Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Per visualizzare il contenuto multimediale è necessario installare il Flash Player Adobe

Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

Vai all'elenco delle sedute >>

XVII Legislatura

Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale

Resoconto stenografico



Seduta n. 28 di Mercoledì 25 giugno 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Di Gioia Lello , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA FUNZIONALITÀ DEL SISTEMA PREVIDENZIALE PUBBLICO E PRIVATO, ALLA LUCE DELLA RECENTE EVOLUZIONE NORMATIVA ED ORGANIZZATIVA, ANCHE CON RIFERIMENTO ALLA STRUTTURAZIONE DELLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE

Audizione del Sottosegretario di Stato del Ministero dell'economia e delle finanze, Pier Paolo Baretta.
Di Gioia Lello , Presidente ... 3 
Baretta Pier Paolo (PD) , Sottosegretario di Stato del Ministero dell'economia e delle finanze ... 3 
Di Gioia Lello , Presidente ... 8 
Gualdani Marcello  ... 8 
Di Salvo Titti (Misto)  ... 9 
Santini Giorgio  ... 9 
Puglia Sergio  ... 10 
Di Gioia Lello , Presidente ... 10 
Baretta Pier Paolo (PD) , Sottosegretario di Stato del Ministero dell'economia e delle finanze ... 11 
Di Gioia Lello , Presidente ... 13 

ALLEGATO: Relazione del Sottosegretario di Stato del Ministero dell'economia e delle finanze, Pier Paolo Baretta ... 15

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LELLO DI GIOIA

  La seduta comincia alle 8.10.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del Sottosegretario di Stato del Ministero dell'economia e delle finanze, Pier Paolo Baretta.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla funzionalità del sistema previdenziale pubblico e privato alla luce della recente evoluzione normativa e organizzativa, anche con riferimento alla strutturazione della previdenza complementare, del Sottosegretario di Stato del Ministero dell'economia e delle finanze, Pier Paolo Baretta.
  Avverto che il Sottosegretario è accompagnato dal Capo della Segreteria, dottoressa Daniela Lembo.
  Do quindi la parola al Sottosegretario Pier Paolo Baretta per lo svolgimento della sua relazione.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato del Ministero dell'economia e delle finanze. Signor presidente, commissari, intanto vi ringrazio per l'invito rivoltomi. Mi riservo, nella giornata, di consegnare un testo completo contenente quello che oggi dirò in maniera sintetica.
  Il nostro Paese sta attraversando una delicata fase economica e sociale. L'insostenibile disoccupazione, soprattutto giovanile, il diffuso disagio sociale che colpisce innanzitutto le famiglie, le pesantezze normative fiscali che gravano sulle competitività delle nostre imprese non trovano ristoro nei pur incoraggianti segnali di miglioramento della situazione economica complessiva; segnali certi di ripresa della produzione industriale, soprattutto per gli esportatori, e di fiducia, ma ancora fragili, che rischiano di non germogliare se non sufficientemente irrorati e concimati. Questo è il punto attorno al quale muove la linea economica e fiscale del Governo in questi frangenti: impedire una nuova gelata e irrobustire i fragili germogli di ripresa.
  Tra i molti concimi il più sicuro è rappresentato, oltre da una buona politica fiscale, da una robusta e diffusa politica di investimenti pubblici e privati.
  In quest'ottica è fondamentale il reperimento di nuove risorse, come la liberazione di risorse esistenti o bloccate. In verità, nel nostro Paese le risorse non mancano; il risparmio privato, pur eroso dalla crisi, resta tra i più importanti nel quadro internazionale, sia quello diffuso e affidato dai singoli ai loro istituti di credito, sia quello convogliato in veicoli collettivi, come il caso del risparmio postale gestito da Cassa depositi e prestiti.
  In questo panorama trova legittimamente posto il risparmio previdenziale. La prudenza con la quale gli operatori dei fondi hanno gestito in questi anni il loro mandato va elogiata. Infatti, hanno avuto Pag. 4la capacità di resistere a lusinghe di investimenti di breve periodo e controversi, mantenendo sempre chiaro che il fine istituzionale era assicurare agli aderenti la pensione.
  Negli anni, senza venir meno ai princìpi istitutivi, si è passati da una gestione solo obbligazionaria al multi comparto. Oggi siamo di fronte a un settore robusto e sano, anche se con importanti potenzialità di ulteriori espansioni che andranno perseguite anche attraverso una nuova campagna istituzionale. Penso – me lo auguro – che questa Commissione, l'Autorità di vigilanza e gli stessi fondi, assieme al Governo, si faranno promotori di una nuova campagna istituzionale a favore dell'adesione ai fondi pensione.
  I dati recentemente pubblicati dalla COVIP, a cui rimando, ci confermano questo stato di cose: 510 forme pensionistiche complementari, con 6,2 milioni di iscritti; al tempo stesso, soltanto il 32 per cento dei dipendenti del settore privato e il 30,4 per cento dei lavoratori autonomi, dato che, ahimè, scende clamorosamente al 4,8 per cento dei dipendenti del settore pubblico.
  Complessivamente soltanto il 15 per cento delle forze lavoro con meno di 35 anni è iscritto a una forma pensionistica complementare.
  Al contempo, le forme pensionistiche complementari individuali e collettive gestiscono complessivamente risorse pari a 116,4 miliardi di euro, pari al 7,5 del PIL. Il 61 per cento di queste risorse è investito in titoli di debito e le azioni sono limitate al 16 per cento (molta parte debito estero e parziale debito italiano). Questa situazione è in larga parte ascrivibile alle caratteristiche del mercato finanziario italiano che potrebbe ricevere un impulso e un nuovo orientamento proprio dall'ingresso dei fondi pensione. Basti pensare ai flussi che annualmente costituiscono l'ingresso nei fondi pensione, che si aggirano tra i 15 e i 20 milioni.
  Le diverse tipologie di investimento alternative, al di là degli attuali vincoli normativi in materia di disciplina degli investimenti, che potranno essere in parte superati con l'adozione del nuovo schema di decreto del Ministro dell'economia e delle finanze di attuazione dell'articolo 6, comma 5-bis del decreto legislativo 5 dicembre 2005 n. 252, recante norme sui criteri e i limiti di investimento delle risorse dei fondi pensione e sulle regole in materia di conflitti di interesse, non sembrano complessivamente al momento fornire, in attesa di questi nuovi aggiustamenti, una risposta organica complessiva adeguata alle esigenze del mercato della previdenza complementare, così come anche la Commissione ha rilevato.
  Da un lato, i fondi pensione richiedono infatti tipologie di investimento maggiormente calibrate sulla finalità previdenziale, e dunque su un orizzonte temporale di lungo durata; dall'altro, l'attuale strumentazione finanziaria non sembra rispondere alle esigenze di finanziamento del tessuto produttivo nazionale e locale. Si aprono quindi spazi importanti di iniziativa per le istituzioni pubbliche, nel loro ruolo di governo e regolamentazione del mercato, al fine di favorire la creazione di prodotti e strumenti di mercato in grado di intercettare più efficacemente una parte delle risorse a disposizione dei fondi pensione, pur mantenendo la coerenza con la finalità previdenziale.
  In tal senso, è necessario aprire un dibattito più generale sulle scelte stesse di sviluppo che il Paese deve fare, alle quali orientare anche gli investimenti derivanti dai fondi pensione. Giusto per fare alcuni esempi non indicativi di un dibattito che dovrà coinvolgere tutti gli attori, si pensi alla digitalizzazione del Paese o al patrimonio naturale e artistico di cui l'Italia è fortunatamente molto fornita.
  A tal fine la Commissione ha ipotizzato una serie di interventi fiscali per stimolare gli enti di previdenza complementare a effettuare gli investimenti e iniziative di sviluppo, partendo dal presupposto che la leva fiscale sia non soltanto una leva di cassa ma anche finalizzata come incentivo economico in senso competitivo, in assenza degli strumenti di politica monetaria. In tale ottica, va rilevato come, in sede di conversione del decreto n. 66 del 2014, Pag. 5il Governo abbia già previsto un percorso finalizzato a un trattamento uniforme dei diversi enti previdenziali.
  In particolare, in una prospettiva di revisione del profilo giuridico e fiscale delle casse di previdenza private, unitamente alla tassazione dei fondi pensione, il Governo ha ritenuto di neutralizzare l'aumento dell'aliquota dal 20 al 26 per cento, che era stato previsto dall'articolo 3 del decreto 66 del 2014, sui proventi delle casse previdenziali private, concedendo alle stesse un credito di imposta pari all'ammontare delle maggiori ritenute pagate nel periodo luglio-dicembre 2014.
  Il credito d'imposta riconosciuto al 2015 è stato stimato in 20,4 milioni di euro e ha trovato copertura da un temporaneo aumento dall'11 all'11,5 per cento dell'aliquota sul risultato maturato dei fondi pensione per il solo 2014. Pertanto, in prossimità dell'applicazione dell'incremento dell'aliquota sui redditi di natura finanziaria, è stato deciso di evitare un ulteriore allargamento del divario di trattamento fiscale tra fondi pensione e casse previdenziali private, nelle more di una revisione del regime di tassazione delle casse e di una loro equiparazione ai fondi pensione, nel senso cioè di assoggettare entrambi a una tassazione di favore che tiene conto del rilevante interesse della collettività nei confronti dei meccanismi privatistici di finanziamento della previdenza e dell'assistenza. Ciò potrebbe significare l'applicazione del regime fiscale degli investimenti finanziari alle casse previdenziali private.
  Alla luce di tale assimilazione si potrebbe ipotizzare una tassazione del rendimento del patrimonio finanziario sulle casse, con un'imposta che sostituisce le imposte sui redditi dovute dalle casse, mantenendo sui rendimenti del patrimonio immobiliare la tassazione propria degli enti non commerciali. A tal fine sarebbe necessario prevedere una separazione ai fini fiscali del patrimonio cosiddetto «mobiliare» e tassare il rendimento di tale patrimonio con un sistema analogo a quello previsto dal decreto-legge 252 del 2005 relativo alla disciplina delle forme pensionistiche complementari.
  Questo percorso può presentare dei vantaggi anche rispetto alla soluzione proposta dalla Commissione, poiché, affrontando il problema dell'eccessivo carico fiscale sul risparmio previdenziale in termini di riduzione del carico stesso, consente puntuali stime sulle variazioni di gettito ed evita complesse valutazioni di impatto sul bilancio dello Stato.
  Tenendo conto del fenomeno economico-finanziario – gestione del risparmio previdenziale mediante investimenti sui mercati finanziari – e prescindendo dal profilo giuridico, cioè la natura pubblica o privata dell'ente gestore, e dall'obbligatorietà o facoltatività della raccolta del risparmio gestito, consente un avvicinamento di struttura e di gestione collettiva di risparmio diverse: le casse che gestiscono previdenza obbligatoria e i fondi che gestiscono previdenza volontaria.
  Infine, tale percorso attribuisce rilevanza agli interessi extra fiscali ritenuti meritevoli di tutela di interesse pubblico per la previdenza obbligatoria gestita da enti privati, estendendo alle casse il regime di favore previsto per la previdenza facoltativa gestita da privati e i fondi pensione.
  Nel percorso di riforma del regime fiscale dei fondi bisognerà anche guardare all'Europa, sia nel senso di armonizzare, sia nel senso di una politica europea sull'insieme di questa materia.
  Nelle more del processo di revisione della disciplina fiscale complessiva della previdenza complementare delle casse previdenziali private, bisogna evitare che l'aumento dell'imposizione sostitutiva sui rendimenti maturati dai fondi pensione riduca gli incentivi impliciti allo sviluppo della previdenza complementare, interagendo negativamente sul processo di crescita e la capitalizzazione dei montanti in fase di accumulo. Lo sviluppo delle masse critiche gestite e soprattutto l'avvio di un processo di fusione e accorpamento dei fondi pensione più piccoli – questione urgente e necessaria come la stessa COVIP ha sollecitato anche nell'ultima assemblea Pag. 6– può stimolare l'adozione di politiche di investimento maggiormente coerenti con l'obiettivo di favorire il finanziamento dell'economia reale e diversificare le classi di attività.
  Relativamente alle misure per favorire l'utilizzo del risparmio sotto forme di investimento in infrastrutture ed opere pubbliche, quelle che più direttamente potrebbero interessare i fondi pensione e le casse di previdenza private riguardano certamente l'investimento in strumenti finanziari legati al finanziamento di infrastrutture o di piccole e medie imprese, emessi eventualmente anche da Cassa depositi e prestiti, che abbiano un regime agevolato alla stregua di altri strumenti che negli anni precedenti sono stati appositamente introdotti da specifiche disposizioni normative.
  È opportuno dirci, a questo punto, che è assolutamente necessario che nel positivo utilizzo delle risorse dei fondi pensione a sostegno dell'economia reale si eviti il rischio possibile che una gestione imprudente trasformi queste risorse in una nuova EFIM o in una nuova GEPI. Sottolineo nuovamente, invece, gli interventi nel patrimonio pubblico italiano, nella sua valorizzazione e anche nel sistema di reti sia nazionale che locale.
  Alternativamente o in maniera integrativa si potrebbero introdurre, come peraltro la Commissione sollecita, titoli di debito legati alla realizzazione di opere pubbliche con un livello di tassazione dei rendimenti inferiore all'attuale 26 per cento.
  Riferendosi poi al profilo fiscale concernente la tassazione degli immobili, si deve innanzitutto precisare che l'esenzione in questione riguarda anche il tributo per i servizi indivisibili (TASI). In secondo luogo, si deve ricordare che l'articolo 7 del decreto-legge 30 dicembre 1992, n. 504 prevede un particolare regime di esenzione per gli immobili posseduti ed utilizzati da enti non commerciali e destinati esclusivamente allo svolgimento con modalità non commerciali di particolari attività, tra le quali rientrano proprio quelle previdenziali.
  Con Regolamento del 19 novembre 2012 n. 200 sono stati fissati anche i criteri generali e stringenti ulteriori criteri di settore per l'applicazione dell'esenzione IMU.
  L'esenzione sopra richiamata è stata oggetto di una delicata procedura di infrazione che ha investito non solo l'IMU ma anche l'ICI e che si è conclusa con la decisione della Commissione europea del 19 dicembre 2012, che ha giudicato le esenzioni ICI incompatibili con le norme dell'Unione in materia di aiuti di Stato, mentre il nuovo regime di esenzione IMU è stato ritenuto compatibile con la normativa europea in tema di aiuti di Stato, in quanto l'esenzione si applica solo agli immobili in cui si svolgono attività non economiche.
  Un ulteriore profilo riguarda il regime dell'IVA per le casse previdenziali; in quanto enti pubblici inclusi nell'elenco ISTAT, rappresenta un costo finale da pagare non scaricabile. A riguardo si segnala che gli enti pubblici che non svolgono attività commerciali restano incisi dell'IVA pagata sugli acquisti di beni e servizi, posto che non maturano il diritto alla detrazione.
  La Commissione, inoltre, sta valutando forme di interventi ordinamentali concernenti la normativa della previdenza complementare sia per i fondi pensione che per le casse. In proposito, deve essere sottolineato preliminarmente che gli enti previdenziali di diritto privato dei professionisti risultano dalla trasformazione in associazioni o fondazioni di enti pubblici preesistenti, ai sensi del decreto 509 del 1994. Trattandosi di organismi di diritto privato, gli enti tengono una contabilità civilistica. Nonostante la natura privata, la giurisprudenza ha costantemente riconosciuto il rilievo pubblico dell'attività svolta da tali enti, che sono assoggettati alle procedure di evidenza pubblica nella stipulazione di contratti e sono ricompresi nel conto consolidato delle pubbliche amministrazioni.
  In via generale, quindi, i relativi risultati di bilancio presentano effetti sui saldi di finanza pubblica e in particolare sull'indebitamento Pag. 7netto delle amministrazioni pubbliche. Le casse non beneficiano, per espressa previsione di legge, di finanziamenti pubblici o di altri ausili pubblici di carattere finanziario. In virtù della predetta circostanza, gli enti di diritto privato hanno a lungo rivendicato l'esclusione del conto consolidato delle pubbliche amministrazioni. L'ISTAT, che ha la competenza per legge, ha costantemente ritenuto che tale richiesta di esclusione non avesse fondamento, poiché è tenuto ad utilizzare le regole del SEC95, non risultando alcuna scelta discrezionale in tal senso.
  Con riferimento alla previdenza complementare, la legge finanziaria per il 2007 ha previsto l'anticipo al 2007 della nuova disciplina della previdenza complementare, la cui introduzione era originariamente prevista per l'anno 2008. Pertanto, nel corso del primo trimestre 2007, i lavoratori dipendenti del settore privato hanno espresso, come sappiamo, mediante la procedura del silenzio-assenso, la loro volontà circa l'eventuale conferimento del TFR alle forme pensionistiche complementari.
  L'evoluzione dei mercati finanziari e della relativa regolamentazione della riforma del sistema della previdenza complementare e di recepimento nella nostra normativa della direttiva europea sui fondi pensione hanno reso necessario procedere a una revisione dell'attuale disciplina. Attualmente il nuovo decreto è alla firma del Ministro dell'economia e delle finanze, e contiene le disposizioni vigenti sui criteri e sui limiti di investimenti delle risorse dei fondi pensione e in materia di conflitti di interesse (decreto del Ministero del tesoro del 1996, n. 703).
  La modifica della regolamentazione esistente, partendo dall'obiettivo di perseguire gli interessi degli aderenti e della considerazione che l'investimento previdenziale ha una natura peculiare, come abbiamo più volte detto, e differente da quello puramente finanziario, si muove verso una maggiore attenzione alla capacità di conoscenza e gestione degli investimenti e dei rischi ad essi connessi, superando l'impostazione esistente basata essenzialmente sul rispetto dei limiti quantitativi, che possono essere inefficienti se il mercato si evolve rapidamente, esponendo il fondo pensione a risultati sub-ottimali in termini di benefici e tutela degli aderenti.
  La riduzione delle restrizioni quantitative e il conseguente allargamento delle opzioni di investimento è accompagnata da una maggiore focalizzazione sui processi decisionali del fondo, sulle capacità professionali e sull'adeguatezza delle strutture organizzative.
  La nuova disciplina richiama il principio, presente anche nella normativa europea di settore, della persona prudente che, perseguendo l'ottimizzazione del rapporto redditività-rischio, è declinato secondo criteri di adeguata professionalità, attenzione ai processi, conoscenza e gestione dei rischi inerenti agli investimenti.
  Si sostanzia, dunque, in una protezione degli interessi degli aderenti e dei beneficiari, realizzata attraverso il ricorso a strutture organizzative professionali e a processi decisionali adeguati e proporzionati alla dimensione, complessità e caratteristiche del portafoglio, e alla politica di investimento che il fondo intende adottare.
  Tali strutture e processi devono assicurare in maniera trasparente una comprensione, controllo e gestione continua di tutti i rischi cui il fondo può essere esposto nell'amministrare le risorse, identificando nel contempo le relative responsabilità.
  La strategia di investimento dovrà essere motivata e coerente con gli interessi e le aspettative degli aderenti. I risultati della gestione dovranno essere verificati tramite l'utilizzo di parametri di riferimento coerenti con gli obiettivi e i criteri della politica di investimento.
  L'autorità di vigilanza, la COVIP, controlla l'adeguatezza della struttura organizzativa professionale e tecnica e delle politiche e procedure per il monitoraggio e la gestione del rischio del fondo pensione, nonché dei parametri adottati per la verifica della gestione. La COVIP può prevedere limiti più vincolanti o più ampi Pag. 8rispetto a quelli fissati nello schema di regolamento, ove siano presenti condizioni economico-patrimoniali e strutture organizzative tali da giustificare un stringimento o un allargamento dell'universo investibile, fermo restando il rispetto ovviamente dei princìpi generali sulla gestione delle risorse.
  Particolari capacità in termini di struttura organizzativa e professionale sono richieste in caso di gestione diretta, nell'ipotesi di investimenti in strumenti non negoziati nei mercati regolamentati in fondi alternativi e in derivati.
  La Commissione richiede, altresì, di conoscere gli orientamenti del Governo in merito all'utilizzo di parte delle risorse degli enti previdenziali pubblici, segnatamente l'INAIL. A riguardo si fa presente che l'avanzo di gestione determinerebbe effetti sul fabbisogno derivanti dalla necessità di ripristinare la liquidità che verrebbe a fuoriuscirne dalla Tesoreria. Nondimeno, come è avvenuto nell'ultima legge di stabilità, il tema delle risorse eccedenti l'avanzo di bilancio dell'INAIL, e non solo, può diventare oggetto di investimenti finalizzati che trovano in questa fattispecie un particolare valore.
  Per quanto attiene complessivamente alle problematiche legate alla copertura finanziaria dei temi oggetto dell'audizione, è doveroso segnalare che le previste maggiori entrate per lo Stato nel medio termine e i loro potenziali effetti positivi legati alla creazione di nuove attività economiche, sulla base di un circuito virtuoso di crescita, non sono ricompresi tra le modalità di copertura previste dall'articolo 17 della legge di contabilità e finanza pubblica.
  In particolare, le maggiori entrate indicate dalla Commissione rappresentano effetti indotti che quindi non possono essere utilizzati come forme di copertura di oneri certi, in quanto legati a potenziali comportamenti che ne rendono aleatoria una puntuale quantificazione, anche se, anche in questo campo, si deve sottolineare come nelle recenti esperienze di copertura si sono rivelate novità interessanti che vanno approfondite. Penso al caso dell'utilizzo contestuale delle entrate derivanti, ad esempio, dal decreto di efficientamento degli edifici, che ha comportato anche nel dibattito sugli ultimi provvedimenti una riflessione che considero maturo fare.
  Peraltro, come da tempo sostengo, considero matura anche una riflessione complessiva sulle coperture dei decreti-legge che sarebbe opportuno venisse fatta assieme al Parlamento o alle Commissioni interessate dal Governo, o almeno dal Ministero dell'economia.
  Signor presidente, commissari, nel ringraziarvi ancora per l'invito e l'ascolto, dichiaro ovviamente a nome del MEF e anche personale la totale disponibilità a continuare insieme questo lavoro.

  PRESIDENTE. Ringrazio il sottosegretario Baretta.
  La relazione, estremamente puntuale e precisa, credo ci dia spunti per alcune riflessioni, quindi do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MARCELLO GUALDANI. Previdenza e welfare nel futuro sistema misto pubblico-privato, assicurazioni, previdenza complementare, potrebbero rappresentare un motore di crescita pur in un contesto nel quale, purtroppo, c’è una grande crisi economica. Sembra questa essere la formula dove l'impegno del pubblico nel settore del welfare può essere trasferito in questo sistema misto pubblico o privato.
  Quali modifiche dovrebbero essere apportate nel quadro giuridico attuale affinché un sistema del genere possa essere effettivamente implementato ma soprattutto possa essere effettivamente ipotizzabile come scenario, considerate le enormi difficoltà del bilancio INPS in questi ultimi anni ?
  Qual è la situazione debitoria dell'INPS ? Sono sufficienti a salvaguardare l'equilibrio del sistema pensionistico gli aggiustamenti giuridici previsti in questa legge di stabilità 2014 ? Soprattutto, ci saranno in previsione nuovi interventi per il futuro ?

Pag. 9

  TITTI DI SALVO. Signor presidente, vorrei svolgere alcune considerazioni e porre una domanda.
  La prima è una considerazione ma anche un'interlocuzione con il Governo, attraverso il sottosegretario. La Commissione ha scelto di fare due cose nell'indagine conoscitiva: verificare l'impatto della riforma Fornero e verificare lo stato dell'arte del risparmio previdenziale attraverso i fondi per fare una proposta che è quella di cui stiamo parlando.
  Se di risparmio si parla, vorrei sottolineare al sottosegretario la necessità di dare seguito a un tavolo di cui lui stesso è protagonista, che riguarda appunto gli effetti della riforma Fornero e la soluzione del tema degli esodati. Lo dico perché naturalmente c’è un impegno del Governo in quella direzione che va affrontato e risolto, dando seguito alle responsabilità che ci si è assunte. Siccome il MEF si è impegnato da questo punto di vista, questa mi sembrava un'occasione per puntualizzare.
  La relazione del sottosegretario è stata molto precisa e puntuale. Siccome conveniamo – questa è in parte una domanda, in parte una considerazione – che oggi l'uscita del Paese dalla crisi si fonda anche sulla necessità e sulla possibilità di investimenti pubblici, che siano capaci di stimolare anche investimenti privati, e siccome di questo ha parlato il sottosegretario, ossia dell'utilità del lavoro della Commissione che si sta indirizzando in questa direzione, il tema della democrazia economica a me parrebbe un tema – lo dico a persona sensibile per storia – che non può essere semplicemente coltivato attraverso l'istruttoria tecnico-politica della Commissione, che però si presta e sta lavorando in questo senso, ma richiede un'alzata di discussione nel Paese. Quindi, sfiderei il Governo a ragionare di questo, perché di questo stiamo parlando, cioè del fatto che dalla crisi si esce anche attraverso l'apertura nel Paese di una discussione su che cos’è la democrazia economica.
  Ieri il Presidente del Consiglio ha parlato di una visione che deve fare da ordito ai mille giorni. Ecco, penso che questo tema che la Commissione ha meritoriamente proposto si chiami democrazia economica e di questo bisognerebbe parlare. Se appunto di questo stiamo parlando, c’è un tema, che il sottosegretario proponeva, che è quello della cornice legislativa. Anche questa ha bisogno di una visione generale, non semplicemente di interventi, tutti necessari, ma che si occupano di un pezzo del problema.

  GIORGIO SANTINI. Condivido molto alcune domande già fatte, quindi non le ripeto. Credo che sarà opportuno leggere attentamente la relazione del sottosegretario, perché non solo è molto puntuale e precisa, ma è anche molto densa e ha bisogno di essere ben valutata.
  Si faceva riferimento a una campagna istituzionale per favorire nuove adesioni. Il tema è assolutamente maturo; se c’è qualche ulteriore specificazione, come Commissione lo condividiamo e sollecitiamo che ciò avvenga nelle forme il più possibile incisive, anche cercando di favorire forme di adesione contrattuale ampia e definita.
  In secondo luogo, impegnandoci anche a guardare attentamente le cose dette in maniera molto puntuale su tutti i processi di armonizzazione e revisione della disciplina fiscale, ossia tutto quello che è stato detto sulle casse private, sui fondi complementari e via dicendo, proporrei di capire bene la seguente questione, anche nell'economia della nostra attività: da questo insieme di norme che si stanno ripensando e ridefinendo, compreso anche il nuovo decreto, viene già fuori una esplicita finalizzazione agli investimenti di natura diversa dei fondi pensione o c’è bisogno di ulteriori accentuazioni e approfondimenti, che come Commissione stiamo anche cercando di operare ?
  Inoltre, come anticipava ora Titti Di Salvo, che rapporto c’è tra questo e la possibilità di intrecciare i processi diffusi di privatizzazione che lo stesso Governo ha annunciato in molti settori importanti della nostra economia ?
  Da ultimo, vorrei qualche chiarimento circa il riferimento all'INAIL. Il senso è già Pag. 10chiaro, però, siccome è un'esigenza che potrebbe essere finalizzata nelle prossime occasioni legislative, sarebbe interessante capire se c’è qualche approfondimento.

  SERGIO PUGLIA. Ringrazio il sottosegretario per la sua presenza. Effettivamente ci sono molti spunti da approfondire all'interno della relazione.
  Mi vengono alcuni dubbi in riferimento alla modalità con cui si vuole procedere affinché i cittadini si convincano ad aderire ai fondi pensione. Più volte ho espresso i miei dubbi sulla modalità con cui già fu stabilita l'adesione del dipendente in riferimento al proprio TFR verso i fondi pensione.
  L'adesione tramite il silenzio-assenso credo che non debba essere portata avanti. Ieri, in occasione di un'altra audizione, abbiamo avuto la possibilità di parlare di tale questione anche con il presidente del MEFOP.
  Forse il Governo sta andando su questa linea, quindi in una linea totalmente contrapposta a quella che prima diceva la collega Di Salvo, quando si parlava di democrazia economica. Ovviamente il concetto di democrazia economica è assolutamente da appoggiare, anche perché prevede fasi di confronto e fasi di informazione, quindi non fasi pubblicitarie, quelle che furono fatte in riferimento sempre alla riforma del secondo pilastro ad opera – ricordo benissimo – dell'allora Ministro Cesare Damiano. Ritengo che in quell'occasione sia stata fatta una campagna pubblicitaria ma non informativa.
  Il problema principale che io ritengo sia da mettere sul tavolo è la gestione di queste forme di finanziamento. In particolare, noi sappiamo benissimo perché i cittadini italiani non hanno fiducia nei fondi pensione, non hanno fiducia nella loro gestione; è cronaca di tutti i giorni quello che avviene molto spesso con questi investimenti scellerati.
  Chiedo se il Governo abbia un'idea di modifica per far sì che le gestioni siano non imprudenti, ma assottiglino il rischio. Inoltre, chiedo se il Governo già stia pensando a strumenti finanziari per finanziare la piccola e media impresa. Ricordiamo che in queste operazioni, ovviamente, essendo il tessuto produttivo italiano composto di tantissime piccole e medie imprese, da parte dei fondi pensione c’è il problema di non essere certi e sicuri che quell'investimento possa andare a buon fine, perché non c’è una gestione trasparente del patrimonio.

  PRESIDENTE. Svolgo alcune considerazioni partendo dalla modifica del 703, in quanto credo che sia importante capire come si muove il Governo a questo riguardo.
  Sulla questione dell'INAIL, già affrontata, sicuramente questo è un problema perché non c’è una norma che prevede l'immobilizzazione di 22 miliardi di risorse liquide. Comunque, nel momento in cui stiamo procedendo attraverso la spending review, mi pare che vi sia anche un abbattimento del fabbisogno, quindi credo che si debba incominciare a pensare a come si può utilizzare o smobilizzare una parte di questi fondi che possono essere inseriti nel sistema produttivo.
  Sempre per quanto riguarda l'INAIL, mi pare anche che, in virtù delle norme che prevedono l'utilizzo di 100 milioni per gli interventi sugli edifici scolastici, o di investimenti a tal riguardo, anche questo debba essere verificato per fare in modo che quelli che sono gli avanzi possano essere utilizzati fino a somme sicuramente molto più significative.
  Siamo profondamente convinti – perlomeno la sua relazione mi ha profondamente convinto – che un dato debba essere preso in considerazione. Parliamo di un processo di privatizzazione non totale delle casse, quindi di un sistema misto: un sistema organizzativo privato e un sistema di «contabilità» pubblica, tant’è vero che anche le casse dal primo giugno dovevano determinarsi con la fatturazione elettronica, su cui si creano situazioni anche di grande difficoltà.
  Avremo probabilmente nel prossimo futuro – per questo è necessario ragionare su questi dati – che alcune casse potrebbero entrare in default. È chiaro che, nel Pag. 11momento in cui ciò si verificasse, verrebbero assorbite dall'INPS. Questo creerebbe ulteriori problemi, conoscendo le difficoltà che oggi l'INPS sta attraversando e sapendo che, con la riforma Fornero, al di là delle considerazioni che facevano giustamente l'onorevole Di Salvo e altri colleghi, avremo una stabilità fino al 2036, nel 2037-2040 avremo un picco di crescita e successivamente si creerà la stabilità, perché comunque si andrà in regime di pensione totalmente contributiva.
  Per queste ragioni abbiamo necessità di svolgere considerazioni di carattere ordinamentale e anche fiscale. Mi pare che, da un punto di vista fiscale, vi siano tutte le condizioni – stando a quello che lei diceva – per raggiungere degli obiettivi affinché si possa investire.
  Infine, noi abbiamo indicato un percorso per quanto riguarda l'utilizzazione dei fondi in virtù anche di quelli che possono essere gli aiuti di Stato. Le chiedo se, secondo lei, questo percorso ci metta nelle condizioni di poter proseguire il nostro lavoro e, nello stesso tempo, se lei ritenga che in questo Paese vi siano troppi controlli non necessari o condotti in maniera parziale.
  Nel ringraziarla, signor sottosegretario, le cedo la parola per la replica.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato del Ministero dell'economia e delle finanze. Grazie, presidente. Le confermo subito la disponibilità, come le ho annunciato prima, a seguire i lavori della Commissione e a partecipare volentieri agli appuntamenti che lei e la Commissione riterranno opportuni ai fini di proseguire in questo lavoro che trovo molto utile.
  Scorro velocemente i quesiti che mi sono stati rivolti. Il tema che lei ha posto è assolutamente rilevante, ma esula in parte dall'oggetto stretto della riunione odierna. Tuttavia, non mi sottrarrò dal rispondere, se lo ritenete necessario, perché lei ha toccato alcuni punti che riguardano la spesa previdenziale in generale, il rapporto con il welfare (alcuni collegamenti ci sono e probabilmente è matura una riflessione) e poi li ha collegati all'INPS. Presidente, qualora lei lo ritenesse, anche in maniera non formale, per quanto mi riguarda sono disponibile ad approfondire questo tema, ma ovviamente eviterei di farlo in questo momento.
  Per quanto riguarda la questione degli esodati, premesso che il tavolo è stato istituito e ha come responsabile formale il Ministero del lavoro, colgo l'occasione per dire la mia opinione in proposito: considererei un limite – so che in queste prossime ore se ne discuterà – non cogliere l'occasione per una soluzione definitiva e strutturale. So che la questione è aperta, quindi esprimo la mia opinione pubblicamente. Mentre un anno fa era difficile fare con l'INPS il calcolo dei risparmi perché impattava su possibili nuovi aderenti che non avevano ancora potuto esprimere eventualmente la propria posizione, quindi l'ipotesi era che il 2014 sarebbe stato un anno decisivo, si tratterebbe di verificare se a questo stadio della riflessione noi siamo in grado di avere il quadro complessivo degli aventi diritto e di coloro che non hanno usufruito delle salvaguardie, e considerare all'interno di questo quadro complessivo di risparmi una soluzione strutturale definitiva.
  Colgo l'occasione per dire che, pur non essendo assimilabile al tema degli esodati, perché sarebbe un errore teorico, esiste oggi il problema di «quota 96» e questa è l'occasione per risolverlo all'interno di un unico pacchetto complessivo. Mi auguro che nelle prossime ore la discussione parlamentare «costringa» anche il Governo a ragionare in quest'ottica. Se il Parlamento si orientasse soltanto sulla finestra del 2014, devo dire che verrebbe anche comodo per il Governo attestarsi su una soluzione minimalista. Penso, invece, che questa sia l'occasione per una soluzione più strutturale.
  Per quanto riguarda, invece, il tema della democrazia economica non lo riprendo, nel senso che lo condivido totalmente.
  Ha ragione l'onorevole Di Salvo quando dice che esiste un problema di cornice legislativa. Nella legge di stabilità abbiamo Pag. 12introdotto una piccolissima norma, che c'entra relativamente, che prevede la possibilità di finanziare i piani di azionariato con una cifra irrisoria (2 milioni quest'anno e 5 milioni il prossimo anno), ma è come scardinare un muro e cominciare a introdurre un tema che a questo punto è più maturo alla luce della riflessione che nel frattempo è stata fatta.
  Ho parlato di campagna istituzionale, senatore Santini, e ho usato volutamente il termine «istituzionale», al di là delle osservazioni che si possono fare sul passato, perché la campagna deve essere finalizzata non tanto a spiegare la bontà di quello che stiamo facendo, quanto a favorire l'adesione da parte dei cittadini, ovviamente spiegando loro la validità dei prodotti.
  Considero un po’ singolare che, nel momento in cui noi apriamo una discussione così fertile come quella sull'utilizzo delle risorse dei fondi per il finanziamento dell'economia reale, non ci poniamo contestualmente il problema di avvicinare ulteriori persone a questa che è la seconda gamba previdenziale, visto che il tasso di sostituzione della prima gamba tende a scendere in maniera esponenziale. Considero quindi utile una campagna istituzionale di adesioni.
  Mi si chiede cosa ci sia in concreto: contatti e ragionamenti, non a caso ho sostenuto anche prima che la stessa Commissione, il Governo, l'Autorità (che è d'accordo) e i soggetti possono essere parte di una campagna che orienta a quel quadro culturale, ossia l'idea che si stia gestendo una partita importante non solo dal punto di vista finanziario, ma anche dal punto di vista degli effetti sociali.
  Devo dire obiettivamente che gli aderenti alla previdenza complementare, che sono un numero limitato ma non marginale, hanno dimostrato fiducia in questo istituto. Devo anche dire che la legislazione italiana è particolarmente rigorosa. La previdenza complementare fu istituita quando era Ministro Maroni, e lo dico per dare contezza della valutazione assolutamente non politica.
  Si tratta di una legge molto prudente e questo ha condizionato l'atteggiamento dei soggetti. Peraltro, questo è avvenuto dopo che alcune vicende internazionali avevano riguardato proprio la previdenza complementare. Abbiamo messo insieme, comunque, una legislazione molto rigorosa e un atteggiamento culturalmente prudente da parte sia dei gestori delle casse, sia della parte imprenditoriale, sia della parte sindacale. Tant’è che l'osservazione critica, velata anche da una mia riflessione, è che prima di passare al multicomparto ce n’è voluto di tempo e di approccio. Adesso il problema è esattamente nei termini in cui tutti lo stiamo discutendo e come io stesso ho detto nella relazione: come allargare la platea senza ridurre di un millimetro il fine.
  La cosa non è semplice e per questo è importantissimo il lavoro che stiamo facendo e anche la definizione dei passaggi normativi. Per questa ragione il nuovo 703, che oggi è maturo, deve rispondere a questa questione come ho indicato. È chiaro che oggi siamo di fronte a un salto di qualità che è già stato fatto in termini di posizionamento complessivo dei fondi e abbiamo bisogno che si dia loro quella sicurezza di potersi muovere con maturità nel mercato finanziario. Personalmente – e dico personalmente perché il dibattito è controverso ma ognuno deve assumersi le proprie responsabilità – sono convinto che è bene che la COVIP (o un altro organismo) resti, perché è necessaria la netta distinzione tra il risparmio a fini previdenziali e il risparmio assicurativo o speculativo. Sono due gestioni diverse del risparmio.
  Si può anche pensare che il risparmio a fini previdenziali possa essere utilizzato a sostegno dell'economia reale, ma non c’è dubbio che l'obiettivo che lo sorregge deve essere chiarissimo, ed è diverso dal risparmio speculativo (detto non in termini dispregiativi).
  Infine, per quanto riguarda l'INAIL, devo dire che, come loro sanno molto bene, è un dibattito non compiuto. Io esprimo l'orientamento politico e, non a caso, se voi leggerete la relazione vedrete come nella prima frase ci sia l'esposizione del vincolo e immediatamente dopo Pag. 13l'orientamento politico, ma è esattamente quello che ci siamo trovati nella legge di stabilità. Questo però ci ha consentito di fare un passo in avanti dal quale non bisogna tornare indietro a questo punto. Lo ripeto, questo non riguarda solo la questione INAIL ma in generale alcuni aspetti che riguardano le coperture.
  Se il presidente me lo consente, sorvolerei sulla questione degli aiuti di Stato. Invece, credo che sulla questione dei controlli il tema che lei ha posto sia assolutamente maturo. Utilizzando l'esempio della COVIP (si chiami o non si chiami COVIP, ma questo è un altro discorso), la cosa paradossale di quel dibattito è che quella che appare una semplificazione è invece una riduzione di controlli e anche il fatto che si può unire in un solo punto l'insieme dei controlli per evitare dispersione.
  Spero di aver dato risposte perlomeno immediatamente sufficienti. Confermo la mia disponibilità.

  PRESIDENTE. La ringrazio, signor sottosegretario, per la sua disponibilità e per la sua esposizione. Dispongo che la relazione integrale sia allegata al resoconto stenografico della seduta odierna e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.

Pag. 14 Pag. 15

ALLEGATO

Pag. 16

Pag. 17

Pag. 18

Pag. 19

Pag. 20

Pag. 21

Pag. 22

Pag. 23

Pag. 24

Pag. 25

Pag. 26

Pag. 27