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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XVII Legislatura

Commissione parlamentare per le questioni regionali

Resoconto stenografico



Seduta n. 3 di Mercoledì 13 dicembre 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
D'Alia Gianpiero , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'ATTUAZIONE DELL'ARTICOLO 116, TERZO COMMA, DELLA COSTITUZIONE, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLE RECENTI INIZIATIVE DELLE REGIONI LOMBARDIA, VENETO ED EMILIA-ROMAGNA

Audizione del Presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti.
D'Alia Gianpiero , Presidente ... 2 
Ciambetti Roberto , Presidente del Consiglio regionale del Veneto ... 2 
D'Alia Gianpiero , Presidente ... 4 
Ribaudo Francesco (PD)  ... 4 
Rostellato Gessica (PD)  ... 4 
Candiani Stefano  ... 5 
Mognato Michele (MDP)  ... 5 
Pignedoli Leana  ... 6 
D'Alia Gianpiero , Presidente ... 6 
Ciambetti Roberto , Presidente del Consiglio regionale del Veneto ... 6 
D'Alia Gianpiero , Presidente ... 8 
Ciambetti Roberto , Presidente del Consiglio regionale del Veneto ... 8 
D'Alia Gianpiero , Presidente ... 9 

ALLEGATO 1: Memoria trasmessa dal Presidente del Consiglio regionale della Lombardia, Raffaele Cattaneo ... 10 

ALLEGATO 2: Memoria trasmessa dalla Presidente dell'Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna, Simonetta Saliera ... 15

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
GIANPIERO D'ALIA

  La seduta comincia alle 8.45.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante trasmissione diretta attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso e diretta streaming sperimentale sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti.

  PRESIDENTE L'ordine del giorno reca l'audizione del Presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti.
  Ringrazio il presidente Ciambetti per la sua disponibilità e gli do la parola per lo svolgimento della sua relazione.

  ROBERTO CIAMBETTI, Presidente del Consiglio regionale del Veneto. Grazie a voi per la cortesia di avermi chiamato a spiegare il percorso che ha portato il Veneto al referendum del 22 ottobre e che adesso sta portando alla trattativa in corso – anche oggi è in corso un tavolo specifico sulle deleghe del lavoro – per riuscire ad avere maggiori deleghe, competenze e risorse da poter gestire direttamente come Regione Veneto.
  Ho distribuito una raccolta di documenti che spiegano il percorso che negli anni ha portato il Veneto a questo tipo di scelta e di iniziativa. L'inizio è fissato nel 1971, quando nello Statuto della Regione, all'articolo 2, già si parla di autonomia e autogoverno del popolo veneto. Nel 1992 l'allora Consiglio regionale, su iniziativa della Giunta dell'epoca, già chiese la possibilità di indire un referendum, cosa che venne negata dalla Corte costituzionale. Tale richiesta fu riproposta nel 1998, e nuovamente la Corte, con una sentenza del 2000, la respinse. Ci furono poi una serie di iniziative legislative che ci portano agli anni 2000, in cui questa richiesta è stata reiterata negli anni sotto varie forme.
  Nel 2012 come Giunta regionale – io a quel tempo ero assessore al bilancio e ai rapporti con il Consiglio – abbiamo avviato l'esame di alcuni progetti di legge statali di iniziativa regionale, che sono purtroppo rimasti fermi in Consiglio regionale per veti contrapposti, non sempre elegantissimi, da parte di alcune componenti del consiglio.
  Arriviamo al 2014, quando viene approvato un disegno di legge con la richiesta di indizione del referendum, anche in questo caso impugnato dal Governo di fronte alla Corte costituzionale. Dopo l'udienza del 28 aprile 2015, con la successiva sentenza di fine giugno, la Corte consentiva questo referendum. Modificando la legge rispetto alla sua impostazione originaria, per la prima volta viene concessa questa possibilità.
  Il referendum, come avrete visto, ha avuto una grande adesione. Rispetto ai dati ufficiali che parlano del 57,5 per cento di affluenza, secondo i dati che stiamo depurando dagli iscritti all'AIRE, che sono circa 350.000, se ben ricordo, e che fisicamente non potevano essere presenti, il 62,5 per cento dei residenti in Veneto ha votato e di questi oltre il 98 per cento ha espresso con un sì chiaro e limpido la richiesta di maggiore autonomia.
  Cos'è successo dopo il 22 ottobre? Già il 23 la Giunta ha presentato un disegno di legge. Sono venuti in Consiglio il Presidente Zaia e la Giunta a illustrarlo il giorno Pag. 3successivo e, con una procedura piuttosto intensa, in tre settimane abbiamo approvato questo progetto di legge di 62 articoli, che entra nello specifico di 19 competenze, cui se ne aggiungono 3-4, per arrivare alle 23 competenze previste dalla Costituzione come richiesta al Governo.
  Questo progetto di legge è stato inviato anche al Governo per iniziare una trattativa sulle deleghe e competenze. Stiamo parlando di un fatto assolutamente inedito per le Regioni, ma anche per il Governo e il Parlamento.
  Questo procedimento non è stato uno sfizio o una volontà particolare, ma è previsto dalla legge regionale di indizione del referendum del 2014, che contemplava anche la presentazione e l'approvazione di un progetto di legge regionale in Consiglio e le successive fasi di aggiornamento, che il Presidente Zaia dovrà venire a riportare in Consiglio regionale via via che le trattative avranno il loro percorso.
  In questo momento, d'accordo con il Ministero degli affari regionali, in particolare con il sottosegretario Bressa, si è deciso di procedere per step, prevedendo delle competenze con una priorità di trattativa rispetto alle 23 spiegate e analizzate nel progetto di legge che abbiamo approvato in Consiglio.
  Le principali sono: ambiente, lavoro, sanità, istruzione e politiche europee. Vi sono dei tavoli tecnici, che sono già stati avviati dalla scorsa settimana. Oggi è in corso il tavolo tecnico che riguarda le competenze del lavoro e mi pare che sempre in settimana inizierà quello delle politiche comunitarie.
  Sono priorità sia per l'importanza dei temi che vengono trattati sia ciò che avverrà nei prossimi mesi e anni. Ad esempio, nell'ambito delle politiche europee, se la Commissione europea manterrà i fondi per la coesione, intenderemmo poter entrare in maniera un po’ più pregnante nella stesura dei regolamenti di applicazione e di utilizzo dei fondi europei, perché gli adempimenti procedurali sono sempre piuttosto ermetici e magari poco adatti agli utenti che devono utilizzare e rendicontare questi fondi. Sono ambiti rispetto ai quali come Regione vorremmo poter essere più presenti, anche con l'esperienza fatta da gestori di questi temi, per riuscire a rendere la vita ai cittadini e alle imprese più semplice.
  Ho fatto l'esempio delle politiche europee, ma potrei farlo sul lavoro, sulle competenze della formazione e su molti altri ambiti rispetto ai quali riteniamo che, in ambito regionale, una Regione con 5 milioni di abitanti possa riuscire a trasmettere queste iniziative in maniera più puntuale, precisa e magari anche adatta al sistema economico-produttivo della nostra Regione.
  È un percorso che sicuramente parte da lontano per quanto riguarda la nostra Regione e che, vista anche la spinta dei quasi 2,4 milioni di cittadini che hanno partecipato al voto del 22 ottobre, ci vede assolutamente impegnati come legislatori e amministratori regionali, ma che ci vede anche pesantemente responsabilizzati nel riuscire a fare una trattativa che sia la più utile, proficua, efficace ed efficiente per la nostra Regione.
  Nella documentazione che vi ho distribuito c'è tutto questo percorso: sia le precedenti leggi che sono state rigettate dalla Corte nel 1992 e nel 2000, sia tutti gli atti successivi di questa tensione verso l'autonomia che la regione Veneto ha sempre avuto.
  Noi siamo una Regione che si trova fra due realtà a Statuto speciale, il Trentino-Alto Adige e il Friuli Venezia Giulia, che vede questo territorio compresso e che vede cosa accade oltre confine. Sinceramente riteniamo di riuscire a fare le cose come avviene oltre il Livenza e oltre i passi dolomitici, perché pensiamo di poterlo fare, come amministrazione pubblica, in maniera efficace ed efficiente nei confronti dei nostri cittadini.
  Io mi fermerei qua con questa mia illustrazione generale, Presidente. Se c'è qualche domanda specifica, sono assolutamente a disposizione. Mi auguro che quello che sta avvenendo in questi giorni nei tavoli tecnici possa trovare nelle prossime settimane uno sviluppo positivo, per lo meno un'intesa da siglare con il Governo attuale. Pag. 4
  Purtroppo, siamo a fine legislatura e, quindi, non penso che riusciremo a portare qualcosa in Aula da approvare, però mi auguro che il lavoro che viene fatto adesso sia propedeutico per chi, dopo il 4 o il 18 marzo, si troverà a lavorare – mi auguro per voi di tornare a lavorare in questa sede – perché noi ci sentiamo molto responsabilizzati rispetto a quanto è avvenuto il 22 ottobre.
  Una cosa che sto vedendo in questi giorni è che qualche candidato già si sta affacciando nel nostro territorio; tutti devono fare i conti con quanto è avvenuto il 22 ottobre e tutti stanno prendendo impegni rispetto al referendum sull'autonomia. Probabilmente è anche un momento utile e positivo per quanto è avvenuto, ma speriamo che ci sia un Parlamento abbastanza stabile dopo le prossime elezioni per riuscire a trovare il modo di approvare una legge chiara e facile da applicare.
  Una cosa sulla quale punteremo molto come Regione sono le risorse per gestire queste competenze. Come sistema delle Regioni abbiamo già avuto un trasferimento di deleghe e competenze nel 2001 rispetto ai decreti Bassanini e al nuovo Titolo V della Costituzione. Quelle competenze erano legate alle risorse occorrenti per gestirle. Queste risorse dal 2010-2011 in poi sono fortemente diminuite; di conseguenza, le Regioni e anche le Province ed i Comuni hanno mantenuto responsabilità e competenze, ma non hanno più le risorse a suo tempo pattuite per poterle gestire.
  Dovremmo trovare il modo – e su questo siamo assolutamente attenti – di legare a deleghe e competenze risorse stabili nel tempo per poter gestire queste responsabilità. Non è pensabile e possibile, anche per il principio di leale collaborazione fra Stato centrale e Regioni, che ci sia un trasferimento di competenze e dopo qualche anno vengano tolte le risorse per poterle gestire.
  Grazie ancora per la disponibilità.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  FRANCESCO RIBAUDO. Ringrazio il Presidente Ciambetti per la relazione che mi fa capire meglio qual è la differenza tra il percorso fatto da voi e il percorso che ha individuato la Regione Emilia Romagna con l'articolo 116 della Costituzione. In fondo, si poteva avviare ugualmente questo tavolo, così come è stato avviato con l'Emilia Romagna. Mi pare che la discussione con l'Emilia Romagna stia affrontando in parallelo le stesse vostre problematiche, fermo restando che il nòcciolo del problema, come sappiamo, è quello finanziario.
  Rispetto all'ultima affermazione che faceva lei, in realtà le risorse sono state tagliate per via di quella famosa sentenza che stabilisce che tutto il Paese concorre agli obiettivi di finanza pubblica. Si tratta, dunque, di un vincolo anche di rilievo costituzionale, viste le sentenze. I tagli ci sono stati perché ci siamo trovati in un momento in cui lo Stato era veramente in crisi e si dovevano operare.
  Io mi rendo conto che la regione Veneto si trova in mezzo a due Regioni a statuto autonomo che sicuramente, anche sul piano del riparto finanziario, hanno dei vantaggi. Se il Comune di Sappada sceglie di scappare dal Veneto e andare nel Friuli Venezia Giulia, penso che ci sia una motivazione di ordine economico-finanziario.
  Tuttavia, noi abbiamo lavorato tantissimo su questo processo di riforme. In realtà, tenendo fermo il quadro di unitarietà dell'Italia, noi pensiamo che con l'articolo 116, su cui abbiamo lavorato tanto in questi due anni, si possa arrivare ad avere più autonomia da parte delle Regioni sulle competenze. Resta fermo il fatto che non si può pensare che ognuno si tiene la sua ricchezza e se la redistribuisce, altrimenti non siamo uno Stato unitario.

  GESSICA ROSTELLATO. Ringrazio anch'io il Presidente Ciambetti per la sua relazione. Io personalmente ho sostenuto con convinzione il referendum, pur essendo di una forza politica diversa dalla sua, perché ritenevo che quello fosse un referendum che riguardava i veneti e non una forza politica in generale.
  L'ho sostenuto fortemente proprio perché pensavo che dovesse rimanere ben definito il fatto che i veneti chiedevano questa Pag. 5autonomia indipendentemente da quale sarebbe stato il successivo Governo nazionale o il successivo Governo regionale. Infatti, si tratta di un percorso molto lungo, che sicuramente non si risolverà in questa legislatura, ma non è detto che si risolva neppure nella legislatura regionale, perché ovviamente quando si chiedono 23 materie il lavoro è molto lungo.
  Fatta questa premessa, vorrei capire una cosa da lei. Purtroppo, siamo giunti a fine legislatura e forse si sarebbe potuto fare prima, in quanto la legge è stata approvata nel 2014. Secondo me, c'è stato un tira e molla tra Regione e Governo, in cui vi sono state responsabilità da parte di entrambi nell'arrivare un po’ in ritardo sul referendum. Si poteva fare prima e sarebbe stato utile per i veneti. Adesso ci ritroviamo con pochissimo tempo a disposizione.
  Mi sembra utile il fatto che abbiate scelto delle materie prioritarie. Peraltro, mi sembrano anche quelle effettivamente più urgenti da discutere. Adesso il lavoro che state portando avanti col Sottosegretario Bressa è un lavoro puramente esplorativo su queste materie, in attesa del futuro Governo, con cui intendete fare l'accordo, oppure c'è una reale volontà di trovare già un accordo entro la chiusura di questa legislatura con questo Governo su queste cinque materie, per poi presentare il disegno di legge alle nuove Camere, indipendentemente da quale sarà il Governo successivo? Lo chiedo per capire se stiamo già dando effettivamente una risposta ai veneti, che poi ovviamente dovrà essere ratificata dai parlamentari che verranno.
  Infatti, come si diceva, siccome sta per iniziare la campagna elettorale e i futuri parlamentari dovranno rispondere ai cittadini dell'accordo che state portando avanti e, quindi, dovranno ratificarlo, vorrei sapere se si arriverà a una conclusione oppure se si discuterà, ma poi non ci sarà nessun accordo definitivo.

  STEFANO CANDIANI. Ho una questione essenzialmente di metodo. Il referendum nasce ovviamente per soddisfare un'istanza che i cittadini del Veneto hanno sostenuto in maniera molto forte, ma nasce anche da una condivisione di problemi.
  La mia domanda tende a mettere in evidenza un aspetto e a chiedere conferma di questo. Nel tavolo di trattative non ci sarà una trattativa solo tra Regione e Governo, ma ci sarà un territorio, quindi risulta necessaria anche la condivisione delle parti sociali, che siano imprese o cittadini rappresentanti di categorie, in quello che dovrebbe essere appunto un percorso di condivisione. Se questo dovesse essere confermato, credo che sarebbe un elemento molto importante, tenuto conto che, se un'istanza deve essere considerata, non deve esserlo solo in quanto espressione di una parte politica o di parti politiche, ma in quanto rappresentante un'esigenza che nasce sul territorio e, in questo senso, dall'altra parte, ovvero dal Governo, deve esserci condivisione di questo percorso.
  Non deve essere un percorso squisitamente tra istituzione e istituzione, ma deve essere un percorso che coinvolga anche le categorie, che in questo caso sono quelle più interessate a quell’«anche» che diceva il presidente. Paradossalmente, credo che ci debbano essere le risorse e anche le competenze, più che le competenze e anche le risorse.

  MICHELE MOGNATO. Ringrazio anch'io il Presidente della sua presentazione. Mi scuso perché sono arrivato un po’ in ritardo e, quindi, forse ne ha già parlato. Il referendum c'è stato. Io personalmente non l'ho votato, perché ritenevo che si potesse comunque fare una trattativa, come sta avvenendo, però oggi la trattativa c'è e, quindi, bisogna andare avanti, indipendentemente dalla scelta fatta con il referendum.
  Passo alla prima domanda. Siccome uno dei temi riguarda certamente la questione risorse, non sarebbe più opportuno fare una trattativa insieme alle altre due Regioni e, quindi, costruire una massa critica di contrattazione nei confronti del Governo che vada al di là della singola Regione? Sappiamo che il Veneto ha una sua specificità, come lei ha detto, ma non ci torno.
  Mi risulta, poi, che nella delibera che è stata votata dal Consiglio regionale tra le materie e le competenze ce ne sono alcune che sono appena state sancite con decreti o Pag. 6leggi da parte del Parlamento. Mi riferisco, per esempio, al tema dell'autorità portuale, delle scelte del Presidente, e via discorrendo. Le abbiamo sancite qualche mese fa e adesso rimetterle in discussione mi pare complicato, anche perché stavano all'interno progetto complessivo del sistema portuale.
  Un secondo tema è quello della legge speciale su Venezia, che ovviamente ha una sua delicatezza, non solo per l'importanza della città, ma proprio perché siamo di fronte a una legge speciale istituita nel 1973 con tutte le successive modifiche. Come si spiega il fatto di richiedere la delega sulla legge speciale su Venezia se c'è già una legge speciale?
  Ovviamente magari non sarà sufficiente la sua replica per chiarirmi queste idee, però le volevo porre questa domanda perché il tema della salvaguardia di Venezia e della sua laguna e delle risorse, anche se poche, che sono state date in questi anni, è certamente delicato. Siccome Venezia è un preminente interesse nazionale, forse sarebbe opportuno che alcune competenze della legge speciale restassero in capo allo Stato.

  LEANA PIGNEDOLI. Ho soltanto una domanda. Innanzitutto la ringrazio perché ha ricordato l’iter: non ricordavo un iter così lungo e in effetti è stato interessante ricostruirlo.
  C'è una questione che leggendo la vostra documentazione potremmo certamente trovare, ma che le chiedo di affrontare brevemente già adesso: al di là di tutti i passaggi che sono stati fatti, qual è la logica che sottostà a tutti i temi che sono stati citati?
  Rispetto al tema dell'agricoltura, che mi sembra abbastanza significativo perché ha una dimensione internazionale ed europea, volevo sapere come si interviene in questa materia: vedo che si parla di quote, una quota destinata alla regione rispetto a ISMEA (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) e rispetto ad AGEA (Agenzia per le erogazioni in agricoltura).
  Come si riesce a combinare quest'idea di frammentare le risorse con una garanzia di quota al Veneto, che immagino ogni Regione potrebbe poi richiedere? Inoltre, rispetto al numero delle imprese, come si tiene insieme questo con la sfida che si sta facendo a livello nazionale sul tema dell'innovazione, che ha bisogno di un sistema nazionale e di strumenti nazionali come AGEA? Le chiedo se riesce a spendere un minuto su questo.

  PRESIDENTE. Do la parola al Presidente Ciambetti per la replica.

  ROBERTO CIAMBETTI, Presidente del Consiglio regionale del Veneto. Parto dalle ultime domande. Ad esempio, AGEA a noi già adesso non serve; abbiamo la nostra agenzia per i pagamenti. Tanto per tornare su Sappada, gli agricoltori di Sappada si stanno impaurendo perché sanno dei ritardi che, invece, ha il sistema dei pagamenti che riguarda gli agricoltori in Regione Friuli Venezia Giulia. Quella è una cosa che già non c'è più per noi.
  Sul tema dell'agricoltura un referendum avrebbe già cancellato il Ministero dell'agricoltura. Esistono le politiche agricole, ma abbiamo individuato dei temi che dal nostro punto di vista riusciremmo a gestire meglio a livello locale piuttosto che a livello nazionale. Ogni tema ha un suo sviluppo, una sua estrapolazione di competenze, deleghe e situazioni che vengono gestite in maniera centrale. Noi abbiamo la presunzione di poterlo fare un po’ meglio.
  Rispondo alle domande del deputato Mognato. Noi abbiamo fatto le richieste in base a quanto è previsto in Costituzione e in Costituzione non abbiamo trovato la legge speciale per Venezia. La legge speciale per Venezia riguarda l'ambiente, il porto e i beni culturali, che sono comunque materie previste, però non è possibile inquadrare la legge speciale per Venezia e chiedere la totalità della competenza su di questa, proprio perché viene spezzettata. È una cosa che, anche su spinta dell'amministrazione comunale, stiamo affrontando.
  C'è un tavolo, chiamato «Consulta dell'autonomia», – e qui rispondo in parte anche al senatore Candiani – che vede presenti categorie economiche, sindacati, associazioni dei Comuni e delle Province. Pag. 7Tutti gli stakeholder partecipano a questo tavolo di confronto, che viene aggiornato in base all'andamento della trattativa nel tavolo con il Governo. Di conseguenza, gli stakeholder sono aggiornati in maniera abbastanza costante e danno dei ritorni su quello che si sta trattando e anche sui temi specifici, danno stimoli che sono arrivati anche successivamente ai primi incontri o alla legge che abbiamo approvato. È un processo piuttosto dinamico, che in questo momento vede tutti i portatori di interesse impegnati e informati.
  Anche i Comuni di Venezia e Chioggia e i Comuni che gravitano attorno alla laguna vi parteciperanno. In questo momento non è attiva la trattativa col Governo sul tema specifico della laguna, se non per la parte riguardante l'ambiente, che è sicuramente prioritaria rispetto a tante altre deleghe e necessità, per la quale vengono coinvolti, informati e anche «utilizzati» nel senso buono del termine, per dare suggerimenti o per proporre tesi alternative a quelle che arrivano dal tavolo governativo. Si poteva iniziare la trattativa prima? Lo si poteva fare. Era iniziata nel 2007, nel 2008 e nel 2009 da parte delle Regioni una richiesta di competenza, ma è rimasta lettera morta ed è stata messa nel cassetto.
  Rispondo anche alla deputata Rostellato. La legge del 2014 prevedeva un referendum. Si trattava di una legge sicuramente regionale e noi siamo abituati ad applicare le leggi che facciamo. È stato un referendum assolutamente trasversale che almeno dalla mia parte politica non ha avuto coloriture politiche, proprio perché doveva essere trasversale.
  La cosa interessante è che molti Comuni ci hanno segnalato che tanta gente che non andava a votare è andata a richiedere il certificato elettorale per poter esercitare il diritto di voto. Parliamo di gente che non votava più da parecchio tempo, quindi è una cosa che ha messo in moto un numero di elettori maggiore rispetto a quello che ha votato alle ultime regionali. È stata una cosa assolutamente trasversale, che ha interessato anche gente che magari normalmente non si recava alle urne.
  Perché siamo arrivati a oggi? Io sinceramente mi aspettavo di votare nel 2016, in un election day con un altro referendum o con un'elezione amministrativa, però questa possibilità non ci è mai stata concessa. Abbiamo dovuto mettere in moto una nostra macchina elettorale – l'ho seguita io, perché come Consiglio regionale abbiamo l'osservatorio elettorale – anche per la non disponibilità da parte delle prefetture e del Viminale a utilizzare i normali metodi, canali e strutture che vengono utilizzati durante le elezioni. Abbiamo, quindi, dovuto costruirci una macchina regionale, un nostro sistema informatico, un nostro sistema di distribuzione e raccolta delle schede che sarà pronta da utilizzare nelle prossime elezioni regionali del 2020.
  I tempi tecnici non ci hanno permesso di poterlo fare prima. Se avessimo avuto un election day, avremmo potuto farlo assolutamente prima, però, proprio fisicamente, tecnicamente e anche burocraticamente, non è stato possibile mettere in moto una consultazione importante, che – lo ripeto – ha chiamato al voto milioni di cittadini.
  Lo si poteva fare prima oppure lo si può fare assieme ad altre Regioni o in altra maniera? Si poteva fare, però torno a ripetere che la nostra legge regionale prevedeva questo percorso.
  Anche chi magari inizialmente o fino al 22 ottobre riteneva che tale procedura, se non fosse proprio superflua, comunque la si potesse evitare, ha capito il valore del referendum e della volontà popolare che sta dietro a questa richiesta. Anche in chi criticava il metodo referendario prima del 22 ottobre ho visto una «conversione» nei giorni successivi, proprio per la grande partecipazione che ha avuto questo momento di espressione del voto. Secondo me, è un valore aggiunto.
  Mi permetto di dire – siamo un po’ presuntuosi – che probabilmente, se non fosse partito questo momento referendario, altre Regioni non si sarebbero mosse per chiedere competenze. Lei leggerà eventualmente le prime pagine del documento che vi ho consegnato, con tutta la scaletta temporale di cosa ha comportato e di cosa è Pag. 8servito per arrivare a questo referendum, e vedrà che la cosa non nasce sei mesi prima.
  Anche le consultazioni che abbiamo fatto per le leggi del 2012 hanno visto un coinvolgimento delle categorie economiche e dei sindacati, un momento di condivisione che ha permesso a noi di raccogliere input e istanze. Sono partite anni fa, ma gli artigiani hanno portato anche nelle ultime settimane cose interessanti. Infatti, questo processo deve vedere coinvolti tutta l'economia e il tessuto sociale della nostra Regione. Siamo convinti che senza questo momento referendario anche altre realtà non si sarebbero mosse o non avrebbero proposto questa trattativa.
  Mi permetto di dire – faccio un po’ il sindacalista delle Regioni – che probabilmente senza questi momenti saremmo sempre a parlare di qualche scontrino di qualche consigliere regionale, invece di parlare di cose che, per fortuna, abbiamo nel sistema regionale e che sono positive. Si è tornati a parlare del regionalismo in maniera positiva, tentando di proporre soluzioni adatte ai territori per affrontare meglio i servizi e le risposte che dobbiamo dare agli utenti, cittadini e imprese, del nostro Paese. Questo momento, secondo me, ha messo in moto un ciclo positivo che sta riportando il regionalismo nel giusto ambito in cui va collocato nel sistema Paese, perché alcune cose in certi territori possono essere fatte meglio dalle Regioni, dalle Province o quel che ne resta e dai Comuni, portando alcuni servizi più vicino a chi deve erogarli ai cittadini.
  Secondo me, questo momento è servito a ribaltare anche un alone negativo che avevano le Regioni, perlomeno fino al 4 dicembre dello scorso anno.

  PRESIDENTE. Grazie, Presidente. Ho solo una domanda flash. L'attivazione della procedura a seguito dell'esito referendario positivo, ha determinato, come è noto e come ha detto anche lei nel suo intervento, l'apertura di una serie di tavoli tecnici che riguardano l'individuazione esatta delle maggiori competenze e funzioni che lo Stato può devolvere alle Regioni che ne hanno fatto richiesta.
  Poiché abbiamo letto dalla stampa alcune dichiarazioni del Presidente della Regione Veneto in ordine a una rivendicazione diversa rispetto alle richieste dell'Emilia Romagna e della Lombardia, ossia uno Statuto speciale di autonomia della regione Veneto, le chiedo se può darci un chiarimento da questo punto di vista.
  L'attivazione dei tavoli, al di là delle modalità diverse che ciascuna Regione – il Veneto nel caso di specie – ha inteso seguire significa che la Regione intende muoversi in via esclusiva sulla strada della procedura di cui al terzo comma dell'articolo 116 della Costituzione o che intende anche eventualmente o alternativamente procedere con un'iniziativa, che, come è noto, segue le procedure dell'articolo 138 della Costituzione, per uno Statuto speciale di autonomia per il Veneto?

  ROBERTO CIAMBETTI, Presidente del Consiglio regionale del Veneto. Negli ultimi quindici anni in Consiglio regionale abbiamo già votato almeno tre volte, se ben ricordo, proposte di legge e atti che parlano del Veneto a Statuto speciale. È già successo senza creare grande clamore, ma sicuramente averlo fatto il giorno dopo il referendum assume un'altra valenza.
  Quella è una questione che è stata posta sul tavolo, ma non è stata attivata. È arrivata in Consiglio regionale, l'abbiamo assegnata alla prima commissione ed è là, quindi non è in questo momento attiva. È stata un'iniziativa politica, perché c'era qualcuno che fino al giorno prima diceva che il referendum non serve a niente e che era pronto a partire e tentare di fare il sorpasso legislativo. È stata posta e messa sul tavolo.
  In questo momento la Regione Veneto si sta muovendo sugli articoli 116 e 117 della Costituzione, collegati con l'articolo 119, non sta facendo altro se non questo. Ci auguriamo che queste trattative possano avere un esito positivo, che dia una risposta al Veneto rispetto alle richieste che vengono dalla parte istituzionale, ma soprattutto dai 2,4 milioni di cittadini.
  Questa cosa per il momento rimane lì. Se non arrivassero risposte, se non ci fosse una trattativa soddisfacente e chiara rispetto Pag. 9 a quello che si sta chiedendo in questo momento, potrebbe anche rimettersi in moto questa iniziativa. Come dicevo, lo abbiamo già fatto negli ultimi quindici anni, però una volta mandata alle Camere non ha avuto un grande riscontro e un grande successo.
  Tuttavia, dovete anche comprendere – lo ribadisco – che essere una Regione sandwich in mezzo a due realtà speciali è una cosa da noi particolarmente sentita. Devo riconoscere che grazie agli accordi di Milano del 2009, ad esempio, con Trento e Bolzano si è messo in moto il Fondo dei comuni confinanti, che sta dando risposte e che sta cercando di mitigare chi vive al confine e vede cosa capita appena oltre la linea di confine, però non è semplicissimo. Soprattutto dopo il voto di Sappada, si sono rimessi in moto una serie di comitati che erano abbastanza tranquilli fino al giorno prima, chiedendo di andare oltre il confine.
  Trento e Bolzano non stanno ascoltando questi richiami, perché sanno che sarebbe la prima crepa che si aprirebbe sul loro status di Regione autonoma, quindi stanno guardando con distanza questi movimenti. Tuttavia, il voto di Sappada fa capire il malessere economico che c'è nel nostro territorio e mi auguro che una risposta venga data in termini soddisfacenti.
  In questo momento stiamo parlando degli articoli 116, 117 e 119. La questione dell'articolo 138 rimane silente fino a quando non arriverà una risposta di altro tipo.

  PRESIDENTE. Grazie, Presidente Ciambetti, anche per la sua replica. Dichiaro conclusa l'audizione.
  Ricordo, colleghi, che nella giornata odierna la Commissione avrebbe dovuto procedere all'audizione anche del Presidente del Consiglio regionale della Lombardia, Raffaele Cattaneo, e della Presidente dell'Assemblea legislativa della regione Emilia-Romagna, Simonetta Saliera. A causa dei concomitanti lavori delle Assemblee di Camera e Senato, è stato anticipato l'orario della seduta e i due Presidenti non hanno potuto prendere parte ai nostri lavori. Hanno comunque fatto pervenire le loro memorie, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto della seduta odierna (vedi allegati 1 e 2).
  Ricordo che l'indagine conoscitiva proseguirà la prossima settimana nella giornata di mercoledì 20 dicembre alle ore 8,45 con lo svolgimento dell'audizione del Sottosegretario di Stato agli affari regionali, Gianclaudio Bressa, e nella giornata di giovedì 21 dicembre dalle ore 8,15 con lo svolgimento dell'audizione del presidente della regione Lombardia, Roberto Maroni, e a seguire del professor Mario Bertolissi in rappresentanza della Presidenza della Regione Veneto.

  La seduta termina alle 9.25.

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ALLEGATO 1

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ALLEGATO 2

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