XVII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 81 di venerdì 20 settembre 2013
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI
La seduta comincia alle 9.
ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Brunetta, Caparini, Cicchitto, Dambruoso, Dellai, Epifani, Ferranti, Fico, Fontanelli, Galan, Gebhard, Giancarlo Giorgetti, Migliore, Realacci, Speranza e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,05).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.
(Iniziative per garantire adeguate risorse a favore dell'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie – n. 2-00191)
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Nardella n. 2-00191, concernente iniziative per garantire adeguate risorse a favore dell'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
Chiedo all'onorevole Nardella se intenda illustrare la sua interpellanza per quindici minuti o se si riservi di intervenire in sede di replica.
DARIO NARDELLA. Signor Presidente, vorrei illustrarla grazie.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DARIO NARDELLA. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, il 23 luglio 2013 – lo ricorderemmo bene – a Santiago di Compostela il deragliamento di un treno alla velocità di 190 chilometri orari, con la morte di 98 persone, impressionò, non solo gli spagnoli, ma tutto il mondo per la gravità di un incidente di natura davvero eccezionale.
Quell'avvenimento ha riportato al centro del dibattito politico e istituzionale la necessità di potenziare e garantire un efficiente sistema di sicurezza nell'ambito del trasporto ferroviario; un tema che – ahimè ! – torna di attualità solo quando accadono disastri di questa natura. Né del resto possiamo consolarci per il fatto che quell'avvenimento drammatico ha interessato un altro Paese.
In Italia nel 2008 è stato istituito un organismo indipendente – così come in Pag. 2tutti gli altri Paesi europei –, l'Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria, con lo scopo di garantire un maggior controllo e monitoraggio dei sistemi di sicurezza in ambito ferroviario, così da ridurre i rischi di incidentalità e i danni delle persone.
All'Agenzia sono affidati, su tutto il territorio nazionale, compiti normativi, autorizzativi e di controllo proprio in virtù del contenuto della direttiva 2004/49/CE, che riguarda il ruolo di queste Agenzie negli Stati membri. Vista l'importanza delle funzioni assegnate all'Agenzia, sono stati individuati, fin dal momento della sua costituzione, i criteri a cui doveva ispirarsi l'organizzazione e il funzionamento della stessa e i criteri ovviamente di efficacia ed efficienza. Inoltre, è stata evidenziata la necessità di dotare l'Agenzia di tutti i necessari strumenti operativi, scientifici e consultivi tali da garantire l'osservanza dei principi che regolano l'attività dell'Agenzia, ma anche l'assolvimento dei propri compiti istituzionali, con particolare riferimento alla regolazione tecnica, per la quale è indispensabile personale con specifiche professionalità e competenze tecnico-scientifiche.
Con il decreto ministeriale del 2007, concernente l'organizzazione dell'Agenzia – vengo al punto centrale di questa interpellanza – veniva stabilito un ampliamento della dotazione organica, inizialmente prevista in 205 unità, a 300 unità a regime, in considerazione della necessità di garantire la struttura in modo da poter adempiere al meglio i compiti di rilevanza nazionale. Purtroppo tali previsioni non sono state rispettate, tanto che al termine delle prime procedure di reclutamento l'Agenzia attualmente dispone – a quanto ne sappia – soltanto di 98 unità di personale nei propri ruoli, di cui una grandissima parte proveniente dal gruppo Ferrovie dello Stato e la rimanente dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
I motivi che hanno portato ad un sottodimensionamento di organico così forte, così ampio sono ascrivibili – ci risulta – ai vincoli del Patto di stabilità, a cui anche l'Agenzia è assoggettata in quanto ente pubblico e come tale, dunque, oggetto della disciplina in merito a tali vincoli per quanto concerne il personale.
Tuttavia risulta anche che le somme previste per poter dotare l'Agenzia, invece, dell'organico ideale a cui ho fatto riferimento siano state accantonate nei vari bilanci fin dall'inizio. Ora per il corretto espletamento delle funzioni dell'Agenzia sarebbero necessarie almeno 60-70 unità in più per un totale di 158 addetti, una cifra che rimane però ben lontana comunque da quel numero ideale di 300. Signori rappresentanti del Governo, il lavoro dell'Agenzia solo nel 2012 ha svolto nel campo della supervisione 90 audit, 142 accertamenti mirati, 1.583 ispezioni nelle quali sono stati effettuati quasi diecimila controlli su singoli enti; nell'attività svolta sull'infrastruttura ferroviaria si parla solo nell'anno scorso di 4.522 controlli. La dotazione organica attuale, quindi meno di 100 persone desta forti preoccupazioni sulla reale possibilità che l'Agenzia di sicurezza ferroviaria italiana possa portare avanti tutti i compiti affidatigli con un organico così sottodimensionato.
Stiamo parlando di un terzo delle unità previste a regime, anche in considerazione dell'aggravamento della complessità del sistema ferroviario con l'ingresso nel mercato di un nuovo operatore privato, NTV, che, dal 28 aprile 2012, ha inciso in modo ancor più gravoso sull'attività dei controlli e della sicurezza delle reti ferroviarie.
Appena qualche mese fa l'Agenzia ha riportato anche i primi dati del 2012 sugli incidenti che hanno interessato la nostra rete ferroviaria. Ebbene la cifra complessiva di 69 morti e 40 feriti gravi con cinque deragliamenti collegati principalmente a problematiche manutentive ci consegna un quadro, a mio avviso, piuttosto preoccupante anche in considerazione del fatto che i 108 incidenti classificabili come gravi sono in aumento rispetto a quelli dell'anno precedente del 2011.
Tra le vittime 66 sono persone esterne al sistema ferroviario ovvero automobilisti o pedoni e, tra le maggiori criticità, si rileva nel rapporto dell'Agenzia, emerge la Pag. 3scarsa manutenzione: causa del 39 per cento degli incidenti. Questa situazione ha indotto il direttore dell'Agenzia nazionale, il dottor Alberto Chiovelli, ad affermare che sui binari perdono la vita – cito testualmente – «persone estranee allo scenario ferroviario, attraversando un passaggio a livello chiuso o muovendosi indebitamente all'interno del sedime ferroviario».
L'Agenzia sta investendo, prosegue il direttore, energie in un'azione costante di sensibilizzazione verso la sicurezza ferroviaria coinvolgendo anche altre istituzioni e amministrazioni. Un'altra criticità riscontrata a seguito dell'attività ispettiva e dell'analisi dell'incidentalità, aggiunge infine Chiovelli, è la carenza manutentiva.
Riteniamo che il Patto di stabilità non possa rappresentare, colleghi e rappresentanti del Governo, un ostacolo al corretto funzionamento degli organismi che hanno quale finalità primaria la sicurezza nazionale dei nostri cittadini, dei lavoratori che quotidianamente operano nel settore ferroviario.
Chiediamo pertanto al Governo se non ritenga necessaria l'adozione di un provvedimento urgente per fornire all'Agenzia quegli strumenti minimi nel più breve tempo possibile, strumenti peraltro, come ho già ricordato, previsti, preventivati, in grado di garantire quegli standard di efficacia e di efficienza che sono richiesti dalla stessa legge italiana specificatamente il decreto legislativo n. 162 del 2007, allentando i vincoli del Patto di stabilità, se questo è il problema, vincoli che si frappongono al potenziamento delle risorse umane necessarie per l'espletamento di questi servizi. Si parla dunque di una dotazione economica per garantire l'assunzione di queste risorse.
Sarebbe questa un'opportunità anche per i tanti giovani del nostro Paese che abbiano competenze in ambito tecnico, scientifico, ingegneristico e che possono contribuire, con l'attività e l'operato di questa Agenzia, a garantire in modo serio, incisivo e duraturo la sicurezza e i controlli, non solo della nostra rete ferroviaria, ma di tutta la rete stradale che si intreccia con questa. Dunque, un'opportunità di lavoro che in questa situazione di crisi potrebbe rappresentare un piccolo, ma significativo contributo. Un'opportunità per assolvere agli obblighi che le norme comunitarie attribuiscono ai Paesi membri sul settore della sicurezza ferroviaria e dei nostri cittadini.
PRESIDENTE. Il Viceministro dell'economia e delle finanze, Stefano Fassina, ha facoltà di rispondere.
STEFANO FASSINA, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, grazie onorevole Nardella. Solleva un punto molto rilevante e, al riguardo, per quanto di competenza, si comunica che l'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie, con nota del 17 luglio dell'anno corrente, ha sottoposto all'approvazione dei competenti organi un piano per assunzioni nel triennio 2013-2015, in coerenza con la programmazione del fabbisogno di personale per il medesimo periodo, in applicazione delle disposizioni di cui all'articolo 9, comma 36, del decreto n. 78 del 2010, in favore di enti di nuova istituzione. In particolare, l'Agenzia ha chiesto di poter procedere all'assunzione di complessive 60 unità appartenenti a varie qualifiche da aggiungere alle 92 già in servizio, raggiungendo così un contingente di personale di 152 unità.
Ciò posto, il Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, verificati i presupposti finanziari e ordinamentali, ha espresso parere favorevole, con nota del 6 settembre 2013, all'assunzione delle suddette 60 unità di personale, fatte salve, ovviamente, le eventuali diverse valutazioni del Dipartimento della funzione pubblica.
PRESIDENTE. Il deputato Nardella ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.
DARIO NARDELLA. Signor Presidente, ringrazio il Viceministro Fassina in rappresentanza del Governo per questa risposta che contiene una significativa novità, in Pag. 4particolare quella riferita alla nota del 6 settembre 2013 con la quale si dà parere favorevole all'assunzione intanto delle 60 unità. Per questa parte mi ritengo soddisfatto e ringrazio nuovamente il Governo, con un auspicio aggiuntivo, se mi è consentito, ossia che non si arresti qui l'impegno del Governo su questo fronte poiché, come ho già avuto modo di dire, l'organico ideale per una dotazione complessiva dell'Agenzia, così come indicato nel decreto ministeriale 31 ottobre 2007, è a regime di 300 unità.
Conoscendo l'attenzione e lo scrupolo del Viceministro Fassina, mi auguro davvero che una volta conseguito questo primo risultato delle 60 unità aggiuntive che si sommano, se ho ben compreso, alle 92 attualmente in servizio, si possa a regime completare la dotazione arrivando alle 300. È ovvio che si tratta di un impegno che interessa anche altri Dicasteri, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e il Ministero per la pubblica amministrazione e la semplificazione, ma sappiamo bene che se non vi è un'attenzione del comparto dell'economia tutto questo non sarà possibile. Dunque, ancora grazie. Soddisfatto per la risposta, ma mi auguro che si possa davvero completare questo piano nell'interesse del Paese e della sicurezza ferroviaria.
(Iniziative in ordine alla disciplina del cosiddetto crowdfunding, al fine di favorire il finanziamento dell'attività di impresa – n. 2-00212)
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Mucci n. 2-00212, concernente iniziative in ordine alla disciplina del cosiddetto crowdfunding, al fine di favorire il finanziamento dell'attività di impresa (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
Chiedo alla deputata Mara Mucci se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
MARA MUCCI. Signor Presidente, il decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, recante ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese, ha provveduto a disciplinare il crowdfunding, con l'obiettivo di facilitare l'accesso delle cosiddette start up al mercato dei capitali di rischio mediante la possibilità di promuovere l'offerta al pubblico di strumenti finanziari di equity attraverso uno o più piattaforme online specializzate nella sollecitazione al risparmio dei potenziali investitori.
In uno scenario macroeconomico cosiddetto bancocentrico, contrassegnato dalla forte contrazione delle fonti di finanziamento attingibili attraverso i canali tradizionali, riconoscere alle cosiddette start up la possibilità di reperire con una maggiore facilità i capitali necessari per lo svolgimento dell'attività d'impresa rappresenta un'opportunità da promuovere e tutelare.
Con il «Regolamento sulla raccolta di capitali di rischio da parte di start up innovative tramite portali online», pubblicato dalla Consob il 12 luglio 2013 in attuazione degli articoli 50-quinquies e 100-ter del testo unico della finanza, l'Italia si dota, per prima in Europa, di una compiuta regolamentazione del fenomeno dell’equity crowdfunding.
Ci chiediamo se il Ministro interpellato ritenga che la disciplina nazionale del crowdfunding, attualmente limitata alle cosiddette start up innovative, possa essere estesa alle generalità delle imprese e alla generalità delle start up.
Ci chiediamo se il Ministro interpellato intenda assumere le iniziative di competenza affinché la raccolta di fondi da parte delle imprese non sia limitata ai capitali di rischio, ma sia estesa alla possibilità di offrire al pubblico strumenti di debito, titoli subordinati e strumenti ibridi non rappresentativi del capitale, anche mediante una specifica regolamentazione predisposta ad hoc da Consob, Ministero dell'economia e delle finanze e Banca d'Italia, nell'esercizio delle rispettive competenze.
PRESIDENTE. Il Viceministro dell'economia e le finanze, Stefano Fassina, ha facoltà di rispondere.
Pag. 5 STEFANO FASSINA, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Mucci. Riguardo al quesito posto, innanzitutto, forse è utile chiarire che con il termine crowdfunding si indicano talune attività che hanno lo scopo di agevolare il finanziamento di progetti da parte di una «massa» di investitori, attraverso dazioni in denaro effettuate via Internet tramite piattaforme online, in particolare con riferimento alla possibilità di facilitare l'accesso delle cosiddette «start up» al mercato dei capitali di rischio.
In relazione a ciò, considerata la straordinaria necessità e urgenza di emanare misure per favorire la crescita, lo sviluppo dell'economia e della cultura digitale, di attuare politiche di incentivo alla domanda di servizi digitali e promuovere l'alfabetizzazione informatica, nonché per dare impulso alla ricerca e alle innovazioni tecnologiche, è stato emanato, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri e del Ministro dello sviluppo economico e nonché delle infrastrutture e dei trasporti, con il concerto anche del Ministero dell'economia, il decreto 18 ottobre 2012, n. 179, successivamente convertito, con modificazioni, dall'articolo 1, comma 1, della legge 17 dicembre 2012, n. 221.
La sezione IX del citato decreto reca «misure per la nascita e lo sviluppo di imprese start up innovative». Nell'ambito delle menzionate misure è inclusa una specifica previsione, l'articolo 30 (Raccolta di capitali di rischio tramite portali online ed altri strumenti di sostegno per le start up innovative), che introduce nel Testo unico della finanza la disciplina dell'attività di gestione di tali portali e delle offerte di strumenti finanziari per il loro tramite, delegando alla Consob la definizione delle relative disposizioni attuative, nonché attribuendo all'Autorità i corrispondenti poteri di vigilanza sui gestori dei portali.
Al fine di agevolare la raccolta del capitale di rischio da parte di queste imprese, il decreto introduce appunto la possibilità che ciò avvenga per il tramite di un portale online (iscritto in un registro tenuto dalla Consob) mediante offerte che siano al di sotto del limite di applicabilità delle norme sul prospetto e a cui non si applicano le regole del Testo unico di finanza in materia di prestazione di servizi di investimento, ma le speciali disposizioni dettate dalla Consob. Nel gennaio 2013, la Consob ha pubblicato un questionario indirizzato a tutti i soggetti potenzialmente interessati al tema del crowdfunding; tale consultazione si è chiusa l'8 febbraio 2013. Il 26 giugno 2013, la Consob, con apposita delibera n. 18592 ha adottato il «Regolamento sulla raccolta di capitali di rischio da parte di start up innovative tramite portali online, ai sensi dell'articolo 50- quinquies e dell'articolo 100-ter del decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, e successive modificazioni».
L'ambito di applicazione della sezione IX del decreto è limitato alle start up innovative, che per definizione sono caratterizzate da un collegamento all'innovazione tecnologica determinabile mediante l'incidenza delle spese in ricerca e sviluppo ovvero dall'impiego di personale altamente qualificato, ovvero dallo sfruttamento di una privatistica su un brevetto.
Infine, anche a livello di Unione europea, sono in corso alcune iniziative, riassunte nel green paper «Long term financing of the european economy», del 25 marzo 2013, con collegati possibili interventi normativi in seno all'Unione su proposta della Commissione; alcune, peraltro, già in corso e un'altra che sarà avviata nel prossimo autunno, ai cui negoziati presso il Consiglio concorre il Ministero dell'economia e delle finanze.
Per le iniziative in corso, il riferimento è alle seguenti proposte: primo, una direttiva e un regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio di revisione del MiFID – il cui negoziato è nella fase del cosiddetto trilogo tra Parlamento, Consiglio e Commissione; secondo, un regolamento market abuse, il cui trilogo si è concluso lo scorso giugno. Il testo di compromesso contiene una disciplina specifica per i mercati delle piccole e medie imprese. Il testo di compromesso finale del regolamento market abuse contiene limitate Pag. 6misure che possono supportare le piccole e medie imprese. La principale, all'articolo 13, paragrafo 5, del testo di compromesso sul market abuse, prevede, genericamente, per gli emittenti con strumenti trattati in Small and medium enterprises growth market un'esenzione dall'obbligo di redigere l’insider list. L'esenzione è, peraltro, soggetta a specifiche condizioni.
Tra le iniziative che prenderanno il via nei prossimi mesi, si evidenzia la proposta di regolamento relativo al European long-term investment fund, che tende a configurare una nuova categoria di fondi, i fondi di investimento a lungo termine dell'Unione europea. Viste le tipologie di asset nei quali sono autorizzati a investire, dovrebbero essere in grado di offrire agli investitori rendimenti stabili a lungo termine e, al tempo stesso, fungere da fonte di finanziamento a lungo termine per l'economia europea, aumentando i finanziamenti non bancari a disposizione delle imprese.
Concludo, rilevando che vi sono tutte le condizioni normative, affinché possano partire, ovviamente esperendo la procedura prevista dalla Consob, i portali dedicati alla raccolta di fondi equity le start up innovative.
PRESIDENTE. Il deputato Daniele Pesco ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza Mucci n. 2-00212, di cui è cofirmatario.
DANIELE PESCO. Signor Presidente, dichiaro di essere poco soddisfatto, ma non sono poco soddisfatto per la risposta, sono poco soddisfatto per il sistema del sistema bancario che sembra stia mettendo le mani dappertutto. Cioè, siamo con un mercato bancario in crisi che non ha soldi da dare alle imprese, le imprese decidono: va bene, allora cerchiamo noi i soldi sul mercato. Chiamiamolo mercato, ma sappiamo che questi qua sarebbero i soldi della gente che ha voglia di investire in idee nuove, e le banche cosa fanno ? Fanno un regolamento, un regolamento con lo scopo della garanzia, di offrire garanzie agli investitori. Ma forse questi investitori non hanno bisogno di garanzie perché si fidano, perché sanno che su Internet c’è anche un mercato di persone serie, c’è un mercato che non ha bisogno di dare troppe garanzie, c’è un mercato che si autoregolamenta con i feedback, su Internet ci si fida. Invece, no, in Italia ci piace regolamentare, abbiamo fatto un bel regolamento della Consob che offre garanzie, quando non ci si rende conto che effettivamente di soldi non ce ne sono più e le banche piuttosto che niente, lo ripeto, piuttosto che niente, mettono le mani anche su questi soldi. Mettono le mani su questi soldi chiedendo che la persona, l'impresa, la start up innovativa che vuole trovare soldi con il crowdfunding, debba ricevere almeno il 5 per cento da un promotore professionale, o come viene definito. Quindi, siamo al punto in cui la ditta non vuol passare dalla banca perché sa di non ricevere soldi, eppure deve passarci lo stesso per avere almeno il 5 per cento per poter chiedere soldi agli investitori, ai cittadini. A noi questo non piace. Per fortuna, anzi, direi, forse per fortuna, ciò è limitato solo alle start up innovative perché chissà le altre ditte magari potranno regolarsi in altri modi, però sono sicuro che non sarà così. Verrà allargato, e noi chiediamo se verrà allargato o no, e quindi questi obblighi saranno sicuramente anche per le altre.
È uno strumento che a noi piace molto, ci piace vedere su Internet come sta andando avanti, ci piace vedere che molte idee vengono finanziate e si raccolgono molti soldi. In Italia, sì, chissà, potrà partire. Ricordiamoci che, ad oggi, le start up innovative in Italia sono solo 450 e quindi bisogna trovare un sistema, occorre trovare un sistema che sia comunque alternativo, che non metta troppi obblighi, che non metta troppi controlli, che comunque dia la possibilità a tutti e a tutte le ditte che vogliono fare business, a tutte le ditte con idee serie che vogliono fare business di riuscire a reperire i soldi in modo onesto, tranquillo e pulito.
Che altro ? Aggiungerei solo che, forse, servirebbe un'analisi, un'analisi che tutti, Pag. 7nel sistema finanziario, dobbiamo fare. Parlo anche io come protagonista essendo in quest'Aula. Forse dobbiamo trovare un modo migliore, un modo più trasparente per riuscire a fare arrivare soldi alle imprese, per fare arrivare i soldi alle imprese che vogliono migliorare un po’ la vita di tutti i giorni di tutti noi cittadini.
(Intendimenti del Ministro della salute in merito alle richieste di cura con cellule staminali secondo la metodica «stamina» – n. 2-00168)
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Rondini n. 2-00168, concernente intendimenti del Ministro della salute in merito alle richieste di cura con cellule staminali secondo la metodica «stamina» (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
Chiedo all'onorevole Rondini se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
MARCO RONDINI. Signor Presidente, la situazione a cui facciamo riferimento nell'oggetto della nostra interpellanza urgente riguarda i casi di pazienti affetti da gravi patologie a prognosi assolutamente infausta, per le quali le terapie tradizionali non si sono rilevate utili. Questi pazienti intravedono nella terapia di cellule staminali mesenchimali prodotte secondo la metodica della Stamina Foundation l'ultima spiaggia. Come è ben noto, però, queste cure praticate presso gli ospedali civili di Brescia sono state oggetto di provvedimenti inibitori da parte dell'AIFA nel maggio dell'anno scorso. Da allora molti malati gravi hanno dovuto adire i tribunali del lavoro della propria città per ottenere un provvedimento da parte del giudice che potesse permettere loro l'accesso alle cure. A tutt'oggi si contano oltre centocinquanta provvedimenti giurisdizionali favorevoli. In tutti questi casi i giudici sulla base della documentazione medica allegata ai ricorsi d'urgenza hanno constatato la mancanza di effetti collaterali e addirittura i miglioramenti di molti pazienti in cura presso gli ospedali di Brescia.
Tuttavia, la situazione è drammatica, anche per chi ha ricevuto un provvedimento di autorizzazione alle cure. Infatti, i tempi di attesa previsti per poter iniziare le cure non sono per nulla compatibili con l'aspettativa di vita dei malati, come viene confermato dai continui decessi di alcuni pazienti in lista d'attesa. L'ospedale di Brescia, infatti, è rimasta l'unica struttura dove è possibile curarsi secondo la metodica della Stamina Foundation, né la sperimentazione, se mai inizierà, sarà in grado di sollevare gli ospedali di Brescia da un carico sempre più gravoso, in quanto, tutt'al più, potrà reclutare poche decine di pazienti e in uno stato iniziale della malattia. Si tratta, infatti, nella maggioranza dei casi, di malati che non possono aspettare e che hanno come unica prospettiva una morte lenta e dolorosa. Forse occorre dare a tutti questi malati una risposta concreta, che non può che essere la semplice sperimentazione, proprio perché quest'ultima si caratterizza per criteri di selezione molto restrittivi. Gli esclusi dalla sperimentazione devono pertanto poter accedere a quelle cure di staminali che, anche se non sufficientemente sperimentate, possono essere fruite, secondo il nostro ordinamento, compassionevolmente o per pietas, allo scopo di valorizzare l'aspetto della dignità del malato e dunque della libertà di scelta sulle terapie cui sottoporsi, in conformità con quanto stabilito dalla nostra Costituzione. Quanto appena detto è ciò che i fratelli Marco e Sandro Biviano stanno insistentemente chiedendo attraverso la propria protesta ad oltranza iniziata martedì 23 luglio a piazza Montecitorio. Questi ragazzi, armati di coraggio e determinazione, sono partiti da Lipari e hanno intrapreso questa iniziativa assieme ad altri disabili gravi, mettendo a repentaglio la loro stessa vita pur di ottenere delle risposte dalle istituzioni. Già più volte hanno accusato dei malori a seguito dei quali sono stati trasportati in ospedale. Tuttavia continuano imperterriti la propria battaglia Pag. 8contro il blocco delle cure staminali. Chiedono che venga data una speranza loro, alla proprio sorella Elena, che si trova già nello stadio terminale della malattia, e a tutti gli altri malati gravi privi di alternative terapeutiche. Chiedono, anche, che la sperimentazione del metodo, che forse oggi non inizierà, non inizierà mai, insomma, possa svolgersi secondo crismi di trasparenza e di imparzialità. Purtroppo a tutt'oggi questi presupposti non ci sono, in quanto il comitato scientifico nominato dal Ministro ha già espresso il proprio giudizio negativo, avvalendosi, tra l'altro, ripetutamente dei mezzi di informazione. Quindi, questo potrebbe dare ragione a coloro i quali ritengono che i componenti del comitato scientifico siano inadeguati rispetto al ruolo di controllori terzi ed imparziali. Tutto ciò premesso, chiediamo quindi al Ministro interpellato, essendo a conoscenza della situazione, se non intenda intervenire al fine di dare una risposta concreta a quanti, come i fratelli Biviano, chiedono di essere sottoposti alle terapie di cellule staminali mesenchimali secondo il metodo del professor Vannoni.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Paolo Fadda, ha facoltà di rispondere.
PAOLO FADDA, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, credo che sia doveroso da parte mia, in via preliminare, ringraziare gli onorevoli interpellanti, in modo particolare l'onorevole Rondini, che hanno concordato sulla richiesta del Governo di differire di una settimana la discussione della presente interpellanza.
Nel merito della questione in esame, come del resto è stato ricordato dallo stesso onorevole Rondini, ricordo che, in data 11 settembre ultimo scorso, il comitato tecnico-scientifico nominato con decreto del Ministro della salute in data 18 giugno ultimo scorso nell'ambito della procedura finalizzata a svolgere la sperimentazione circa la sicurezza e l'effettiva efficacia del trattamento con medicinali per terapie avanzate a base dei cellule staminali mesenchimali di cui all'articolo 2, comma 2-bis, del decreto-legge 25 marzo 2013, n. 24, convertito con modificazioni, dalla legge 23 maggio 2013, n. 57, ha reso una relazione tecnica sul protocollo concernente le modalità di preparazione delle cellule di cui sopra, dalla quale emergerebbe, già dalla valutazione preliminare del protocollo, una valutazione non favorevole all'avvio della sperimentazione.
Ne consegue che i quesiti dell'interpellanza, ad oggi, sono da considerarsi superati, sin quando non si esaminerà con precisione il parere del comitato scientifico.
Non vi è dubbio, e l'ha ricordato anche l'interpellante, che la relazione in questione ripropone al Governo e allo stesso Parlamento la necessità di riesaminare i termini della questione. Siamo consapevoli che gli esiti di tale relazione tecnica hanno determinato disorientamento e preoccupazione in capo ai pazienti e ai familiari, che avevano affidato a questa particolare sperimentazione, ricordo voluta quasi all'unanimità dal Parlamento, speranze e aspettative per superare o alleviare il dramma della malattia. Del resto, i pazienti che da mesi sono presenti costantemente, come è stato detto anche dall'onorevole Rondini, in piazza Montecitorio, ne sono la testimonianza, e a loro va la solidarietà di tutti noi. Ecco perché il Governo dovrà valutare insieme al Parlamento le conseguenti iniziative da assumere.
In attuazione della disciplina ad oggi vigente, la predetta relazione tecnica è al momento alle valutazioni della competente Direzione generale dei dispositivi medici del servizio farmaceutico e della sicurezza delle cure, che ai sensi del decreto ministeriale 18 giugno sopra citato svolge, per il Ministero della salute, le funzioni relative alla promozione della sperimentazione.
Contestualmente, in merito al profilo di coerenza con le norme vigenti, è stata investita anche l'Avvocatura generale dello Stato: si è in attesa di conoscere l'esito dell'approfondimento richiesto. Inoltre, attesa la rilevanza non solo tecnico-scientifica ma anche sociale della questione, Pag. 9potrebbe rendersi opportuno acquisire la posizione tecnica dell'Istituto Superiore di Sanità.
Pertanto, il Governo si riserva di sottoporre al Parlamento, nel più breve tempo possibile, e nel rispetto dell'articolo 2, comma 4-bis, della legge di conversione n. 57 del 2013 sopra citata, i risultati degli approfondimenti in corso, per individuare gli strumenti più opportuni, vista la delicatezza della vicenda e le aspettative collegate al provvedimento normativo di urgenza approvato.
Da ultimo, colgo l'occasione per dare atto al Parlamento che in ogni fase di questa delicata vicenda tutte le forze politiche, sia della maggioranza che dell'opposizione, hanno evitato qualsiasi tipo di strumentalizzazione, nonostante le note pressioni cui tutti i parlamentari sono stati e sono sottoposti; e sono quindi sicuro che anche le decisioni future saranno esaminate, discusse e approfondite con lo stesso spirito di condivisione che ha caratterizzato fino ad oggi il nostro lavoro.
PRESIDENTE. L'onorevole Giulia Grillo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta all'interpellanza Rondini n. 2-00168, di cui è cofirmataria.
GIULIA GRILLO. Signor Presidente, sottosegretario, grazie per la risposta: ci riteniamo parzialmente soddisfatti. Come lei ben sa, i fratelli Biviano sono ancora fuori a protestare; e questo purtroppo, quello che si è venuto a creare, è uno dei numerosi casi di contrasto istituzionale. Questo perché, come sappiamo, questi farmaci, queste cellule staminali sono state somministrate per tanti anni in Italia in vari ospedali, tra cui l'ospedale di Brescia. Quindi, mettendosi nei panni di questi pazienti, senza entrare naturalmente nello specifico merito scientifico del metodo, essi potranno non comprendere perché prima il metodo andava bene o comunque non faceva male, e poi invece, dopo questa valutazione, il metodo è diventato improvvisamente inefficace.
Peraltro, purtroppo, su questa situazione complessissima grava anche una fantomatica influenza lobbistica delle lobby farmaceutiche, come lei ben sa, su quella che può essere un'oggettiva valutazione del protocollo.
Era per questo che noi, come lei sa, avevamo chiesto che ci fosse un osservatorio costituito anche da esperti indicati dalla stessa Stamina Foundation e da esponenti delle associazioni familiari coinvolte in questo tipo di trattamento, questo in un certo senso anche per creare uno scambio favorevole di informazioni tra le varie parti messe in gioco ad evitare poi che si venissero a creare, come di fatto si stanno creando, scontri molto forti di posizione tra chi sostiene il metodo e chi non lo sostiene, come se stesse diventando un discorso di fazione e non più la ricerca invece di una soluzione condivisa per risolvere poi i problemi di queste persone, che sono problemi di salute fino a dove si possono risolvere come problemi di salute, ma che poi diventano anche una forma di sostegno e di aiuto da parte dello Stato nei confronti di queste persone, dello Stato nelle istituzioni naturalmente preposte a questo, che sono tutte le istituzioni sanitarie e le strutture sanitarie, eccetera.
Noi chiediamo intanto quali sono i tempi, vorremmo saperlo perché, come sa, molti sono malati terminali, peraltro so che i genitori di Sofia hanno già sporto querela all'ospedale di Brescia e, se dovessero succedere altri casi di persone che non hanno potuto sottoporsi alla terapia – poi, ovviamente, con il giusto supporto medico-legale e giuridico, non è detto che vada avanti – potrebbe generarsi tutta una serie di querele e richieste di risarcimento danni, quindi chiediamo quali sono i tempi. È ovvio che noi speriamo e spingiamo affinché siano estremamente brevi i tempi in cui la direzione generale, cui lei faceva riferimento, del vostro Ministero valuti questa relazione dell'Istituto superiore di sanità e chiediamo, nel contempo, se esista la possibilità da parte anche di soggetti terzi di visionare questa relazione dell'Istituto superiore di sanità in modo tale che appunto emergano quanto più è possibile gli elementi di oggettività di questa relazione.Pag. 10
Infine le chiediamo, perché già sappiamo che comunque è nella persona di Nanni Costa, presidente del Centro nazionale trapianti, che vengano acquisite le cartelle cliniche dei pazienti trattati a Brescia come atti ufficiali di tutto questo processo e possano essere valutati naturalmente secondo una vostra regolamentazione specifica, del vostro Ministero, anche da soggetti terzi, quindi magari inserendo solamente alcuni dati in un database, in una piattaforma informatica, poi possiamo anche confrontarci sulle modalità, però cerchiamo di non dare adito in tutti i modi a che si dica che non ci sia stata sufficiente trasparenza in tutti i processi di valutazione di una questione che, come voi sapete benissimo, ormai è estremamente delicata e, essendoci valori in gioco altissimi, come lei stesso ha detto, merita tutta l'attenzione possibile e immaginabile. Quindi, ci auguriamo che possiamo velocemente trovare una soluzione, perlomeno una risposta da dare a questi cittadini.
(Iniziative volte ad assicurare il rispetto dei livelli essenziali di assistenza nell'ambito del sistema sanitario della Calabria – n. 2-00176)
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Censore n. 2-00176, concernente iniziative volte ad assicurare il rispetto dei livelli essenziali di assistenza nell'ambito del sistema sanitario della Calabria (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
Chiedo all'onorevole Censore se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
BRUNO CENSORE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, prima di entrare nel vivo della questione, mi sia consentito preliminarmente chiarire che l'interpellanza odierna non scaturisce da una mera collocazione politica o da una contesa politica, bensì oggi intendo dar voce – e mi auguro esaustive risposte – a decine di migliaia di calabresi allarmati per le sorti della sanità calabrese. Dico questo, signor Presidente, onorevoli colleghi, perché sono convinto di interpretare le crescenti preoccupazioni di migliaia di calabresi.
Dalle nostre parti, signori, colleghi, c’è un'autentica desertificazione sanitaria, con servizi disponibili solo sulla carta, con posti letto del tutto inesistenti, con interi ospedali che si ritrovano depotenziati e con gravi carenze di personale e di risorse tecniche e strumentali.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole sottosegretario, quello che sto dicendo in quest'Aula è confermato da tutte le analisi, da tutti gli studi di settore e da tutti gli indicatori. Si pensi all'ultimo caso: mi riferisco all'analisi 2012 sulla qualità della sanità in Europa, condotta dall'università svedese di Goteborg, che ha confermato che il sistema sanitario calabrese è il peggiore che ci sia in Europa. Lo studio dell'università svedese sulla qualità della sanità in Europa infatti ha collocato la Calabria all'ultimo posto tra le 172 regioni europee, confermando il grave stato di sofferenza nel quale versa il sistema sanitario calabrese. L'impietosa analisi condotta dall'università svedese è, però, solo l'ultima di una lunga serie di studi che certifica il fallimento, tangibile e oggettivo, delle politiche sanitarie di Scopelliti, che in Calabria, mi sia consentito di ribadirlo, hanno sostanzialmente messo in discussione il diritto costituzionale alla salute.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole sottosegretario, a mio sommesso avviso non si possono ignorare le risultanze dei verbali redatti da un organo di verifica terzo e che confermano ciò che il sottoscritto sta denunciando in quest'Aula. Nella seduta dell'8 aprile scorso, il tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti regionali e il comitato permanente per la verifica dei livelli essenziali di assistenza hanno evidenziato il gravissimo ritardo riguardo agli interventi connessi all'erogazione delle prestazioni comprese nei livelli essenziali di assistenza. Lo stesso organo di verifica, nella stessa sede, aveva invitato il commissario ad attuare tempestivamente ogni utile azione necessaria per garantire Pag. 11l'erogazione dei LEA in maniera uniforme sul territorio regionale, al fine di evitare che si potessero creare i presupposti di cui all'articolo 2, comma 84, della legge n. 191 del 2009.
Eppure, nonostante i richiami, il successivo 16 luglio il tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti regionali e il comitato permanente per la verifica dei livelli essenziali di assistenza hanno riscontrato, per l'ennesima volta, il mancato rispetto dei livelli essenziali di assistenza e una forte sperequazione dell'offerta sanitaria. Tutto ciò dalle nostre parti si traduce in servizi e in ospedali depotenziati, in una rete emergenza-urgenza poco funzionale e in liste di attesa sempre più lunghe. In Calabria, signor sottosegretario, la dotazione di posti letto per la riabilitazione e la lungodegenza post-acuzie risulta pari a circa 0,4 posti letto per 1.000 abitanti residenti al 1o gennaio 2013, inferiore, quindi, rispetto al valore di riferimento (0,7) fissato dal decreto-legge n. 95 del 6 luglio 2012. Risulta carente l'assistenza domiciliare e l'assistenza residenziale e semiresidenziale rivolta ad anziani, disabili e ai malati terminali, e oltre al ritardo sul cronoprogramma per il processo di riconversione delle strutture ospedaliere in più appropriate strutture territoriali, sono state riscontrate criticità nell'erogazione dei servizi afferenti all'area della prevenzione, con particolare riferimento al settore degli screening oncologici.
E poi, i centri di assistenza primaria non sono mai partiti, le case della salute sono esistenti solo sulla carta ed, inoltre, stentano a vedere la luce i quattro nuovi grandi ospedali, Vibo, Corigliano, Gioia Tauro e Catanzaro, il cui inizio dei lavori slitta di mese in mese.
Al danno quindi si aggiunge poi la beffa, se si considera che in una regione in cui il diritto costituzione alla salute non è più garantito gravano sui cittadini i ticket e addizionali regionali IRAP e IRPEF esosi. Difatti, come si evince dai verbali di tavolo delle riunioni del comitato di verifica del piano di rientro della regione Calabria, il servizio sanitario regionale della Calabria continua a presentare un rilevante disavanzo, cumulato dagli esercizi pregressi, che deve ancora trovare una copertura e che annualmente viene riportato nel successivo risultato di gestione dell'anno corrente. Pertanto, in ragione dei disavanzi pregressi che non hanno trovato adeguata copertura, per la Calabria si sono realizzate le condizioni per l'applicazione degli automatismi fiscali previsti dalla legislazione vigente, vale a dire l'ulteriore incremento delle aliquote fiscali di IRAP e addizionale regionale IRPEF, per l'abrogazione del blocco automatico del turnover del personale del servizio sanitario regionale sino al 31 dicembre del secondo anno successivo a quello in corso e per l'applicazione del divieto di effettuare spese non obbligatorie per il medesimo periodo.
Mi sia permesso poi di ribadire che la sezione regionale della Corte dei conti, nella sua relazione annuale sull'esercizio finanziario della regione Calabria, ha ribadito l'estrema rigidità del documento, strumento contabile con fondi assorbiti per la maggior parte dal sistema sanitario, che impegna il 48 per cento dell'intera spesa, e che sempre il tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti regionali e il comitato permanente per la verifica dei LEA hanno ritenuto non risolte le criticità correlate alla necessità di un comportamento collaborativo tra struttura regionale, commissario e subcommissari.
Insomma, signor Presidente, onorevole sottosegretario, onorevoli colleghi, mi pare evidente, e d'altronde è stato attestato, che vi siano tutti i presupposti dell'articolo 2, comma 84, della legge n. 191 del 2009. È la norma richiamata nella seduta dell'8 aprile scorso dal tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti regionali e dal comitato permanente per la verifica dei LEA, che decreta che qualora il presidente della regione, nominato commissario ad acta per la relazione e l'attuazione del piano non adempia, in tutto o in parte, agli obblighi, anche temporali, derivanti dal piano stesso, indipendentemente dalle ragioni dell'inadempimento, il Consiglio dei ministri, in attuazione dell'articolo 120 della nostra Carta costituzionale, adotta Pag. 12tutti gli atti necessari ai fini della predisposizione del piano di rientro e della sua attuazione. Altresì, la stessa norma prevede che nei casi di riscontrata difficoltà in sede di verifica e monitoraggio dell'attuazione del piano, nei tempi e nella dimensione finanziaria indicata, il Consiglio dei ministri, sentita la regione interessata, può nominare uno o più commissari ad acta di qualificata e comprovata professionalità ed esperienza in materia di gestione sanitaria per l'adozione e l'attuazione degli atti indicati nel piano e non realizzati.
Quindi – e concludo – chiedo al Governo di sapere cosa intenda fare per evitare il collasso del sistema sanitario calabrese e se non reputi opportuno, ai sensi dell'articolo 84 della legge n. 191 del 2009, intraprendere tutte le iniziative necessarie affinché sia garantito ai calabresi il sacrosanto diritto alla salute.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Paolo Fadda, ha facoltà di rispondere.
PAOLO FADDA, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, la presente interpellanza tratta una problematica di significativo interesse – credo che l'illustrazione stessa dell'onorevole Censore lo dimostri – sia per il sistema sanitario in generale e nazionale sia per il Ministero della salute, risalente ormai negli anni.
Si ricorda, infatti, che la regione Calabria è stata oggetto già negli anni 2007-2008 di numerosi provvedimenti urgenti per fronteggiare l'emergenza sanitaria.
In via preliminare, le questioni all'esame fanno emergere con evidenza ancora una volta come la regionalizzazione del sistema sanitario, non solo non ha eliminato le diseguaglianze tra le regioni, ma addirittura per alcune realtà le ha accentuate.
Ecco perché ritengo che anche partendo dall'esame della questione della Calabria, dobbiamo assieme al Parlamento analizzare le cause per trovare le soluzioni adeguate, anche di tipo normativo, che garantiscano sul territorio nazionale nella stessa misura i livelli essenziali di assistenza.
Ho avuto già modo di esaminare la difficile questione della regione Calabria, pur se circoscritta alla provincia di Cosenza, nel mese scorso.
Nel merito delle questioni sollevate dalla presente interpellanza, è utile ricordare che il piano di rientro dal disavanzo della regione Calabria è stato siglato con accordo il 17 dicembre 2009 e, con delibera del Presidente del Consiglio dei ministri il 30 luglio 2010, è stato nominato – come è stato ricordato anche dall'interpellante – il presidente pro tempore della regione Calabria, quale commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro.
Con specifico riferimento alle condizioni che hanno determinato l'applicazione dell'automatismo fiscale – come è stato ricordato –, si conferma quanto illustrato dagli onorevoli interpellanti e cioè che, in ragione dei disavanzi pregressi della regione Calabria, che non hanno trovato adeguata copertura, si sono verificati i presupposti normativi per l'incremento delle aliquote fiscali di IRAP e addizionale regionale IRPEF, nel rispetto delle vigenti norme.
I tavoli di monitoraggio dell'attuazione del piano di rientro della regione Calabria hanno evidenziato il grave – ripeto, il grave – ritardo con il quale la regione sta procedendo alla riorganizzazione del Servizio sanitario regionale.
Per quanto attiene alla erogazione dei LEA, l'ultimo aggiornamento dei dati conferma la carenza di posti letto per la riabilitazione e la lungodegenza post-acuzie, che risulta pari a circa 0,4 posti letto per 1.000 residenti, al 1o gennaio 2013, rispetto allo standard previsto di 0,7.
In ordine alla situazione relativa all'erogazione di assistenza territoriale, risulta una quota di anziani assistiti a domicilio (3,18 per cento), inferiore rispetto al valore definito dal Comitato LEA, ed una dotazione insufficiente di posti letto, presso residenze sanitarie assistite per anziani.Pag. 13
Si evidenzia, altresì, un numero ancora inadeguato di posti letto presso strutture residenziali destinate all'assistenza psichiatrica.
Si confermano criticità nell'erogazione di servizi afferenti all'area della prevenzione, con particolare riferimento agli screening, come si evince dalla bassa quota di residenti che hanno effettuato test di screening oncologici in programmi organizzati.
I predetti tavoli di monitoraggio, che si sono riuniti il 16 luglio 2013, hanno riscontrato ripetute lacune in ordine allo schema del programma operativo e restano in attesa di un programma operativo che tenga conto delle numerose osservazioni già avanzate in merito. È stata ancora una volta richiesta la trasmissione degli atti di programmazione delle reti assistenziali. Basti pensare al grave ritardo nella riorganizzazione della rete dei laboratori.
Sono state inoltre rilevate criticità nell'atto di intesa tra «Fondazione Campanella» e Azienda ospedaliera universitaria «Mater Domini», quali, ad esempio, i requisiti per l'accreditamento della fondazione, i posti letto di cardiochirurgia dell'Azienda ospedaliera di Reggio Calabria, il finanziamento delle strutture, la gestione dei servizi comuni tra le due strutture, il personale.
In considerazione delle molte criticità evidenziate i tavoli di monitoraggio hanno invitato la struttura commissariale ad intraprendere ed attuare tempestivamente ogni necessaria ed idonea azione volta a tutelare e garantire l'uniforme erogazione dei LEA nel territorio regionale.
Tali adempimenti in ossequio alla disciplina vigente, saranno valutati in sede di comitato LEA nonché in occasione di prossimi confronti con i Ministeri affiancanti, al fine delle determinazioni da assumere.
Un'ultima considerazione. A proposito delle iniziative da intraprendere nel rispetto dei piani di rientro, ritengo che le medesime non possano e non debbano pregiudicare il diritto alla salute costituzionalmente protetto, ecco perché è necessaria una azione sinergica tra Governo e Parlamento per individuare le soluzioni di cui ho già parlato.
PRESIDENTE. L'onorevole Censore ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.
BRUNO CENSORE. Signor Presidente, preliminarmente vorrei ringraziare il sottosegretario per la correttezza e l'equilibrio istituzionale con il quale ha risposto e, quindi, per come ha affrontato nel merito la questione. Dalla risposta registro che il Governo conviene sulle criticità sollevate e questo non può che farmi ritenere soddisfatto dal punto di vista istituzionale.
Rimango amareggiato, però, come calabrese perché quello che vado denunciando da tempo ormai non è solo più certificato da un organo terzo che è il «tavolo Massicci» ma oggi anche dal Governo italiano. Dunque è vero: nella mia regione non è garantito il diritto alla salute; non sono garantiti i LEA; la pressione fiscale di IRAP e addizionale IRPEF è ai tetti massimi. È stato messo in evidenza, nella risposta del sottosegretario, il grave ritardo con il quale si sta procedendo alla riorganizzazione del sistema sanitario calabrese. L'inadeguatezza – riprendo le parole che ella ha detto nella sua relazione – dei posti-letto nelle strutture residenziali destinate all'assistenza psichiatrica. Riprendo quanto lei ha detto rispetto al ritardo nella riorganizzazione della rete dei laboratori. Riprendo quanto lei ha detto confermando quello che io, insieme ai colleghi, ho scritto nella mia interrogazione sulle criticità nell'erogazione dei servizi attinenti l'area della prevenzione. Insomma non vorrei stare qui a ripetere tutto quello che ho scritto nella mia interrogazione che trova riscontro nella relazione del sottosegretario.
E quindi chiedo al signor sottosegretario che non potrà non convenire sul fatto che, proprio per quanto affermato dal Governo nella sede odierna e nelle risposte che il Governo ebbe già a dare in risposta all'interpellanza sulla vittima per la trasfusione Pag. 14di sangue infetto all'ospedale di Cosenza, a questo punto si configura un vero e proprio caso Calabria.
A tal proposito vorrei rivolgerle un pressante invito affinché possano rapidamente essere individuate le sedi istituzionali capaci di fronteggiare l'emergenza calabrese anche e soprattutto attraverso la sinergia che lei auspica tra Governo e Parlamento. L'approfondimento del caso Calabria – così a questo punto mi piace chiamarlo – può essere affidato ad un'apposita sessione della Commissione parlamentare competente, alla presenza del Governo o addirittura attraverso una specifica iniziativa che il Ministro potrà promuovere. Chiaramente presso il Ministro si potrà attivare una collaborazione dove almeno la deputazione calabrese dovrà essere presente.
(Iniziative di competenza in relazione alle modalità di erogazione del servizio sanitario in Sicilia, con particolare riferimento al servizio di elisoccorso – n. 2-00190)
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Culotta n. 2-00190, concernente iniziative di competenza in relazione alle modalità di erogazione del servizio sanitario in Sicilia, con particolare riferimento al servizio di elisoccorso (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
Chiedo all'onorevole Culotta se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
MAGDA CULOTTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretario, da notizie di stampa riportate sui quotidiani italiani del 6 agosto 2013 si è appresa la notizia della morte di una donna quarantenne, la signora Antonia Seminara, residente a Gangi, in provincia di Palermo, in seguito a complicazioni post-parto, durante il trasporto in elisoccorso all'ospedale di Sciacca in provincia di Agrigento. La signora Seminara, all'ottavo mese di gravidanza, era giunta all'ospedale «Basilotta» di Nicosia in provincia di Enna, dove era stata sottoposta ad un parto cesareo d'urgenza a causa del distacco della placenta. Il bimbo era purtroppo nato morto e a causa delle gravi complicazioni sopravvenute si era reso necessario il trasporto in elicottero presso una struttura ospedaliera che disponesse di posti liberi nel reparto di rianimazione poiché all'ospedale «Basilotta» non si dispone di tale reparto.
In quel momento non c'erano posti liberi in rianimazione negli ospedali delle province di Enna, Caltanissetta e Catania e, pur disponendo il trasferimento della signora Seminara all'ospedale «Giovanni Paolo II» di Sciacca in provincia di Agrigento con l'elicottero proveniente da Caltanissetta, ciò non era stato immediatamente attuabile a causa di un guasto tecnico del mezzo, sostituito solo dopo due ore con un altro proveniente da Palermo. Ai primi accertamenti da parte delle autorità competenti, è emerso che dei sedici centri di rianimazione presenti in Sicilia solo la metà risultano essere in funzione, ma in condizioni di sovraffollamento.
Pertanto, vorrei chiederle quali iniziative urgenti il Ministero intende assumere, nell'ambito delle sue competenze, al fine di accertare le cause dei tragici fatti richiamati in premessa e di verificare se vi siano stati ritardi o errori imputabili ai servizi o alle strutture sanitarie citate; come intenda verificare, nella salvaguardia delle competenze regionali in materia, se le modalità di erogazione del servizio sanitario in Sicilia avvengano nel rispetto dei livelli essenziali di assistenza che devono essere assicurati alla collettività sull'intero territorio nazionale, anche con riferimento all'espletamento del servizio di soccorso ed emergenza del 118 tramite elicottero.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Paolo Fadda, ha facoltà di rispondere.
PAOLO FADDA, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, in merito al grave episodio riportato nell'interpellanza in esame e illustrato dall'interpellante, Pag. 15il Ministero della salute come iniziativa immediata ha disposto un'indagine ispettiva, effettuata congiuntamente agli ispettori dell'assessorato della salute della regione siciliana, in esito alla quale sono emerse purtroppo alcune criticità di tipo organizzativo-gestionale rispetto a quanto prescritto con l'accordo del 16 dicembre 2010, siglato in sede di Conferenza unificata, recante «Linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo».
La prefettura di Enna ha comunicato in data 4 settembre ultimo scorso, dopo una dettagliata descrizione degli eventi, che sono ancora in corso accertamenti, l'esito dei quali, se non vi sarà segreto istruttorio, mi riservo di fornire agli onorevoli interpellanti. Evidenzio che il Ministero della salute, allo scopo di assicurare un coordinamento permanente nella definizione ed attuazione del percorso nascita nelle regioni e province autonome, ha istituito, con decreto ministeriale del 12 aprile 2011, il Comitato percorso nascita nazionale. Quanto alla verifica del rispetto dei livelli essenziali di assistenza nelle modalità di erogazione del servizio sanitario in Sicilia, il programma operativo 2010-2012, proposto dalla regione Sicilia, ha previsto che, in considerazione della disomogenea distribuzione delle ostetricie e ginecologie e delle condizioni orogeografiche del territorio, si rende indispensabile valorizzare ulteriormente il collegamento funzionale dei punti nascita e delle neonatologie con la rete regionale di emergenza ed inoltre potenziare il servizio di trasporto per le emergenze neonatali su base regionale e attivare il servizio di trasporto materno assistito quali componenti essenziali di un piano di regionalizzazione delle cure perinatali.
Nelle riunioni di verifica, le più recenti si sono svolte il 10 aprile 2013 (punti nascita) e il 30 luglio 2013 (rete delle emergenze/urgenze), i Ministeri affiancanti hanno ribadito alle regioni che il processo di riordino dei punti nascita deve garantire la sicurezza e la condizione ottimale di assistenza delle donne in stato di gravidanza e dei bambini. Hanno richiesto, inoltre, alla regione Sicilia di procedere ad una rimodulazione definitiva della rete dei punti nascita e delle unità di terapia intensiva neonatale presenti sul territorio della stessa, e una dettagliata relazione che specifichi le modalità attraverso le quali viene garantito il fabbisogno assistenziale in maniera uniforme sul territorio regionale.
Con riferimento alla riorganizzazione della rete dell'emergenza-urgenza, i citati Ministeri che svolgono funzioni di monitoraggio, hanno evidenziato come non risulti completata la rete ospedaliera dell'emergenza, in quanto vincolata alla riorganizzazione dei presidi ospedalieri e, relativamente al trasporto neonatale e materno assistito, è stata già richiesta l'emanazione di appositi atti.
Gli organismi di monitoraggio sono, ad oggi, in attesa del provvedimento formale di adozione da parte della regione del nuovo piano di riordino della rete ospedaliera e della rete di emergenza-urgenza, nonché del citato richiesto provvedimento di rimodulazione dei punti nascita e delle citate unità, finalizzati a superare le criticità già comunicate.
Dalle informazioni rese, si evince che il Ministero della salute ed il Comitato Percorso Nascita Nazionale, nel rispetto del riparto di competenze tra Stato e regioni, sono costantemente impegnati ad affiancare tutte le regioni e le province autonome nel ricercare ed attuare le migliori strategie per la qualità e la sicurezza del percorso nascita.
Gli stessi organismi sono in attesa di valutare le scelte strategiche che, in merito alla ridefinizione dei punti nascita, saranno proposte dalla regione Sicilia, garantendo la costante e consueta disponibilità a fornire supporto tecnico/scientifico sia nella fase programmatoria, sia nella fase attuativa delle azioni di riorganizzazione.
PRESIDENTE. L'onorevole Culotta ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.
Pag. 16 MAGDA CULOTTA. Sì, grazie, signor Presidente. Intanto ringrazio il sottosegretario Fadda per la risposta a questa interpellanza, che è stata puntuale e ha toccato un po’ tutto il tema legato alla razionalizzazione dei punti nascita.
Credo che sia necessario in questa occasione dire che nel tempo, con riferimento ai Governi che hanno preceduto l'attuale, dettati dalla necessità di ridurre la spesa a causa della crisi economica, questa volontà, questa esigenza si è abbattuta in maniera violenta nel settore della sanità. Abbiamo assistito alla riduzione, chiaramente, di servizi sanitari e di prestazioni per effetto di questi tagli che sono arrivati in maniera lineare. Credo che sia stato e continui ad essere questo il più grande problema che quel settore vive e che poi, chiaramente, ricade in maniera pregnante sui territori che poi ricevono determinati atti e che devono portare determinati adempimenti.
Credo che, quindi, il grande problema sia quello, in un momento in cui ci si rende conto che è necessario razionalizzare la spesa, per effetto, appunto, della crisi economica che stiamo attraversando, una crisi senza precedenti, e bisogna anche guardare a dove si va ad intervenire, alle specificità dei luoghi in cui si interviene e alle esigenze che quei luoghi presentano.
Nonostante i tentativi dei gruppi allora di opposizione – come il gruppo a cui appartengo, ossia il Partito Democratico – di denunciare le conseguenze recessive a quell'orientamento, non si è riusciti ad ottenere grandi risultati.
Colgo l'occasione per dire, anche in questo momento, che la sanità è e deve rimanere un caposaldo della nostra democrazia; è un settore che non avrebbe bisogno di tagli, piuttosto – come anche lei, sottosegretario, durante la sua risposta ha accennato –, ha bisogno, invece, più che altro, di essere ben governata e ben gestita, in un quadro di finanziamenti certi che, chiaramente, devono essere correlati alle esigenze reali dei cittadini che, poi, vivono e abitano in determinati territori.
La storia di Antonella Seminara rilancia l'allarme anche sul disagio giornaliero che vivono i piccoli centri dell'entroterra siciliano e che si trovano, quotidianamente, a combattere una questione meridionale che, purtroppo, non è stata mai superata e in cui ci si rende conto, giornalmente, che il gap con il resto del Paese lo si misura non soltanto in settori importantissimi, come quello della sanità, ma anche in un altro settore che, poi, vive una correlazione con quello a cui abbiamo assistito in questa tristissima storia, che è il settore delle infrastrutture e dei trasporti; un altro terreno in cui ci rendiamo conto al sud quanto siano elevate le differenze tra una parte e l'altra del Paese.
Io credo che bisogna anche riportare, in questa occasione, la soddisfazione rispetto a quello che la giunta regionale siciliana, all'indomani dell'accaduto, ha effettuato, ossia una delibera per il completamento dei punti nascita anche sul piano nazionale, attivando posti letto previsti dalla programmazione regionale che ancora oggi non risultano attivati – come anche lei riportava , nonché assegnare personale con consolidata esperienza professionale. Perché, chiaramente, nei centri in cui si fanno ancora oggi prestazioni ospedaliere, per evitare che situazioni come quella accaduta ad Antonella si ripetano mai più, bisogna allora essere pronti a servire, a poter servire gli utenti per tutto quello di cui hanno bisogno.
Credo, e concludo, che bisogna concludere al più presto questo iter per fare luce sulla vicenda, in maniera tale che situazioni come queste non debbano più essere riportate in quest'Aula, sulla stampa, all'attenzione, comunque dell'opinione pubblica; situazioni come questa, perché questa è stata riportata all'attenzione pubblica, ma ce ne sono tante altre che, purtroppo, poi, non godono dello stesso livello informativo e, possibilmente, nessuno di noi ne è venuto mai a conoscenza o non ne è venuto mai a conoscenza a quel livello.
Credo che la salute – e questo lo dice la Costituzione – sia un diritto dell'individuo e un interesse della collettività e, Pag. 17quindi, dobbiamo lavorare – chiaramente, il livello nazionale con il livello regionale nel rispetto delle proprie competenze – perché questo venga assicurato al meglio. Mi auguro che da tutto questo – ahimè – riusciamo a portare a casa anche degli elementi positivi che possano far prima riflettere – credo che, da allora ad oggi, abbiamo riflettuto abbastanza – e, poi, lavorare con grande impegno, con grande costanza ed anche coscienza, in un settore con riferimento al quale, veramente, non bisognerebbe assolutamente risparmiare.
(Problematiche relative al centro di identificazione ed espulsione di Gradisca d'Isonzo (Gorizia) – n. 2-00192)
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Migliore n. 2-00192, concernente problematiche relative al centro di identificazione ed espulsione di Gradisca d'Isonzo (Gorizia) (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
Chiedo all'onorevole Pellegrino se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmataria o se si riservi di intervenire in sede di replica.
SERENA PELLEGRINO. Signor Presidente, premesso che, in base all'articolo 137 del Regolamento della Camera, le interpellanze, trascorse due settimane dalla presentazione, sono poste senz'altro all'ordine del giorno della seduta del primo lunedì successivo e che, secondo l'articolo 138-bis, le interpellanze urgenti, presentate entro la seduta del martedì precedente, sono svolte di norma in ciascuna settimana nella seduta del giovedì mattina, voglio, prima di entrare nel merito, stigmatizzare il comportamento dilatorio del Governo in merito alle questioni da me sollevate attraverso questa interpellanza sulla drammatica situazione del centro di identificazione ed espulsione di Gradisca d'Isonzo.
Infatti, non è certamente con pratiche dilatorie od omissive che si risolvono le gravissime problematiche venutesi a creare con l'istituzione dei CIE, così come non è procrastinando i tempi della risposta alla nostra interpellanza che si risolve d'emblée la situazione del CIE di Gradisca, in particolare. Ritengo che tale premessa fosse doverosa.
Vengo ora all'interpellanza urgente depositata in data 20 agosto. Urgente, signor Presidente, in virtù degli avvenimenti che si sono svolti, lo scorso agosto, all'interno del CIE di Gradisca d'Isonzo, fatti di cui, anche assieme al collega Pilozzi, sono stata testimone diretta e che insieme ad altri colleghi del gruppo Sinistra Ecologia Libertà abbiamo illustrato dettagliatamente con questa interpellanza urgente. In linea generale, onorevole sottosegretario, la nostra interpellanza intende sollevare di nuovo la preoccupazione sullo stato di diritto del nostro Paese in presenza di una legge, la n. 189 del 2002, la cosiddetta Bossi-Fini, sull'immigrazione che grida vendetta sul piano della tutela dei diritti umani e della civiltà del diritto. Che dire poi del perseverare di questa abiezione dei diritti con l'estensione, nel 2008, del limite di trattamento dei migranti irregolari nei CIE, limite prolungato a 18 mesi, dai 60 giorni della legge n. 189 del 2002 ? Noi vogliamo sottolineare che la permanenza a 18 mesi del limite temporale di trattenimento dei migranti irregolari nei CIE italiani, limite troppo volte raggiunto, pone il nostro Paese al di fuori del consesso giuridico internazionale. È una barbarie del diritto che disonora la nostra tradizione civile e lede i diritti umani. Possiamo definirla, questa, una vera e propria carcerazione preventiva, anzi, una vera e propria condanna carceraria senza processo, senza garanzie, senza alcuna forma di appello, una vera e propria forzatura della direttiva europea 2008/115/CE che, sebbene abbia prolungato i termini di permanenza, stabilisce anche chiaramente che il trattenimento ha durata quanto più breve possibile ed è mantenuto solo per il tempo necessario all'espletamento diligente delle modalità di rimpatrio, prevedendo dunque un trattenimento lungo solo come ultima ratio.
Tuttavia, a noi risulta che nel CIE di Gradisca di'Isonzo ci siano alcuni migranti Pag. 18definiti «ospiti» dalla normativa, ma forse meglio dire «trattenuti» se non, addirittura, «detenuti» che sono rinchiusi da oltre 15 mesi e mi permetta, signor Presidente, anche se fosse uno solo sarebbe comunque troppo, perché non dimentichiamolo è un reato amministrativo e come tale deve essere trattato.
Veniamo al caso specifico di Gradisca, che ho avuto modo di osservare attentamente dall'interno e per un periodo prolungato, perché ho fatto il mio primo ingresso il 10 agosto e l'ultimo il 10 settembre, a seguito della visita con la Commissione del Senato per la tutela e la promozione dei diritti umani presieduta dal senatore Manconi. Avendo avuto la possibilità di esaminare e indagare su tutti gli aspetti e di evidenziare le criticità di tutte le parti, sia di coloro che operano, forze dell'ordine e operatori dell'ente gestore, che di coloro che vivono all'interno della struttura, premetto dicendo che la situazione è molto grave da tutti punti di vista e per tutti i soggetti coinvolti, ma ovviamente non in eguale misura. Questo il motivo per cui stiamo a chiederne la chiusura immediata. Tale premessa è necessaria per la lettura di quanto accaduto nel mese di agosto.
Nei giorni che hanno seguito la fine del Ramadan le tensioni sono state tali da fare esplodere ripetutamente la rivolta all'interno del CIE. Le nottate calde hanno amplificato la situazione di grave degrado in cui si trovano i trattenuti e la semplice richiesta di poter sostare nelle aree aperte antistanti le camerate, le cosiddette vasche, per poter festeggiare la fine del Ramadan ha innescato la prima rivolta. Ma questa è stata solo la miccia di una situazione critica che si sta perpetrando da troppi anni. Come esplicitato nell'interpellanza urgente il CIE di Gradisca d'Isonzo inizia la sua operatività in forma di Centro di identificazione e di espulsione nel marzo 2006 e dal 2008 è gestito dal consorzio Connetting people, con sede a Trapani. A noi risulta che tale consorzio veda ai suoi vertici alcuni amministratori rinviati a giudizio, in seguito a un'inchiesta giudiziaria avviata proprio dalla procura di Gorizia sugli appalti al CIE in questione, e al CARA ad esso collegato, per associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato e inadempienze di pubbliche forniture. Oltre a dichiarare un numero maggiore di ospiti rispetto alle presenze effettive, la Connetting people non avrebbe fornito ai trattenuti quanto previsto dal contratto a fronte dei 42 euro al giorno per migrante che percepiva dallo Stato. Ma questo è ancora in corso di dimostrazione.
Ci tengo a sottolineare che, a seguito delle mie visite, il consorzio Connecting people mi ha fatto pervenire una lettera in cui si manifestano le condizioni di vivibilità all'interno della struttura e le posizione dello stesso Connecting people, posizione in cui si denuncia la mancata erogazione da parte del prefetto di quanto dovuto da contratto, e pertanto dichiarano che si trovano costretti a sospendere il pagamento degli stipendi agli operatori dal mese di maggio. Il tutto è confermato dal prefetto, a seguito di un incontro avvenuto alla presenza del questore di Gorizia, ma riformulando la questione e dichiarando che lo stesso mantiene la sospensione dei pagamenti fino al momento del pagamento degli stipendi stessi.
Ma l'articolo 14 del testo unico sull'immigrazione recita che «lo straniero è trattenuto nel centro con modalità tali da assicurare la necessaria assistenza ed il pieno rispetto della sua dignità», principio ribadito anche nel contratto che la prefettura di Gorizia ha stipulato con l'ente gestore. L'articolo 6 recita: «I responsabili della gestione dei centri ed il personale negli stessi impegnato operano assicurando il rispetto delle finalità della missione istituzionale, così come risultano definite anche dalle condizioni e dalle modalità dell'ospitalità stabilite dalla legge e concordate nel presente contratto. L'inosservanza della precedente clausola costituisce inadempimento contrattuale, ai sensi e per gli effetti degli articoli 1453 e seguenti del codice civile».
Come possiamo non considerare che questi siano i prodromi perché in una struttura così delicata si possano innescare Pag. 19i primi meccanismi di rottura ? Il rispetto della dignità umana comincia da qui. Abbiamo ravvisato che alcune decisioni prese dal prefetto per la gestione del CIE mettono in totale criticità questa struttura. La mensa esistente è chiusa e non utilizzata; i pasti vengono serviti lungo i corridoi e consumati all'interno delle camerate; gli ospiti dormono su coperte di lana che non sono state pulite per quasi tre mesi a causa dell'interruzione dei servizi di lavanderia; la circolazione all'interno del centro non è consentita ed è rigidamente regolata dagli operatori sotto presentazione di una richiesta. Le condizioni igienico-sanitarie non sono conformi agli standard minimi di vivibilità. Non hanno accesso al campo da calcio perché non assicurata una parte superiore da rete; non possono tenere riviste, giornali e libri, perché causa di possibili incendi; per misura cautelativa tutti gli ospiti del centro sono stati privati di cellulari per più di due anni, ma a nostro avviso è stato così violato l'articolo 14, comma 2, della legge n. 189 del 2002, che prevede la libertà di corrispondenza, anche telefonica, con l'esterno. Vivono in camerate le cui finestre sono chiuse da grate di ferro; le cosiddette vasche, gli spazi aperti antistanti le camere, hanno pavimentazione in cemento, le pareti in plexiglass e la copertura in rete metallica. Insomma, tutte le misure preventive di contenimento dei trattenuti previste e attuate sono a nostro avviso in totale violazione dei diritti umani.
Ma vorrei soffermarmi brevemente su quanto accaduto durante il mese di agosto, mese che conclude il periodo di ramadan. A seguito del diniego alla richiesta di poter rimanere all'esterno delle camerate per festeggiare la conclusione del periodo di preghiera, i trattenuti sono stati invitati a entrare nelle camerate. Voglio ricordare che in quei giorni i 30 gradi sono stati superati più volte. Non accettando tale ordine si sono susseguiti da prima scontri verbali e successivamente colluttazioni, scontri e lanci di lacrimogeni al CS. A noi sono stati consegnati i resti. Alcuni di loro, a seguito di significativi attacchi d'asma di altri compagni, hanno rotto una vetrata della vasca per permettergli di respirare. Ho ricevuto da parte dei preposti della questura e della prefettura conferma su tutto quanto accaduto. Il giorno successivo si sono nuovamente verificati disordini con la stessa dinamica del giorno precedente, ma in questa circostanza, dopo aver rotto la vetrata e divelto la rete sovrastante le vasche, hanno potuto accedere al tetto. Su sollecitazione di alcuni cittadini, dopo aver ripetutamente telefonato alla questura, fatto pervenire un'ambulanza e avvertito dall'onorevole Pilozzi che il sottosegretario Domenico Manzione, che si mostra disponibile a prendere l'incarico e intervenire in merito, mi sono recata al CIE e ho trovato una situazione – passatemi la parola – «da guerra civile». Tutte le forze dell'ordine schierate in tenuta antisommossa. Inaccettabile da tutti i punti di vista. La notte è trascorsa all'insegna della mediazione, per riuscire a rimettere in sicurezza le persone sul tetto.
Le richieste, signor Ministro, quasi tutte assolutamente più che plausibili: restituzione dei telefoni cellulari, ripristino della mensa, ripristino del campo di calcio, riduzione del periodo di detenzione da 18 a 6 mesi, rimozione del giudice di pace; certo, perché loro sono convinti che sia purtroppo il giudice di pace quello che blocca la loro uscita.
Con chiarezza, esprimo quali sono le sedi in cui possono essere evase tali richieste. A seguito di un lungo incontro con il prefetto e il questore, si evidenziano le criticità: dopo una prima resistenza, il prefetto decide di restituire i cellulari in tempi brevi, ed il ripristino del campetto e della mensa (purtroppo non lo sono ancora); e, soltanto a seguito di queste promesse, scendono dal tetto. Ma la notte successiva, alcuni trattenuti tentano la fuga, e uno di loro, saltando dal tetto, precipita con la testa ferendosi gravemente: si trova ancora all'Ospedale Cattinara di Trieste in coma.
Per tutti i giorni successivi ho mantenuto contatti quotidiani con gli ospiti, e sono venuta a sapere che ci sono state altre rivolte, dove però le forze dell'ordine Pag. 20non sono intervenute. Esito: dodici fughe riuscite a seguito di quanto accaduto.
Chiediamo, signor Ministro, se non si ritenga necessario provvedere ad una revisione della legge cosiddetta Bossi-Fini sull'immigrazione; se non si ritenga opportuno sollecitare gli enti competenti, tra cui le ambasciate e i consolati, nell'espletamento delle pratiche di identificazione; se non si intenda verificare con regolarità che nel CIE di Gradisca d'Isonzo vengano rispettati i livelli minimi di dignità umana e di rispetto della persona imposti dalla legge, nonché le condizioni igienico-sanitarie degli ospiti e della struttura; se a tal fine non sia opportuno procedere alla verifica degli adempimenti in capo al consorzio Connecting People, accertato l'inadempimento dello stesso, e di quelli in capo alla prefettura; se non ritengano opportuno chiudere il centro di Gradisca, data sia l'inagibilità igienico-sanitaria che l'inadeguatezza strutturale dello stesso.
PRESIDENTE. Onorevole Pellegrino, mi pare di aver capito che nella sua premessa faceva riferimento – e immagino che sia questo, quindi vorrei darle una risposta – al fatto che l'interpellanza in oggetto è stata pubblicata e presentata il 20 agosto, e la discutiamo solo oggi.
Siccome ha fatto riferimento sia alle interpellanze ordinarie sia a quelle urgenti, per quanto riguarda le interpellanze ordinarie è ovvio ed è vero che vi è un termine di 15 giorni previsto per la risposta da parte del Governo, ma è altrettanto evidente che questo spesso e volentieri si deve incrociare con i lavori della Camera, che si trova, per urgenze che possono dipendere dall'esame di decreti-legge o da altre scelte che fa autonomamente la Conferenza dei presidenti di gruppo, a differire la risposta.
Per quanto riguarda le interpellanze urgenti, invece lì c’è un termine perentorio e dal quale non si può sfuggire, salvo che non vi sia un accordo tra il deputato ed il Governo: cosa che è accaduta, per esempio, l'11 settembre, quando l'onorevole Migliore ha chiesto di rinviare ad oggi la risposta a questa interpellanza. Tenga quindi conto che, per quanto riguarda le interpellanze urgenti, l'unica possibilità perché slittino i tempi è che vi sia un accordo tra l'interpellante ed il Governo: diversamente questo non accade.
Il sottosegretario di Stato per l'interno, onorevole Bocci, ha facoltà di rispondere.
GIANPIERO BOCCI, Sottosegretario per l'interno. Signor Presidente, il CIE e il Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Gradisca d'Isonzo sono attualmente gestiti, così come ha ricordato l'interpellante, dal consorzio, che ha – lo ha ricordato perfettamente – sede a Trapani: a seguito – è bene ricordarlo – di un contenzioso giudiziario con la società che originariamente si era classificata prima nell'ultima gara di appalto.
La locale procura della Repubblica ha svolto indagini nei confronti di alcuni amministratori del predetto consorzio per i reati di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e di frode nelle pubbliche forniture; e, a conclusione delle indagini istruttorie, l'udienza preliminare innanzi al GIP è stata aggiornata al prossimo 22 ottobre.
Attualmente la prefettura di Gorizia ha provveduto a saldare tutte le competenze, riferite sia al CIE che al CARA di Gradisca d'Isonzo, fino al mese di febbraio scorso, ed è in attesa di ricevere i fondi per i mesi successivi, con i quali si potrà provvedere anche al pagamento diretto dei lavoratori dell'ente gestore. È inoltre in corso la registrazione della convenzione con il citato consorzio all'esito della quale si provvederà agli ulteriori accreditamenti alla prefettura per il pagamento delle somme dovute al gestore per il servizio di accoglienza.
In merito alle condizioni della struttura, ricordo che, in seguito agli incidenti e agli incendi che sono stati ricordati, appiccati nel 2011 e alla devastazione allora operata, sono da tempo in corso lavori di ristrutturazione che hanno riguardato anche i locali mensa, che saranno pertanto ripristinati una volta completati i lavori.Pag. 21
Il CIE presenta misure di sicurezza passiva, approvate dal Comitato tecnico consultivo del Ministero dell'interno, necessarie soprattutto a garantire l'incolumità delle persone dell'ente gestore, del personale militare e di polizia addetto alla vigilanza. Tali sistemi di protezione hanno inoltre il fine di evitare che gli ospiti possano accedere facilmente al tetto della struttura, nonché di scongiurare la formazione di gruppi numerosi che possano mettere in difficoltà il personale di vigilanza.
In ordine alle attività ricreative all'interno della struttura, ogni iniziativa intrapresa è stata vanificata dalla protesta messa in atto dagli ospiti, ai quali, peraltro, non risulta – così come è stato anche ricordato questa mattina – che venga vietata la lettura di libri, giornali e l'uso di penne. Il divieto di utilizzare i cellulari è stato precauzionalmente disposto in passato ma soprattutto in occasione di precedenti rivolte; in ogni caso è stato sempre possibile utilizzare i telefoni fissi installati nella struttura per le comunicazioni esterne.
In merito, poi, alla sorte di quattro ospiti del CIE, dichiaratisi siriani, preciso che gli stessi hanno presentato domanda per il riconoscimento della protezione internazionale alla locale commissione territoriale, la quale ha rigettato le istanze a seguito di accertamenti che hanno dimostrato una diversa origine dei richiedenti.
In relazione ai disordini che si sono verificati in occasione della fine del Ramadan, va sottolineato che era stata concessa una dilazione di alcune ore sull'orario di rientro nelle camerate e che, solo a seguito dei reiterati rifiuti, veniva intrapresa un'operazione delle forze di Polizia per indurre gli ospiti del centro al rientro nelle proprie stanze. La violenta resistenza dei cittadini stranieri ha determinato le forze dell'ordine all'uso di lacrimogeni per evitare lo scontro fisico.
Il CIE di Gradisca d'Isonzo, come tutte le strutture governative per cittadini stranieri (compresi, quindi, i CARA e i CDA) è oggetto, da quest'anno, di verifiche per valutare gli standard di accoglienza, da parte di una commissione mista di cui fanno parte la prefettura, la questura di Gorizia e le organizzazioni umanitarie (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Croce Rossa Italiana, Organizzazione Internazionale delle Migrazioni). In particolare, sono state effettuate due visite al CIE, svoltesi il 12 aprile e il 12 luglio scorso.
Al di là delle particolari condizioni delle singole strutture, gli episodi di tensione e i disordini che si sono verificati nel CIE di Gradisca d'Isonzo, così come in altri centri sul territorio nazionale, mostrano chiaramente che sussiste l'esigenza di intraprendere iniziative finalizzate ad assicurare migliori standard di accoglienza e un maggior livello di sicurezza degli ospiti e degli operatori. In tal senso, senza arrivare a ipotizzare una soppressione dei centri che appaiono ancora necessari sotto diversi profili, si ritiene che possano essere riviste alcune modalità di funzionamento, nonché la struttura dei CIE. Al riguardo, si possono immaginare interventi in via amministrativa e iniziative normative.
Sotto il primo profilo, compatibilmente con le risorse economiche disponibili, si potrà intervenire sui criteri posti a base d'asta per l'aggiudicazione degli appalti relativi alla gestione di tali strutture, ovvero modificare l'elenco dei servizi previsti dall'attuale capitolato unico.
Ulteriori iniziative, che coinvolgono invero anche altre amministrazioni, dovranno essere attentamente valutate. Mi riferisco, in particolare, alla necessità di rafforzare, già in carcere, l'espletamento dell'attività di identificazione, in considerazione del fatto che molti cittadini stranieri trattenuti nei CIE provengono da istituti di detenzione.
Tali interventi devono consentire che l'accoglienza materiale e le pratiche d'identificazione degli stranieri che entrano nel nostro Paese avvengano nel pieno rispetto della dignità degli stessi, garantendo, altresì, che nei centri di permanenza, ove i migranti sono trattenuti, siano rispettate tutte le condizioni igienico-sanitarie.Pag. 22
Eventuali percorsi normativi, invece, così come è stato anche auspicato dalla interpellante, di più ampio respiro potranno essere valutati e approfonditi, con la consapevolezza che tali iniziative necessitano di un sostanziale contributo parlamentare, considerata la particolarità della materia, destinata inevitabilmente a incidere sul delicato equilibrio tra sicurezza e diritti fondamentali della persona.
PRESIDENTE. L'onorevole Pellegrino ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta all'interpellanza Migliore n. 2-00192.
SERENA PELLEGRINO. Signor Presidente, una piccola nota rispetto a quello che si è detto prima. Da parte del Governo due volte è stata avanzata la richiesta di ritirare l'interpellanza urgente e trasformarla in interrogazione scritta. Questa riteniamo che non sia una questione solo ed esclusivamente formale. Penso che dal punto di vista, così, della trasparenza forse questo è un primo atto di non trasparenza. Noi volevamo venire in Aula e venire subito.
Certo, quanto è stato detto dal Governo in merito ci permette di ritenerci in parte soddisfatti. Le ultime note e gli ultimi impegni vanno nella direzione che noi desideriamo. Però, non posso non sottolineare la lunga permanenza in una struttura comunque molto degradata e con una dotazione di prima necessità ridotta al minimo. Ricordiamo che non hanno lenzuola e che per un periodo hanno dormito senza materassi e che i bagni sono al di sotto del minimo igienico. Io vi invito tutti quanti ad andare, perché le parole non sono sufficienti e tutto questo, ovviamente, è unito alla totale mancanza di attività ricreative. I libri non sono sufficienti e, comunque, nel momento in cui io ho fatto il primo accesso non si potevano utilizzare.
Il fatto che loro siano chiusi a chiave in porte di ferro, chiusi come se fossero in gabbia, tutto questo, diciamo, la rende una struttura totalmente invivibile. Chiunque di noi, sano di mente, senza nessun precedente e senza nessuna situazione critica, penso che avrebbe dei grossi problemi a stare in quella struttura, anche solo per qualche ora, e vi posso garantire che a chi è in visita al CIE viene un pugno nello stomaco.
Io sono qui a dirvi che noi non possiamo continuare a mantenere un giorno in più queste persone chiuse in gabbia, come se fossero dei detenuti messi in massima sicurezza. Ripeto: stiamo parlando di un'ospitalità, questo dice la legge, ma io penso che i nostri ospiti li trattiamo meglio.
Come pensare che questo stato di ospitalità – lo metto sempre tra virgolette – non provochi inevitabilmente grandi forme di depressione, aggravate da atti di autolesionismo o da tentativi di suicidio attraverso overdose di psicofarmaci ? Come si può non pensare che l'unico diritto che viene concesso a queste persone, ovvero il diritto alla fuga, non sia meditato, cercato e anche perseguito quotidianamente, fuga che – è bene ricordarlo – non costituisce reato all'interno di queste strutture ? E non possiamo certo dimenticare che una persona dal 14 agosto è ricoverata nell'ospedale di Cattinara di Trieste, proprio a seguito di un tentativo di fuga, ed è in coma con scarsissime, per non dire nulle, prospettive di recupero.
Allora noi pensiamo che non sia un caso che la struttura del CIE, come risulta dall'indagine realizzata tra il febbraio 2012 e il febbraio 2013 da Medici per i diritti umani, sia sempre più drammaticamente equiparata a quella dei lager che, come tutti i lager, risultano sempre delle macchine apparentemente perfette e sconosciute ai più, fino a quando non vengono, tra virgolette, profanati dalla presenza di un elemento esterno, un elemento disturbatore quale può essere un parlamentare. Per 44 persone attualmente ospitate a Gradisca la spesa che questa struttura deve sostenere, argomento che sta tanto a cuore a questo Governo, dal punto di vista sia economico che sociale, è incommensurabile in relazione alla misura cautelare presa in nome di una legge, quale la Bossi-Fini, che sta dimostrando Pag. 23ancora una volta tutte le sue lacune, inefficienze e palesi violazioni dei diritti umani.
Perché invece non investire lo stesso denaro al fine di reinserire queste persone, perché di persone si tratta, con i 55 milioni di euro, tanto mi pare che costino tutti i CIE in Italia all'anno, una cifra enorme, una piccola finanziaria direbbe qualcuno, che vengono investiti per il mantenimento in tutta Italia. Potremmo promuovere innumerevoli iniziative sia sociali che culturali, per aiutare queste persone che non sono volute né dalla nostra legge né palesemente dalla loro nazione. Potrebbero essere per noi invece una grande risorsa e una grande opportunità di riqualificazione sociale. In merito ai tempi di permanenza, siamo assolutamente consapevoli che il prolungamento in tali strutture sia dovuto anche a causa dell'atteggiamento di noncuranza da parte di ambasciate e consolati dei Paesi di origine, che impiegano troppi mesi per esaminare le pratiche. Ma non è ammissibile che queste persone vivano in uno stato di detenzione, perché di questo si tratta e non mi stancherò di ripeterlo, ma non in conseguenza di reati commessi, ma semplicemente per la loro presenza irregolare sul territorio italiano. Inoltre, il fatto che la legge non permetta l'identificazione all'interno delle carceri, come giustamente ha sottolineato il Governo, è un fattore estremamente aggravante, che va a ingrossare le fila degli immigrati irregolari. E allora noi diciamo che è giunta l'ora di avviare una profonda revisione della legge Bossi-Fini, certo in Parlamento, certo noi saremo i primi proponenti. Una nuova legge sull'immigrazione, non solo perché uno degli autori oggi la rinnega, ma perché, se ci vogliamo ancora considerare uno Stato di diritto, un Paese all'avanguardia nella tutela dei diritti umani, dobbiamo sgombrare il campo da leggi inqualificabili come questa di cui stiamo discutendo.
PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Pellegrino. Vorrei semplicemente dirle che per quanto riguarda le questioni relative ai rapporti tra i gruppi e il Governo, la Presidenza non può che limitarsi a prendere atto di quella che è la normale dialettica e degli accordi che si prendono. Per quanto mi riguarda, io le confermo che ho qui una lettera del capogruppo, onorevole Migliore, che dice: «Gentile Presidente, con la presente le comunico, in accordo con il Governo, il rinvio dell'interpellanza urgente» quella di cui abbiamo parlato oggi. Quindi, la Presidenza, in questo caso come rispetto a qualunque altra questione, non può che prendere atto di quello che i deputati e i gruppi decidono di fare con il Governo e non può minimamente entrare nel merito.
(Iniziative volte a salvaguardare e a potenziare i corsi di formazione del Centro italiano di studi superiori sul turismo e sulla promozione turistica di Assisi – n. 2-00166)
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Galgano n. 2-00166, concernente iniziative volte a salvaguardare e a potenziare i corsi di formazione del Centro italiano di studi superiori sul turismo e sulla promozione turistica di Assisi (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
Chiedo all'onorevole Galgano se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
ADRIANA GALGANO. Signor Presidente, signor Sottosegretario, l'interpellanza nasce dalla considerazione che il turismo in Italia rappresenta un settore molto importante e contribuisce alla determinazione del prodotto interno lordo per il 6 per cento. Nonostante questo, guardando i dati internazionali, esistono notevoli margini di crescita: gli arrivi internazionali nel 2012 sono, infatti, cresciuti del 4 per cento. Se andiamo a vedere i dati e confrontiamo Francia e Italia, la Francia ha avuto 83 milioni di arrivi internazionali contro i 46,4 milioni dell'Italia. Non vi è solo questa differenza, ma vi è una differenza anche nei termini della crescita rispetto al 2011, perché la Francia è cresciuta dell'1,8 per cento mentre noi Pag. 24solo dello 0,5. Questo significa che stiamo perdendo quote di mercato quando abbiamo un'offerta turistica che interessa tutto il mondo.
Dobbiamo agire e un aspetto veramente vitale per risolvere questa situazione è sicuramente avere risorse umane preparate. A questo proposito le segnalo che ad Assisi nel 1982 nasceva il Centro di studi sul turismo, che aveva subito tra i suoi obiettivi quello di fornire modelli economici, didattica a distanza, corsi specialistici e formazione multimediale.
Sulla base di questa esperienza nel 1993-1994 veniva attivato il corso di economia del turismo, che ha formato tantissime persone che sono andate ad arricchire le risorse umane che operano in questo settore. Nel 2010, in seguito al decreto Gelmini, veniva tolta la laurea specialistica e, quindi, insieme all'università per stranieri, si attivava il corso dell'economia internazionale del turismo. Purtroppo, a seguito del decreto ministeriale n. 47 del 2013, l'università di Perugia ha deciso di chiudere questo corso.
Noi riteniamo che il Centro superiore del turismo in realtà possa diventare un centro di formazione internazionale e costituire la base per formazione universitaria di base specialistica e anche legata all'Organizzazione mondiale del turismo. Quindi noi chiediamo, innanzitutto, se il Governo è a conoscenza di questa situazione e se ritenga opportuno attivare ogni iniziativa perché questa grande base di conoscenza e di formazione venga salvaguardata per un settore che è vitale per l'economia italiana.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Gabriele Toccafondi, ha facoltà di rispondere.
GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, per inquadrare al meglio il quadro normativo entro cui si collocano le questioni poste dall'onorevole interpellante, si ricorda che l'articolo 2, comma 1, lettera a), del decreto legislativo n. 19 del 2012, emanato in attuazione della delega contenuta all'articolo 5 della legge n. 240 del 2010, ha introdotto un sistema di accreditamento iniziale e periodico delle sedi e dei corsi di studio universitari. A tale norma è stata data attuazione con il decreto ministeriale n. 47 del 30 gennaio 2013, con il quale sono stati recepiti gli indicatori per l'accreditamento definiti dall'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR).
In particolare, tra i requisiti necessari per l'accreditamento, il citato decreto prevede che l'attivazione del corso di studi sia subordinata a una disponibilità minima di professori di prima e seconda fascia tra i docenti di riferimento e a una disponibilità minima di docenti appartenenti al settore scientifico-disciplinare di base o caratterizzante i corsi.
Ciò ha rappresentato un'innovazione rispetto al precedente decreto ministeriale n. 17 del 2010, che, ai fini dell'attivazione dei corsi, richiedeva una disponibilità complessiva di docenti (indistintamente tra professori ordinari, associati e ricercatori, a prescindere dal settore scientifico-disciplinare di appartenenza).
Tutto ciò premesso, la questione specifica posta dall'onorevole interpellante, è stata sottoposta all'Università di Perugia che ha comunicato quanto segue.
Il corso in economia internazionale del turismo è stato istituito dall'ateneo nell'anno accademico 2010/2011 nell'ambito delle facoltà di economia e di lettere e filosofia, in collaborazione con l'Università per stranieri di Perugia. Tale corso è stato poi attivato presso la sede di Assisi, sulla base del requisito minimo di 12 docenti, prescritto dal decreto ministeriale n. 544 del 2007.
Nei successivi anni accademici 2011/2012 e 2012/2013, il nuovo decreto ministeriale n. 17 del 2010 non ha modificato i requisiti sul numero minimo di docenti necessari per l'attivazione, e, pertanto, il corso in questione è stato riattivato, sempre Pag. 25presso la sede di Assisi e sempre con il contributo offerto, in termini di docenza, dall'Università per stranieri di Perugia.
Per l'anno accademico 2013/2014 l'offerta formativa è regolata, come già specificato, dal decreto ministeriale n. 47 del 2013, attuativo della citata legge n. 240 del 2010, che ha introdotto presupposti più rigorosi per l'attivazione dei corsi.
Ciò ha reso impossibile la prosecuzione del corso in questione, considerato anche che, secondo quanto riferito dall'università interessata, alle nuove e più stringenti prescrizioni del citato decreto n. 47, si è aggiunta la circostanza che l'Università per stranieri di Perugia non ha messo a disposizione il numero di docenti necessario per l'attivazione del corso.
PRESIDENTE. L'onorevole Galgano ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.
ADRIANA GALGANO. Signor Presidente, la ringrazio sottosegretario. Tutti questi dati che lei ci ha presentato li conosciamo. Il motivo per cui noi abbiamo interpellato il Governo è proprio per segnalare che per ragioni molto burocratiche e poco adatte alla realtà stiamo perdendo un'eccellenza in termini formativi che può avere un valore molto alto per quanto riguarda lo sviluppo della nostra regione e del nostro Paese.
Segnalo che gli iscritti all'università al primo anno di corso nel 2013 sarebbero stati 64 per un totale di 250. Segnalo che Assisi, che è una piccola cittadina, ha 6 milioni di arrivi ogni anno e, quindi, rappresenta un'eccellenza turistica e rappresenta non solo un'occasione di concrete possibilità occupazionali per le persone che forma ma anche un'eccellenza da trasferire ad altri centri italiani. Quindi mi ritengo non soddisfatta della risposta e continueremo ad agire perché questa esperienza possa essere salvaguardata e messa a disposizione della nostra comunità.
(Iniziative in relazione al pagamento del contributo unificato per i ricorsi al giudice amministrativo in materia di sostegno scolastico – n. 2-00183)
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Moscatt n. 2-00183, concernente iniziative in relazione al pagamento del contributo unificato per i ricorsi al giudice amministrativo in materia di sostegno scolastico (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
Chiedo all'onorevole Moscatt se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
ANTONINO MOSCATT. Signor Presidente, sottosegretario, come lei ben saprà negli ultimi anni numerosissimi genitori di ragazzi disabili hanno adito agli organi di giustizia amministrativa per il riconoscimento del diritto dei loro figli ad essere assistiti a scuola da un insegnante di sostegno per un numero adeguato di ore secondo il rapporto uno ad uno, ossia un insegnante per ciascun disabile. I ricorsi proposti, come lei ben saprà, dai summenzionati genitori sono stati tutti accolti dai giudici amministrativi.
Certamente, dunque, anche quest'anno, anche per l'anno scolastico in corso, malgrado i grandi e importanti sforzi di questo Governo su tale tema, sorgerà l'esigenza per i genitori di soggetti disabili di adire ai competenti tribunali amministrativi per l'assegnazione a favore dei loro figli di un numero adeguato di ore di sostegno. Negli ultimi anni le segreterie dei tribunali amministrativi non hanno richiesto per il deposito di tali ricorsi alcun contributo unificato, ritenendo che gli stessi fossero esenti dal pagamento di tale contributo, poiché concernente i minori e la tutela della prole, ai sensi dell'articolo 10, comma 2, del testo unico n. 115 del 2002. Da quest'anno, il segretariato generale della giustizia amministrativa, adeguandosi, si suppone, alle disposizioni impartitegli dall'Agenzia delle entrate con propria circolare, ha invitato le segreterie Pag. 26dei tribunali amministrativi regionali a pretendere, nel caso di proposizione di tali ricorsi, un contributo unificato di 650 euro. In particolare, con la citata circolare viene sostenuto che i ricorsi proposti dai genitori di alunni diversamente abili per ottenere un insegnante di sostegno sono soggetti al pagamento del contributo unificato nella misura ordinaria atteso che non è rinvenibile alcuna norma nell'ordinamento che consenta di tenerli esenti da imposizione tributaria. In particolare, non può applicarsi la norma contenuta nell'articolo 10, comma 2, del testo unico n. 115 del 2002, che esenta tutte le controversie riguardanti la prole, in quanto essa riguarda i soli rapporti concernenti situazioni giuridiche soggettive che hanno origine e si esauriscono nell'ambito della famiglia e del rapporto relazionale potestà genitoriale-figli, azionabile dinanzi al giudice ordinario.
Tale interpretazione a nostro avviso non può essere condivisibile, perché restringe indebitamente l'ambito di applicazione della norma scritta dal legislatore in modo volutamente ampio. Al riguardo, il Ministero della giustizia, con una circolare del Dipartimento per gli affari di giustizia, ha chiarito che l'articolo 10, comma 2, del testo unico citato comprende tra i procedimenti esenti il processo, anche esecutivo, di opposizione e cautelare, in materia di assegni per il mantenimento della prole, e quello comunque riguardante la stessa. Orbene, stante l'ampia dizione della legge, deve ritenersi che l'esenzione riguardi tutti i procedimenti comunque relativi alla prole intesa come persone minori d'età indipendentemente dal diverso giudice competente. Ancora, con la summenzionata circolare, mantenuti gli indirizzi espressi dall'Agenzia delle entrate, si sostiene che una norma di esenzione non può rinvenirsi neppure nell'articolo unico della legge 2 aprile 1958, n. 319, che esenta da ogni tipo di imposizione fiscale le controversie in materia di previdenza ed assistenza obbligatoria, come individuate dall'articolo 442 del codice di procedura civile, mentre nella specie si verte nella materia del diritto all'istruzione.
Anche tale interpretazione non può essere condivisibile, primo perché i giudizi relativi alle ore di sostegno non incidono solo sul diritto all'educazione, bensì sul diritto all'assistenza a favore dei disabili, e poi perché gli organi giurisdizionali hanno affermato che sono da qualificarsi controversie di previdenza e assistenza obbligatorie anche quelle funzionali al conseguimento, non già di un beneficio pecuniario, bensì di un aiuto alla persona previsto dalla legge come obbligatorio (tribunale di Catanzaro, I sezione civile, sentenza del 25 febbraio 2004).
E tutto questo, caro sottosegretario, succedeva nel momento in cui noi presentavamo questa interpellanza. Poi c’è stata la pausa estiva e lì il colpo di scena. Infatti, non solo il TAR di Palermo ha chiesto il contributo unificato, come da circolare, ma ha notificato ai genitori che nei precedenti anni avevano presentato lo stesso ricorso una richiesta di pagamento pari alla differenza tra quanto avevano pagato a titolo di contributo unificato al momento del deposito del ricorso negli anni precedenti, quindi di 37 euro, e quanto previsto dalla circolare attuale, all'incirca 623 euro, moltiplicati per gli anni in cui hanno presentato il ricorso, a cui vanno aggiunte le sanzioni fino al 200 per cento nel caso di omesso pagamento entro 80 giorni. E a rendere paradossale la situazione è che tali somme richieste si riferiscono a giudizi conclusisi con sentenze passate in giudicato che hanno visto la soccombenza del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e il riconoscimento del diritto dei minori disabili al pagamento delle spese di giudizio e al risarcimento del danno.
Quindi, in altri termini, lo Stato pretende dai genitori, i quali hanno presentato e vinto il ricorso per il riconoscimento di un diritto fondamentale dei loro figli, il pagamento entro 30 giorni, cioè entro il 30 di aprile, di somme ingenti, nonostante sia lo stesso Stato soccombente e, quindi, ad essere obbligato al risarcimento del danno e del contributo unificato, in questo caso, delle famiglie.Pag. 27
A questo punto, caro sottosegretario, gentilissimo sottosegretario, noi vi chiediamo – e il plurale non è a caso – quali provvedimenti intenda prendere questo Governo, intanto per sospendere immediatamente questi avvisi al fine di evitare che le somme dovute da queste famiglie siano nei prossimi giorni iscritte al ruolo e richieste anche con sanzione di interessi; e poi, quali provvedimenti intenda prendere il Governo per porre immediatamente fine alla richiesta da parte delle segreterie dei tribunali amministrativi del contributo unificato per il ricorso in materia di sostegno, così da garantire la corretta applicazione delle disposizioni in materia di esenzione, e, soprattutto, assicurando la concreta possibilità di accesso alla tutela giurisdizionale delle famiglie con soggetti disabili, che rappresenta probabilmente, anzi sicuramente, uno strumento essenziale e indefettibile per la piena realizzazione del diritto inviolabile all'educazione, allo sviluppo della personalità infantile e all'istruzione dei soggetti minori affetti da gravi forme di disabilità fisiche o psichiche.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Gabriele Toccafondi, ha facoltà di rispondere.
GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, l'interpellanza pone due questioni: la prima relativa all'assegnazione delle ore per il sostegno agli alunni con disabilità, che rientra interamente nelle attribuzioni del Ministero dell'istruzione; l'altra concernente il pagamento del contributo unificato per i ricorsi proposti ai tribunali amministrativi sul medesimo argomento, che, invece, coinvolge anche le attribuzioni di altre amministrazioni.
In ordine alla prima questione, ossia quella più inerente al Ministero dell'istruzione, l'attenzione e l'impegno del Governo si sono tradotti in una norma di questi giorni. Proprio in questi giorni inizia l'esame del cosiddetto «decreto scuola» qui alla Camera: il recente decreto-legge n. 104 del 12 settembre 2013, recante misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca, il cosiddetto «decreto scuola», introduce, all'articolo 15, innovazioni tese a garantire continuità nella programmazione del servizio in favore degli studenti con disabilità e a migliorarne l'erogazione. In tal senso è stato previsto nel decreto l'incremento, nell'arco di tre anni, della dotazione organica di diritto dei posti di sostegno di 26.684 unità, con le conseguenti assunzioni in ruolo sui nuovi posti autorizzati, in aggiunta a quelle ordinarie di sostituzione del personale collocato a riposo. E, quindi, l'attenzione e l'impegno del Governo su questo primo punto, cioè sull'assegnazione delle ore per il sostegno agli alunni con disabilità, trova il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca attento e presente, e la risposta sta arrivando proprio in questi giorni.
Inoltre, con nota del 18 settembre scorso, la Direzione generale per il personale scolastico del Ministero ha invitato le scuole a tenere in considerazione, per il conferimento delle supplenze sul sostegno, le disponibilità manifestate da aspiranti in possesso dei titoli di specializzazione, anche non inclusi in graduatorie di circolo e di istituto.
Quanto, invece, al secondo punto, ossia al pagamento del contributo unificato da parte delle famiglie che hanno proposto ricorso al giudice amministrativo per l'assegnazione delle ore di sostegno, la Presidenza del Consiglio – Segretariato generale della giustizia amministrativa – ha espresso le ragioni che hanno indotto a ritenere dovuto tale contributo.
A tal proposito, è stato sottolineato che né nel decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002, recante il Testo unico delle spese di giustizia, né in altra disposizione di legge, si rinviene una norma che consenta di tenere esente da imposizioni fiscali il contenzioso inerente all'assegnazione dell'insegnante di sostegno.
La circolare del citato Segretariato generale del 25 luglio 2011 ha precisato che Pag. 28le controversie in questione non possono essere ricomprese tra quelle riguardanti la prole, espressamente esentate dal pagamento del tributo dall'articolo 10 del Testo unico citato, né sono assimilabili a quelle relative alla previdenza ed assistenza obbligatoria, anch'esse esenti da imposizioni fiscali ai sensi della legge n. 319 del 1958.
La medesima amministrazione ha altresì fatto presente che sulla questione sono in corso ulteriori approfondimenti che coinvolgono sia il Ministero dell'economia e delle finanze – Agenzia delle entrate, sia il Ministero della giustizia.
Il Ministero dell'istruzione dell'università e della ricerca – questo ci teniamo a sottolinearlo – è consapevole della necessità di affrontare in modo tempestivo ed efficace la questione, che coinvolge numerose famiglie in situazioni di difficoltà, e assicura il proprio impegno per individuare, nel più breve tempo possibile e in collaborazione con le altre amministrazioni coinvolte, iniziative volte a risolvere i problemi evidenziati nell'interpellanza e a valutare eventuali correttivi, volti a soddisfare le esigenze indicate.
PRESIDENTE. L'onorevole Moscatt ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.
ANTONINO MOSCATT. Signor Presidente, signor sottosegretario, innanzitutto io la ringrazio per la risposta e per aver risposto a questa interpellanza e, ringraziando lei, ringrazio il Governo. Io capisco, noi capiamo, che è una situazione complessa. Con riferimento alla prima parte, come lei ha visto e ha sentito, io avevo omesso proprio di citarla, perché gli sforzi del Governo fatti nel cosiddetto decreto scuola sono importanti, sostanziali e, dopo tanti anni, finalmente, c’è un'attenzione importante su questo tema, sulla scuola, sugli insegnanti di sostegno, sulle famiglie, che, ogni giorno, vivono questo dramma, questa difficoltà.
È chiaro che, con riferimento all'altra parte della questione, che è quella più all'ordine del giorno, quella più pungente, quella che vede centinaia di famiglie in questo momento protestare, che vede associazioni mobilitarsi, che vede la disperazione dei genitori, che devono non solo affrontare con forza una vicenda familiare particolare, ma che devono, poi, nel richiedere un diritto sacrosanto – che è il diritto a poter vedere i propri figli assistiti, vedere i propri figli entrare nel mondo della scuola –, nel vedere la scelta di ogni giorno, la vita di ogni giorno, devono poi imbattersi in una burocrazia, che, con circolari, con automatismi, li porta a dover fare delle spese ingenti per vedere garantito un proprio diritto.
Quindi, su questo, che è la materia più all'ordine del giorno, è chiaro che accolgo lo spiraglio che il Ministero apre, lo accolgo come gesto di buonsenso. Il Ministro – e l'intero Governo – so che è sensibile su questi temi e che quello che lei oggi ha affermato qui non è solo una dichiarazione per chiudere una vicenda su un'interpellanza, ma è un impegno. È chiaro che non coinvolge solo il suo Ministero, non coinvolge solo il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, ma coinvolge diversi Ministeri, coinvolge diverse strutture dell'amministrazione. Ma questo tema non può morire nei meandri della burocrazia.
Dobbiamo provare, dobbiamo provarci – e sono convinto che il Governo lo farà – a risolvere immediatamente questa questione. Servirebbe, per esempio, fare subito una sospensione o una dilazione di qualche mese delle notifiche che sono arrivate alle famiglie negli anni precedenti, in maniera tale che meglio si possa interpretare l'articolo che entrambi abbiamo citato, che meglio si possa capire quali strumenti possono essere attuati per salvaguardare questo diritto e per evitare che le famiglie debbano essere costrette a pagare il contributo unificato. Penso che un tavolo tecnico, una conferenza di servizi così chiamata, nell'immediatezza della prossima settimana, vada fatta, perché le famiglie devono capire se devono pagare o no.
Visto che c’è questo spiraglio che mi auguro diventi una porta aperta, credo che ciò vada fatto subito e con forza, e alle famiglie vada data una risposta chiara, Pag. 29netta e soprattutto vada data una risposta sul diritto che loro aspettano. Vede, entrambi abbiamo citato delle giuste leggi, entrambi abbiamo citato la circolare, dopo di che nessuno dei due, probabilmente, ha citato quella che è una regola base, quella che è la regola della dignità della persona, che è la regola del rispetto dei diritti fondamentali che in questo momento rischiano di essere lesi.
Sono convinto che il Governo si farà carico di questa vicenda, non è un auspicio, non è una preghiera, è una richiesta forte e formale, non solo da parte di trentacinque parlamentari che hanno sottoscritto questa interpellanza urgente, non solo da parte delle associazioni che in questo momento sono davanti alla TV a guardare la risposta del Governo, ma dell'intero Partito Democratico. È una richiesta forte dell'intero Partito democratico a che questo Governo si faccia carico, con forza, nei prossimi giorni, nell'immediatezza, di provare a dare delle risposte immediate, almeno sulle notifiche, per provare a fare un'interruzione di queste notifiche arrivate alle famiglie e capire insieme come fare in modo che le famiglie non debbano pagare il contributo unificato.
Sottosegretario, fatevene carico, prendete in braccio questa questione come fanno le famiglie, ogni giorno, che prendono in braccio i loro figli per accompagnarli a scuola quando arrivano e magari non trovano il posto riservato perché le scuole non lo prevedono o perché quel posto riservato è stato preso da altri, quando devono caricarsi in braccio i propri figli e accompagnarli nelle classi perché non ci sono gli adeguamenti giusti per i soggetti disabili, quando devono farlo, restando in classe con i propri figli, perché non c’è il maestro di sostegno, quando devono farlo le associazioni facendo la class action per difendere i diritti dei soggetti disabili perché, probabilmente, senza l'azione di queste associazioni molte famiglie, prese dallo scoraggiamento, rinuncerebbero a portare i propri figli a scuola. Prendete in braccio metaforicamente questa questione come in braccio prendono ogni giorno i propri figli padri e madri che vivono questa situazione. Sono convinto che questo Governo, così sensibile a queste tematiche, sarà nelle condizioni di dare risposte certe a tante famiglie che in questo momento sono nell'attesa di capire se devono garantire ai propri figli il diritto all'istruzione, alla socialità e alla vita reale e comune o devono rinunciare a questo diritto.
(Misure per la valorizzazione della Cittadella di Alessandria, con particolare riferimento all'inserimento della stessa tra i siti del Patrimonio comune europeo, nonché tra i beni culturali oggetto della cosiddetta «protezione rafforzata» presso l'Unesco – n. 2-00194)
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Balduzzi n. 2-00194, concernente misure per la valorizzazione della Cittadella di Alessandria, con particolare riferimento all'inserimento della stessa tra i siti del Patrimonio comune europeo, nonché tra i beni culturali oggetto della cosiddetta «protezione rafforzata» presso l'Unesco (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
Chiedo all'onorevole Galgano se intenda illustrare l'interpellanza che ha testé sottoscritto o se si riservi di intervenire in sede di replica.
ADRIANA GALGANO. Signor Presidente, intendo illustrare l'interpellanza.
Signor sottosegretario, i sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo e il Ministro dell'economia e delle finanze per sapere – premesso che nel 2007 è stata definitivamente dismessa dall'esercito la Cittadella di Alessandria, complesso monumentale di straordinaria importanza per significato storico, pregio architettonico e paesaggistico, appartenente al demanio dello Stato e attualmente in attesa di nuova destinazione. A riprova del valore della assoluta rilevanza internazionale del sito, attestata da Giovanni Spadolini già nel 1991, si ricorda che lo stesso era stato Pag. 30inserito, sin dal 2006, nella tentative list italiana presso l'Unesco per una possibile candidatura alla lista del Patrimonio dell'umanità, ai sensi della Convenzione di Parigi del 1972.
Inoltre, lo stesso sito è stato oggetto, nel corso degli anni, di iniziative di studio, sensibilizzazione e promozione promosse da numerose istituzioni culturali tra cui Icomos, Italia nostra, Legambiente, Sipbc, FAI, nonché dal Politecnico di Torino, dall'università del Piemonte orientale «A. Avogadro» e da altre realtà associative locali.
Ai fini dell'avvio della progettazione degli interventi di valorizzazione, nel 1997 era stato istituito e ha operato fino al 2006 un comitato per la valorizzazione della Cittadella, composto da comune e provincia di Alessandria, regione Piemonte, con la sua società Finpiemonte, e Fondazione Cassa di risparmio di Alessandria.
Tale comitato ha sempre operato d'intesa e in stretta collaborazione con gli uffici periferici del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, con le Forze armate e con l'Agenzia del demanio. Contestualmente alla complessa fase di progettazione (metaprogetto, studio di fattibilità, progetto di recupero del parco dei bastioni, avvio del concorso internazionale di idee per la destinazione complessiva, studio preliminare per un museo nazionale di storia dell'Esercito), finanziata dal Ministero dell'economia e delle finanze e dagli enti locali, erano state poste le premesse tecniche per la convocazione di una conferenza di servizi e la successiva stipula di un accordo di programma tra tutte le amministrazioni interessate, sulla falsariga di quanto realizzato con successo per il recupero e la valorizzazione dell'omologa realtà della reggia e del parco della Venaria Reale.
A partire dal 2007 le iniziative per la valorizzazione del complesso sono state, invece, assunte e direttamente gestite esclusivamente dal comune di Alessandria, che ha chiesto e ottenuto in custodia il complesso monumentale, aprendolo al pubblico in occasione di manifestazioni e iniziative di varia natura e finalità, in collaborazione con diverse associazioni locali. La situazione di dissesto finanziario del comune rende, però, impossibile anche la prosecuzione di tale modalità, che, peraltro, non ha portato a significativi e duraturi risultati in termini di effettivo recupero, restauro e valorizzazione, avendo per contro determinato per alcuni anni la sospensione di ogni iniziativa di concertazione e cooperazione interistituzionale a ciò finalizzata. In attesa di ulteriori sviluppi e nonostante alcune lodevoli iniziative di consolidamento operate dai vigili del fuoco e dalle istituzioni locali, i numerosi edifici e bastioni del complesso sono a forte rischio di grave e forse irreparabile degrado.
Inoltre, l'assenza di strumenti adeguati e di vigilanza a fini di tutela dell'area di rispetto potrebbe consentire la realizzazione di nuovi insediamenti produttivi nelle immediate adiacenze dell'area monumentale. L'articolo 27, comma 2, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, recante disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici, ha modificato il decreto-legge n. 351 del 2001, introducendovi l'articolo 3-bis, che prevede la realizzazione di programmi unitari di valorizzazione territoriale per il recupero e la gestione degli immobili e dei siti storici demaniali a rischio di degrado.
Tali programmi si fondano sulla cooperazione istituzionale, sulla copianificazione e sulla leale collaborazione. Infatti, sono previsti a tal fine accordi di cooperazione con il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo per supporto alla formazione del programma, ogniqualvolta debba essere verificata la compatibilità con le procedure di tutela dei beni culturali coinvolti, in particolare sotto il profilo dei vincoli posti alle possibilità di riutilizzo e trasformazione, in perfetta coerenza con le norme generali di tutela di cui al codice dei beni culturali.
È stata anche regolata l'istituzione di sedi stabili di concertazione tra i diversi livelli istituzionali, le quali devono assicurare coordinamento, armonizzazione, coerenza e riduzione dei tempi delle procedure Pag. 31di pianificazione, che devono svolgersi in tempi certi. Le modalità operative, intese alla promozione di iniziative di sviluppo economico e coesione sociale, prevedono che, se sono coinvolti immobili dello Stato, il potere d'impulso spetti al Ministero dell'economia e delle finanze (Agenzia del demanio), che ne concorda le modalità con il Ministero utilizzatore. Le disposizioni sopra citate prevedono, altresì, la stipula di un accordo di programma, finalizzato alla promozione di iniziative che devono essere di sviluppo economico e coesione sociale, e non solo di mera conservazione.
Quindi, chiediamo se siano a conoscenza della situazione sopra descritta e se ritengano di adottare ogni utile iniziativa di competenza per salvaguardare e valorizzare il complesso monumentale, attivando lo strumento previsto dal sopra richiamato articolo 27 del decreto-legge n. 201 del 2011, con il concorso e la partecipazione attiva delle istituzioni regionali e locali, delle associazioni di volontariato culturale e della società civile e se si ritenga possibile, a fini di promozione e sensibilizzazione, inserire il sito storico della Cittadella e quanto rimane del campo trincerato di Alessandria, con i tre forti minori e la vicina area della battaglia di Marengo del 1800, evento fondamentale per la storia europea, tra i siti candidati all'inserimento nel patrimonio comune europeo, nonché all'inserimento nella lista dei beni culturali oggetto di protezione rafforzata, ai sensi del Protocollo aggiuntivo del 1999 alla Convenzione dell'Aja del 1954, recentemente istituita presso l'UNESCO.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Gabriele Toccafondi, ha facoltà di rispondere.
GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, in esito alla dismissione da parte del Ministero della difesa del complesso monumentale della Cittadella di Alessandria, la stessa è dal 2007 tra i beni in consegna all'Agenzia del demanio. Nel 2009, con specifico protocollo d'intesa, l'Agenzia del demanio ne ha affidato la custodia al comune di Alessandria – come veniva ricordato dall'interpellante – che, pur in un quadro di limitatissima disponibilità economica, ha da allora provveduto all'ordinaria manutenzione del luogo; e si è potuto quindi riaprire in parte la Cittadella al pubblico, garantendone anche la fruizione ed organizzandovi manifestazioni ed eventi.
A seguito dell'entrata in vigore del decreto legislativo 28 maggio 2010, n. 85, ovvero le norme sul federalismo demaniale, il comune ha formalizzato, in data 18 maggio 2011, la richiesta di acquisizione a titolo gratuito del compendio, ai sensi dell'articolo 5, comma 5, del decreto legislativo stesso. Tale disposizione, relativamente agli immobili appartenenti al patrimonio culturale, prevede una speciale procedura incardinata presso le Direzioni regionali del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, per il trasferimento dei beni nel quadro di accordi di valorizzazione stipulati secondo l'articolo 112 del decreto legislativo n. 42 del 2004, ovvero il Codice dei beni culturali.
L'attribuzione è però subordinata alla presentazione da parte dell'ente territoriale richiedente di un programma di valorizzazione volto al recupero, alla conservazione ed alla fruizione pubblica degli immobili richiesti, con l'indicazione della sostenibilità economico-finanziaria e del piano di gestione dei beni stessi. Pertanto, in caso di mancato riscontro da parte del comune di Alessandria, sarà necessario procedere a nuove valutazioni, d'intesa tra l'Agenzia del demanio e il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e con il coinvolgimento degli enti territoriali interessati, per individuare forme di gestione del bene che non potranno prescindere dalle caratteristiche del compendio: che implicano la necessità di contemperare le finalità di conservazione storico-culturale del sito con lo sviluppo di attività in grado di garantire anche un equilibrio economico-finanziario dell'operazione di valorizzazione.Pag. 32
L'estesa partecipazione delle istituzioni del territorio ha consentito, negli ultimi anni, lo studio di numerosi progetti e di proposte di recupero e di valorizzazione; e tuttavia, la mancanza di un'adeguata dotazione di risorse non ha consentito un concreto studio di fattibilità gestionale che ne consentissero l'attuazione.
Per questo motivo il Ministero ritiene pienamente condivisibile ed auspicabile l'opportunità di un esteso accordo istituzionale a sostegno di un complessivo progetto di recupero. È da rilevare che negli ultimi mesi un tavolo apposito, seppur ancora informale, è stato promosso dall'Agenzia del demanio, d'intesa con la Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della regione Piemonte, con la competente Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici e con la stessa regione Piemonte, al fine di individuare un percorso condiviso utile a provvedere alla valorizzazione del complesso stesso.
Concludo con alcune precisazioni relative agli strumenti di tutela relativi al complesso in parola. La competente Soprintendenza, anche in esito a recenti segnalazioni, ha avviato una campagna di valutazione circa l'estensione ed il rinnovo dei provvedimenti esistenti, comunque già estesi e coerenti. A tal fine ha indirizzato due recenti note al comune di Alessandria, al fine di verificare che gli strumenti urbanistici e l'iter autorizzativo comunale tengano adeguato conto delle prescrizioni di tutela impartite.
Riguardo poi a quanto segnalato in merito al possibile inserimento del sito della Cittadella nella lista del Patrimonio mondiale dell'umanità dell'UNESCO, si conferma che, in ragione di una proposta sottoposta dalla regione Piemonte e dalla provincia di Alessandria, il Ministero ha provveduto all'iscrizione della Cittadella nella lista propositiva italiana il lo giugno 2006. L'auspicabile procedere dell'iter, tuttavia, richiederebbe la definizione di obiettivi di conservazione e di modalità di gestione, che potrebbero essere agevolmente definiti nel quadro dell'accordo istituzionale di cui sopra si è riferito.
PRESIDENTE. L'onorevole Balduzzi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.
RENATO BALDUZZI. Signor Presidente, mi dichiaro soddisfatto, tanto più se, come traspare dalle parole del sottosegretario e dall'impegno del Governo, la possibilità ulteriore che il decreto-legge «salva Italia», attraverso lo strumento dei PUVaT, progetti unitari di valorizzazione territoriale, offre in generale, evidentemente non soltanto con riferimento alla specifica situazione della Cittadella di Alessandria, sarà utilmente attivata in tempi ragionevolmente brevi. Lo strumento del «salva Italia» si presta, in particolar modo, ad essere utilizzato nella situazione come quella della Cittadella di Alessandria per molte ragioni; in primo luogo, perché è proprio una situazione come quella di un bene particolarmente articolato, una città accanto alla città, che richiede l'intervento di tutte le amministrazioni interessate e l'intervento, vorrei dire, della Repubblica; quindi certamente, a partire dalla collettività territoriale più direttamente coinvolta, quindi del comune di Alessandria e poi a salire tutte le articolazioni organizzative della Repubblica, con un ruolo che nei PUVaT è particolarmente forte proprio per il Ministero dei beni e delle attività culturali. C’è un ruolo certamente del Ministero dell'economia – c’è sempre un ruolo del Ministero dell'economia – ma il ruolo di global coordinator in qualche modo è proprio disegnato in capo al Ministero dei beni e delle attività culturali, individuato come quell'amministrazione che non deve fare direttamente ma deve saper far fare alle altre amministrazioni, nelle fattispecie che ci riguarda.
Allora, da questo punto di vista, io dichiaro la mia soddisfazione perché il Governo ha interloquito puntualmente sulle due domande dell'interpellanza; la soddisfazione naturalmente sarà piena quando all'interlocuzione positiva come disponibilità seguirà – mi auguro nel più breve tempo possibile – l'attivazione di Pag. 33questo strumento. I programmi di fattibilità, come sottolineava il sottosegretario nella risposta, hanno una storia ormai lontana anche se non hanno ancora avuto un punto coerente di caduta, ma perché questo ci possa essere, a fronte appunto di una vicenda dove ormai è stato detto, studiato tutto o quasi tutto, forse questo è il momento della volontà politica. La volontà politica c’è; sia pure nelle difficoltà, l'amministrazione comunale di Alessandria si trova ad ereditare un disastroso passato e sta cercando di farvi fronte, ma ciononostante, proprio per rilanciare Alessandria, la collettività locale sa che quella città accanto alla città, che è la Cittadella, che è un bene unico non soltanto a livello italiano ma europeo, può essere uno dei punti di rilancio. Evidentemente, attorno a questo, la provincia e la regione Piemonte, e mi riferisco anche alla capacità proprio dell'associazionismo e del territorio che già dimostra una grande sensibilità (lo ha dimostrato a partire naturalmente dal fondo ambiente); credo che vi siano tutte le condizioni per far funzionare quello strumento che il legislatore dell'urgenza, nel dicembre del 2011, forgiò e che, più di altri strumenti, tiene insieme le esigenze di contenimento dei costi con quelle della crescita e dello sviluppo.
Quindi, un invito accorato e caldo al Governo, perché quanto puntualmente risposto a questa interpellanza urgente possa, nel brevissimo tempo, diventare attività amministrativa, azione amministrativa e capacità di coordinamento.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.
Annunzio della nomina del Vicepresidente della Corte costituzionale (ore 11,38).
PRESIDENTE. Il Presidente della Corte costituzionale, professor Gaetano Silvestri, con lettera del 19 settembre 2013, ha comunicato di avere nominato Vicepresidente della Corte il giudice costituzionale l'avvocato Luigi Mazzella.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Lunedì 23 settembre 2013, alle 15:
1. – Discussione del testo unificato delle proposte di legge:
CAUSI ed altri; ZANETTI; CAPEZZONE ed altri; MIGLIORE ed altri: Delega al Governo recante disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita (C. 282-950-1122-1339-A).
–
Relatore: Capezzone.
2. – Discussione del testo unificato delle proposte di inchiesta parlamentare:
MONGIELLO ed altri; MARTELLA ed altri; BERGAMINI; GIANLUCA PINI ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo (Doc. XXII, nn. 5-6-7-11-A).
–
Relatore: Senaldi.
La seduta termina alle 11,40.