prevede di arrivare al 10 per cento di biocarburanti e a 2,5 megatep all'anno. Il risultato è frutto della crescita delle rinnovabili, ma anche della contrazione dei consumi, legata in parte, come ho già detto, alla crisi economica, in parte alle misure di efficienza energetica che ricordavo più sopra.
  Naturalmente, dobbiamo essere consapevoli, e questo si collega con quanto dirò dopo sul mercato elettrico, che lo sviluppo impetuoso delle rinnovabili che si è realizzato e che noi vogliamo continui ad andare avanti in misura significativa determina una trasformazione profonda del mercato elettrico, legata, per un verso, alla non programmabilità di una parte delle rinnovabili, che ha accentuato, rispetto al disegno originario del mercato elettrico del decreto Bersani, la componente di variabilità giornaliera. Questo ha reso diverso il funzionamento del mercato tra mercato del giorno prima e mercato dei servizi di dispacciamento. Per altro verso, ricordiamo anche che le rinnovabili hanno accesso prioritario al mercato. Tutto questo ha segnato una modifica del mercato che oggi noi stiamo monitorando attentamente, perché probabilmente sarà necessario intervenire in modo da migliorare il funzionamento del mercato elettrico affinché diventi più capace di gestire la presenza forte delle rinnovabili. In questa direzione va la spinta che stiamo imprimendo attraverso misure sia regolamentari, insieme con l'Autorità per l'energia elettrica e il gas e con il Gestore dei mercati energetici, sia di tipo infrastrutturale, legate all'allineamento di prezzi e ai costi dell'elettricità ai valori europei. Giocano in merito un ruolo importante la piena integrazione europea, quella che citavo all'inizio, le infrastrutture di interconnessione con l'estero, in particolare con i mercati europei, e le dorsali del nostro Paese. Pensiamo ad alcuni sbottigliamenti da fare nella linea Sud-Nord. Citavo già prima la questione particolarmente centrale del tratto continente-Sicilia. Questo consentirà anche di ridurre alcune posizioni dominanti in alcune aree, che condizionano il processo, che noi vogliamo accelerare, di discesa dei prezzi dell'elettricità a livello nazionale. La discesa c’è stata, e questo è molto interessante. Il PUN, che si attestava a circa 75 euro in media a megawattora nel 2012, si è attestato a circa 63 euro in media nel 2013. Questo indica l'impatto delle misure di liberalizzazione e dei miglioramenti di rete che sono stati fatti, ma siamo ancora lontani dai nostri principali competitorPag. 9europei, ragion per cui c’è ancora lavoro da fare. D'altra parte, non c’è solo il PUN, ma ci sono anche gli oneri di sistema che gravano sulle bollette elettriche. Come il Presidente del Consiglio ha comunicato dopo il Consiglio dei ministri di circa dieci giorni fa, occorre fare un intervento di razionalizzazione di queste componenti, tenendo conto che abbiamo bisogno di lavorare sugli oneri di sistema in modo da alleggerire il più possibile tali oneri per il sistema produttivo italiano e, contemporaneamente, razionalizzarne la struttura e renderla più efficiente ed equa nella composizione per aiutare imprese e famiglie.
  Sul tema della raffinazione mi soffermerò brevemente. È un tema molto delicato, ma i tempi stringono. Qualcosa accenniamo nel testo che vi ho consegnato. Soprattutto ricordiamo come, su iniziativa italiana, quello della crisi della raffinazione sia diventato un tema di interesse europeo. Su questo argomento è in corso un lavoro a livello di Commissione europea, su cui siamo molto impegnati, per individuare vie che consentano un'uscita dalla crisi della raffinazione. Di nuovo ricordo la questione dei biocarburanti di seconda generazione, su cui l'Italia è Paese trainante nel passaggio dalla prima alla seconda generazione. È in corso un dibattito vivace in sede di Consiglio europeo, nel quale l'Italia è probabilmente il Paese guida per il passaggio alla seconda generazione.
  Vengo alla questione degli idrocarburi nazionali e ricordo come questa sia una questione prima di tutto di sicurezza energetica. Le nostre stime prevedono che, in base alle riserve disponibili, noi saremo in grado nel 2020 di avere una produzione di idrocarburi nazionali che si riporterebbe ai livelli degli anni Novanta, con una riduzione della dipendenza dall'estero di circa 5 miliardi di euro l'anno, senza ricorso ad alcuna forma di incentivazione pubblica. I punti chiave comprendono, in primo luogo, la tutela dell'ambiente. Su questo fronte ricordo il decreto ministeriale 9 agosto 2013, con cui abbiamo dimezzato le aree marine precedentemente utilizzabili per le attività offshore, e gli elevati standard di sicurezza di lavorazione delle infrastrutture. Come accennavo prima, siamo stati protagonisti nella costruzione della direttiva n. 30 del 2013 in materia di sicurezza e intendiamo applicarla nel modo più rigoroso possibile. In secondo luogo, vi è l'attenta ottimizzazione delle infrastrutture energetiche vigenti. Si prevede di ridurre complessivamente il numero di installazioni sia in terra, sia in mare, a garanzia di uno sviluppo pienamente sostenibile anche da un punto di vista ambientale, contemporaneamente potenziandone la capacità di estrazione. Infine, c’è l'attenzione alle ricadute economico-occupazionali e sociali nei territori interessati. In proposito ricorderete l'articolo 16 del decreto-legge liberalizzazioni del 2012, che prevedeva l'attribuzione alle regioni di una parte delle tassazioni. Noi abbiamo provveduto, nel settembre scorso, a varare, insieme con il MEF, il decreto interministeriale che attribuisce alle regioni una quota significativa delle imposte generate da queste attività sul territorio.
  Sul sistema di governance sarò il più sintetico possibile, in modo da concludere rapidamente. Noi pensiamo che siano tre i punti chiave.
  Prima di tutto si tratta di rafforzare la partecipazione italiana alla cosiddetta fase ascendente dei processi internazionali, in particolare alla costruzione delle direttive dell'Unione europea. Ho ricordato prima quella sull'efficienza energetica e quella sulla sicurezza delle attività offshore. Sono esempi di partecipazione nella fase ascendente, che è stata molto incisiva, ma dobbiamo migliorare su tutti i terreni.
  Il secondo passaggio chiave è il coordinamento orizzontale a livello nazionale, sia tra Ministeri, sia tra Governo e Autorità, con un chiarimento, che nella SEN abbiamo fatto e che riteniamo tuttora molto attuale – ancor più attuale, se posso permettermi – della distinzione di ruoli rigorosa tra Esecutivo e Autorità. Da una parte, ci sono il Governo e il Parlamento, ossia gli organi che, proprio perché rispondono direttamente ai cittadini delle scelte effettuate, hanno l'onere di definire gli obiettivi strategici, gli indirizzi d'azione, Pag. 10le norme generali di funzionamento dei mercati e le scelte allocative di fondo in cui si investe. Per capirci, si tratta delle cose che ho detto finora, per esempio sulle reti, sui colli di bottiglia, sulle interconnessioni e via elencando. Dall'altra parte, c’è il ruolo, nella totale e forte indipendenza, dell'Autorità dell'energia, che è un ruolo di regolazione, spettante a coloro che dettano le regole di funzionamento di questi mercati e che, quindi, spingono i mercati stessi verso assetti efficienti e concorrenziali. Si tratta di due ruoli distinti. Tutti e due devono giocare la loro partita e interagire al meglio nel rispetto della rispettiva indipendenza.
  Il terzo e ultimo tema di governance è quello del rapporto tra Stato, regioni ed enti locali. Noi pensiamo che sia importantissimo superare la legislazione concorrente, chiarendo fino in fondo ciò che è dello Stato e ciò che è delle regioni e degli enti locali, contemporaneamente creando sedi codificate in cui il confronto sulle opere da fare, ossia sulle infrastrutture, possa svolgersi in modo che nella deliberazione centrale sulle opere strategiche, che noi pensiamo debba essere ricondotta allo Stato centrale, contino anche le indicazioni che giungono dalle regioni e dagli enti locali. Pensiamo, quindi, che tutto il tema del dibattito pubblico sia essenziale per avviare una fase in cui, nella chiarezza dei poteri decisionali, ci sia contemporaneamente il massimo confronto sul territorio e il massimo ascolto delle esigenze delle comunità locali.
  Vi ringrazio per l'attenzione.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE DAVIDE CRIPPA

  PRESIDENTE. Ringrazio il Viceministro De Vincenti.
  Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ANDREA VALLASCAS. Grazie, presidente. Io vorrei fare una prima domanda. Vorrei sapere qual è la politica industriale italiana sulla SEN cui il documento dovrebbe dare supporto. Vorrei sapere, cioè, se esiste un documento o un procedimento simile. Senza una politica industriale vorrei capire come facciamo a programmare quale e quanta energia ci serva. Inoltre, vorrei chiederle se sia possibile illustrare la posizione italiana espressa in fase di consultazione sulla disciplina degli aiuti di Stato a favore dell'ambiente e dell'energia 2014-2020, avvenuta il 14 febbraio. Ancora, lei ha fatto un brevissimo accenno alla riunione che si è tenuta il 20 e 21 marzo al Consiglio dei Capi di Stato. Vorrei sapere se sia possibile avere informazioni più dettagliate.
  Se vuole, le ripeto le domande. La prima riguardava la politica industriale. La seconda è se ci può illustrare la posizione italiana espressa in fase di consultazione il 14 febbraio sulla disciplina degli aiuti di Stato. La terza si riferisce alla riunione del 20 e 21 marzo. Lei ha fatto un cenno al Consiglio dei Capi di Stato. Vorrei sapere se sia possibile avere un resoconto leggermente più dettagliato. Infine, vorrei conoscere la posizione del Governo italiano rispetto agli obiettivi del 2030. Quali saranno le attività nel corso del semestre europeo a presidenza italiana ?
  Grazie.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Grazie, presidente. Innanzitutto credo che in questo momento nell'Aula di questa Commissione io e il collega Benamati siamo i due deputati che hanno avuto occasione più volte di esercitare il proprio ruolo di indirizzo, di controllo e di sindacato ispettivo nei confronti del Governo, rappresentato dall'allora Sottosegretario e oggi Viceministro De Vincenti.
  Pertanto, ci fa particolarmente piacere oggi quest'audizione e ne apprezziamo i contenuti, a partire dall'affermazione che ha fatto proprio all'inizio il Viceministro, definendo la SEN un processo aperto. Il senso dell'indagine conoscitiva che sta svolgendo la X Commissione è proprio nell'intenderla come un processo aperto e, quindi, nel fare di questa l'occasione per Pag. 11poter entrare nel dettaglio in maniera approfondita sugli elementi di criticità emersi nel frattempo e sulle priorità su cui intervenire.
  Credo, inoltre, che l'audizione sia anche l'occasione di chiarire la curiosità suscitata, non solo nei presenti oggi in Commissione, ma un po’ in tutti, dalla recente dichiarazione del Presidente del Consiglio che parlava della riduzione del 10 per cento del costo dell'energia per le imprese sotto il titolo di «Energia nuova per le piccole e medie imprese». Oggi lei ci ha già fornito alcuni elementi. Magari nella replica potrebbe fornire qualche ulteriore elemento in questa direzione.
  Vorrei riprendere soltanto due questioni legate all'attualità. Una è sul tema della sicurezza degli approvvigionamenti. Un paio di anni fa, in occasione di audizioni di questa Commissione, era stato trattato il tema della sicurezza dell'approvvigionamento legato alla situazione nel Nord Africa, con le primavere arabe. Adesso, ovviamente, il tema è legato alla situazione, di cui si stanno occupando anche oggi in sede di G7, dell'Ucraina. Vorrei chiedere anche il suo parere sul versante della sicurezza degli approvvigionamenti.
  Sempre in relazione all'attualità, questa sembra essere la settimana nella quale inizia il percorso parlamentare di confronto rispetto all'ambito di riforme istituzionali che riguarda non solo il bicameralismo perfetto, ma anche il Titolo V della Costituzione. Devo dire che in molte audizioni che noi abbiamo fatto questo tema è stato più volte sollevato. Il punto di vista è quello di superare la legislazione concorrente e di riportare in capo allo Stato, come dice anche lei nella relazione, le competenze legislative in materia di energia per quanto riguarda l'attività e le infrastrutture energetiche di rilevanza nazionale. Apprezzo l'equilibrio con cui lei ha presentato il tema. Condividendo questo obiettivo, credo che sia fondamentale mantenere, nella chiarezza dei ruoli, il coinvolgimento delle regioni.
  Immagino anche che il riferimento che avete fatto alle esperienze dei Paesi nordeuropei e al dibattito pubblico o, se vogliamo, all'esperienza francese, in termini non solo linguistici, ma anche di ciò che ha significato il débat public, possa essere il modo per tenere insieme una scelta che io credo sia giusta, ma con il coinvolgimento dei territori, evitando l'espropriazione delle scelte che riguardano occasioni fondamentali di sviluppo, ma anche di tutela dell'ambiente.

  GIANLUCA BENAMATI. Grazie, presidente. Grazie, Viceministro. Condivido diverse delle questioni poste dai colleghi, specialmente dal collega Peluffo.
  Prima di entrare nelle questioni dell'audizione odierna con qualche riflessione, osservo che, in effetti, anche noi condividiamo l'importanza che si faccia per la politica industriale quanto si è fatto per la strategia energetica, ovverosia che si imposti una politica industriale nuova che aiuti il Paese a riprendersi, per quanto riguarda la manifattura e l'industria, dopo questa crisi. Lo dico cogliendo le parole del collega Vallascas. Peraltro, domani iniziamo un dibattito in quest'aula di Commissione sulla Comunicazione della Commissione europea «Per una rinascita industriale dell'Europa» linee guida europee per una nuova politica industriale a livello europeo. Si tratta di un parere che il Parlamento deve esprimere, ma un confronto di massima con il Governo sarebbe comunque gradito.
  Per quanto riguarda, invece, la sua ampia esposizione, signor Viceministro, oggi è uscita un'indicazione di FederPetroli che parla di un possibile default energetico del Paese. Questa mi sembra una notizia che ci lascia tutti piuttosto perplessi. Se in questo momento un obiettivo è stato raggiunto, dopo il terribile inverno del 2003 e la questione dell'inverno 2005-2006, con la crisi del gas, si è arrivati quantomeno a una sicurezza strategica degli approvvigionamenti per il nostro Paese, che è molto esposto all'estero. Lei ha già accennato qualcosa in merito. Noi riteniamo che questo sia un lavoro da proseguire.Pag. 12
  Dal punto di vista dell'affidabilità degli approvvigionamenti, lei ha già detto molto, ma il tema che oggi mi pare più cogente in questa fase di crisi è quello dei costi. Il collega Peluffo richiamava l'indicazione fornita dal Presidente del Consiglio per un taglio ai costi dell'energia per le piccole e medie imprese, in buona sostanza, del 10 per cento. Richiamo qui quanto abbiamo fatto anche nel decreto-legge Destinazione Italia verso tutti gli utenti del servizio, con un taglio dei costi stimato fra i 700 e i 750 milioni di euro. Signor Viceministro, vorrei che in merito ci fosse una parola un po’ più chiara.
  Per quanto riguarda il gas, lei ha già indicato il fatto che il PSV (Punto di Scambio Virtuale) del gas italiano è in media rispetto a quello europeo. Questo fattore, però, deriva, come ci ha indicato lei, come vediamo dai numeri, ma anche come ci ha richiamato pochi giorni or sono il Presidente Pitruzzella, dalla disponibilità notevole di gas. Sulla questione della trasformazione dell'Italia in un hub lei ha già indicato alcune priorità, nel senso del rafforzamento delle infrastrutture, della rinegoziazione di diversi contratti, della possibilità di accedere a nuovi fornitori, come succede con il TAP. Vorrei, però, che si spendesse qualche parola in più rispetto all'importanza di integrare il nostro mercato nel mercato europeo, soprattutto, quest'anno, nell'ottica della discussione di un mercato unico europeo orientato all'energia e al fatto che questa sia debba essere una visione centrale del semestre di presidenza italiana dell'Unione europea. Sul gas, oltre alla concorrenza sui prezzi e, quindi, sulla disponibilità, che è la parte in termini di calmiere più importante, c’è anche il tema della fiscalità. Le chiedo se si possa immaginare un intervento sulla fiscalità, perché queste sono le due grandi voci di costo. Anche rispetto all'energia elettrica chiederei un ulteriore sforzo. Come lo chiedeva già il collega Peluffo, lo chiedo anch'io e provo a buttare giù dei numeri. Rispetto ai 190 euro per megawattora, ai 19 centesimi di euro per megawattora, del costo medio per una famiglia con 3 chilowatt e un consumo normale, le piccole e medie aziende soprattutto sono molto al di sopra, cioè pagano l'energia elettrica di più. Questo non solo per una questione di oneri, ma anche per una distribuzione degli oneri fra i diversi clienti, le utenze domestiche, le grandi aziende e le piccole aziende.
  Si pongono, dunque, un tema di oneri e un tema di rete. Su questi temi quali sono le intenzioni del Governo per cercare, come lei già diceva in precedenza, di portare un giovamento alle piccole e medie aziende, che sono effettivamente, rispetto al contesto europeo, molto al di sopra della media ? A questo proposito le chiedo anche a che punto è il decreto sulla modifica temporale degli incentivi che era previsto nel decreto-legge Destinazione Italia, poi convertito in legge.
  Passo a un'altra domanda, che riguarda la questione degli obiettivi al 2030. Si discute molto in questa indagine conoscitiva – questo è un punto focale su cui mi interesserebbe capire l'orientamento del Governo – se, rispetto agli obiettivi del 2030 relativamente alla diminuzione di emissioni di gas climalteranti, si debba puntare su un obiettivo strategico ambizioso e omnicomprensivo, ossia a una riduzione forte delle emissioni di gas serra e di gas climalteranti, lasciando poi alla facoltà di ogni singolo Paese di comporre questo obiettivo con le forme tecnologiche e le capacità interne predilette; oppure se si debba associare a questo una serie di obiettivi paralleli, quali il rafforzamento delle fonti rinnovabili e altri obiettivi in ambito di efficienza energetica.
  Su questo tema specifico, che è oggetto, credo, di discussione a livello europeo in questo momento nell'ambito di questa SEN, abbiamo sentito molti pareri, la stragrande maggioranza dei quali orientata in un'unica direzione. Vorrei capire qual è l'opinione del Governo.
  In merito al rafforzamento delle estrazioni di idrocarburi, per quanto riguarda sia il petrolio, sia il gas, da oggi al 2020, lei conferma la possibilità di condurre – questo bisogna dirlo con chiarezza – in sicurezza esperienze di esplorazione ed estrazione che portino a rafforzare sensibilmente Pag. 13l'incidenza della produzione nazionale nel 2020, quasi a raddoppiarla, secondo gli obiettivi della SEN, rispetto alla situazione odierna ? Mi fa piacere aver sentito richiamare molto fortemente il tema sicurezza, perché, in questa fase, avendo sentito molti operatori del settore fornire ampie rassicurazioni su questo, è importante, secondo noi, che il Governo dia una sottolineatura sul tema della sostenibilità ambientale di questo obiettivo, che è prezioso per il nostro sistema. Ho anche due ulteriori domande, che condivido con il collega Abrignani. La prima riguarda innanzitutto le iniziative che il Ministero ha in essere, o che intende porre in essere, per potenziare il mercato dei certificati bianchi. In relazione alla fase attuale di difficoltà del credito bancario, la seconda domanda riguarda le attività legate all'efficientamento energetico sia per quanto riguarda la parte collegata agli edifici, con le direttive europee già poste in essere e anche con il decreto-legge n. 63, sia per quanto riguarderà le nuove attività da condursi nell'ambito del nuovo recepimento delle direttive europee. Ho capito che ci sarà un decreto legislativo, e non un decreto legge, per il recepimento della nuova direttiva. Il tema è se, in presenza di queste difficoltà di accesso al credito bancario, non siano immaginabili la promozione e lo sviluppo di un fondo di garanzia che possa aiutare le aziende di settore in quest'attività.

  MARIASTELLA BIANCHI. Grazie, presidente. Ringrazio anch'io il Viceministro De Vincenti per la sua relazione e ringrazio anche per l'ospitalità la X Commissione. Vorrei chiedere un paio di precisazioni. Magari le hanno già chieste i colleghi. Mi scuso in anticipo, se mi dovessi ripetere.
  Mi chiedevo, a proposito della questione della sovraccapacità produttiva delle centrali tradizionali, quali siano le misure che il Governo intende assumere, se lei ritenga che questa sia una questione che appesantisce il nostro sistema di produzione dell'energia e quali siano i costi che vengono sopportati da famiglie e imprese, visto che c’è il doppio di capacità installata rispetto alla domanda di picco di energia tradizionale, alla quale si aggiunge la produzione di fonti rinnovabili. Chiedo se il Governo intenda intervenire o incoraggiare misure di intervento in questa direzione.
  A proposito dello sviluppo delle rinnovabili, vorrei sapere se siano in cantiere ipotesi di sostegno a sistemi di accumulo, per esempio, come già avviene in Germania, e se nel riferimento molto attento che il viceministro già faceva alla necessità di migliorare le reti ci sia in progetto soprattutto di incoraggiare investimenti nelle reti intelligenti, che possono meglio recepire un tipo di energia che certamente è programmabile, ma che, ovviamente, è intermittente.
  Sulla questione degli obiettivi 2030 credo sia molto importante il fatto che nella risoluzione con la quale il Presidente del Consiglio ha avuto mandato dalle Camere per il vertice europeo di Bruxelles ci sia stata una sottolineatura dell'adesione al pacchetto clima-energia della Commissione europea, con un impegno anche esplicito che il Presidente del Consiglio ha preso nel suo discorso alla Camera.
  Ricordiamo che quest'obiettivo di riduzione del 40 per cento di emissioni di CO2 è un obiettivo importante. Non è probabilmente il più ambizioso che la Commissione europea potesse assumere, ma certamente è lo scenario, tra i tre esaminati (meno 35, meno 40, meno 45), più efficiente dal punto di vista dei costi ed è quello che ci consente di restare nella traiettoria del 2050, anche se nella parte bassa di tale traiettoria che, lo ricordiamo, è meno 80-95 per cento di emissioni al 2050 rispetto al 1990.
  Su questi obiettivi al 2030 la precisazione che mi sentirei di chiederle è se ci sia un impegno da parte del Governo a sostenere l'adozione del pacchetto clima-energia, così come è stato adottato dalla Commissione europea e così come il Primo Ministro Renzi ci ha già sostanzialmente riferito alla Camera. Vorrei, dunque, sapere se la questione di come produciamo energia e di come la consumiamo la cominciamo Pag. 14a leggere davvero con priorità al clima, tanto più che il nostro Paese è particolarmente vulnerabile agli effetti del cambiamento climatico.
  Sulla questione delle trivellazioni sono anch'io assolutamente rassicurata dal fatto che il Governo precisi di nuovo che non ci sono questioni di sicurezza. Naturalmente, nell'ipotesi di trivellazioni in Italia, mi sentirei di dire che, a parte i rischi, che sono assolutamente non ineliminabili, così come nel nucleare, il minimo che ci possiamo aspettare, come cittadini italiani, è che il Governo ci rassicuri sul fatto che gli standard di sicurezza adottati siano i migliori.
  Quello che, però, mi sentirei di chiedere è se si ritiene che queste siano effettivamente attività economiche che non hanno impatti di alcun tipo nei confronti di attività economiche alternative che forse risultano spiazzate per il fatto che ci sono le trivellazioni. Se ci fissiamo davvero l'obiettivo di affrontare la questione dell'emergenza climatica, possiamo forse porci l'obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 e, quindi, anche di impegnare gli investimenti verso altri tipi di energia che non comportino emissioni di CO2, come efficienza energetica e rinnovabili, con l'opportuno e necessario miglioramento dal punto di vista della ricerca e delle infrastrutture.

  VINCENZO FOLINO. Ringrazio il Viceministro De Vincenti per la chiarezza nell'esposizione, in particolare su un tema così complicato. Sulle questioni generali hanno già abbondantemente discettato i colleghi del Gruppo PD. Io pongo una questione di carattere generale che riguarda il tema della detrazione fiscale che, come abbiamo visto, ha funzionato bene.
  Non so che cosa il Governo intenda fare e se intenda coordinarsi con il Ministero dei trasporti e delle infrastrutture per affrontare il tema dell'efficientamento energetico del grande patrimonio edilizio pubblico, che esiste e che non vede facilmente interventi da parte degli inquilini, anche perché, in molti casi, si tratta di soggetti economicamente non in condizione di fare interventi. Chiedo, quindi, se la questione di provvedere all'efficientamento e alla messa in sicurezza del notevole patrimonio abitativo pubblico verrà presa in considerazione nei prossimi mesi o meno.
  Per quanto attiene, invece, agli idrocarburi nazionali, trovo rassicurante il ragionamento fatto dal Viceministro e, quindi, dal Governo, in un momento di particolare criticità nelle aree nelle quali si estraggono quantità consistenti di idrocarburi, in particolare di petrolio.
  L'annunciata riforma del Titolo V fa girare la vulgata che la modifica in senso di ripristino in capo allo Stato della competenza su alcune materie crei una grande difficoltà in queste aree. È un dubbio che deve essere fugato, così come è fugato dal Governo, prevedendo, tra l'altro, forme di coordinamento e anche di dibattito pubblico che possano finanche migliorare la relazione con i cittadini che vivono in queste aree.
  Se tutto questo è ragionevole e comprensibile, vorrei capire dal Viceministro se non sia il caso di procedere rapidamente in quest'azione di coordinamento in particolare per quanto riguarda la Basilicata – come sappiamo, in questa regione vi è un'enorme attività di estrazione di idrocarburi – considerato anche che rimangono in sospeso alcune questioni, in particolare quelle attinenti all'articolo 45 della legge n. 99 del 2009, la cui attuazione è bloccata per effetto di una sentenza del Consiglio di Stato. Sarebbe necessaria una revisione di questa legge e del decreto attuativo dell'articolo 16 del «Cresci Italia», meritoriamente emanato dal MiSE in accordo con il MEF, che dovrebbe diventare parte attiva del coordinamento tra Stato, regioni e comunità locale.
  Ricordo solo che su questo tema, allorché c'era stato un qualche problema nell'utilizzo dei fondi all'articolo 45 della legge n. 99 del 2009, è stato anche presentato un ordine del giorno della Camera che invita il Governo a riprendere la discussione proprio in particolare con la regione Basilicata. Grazie.

Pag. 15

  PRESIDENTE. Grazie, collega.
  A questo punto, Viceministro, mi tolgo un attimo il cappello da presidente e le pongo alcune domande, perché l'occasione è ghiotta, partendo dall'unica nostra miniera energetica, ovvero quella dell'efficienza energetica.
  Le ricordo la risoluzione a prima firma Fantinati, approvata il 28 novembre 2013, che prevedeva un impegno del Governo ad assumere ogni iniziativa di sua competenza volta a elaborare al più presto un Piano strategico d'azione per aumentare l'efficienza degli immobili pubblici e a intraprendere un censimento degli edifici pubblici di classe G con utilizzo continuativo superiore a otto mesi all'anno, ai fini di valutare il nuovo passaggio, qualora possibile, in classi energetiche più performanti. Vorrei conoscere lo stato di attuazione di questo impegno preso a novembre che, pur con questi passaggi di Governo, è stato sempre confermato fino a oggi.
  Mi ha fatto piacere il riferimento al fatto che la nostra legislazione si sia sempre mossa sul piano dell'efficienza energetica, rievocando la legge n. 10 del 1991, di venticinque anni fa. Purtroppo, da operatore del settore, le devo dire che, in realtà, tale legge è sempre stata profondamente disattesa.
  Quali strumenti si possono mettere in campo oggi per controllare l'efficienza energetica e per valutarne lo stato di attuazione ? Spesso ormai le risorse a disposizione dei comuni sono ridotte all'osso e, quindi, anche l'ufficio tecnico, che ha al proprio interno le competenze circa la valutazione e il controllo degli elaborati tecnici consegnati, non ha le risorse per poter valutare la congruità di quanto previsto dal progetto con un'applicazione reale della legge.
  Sulla questione delle detrazioni, in riferimento alla detrazione del 65 e 50 per cento, la nostra battaglia, se lo ricorderà, era sempre stata quella di cercare di stabilizzare in maniera un po’ più continuativa e non di anno in anno tali detrazioni, con la prospettiva di creare una sorta di filiera che accompagnasse questo processo, che è importantissimo e che sta creando forse gli unici posti di lavoro al momento attuale in Italia. Su questo tema vorrei capire se avete in previsione di differenziare le prestazioni in base alla potenzialità di detrazione. È possibile che gli interventi più efficienti abbiano una detraibilità maggiore rispetto a quelli che, come tempi di ritorno dell'investimento e in termini di minore energia consumata, siano differenziati ? Esemplifico: in relazione a un serramento di pochi metri quadri su un'intera parete di 15 metri quadri è evidente che un cappotto, interno o esterno che sia, sia più efficiente sulla superficie disperdente dell'intera parete che non la singola finestra. Vorrei capire, però, se esista la previsione di discriminare in qualche modo i singoli interventi, oppure, se, per una gestione più semplice della pratica, si intenda proseguire con una modalità univoca, che non differenzia i risultati.
  Vado sulla questione dell’hub europeo del gas, che è stato anche oggi citato. Lei ha parlato dell'opzione dell'Italia di diventare hub europeo del gas. Lo stesso «simil-termine» è stato utilizzato la settimana scorsa dal Presidente dell’Antitrust Pitruzzella, quando ha parlato di scommessa per l'Italia di diventare l’hub europeo del gas. Io sono perplesso quando sento parlare sia di opzione, sia di scommessa, e la domanda che faccio è la seguente: se, ai fini di una pianificazione europea, non è stabilito e non è accordato che l'Italia debba diventare l’hub europeo del gas, con i rigassificatori pianificati, gli approdi e le nuove interconnessioni, dal TAP al South Stream, quando e se mai vedrà la luce, gli altri Paesi staranno fermi a guardarci ? Gli altri Paesi europei sanno che noi diventeremo l’hub europeo del gas o costruiranno infrastrutture analoghe tali per cui alla fine noi ci scontreremo con le difficoltà realizzative di queste stesse opere e rischieremo probabilmente di non avere i benefici che voi ipotizzate perché gli altri Paesi europei prenderanno linee di approvvigionamento diverse ? Porto come esempio quello del rigassificatore croato, che va in competizione con quello triestino. È un caso piuttosto evidente.Pag. 16
  Quanto allo sbottigliamento della rete di infrastrutture, lei ha fatto l'esempio della Sicilia, ma vorrei porre l'attenzione anche sulla questione dei picchi di produzione delle rinnovabili e sull'incapacità della rete di gestire e di convogliare la sovrapproduzione eolica in Puglia. Vorrei capire se la pianificazione di questi interventi dipenda e debba dipendere da una programmazione di Terna o se veramente il Governo italiano dovrebbe porsi quella questione come una priorità. Far pagare ai consumatori un onere in bolletta per la produzione da eolico e sapere che quell'energia non è neanche immessa in rete spaventa, come concetto, ed è difficile anche da rendere comprensibile a chi paga la bolletta. Questo soprattutto perché sulla rete di distribuzione assistiamo, per esempio, alla questione dell'interconnessione con il Montenegro per mille megawatt per la realizzazione di impianti a rinnovabili. Si tratta di un impianto che viene incentivato in un Paese fuori dei nostri confini nazionali e di un'interconnessione che viene pagata dal nostro gestore della rete. Rimango un po’ perplesso, nel senso che vedo alcuni interventi che probabilmente sono dovuti ad accordi precedenti, ma che oggi sono sul piatto della bilancia.
  Vorrei chiederle, a questo punto – non ne ho sentito parlare, ragion per cui mi ricollego all'intervento della collega Bianchi – della questione degli accumuli, ma spostandola sugli accumuli dei pompaggi. Oggi il 90 per cento dei pompaggi è in gestione a Enel, che ha degli accordi con Terna. Il fatto è, però, che oggi i pompaggi non sono utilizzati. Sono ubicati prevalentemente al Nord, ma ce ne sono anche due ubicati nel Sud Italia, di cui uno a Potenza di 7 gigawatt di capacità. Credo che questo potrebbe essere un sistema serio per riuscire a immagazzinare l'energia prodotta dalle fonti rinnovabili in un momento della giornata in cui il prezzo è particolarmente basso: in tal modo ho una sovrapproduzione, pompo l'acqua e la utilizzo nelle ore in cui l'apporto delle rinnovabili non c’è.
  Quali ostacoli ci sono a questo tipo di prospettiva, per cui il pompaggio possa essere uno strumento a supporto delle rinnovabili per gestire meglio un apporto spesso di picco ? Sicuramente il fatto che il 90 per cento degli stessi pompaggi appartenga a un unico soggetto dovrebbe far riflettere sull'opportunità di smembrare anche questo monopolio.
  Quanto alla rinegoziazione dei contratti gas, lei ha parlato di un supporto al Governo. A me non è chiaro se per la rinegoziazione dei contratti gas e, quindi, per l'indicizzazione sul mercato del gas, anziché su quello del petrolio, come supporto lei intendesse un supporto di natura economica e agevolativa oppure di politica estera.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Viceministro dello sviluppo economico. Intendevo un supporto di politica estera.

  PRESIDENTE. Benissimo. Avevo queste due opzioni.
  Sulla questione dei contatori, vorrei sapere se si andrà verso la definizione, soprattutto per quanto riguarda i contatori del gas, di uno strumento che sia uno strumento di misura, soggetto a taratura e verifica periodica, e se riusciremo finalmente a far fatturare in base a uno strumento effettivo. Quando un geometra deve fare le misure, è soggetto a una taratura della strumentazione ogni anno. Capisco bene le complessità della gestione delle strumentazioni, ma un contatore elettrico e un contatore gas dovrebbero essere soggetti alle norme. So che ci sono dei tavoli aperti. Vorrei capire a che punto siamo anche su questo fronte.
  Quali misure sono previste a sostegno delle agevolazioni per i rigassificatori esistenti e per quelli di futura realizzazione previsti dalla SEN e, quindi, che tipi di supporto ci saranno, dal punto di vista sia di agevolazioni fiscali, sia di incentivi sulla produzione, per quanto riguarda i rigassificatori, come volumi immessi in rete ?
  Ho quasi terminato.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Viceministro dello sviluppo economico. Può ripetere, presidente ?

Pag. 17

  PRESIDENTE. Ripeto subito. In merito alla questione dei rigassificatori, ho chiesto che misure di sostegno e di agevolazioni siano previste in rapporto ai volumi di metri cubi immessi in rete sui rigassificatori esistenti, così come su quelli di futura realizzazione previsti dalla SEN.
  Andiamo alla razionalizzazione degli oneri di sistema. Come lei si ricorderà, noi ne abbiamo già fatto una sorta di battaglia durante la discussione alla Camera del decreto-legge «Destinazione Italia», soprattutto per gli aspetti che sono stati ripresi, forse a sua insaputa, dal Presidente del Consiglio sulla questione dell'interrompibilità. Vorrei capire se il fenomeno dell'interrompibilità sia un fenomeno che dovrà essere analizzato oggi in rapporto a condizioni sicuramente di prelievo energetico e di disponibilità energetica diverse rispetto al periodo in cui è stato inserito. So che lei in quell'occasione mi fornì una risposta chiara, in base alla quale non considerava necessario rivedere il tema. Oggi però, stando agli scenari che ha prefigurato il Presidente del Consiglio, vorrei capire se si possano ridefinire anche questi.
  Passiamo all'annosa questione dei CIP6. Tutto quello che voi avete programmato tende a ridurre il peso della bolletta. Dal 2009 è possibile rescindere anticipatamente dai CIP6, in maniera tale che gli stessi gravino immediatamente, l'anno successivo, sulla bolletta dei contribuenti con delle rescissioni. A me questo sembra un comportamento un po’ folle. Se, da un lato, mi sto impegnando per abbassare la bolletta energetica e sto cercando di trovare soluzioni – voi avete messo in campo strumenti, più o meno condivisibili, per passare dai 20 ai 27 anni su base volontaria, come il prezzo unico zonale: sono tutte questioni che vanno a modificare, purtroppo sempre in maniera unilaterale, il prezzo delle rinnovabili, ma non entriamo in questa polemica – dall'altro, vorrei capire come mai, invece, sulle rescissioni dei CIP6, noi ci troviamo a pagare, immediatamente negli anni successivi alla risoluzione, oneri in bolletta pesantissimi, che riguardano 400-450 milioni di euro e facciamo fatica a trovarne 150-160 milioni di euro per ridurre la bolletta energetica.
  Non sarebbe il caso di fermare queste risoluzioni anticipate, visto che comunque hanno una naturale scadenza prevista al 2020, senza poi dover spesso essere rincorsi – so che ci sono tavoli aperti su questo tema – dal fatto che le aziende sono destinate a chiudere ugualmente i loro cicli produttivi ? In tal modo noi facciamo rescissioni anticipate e, in realtà, la convenienza per lo Stato dimostrata non ci sarebbe, perché l'azienda qualche anno dopo magari è costretta a chiudere.
  In sostanza, nello scenario in cui lo Stato italiano si era fatto un conto di dover pagare per altri cinque anni questo tipo di incentivo a un'azienda, l'azienda due anni dopo chiude e va a peggiorare il conto economico per le bollette degli italiani. Mi fermo qui. Se ha modo di risponderci, le saremo grati.
  Do la parola al Viceministro De Vincenti per la replica.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Viceministro dello sviluppo economico. Grazie, presidente. Grazie a tutti i deputati che sono intervenuti con osservazioni molto precise e anche molto stimolanti. Non ho rimesso ordine e, quindi, vado di seguito, rispondendo alle domande come sono state formulate.
  L'onorevole Vallascas e anche l'onorevole Benamati ponevano un problema, chiedendo in quale politica industriale la Strategia energetica nazionale si inserisca in generale. Credo che l'osservazione sia corretta e ritengo, quindi, che vada accolta l'esigenza di un prossimo chiarimento, per il quale dichiaro la disponibilità del Governo, sulle direttrici di politica industriale per il nostro Paese. Certamente la stessa strategia energetica può trarre nuova luce, e magari anche dei correttivi, una volta definita la politica industriale nel suo insieme, ma faccio una scommessa: prevarrà il trarre luce e sottolineo come, in fondo, la Strategia energetica nazionale sia una componente particolarmente rilevante di una politica industriale del Paese.Pag. 18
  Un pezzo di politica industriale ce l'avete, quindi, davanti a voi in questo momento. Lo stiamo discutendo in questo momento. Certo, sarebbe bello avere tutto il disegno completo, ma intanto una parte non irrilevante del disegno è stata tracciata. Si tratterà di continuare lavorando sulle altre parti della politica industriale e, naturalmente, via via che questo avverrà, di vedere le coerenze da costruire e da far emergere. In ogni caso, la richiesta è corretta e credo che presto, se la X Commissione lo riterrà, magari alla luce delle elaborazioni che il nuovo Governo sta mettendo in campo, potrà essere utile svolgere un'audizione dedicata alle linee di politica industriale.
  A questo riguardo si collega l'osservazione dell'onorevole Vallascas circa la posizione italiana sulle linee guida degli aiuti di Stato proposte alla consultazione della Commissione europea dalla Direzione generale Concorrenza. È noto che il nostro Ministro dello sviluppo economico e i suoi omologhi tedesco, francese e inglese hanno mandato una lettera al Commissario Almunia e al Presidente Barroso, sottolineando come ci siano rischi di contraddizione tra alcune delle indicazioni contenute nelle linee guida della Direzione generale Concorrenza sulla politica industriale e le politiche che gli Stati membri, tra cui quattro molto importanti – quelli che ho appena ricordato: Italia, Germania, Francia e Regno Unito – hanno attuato o dovranno attuare applicando le indicazioni, le direttive, le linee guida europee della stessa Commissione in materia di energia e di ambiente. Il richiamo che i quattro ministri hanno fatto alla Commissione europea è a declinare una coerenza tra le politiche che la Commissione europea stessa ritiene di promuovere. In altri termini, non si possono fare gli interventi che abbiamo fatto nel settore energetico per applicare direttive europee e poi incappare in una procedura di aiuti di Stato. Vuol dire che qualcosa non va.
  Occorre, quindi, coerenza. Ritengo che, pur nel rigore assoluto che la disciplina degli aiuti di Stato deve avere – condivido, in linea generale, gli orientamenti della Direzione generale Concorrenza circa il rilievo che questa disciplina ha per garantire la corretta concorrenza sul mercato interno – la disciplina degli aiuti di Stato vada adeguata all'esigenza di fare politica industriale e, quindi, anche energetica e ambientale, in un mercato aperto e concorrenziale.
  In altri termini, non necessariamente gli interventi di politica industriale, energetica e ambientale sono contrari alla concorrenza. Anzi, se noi andiamo a vedere l'esperienza italiana, notiamo che nel settore dell'energia abbiamo avuto una massima spinta dalle autorità pubbliche, Governo, Parlamento, Autorità per l'energia e il gas, verso la concorrenza. Se, per esempio, l'Autorità definisce una tariffa incentivante per superare un collo di bottiglia, questo fa parte delle politiche concorrenziali, perché, proprio sbloccando quel collo di bottiglia, si ha concorrenza.
  Il discorso è ampio e complesso. Ci torneremo sopra. Voglio dire semplicemente che la lettera dei Ministri al Commissario Almunia e al Presidente Barroso sottolinea giustamente un problema di coerenza delle politiche europee.
  Sul Consiglio europeo del 20 e 21 marzo credo che il documento conclusivo del Consiglio sia molto importante e che abbia visto l'Italia protagonista. Per quanto riguarda, in particolare, gli obiettivi clima-energia, nel documento si fa riferimento, come base di lavoro, alla Comunicazione della Commissione. La comunicazione della Commissione ha recepito esattamente la posizione italiana – e qui rispondo anche all'onorevole Benamati, che ha posto il problema – per cui bisogna avere un obiettivo unico vincolante anche per i singoli Paesi. Questo sarà il 40 per cento di riduzione delle emissioni di CO2. Si è fissato un obiettivo unico perché abbiamo bisogno di un approccio, come noi lo chiamiamo, di neutralità tecnologica, cioè abbiamo bisogno di far emergere le tecnologie più efficienti ed efficaci per il conseguimento dell'obiettivo. Contemporaneamente, però, non è stato un «tana libera tutti». Tutt'altro, perché, su proposta italiana, il documento della Pag. 19Commissione europea prevede l'obbligatorietà di varare Piani nazionali, che devono prevedere misure precise per il conseguimento dell'obiettivo generale di riduzione della CO2, misure che si declineranno in termini di rinnovabili, di efficienza energetica e via elencando. Si tratta di Piani nazionali che la Commissione dovrà validare e poi monitorare nella loro attuazione, con impegni che ogni Paese è chiamato a prendersi. Crediamo che questa sia una posizione corretta, che offra le giuste certezze agli operatori e che, contemporaneamente, consenta a ogni Paese di scegliere il mix tecnologico che ritiene più adatto. Aggiungo, a scanso di equivoci, ma lo dicevo all'inizio, che l'obiettivo di rinnovabili che noi ci poniamo per il 2030 nella SEN va comunque oltre quello che è contenuto nella comunicazione della Commissione. Quella della Commissione è, infatti, una comunicazione. Il Consiglio europeo ha detto, e questa è la nostra base di lavoro, che i passaggi saranno quelli che fra poco vi illustrerò. Per fortuna sono con me Sara Romano, Franco Terlizzese e Gilberto Dialuce, che mi forniscono il materiale per non fare brutte figure. Dunque, il Consiglio europeo che nel prossimo giugno, sotto la presidenza greca, discuterà la comunicazione della Commissione e i passi da fare per attuarla, ha affermato che ci sono una serie di cose che vanno precisate rispetto all'impianto generale, per esempio come lavorare sull'ETS e sul burden sharing tra i Paesi. C’è una serie di punti che vanno chiariti. Si cercherà poi di arrivare a ottobre 2014, sotto la presidenza italiana, ad una sostanziale convergenza. Noi ci ripromettiamo di arrivare in quella sede al Consiglio informale che si terrà a Milano nell'ottobre 2014 sulla convergenza, per poi avere, ci auguriamo – questo sarebbe il nostro obiettivo – la decisione finale nel Consiglio formale di dicembre 2014, preceduta magari da una forte presa di posizione del Consiglio europeo di ottobre, a presidenza italiana. Voi sapete che i processi europei sono molto articolati e complessi, ma il nostro obiettivo è di riuscire ad arrivare nel semestre italiano a concludere la partita della definizione del pacchetto clima-energia per il 2030.
  L'onorevole Peluffo e, mi sembra, anche l'onorevole Benamati molto gentilmente mi chiedevano come facciamo a conseguire il meno 10 per cento di tariffa. Ricordo intanto – trovate poi riportati i dati nel documento che vi ho fornito – che c’è un trend che risente di un insieme di misure prese, che sono misure di liberalizzazione e di riforma dei mercati, e che sta portando a discese significative dei prezzi sia del gas, sia dell'elettricità. Noi vogliamo accelerare e potenziare queste misure e lavorare con forza sulla costruzione del mercato unico europeo, che passa per le infrastrutture, ma anche per regole comuni. In particolare, i codici di rete saranno importantissimi e vanno varati nei prossimi mesi. Poi ci sono, come dicevo all'inizio, alcuni miglioramenti e razionalizzazioni che si possono fare sugli oneri di sistema. Segnalo anche – un riferimento lo faceva prima l'onorevole Crippa – per esempio, il CIP6 e l'interrompibilità, su cui adesso dirò qualcosa.
  Quanto agli oneri di sistema, noi dobbiamo riuscire a discernere – questa è un'operazione che il Ministro Guidi ha avviato e su cui noi stiamo lavorando – oneri di sistema che rispondono a logiche ormai superate. Penso, per esempio, che il CIP6 sia uno di questi. Sono oneri che, però, non possono essere azzerati di colpo, perché c’è un'avvertenza generale che vale per le rinnovabili e per tutti gli altri oneri: mai fare una reformatio in peius, cioè mai fare oggi riforme che abbiano effetti retroattivi su investimenti già fatti. Se facciamo cose di questo genere, facciamo scappare tutti da questo Paese.
  Anche il CIP6 non può essere azzerato di colpo. Il CIP6 ha una sua dinamica. Si tratta casomai di pulire fino in fondo quella dinamica. Questa, per esempio, nel cosiddetto decreto del fare è stata l'ispirazione della misura che ha portato a rivedere il costo evitato del combustibile verso il basso. Al limite occorre ragionare con l'Autorità per l'energia per accentuare Pag. 20questo processo rispetto alla delibera che l'Autorità stessa ha adottato, nel rispetto, però, delle regole con cui ci si deve rapportare a investitori che gli investimenti li hanno fatti. Possiamo discutere se fosse giusto o sbagliato il CIP6 all'origine ma, una volta fatto, bisogna tenerne conto. In linea di massima la risoluzione anticipata del CIP6, onorevole Crippa, ha questa funzione. Attenzione, però, perché è una risoluzione a sconto. Nel risolvere anticipatamente, l'impresa perde rispetto al flusso, anche al flusso attualizzato del sostegno fornito dal CIP6 futuro. Il problema è valutare dal punto di vista della collettività che cosa ci convenga di più. In linea di massima finora noi abbiamo ritenuto che la risoluzione anticipata fosse conveniente per la collettività, proprio perché in termini attuariali l'impresa sta perdendo rispetto al flusso futuro. Valuteremo adesso la gestibilità della risoluzione anticipata anche in funzione della disponibilità del Gestore dei Servizi Energetici. Ripeto, si tratta di un problema di valutazione dei benefici dal punto di vista della collettività.
  Per quanto riguarda l'interrompibilità, ci sono sicuramente aree del Paese che hanno ancora questo problema in modo visibile. Mi riferisco, in particolare, a Sardegna e Sicilia, dove il problema esiste. In generale, a nostro giudizio, si pone ancora un problema di interrompibilità e, quindi, in linea di massima, riteniamo che si possa migliorare la situazione per tener conto della situazione attuale della rete di trasmissione della generazione elettrica. Tuttavia, lo strumento mantiene ancora una sua validità e, quindi, può essere razionalizzato, ma deve rimanere in campo.
  Sul 10 per cento, onorevole Peluffo, la nostra idea è quella – in fondo la sto già cominciando ad accennare – di operare una serie di razionalizzazioni dei vari oneri di sistema. Ci sono oneri che hanno ancora un senso. In quale misura hanno senso ? Sto parlando dell'interrompibilità, per esempio. Occorre lavorare in modo da razionalizzarli in relazione alla funzione reale che oggi svolgono. Ci sono, invece, oneri probabilmente più superati, come il CIP6, su cui però non possiamo fare la reformatio in peius e che, quindi, vanno condotti via via alla scrematura.
  Permettetemi al momento di non aggiungere altro. Stiamo lavorando, ma verremo presto a un confronto sui provvedimenti che intendiamo adottare.

  GIANLUCA BENAMATI. Tra questi oneri mi pare che ci fossero anche 300-350 milioni di interconnettori virtuali, o qualcosa del genere, introdotti dalla legge n. 99 del 2009.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Viceministro dello sviluppo economico. Per esempio, sugli interconnettori virtuali si sta realizzando, a spese delle imprese che hanno utilizzato l'interconnettore virtuale, una prima linea di interconnessione fisica Italia-Francia, che è stata decisa non ricordo più se a novembre o a dicembre scorso e che adesso verrà realizzata. L'interconnessione fisica è la conferma del senso dell'interconnettore virtuale inizialmente adottato. Ci sono poi altre linee, su cui stiamo lavorando, sugli altri valichi dell'Italia lungo l'arco alpino.
  Per quanto riguarda il grado di sicurezza degli approvvigionamenti, onorevole Peluffo e onorevole Benamati, lo chiedete alla luce, immagino, dell'attuale situazione in Ucraina. Le nostre valutazioni sono le seguenti: gli stoccaggi in questo momento sono ancora pieni in misura più che sufficiente a reggere l'impatto di un'eventuale interruzione di fornitura. Questo è dovuto in parte all'inverno mite, in parte anche ai nuovi criteri che il ministero ha varato nella modulazione dell'uso degli stoccaggi durante la stagione invernale, che hanno consentito di mantenere una capacità di fornitura alla punta molto elevata. Se ci fossero problemi – al momento non ci sono, ma se dovessero intervenire – gli stoccaggi sono pronti a far fronte alla situazione. In un orizzonte un po’ più ampio, non solo di emergenza, vi sono capacità di importazione dagli altri fornitori. Parlo dei mercati Nordeuropei e dell'Algeria. La Libia ha sempre una situazione incerta, ma in questo momento si Pag. 21è riattivato anche il flusso dalla Libia. Il punto chiave che andrà affrontato sarà, utilizzando queste altre fonti di entrata del gas, questi altri gasdotti, nonché i rigassificatori che abbiamo già in funzione, cioè Panigaglia, Rovigo e Livorno, garantire, e questo lo dovremo fare nel corso della prossima estate, l'adeguato riempimento degli stoccaggi in vista della prossima stagione invernale. La situazione è, dunque, sotto controllo, ma è una situazione da controllare. Non è una situazione di cui ci possiamo disinteressare. Dobbiamo seguirla con grande attenzione e monitorarla continuamente, in modo da garantire sempre al sistema italiano la disponibilità di gas sufficiente. Al momento non c’è motivo di allarme. Naturalmente, le misure che ho detto, in particolare la gestione della stagione estiva di riempimento degli stoccaggi, svolgeranno un ruolo particolarmente importante. Da tutto ciò, però, io rivendico tutto il discorso sulla differenziazione delle fonti e delle rotte che ho fatto nella mia apertura come tema centrale per la sicurezza italiana.
  A proposito del default energetico, onorevole Benamati, mi è stata mostrata da Gilberto Dialuce la dichiarazione di FederPetroli, che fa riferimento, se non sbaglio, a una risoluzione approvata nella Commissione Ambiente del Senato. A me sembra, onestamente, del tutto fuori luogo. La risoluzione approvata in Commissione Ambiente indica un percorso ragionevole, poiché ci invita ad accelerare il recepimento della direttiva europea sugli idrocarburi – come ho detto, è nostra intenzione farlo – conferma le prospezioni in essere e invita il Governo a fermare le nuove coltivazioni di idrocarburi entro il mare territoriale fino al recepimento della direttiva, ossia fino alla garanzia assoluta sulle condizioni di sicurezza. Onestamente, a me sembra che questo non crei alcun default energetico.
  Per quanto riguarda l'onorevole Peluffo – è andato via, purtroppo, ma il quesito mi è stato posto anche da altri – e il tema del Titolo V, come ho già detto prima, credo che le infrastrutture strategiche nel campo dell'energia, come in altri settori, per esempio i trasporti, debbano essere di competenza esclusiva dello Stato. Ciò non toglie che nel processo decisionale con cui lo Stato arriva a fare la sua scelta di competenza esclusiva vadano coinvolti regioni, enti locali e comunità locali. Il dibattito pubblico va codificato. Noi abbiamo molto da imparare, come diceva prima l'onorevole Peluffo, dalle esperienze estere, che non sono affatto del tipo «si discute». No, ci sono regole molto precise con cui si svolge la discussione, che può dar luogo, quindi, al formarsi di un consenso sull'una o sull'altra soluzione.
  All'onorevole Benamati credo di aver già risposto nella sostanza a parecchie domande. Sul modo per ridurre la bolletta, l'abbiamo detto, condivido in particolare l'accento che l'onorevole Benamati ha posto sul ruolo centrale del gas e, quindi, sull'esigenza di creare un mercato competitivo del gas, con rinegoziazioni take-or-pay e integrazione nel mercato europeo.
  Il tema della fiscalità, onorevole Benamati, abbiamo cominciato ad affrontarlo, se ricordo bene, nel «Destinazione Italia», con un emendamento, che forse era suo – onestamente, non ricordo da quale parlamentare venisse – e che era molto corretto.
  Per quanto riguarda il decreto ministeriale di applicazione del «Destinazione Italia» circa la spalmatura degli incentivi, stiamo discutendo il testo con il Ministero dell'ambiente. Su questo, però, mi riservo di portare ulteriori particolari dopo che avremo terminato questa fase, ma siamo parecchio avanti sul decreto.
  Ancora, l'onorevole Benamati poneva un problema sul credito per l'efficienza energetica. Nel decreto legislativo di recepimento della direttiva stiamo prevedendo la costituzione di un fondo nazionale per l'efficienza energetica, prevedendo un coordinamento dei fondi già esistenti e integrandolo con risorse sia comunitarie, sia nazionali e regionali. Tale fondo avrebbe non solo una funzione di garanzia, ma anche diversi strumenti a disposizione.Pag. 22
  Per quanto riguarda il mercato dei certificati bianchi, cercheremo di modificare in senso evolutivo le attuali linee guida per estendere la capacità di intervento e dare coerenza rispetto alla direttiva. Anche questo è previsto nel decreto legislativo e, quindi, verrà presto alla vostra attenzione.
  Passando all'onorevole Mariastella Bianchi, sull'obiettivo europeo, onorevole, mi sembra d'aver già risposto. Per quanto riguarda i sistemi di accumulo, tema toccato anche dall'onorevole Crippa, sono già in corso finanziamenti del MiSE e dell'Autorità per l'energia e il gas sulle reti Terna, con sperimentazione e monitoraggio dei risultati. Anche sulle reti di distribuzione l'Autorità ha finanziato progetti – il MISE ne ha quattro in aree del Sud – con fondi dell'Unione europea. L'Autorità sta anche definendo le regole per gli accumuli diffusi sui singoli impianti.
  Sulle reti intelligenti, che sono uno dei temi chiave della SEN – anche se oggi ne ho parlato poco, lo riconosco – con le stesse modalità sperimentali degli accumuli si sta procedendo anche per le smart grid, l'Autorità tramite tariffe e noi con il POIn e anche con la ricerca di sistema. Abbiamo finanziato le attività dell'FSE a favore delle reti intelligenti. Dico anche all'onorevole Crippa che questo è uno dei temi su cui più intendiamo sviluppare il nostro lavoro, anche per integrare le rinnovabili nel sistema elettrico.
  Per quanto riguarda le aree sensibili e la produzione nazionale di idrocarburi, vi inviterei a esaminare, ma immagino che l'onorevole Bianchi l'abbia già fatto, il nostro decreto dell'estate scorsa in cui abbiamo limitato molto le aree. Abbiamo sostanzialmente dimezzato le aree in cui sono possibili queste attività. Credo che il tema del possibile conflitto con altre attività tipiche del territorio italiano vada posto e che sia corretto porlo. Partirei dal decreto ministeriale dell'agosto scorso e sulla base di quello farei una verifica della nostra capacità di avere garantito che le aree sensibili sul piano naturalistico e paesaggistico siano pienamente tutelate.
  Per quanto riguarda il tema della sovraccapacità del termoelettrico, procederemo all'applicazione rigorosa di una norma, che l'onorevole Bianchi ben ricorda, contenuta nella legge di stabilità, la quale fu corretta opportunamente dalla Camera dei deputati rispetto a un emendamento emerso al Senato, che ci dice con molta chiarezza che non dobbiamo remunerare la sovraccapacità.
  Questo sarà un tema su cui il Governo dovrà tornare a confrontarsi con la Commissione. Ci tengo, però, a sottolineare un aspetto: un conto è la remunerazione della capacità in quanto tale, un altro è la remunerazione della flessibilità. La capacità in quanto tale in questo momento è sovrabbondante, tant’è che la stessa Autorità per l'energia e il gas, nel documento che ha varato, che è al nostro esame, prevede l'inizio del sistema nel 2017 attraverso un sistema di aste.
  Finché c’è sovraccapacità, un sistema di aste funziona male di per sé, perché non c’è quel problema. Tuttavia, c’è un altro problema, che credo si ponga, perlomeno nei limiti in cui gli accumuli e i pompaggi non saranno sufficienti a garantire la flessibilità, ossia il tema della variabilità molto accresciuta del sistema elettrico dovuta allo sviluppo delle fonti rinnovabili.
  Ritengo che questo sia un tema che non andrà a diminuire nel tempo, salvo miglioramenti, tra accumuli, pompaggi e smart grid, nella gestione delle rinnovabili. Tuttavia, proprio perché le rinnovabili devono crescere, è un tema che andrà aumentando probabilmente nel tempo e che comunque sarà da gestire. Vedremo in che orizzonte temporale.
  C’è un altro punto importante. Il ciclo combinato, insieme con l'idro, è quello che, forse ancora più dell'idro, è più rapidamente in grado di garantire la salita e la discesa e, quindi, la flessibilità necessaria. Questo è un servizio che viene reso al sistema. La citata norma della legge di stabilità chiarisce che, su proposta dell'Autorità, il Ministero dovrà definire un sistema di remunerazione di questa flessibilità Pag. 23nella misura strettamente necessaria al buon funzionamento del sistema elettrico. Io mi attengo a questo.
  Per quanto riguarda l'osservazione dell'onorevole Folino sull'efficientamento energetico del patrimonio abitativo pubblico, sono stato adeguatamente informato. Noi facciamo un inventario dell'edilizia pubblica tramite l'Agenzia del demanio in vista dell'avvio del processo di riduzione dei consumi del 3 per cento all'anno della superficie occupata. Siamo a 14 milioni circa di metri quadri. Il decreto legislativo di recepimento della direttiva efficienza energetica si occuperà di come governare questo processo di riduzione dei consumi di efficientamento del 3 per cento all'anno e della superficie. Segnalo che la PA è ancora indietro nella certificazione di immobili e che questo sarà un punto su cui dovremo lavorare.
  Ancora, l'onorevole Folino parlava dell'articolo 45 della legge n. 99 del 2009, il bonus idrocarburi. In base a una sentenza del Consiglio di Stato, abbiamo bloccato gli stanziamenti 2014 ed è in corso di elaborazione un nuovo decreto interministeriale che prevede l'adeguamento alle disposizioni del Consiglio di Stato. Entro l'anno, quindi, potremo erogare il bonus.
  Quanto all'articolo 16 e alla quota di entrate fiscali appannaggio delle regioni, abbiamo fatto il decreto ed è in corso la revisione alla luce dei commenti della regione Basilicata e degli stakeholder. Presto avremo la versione finale dell'applicazione dell'articolo 16.
  Per quanto riguarda l'onorevole Crippa, oltre alle cose a cui ho già risposto, resta la questione relativa all'attuazione della legge n. 10 del 1991 sull'efficienza energetica. Chiedo scusa all'onorevole Crippa e a tutti i deputati per la mia grave mancanza. Forse la dottoressa Romano è in grado di darmi una mano sulla legge n. 10 del 1991 sull'efficienza energetica e sulla sua attuazione.
  Ci ha trovati spiazzati, onorevole Crippa.

  PRESIDENTE. La domanda non era proprio così ampia, altrimenti potremmo stare qui per un mese ! Con riferimento alla legge n. 10 del 1991, visto che lei aveva fatto un accenno a come, dal punto di vista dell'efficientamento energetico, noi siamo uno dei Paesi pionieri, io volevo spostare la criticità sul fatto che spesso siamo pionieri dal punto di vista normativo, ma che, dal punto di vista dell'applicazione, sulla legge n. 10 del 1991 chi oggi deve controllare l'attuazione degli strumenti di pianificazione energetica non ha le risorse per poterlo fare e che, quindi, l'ufficio tecnico comunale è un po’ svuotato delle sue competenze.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Viceministro dello sviluppo economico. Adesso abbiamo colto il senso. Nel decreto legislativo di recepimento della direttiva c’è un articolo dedicato proprio al sistema dei controlli. Vedremo in base a quello che cosa abbiamo combinato.
  Sull'opportunità di modulare meglio la detrazione sull'efficienza energetica siamo d'accordo. Questa era proprio una nostra idea. Da tempo il nostro Ministero cercava di introdurre una maggiore flessibilità nella definizione della detrazione. Per ora si è preferita una forma secca. Va operato un bilanciamento tra raffinamento dello strumento ai fini ambientali e sua facilità applicativa. Ci lavoreremo sopra.
  Che cosa pensa l'Europa dell’hub del gas ? Segnalo che c’è una pianificazione dell'Unione europea per aumentare la sicurezza e la flessibilità del mercato del gas europeo. Vi è una lista dei progetti di interesse comune in cui c’è anche il TAP.
  Facciamo attenzione: il TAP, che arriva nel Sud Italia, in Puglia, è una conferma dell’hub, perché ciò significa che il gas viene portato sul mercato italiano, ma che può arrivare anche sul mercato europeo. Si pone, quindi, tutto il tema del reverse flow, che stiamo curando. Stiamo sviluppando il reverse flow sulla rete del gas. SNAM è impegnata in questa direzione.
  Tra i progetti di interesse comune segnalo la dorsale adriatica e il contro-flusso fisico dall'Italia verso l'Unione europea. Fanno parte dei progetti di interesse comune dell'Unione europea. L'Unione europea Pag. 24sta riconoscendo all'Italia un ruolo di Paese che consente di rifornire l'insieme dell'Unione europea. D'altra parte, è normale che sia così. La posizione geografica dell'Italia si presta a questo. L'Italia è proiettata geograficamente verso i principali Paesi fornitori di gas.
  Per quanto riguarda la questione dello «sbottigliamento» della rete elettrica, si pone, naturalmente, il problema delle smart grid, che è giustissimo. Sottolineo, però, che proprio il tema della Puglia, che è stato posto, ci deve avvertire che noi dobbiamo rafforzare gli elettrodotti di dorsale. Questo, come voi sapete, non è scontato. Da ultimo, penso a un'opposizione che si è sviluppata su un elettrodotto che aveva proprio la funzione di «sbottigliare» la Puglia verso il Nord.

  PRESIDENTE. Vorrei solo sgombrare il campo su questo punto. In realtà, volevo solo osservare che la pianificazione energetica potesse anche prevedere consumi diffusi e non per forza far viaggiare l'energia su una dorsale, avendo un'alimentazione distribuita.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Viceministro dello sviluppo economico. Per quanto riguarda i rigassificatori, segnalo che Panigaglia è regolato, Rovigo è merchant e OLT ha chiesto di essere regolato. Noi riteniamo – ce lo conferma quello che è successo quest'inverno, con il risparmio che ci ha fatto fare OLT molto significativo – che abbia un senso che OLT possa accedere alla regolazione. Gli altri andranno valutati in funzione delle indicazioni della Strategia energetica nazionale.
  Attenzione, perché l'accesso alla regolazione, per esempio, di un terminale come OLT significa sicurezza, riduzione di altri costi – l'abbiamo visto quest'inverno con i 50 milioni in meno sulle centrali a olio – liquidità del mercato e, quindi, abbassamento complessivo dei prezzi sul mercato.
  Nel valutare se abbia un senso o meno che un rigassificatore acceda al regime regolato queste sono le considerazioni da fare, ossia se tutto questo significa, alla fine della storia, che il sistema è più sicuro e più economico. Noi riteniamo che nel caso di OLT queste condizioni siano verificate.
  Infine, l'ultimo tema è quello dei contatori. Condividiamo del tutto l'attenzione, e ne abbiamo parlato anche molto – l'onorevole se lo ricorda – nel «Destinazione Italia», ai temi della misura come presupposti di politiche per l'efficienza energetica e basi per lo sviluppo concorrenziale del mercato. Anche sul fatto che oggi la situazione sia lacunosa siamo d'accordo. Il «Destinazione Italia» ha già anticipato, con un emendamento dell'onorevole Crippa, alcuni passaggi per rendere certa, affidabile e trasparente la misurazione dei consumi. Il prossimo decreto legislativo di recepimento della direttiva avrà una parte importante dedicata a questi temi e alla partecipazione attiva della domanda del mercato. Anche su questo aspetto mi riprometto di tornare a discutere con voi il decreto legislativo, quando sarà portato al parere delle Commissioni parlamentari.
  Ringrazio i deputati per la pazienza di questa lunga audizione.

  PRESIDENTE. Autorizzo la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna della documentazione consegnata dal Viceministro De Vincenti (vedi allegato)
  Ringrazio il Viceministro De Vincenti e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.15.

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